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Cioè, chi fa filosofia deve prendere posizione su un determinato tema in modo informato,
sintetico e concreto? Il filosofò può parlare per qualcun altro?
C’è l’idea di fondo che io per gli altri possa parlare e mettere in discussione quest’idea
equivale a mettere in discussione la filosofia stessa.
Ma ciò non è in accordo con il pensiero del pensiero del filosofo Michel Foucault. Ciò si
evince in una sua opera denominata:
Essa è una raccolta di interviste degli anni 70’, in cui Foucault intraprende dei
dialoghi con alcune persone dell’epoca come Deleuze.
In particolare il dialogo con lui si intitola “Gli intellettuali e il potere”. Deleuze
riteneva che Foucault abbia rivelato alla nostra coscienza attuale una verità
fondamentale: ossia che ciascuno parla per sé.
Ma, secondo Deleuze, la differenza tra quello che faceva lui e quello che avrebbe
fatto l’intellettuale tradizionale è che Foucault andava a prendere la madre del
detenuto, la portava in radio e permetteva lei di parlare, per descrivere la
condizione di una madre di un detenuto di 20 anni in un carcere francese.
Deleuze afferma che questo è quello che cambia tutto, poiché Foucault non sta
parlando per il detenuto o per la madre, ma sta cercando di far riemergere un
sapere assoggettato
cioè un discorso che era stato coperto, silenziato o inserito nelle maglie di altri
discorsi che lo modificano, dunque avviene così una riemersione di una verità
specifica. Questo è un grande cambiamento della funzione dell’intellettuale e del
filosofo, che qui è come se ci stesse dicendo “ Io non posso parlare per un altro”.
Nasce in Francia nel 1926 e muore a Parigi nel 1984. È stato un autore eclettico, un
intellettuale pubblico. Era un critico e teorico letterario, uno storico delle idee e
della scienza, lui non avrebbe usato queste parole, ma avrebbe parlato di un’
“archeologia del sapere e di una genealogia”. Possiamo comunque definirlo come
uno storico della scienza, delle istituzioni, dello stato.
Una parte del discorso alla fine approderà alla concezione che ( e in questo si affila
al discorso del perfezionismo) la pratica filosofica e l’attività politica hanno a che
fare anche con il praticare e inventarsi nuovi stili di vita, cosa che dovrà fare anche
il filosofo stesso.
3. Possiamo individuare 3 direttrici di fondo all’interno del pensiero
Foucaultiano:
a. La prima direttrice ha a che fare con una certa concezione della storia della cultura
umana; il perfezionismo di Foucault è già presente negli anni 60’-70’; in quanto
riflette e pratica la storia in un certo modo, cioè fa vedere come:
Foucault vuole far vedere come uno smette di pensarsi a come si pensava, e si
pensa, quando ci sono delle grandi fratture storiche, con criteri completamente
diversi.
Magari noi guardiamo quel passato e crediamo che tutta quella società sia una
grande unità ma in realtà i programmi di verità, i discorsi non sono mai unitari e
sintetici, sono sempre diversi, a posteriori noi li mettiamo insieme.
L’idea è che fai storia, guardi il passato, innanzitutto per far vedere come nel
passato si pensava in modi molteplici e differenti dal nostro, è quasi un’attività di
spiazzamento andare a studiare il passato, questo per farci capire che infondo tutte
le cose che diamo per scontato non lo sono poi così tanto.
Abbiamo un avvicinamento con il concetto di forma di vita di Wittgenstein che
aveva un’idea di forma di vita come di reazioni naturali, invece, Foucault dice che le
forme di vita variano e la storia serve a farci capire come la nostra stessa forma di
vita sia singolare e contingente, non onnipervasiva e necessaria .
b. “Contestualismo e Plasticità” (Queste comunque sia non sono parole del filosofo).
Noi, infatti, ritenevamo che il sapere si elabora in modo teorico e a un certo punto si
applica nella prassi, quindi ciò che è nell’intelletto poi è nell’azione; infatti
ritenevamo che il potere e il sapere abbiano un rapporto dialettico, nel senso che si
contrastano.
Ma per Foucault sapere e potere sono intricati nelle reti di ogni società, non c’è
sapere che possa emergere se non all’interno di un reticolo di potere, non sono
uno da una parte e uno da un’altra.
Al centro poi troviamo i soggetti, cioè le persone concrete in carne d’ossa, che
vengono influenzate, da quelli che lui chiama sapere e potere.
Per cui tutte queste cose in cui noi ci troviamo a vivere, che ci fanno essere in un
modo rispetto all’altro, dipendono anche dai modi in cui siamo in relazione con le
istituzioni e con le partiche socialmente condivise.
Foucault infatti afferma che non sa più cosa sia la natura umana, poiché noi ci
muoviamo e agiamo in modi troppo intricati nelle reti di sapere e potere delle
nostre società. Perciò dovremmo mettere un attimo da parte questa natura e
andare ad analizzare come funzionano i saperi e i poteri nella nostra società, come
essi influenzano ciò che noi siamo.
c. L’ultimo Foucault, quello degli anni 80’, vuole ragionare su come cambiare queste
prassi e per farlo cerca dei possibili esempi nella filosofia degli antichi greci; studia
la filosofia antica e cerca di capire cosa essa può dirci, per lui essa è un tentativo di
reinterpretare le pratiche di vita e quelle filosofiche.
In questa fase finale Foucault scopre un nuovo modo di concepire l’etica basato
sulle pratiche quotidiane, un nuovo modo di concepire la filosofia come pratica di
vita quotidiana, come pratica di “soggettivazione”, di stile di vita.
4. Queste sono le modalità con cui possiamo vedere il perfezionismo di
Foucault:
Negli anni 70 l’aspetto perfezionista di Foucault è che facendoci vedere quali sono i
meccanismi di potere della nostra società ce li rivela, ma non a livello antropologico-
generale ma quotidiano, e una volta che ce li mostra allora si potrà agire.
Questo è il perfezionismo politico, cioè il dire cosa possiamo fare per cambiare
rispetto a una condizione in cui viviamo ora.
Tornando a una questione storica qui il perfezionismo sta nel fatto che la storia è un
esercizio spirituale, sta nel vedere come il rapporto con il passato ha la finalità di
scalzarmi da ciò che sono, facendomi essere diverso da quello che sono come
individuo e società.