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ARCHITETTURA NEOCLASSICA
Votata alla realizzazione di edifici pubblici. Esalto delle strutture che si impongono per la loro grandezza, nobiltà e
magnificenza. A Parigi, tempio-chiesa, Chiesa della Madeleine che è stato realizzato simulando una situazione antica, di
grecità. Infatti è una chiesa che si erge su un alto basamento con una scalinata, è circondata dal peristilio (colonnato), abbiamo
delle colonne corinzie, sorregge un architrave con un fregio e un frontone scolpito. Tutto sembra fuorché una chiesa. Non ci
sono ornamenti, colori e decorazioni. Nell’idea dell ’architetto neoclassico c ’è la funzionalità, la semplicità e la razionalità.
Londra cambia molto all’inizio dell’Ottocento, dove il Classicismo viene definito Neopalladianesimo. Il British Museum
riflette anche esso gli ideali neoclassici.
Il Campidoglio a Washington riflette l’epoca neoclassica.
Il Teatro alla Scala è opera di un architetto, Giuseppe Piermarini, che ha conosciuto Vanvitelli. Lui rispetta i principi
neoclassici e anche di funzionalità. Possiamo notare il colore bianco, il timpano, il fregio, le semi colonne vinate che sono
portate a riprodurre la facciata di un tempio. Nella parte inferiore c ’è l ’aspetto della funzionalità, viene creato un loggiato per
accogliere le carrozze.
Caffè Pedrocchi a Padova è l’esempio di come viene riproposto l’ideale neoclassico nell ’architettura. Abbiamo la pianta che
riprende la sagoma di un tempio. Il corpo centrale si erge su due loggiati con ordine corinzio, dorico e fregi. Si ha una
prevalenza di bianco e anche una scalinata che porta al corpo centrale. Siamo tra il 1816-1817 e l ’architetto è Giuseppe Japelli.
Luogo importante perché nel 1848 è stato il fondale scenico dei primi moti per il Risorgimento italiano.
A Trieste nel Canal Grande, si ha la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo (che cura i mali), chiesa a tempio. Opera di un
architetto di origini viennesi, Pietro Nobile. Si ha il classico pronao, i capitelli ionici, frontone. Si ha inoltre la cupola che
riprede il Pantheon.
ANTONIO CANOVA
1757-1822. Nasce a Treviso, a Possagno (borgo). Dove c ’è la casa-museo dedicato allo scultore dove si possono trovare tutti i
calchi in gesso dai quali poi ha realizzato le statue in marmo, gipsoteca. La sua formazione iniziale è veneziana, quindi il suo
apprendistato lo inseriamo nel contesto veneziano, dove lui aprirà uno studio nel 1775. Nel 1779 si sposterà a Roma, non solo
per motivi di formazione, poiché i viaggi a Roma erano una tappa obbligatoria per la propria formazione al modello classico,
ma anche perché diventerà ambasciatore della Repubblica di Venezia e diventerà aiutante di un aristocratico veneziano.
Soggiorna per periodi in Austria, in particolare nel 1805 dove lascia un ’opera, il Monumento funebre a Maria Cristina
d’Austria. Compirà anche tre viaggi a Parigi, più importante l ’ultimo nel 1815, come ambasciatore papale. Nel frattempo a
Roma era entrato nelle grazie del papato e il suo compito era quello di sovrintendere alle belle arti. Inviato a Parigi per
recuperare le opere che Napoleone aveva appena trafugato. Andrà anche a Londra dove si occuperà di studiare i marmi del
Partenone appena pervenuti al British Museum. Siamo a Venezia dove lui apprende le teorie neoclassiche di Winckelmann,
che influenzeranno il proprio modo di interpretare l ’arte e di esprimersi graficamente e di come interpretare la scultura.
Sceglierà per le sue sculture esclusivamente il materiale del marmo, poiché è bianco e luminoso e permette di rendere meglio
la flessuosità, le linee e la morbidezza delle forme. Rende anche meglio l ’idea della bellezza. Rivestiva le sue sculture una
volta finite di una sottile patina di ambra che simulava una sorta di incarnato. Questa tecnica era il suo marchio di fabbrica.
Inizialmente lui disegnava, poi delegava altri aspetti ai suoi colleghi e arrivava alla fine per delegare.
Amore e Psiche – opera più famosa. La scultura è presente in Europa in due versioni originali dallo stesso calco. Una è la
versione dell’Ermitage, a San Pietroburgo e l’altra quella del Louvre. Il soggetto è tipicamente classico, poiché si tratta della
celebra favola di Apuleio. Apollo rianima Psiche, dopo uno svenimento in quanto contro gli ordini di Venere ha aperto un
vaso ricevuto dell’Ade da Proserpina. Non ha ascoltato questo suggerimento ed è condannata al sonno eterno che viene
interrotto dal bacio di Apollo. Canova scolpisce il momento che immediatamente precede il bacio e quindi il risveglio. I due
corpi si toccano ma non nel bacio. Si amano solo con uno sguardo. Questa è un ’icona del neoclassicismo perché si ha una
superficie levigatissima, un equilibrio della posizione. Le braccia creano questo movimento circolare, discorso della
circonferenza come forma geometrica perfetta. Le linee compositive diagonali che creano una chi di chiasmo, un incrocio
degli opposti che in arte crea bilanciamento. È un ’opera che si osserva girandoci attorno. Riscoperta del nudo che ci riporta ai
modelli classici. I capelli sono lavorati traforati.
Adone e Venere – la maggior parte delle opere di Canova non è frutto di una commissione precisa, a parte i ritratti di
Napoleone. Altro tema tipicamente classico. Opera che si trova a Ginevra. 1794. Si tratta di un ultimo saluto tra Adone e
Venere prima che il primo se ne vada e venga ucciso e aggredito da un cinghiale. Si trova anche qui una sorta di sospensione
fiabesca tra i due corpi.
Ebe – quest’opera è conosciuta sotto diversi esemplari, c’è ne sono quattro versioni. È sempre una divinità femminile, dalla
mitologia greca. È sostenuta da una nuvoletta. C’è sempre un basamento. Classica acconciatura all ’antica. Troviamo due
attributi, una coppa e un altro contenitore realizzati con una rifinitura dorata. Il volto è leggermente ovale, che rientrava nei
canoni di bellezza ideale. È rappresentato anche il movimento, perché lei è leggermente protesa in avanti.
Canova appunto è stato chiamato da Napoleone per ritrarre sia lui sia sua sorella Camilla Borghese.
Scultura di Napoleone – (pag.18), si riassumono tutti i principi dell’arte classica, il canone di Policleto. Napoleone come Marte
pacificatore.
Scultura della sorella di Napoleone - posa recumvente, disteso ma appoggiato su un gomito. Rappresentazione della dea nel
momento del riposto. Rappresentata come Venere nel momento del riposo. Distesa su un triclinio. Lei sorregge il pomo, la
mela che rappresenta la vittoria della dea Venere. Il suo busto è sollevato dai cuscini, che sono trattati in maniera quasi
maniacale. La scultura è completamente marmorea. La struttura che produce questo triclinio è in legno dorato. Il panneggio
lascia scoperto metà corpo. L’acconciatura è quella che contraddistingue anche la dea Ebe. Volto leggermente ovale, ritratta di
profilo. Quest’icona femminile sarà alla base di tutta una cultura della rappresentazione femminile di lì in avanti. La Venere
dormiente di Giorgione, La Venere di Tiziano. Poi anche Manet ci farà una rappresentazione della Venere, anche Goya,
pittore preromantico, realizzerà le sue Maya.
Le tre Grazie – rappresentazione delle tre virtù: la castità, la bellezza e l ’amore. Anche quest ’opera è conosciuta in due
versioni. Primi quindici anni dell’Ottocento. Una delle grazie è rappresentata frontale, una quasi di spalle e una di profilo. Tre
punti di vista che si rinchiudono in loro stesse. Abbiamo il movimento delle braccia, rotatorio che ci induce a girare attorno
all’opera. Abbiamo le chiome, acconciature.
Monumento funerario per Maria Cristina d’Austria – monumento che lascia a Vienna. Maria Cristina viene ritratta nel
medaglione, di profilo, all’antica. È il monumento funerario che il marito le dedica ed è ricco di allegorie. Il fondale è una
piramide con al centro un ingresso. Il discorso della piramide si lega alla cultura archeologica che va a scoprire l ’Egitto agli
inizi dell’Ottocento. Per Canova il simbolo della piramide è quello che rappresenta in miglior modo la morte e la sepoltura. La
porta allegoricamente fa il collegamento tra la vita e la morte. È una sorta di corteo e processione verso l ’interno della tomba.
Il leone è simbolo della fortezza. A fianco del leone abbiamo un genio alato, figura giovanile che rappresenta la giovinezza.
Abbiamo il corteo che procede lentamente. L’ingresso è sottolineato da un drappo. Processione molto triste e mesta, tutti i
personaggi sono ritratti con il volto abbassato. C’è l ’allegoria dell ’età avanzata con l ’uomo che sorregge il bastone. Le figure
femminili che rappresentano al beneficenza, con il contenitore. Il ritratto di Maria Cristina d ’Austria è incorniciato dalla figura
animale del serpente che divora la propria coda, simbolo della ciclicità della vita. È una sorta di sintesi dell ’idea laica della
morte e di quella cristiana, contrasto fra fede e ragione che sta alla base della disputa illuminista.