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Storia contemporanea, 10-05-2021

2° Lezione Foucault

 Questa citazione è nelle pagine di apertura dell’opera “Le parole e le cose:


Un’archeologia delle scienze umane” , in cui Foucault dice che l’ispirazione
per questo libro è venuta dal racconto di Borges sulla famosa enciclopedia
cinese. Un enciclopedia inesistente in cui gli animali venivano classificati nella
maniera che segue: Appartenenti all’imperatore, imbalsamati, addomesticati
ecc.

Questa è una classificazione in cui l’apparente criterio d’ordine afferisce a un


criterio di ordinamento che per noi è possibile da identificare, cioè non
sapremmo dire in base a quale criterio possiamo dire che nella stessa
categoria un animale può essere distinto dall’altro in quanto è o sirena o
favoloso; è una lista il cui gioco letterario consiste nello spiazzarci un po', nel
mettere un po' di disordine tra una serie di cose che diamo per scontato
quando classifichiamo il mondo.
Con questo gioco letterario Borges sta spiazzando le nostre abitudini mentali
per dimostrarci che sono solo abitudini mentali; Foucault sta aprendo un libro
sulla storia della cultura europea con questa citazione perché quello che
intende fare con questo libro di storia della cultura è esattamente quello che
Borges fa in questo passo, cioè spiazzare le nostre abitudini di pensiero.

 Foucault qui cerca di portare in filosofia, attraverso una disciplina come la


storia del pensiero, una pratica di spiazzamento del nostro punto di vista che
deriva dall’arte, dai movimenti all’avanguardistica del primo 900’. Nella slide
vediamo una ruota al contrario su uno sgabello che ci allude alla possibilità di
un’utilità, oppure un ferro da stiro con dei chiodi, intitolato “regalo”.
 Nel retroterra di pensiero foucaultiano ci sono sullo sfondo dei lavori condotti
sull’ambito della storia della scienza, durante gli anni 60’.

 Durante questi anni 60’ escono alcune opere di Foucault, nello stesso periodo
in cui Canguilhem parlava di Normale e Patologico e Kuhn di rivoluzioni
scientifiche e paradigmi, il filosofo scrive questi testi che hanno a che fare con
le scienze umane, con la follia, con la medicina.

La storia della follia nell’età classica , pubblicato nel 1961, (Con età classica si
intende il 1600 e il 1700), è la storia del trattamento e della riflessione sulla
follia in quel periodo. Poi c’è la Nascita della clinica (1963) che è la nascita
dello sguardo medico, quindi l’evoluzione della medicina moderna a partire
dalle istituzioni dell’ospedale moderno e infine abbiamo Le parole e le cose
(1966), il libro più teoretico di Foucault, in cui si indagano le scienze umane a
partire dal rinascimento.

Comunque si sta sempre ragionando sui saperi che si esercitano e traducono


in pratiche che riguardano l’essere umano nella sua vita biologica, nel suo
statuto di essere che può diventare malato, folle.

 Quello che a Foucault interessa indagare è “L’esperienza fondamentale, nella


quale la cultura mette in gioco i valori che sono propri”, lui la chiama
l’esperienza della sragione, cerca di indagare una certa esperienza culturale
specifica di quell’epoca classica che ha a che fare con la ragione e la sua
negazione dicotomica, con l’ordine concepito secondo quell’idea di
matematica universale che si stava affermando, e qualcosa che , invece, dalle
storie della ragione Europea, viene rimosso dalla memoria ma che, secondo
Foucault, è connesso a quello che stava accadendo in quel periodo, cioè
l’edificazione della nuova ragione Europea.
 Cosa accade in quell’epoca? In un’epoca in cui c’è il discorso sul metodo di
Cartesio, nella quale la nuova scienza sta facendo i suoi progressi, in cui
l’intero sapere si sta ristrutturando secondo nuovi criteri, accade quello che
Foucault chiama il grande internamento.

La metafora da ricordare è che nei luoghi che un tempo erano i lebbrosari,


cioè le istituzioni in cui si rinchiudevano le persone affetta da lebbra, in
maniera abbastanza repentina, in questi luoghi di esclusione totale, di punto
in bianco con grande rapidità si iniziano ad internare, cioè a mettere fuori
dallo sguardo e dalla vita quotidiana delle città europee, tutta una serie di
figure che noi potremmo dire essere malati mentali, ma che per Foucault non
sono dei matti, ma li definisce con i nomi che ritroviamo nella slide
soprastante, tra costoro non ci sono solo persone che noi possiamo definire
malati di menti, ma anche i poveri, i vagabondi.

Insomma tutti quelli di cui ci si voleva sbarazzare perché non socialmente


bene accettai vengono inseriti lì dentro, ma Foucault cerca di capire cosa
abbiano in comune tutte queste persone del 700-800, cerca di capire
l’esperienza culturale dietro il gesto dell’internamento. Questa esperienza è
quella della sragione, intesa come la negazione di tutto ciò che andava
affermandosi come razionalità in quell’epoca, una razionalità che era un
insieme di razionalità scientifica, di contabilità delle passioni di un certo
genere, di utilitaria gestione ecc.
 In Parole e Le cose scrive che ciò che gli interessa studiare sono gli episteme
che si sono succedute in queste epoche di cui sta parlando, quindi dal 500 a
noi. Il suo intento è ricostruire un regione mediana che offre l’ordine nel suo
essere stesso, vuole indagare i modi di essere dell’ordine, che sono anteriori
alle parole, alle percezioni e ai gesti, queste modalità più salde, arcaiche e
meno dubbie; vuole portare alla luce non le cose che hanno detto e fatto,
come in una banale dossologia, cioè la storia delle opinioni, ma vuole
arrivare a dirci qual è quel modo di fondo di pensare il mondo che ha
permesso a qualcosa come la biologia o qualcosa come il grande
internamento dell’epoca precedente, di essere pensabile e agibile.
 Qui c’è un richiamo un po' ironico alla nozione kantiana di A priori, in Kant si
parla di a priori come quelle forme che costituiscono la condizione di
possibilità dell’esperienza umana del mondo, o meglio dell’esperienza che del
mondo fanno gli esseri finiti. Ma nel chiamarli a priori storici Foucault dice che
le condizioni delle possibilità dell’esperienza che a lui interessa studiare non
sono possibilità universali e necessarie ma sono storicamente mutevoli e
contingenti delle pratiche.

C’è quindi un eco ironico del trascendentale kantiano, Foucault vuole studiare
le condizioni di possibilità dell’esperienza del mondo, che sono storiche,
mutano e con il vedere mutare di queste condizioni storiche dell’esperienza
rendiamo contingente anche il nostro stesso pensare.
In Foucault l’idea di studiare qualcosa che muta con la storia ma che è
comunque un a priori non del tutto incompatibile con quello di cui Kant aveva
parlato, condizioni di possibilità storiche dell’esperienza del mondo.
 La discontinuità significa che, secondo Foucault, il mondo si organizzava in
modi
diversi: Nel rinascimento il mondo era un gioco di somiglianze,
corrispondenze, rispecchiamenti tra macrocosmo e microcosmo; nell’età
classica sorge l’epoca a della matematizzazione del mondo, del segno; infine,
nell’epoca moderna tutto cambia, non avremmo più la storia naturale, la
grammatica, ma avremmo la biologia moderna, l’economia moderna.

Tutto questo per dirci che noi pensiamo all’essere umano e al suo mondo in
queste modalità che sono diverse rispetto a quelle delle due epoche
precedenti, le episteme sono cambiate.
 Si potrebbe ipotizzare che ci sia stata un’influenza della filosofia del linguaggio
ordinario su queste formulazioni foucaultiane, in particolare su quelle
dell’altro suo testo metodologico, “L’archeologia del sapere”, in cui ripropone
un gioco ironico di tipo metodologico per esplicitare il suo modo di fare
archeologia e storia della cultura, e se ne uscirà con una serie di terminologie
Wittgensteiniane, in cui parlerà di enunciati, di formazioni e pratiche
discorsive. L’idea in questi scritti è quella di fornire una terminologia e
metodologia che permette di indagare i midi in cui ragioniamo, in cui
ragionavano gli uomini del passato.
 È come se Foucault ci dicesse che l’indagine storica che vuole fare, che chiama
archeologia, è basata sull’indagine della costituzione correlativa del soggetto
e dell’oggetto, cioè vuole sì far vedere come cambia il sapere nella storia e
come cambiano i modi con cui ordiniamo il mondo, ma cosa significa studiare
il modo in cui cambia il pensiero umano?

Significa studiare in un certo momento storico chi può parlare e cosa deve
essere chi parla per poter parlare nel modo in cui parla, ad esempio cosa
significa essere un medico in un certo momento, in quale istituzione, a partire
da quali modi di legittimazione sociale del discorso che il medico sta andando
a fare sarà possibile proporre un discorso medico…

 In Francia, in questo periodo, si pubblicavano testi come quelli riportati sopra


la slide, c’era la “Ecole des Annales” che ha prodotto la cosiddetta storia della
civiltà materiale, in cui gli storici smettevano di fare solo la storia delle
battaglie e dell’avvicendamento dei re, e quindi la grande storia delle nazioni
epiche dei governanti di una società, e si mettevano a studiare cosa mangiava
la gente, gli alimenti che avevano a disposizione, le possibili razioni, le
tecnologie di navigazione che avevano a disposizione. Si inizia a fare storia con
un approccio materialistico e quantitativo, nella convezione che non si possa
capire il passato solamente guardando l’avvicendarsi dei grandi avvenimenti
storici. Foucault dice di fare lo stesso ma per la storia della cultura.
 Foucault, insieme a Deleuze, è uno dei grandi responsabili della cosiddetta
denazificazione di Nietzsche, filosofo assimilato dal Nazional Socialismo, che
viene denazificato grazie all’edizione critica di Colli Montinari e grazie al
lavoro filosofico di Deleuze e Foucault, che lo fecero diventare il filosofo della
loro sinistra, rivoluzionario e radicale.

Deleuze nel 1968 pubblica “Nietzsche e la filosofia” che è un manifesto


filosofico radicale di sinistra, Foucault, invece, il lavoro su Nietsche lo fa
lavorando sulla questione della genealogia.

L’archeologia è quel metodo singolare ma è connesso a ciò che Nietsche ha


fatto nella genealogia della morale. Per Foucault Nietsche è il primo grande
filosofo che ha capito che la verità cambia, che dobbiamo capire il modo in cui
la materialità umana e il potere influenza le cose che pensiamo, senza però
rinchiuderci in grande teorie totalizzanti dell’essere umano, del potere, della
giustizia.
 Wittgenstein riteneva che non ci fosse il bene, cerano tanti usi della parola
bene nella vita quotidiana molto diversi tra loro, imparentati in qualche
modo, ma non c’è il bene in quanto essenza unica e platonica. Qui Foucault
attribuisce a Nietzsche qualcosa di simile ma lo attribuisce attraverso la
storicità delle cose, afferma che le cose sono senza essenza, dunque non c’è la
storia della verità, del bene; se quest’essenza può essere ritrovata lo capiremo
a posteriori.

 In questo saggio Foucault , “L’ordine del discorso”, propone che la storia


genealogica alla Nietsche è per Nietsche il rovesciamento, consapevole o
volontario, delle tre storiografie di cui lo stesso Nietsche ci aveva parlato
nell’inattuale sulla storia, in cui da giovane disse che c’era un eccesso di
storia nella nostra epoca, per cui si storicizza tutto e a furia di fare ciò la vita
scompare.
Per Nietzsche la storia può essere utile, quindi avere un senso per la vita, in
queste tre forme: La monumentale, quella che ci fa andare al passato per
trovare esempi di grandezza, l’antiquaria, quella che preserva e venera, che
va a trovare i nostri antenati e mostra pietas verso la nostra storia, e infine la
storia critica, cioè quella dell’illuminismo, quella del presente che trascina sul
banco degli imputati il passato, lo giudica, lo condanna per le sue ingiuste alla
luce delle ragioni che oggi abbiamo raggiunto, dunque il progresso.

Foucault dice di prendere queste tre forme della storia che Nietsche aveva
proposto da giovane e per capire cos’è la genealogia dobbiamo rovesciarle
tutte e tre, il genealogista non cerca i monumenti ma li abbatte, non cerca
delle continuità ma ci fa vedere come tutte le continuità sono illusione, non
cerca di andare ad usare la ragione superiore dell’oggi per criticare il passato
ma piuttosto prende sul passato per decostruire la ragione che no abbiamo
creduto formarci oggi.

 Nell’introduzione dell’Uso dei piaceri Foucault ci propone un’idea del senso


della storia che è improntata a quanto detto prima ma la riformula in un
modo interessante.
Si chiede cosa sia l’Attività filosofica: lavoro critico del pensiero su se stesso,
ma cos’è questo lavoro critico? La prova modificatrice di sé, cioè attraverso
la storia noi modifichiamo noi stessi, del gioco della verità, che è il corpo
vivo della filosofia, se questo è ancora oggi ciò che era un tempo, cioè un
ascesi, un esercizio di se nel pensiero, una prassi, un esercizio di
modificazione di se stessi, un esercizio di se stessi.

“Un esercizio filosofico […] diverso”: La sintesi più puntuale di tutto il


percorso storico-metodologico di Foucault.

 Tutte queste forme, possono essere viste, i questa genealogia che stiamo
disegnando, come ridefinizioni del compito della critica. Lo stesso Deleuze, in
“Nietsche e la filosofia”, arriva a sostenere che la genealogia Nietzschiana sia
la vera realizzazione della critica kantiana.
 Intorno agli anni 70’ Foucault scrive sulla prigione, sul potere psichiatrico ecc.
Ci troviamo nell’epoca dell’anti psichiatria, cioè una critica ad alcuni
meccanismi di potere intrinseci all’esercizio della psichiatria, è il concetto di
Labelling, che Foucault non usa, cioè di definizione, di etichettatura. In quegli
anni ci si chiede cosa significa definire qualcuno come malato mentale, questa
definizione vuole essere sì descrittiva, ma nel momento in cui descrive
etichettando qualcuno come qualcosa, non lo starà già facendo diventare quel
qualcosa, non lo starà ad esempio escludendo socialmente, non c’è insomma
il rischio, dietro questa psichiatria che crede e promette di curare, si
nascondano delle gerarchie di potere?

È un’epoca in cui anche la distinzione tra sanità e follia può essere messa in
questione, quantomeno nelle sue superfici istituzionali, dove il potere rischia
di manifestarsi; ci troviamo in un epoca in cui c’è quasi una mistica della follia,
dell’ispirazione.
 Nel libro “Io, Pierre Riviere” Foucault scava nell’archivi e scopre che c’è un
parricida, meno che trent’enne, che aveva ucciso il padre, in un’epoca in cui,
uccidere il padre significava uccidere un’autorità, il potere. Accade che viene
arrestato, parte il processo, è un caso di cronaca nera però trasportato nel 19°
secolo. Ci sono i giudici, medici che vengono cambiati per dare un consulto
sullo stat0 mentale di Pierre Riviere, ma la cosa interessante è che costui ha
scritto una memoria in cui ha raccontato tutta la vicenda, e Foucault decide di
pubblicare questa memoria, il punto è che fa riemergere un discorso che noi
rischiamo di non vedere e non vedendolo accettiamo altri discorsi, la
riemersione di questo discorso sommerrso deve produrre degli effetti in ciò
che noi pensiamo e facciamo oggi.

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