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12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino

Capitolo 1: crescere un bambino tenendo a mente il cervello

I genitori sono spesso degli esperti per tutto ciò che riguarda il corpo dei propri figli. Tuttavia, persino i
genitori più premurosi e preparati spesso non conoscono le nozioni di base riguardanti il cervello del proprio
figlio.
Di fatto, è il cervello determinare in larga misura chi siamo e cosa facciamo. E poiché il cervello del
bambino viene plasmato in misura significativa dalle esperienze che offriamo come genitori, sapere come
questo organo così importante e si modifichi in reazione alla nostra attività educativa e di accudimento può
aiutarci a crescere un bambino psicologicamente più forte e resiliente.
La conoscenza di alcune nozioni fondamentali semplici e facilmente applicabili riguardanti il funzionamento
del cervello consentirà di comprendere meglio vostro figlio, di rispondere più efficacemente alle situazioni
difficili e di gettare le basi per un sano sviluppo mentale, emotivo e sociale del bambino.
(Storia pag.14-15 leggi)

Che cos’è l’integrazione e perché è importante?

La maggior parte di noi non pensa al fatto che il nostro cervello sia composto di molte parti diverse, ciascuna
delle quali svolge un compito differente dalle altre. Nel cervello c’è un emisfero sinistro che ci aiuta a
pensare in modo logico e a organizzare i pensieri in frasi e un emisfero destro, che ci aiuta provare emozioni
e a comprendere i segnali non verbali. Poi abbiamo un cervello rettile, il quale ci consente di agire
istintivamente e di prendere decisioni fulmine, fondamentali per la nostra sopravvivenza e un cervello
mammifero che ci porta a stringere relazioni e legami.
L’elemento fondamentale per favorire uno sviluppo ottimale e per fiorire e aiutare tutte queste parti del
cervello a lavorare bene insieme, ossia in modo integrato.
Affinché il corpo sia sano, è necessario che tutti questi organi funzionino in modo integrato, ovvero ciascuno
deve svolgere la propria funzione, ma allo stesso tempo lavorare insieme come un tutto unico.integrazione
significa quindi collegare tra loro elementi diversi per realizzare un insieme ben funzionante. Per quanto
riguarda il cervello, la funzione dell’integrazione è appunto di coordinare ed equilibrare le molteplici aree del
cervello tra cui crea un collegamento.
È facile capire quando nei nostri figli manca l’integrazione: i bambini vengono sopraffatti da emozioni
confuse e caotiche, non sono in grado di reagire in modo calmo e appropriato. Le crisi di rabbia, i capricci e i
comportamenti aggressivi sono conseguenza di una perdita di integrazione.
Sarebbe bene che si realizzasse un’integrazione orizzontale, ossia che la logica dell’emisfero sinistro del
cervello operi in sinergia con l’emotività dell’emisfero destro. Si desidera anche un’integrazione verticale
ovvero, che le aree del cervello che fisicamente si trovano più in alto aree che consentono di riflettere
attentamente sulle proprie azioni, si coordinino con le parti che si trovano più in basso le quali sono collegate
maggiormente all’istinto e alla sopravvivenza.
Una delle sorprese che hanno scosso le fondamenta stesse delle neuroscienze è stata la scoperta della
plasticità del cervello, ovvero della sua capacità di essere modellato, plasmato. Ciò significa che il cervello
cambia dal punto di vista fisico per tutto il corso della vita. Il cervello viene plasmato dall’esperienza e fino
alla vecchiaia, le esperienze che facciamo modificano effettivamente la struttura fisica del cervello.
Nel cervello ci sono 100 miliardi di neuroni e la natura della nostra attività mentale dipende dalle modalità di
attivazione di determinati circuiti cerebrali. Tra i neuroni che si attivano contemporaneamente, si formano
nuovi collegamenti, i quali nel corso del tempo portano a un Ri cablaggio del cervello, ovvero a una
riorganizzazione delle connessioni cerebrali.
Naturalmente, i geni hanno un ruolo importante nello sviluppo individuale, soprattutto per quanto riguarda il
temperamento. Tuttavia, la ricerca della psicologia dello sviluppo indica che tutto ciò di cui facciamo
esperienza influisce profondamente sul modo in cui si sviluppa il nostro cervello. Insomma, i genitori
possono fare molto per fornire al bambino tipi di esperienze in grado di favorire uno sviluppo del cervello
adeguatamente integrato e di offrire resilienza, ossia la capacità di resistere e riprendersi da condizioni di
difficoltà.
Il genitore che parla con i figli delle loro emozioni favorirà nei bambini lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

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L’integrazione riguarda proprio questo processo di cablaggio e li cablaggio, di creazione e modifica delle
connessioni cerebrali: significa fornire ai nostri bambini l’opportunità di fare esperienze che favoriscono la
creazione di connessioni tra le diverse parti del cervello.

Nel caso della storia di Marianna e Marco, se la madre non lo avesse aiutato a raccontare l’accaduto
dell’incidente e a comprenderlo, le paure di Marco sarebbero rimaste irrisolte e avrebbero potuto riaffiorare
in altre forme. Per esempio, il bambino avrebbe potuto sviluppare una fobia nei confronti degli spostamenti
in automobile oppure della separazione dai genitori, oppure l’emisfero destro del suo cervello avrebbe potuto
prendere il sopravvento in altri modi. Invece, raccontando la storia dell’accaduto insieme al figlio, Marianna
lo ha aiutato a concentrare L’attenzione sia sui dettagli concreti dell’incidente sia sulle proprie mozioni,
facendosi che usasse contemporaneamente emisfero sinistro e destro.

La ragione per cui il cervello infantile non è sempre capace di integrazione e semplice: non ha ancora avuto
il tempo per svilupparsi completamente. Sfruttando i momenti della vita quotidiana, si potrà influenzare lo
sviluppo del cervello di un bambino verso l’integrazione.

Quando una persona ha un buon livello di integrazione, si trova in uno stato di benessere e salute mentale.
Tuttavia, questa condizione non è poi così facile da definire. Sebbene vi siano tante definizioni di malattia
mentale, pochissime sono le definizioni di salute mentale.
Siegel propone una definizione di salute mentale che si basa proprio sul concetto di integrazione e comporta
la conoscenza delle complesse dinamiche riguardanti le relazioni interpersonali e il cervello. In altre parole,
la salute mentale si può descrivere come la nostra capacità di rimanere nel fiume del benessere.
Il fiume però possiede due rive: una rappresenta il caos mentre l’altra rappresenta la rigidità. Tali concetti
sono uno l’opposto dell’altro, il caos rappresenta la mancanza di controlla, mentre la rigidità significa
imporre il controllo su tutto ciò che ci circonda. Risulta quindi importante rimanere al centro di tale fiume.
Tutti noi facciamo la spola tra queste due sponde mentre attraversiamo le nostre giornate, soprattutto quando
cerchiamo di sopravvivere ai momenti difficili nella cura dei nostri figli. Quando siamo più vicini alle
sponde del caos e della rigidità, siamo più lontani dalla salute mentale ed emotiva.
Tutto ciò vale anche per i bambini, anche loro hanno le loro piccole canoe con cui percorrono il fiume del
benessere. Molti dei problemi che ci ritroviamo ad affrontare scaturiscono dei momenti in cui i nostri figli
non seguono il flusso del fiume, ma sono o troppo caotici o troppo rigidi.
I concetti di caos e rigidità possono aiutare a comprendere i comportamenti più difficili di un bambino;
questi concetti permettono di fatto di misurare il grado di integrazione del bambino in ogni dato momento.
Se si nota caos o rigidità, sapremo che il bambino non si trova in una condizione di integrazione. Quando
invece è in uno stato di integrazione, il bambino mostra delle caratteristiche che associamo alla salute
mentale ed emotiva: flessibilità, capacità di adattamento, stabilità e capacità di comprendere se stesso e il
mondo che lo circonda.

Capitolo 2: Due “cervelli” sono meglio di uno

(Racconto pag. 25-26)

Emisfero destro, emisfero sinistro: un’introduzione

Non solo i due emisferi sono separati dal punto di vista anatomico: essi funzionano anche in modo molto
diverso l’uno dall’altro. Alcuni affermano addirittura che i due emisferi abbiano ciascuno una personalità
distinta, quasi una propria mente.
Le mie spero sinistro ama l’ordine e desidera realizzarlo; è logico, letterale, linguistico e lineare.all’emisfero
sinistro piace che tutte queste parole comincino con la L.
L’emisfero destro invece, è olistico, ossia si interessa non tanto ai dettagli, ma al quadro di insieme, al senso
e all’impressione generale di un’esperienza. Inoltre, preferisce la comunicazione non verbale ossia basata
sull’invio e la ricezione di segnali come espressioni facciali, contatto visivo, tono di voce, postura e
gestualità. L’emisfero destro non è interessato all’ordine: le sue aree di specializzazione sono le immagini, le
emozioni e i ricordi personali.
È l’emisfero destro che ci fa provare una sensazione viscerale, di pancia, che viene dal profondo del cuore.
Alcuni affermano che l’emisfero destro è più intuitivo ed emozionale.
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Potremmo vederla in questo modo, ricorrendo al linguaggio del diritto: l’emisfero sinistro si interessa della
lettera della legge. L’le mistero destro invece, si interessa dello spirito della legge, ossia delle emozioni e del
vissuto delle relazioni.ho le mie spero sinistro si concentra sul testo, quello destro sul contesto.
In termini di sviluppo, nei bambini molto piccoli è dominante l’emisfero destro, soprattutto nel corso dei
primi tre anni di vita. A questa età, i bambini non hanno ancora acquisito completamente la capacità di usare
la logica e le parole per esprimere le proprie emozioni e, vivono completamente nel momento. La logica, la
responsabilità e il tempo non esistono ancora per loro. Ma quando un bambino inizierà a domandare in
continuazione “perché?”, saprete che l’emisfero sinistro sta davvero cominciando a entrare in gioco. Ciò
perché all’emisfero sinistro piace conoscere i rapporti lineari di causa-effetto all’origine degli eventi che
accadono nel mondo.

Per poter condurre una vita equilibrata, creativa, ricca di significato e di relazioni, è fondamentale che i due
emisferi del cervello lavorino in sinergia. La comunicazione tra i due emisferi avviene attraverso fibre
nervose, che consentono alle due parti di lavorare come una squadra. Ed è proprio questo che si desidera che
avvenga nei nostri figli: si desidera che realizzino un’integrazione orizzontale, ovvero che i due emisferi
possano funzionare in armonia l’uno con l’altro.
C’è una ragione per cui il cervello a due emisferi: grazie al fatto che ciascuna parte si specializza nello
svolgimento di determinate funzioni, possiamo raggiungere obiettivi più impegnativi ed eseguire compiti più
complessi e articolati. Quando i due emisferi cerebrali non sono integrati, insorgono problemi rilevanti:
finiamo per affrontare le esperienze della vita principalmente con una parte sola delle nostre capacità.
Si pensi alle emozioni; sono un aspetto assolutamente fondamentale per vivere una vita densa di significato;
tuttavia, se l’emisfero destro assumesse il controllo e ignorassimo la logica dell’emisfero sinistro, ci
sentiremmo come se venissimo sommersi da immagini, sensazioni corporee e da una sorta di diluvio
emotivo.
L’obiettivo è evitare di vivere in un diluvio emotivo o in un deserto emotivo. L’nel racconto iniziale, quando
la bambina ha perso il controllo nel momento in cui il papà la lasciata all’asilo, il suo comportamento è stato
guidato principalmente dall’emisfero destro del cervello e di conseguenza, il papà ha assistito a un diluvio
emotivo per lui senza logica.

(Racconto pag. 30 sul deserto emotivo)


Non vogliamo che i nostri figli stiano male. Ma vogliamo anche che facciano di più che non semplicemente
superare i momenti difficili: desideriamo che affrontino i problemi e che imparino da essi. Nel racconto, la
ragazza si è rifugiata nell’emisfero sinistro, nascondendosi da ogni emozione dolorosa. La negazione delle
emozioni non è l’unico pericolo che ci attende quando ci affidiamo troppo al nostro emisfero sinistro.
A volte, quando un bambino di otto anni si mette sulla difensiva e si arrabbia, quando facciamo delle battute
innocenti su di lui, vi è una profonda spiegazione dietro. A tale riguardo, è importante ricordare che
l’emisfero destro a interpretare i segnali non verbali; quindi, se il bambino è stanco o di cattivo umore,
potrebbe concentrarsi solo sulle nostre parole e non notare il nostro tono di voce scherzoso.

Come aiutare il bambino a usare entrambi gli emisferi del cervello:


STRATEGIA 1 —> entrare in sintonia e reincanalare: cavalcare le onde delle emozioni

(Racconto pag.32)
A tutti i genitori capitano dei momenti in cui i figli dicono cose apparentemente insensati o si arrabbiano per
questioni in apparenza futili.un faccia a faccia del tipo che abbiamo descritto può essere frustrante,
soprattutto se vi aspettate che vostro figlio sia abbastanza grande da comportarsi in modo ragionevole e da
condurre una conversazione sensata.
Basandoci sulla conoscenza dei due emisferi cerebrali, sappiamo che in quel momento il figlio di Tina è stato
sommerso da un’intensa ondata di emozioni provenienti dall’emisfero destro, senza che ci fosse un
sufficiente controbilanciamento da parte della razionalità dell’emisfero sinistro.in un momento come questo,
una delle reazioni meno efficaci che Tina avrebbe potuto scegliere sarebbe stata cercare di difendersi dalle
accuse oppure mettersi a discutere con il figlio. Tale tipo di reazione razionale, da emisfero sinistro, si
sarebbe scontrata con il muro in alzato dall’emisfero destro E avrebbe creato un abisso tra di loro.il bambino
si trovava nel bel mezzo di un diluvio emotivo: una reazione ispirata alla razionalità dell’emisfero sinistro
non avrebbe davvero avuto alcuna speranza di successo.
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Tuttavia Tina, anziché rispondere in malo tono, si è trattenuta e ha impiegato la tecnica dell’entrare in
sintonia e reincalanare.
Avvicinatosi il bambino e con voce amorevole gli ha detto alcune frasi. Mentre lo teneva fra le braccia, il
bambino gli ha spiegato come a volte gli sembrasse che il fratellino minore ricevesse più attenzioni e come
compiti assorbissero una parte eccessiva del suo tempo libero.in questo modo il bambino si sentiva ascoltato
e amato.
I momenti come questi, i genitori si domandano se il figlio abbia realmente bisogno di loro o se stia solo
cercando di ritardare l’ora di andare a letto. Crescere un bambino seguendo l’approccio educativo descritto
non significa lasciarsi manipolare, anzi al contrario, comprendendo il modo in cui funziona il cervello del
bambino, potrete favorire più rapidamente una collaborazione tra di voi e spesso con meno tragedie. In
questo modo, in meno di cinque minuti, il bambino era di nuovo a letto.
Se invece Tina avesse usato le maniere forti entrambi si sarebbero innervositi sempre di più e ci sarebbe
voluto molto più tempo prima che il bambino si calmasse.

Tale vicenda evidenzia un altro aspetto importante: quando un bambino è sopraffatto da emozioni intense,
per esempio è arrabbiato agitato, la logica spesso non serve, finché non abbiamo dato una risposta ai bisogni
emozionali dell’emisfero destro del cervello. Parliamo a questo riguardo di sintonizzazione, perché entriamo
profondamente il rapporto con un’altra persona facendo sì che si senta sentita.
Tale metodo appena narrato è quello che viene definito “entrare in sintonia e pre-incanalare“: con tale
metodo si aiutano i bambini a sentirsi sentiti, prima di provare a risolvere i problemi e affrontare
razionalmente la situazione.

1. Entrare in sintonia con l’emisfero destro

Nella nostra società veniamo preparati a risolvere i problemi ricorrendo al linguaggio e alla logica.è
fondamentale tenere a mente che, per quanto insensati e frustranti possono sembrarci sentimenti di nostro
figlio, essi sono reali e importanti per il bambino. È essenziale che li consideriamo come tali nel nostro modo
di rispondergli.
La sintonizzazione da emisfero destro a emisfero destro ha contribuito a riportare il cervello del bambino in
equilibrio, in uno stato di maggiore integrazione.solo dopo, Tina a potuto cominciare a fare appello
all’emisfero sinistro di suo figlio e occuparsi dei problemi specifici che lui aveva sollevato.

2. Reincanalare con l’emisfero sinistro

Dopo aver risposto con l’emisfero destro, Tina ora poteva re-incanalare l’interazione con l’emisfero sinistro;
lo ha fatto attraverso una spiegazione razionale di quanto si impegnasse per essere equa, promettendo al
figlio la sua richiesta,…
Una volta entrata in sintonia con il bambino, da emisfero destro a emisfero destro, per Tina è stato molto più
facile stabilire un contatto tra emisfero sinistro ed emisfero sinistro per affrontare i problemi con
razionalità.entrando per prima cosa in sintonia con l’emisfero destro, Tina a potuto poi re-incanalare
l’attenzione e le energie con l’emisfero sinistro attraverso una spiegazione logica e una pianificazione
razionale. Questo approccio ha consentito al bambino di impiegare entrambi gli emisferi del cervello in
modo integrato e coordinato.
Conciò, non si vuole dire che tale strategia funzioni sempre. Ci saranno infatti momenti in cui il bambino ha
semplicemente oltrepassato il punto di non ritorno e le onde delle emozioni non potranno Che infrangersi
arriva finché la Tempesta non sarà passata.
Inoltre, non stiamo consigliando di essere permissivi o di lasciare che i vostri figli oltrepassino i limiti solo
perché in quel momento non sono in grado di pensare in modo razionale. Le regole riguardanti il rispetto e il
comportamento non vengono gettate al vento solo perché l’emisfero sinistro del bambino è temporaneamente
disattivato. Per esempio, qualsiasi comportamento venga ritenuto in appropriato non deve essere permesso
neppure i momenti di intensa emotività.
Tuttavia, seguendo l’approccio educativo fondato sulla conoscenza del funzionamento del cervello si diventa
consapevoli di come sia in genere una buona idea mettersi a parlare del comportamento sbagliato e delle sue
conseguenze solo dopo che il bambino si sarà calmato. Un bambino potrà essere molto più ricettivo dopo che
l’emisfero sinistro del cervello avrà ripreso a funzionare a pieno: a quel punto, la disciplina potrà avere
un’efficacia molto maggiore.
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STRATEGIA 2: nominare per dominare: calmare le emozioni intense legate a un evento raccontando
la storia dell’accaduto

Varie esperienze di dolore, delusione o paura, possono sopraffare un bambino, per l’intensità delle emozioni
e delle sensazioni corporee che pervadono l’emisfero destro del cervello. In questi casi, noi genitori
possiamo contribuire a far rientrare in gioco l’emisfero sinistro, affinché il bambino possa cominciare a
comprendere cosa stia accadendo.uno dei migliori modi per favorire questo tipo di integrazione e aiutare il
bambino a raccontare l’esperienza che la spaventato o addolorato.
Il raccontare più volte l’esperienza traumatica è molto utile poiché si porta emisfero sinistro ed emisfero
destro a riunirsi, in tal modo il soggetto comprende l’accaduto e lo accetta.
Un soggetto quindi nomina le sue paure ed emozioni affinché poi possa dominarle. A volte potrà capitare che
i nostri figli non vogliono raccontare una particolare esperienza quando chiediamo loro di farlo. Dobbiamo
rispettare i loro desideri riguardo a come e quando parlarne, soprattutto perché facendo loro pressione
affinché si confidi no otterremo solo l’effetto contrario.
È più probabile che vostro figlio sia disponibile a raccontarvi la storia dell’accaduto, se saprete scegliere il
momento opportuno per iniziare questo tipo di conversazione. Assicuratevi di essere entrambi nello stato
d’animo giusto. I bambini inoltre sono molto più inclini a parlare e a confidarsi mentre sono impegnati in
giochi di costruzione, partite a carte,… Un altro approccio che potete adottare se vostro figlio non sembra
avere voglia di parlare e chiedergli di farmi un disegno dell’accaduto o di raccontarlo per iscritto sì
abbastanza grande.
Se avete la sensazione che sia restio a parlare con voi dell’episodio, incoraggiato la parlarne con qualcun
altro. I genitori sanno quanto il raccontare una storia possa essere efficace per distrarre il proprio figlio
oppure calmarlo; la parte destra del nostro cervello elabora le emozioni e i ricordi autobiografici ma è la
parte sinistra dare loro un senso.
Il superamento di un’esperienza difficile avviene quando l’emisfero sinistro lavora insieme al destro per
raccontare la nostra vita.imparando a prestare attenzione alla propria storia e a condividerla con altri, i
bambini diventeranno capaci di rispondere in modo adeguato a ogni tipo di esperienza. Spesso, ciò di cui i
bambini hanno bisogno, soprattutto quando provano emozioni intense, e che ci sia qualcuno ad aiutarli a
impiegare il loro emisfero sinistro per comprendere l’evento, per mettere in ordine ai fatti, affinché possono
affrontarli in modo efficace.
La narrazione fa proprio questo: ci consente di comprendere noi stessi e il nostro mondo impiegando insieme
l’emisfero sinistro e quello destro. Per raccontare una storia che abbia senso, l’emisfero sinistro deve mettere
ordine, servendosi della logica e del linguaggio. L’emisfero destro dà il suo contributo con le sensazioni
corporee, l’emozione allo stato puro e i ricordi.
Per questa stessa ragione, è importante che ogni età i bambini raccontino le proprie esperienze: ciò gli aiuta
cercare di capire le proprie mozioni e gli eventi che accadono loro.
Vedi pag. 43
Perfino bambini molto più piccoli, non più grandi di 10-12 mesi, rispondono bene alla narrazione.
Prendiamo, per esempio, una bambina che stia appena cominciando a muovere i primi passi: immaginiamo
che, cadendo, si sbuccia un ginocchio.il suo emisfero destro, completamente immerso nel momento presente
e il contatto con il suo corpo la sua paura, viene sopraffatto dal dolore. Quando la madre racconta la figlia
l’evento della caduta, usa il linguaggio e mettendo ordine nell’esperienza Che ha vissuto, aiuta la bambina
coinvolgere e sviluppare l’emisfero sinistro, spiegando cosa sia avvenuto, affinché possa capire perché prova
dolore.
La tecnica del “nominare per dominare“ e altrettanto efficace con i bambini più grandi. (Vedi esempio Pag
44)
I genitori devono assumere il ruolo di facilitatore, aiutando i ragazzi a mettere in ordine ai fatti; è in questo
modo che i racconto ci dà la forza di andare avanti ed imparare a far fronte ai momenti in cui sentiamo di
non avere più controllo. Quando possiamo dare un nome alle nostre esperienze dolorose e spaventose queste
esperienze spesso ci appaiono molto meno terribili e strazianti. Aiutando i nostri figli a dare un nome al loro
dolore alle loro paure, gli aiutiamo a dominarli.

Far conoscere al bambino i due lati del cervello —> vi sono dei testi da far leggere ai bambini direttamente
(vedi pag. 45-46)
Pag.47 —> l’integrazione dentro noi genitori
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Capitolo 3: Costruire la scala della mente

Una delle abilità più importanti che possiamo insegnare i nostri figli è quella di prendere buone decisioni in
situazioni ad alta intensità emotiva. Vorremmo che i bambini si fermassero a pensare prima di passare
all’azione, esaminassero le conseguenze e tenessero conto dei sentimenti degli altri, che si basassero su
principi etici e morali.
Cosa fa sì che i nostri figli scelgano di agire in modo saggio in alcuni momenti e impulsivo in altri? Ci sono
alcune ottime ragioni, dipendenti da ciò che accade nella parte superiore e in quella inferiore del cervello del
bambino.

La scala della mente: realizzare l’integrazione tra il piano di sopra e il piano di sotto del cervello

Ora desideriamo osservare il cervello dall’alto in basso, o meglio, dal basso in alto. Immaginate che il vostro
cervello sia una casa, con un piano di sotto e un piano di sopra. Il piano di sotto comprende il tronco
encefalico e la regione l’indica, situati nella parte inferiore del cervello. Gli scienziati definiscono più
primitive queste aree del cervello posti in basso, perché sono responsabili delle funzioni di base, di reazioni e
impulsi innati e delle emozioni intense.
È come il primo piano di una casa, dove si soddisfano tanti dei bisogni primari di una famiglia; e nel piano di
sotto che ci si occupa delle necessità di base.
Il piano di sopra del cervello è completamente diverso. È costituito dalla corteccia cerebrale e dalle sue
diverse parti, tra cui la corteccia prefrontale mediale. A differenza del piano di sotto, più spartano, il piano di
sopra è più evoluto ed è in grado di darci una visione più ampia del nostro mondo. È qui al piano alto, che
avvengono i processi mentali più complessi, come il pensiero, l’immaginazione e la pianificazione.
E a questa parte, proprio in virtù della sua complessità e sofisticatezza, che si devono molte delle
caratteristiche che ci auguriamo di vedere svilupparsi dei nostri figli:
- la capacità di decidere e pianificare con giudizio;
- La capacità di controllare il corpo e le emozioni;
- La comprensione di sé;
- L’empatia;
- La moralità.
Un bambino in cui la parte superiore del cervello funzioni correttamente mostrerà alcune delle caratteristiche
più importanti di un essere umano maturo e sano. Quando il piano di sopra nel cervello funziona bene, il
bambino in grado di regolare le proprie emozioni, di tenere conto delle conseguenze delle sue azioni, di
riflettere prima di agire e di prendere in considerazione i sentimenti degli altri, queste capacità lo porteranno
a fiorire e a esprimere le sue potenzialità in diversi ambiti della vita.
Ovviamente il cervello funziona al meglio quando la parte in alto e quella in basso operano in modo
integrato. Lo scopo dei genitori dovrebbe essere quello di aiutare il figlio a costruire e consolidare la scala
metaforica che collega il piano alto e quello basso del cervello, affinché i due piani possano lavorare come
una squadra. Al completamento della scala si realizzerà così un’integrazione verticale tra la parte superiore e
quella inferiore del cervello.
Ciò significa che la parte alta sarà in grado di controllare l’attività di quella bassa e di ridurre l’intensità delle
reazioni, degli impulsi e delle emozioni che da qui hanno origine. Ma l’integrazione verticale si muove anche
nella direzione contraria, ossia con la parte inferiore del cervello e il corpo che danno importanti contributi
dal basso.
Prima di salire al piano di sopra per decidere quale linea di azione intraprendere, dobbiamo tenere conto
anche delle sensazioni fisiche ed emozionali che hanno origine al piano inferiore.

Lavori in corso al piano superiore: adattare le aspettative al livello di sviluppo del bambino

Ci sono due ragioni importanti per mantenere un livello realistico le nostre aspettative in tema di
integrazione. La prima ragione riguarda il grado di sviluppo del cervello nel corso dell’infanzia. Se, infatti, la
parte inferiore è già formata fin dalla nascita, quella superiore non completa il processo di maturazione fino
ad un’età di circa 25 anni; di fatto è una delle ultime parti del cervello a svilupparsi.
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Il piano alto è oggetto di una fervida attività di costruzione nei primi anni di vita; poi, negli anni
dell’adolescenza, viene sottoposto a una profonda ristrutturazione che continua fino all’età adulta. Ecco
quindi che la parte superiore di vostro figlio risulta un lavoro in corso. È davvero importante che i genitori
comprendano questo aspetto poiché esso comporta che tutte le abilità elencate in precedenza dipendono da
una parte del cervello che non sia ancora completamente sviluppata.
Proprio per questi lavori in corso, di conseguenza, i bambini restano facilmente intrappolati al piano di sotto,
senza riuscire ad accedere al piano superiore e ciò li porta ad andare su tutte le furie per un niente, a prendere
decisioni sconsiderate e a mostrare una generale mancanza di empatia e di comprensione di sé. Ecco, quindi,
la prima ragione del perché i bambini non sono molto abili nell’usare insieme la parte superiore e quelle
superiori del cervello. L’altra ragione principale ha a che vedere con un particolare organo del piano di sotto
del cervello, l’amigdala.

Il cancelletto che blocca la scala della mente. “È colpa dell’amigdala se mi sono comportato così!”

L’amigdala è una parte del cosiddetto sistema limbico, situato nella parte bassa del cervello. L’amigdala
consente una rapida elaborazione ed espressione delle emozioni, in particolare la rabbia la paura. Questa
piccola massa di materia grigia è la sentinella del cervello: è sempre in allerta per intercettare possibili
minacce e, quando avverte il pericolo, è possibile che assuma completamente il controllo, prendendo in
ostaggio la parte alta del cervello. È questo che ci consente di agire prima di pensare.
Indubbiamente, agire senza pensare è un bene quando ci si trova in una situazione di pericolo. Tuttavia, di
solito agire o reagire senza riflettere non è altrettanto positivo nelle situazioni normali, di ogni giorno.
Quando non siamo realmente in pericolo, dovremmo riflettere prima di agire, anziché fare il contrario. E
desideriamo che anche i nostri figli facciano lo stesso. Il problema è che soprattutto nei bambini, l’amigdala
spesso si infiamma e blocca la scala che collega il piano inferiore del cervello a quello superiore. In questi
casi, è come se un cancelletto di sicurezza del tipo che si usa per impedire i bambini di salire o scendere i
gradini da soli, sia stato chiuso a chiave in fondo alla scala, rendendo di fatto in accessibile al piano di sopra
del cervello. Il problema ulteriore è proprio il fatto che anche se la parte di sopra è ancora in costruzione,
essa sia proprio inaccessibile.
Quando un bambino, per esempio, ha un’esplosione di rabbia perché non ci sono più ghiaccioli nel freezer,
significa che la parte inferiore del suo cervello è entrata in azione e ha chiuso a chiave il #che porta la parte
superiore. Di conseguenza, non importa quante volte ripeterete a vostro figlio che ci sono altri gelati:
probabilmente il bambino non vorrà sentire ragioni. Il modo migliore per calmare il bambino affinché superi
la crisi e consolarlo e aiutarlo a dirigere altrove l’attenzione.
Nel farlo, se aiuterà il bambino a sbloccare il cancelletto, affinché la scala dell’integrazione possa
nuovamente essere accessibile e lui possa ricorrere alla parte superiore del cervello per iniziare a calmarsi.
Lo stesso discorso si può fare quando il problema non è la rabbia, bensì la paura. Provate immaginare una
bambina vivace di sette anni che si rifiuta di imparare ad andare in bicicletta. L’amigdala cause lei una paura
tanto paralizzante da indurla a non provarci neppure; in questo caso, l’amigdala non solo ha installato un
cancelletto in fondo alla scala, ma riempito il vano scale con l’equivalente di palloni, libri,… ossia tutti i tipi
di ostacoli provenienti da esperienze passate e spaventose che rendono impossibile la bambina all’accesso le
parti superiori del cervello.
In questo caso i genitori potrebbero cercare di convincere la figlia illustrando le le gratificazioni che
deriverebbero dall’accettare una nuova sfida; potrebbero ammettere i timori che essi stessi provano e
parlarne con lei, potrebbero perfino offrirle un incentivo per aiutarlo a superare la propria paura.
È il realistico aspettarsi che il bambino riesca in ogni occasione essere razionale, a controllare le proprie
emozioni e a prendere decisioni,… Alcune volte il bambino riesce a usare la parte superiore del cervello,
altre no. Il solo fatto di essere a conoscenza di questo aspetto, può aiutarci a comprendere come i nostri figli
spesso facciano del proprio meglio in base al grado di sviluppo del cervello alla loro età.
Tutto ciò assolutamente non significa che i bambini per ogni comportamento sbagliato vada consegnato un
lasciapassare. Al contrario, tutto ciò dà effettivamente a noi genitori ancor più stimoli per fare attenzione a
che i nostri figli sviluppino le facoltà necessarie a comportarsi in modo appropriato.

Crisi di collera al piano di sopra e al piano di sotto

La tanto temuta crisi di collera può essere uno degli aspetti più spiacevoli che ci si trova ad affrontare quando
si cresce un bambino. Alla maggior parte dei genitori è stato insegnato che esiste un unico modo efficace di
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reagire a una crisi di collera: ignorarla, perché altrimenti si comunicherebbe al bambino che gli dispone di
un’arma potente da brandire contro la mamma il papà e lo si inciterebbe a usarla ripetutamente.
Sapere che nel cervello esistono un piano di sotto e un piano di sopra vi aiuterà a comprendere come, in
realtà, esistono due diversi tipi di crisi di collera. Una crisi che coinvolge il piano di sopra a luogo
essenzialmente quando è il bambino a decidere di perdere il controllo: è lui a compiere consapevolmente la
scelta di passare all’azione, di reagire in modo esagerato e di gettarvi nel panico finché non otterrà quello che
vuole.
Nonostante le sue suppliche, il bambino potrebbe porre fine alla crisi di collera in un battibaleno, se solo lo
volessi. La ragione per cui può fermarsi risiede proprio nel fatto che in quel momento sta impiegando la parte
superiore del cervello: è capace di controllare le emozioni e il corpo, di essere razionale e prendere decisioni
assennate.
Al genitore che riconosce una crisi di collera di questo tipo, manovrata dalla parte superiore del cervello, non
resta che un’unica, chiara risposta: mai negoziare con un terrorista.
Risulta molto importante dare seguito alle conseguenze enunciate, se il bambino non smette di comportarsi
male. Fornendo questo tipo di limiti fermi, darete i vostri figli l’opportunità di fare pratica nel capire le
conseguenze di azioni in appropriate e nell’imparare a controllare i propri impulsi. State insegnando loro che
la comunicazione rispettosa, la pazienza e rimandare le gratificazioni sono più vantaggiosi del loro opposto.
Rifiutandosi di cedere alle crisi di collera manovrate dalla parte superiore del cervello, vi accorgerete che la
loro frequenza si ridurrà notevolmente. Infatti, poiché questo tipo di crisi è intenzionale, i bambini
smetteranno di ricorrere a tale strategia quando si accorgeranno che è inefficace.
Una crisi di collera al piano di sotto del cervello è completamente diversa. In questo caso, il bambino si agita
a tal punto da diventare incapace di impiegare la parte superiore del cervello. Vostro figlio di due anni si
infuria perché gli avete versato dell’acqua sulla testa per lavare i capelli. In casi come questo, le aree inferiori
del cervello, l’amigdala, assumono il controllo e tengono in ostaggio la parte superiore.il bambino è
assolutamente lontano da una condizione di integrazione.
Il bambino è letteralmente incapace di controllare il proprio corpo e le proprie emozioni o di usare capacità
di pensiero di ordine superiore, per esempio di tenere conto delle conseguenze delle proprie azioni, cercare
una soluzione ai problemi o tenere in considerazione i sentimenti altrui. Il cancelletto di sicurezza blocca
l’accesso al piano di sopra e il bambino, per così dire, è uscito di testa.
Quando il bambino si trova in questo stato di disintegrazione perché è scoppiata in tutta la sua forza è una
crisi di collera che ha il suo focolaio nella parte bassa del cervello, i genitori devono reagire in modo
completamente diverso rispetto a quando si trovano a dover fronteggiare una crisi di collera che ha origine al
piano di sopra. La crisi di collera al piano di sotto richiede un atteggiamento molto più amorevole e
consolatorio.
Come nella tecnica “entrare in sintonia e re-incanalare“ la prima cosa da fare per un genitore è stabilire un
contatto emotivo con il bambino e aiutarlo a calmarsi. Si consiglia anche di allontanarlo dal luogo di crisi,
tenendolo stretto e parlandogli dolcemente per farlo calmare.
Dopo aver aiutato il bambino a riportare alla calma l’amigdala, potremmo cominciare a ricorrere alla logica e
alla ragione. Quando il bambino sarà in una condizione di maggiore ricettività, potrete parlare anche di
comportamenti appropriati e inappropriati e delle possibili conseguenze. Ora potete ricorrere alla disciplina
per mantenere la vostra autorità, ma potete farlo in modo più consapevole e amorevole.

Come favorire lo sviluppo e l’integrazione della parte superiore del cervello di vostro figlio
STRATEGIA 3: attivare senza infiammare: coinvolgere la parte superiore del cervello

(Racconto pag. 61-62)


Nel momento in cui si verificano determinati episodi di crisi, è bene chiedersi a quale parte del cervello si
vuole fare appello. Coinvolgendo la parte superiore del cervello, se aiuta il figlio a riflettere sulla situazione e
a trovare un modo per giungere a un compromesso. Chiariamo un punto: a volte, nelle interazioni tra genitori
e figli non c’è spazio per la negoziazione. I bambini devono rispettare l’autorità dei genitori E a volte ciò
significa che no e no e basta, senza spazio di manovra. Inoltre, talvolta li controfferte sono in accettabili. Ma
mentre ci prendiamo cura dei nostri figli insegnamo loro la disciplina, si presentano davvero tante
opportunità per interagire in modi che coinvolgano i sviluppino la parte superiore del loro cervello. Dare un
ultimatum a volte fa solo che peggiorare le cose.

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Mentre ci prendiamo cura dei nostri figli e insegnamo loro la disciplina, si presentano davvero tante
opportunità per interagire in modi che coinvolgano e sviluppino la parte superiore del loro cervello.(guarda
esempio Pag 63)
Ogni volta che diciamo convinci oppure cerca una soluzione che possa andare per entrambi, diamo la
possibilità ai nostri figli di esercitarsi nella soluzione di problemi e nel prendere decisioni. Li aiutiamo a
riflettere su quali siano i comportamenti appropriati e sulle conseguenze di quelli inappropriati e li
sollecitiamo a pensare ai desideri e ai sentimenti di un’altra persona.

STRATEGIA 4: usarla per non perderla: allenare la parte superiore del cervello

Oltre ad attivare la parte alta del cervello dei nostri figli quando se ne presenta l’occasione, è importante
anche tenerla regolarmente in esercizio.la parte superiore del cervello è come un muscolo e usandola, si
sviluppa e si fortifica. Quando invece viene trascurata, non si sviluppa in modo ottimale e perde alcune delle
sue potenzialità e capacità di funzionamento. È importante quindi creare intenzionalmente delle occasioni
per favorire nei nostri figli lo sviluppo di questa parte del cervello.
Ora vediamo alcune modalità per allenare le diverse funzioni del piano di sopra.

La capacità di decidere con giudizio

Una delle grandi tentazioni dei genitori e di decidere al posto dei figli, affinché facciano sempre la cosa
giusta. Invece, dobbiamo dare i bambini quando è possibile, l’opportunità di esercitarsi a prendere decisioni
da soli. Decidere richiede la cosiddetta capacità di funzionamento esecutivo, che si esplica quando la parte
superiore del cervello soppesa diverse possibilità.
Per i bambini molto piccoli, può bastare semplicemente domandare loro che tipo di scarpe si vogliono
mettere.poi, quando i bambini crescono, possiamo affidare loro maggiori responsabilità nelle decisioni e dare
loro l’opportunità di affrontare dilemmi che possano davvero metterli alla prova. La paghetta è un altro
splendido modo per dare i bambini più grandi la possibilità di fare pratica nell’affrontare dilemmi
difficili.per esempio, l’esperienza di dover decidere tra comprare subito un videogioco o continuare a
risparmiare per una nuova bici è un modo efficace di esercitare la parte superiore del cervello.il punto è
lasciare che siano i vostri figli ad affrontare le difficoltà della scelta gli a convivere con le sue conseguenze.
Ogni volta che potete farlo senza correre rischi, astenetevi dal risolvere i problemi dei vostri figli e resistette
alla tentazione di accorrere in loro soccorso, quando commettono errori di poco conto o scelte non del tutto
azzeccate.

La capacità di controllare le emozioni e il corpo

Un altro compito importante e difficile è mantenere per i bambini piccoli l’autocontrollo. Quindi, dobbiamo
fornire loro le abilità necessarie per prendere buone decisioni anche quando si è in preda emozioni intense,
per esempio la rabbia. Impiegate le tecniche che probabilmente già conoscete: insegnate loro a fare un
respiro profondo o a contare fino a 10; aiutateli a esprimere le loro emozioni; lasciate che battono i piedi a
terra o prendono a pugni un cuscino. Potete anche insegnare loro cosa accade nel cervello quando sentono di
perdere il controllo.

Comprensione di sé

Uno dei modi migliori per favorire nei bambini lo sviluppo della comprensione di sé e porre domande che gli
aiutino ad andare in profondità rispetto a ciò che conoscono: perché pensi di aver compiuto questa scelta?
Cosa ti ha fatto sentire così?
(Vedi esempio Pag 67).

Empatia

L’empatia è un’altra funzione importante svolta dalla parte superiore del cervello. Ponendo domande
semplici che incoraggino il bambino a considerare i sentimenti di un’altra persona, svilupperete la sua
capacità di provare empatia.

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Semplicemente richiamando l’attenzione di vostro figlio sulle emozioni degli altri negli incontri di ogni
giorno potrete schiudere dentro di lui livelli del tutto nuovi di compassione ossia di capacità di sentire con
l’altro, di provare ciò che l’altro prova, esercitando in tal modo la parte superiore del cervello.
Gli scienziati sono sempre più convinti che l’empatia abbia origine di un complesso sistema di cosiddetti
neuroni specchio.

Moralità

Tutte le qualità appena descritte che contraddistinguono una parte superiore del cervello ben integrata
culminano in uno degli scopi più importanti che desideriamo che i nostri figli realizzino: l’acquisizione di un
saldo senso morale. I bambini che sappiano prendere decisioni assennate, mostrando capacità di
autocontrollo e basandosi su empatia e comprensione di sè , Saranno in grado con il tempo di sviluppare un
senso morale solido e fattivo, che non si esaurisca nella capacità di distinguere tra il bene il male, ma che,
oltrepassando i confini dei bisogni individuali, include anche il bene superiore. È importante sottolineare
nuovamente come, poiché il cervello dei bambini ancora in costruzione, non possiamo aspettarci da loro
un’assoluta coerenza nei comportamenti.
Un altro modo per allenare questa parte del cervello è presentare situazioni ipotetiche, che spesso piacciono
molto i bambini: andrebbe bene passare con il semaforo rosso se ci fosse un’emergenza? Il punto è stimolare
i bambini a valutare il proprio modo di agire e a considerare le implicazioni delle proprie decisioni. In questo
modo i bambini avranno l’opportunità di esercitarsi a riflettere sui principi etici e morali che diventeranno il
riferimento su cui baseranno le proprie decisioni.

STRATEGIA 5: muoversi per non perdersi: muovere il corpo per non perdere la testa

L’attività di ricerca ha dimostrato che il movimento del corpo influisce direttamente sulla chimica cerebrale.
Quindi, quando vostro figlio ha perso contatto con la parte superiore del cervello, un modo efficace per
aiutarlo a ritrovare l’equilibrio e fargli fare del movimento. A tale riguardo vi è un esempio di come la madre
di un bambino di 10 anni, ha raccontato l’esperienza del figlio, il quale riuscito a riprendere l’autocontrollo
attraverso l’attività fisica (racconto Pag 70).
Quando il bambino si è messo a correre, stava praticando l’integrazione. inizialmente, la parte inferiore del
suo cervello aveva soggiogato la parte superiore, facendola sentire sopraffatta e impotente. I tentativi della
madre di aiutarlo a riattivare la parte superiore del cervello non avevano avuto successo, ma quando il
bambino ha fatto entrare in gioco il corpo, qualcosa è cambiato nel suo cervello. Dopo pochi minuti di
attività fisica, è stato in grado di calmare l’amigdala e di riaffidare il timone di comando al piano di sopra del
cervello.
Provate a sorridere per un minuto: può farvi sentire più felici; respiri rapidi e superficiali accompagnano
l’ansia: se invece respirate profondamente e lentamente, probabilmente vi sentirete più calmi.
Il corpo è ricco di informazioni che invia al cervello. Di fatto, molte delle emozioni che proviamo all’origine
proprio dal corpo; lo stomaco chiuso e le spalle rigide inviano al cervello messaggi fisici di ansia ancor
prima che ci rendiamo davvero conto di essere nervosi.
La prossima volta che i vostri figli avranno bisogno di calmarsi o di riprendere il controllo, cercate dei modi
per farli muovere.per i bambini piccoli, provate con qualche trucco creativo e simpatico (vedi esempio Pag
62).
Il divertimento derivante da questo tipo di giochi unito all’attività fisica può far cambiare completamente lo
stato d’animo del vostro bambino e rendere l’intera giornata molto più piacevole per entrambi. Questa
tecnica funziona anche con i bambini più grandi. Inoltre, a volte potete semplicemente spiegare il concetto al
bambino: so che sei arrabbiata, perché non hai potuto andare con tua sorella a dormire dalla sua amica…Non
ti sembra giusto vero? Andiamo a fare un giro in bici parliamone. A volte, basta muovere il corpo per aiutare
il cervello a capire che tutto si sistemerà.
In qualunque modo decidiate di farlo, il punto è aiutare il bambino a recuperare un certo grado di equilibrio
di controllo attraverso il movimento del corpo.

Far conoscere al bambino la parte sopra la parte sotto del cervello

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I bambini non hanno difficoltà a comprendere le informazioni sul piano di sotto e sul piano di sopra del
cervello che abbiamo fornito in questo capitolo. Di seguito vi sono dei fumetti che i bambini stessi possono
leggere (vedi pagina 73-74-75-76).
Capitolo 4: Uccidi le farfalle!

(Racconto pag.77)

La memoria e il cervello: falsi miti da sfatare

Mito 1. La memoria è come uno schedario. Ripensare al nostro primo appuntamento galante o alla nascita di
nostro figlio significa semplicemente aprire il cassetto giusto dello schedario presente nel nostro cervello e
recuperare il ricordo.
Sarebbe bello e comodo se fosse vero, ma purtroppo non è così che funziona il nostro cervello.non ci sono
migliaia di piccoli fascicoli di memoria che aspettano solo di essere recuperati e riportati alla coscienza
affinché possiamo farne oggetto di riflessione. La memoria, infatti, si basa sulle associazioni; come una
macchina associativa, il cervello elabora un’esperienza del momento presente e la collega con esperienze
simili compiute in passato.tali esperienze passate esercita un influsso profondo sul nostro modo di
interpretare ciò che vediamo proviamo, influsso che deriva dalle associazioni presenti nel cervello, in cui si
creano connessioni reciproche fra una serie di neuroni differenti.
Quindi, fondamentalmente, la memoria è il modo in cui un evento del passato ci influenza nel presente.
La memoria quindi è associazione.ogni esperienza che facciamo determina l’eccitazione di determinati
neuroni, ossia una loro attivazione consegnati elettrici. Questa attivazione porta alla creazione di connessioni
con altri neuroni: sono queste connessioni a dare origine alle associazioni della memoria. Ciò significa che
ogni singola esperienza modifica la struttura fisica del cervello.
È così che funziona la memoria: un’esperienza porta all’attivazione di determinati neuroni e questi ultimi
possono collegarsi con i neuroni attivati da un’altra esperienza.quindi, ogni volta che facciamo la prima
esperienza, il nostro cervello la collega con la seconda. Il fattore scatenante può essere un evento Interno o
esterno associato nel cervello un’esperienza del passato.in ogni caso, il ricordo attivato so poi sorgere delle
aspettative per il futuro.il cervello si prepara in continuazione per il futuro basandosi su ciò che è avvenuto in
precedenza e i ricordi modellano le nostre percezioni attuali, portandoci ad avere delle attese su cosa accadrà
successivamente; il nostro passato plasma senz’altro il nostro presente e il nostro futuro e lo fa attraverso le
associazioni presenti nel cervello.

Mito 2. La memoria come una fotocopiatrice. Quando Siri destano in noi dei ricordi, vediamo riproduzioni
fedeli accurate degli eventi accaduti nel passato. Ci ricordiamo di come ci siamo presentati al nostro primo
appuntamento galante, con una buffa pettinatura e con indosso abiti stravaganti e ora ridiamo del nostro
nervosismo. Oppure vediamo il medico che ci porta nostro figlio appena nato ieri viviamo le emozioni
intense di quel momento.

Neppure a questo riguardo le cose vanno esattamente così. La memoria non è un’esatta riproduzione degli
eventi del passato, infatti, ogni volta che rievochiamo ricordo, lo modifichiamo. Ciò che ricordiamo potrebbe
avvicinarsi molto a ciò che è effettivamente accaduto, ma l’atto stesso di ricordare introduce delle modifiche,
a volte anche significative. Si direbbe che il recupero della memoria porta all’attivazione di un gruppo
neuronale simile, ma non identico a quello creato al momento della codifica. Quindi, i ricordi sono distorti
anche quando si crede che siano precisi.

La verità sulla memoria: siamo espliciti (e impliciti)

Vi è un tipo di memoria per la quale determinate azioni vengono svolte senza dover attivare lepre
conoscenze: le esperienze passate influiscono sul comportamento presente senza alcuna consapevolezza del
fatto che la memoria sia stata attivata. Quando invece pensiamo attivamente ad immagini ed emozioni, si è
consapevoli di stare ricordando un’esperienza del passato. Anche questa memoria permette di svolgere
un’azione senza pensarci.
Questi due tipi di memoria si intrecciano e collaborano nella vita normale di ogni giorno. La memoria che vi
consente di cambiare vostro figlio senza sapere di stare ricordando si chiama memoria implicita. La capacità
di rievocare il giorno in cui avete imparato a cambiare il pannolino e la memoria esplicita. Generalmente,
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quando parliamo di memoria, intendiamo la memoria esplicita: il ricordare consapevolmente un’esperienza
passata. Tuttavia, è importante conoscere entrambi tipi di memoria per il nostro bene e per quello dei nostri
figli.
Una chiara comprensione delle due tipologie di memoria ci consentirà di dare i nostri bambini quello di cui
avranno bisogno quando, crescendo e maturando, si troveranno a dover affrontare esperienze difficili.
(Esempio memoria implicita pag. 82)
Registriamo ricordi impliciti nel corso di tutta la nostra vita; tra l’altro, nei primi 18 mesi, la nostra memoria
soltanto implicita. Un bambino di pochi mesi registra gli odori, i sapori e i suoni della casa, il modo in cui il
corpo della mamma si irrigidisce ,…
Nella memoria implicita vengono codificate le nostre percezioni, emozioni, sensazioni corporee e nel corso
del tempo, comportamenti quali gattonare, camminare o andare in bicicletta. L’aspetto fondamentale da
comprendere riguardo alla memoria implicita e che i ricordi impliciti ci portano a formare una serie di
aspettative sul modo in cui va il mondo, aspettative basate sulle nostre esperienze precedenti.
Una versione più estrema di questo processo a luogo nel caso del disturbo post-traumatico da stress, in cui il
ricordo implicito di un’esperienza sconvolgente codificato nel cervello viene riattivato da un suono da
un’immagine senza che la persona nemmeno si accorga che si tratta di un ricordo. La memoria implicita è
fondamentalmente un processo evolutivo che ci mantiene al sicuro e al riparo dai pericoli; ci consente di
reagire rapidamente e persino in modo automatico nei momenti di pericolo, senza che per noi sia necessario
ricordare intenzionalmente esperienze precedenti simili.
Tutto ciò portano i genitori a considerare che, se un ricordo implicito a creato un modello mentale nel
bambino, che lo porta a reagire in modo insolitamente irragionevole, dobbiamo aiutare loro ad analizzare tale
ricordo.
A volte è utile spiegare al bambino semplicemente il concetto che alcuni ricordi possono influire su di noi
senza che siamo consapevoli che qualcosa giunga dal nostro passato. Bisogna aiutare i bambini a
comprendere l’origine di quei sentimenti.
Risulta utile utilizzare la narrazione per aiutare il bambino a rendere espliciti ricchi di senso i suoi ricordi
impliciti, affinché non potessero più avere tanto influsso su di lui con la forza di un potere occulto (vedi
dialogo Pag 85).

Realizzare l’integrazione tra implicito ed esplicito: comporre il puzzle della mente

I ricordi impliciti sono spesso positivi e lavorano a nostro favore, come quando ci aspettiamo di essere amati
senza riserve dalle persone che ci stanno vicino semplicemente perché è sempre stato così. Ma questo tipo di
ricordi può anche essere negativo, com’è il caso di chi abbia fatto esperienze negative.
Il problema dei ricordi impliciti, soprattutto se riguardano esperienze negative e dolorose, e che quando non
ne siamo consapevoli, diventano delle mine interrate che possono limitarci in modo significativo e talvolta
debilitante. Il cervello ricorda molti eventi a prescindere dal fatto che noi siamo direttamente consapevoli;
quindi, quando facciamo esperienze difficili questi momenti dolorosi si radicano nel cervello e cominciano a
esercitare il loro influsso su di noi. Anche se non ne siamo consapevoli della loro origine nel passato, i
ricordi impliciti possono continuare a suscitare in noi paura, Evita mento, tristezza e altre emozioni e
sensazioni fisiche dolorose.
Ciò ci aiuta a capire perché i bambini, ma anche gli adulti, spesso reagiscono intensamente in determinate
situazioni senza essere consapevoli della ragione del proprio turbamento. Se i bambini non riescono a
riportare alla luce e a comprendere i ricordi dolorosi, potrebbero sviluppare disturbi e altri tipi di problemi.
La soluzione quindi è quella di portare alla luce e alla consapevolezza i ricordi impliciti, rendendoli espliciti,
affinché i bambini possano conoscerli e affrontarli in modo intenzionale. I bambini necessitano che i genitori
insegnino loro dei modi adeguati per realizzare l’integrazione tra ricordi impliciti ed espliciti.
Nel nostro cervello c’è una parte che ha proprio questo compito, ossia integrare i ricordi impliciti ed espliciti,
affinché possiamo comprendere più pienamente al mondo e noi stessi. Questa parte si chiama ippocampo e
possiamo considerarlo il motore di ricerca per il recupero dei ricordi. L’ippocampo collabora con diverse
parti del cervello per recuperare tutte le immagini, le emozioni e le sensazioni della memoria implicita e
metterlo insieme a formare un quadro completo.
Pensate all’ippocampo come un esperto realizzatore di puzzle; le immagini e le sensazioni di un’esperienza
che restano solamente in forma implicita, non integrate dall’ippocampo, permangono nel cervello in
isolamento l’uno dall’altra. Anziché avere un puzzle completato, i nostri ricordi impliciti restano più essere

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sparse. Di conseguenza, ci viene a mancare la chiarezza riguardo alla nostra storia nel suo svolgersi, storia
che definisce esplicitamente chi siamo.
Tali ricordi impliciti continuano a plasmare il modo in cui interpretiamo la realtà ed influenzano il nostro
senso di identità e tutto ciò accade senza che neppure siamo consapevoli del fatto che essi condizionano il
nostro modo di interagire con il mondo. Risulta quindi fondamentale che riuniamo i tasselli impliciti del
puzzle per dare loro una forma esplicita che ci consenta di riflettere sull’influsso che essi esercitano nella
nostra vita. A questo punto che entra in gioco l’ippocampo ed esegue la funzione importante di realizzare
l’integrazione tra ricordi impliciti ed espliciti.
Quando il bambino viene aiutato a integrare il passato nel presente, egli diventa capace di comprendere cosa
avviene dentro di lui e di riprendere il controllo sui propri pensieri e comportamenti.
Quanto più favorirete questo tipo di integrazione della memoria in vostro figlio, meno frequenti saranno le
sue reazioni irrazionali ai 20 del presente, reazioni che sono in realtà vestigia di modi di reagire del passato.
L’ Integrazione della memoria è uno strumento efficace per affrontare esperienze difficili del passato.
Risulta importante, prima di sprofondare nell’analisi della situazione, di fermarsi e controllare i
fondamentali, ossia le quattro A: il vostro bambino è solo affamato, arrabbiato, assonnato o si sente
abbandonato. In tale caso il problema è presto risolto.
Se invece si ritiene che ci sia sotto qualcosa di più grave, allora è una buona idea ripensare esperienze
passate che potrebbero condizionare la situazione attuale.

Aiutate vostro figlio a realizzare l’integrazione tra ricordi impliciti ed espliciti


STRATEGIA 6: usare il telecomando della mente: rivedere il passato

Ancora una volta, uno dei modi più efficaci per favorire l’integrazione e raccontare una storia. La narrazione
è un’attività particolarmente utile anche per l’integrazione tra ricordi impliciti ed espliciti oltre che per
l’unione dei due emisferi. A volte tuttavia un bambino che sta subendo gli effetti di un’esperienza passata
particolarmente dolorosa potrebbe non essere pronto a ricordare per intero questa esperienza.
In tal caso, potete farmi conoscere il suo lettore DVD interno, dotato di un telecomando che gli consente di
rivedere nella mente un’esperienza del passato, andando al proprio ritmo: il telecomando, infatti, gli dà la
possibilità di fermarsi, riavvolgere la narrazione per tornare all’inizio o un punto precedente e avanzare
velocemente a un punto successivo del racconto.
(Vedi racconto pag. 90-91 dell’uso della strategia)
Il nostro scopo è aiutare i bambini a individuare le esperienze inquietanti che li influenzano senza saperlo e a
esplicitarle, affinché l’immagine completa del puzzle sia chiaramente visibile e comprensibile. Presentando
ai bambini il telecomando della mente, faremo sì che abbiano molta meno paura nel raccontare l’evento,
perché il telecomando dà loro la possibilità di avere un certo grado di controllo su ciò che devono affrontare
e di andare al proprio ritmo.

STRATEGIA 7: ricordarsi di ricordare: farsi che i ricordi diventano parte integrante della vita
quotidiana della famiglia

L’atto di ricordare viene naturale la maggior parte delle persone, ma la memoria è come molte altre funzioni
del cervello: più la esercitiamo, più efficiente diventa; pertanto un importante consiglio è semplicemente di
ricordarsi di ricordare. Durante le diverse attività quotidiane, aiutare i bambini a parlare delle proprie
esperienze, affinché possano realizzare l’integrazione tra memoria esplicita ed implicita.
Quanto più gli aiuteremo a portare nella memoria esplicita quei momenti di grande valore più chiare e più
determinanti diventeranno quelle esperienze. Ci sono moltissimi modi in cui è possibile incoraggiare
concretamente i bambini a ricordare. Il modo più naturale è porre domande che facciano emergere i ricordi.
Con i bambini molto piccoli e meglio non complicare troppo le cose e concentrarsi sul riportare la loro
attenzione sui particolari della giornata.
Con il passare degli anni, potete essere più mirati nel porre domande; domandate al bambino di un problema
che ha incontrato con un amico o con un insegnante, di una festa a cui ha partecipato o dei particolari della
prova di uno spettacolo. Oppure potreste incoraggiare vostro figlio a tenere un diario e dagli studi a tale
riguardo, è emerso chiaramente che il solo fatto di ricordare descrivere un’esperienza di un diario non solo
può migliorare il livello generale di benessere, ma fa bene anche al sistema immunitario e al cuore.
Se le risposte dei figli sono limitate o addirittura assenti, è necessario essere più creativi. Uno stratagemma
che si può adottare con i bambini alle prime classi delle elementari e fare un gioco in cui dovete indovinare
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quello che hanno fatto a scuola. Tale gioco aiuta i bambini anche ad abituarsi a ripensare agli eventi del
giorno ieri rifletterci sopra, oltre che divertirsi.
Chiedere ai bambini di raccontare cosa è successo nella giornata, di dire la cosa più positiva e quella meno
positiva, sono attività e domande che incoraggiano i bambini non solo a ricordare, ma anche a riflettere più a
fondo sulle proprie mozioni azioni. Se ci sono eventi specifici su cui si desidera che il figlio rifletta
maggiormente, prendete gli album di fotografie o guardate vecchi video di famiglia. Un modo splendido per
aiutare il bambino a concentrarsi più profondamente sulle proprie esperienze e ideare e illustrare un album
dei ricordi insieme a lui. La realizzazione di un album aiuta a ricordare i dettagli di cui altrimenti si
dimenticherebbe nei mesi e negli anni successivi e allo stesso tempo dà al figlio l’opportunità di parlare con
noi più a lungo di questo evento importante della sua vita.

Spiegare i bambini come perché rendere espliciti i ricordi impliciti

(Vedi fumetti pag. 97-98)


Vedi pag. 99-100 —> l’integrazione dentro di noi

Capitolo 5: Realizzare l’unità dell’Io

(Racconto pag.101-102)

La mindsight (“Vista della mente“) e la ruota della consapevolezza

Il significato più semplice della parola mindsight riguarda essenzialmente due aspetti: comprendere la
propria mente e comprendere la mente altrui. Il secondo aspetto, l’entrare in rapporto in sintonia con gli altri,
sarà il tema del prossimo capitolo.
È da qui che hanno inizio la salute mentale il benessere psicologico: dalla raggiungimento della chiarezza
della nostra mente. Il concetto fondamentale (vedi schema Pag 104) e che la nostra mente può essere
raffigurata come una ruota di bicicletta, con un mozzo al centro e i raggi che si estendono verso il
cerchione.il cerchione rappresenta tutto ciò cui possiamo prestare attenzione o di cui possiamo diventare
consapevoli: i nostri pensieri e sentimenti, i nostri sogni e desideri, i nostri ricordi, le percezioni del mondo
esterno le sensazioni del nostro corpo.
Il mozzo è il luogo interno della mente, da cui diventiamo consapevoli di ciò che accade intorno a noi e
dentro di noi; fondamentalmente è la corteccia prefrontale, la quale, contribuisce a realizzare l’integrazione
tra le diverse parti del cervello. Il mozzo rappresenta parte del cervello esecutivo, così chiamato perché è da
qui che prendiamo le nostre decisioni migliori ed è anche la parte del cervello che ci consente di stabilire un
rapporto profondo con noi stessi e con gli altri. La consapevolezza ha sede nel mozzo.
Lo stato mentale viene determinato di volta in volta dall’insieme di punti del cerchione su cui si concentra la
propria attenzione; in altre parole, lo stato d’ansia e di paura può scaturire dal fatto che ci si concentra su un
insieme ansiogeno di punti del cerchione.

Bloccato sul cerchione: distinguere tra sentirsi ed essere

La sofferenza di Josh derivava dal fatto di essere bloccato sul cerchione della ruota della consapevolezza.
Anziché percepire il proprio mondo dal mozzo integrare i molteplici punti del cerchione, dirigeva tutta
l’attenzione solo su alcuni punti particolari. Josh aveva perso contatto con molte delle altre parti del
cerchione che avrebbero potuto aiutarlo a provare uno stato mentale di maggiore tranquillità e eccitazione.
Ciò accade quando i bambini non vivono a partire da una ruota della consapevolezza integrata.
Proprio come può accadere agli adulti, è possibile che rimangano bloccati su alcuni punti del cerchione, su
uno o alcuni aspetti particolari del proprio sé, i quali spesso li portano a sperimentare rigidità o caos. Ne
deriva una difficoltà a cogliere la differenza tra il sentirsi e l’essere.quando i bambini provano un particolare
stato d’animo, può darsi che siano tentati definire se stessi sulla base di questo vissuto temporaneo, invece di
comprendere che si tratta soltanto di come si sentono in quel momento.
Ai loro occhi, lo Stato diventa un tratto che definisce chi sono. Immaginate per esempio, una bambina di
nove anni che non riesce a fare un compito a casa, nonostante se la cavi piuttosto bene a scuola. Se non
integra il suo senso di frustrazione e inadeguatezza con le altre parti di sé la bambina potrebbe cominciare a

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considerare questo stato momentaneo come un tratto o una caratteristica più permanente della propria
personalità.potrebbe pensare di essere stupida.
Ma se i suoi genitori riescono ad aiutarla realizzare l’integrazione tra le molteplici parti del suo sì, a
riconoscere i diversi punti sul cerchione della ruota, la bambina potrà evitare di identificarsi solo con la
particolare emozione che prova in quel momento e riuscirà a sviluppare la capacità di comprensione della
propria mente.
Dal mozzo al centro della sua mente potrà osservare diversi punti sul cerchione e rendersi conto che ha
dimostrato in passato di riuscire di solito a fare i compiti senza molte difficoltà, anche se ora sto facendo
fatica.
Il semplice atto di riconoscere i diversi punti lungo il cerchione può aiutarla in modo considerevole a
riprendere il controllo e a modificare i propri sentimenti negativi. Potrebbe darsi che si senta ancora stupida
ma riuscirà a evitare di considerare questo stato temporaneo come un tratto permanente.
Questo è uno dei risultati migliori resi possibili dalla ruota della consapevolezza: insegna i bambini che
possono scegliere su cosa concentrarsi e dirigere la propria attenzione; da loro uno strumento che consente di
realizzare l’integrazione tra le diverse parti di se stessi, affinché non siano tenuti in ostaggio da una schiera
negativa di sentimenti o pensieri che invocano attenzione.

Il potere dell’attenzione focalizzata

Per comprendere come la comprensione della mente offra tali capacità di scelta, è utile sapere cosa accade
nel cervello quando una persona si concentra su un particolare insieme di punti del cerchione. Come già
detto, il cervello si modifica fisicamente in risposta a nuove esperienze. Con la determinazione e l’impegno,
possiamo acquisire nuove capacità mentali.
Quando facciamo una nuova esperienza o ci concentriamo su si verifica una eccitazione elettrica dei neuroni.
In altri termini, i neuroni entrano in azione e l’attivazione neuronale porta la produzione di proteine che
consentono la creazione di nuove connessioni fra i neuroni attivati.
L’intero processo, dall’attivazione dei neuroni alla crescita neuronale, si chiama neuro plasticità. Tale
termine significa essenzialmente che il cervello è stesso plastico, ossia cambia in base alle esperienze che
facciamo e acciò cui prestiamo attenzione. Le nuove connessioni neuronali a loro volta modificano le nostre
interazioni con il mondo le modalità con cui reagiamo in su. È in questo modo che l’esercizio porta
all’acquisizione di un’abilità e uno stato temporaneo può diventare un tratto duraturo, nel bene e nel male.
Numerose prove scientifiche dimostrano che si verifica un rimodellamento della struttura del cervello a
seconda del modo in cui si focalizza l’attenzione.
L’elemento fondamentale risulta essere la consapevolezza; diventando consapevole di essere bloccato su una
parte determinata del cerchione della ruota e rendendosi conto di avere altre scelte a disposizione riguardo a
ciò di cui occuparsi, un individuo impara a spostare l’attenzione e di conseguenza anche a modificare il suo
stato mentale. In tale modo è stato in grado di prendere decisioni che hanno reso la vita più facile a lui e alla
sua famiglia.
Ancora una volta, l’integrazione non consente solo di sopravvivere: aiuta anche a fiorire. Le varie nuove
tipologie di attivazione e connessioni a loro volta, cambiano la struttura del cervello e rendono il soggetto
meno vulnerabile nei confronti non solo di paure e ossessioni, ma anche di paure e ossessioni che si potevano
presentare in un futuro. La comprensione della mente, insieme alla consapevolezza che porta con sé, ha di
fatto modificato il cervello di un soggetto tira prima limitato.
Quando i bambini comprendono alcuni principi di base della comprensione della mente, i bambini hanno la
capacità di controllare più pienamente il proprio corpo e la propria mente e di cambiare concretamente il
modo in cui affrontano situazioni di vita diverse. La parte inferiore del cervello e i ricordi impliciti avranno
meno potere su di loro e la capacità di vedere la mente li aiuterà a condurre una vita più piena e sana, grazie
all’integrazione tra le diverse parti del cervello.
Se i bambini rimanessero bloccati all’esterno, sul cerchione, apparentemente incapaci di ritornare al centro?
Come genitori, sappiamo che questa fissazione accade di continuo, si guardi all’esempio di Josh e del suo
perfezionismo.
La conoscenza della mindsight ed è la ruota della consapevolezza può essere molto efficace, ma ciò non
significa che i bambini riescono facilmente a spostare il centro dell’attenzione su un altro punto del
cerchione e andare avanti con la propria vita. Ma allora, in che modo possiamo aiutare i bambini a realizzare
un’integrazione sempre maggiore tra le diverse parti di se stessi e a sbloccarsi dei punti del cerchione che gli
stanno condizionando? Vi sono alcuni modi per fare ciò.
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Far conoscere al bambino il potere della mindsight
STRATEGIA 8: far scorrere via le nuvole delle emozioni: spiegare i bambini che le emozioni vanno e
vengono

È fondamentale che i bambini conoscano i comprendano le proprie emozioni. È però altrettanto vero che è
necessario riconoscere le emozioni per quello che sono: condizioni temporanee e mutevoli. Un’emozione è
uno stato, non un tratto; è come il tempo atmosferico: la pioggia è reale ma saremmo sciocchi a pensare che
il sole non comparirà più.
Dobbiamo quindi aiutare i bambini a comprendere che le nuvole le loro emozioni possono dileguarsi: non si
sentiranno tristi, arrabbiati, feriti o soli per sempre. All’inizio è un concetto difficile da capire per un
bambino, quando si sente ferito ha paura, a volte è difficile per lui immaginare che non soffrirà per sempre.
I bambini hanno bisogno del nostro aiuto per comprendere che le emozioni sono temporanee:, infatti
ciascuna di esse non dura in media più di 90 secondi. Se riusciamo a far capire i nostri figli quanto sia
passeggera gran parte delle emozioni che provano, riusciremo ad aiutarli a sviluppare la capacità di
comprensione della mente (vedi pag. 113).
I bambini più piccoli avranno ovviamente bisogno del vostro aiuto, ma saranno certamente in grado di
afferrare il concetto che gli stati d’animo vanno e vengono.

STRATEGIA 9: alla scoperta delle S.P.I.E. della mente: prestare attenzione a sensazioni, pensieri,
immagini ed emozioni dentro di noi

Affinché i bambini sviluppino la capacità di comprensione della propria mente e siano in grado così di
influenzare i diversi desideri, sentimenti e pensieri che si affollano dentro di loro è fondamentale che prima
diventino consapevoli di ciò che provano effettivamente. Quindi è importante per un genitore aiutare i figli a
riconoscere comprendere i diversi punti presenti sul cerchione della ruota della consapevolezza.
Il modo migliore per fare ciò è trovare il modo di approfondire il concetto durante le interazioni quotidiane
con i bambini.
Potete usare qualunque cosa sia disponibile in quel momento: la ruota di una vera bici, la tastiera di un
pianoforte o un qualsiasi altro oggetto. L’obiettivo è aiutare i vostri figli a rendersi conto di come dentro di
loro ci siano molteplici parti che possono riuscire a conoscere e a integrare l’una con l’altra. Uno dei modi
più efficaci per indirizzare i bambini verso gli elementi presenti sul cerchione della propria ruota e aiutarli a
imparare a scoprire le spie dell’attività della mente, ossia esplorare tutte le sensazioni, i pensieri, le immagini
e le emozioni che li condizionano.
Per esempio, prestando attenzione alle proprie sensazioni fisiche, i bambini possono diventare molto più
consapevoli di ciò che avviene dentro il proprio corpo. Possono imparare a riconoscere le farfalle allo
stomaco come segnali di ansia, la voglia di mettersi a picchiare,… In tale modo, i bambini possono rilevare
la tensione presente nel proprio corpo quando sono nervosi e poi imparare a rilassare le spalle e a respirare
profondamente per calmarsi. La capacità di riconoscere sensazioni diverse come la fame, la stanchezza,
l’irritabilità può essere sufficiente, da sola, a consentire ai bambini di raggiungere un notevole livello di
comprensione delle proprie sensazioni e di controllo su di essi. Oltre alle sensazioni, dobbiamo insegnare i
nostri figli a prestare attenzione alle immagini che condizionano il loro modo di considerare il mondo ed
interagirvi. Alcune delle immagini permangono dal passato, mentre altre potrebbero essere frutto
dell’immaginazione o persino incubi avuti in precedenza. Un bambino preoccupato di essere escluso e
isolato durante la ricreazione potrebbe, ad esempio, avere l’immagine di sé mentre dondola tutto solo su
un’altalena abbandonata.
Quando il bambino diventa consapevole delle immagini attive nella propria mente, può usare la
comprensione della propria mente per controllarli, diminuendo in tal modo notevolmente il potere che hanno
su di lui.
Inoltre, mentre andiamo alla ricerca delle spie della mente, possiamo insegnare i bambini a esplorare le
emozioni sentimenti che provano in un certo momento. Prendetevi un po’ di tempo per domandare i bambini
come si sentono e aiutateli a essere precisi affinché possano passare da descrizioni vaghe, a definizioni più
specifiche. Una ragione per cui i bambini spesso non esprimono una particolare emozione nella sua
complessità e che non hanno ancora imparato a pensare i propri sentimenti in modo articolato.
L’ideale sarebbe invece che i bambini sapessero riconoscere come dentro di loro esista un arcobaleno
variopinto di emozioni intense e prestare attenzione alla loro diversità (vedi Pag 116).
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Senza la capacità di percepire e comprendere cosa avvenga nella propria mente, i bambini resteranno
intrappolati in una visione in bianco e nero. Se invece, i bambini dispongono di una tavolozza completa delle
emozioni, avranno la possibilità di vivere una vita emozionale vivida e intensa.
Anche questo tipo di insegnamento può avvenire nelle interazioni quotidiane con i bambini e a inizio ancor
prima che imparino a parlare.
I pensieri sono diversi da emozioni, sensazioni e immagini perché rappresentano la parte del processo di
esplorazione della mente più legata all’emisfero sinistro del cervello. I pensieri sono ciò su cui riflettiamo,
quello che diciamo noi stessi e il modo in cui narriamo la storia della nostra vita usando il linguaggio. I
bambini possono imparare a prestare attenzione ai pensieri che attraversano la loro mente e a capire che non
devono necessariamente credere a ognuno di essi.
Attraverso il dialogo con se stessi, possono distogliere l’attenzione dai punti del cerchione che li
condizionano negativamente e rivolgerla verso quelli che possono favorire la loro felicità e crescita. Da quel
luogo di consapevolezza, i bambini possono dialogare con se stessi per ricordarsi di altri punti presenti sul
cerchione, di altri pensieri e sentimenti.
Insegnando ai nostri figli come andare alla scoperta delle spie della mente, possiamo aiutarli a riconoscere i
diversi punti del cerchione all’opera dentro di loro e a raggiungere nella propria vita un grado più elevato di
conoscenza di sé e di capacità di controllo.
Notate anche come la percezione degli stimoli da parte del cervello sia un processo completamente integrato.
Il sistema nervoso si estende per tutto il corpo funzionando come una serie di potenti antenne che
interpretano le diverse sensazioni fisiche provenienti dai nostri cinque sensi. A ciò si aggiungono le
immagini elaborate dall’emisfero destro che vengono riunite con le emozioni derivanti sia dall’emisfero
destro stesso sia dal sistema limbico e poi alla fine tutto viene collegato con i pensieri coscienti che hanno
origine nell’emisfero sinistro e le capacità analitiche della parte alta del cervello.
Attenzione però che l’influsso va anche in senso contrario: avere pensieri ostili può far aumentare il nostro
sentimento di rabbia e questo a sua volta, può far tendere i muscoli del nostro corpo.tutti i punti sul cerchione
della ruota possono influenzarsi a vicenda e insieme danno origine al nostro stato mentale. La prossima volta
che avrete qualche minuto di tempo siete in auto con i vostri figli, fate il gioco delle spie ponendo loro
domande che gli stimolino ad andare alla scoperta della propria mente (vedi Pag 119).
Il gioco delle spie risulta essere un ottimo modo per far esercitare i bambini a prestare attenzione al proprio
paesaggio interiore.

STRATEGIA 10: praticare la mindsight (la vista della mente): come tornare al mozzo della propria
ruota della consapevolezza

Quando i bambini si fissano su un determinato insieme di punti della propria ruota della consapevolezza,
dobbiamo aiutarli a spostare l’attenzione affinché possono raggiungere una maggiore integrazione.
A quel punto, saranno in grado di comprendere che non devono restare vittima di sensazioni, immagini,
emozioni e pensieri presenti dentro di loro e potranno, quindi, decidere cosa pensare e provare riguarda le
proprie esperienze. Anche se questo processo non viene naturale i bambini, è possibile insegnare loro
facilmente come riportare l’attenzione al mozzo della propria ruota della consapevolezza, fornendo loro
strumenti e strategie per calmarsi e realizzare l’integrazione tra diversi desideri sentimenti.
Aiutando i bambini a ritornare al motto della propria ruota, gli aiutiamo a diventare più concentrati e centrati,
affinché rimangano consapevoli dei molteplici punti sul cerchione che influiscono sulle loro emozioni.
(Vedi esercizio pag. 120: è simile a un training)
Tale tecnica È un modo molto efficace per calmare la mente il corpo. È facile comprendere come un
esercizio di rilassamento come questo, basato sulla comprensione della propria mente, possa essere uno
strumento semplice, ma potente per aiutare un bambino ad affrontare le proprie paure e altre emozioni che lo
turbano. Inoltre, questi esercizi favoriscono l’integrazione.
I bambini sono in grado di imparare a concentrarsi sul proprio respiro fino da un’età di quattro-cinque anni.
Una tecnica efficace è quella di farli distendere supini e poi appoggiarli sul pancino un giocattolo. Si può
chiedere loro di concentrarsi sul giocattolo che hanno sull’addome e di osservare come sale scende mentre
cavalca le onde del respiro.
Non si vuole lasciare intendere che gli esercizi di comprensione della propria mente richiedono
necessariamente di mettersi distesi e di entrare in uno stato meditativo. Uno degli strumenti più efficaci che
potete fornire i vostri figli quando provano ansia o paura, è insegnare loro a visualizzare un luogo in cui si
sentono calmi e tranquilli: sedersi sulla riva di un fiume, dondolarsi sull’amaca,…
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Gli esercizi di mindsight consentono di sopravvivere, ossia di aiutare i bambini a gestire le proprie ansie,
frustrazioni e anche intensi sentimenti di rabbia. Le strategie descritte consentono loro anche di fiorire.
È importante cercare dei modi per aiutare i nostri figli a imparare a prendersi ogni tanto dei momenti di
pausa e tranquillità e a ritrovare nel mozzo della propria ruota la quiete degli abissi. Da qui saranno
maggiormente in grado di sopravvivere alle tempeste che talvolta potrebbero addensarsi dentro di loro e
avranno migliori possibilità di sviluppare appieno le proprie potenzialità emozionali, psicologiche e sociali.

Insegnare al bambino il concetto di integrazione fra le molteplici parti di sè

(Pag. 124-125 —> fumetti da leggere con i bambini)

L’integrazione dentro di noi —> pag. 126-127 (lettura per genitori)

Capitolo 6: Il legame io-noi

Sebbene sia importante fidarsi del corso delle cose ed essere consapevoli che gran parte di ciò che
desideriamo per i nostri figli farà la sua comparsa solo con il tempo, possiamo comunque prepararli e
indirizzarli in modo che diventino bambini, adolescenti e poi adulti pienamente capaci di partecipare alla vita
relazionale e di tenere conto dei sentimenti altrui.
Alcune persone hanno semplicemente dei propri circuiti cerebrali un minor numero di connessioni neurali
deputate all’empatia e alle relazioni.
Proprio come i bambini con difficoltà nella lettura hanno bisogno di fare esercizio per sviluppare le
connessioni corrispondenti nel proprio cervello.
L’incapacità di sentire la sofferenza di un’altra persona è sintomo di una difficoltà mentale, proprio come
può esserlo un disturbo dell’apprendimento: si tratta di un problema di sviluppo, non necessariamente di un
problema caratteriale. Persino i bambini che non sembrano inclini alle relazioni all’empatia possono
imparare cosa significa entrare in relazione con un’altra persona e assumersi la responsabilità che ciò
comporta.
Nella società moderna in continua trasformazione, imparare a passare dal Leo al noi potrebbe essere
fondamentale per la capacità di adattamento dei vostri figli al mondo del futuro. Aiutare i bambini a
diventare membri partecipanti del noi, senza però perdere contatto con l’io individuale, è un compito
impegnativo per qualunque genitore. Ma la felicità il senso di realizzazione scaturiscono proprio dal provare
un senso di legami unione con gli altri, pur mantenendo una propria identità e unicità. Ciò è anche l’essenza
della mindsight, la quale riguarda la capacità di vedere comprendere sia la propria mente sia quella dell’altro;
è la capacità di sviluppare relazioni appaganti, mantenendo allo stesso tempo un sano senso di sè.
Ora desideriamo rivolger è l’attenzione al secondo aspetto della mindsight, Ossia lo sviluppo della capacità
di vedere entrare in sintonia con la mente delle altre persone.tale sintonia dipende dall’empatia, ossia dalla
capacità di riconoscere i sentimenti, i desideri e i punti di vista dell’altro.

INSIGHT (conoscenza profonda di sè) + EMPATIA = MINDSIGHT

In che modo però possiamo incoraggiare i nostri figli a creare un legame con la famiglia, gli amici e il
mondo, senza rinunciare a mantenere e coltivare il proprio senso di sé individuale? Come possiamo aiutarla
imparare la condivisione? La risposta a tali interrogativi emerge dal legame io-noi, che possiamo
comprendere esaminando in primo luogo il modo in cui cervello partecipa alla creazione di relazioni.

Il cervello sociale: fatti per il noi

Il cervello è un organo sociale, fatto per vivere in relazione.esso è predisposto per recepire i segnali
provenienti dall’ambiente sociale, i quali a loro volta influenzano il mondo interiore di una persona. In altre
parole, ciò che avviene tra i cervelli è strettamente collegato con ciò che accade dentro ogni singolo cervello;
il sé e la comunità sono intrinsecamente interconnessi: ogni cervello, infatti, viene modellato
incessantemente dall’interazioni con gli altri. Gli studi sulla felicità e la saggezza inoltre mostrano come un
fattore fondamentale per il benessere psicologico sia dedicare attenzione alle altre persone E perseguire le
proprie passioni affinché ne traggano beneficio anche gli altri, senza quindi concentrarsi esclusivamente sui
propri interessi personali e particolari. L’io scopre senso e felicità grazie all’unione e al senso di
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appartenenza al noi. Come le parti molteplici di ciascun cervello sono fatte per lavorare insieme, così ciascun
cervello è fatto per l’azionarsi con il cervello di ogni persona con cui interagiamo. Integrazione
interpersonale significa promuovere i legami che ci uniscono l’uno all’altro, rispettando e coltivando le
differenze tra di noi.

I neuroni specchio: i riflettori della mente

Non vi è mai capitato di cominciare ad avere sete quando vedete qualcuno bere? Tali reazioni familiari
possono essere compresi alla luce di una delle scoperte recenti più affascinanti nello studio sul cervello: i
neuroni specchio.all’inizio degli anni 90, un gruppo di neuroscienziati italiani era impegnato nello studio del
cervello di un macaco; i ricercatori gli avevano inserito degli elettrodi per monitorare i singoli neuroni.uno
dei ricercatori preso una nocciolina e la mangiò mentre la scimmia lo osservava; in risposta a questa azione
si attiva nella scimmia un motoneurone lo stesso che si era attivato quando l’animale aveva mangiato in
precedenza. I ricercatori scoprirono che la semplice osservazione delle azioni altrui influenzare attivava il
cervello della scimmia.
Per quanto riguarda il cervello umano, i neuroni specchio sono considerati alla base dell’empatia e
potrebbero quindi contribuire allo sviluppo della mindsight.
Un aspetto fondamentale è il fatto che i neuroni specchio rispondono solo a un atto intenzionale,
caratterizzato dalla possibilità di percepirne un certo grado di prevedibilità o finalità. Per esempio, se
qualcuno si limita ad agitare la mano in aria, i neuroni specchio non reagiscono; se invece, la stessa persona
esegue un’azione che può essere prevista sulla base dell’esperienza, come ad esempio bere, i neuroni
specchio capiranno l’intenzione prima che la persona compie effettivamente l’azione.
A livello più semplice, è per questo motivo che ci viene sete quando vediamo qualcun altro vero sbagliamo
quando serviamo lo sbadiglio di un’altra persona.inoltre, potrebbe essere riconducibile ai neuroni specchio il
fatto che talvolta i fratelli minori siano più bravi nello sport: ancor prima che i bambini entrino a far parte di
una squadra, i loro neuroni specchio si sono attivati ciascuna delle centinaia di volte in cui hanno osservato i
fratelli maggiori colpire la palla, calciarla o lanciarla.
A livello più complesso, i neuroni specchio ci aiutano a comprendere la natura della cultura e come
comportamenti condivisi creino un legame fra noi, fra gli amici, tra figlio e genitore, fra coniugi. E ora
compriamo un altro passo. Basandoci su quello che vediamo nell’ambiente circostante, possiamo
rispecchiare non solo le intenzioni comportamentali degli altri, ma anche i loro stati emotivi. In altre parole, i
neuroni specchio possono consentirci non solo di imitare i comportamenti dei nostri simili, ma anche di
entrare in risonanza con i loro stati d’animo. Per tale ragione, questi particolari cellule neuronali potrebbero
essere chiamati anche neuroni spugna: assorbiamo , Infatti, proprio come una spugna, ciò che percepiamo nei
comportamenti e nelle emozioni di un’altra persona.
Assorbiamo gli altri nel nostro modo interiore. Si può capire quindi perché i neuroscienziati definiscono il
cervello organo sociale: il cervello è certamente fatto per la comprensione della propria mente, per vedere
comprendere non solo la nostra, ma anche quella degli altri.siamo predisposti, dal punto di vista biologico, a
vivere in relazione, a comprendere come la pensano gli altri e a influenzarci a vicenda.
Dopo una conversazione un periodo di tempo particolarmente intensi con una persona importante della
nostra vita, il nostro cervello sarà diverso da prima. Ciò perché nessuno di noi vive con una mente
monocefala.

Porre le basi per la capacità di relazione: la creazione di modelli positivi

Per i nostri figli tutto ciò significa che i tipi di relazioni di cui fanno esperienza pongono le basi per il modo
in cui si relazione ranno agli altri per il resto della loro vita. In altre parole, la capacità di una persona di
usare la propria comprensione della mente per diventare parte di un noi e unirsi agli altri si fonda sulla
qualità delle relazioni di attaccamento con coloro che si sono presi cura di lei: genitori, nonni, insegnanti,…
Stando insieme alle persone più importanti per lui, il bambino sviluppa abilità relazionali fondamentali come
la capacità di comunicare e ascoltare in modo efficace, di interpretare le espressioni del viso e comprendere
gli altri segnali non verbali, di condividere e di fare delle rinunce. Ma nelle relazioni, il bambino si forma
anche dei modelli riguardanti l’inserimento nel proprio mondo e il funzionamento dei rapporti interpersonali.
Impara a capire se può avere fiducia nel fatto che gli altri comprendano e soddisfino i suoi bisogni e si sente
in sintonia e protetto e Musuro sufficiente da uscire dal guscio e affrontare qualche rischio.

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Immaginate un neonato; il piccolo nasce pronto per entrare in rapporto con le altre persone, pronto a
collegare ciò che vede negli altri con quello che fa e quello che prova dentro di sì. Ma cosa accade se le
persone che lo accudiscono si sintonizzano solo di rado sui suoi bisogni? In quel caso, la mente del bambino
verrà pervasa inizialmente dalla confusione e dalla frustrazione, senza momenti regolari di intimità e di
sintonia con le persone che lo accudiscono, il bambino potrebbe crescere senza mindsight, senza capire
l’importanza di creare legami con altri.
Un bambino può imparare a cavarsela da solo nello sforzo di venire quanto più possibile il proprio dolore; a
scopo di adattamento, i circuiti emotivi e relazionali del suo cervello possono smettere completamente di
funzionare in assenza della vicinanza e della sintonia di cui avrebbe bisogno.
Se i genitori invece imparano a dimostrare al figlio in modo regolare e prevedibile amore e sintonizzazione il
piccolo svilupperà la mindsight.
Ma non sono solo i genitori a dare origine alle strategie di adattamento per il modo in cui i bambini
considereranno le relazioni; pensate a ciò che i vostri figli imparano dalle relazioni con le diverse persone
che si prendono cura di loro, per esempio l’allenatore se il bambino fa sport, il quale sottolinea l’importanza
del lavoro di squadra del sacrificarsi per i compagni.oppure il compagno di classe che per ogni relazione
attraverso la lente della competizione, considerando gli altri come rivali o avversari.tutte le esperienze
relazionali diversi che un bambino vive predispongono il cervello del bambino stesso a un particolare modo
di percepire il noi. L’intrattenere relazioni fredde con persone essenzialmente distanti, iper critiche o
competitive influisce sulle aspettative che il bambino nutre riguardo alle relazioni, su come si aspetta che
siano.

Prepararsi per il noi: offrire al bambino esperienze che lo aiutino a entrare in rapporto con gli altri

Oltre a dare i nostri figli l’esempio di relazioni positive, dobbiamo prepararli a unirsi agli altri, affinché siano
in grado di diventare parte di un noi. È necessario quindi che i bambini apprendono abilità di mindsight, di
comprensione della mente altrui, come condividere, perdonare, fare delle rinunce e ascoltare.
I bambini non nascono con tali capacità innate, bensì bisogna aiutarli a sviluppare al meglio tali capacità. Lo
stesso discorso si può fare per i bambini timidi; tali bambini hanno difficoltà a rintracciare nuove relazioni e
spesso si isolano dagli altri.
Una buona strategia può essere quella di offrire al figlio ripetutamente delle opportunità per interagire con
altri bambini e comprendere come fare amicizia, senza però fargli mancare il sostegno e conforto quando è
nervoso o intimorito. In tale modo si aiuta un bambino introverso a sviluppare le abilità sociali di cui ha
bisogno.
Dagli studi sulla personalità umana emerge che la timidezza è una caratteristica in larga misura genetica; è
parte del temperamento presente alla nascita.il modo in cui i genitori trattano la timidezza del figlio influisce
notevolmente su come il piccolo affronta questo aspetto della propria personalità e sul grado di timidezza che
mostrerà in futuro.
Il punto è che il modo in cui ci prendiamo cura dei nostri figli a una grande importanza, tanto da poter
influenzare il loro temperamento innato e geneticamente trasmesso.possiamo aiutare i nostri figli a
intrecciare legami con altri e a vivere relazioni significative, offrendo loro incoraggiamento e opportunità che
li aiutino a sviluppare le abilità di mindsight per comprendere gli altri.

Coltivare uno stato mentale all’insegna del sì: aiutare i bambini a essere ricettivi nei confronti delle
relazioni

Se desideriamo preparare i bambini a partecipare in modo sano una relazione, dobbiamo creare il loro uno
stato ricettivo, di apertura in uno stato reattivo, di chiusura. Tramite l’esempio del sì e del no, queste due
diverse reazioni illustrano ciò che intendiamo quando parliamo di reattività contrapposta alla ricettività.
Quando il sistema nervoso è reattivo, si trova di fatto in uno stato di risposta cosiddetto attacco-fuga-blocco,
dal quale è quasi impossibile relazionarsi in modo aperto e premuroso con un’altra persona. Quando l’intera
nostra attenzione è rivolta all’autodifesa, rimaniamo in questo stato mentale reattivo del no, a prescindere da
ciò che facciamo.
Dal tuo punto di aggettivi, nel nostro cervello diventa attivo un diverso insieme di circuiti.la parte
dell’esercizio in cui si deve esclamare si produce, nella maggior parte delle persone, un’esperienza positiva. I
muscoli del volto e delle corde vocali si rilassano e la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca si

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normalizzano e le persone diventano più disponibile a conoscere ciò che l’altro desidera esprimere.in breve,
le persone diventano più ricettive.
Se la reattività emerge dalla parte bassa del cervello e provoca in noi sentimenti di blocco e rabbia,
inducendoci a metterci sulla difensiva, lo Stato ricettivo attiva il sistema di coinvolgimento sociale che si
serve di un insieme diverso di circuiti nella parte alta del cervello, i quali ci portano entrare in relazione con
gli altri, consentendoci di sentirci al sicuro.
Nelle interazioni con i bambini, può essere di grandissima utilità capire se si trovino in uno stato mentale
reattivo o ricettivo.
Spesso, in momenti di reattività, sono molto più efficaci segnali non verbali (come bracci ed espressioni del
viso che indicano comprensione di empatia).
È importante aiutare i nostri figli a diventare col tempo più ricettivi nei confronti delle relazioni e favorire in
loro lo sviluppo delle abilità di mindsight.
A quel punto, la ricettività potrà portare alla risonanza, un congiungimento particolarmente intenso totale,
che consentirà loro di sperimentare la profondità intimità che caratterizzano le relazioni significative. In caso
contrario, i bambini rimarranno spaesati, spinti da un senso di isolamento anziché dal desiderio e dalla
capacità di entrare in rapporto con l’altro.
Un’ultima osservazione: mentre aiutiamo i bambini a diventare più ricettivi nei confronti del rapporto con gli
altri, non dobbiamo dimenticare l’importanza di mantenere anche la loro identità individuale. Per una
ragazzina di 10 anni che fa di tutto per entrare a far parte di un gruppo di compagni dalle intenzioni tutt’altro
che buone, il problema potrebbe non essere una sua insufficiente ricettività nei confronti della creazione di
un noi. La preoccupazione in tale caso potrebbe essere proprio il contrario: ossia che la ragazzina abbia perso
di vista il proprio io e che quindi assecondi ogni richiesta di questo gruppo di bulle.
Ogni relazione sana si basa sulla presenza di persone sane in sintonia l’una con l’altra. Per diventare parte di
un noi che funzioni bene, ogni persona deve quindi mantenere anche la propria individualità.

Aiutate vostro figlio a realizzare l’integrazione fra sé e l’altro


STRATEGIA 11: aumentare l’indice di divertimento familiare: creare occasioni per stare bene
insieme

Talvolta è facile dimenticarsi di stare tutti insieme e divertirsi.eppure noi siamo predisposti geneticamente
non solo a entrare in relazione con gli altri, ma anche al gioco e all’esplorazione. Essere genitori
giocherelloni è uno dei migliori modi per preparare i figli per le relazioni e per incoraggiarli a intrecciare
rapporti con gli altri. Il motivo è che ciò dà ai bambini l’opportunità di vivere esperienze positive con le
persone con cui trascorrono la maggior parte del proprio tempo: i loro genitori.
I bambini hanno bisogno di limiti e di un ambiente strutturato, non che di assumersi la responsabilità del
proprio comportamento, ma pur mantenendo la vostra autorità, non dimenticate di divertirvi insieme ai vostri
figli. Fate dei giochi insieme e raccontarti delle barzellette. Interessatevi a ciò che piace ai vostri figli.
La ragione è semplice: ogni esperienza piacevole spassosa e i bambini compiono quando sono in famiglia
opportunità di comprendere cosa significhi intrattenere una relazione affettuosa, stimolandoli a intrecciare
altre relazioni analoghe. Ciò è dovuto in parte a una sostanza chimica presente nel cervello chiamata
dopamina che è un neurotrasmettitore, ossia rende possibile la comunicazione tra le cellule del cervello.
Ciò significa che, tutte le attività che fate insieme i vostri figli, portano alla consolidazione dei legami tra di
voi: queste esperienze insegnano ai bambini che le relazioni sono gratificanti e appaganti, sono momenti di
autoaffermazione. Un’altra attività divertente da fare con tutta la famiglia sono i giochi di improvvisazione.
Il concetto di fondo è affine a quello impiegato dagli attori che improvvisano sulla base dei suggerimenti del
pubblico. Giochi attività come queste non solo tengono alto l’indice di divertimento familiare, ma danno ai
bambini la possibilità di fare pratica nell’essere ricettivi nei confronti delle pieghe inaspettate che la vita può
presentare. La spontaneità e la creatività sono abilità importanti, inoltre anche la novità da impulso alla
dopamina.
Il principio dell’indice di divertimento si applica anche all’esperienze che coinvolgono i rapporti tra i vostri
figli.
Quindi, se desiderate che fra i vostri bambini si sviluppi un forte legame a lungo termine, comportatevi come
se ci fosse un’equazione matematica, in cui la quantità di divertimento che hanno insieme deve essere
maggiore della conflittualità esistente tra di loro. Se riuscirete ad aumentare l’altra parte dell’equazione,
dando loro l’opportunità di fare insieme attività che producano emozioni e ricordi positivi, creerete dei forti

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legami tra di loro e preparerete il terreno per una relazione che ha ottime possibilità di restare solida per tutta
la vita.
Infine, potete usare il divertimento e persino dei comportamenti buffi, per cambiare lo stato mentale dei
vostri figli, quando si arenano su sentimenti di rabbia o atteggiamenti provocatori.
A volte, non saranno dell’umore giusto per vedervi fare i giocherelloni o i buffoni: siate ricettivi, quindi, nei
confronti dei segnali che i bambini vi inviano.

STRATEGIA 12: dal Conflitto alla sintonia: insegnare i bambini a tenere a mente il noi anche quando
litigano

Forse ci auguriamo di poter in qualche modo aiutare i nostri figli a evitare ogni tipo di conflitto ma di fatto
non è possibile. Le reazioni comportano anche discussioni e disaccordi.possiamo però insegnare i bambini
alcune abilità fondamentali di mindsight, di percezione e comprensione della mente, affinché sappiano
gestire il conflitto in modi adeguati e costruttivi e rispondere in maniera appropriata quando nell’interazione
con gli altri le cose non vanno nel verso giusto. Ogni nuovo diverbio è più di una semplice difficoltà cui
sopravvivere: rappresenta infatti unulteriore opportunità per fornire i bambini insegnamenti importanti
affinché possano fiorire in questo caso a livello relazionale.
Gestire bene un conflitto non è facile, nemmeno per gli adulti e quindi non possiamo aspettarci troppo dai
nostri figli. Di seguito sono descritte però, alcune abilità semplici che possiamo insegnare loro e che
aiuteranno tutti noi a sopravvivere ai singoli scontri e io nostri bambini esprimere le proprie potenzialità.
Vediamo allora di questa abilità per lo sviluppo della mindsight:

- vedere con gli occhi dell’altro: aiutare i bambini a rendersi conto che esistono punti di vista diversi
dei propri.

Vedere le cose dal punto di vista di un’altra persona può essere difficile per ognuno di noi; vediamo solo
quello che possiamo vedere e spesso solo quello che vogliamo vedere. Non è per nulla facile insegnare
questa capacità i bambini, soprattutto nel bel mezzo di una lite infuocata; se noi stessi però riusciamo a
rimanere consapevoli di ciò che stiamo dicendo, avremo più possibilità di trasmettere l’insegnamento che
desideriamo.
Se riusciamo a rimanere calmi e consapevoli di ciò che desideriamo insegnare, potremmo avere un approccio
leggermente diverso la conversazione. Prima di tutto, potremmo voler dimostrare interesse per i sentimenti di
nostro figlio e questo indurrà la bambina a stare meno sulla difensiva, predisponendola a considerare il
problema. Ponendo domande sui sentimenti di un’altra persona, sul perché l’altro abbia reagito in un certo
modo, possiamo favorire lo sviluppo dell’empatia dei nostri bambini.

- andare oltre le parole: insegnare la comunicazione non verbale e la sintonizzazione sugli stati
d’animo degli altri

È importante insegnare i nostri figli a prestare attenzione a quello che dicono le persone: ascolta le sue
parole. Ma un aspetto altrettanto fondamentale delle relazioni è la capacità di andare oltre le parole e di
prestare ascolto a ciò che non viene detto.
I segnali non verbali a volte dicono persino più delle parole e quindi è importante aiutare i bambini a usare
l’emisfero destro per sviluppare l’abilità di comprendere ciò che gli altri comunicano, senza nemmeno aprire
la bocca. Con il sistema dei neuroni specchio già funzionante, tutto ciò di cui hanno bisogno i bambini è
quello di essere aiutati da noi a rendere esplicito ciò che i neuroni specchio stanno comunicando.
Aiutando vostro figlio a compiere queste semplici osservazioni, potenzierete le sue abilità di mindsight.

- riparazione: insegnare i bambini a sistemare le cose dopo un litigio.


Conosciamo l’importanza di scusarsi e insegniamo i nostri figli a farlo, ma i bambini hanno anche bisogno di
sapere che talvolta le scuse sono solo l’inizio perché a volte dovranno compiere altri passi per porre rimedio
agli sbagli che hanno commesso.
La situazione potrebbe richiedere un intervento diretto e specifico: riparare o sostituire un giocattolo rotto
oppure aiutare a rifare una costruzione con i cubi. Oppure potrebbe essere necessaria una risposta di tipo

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maggiormente relazionale, per esempio fare un disegno da regalare a un’altra persona; il punto è che state
aiutando i vostri figli a manifestare atti di amore e pentimento che dimostrino che hanno pensato ai
sentimenti dell’altro e che desiderano trovare il modo di ricucire la relazione.
Ciò si ricollega direttamente alle due strategie appena descritte, riguardanti l’empatia e la sintonizzazione sui
sentimenti degli altri. Per desiderare di sistemare davvero le cose, il bambino deve comprendere come si
senta l’altra persona e perché stia male.
A quel punto, ci saranno maggiori probabilità di un esito positivo quando il genitore chiederà al proprio
figlio: se fossi tu al suo posto il tuo giocattolo preferito fosse rotto, cosa ti aiuterebbe a sentirti meglio? Ogni
nuovo passo verso la considerazione dei sentimenti dell’altro crea connessioni più forti nei circuiti
relazionali del cervello. Quando apriamo un varco nell’atteggiamento difensivo dei nostri figli e nella loro
riluttanza ad assumersi le proprie responsabilità, possiamo aiutarli a riflettere sulle persone a cui hanno fatto
del male e a impegnarsi per una riconciliazione.
Inoltre, e sottolineando l’importanza delle abilità di sintonia nel conflitto, che i genitori possono aiutare il
bambino a continuare a progredire verso l’acquisizione delle capacità di considerare i sentimenti degli altri.
L’elemento fondamentale è aprire la lente della mindsight, Affinché sia possibile conoscere il modo di
percepire il mondo interiore di ciascun bambino. La mindsight consente ai bambini di cogliere l’importanza
della vita interiore costituita da pensieri ed emozioni. Senza questo tipo di sviluppo nelle interazioni il
comportamento rimane a un livello superficiale come se le interazioni stesse fossero qualcosa da sbrigare in
modo automatico senza riflettere. I genitori possono usare i momenti difficili per attivare i circuiti di
riflessione del figlio che consentono la visione dei nostri mondi interiori condivisi.
La mindsight, consentendoci di comprendere la nostra mente e quella degli altri, costituisce la base
dell’intelligenza emotiva e di quella sociale; consente ai bambini di imparare che sono parte di un mondo più
ampio di relazioni, in cui le emozioni sono importanti i rapporti interpersonali sono fonte di senso,
gratificazione e divertimento.

Insegnare al bambino a realizzare l’integrazione tra sé e l’altro

Fumetti da leggere con i bambini —> 151-152

L’integrazione dentro di noi per i genitori: vedi Pag 153-154.

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