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CAMPIONAMENTO ED ELABORAZIONE DEL SUONO

DISPENSA 1

PREMESSA
Negli ultimi anni con la diffusione del PC e di internet la musica ha smesso di essere legata
indissolubilmente al proprio supporto (cassette, CD, mini disc, vinile) per diventare un
normalissimo file, che può essere facilmente fruito ed elaborato con qualsiasi computer casalingo.
In particolare sono stati messia punto formati audio compressi che consentono di ridurre i file
musicali, per loro natura molto pesanti, a dimensioni tali da trasmetterne la trasmissione via internet
Un formato audio non è altro che un'insieme di istruzioni che ne caratterizzano il campionamento
digitale, la descrizione e la modalità di ascolto. Ciascun formato possiede caratteristiche precise,
che lo rendono più o meno adatto ad uno scopo piuttosto che a un altro.

ACUSTICA
L’acustica è una disciplina nata in Grecia per spiegare i fenomeni musicali.
Nel corso dei secoli, essa ha perso questa connotazione particolare per assumerne una molto più
ampia: è diventata, cioè, una vera e propria branca della fisica che si occupa di tutti i fenomeni in
qualche modo correlati con il suono (dalla sua natura, alla sua produzione, alla sua propagazione in
un mezzo, alle modalità con cui esso viene percepito dall’apparato uditivo umano).
Perché è fondamentale introdurre l’acustica in un corso che si occupa fondamentalmente di audio
digitale? Il sistema digitale di rappresentazione che utilizza una sequenza di cifre binarie (0 e 1),
può rappresentare qualsiasi tipo di informazione (testo, immagini, suoni). Il passo preliminare è
l’individuazione di volta in volta delle grandezze che verranno discretizzate nella digitalizzazione.
La determinazione di tali grandezze nel caso dell’audio digitale richiede lo studio dell’acustica, la
scienza dei suoni. Non è negli scopi del corso approfondire delle nozioni di acustica. Ci limiteremo
a illustrare quegli aspetti che saranno utili per la comprensione della digitalizzazione e trattamento
del suono e la sua eventuale compressione nei vari formati per lo scambio e trasmissione nel Web.

IL SUONO
Una prima definizione che possiamo dare di quello che noi percepiamo come suono è che si tratta di
onde meccaniche che trasportano energia lontano dalla sorgente sonora, che un oggetto in
vibrazione.
Un suono, affinché si possa propagare ha bisogno di un mezzo che lo trasporti, l'aria è uno di questi
in quanto le sue particelle si trasmettono l'un l'altra la vibrazione generata dalla sorgente sonora e la

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propagano nello spazio. Questo significa che qualsiasi mezzo, solido, liquido o gassoso che sia, è in
grado di trasportare il suono, influendo sulla sua velocità a seconda della sua densità.
Ciò che viaggia non è quindi del materiale, ma un segnale.
Tutto ha origine dalla vibrazione di un oggetto o di una sua parte (come nel caso della punta di un
diapason) Il disturbo provocato nell’ambiente circostante da tale vibrazione comincia a propagarsi
lontano dalla sorgente in tutte le direzioni (un caso visibile è quello delle onde sull’acqua).
Questo disturbo o segnale pone in vibrazione ogni oggetto che si trova sulla sua traiettoria.
Tra gli oggetti che si possono trovare sulla traiettoria di un’onda acustica ve ne può essere uno
speciale: il timpano dell’orecchio. Inizia un processo complicatissimo, che da un segnale acustico
porta al riconoscimento della voce di una persona nota, alla comprensione di una frase enunciata,
all’identificazione di uno strumento musicale, addirittura all’identificazione dell’esecutore.
La presenza di un mezzo materiale, come nel nostro caso l’aria, è fondamentale per la propagazione
del suono. Infatti se come caso limite ci trovassimo nel vuoto più completo le onde sonore non si
propagherebbero e non giungerebbero mai al nostro orecchio.

LA PRODUZIONE DEL SUONO


All’origine di un suono vi è sempre una vibrazione. Tutte le sorgenti sonore (incluse quelle
musicali) vibrano (l’ancia di un fagotto, la colonna d’aria di un flauto, la corda di una chitarra): ogni
vibrazione completa è detta ciclo. Facciamo riferimento al movimento di una corda fissata alle due
estremità (fig.). La corda parte da una posizione A (dove si trova a riposo), indicata anche dallo 0, e
si muove verso una direzione. Raggiunta di partenza (punto B), la corda ritorna verso la posizione
di partenza A. Riprende quindi il cammino in direzione opposta alla precedente, raggiungendo la
massima distanza nel punto C. Infine, ritorna verso la posizione A, e tutto ricomincia. Ogni segnale
sonoro comprende molti di questi cicli.

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La rappresentazione grafica più semplice del ciclo del suono è l’onda sinusoidale (fig.)

Nell’immagine soprastante è raffigurata un’onda sinusoidale in un sistema di riferimento in cui


l’asse orizzontale rappresenta la variabile Tempo mentre l’asse verticale rappresenta la variabile
Ampiezza.
L’onda sinusoidale, deriva da un movimento oscillatorio periodico, cioè che si ripete in modo
eguale a uguali intervalli di tempo, di un corpo elastico ideale, inesistente nella realtà, in quanto
senza spessore e egualmente elastico in ogni suo punto.
Nella figura chiaramente si vede la natura periodica (ripetitiva) dell’onda stessa, infatti possiamo
distinguere il suo periodo (ciclo) (indicato dalla quantità P).
In ogni ciclo, inoltre, possiamo individuare un’altra importante caratteristica detta Fase. Essa è
suddivisa in fase negativa e fase positiva, come si evince dalla figura. Dal punto di vista della
percezione, la Fase, non ha nessuna influenza ma in alcune situazioni pratiche essa gioca un ruolo
determinante come ad esempio nelle registrazioni audio. Ad esempio può capitare con due
microfoni posti a diversa distanza da una sorgente sonora. In tale circostanza il microfono più
distante riceve con un certo ritardo magari di pochi millisecondi, ma quanto basta a provocare il
rischio di una differenza di fase tra due onde della stessa frequenza che ha come conseguenza
l’annullamento delle due onde. Per questo motivo i microfoni e altri apparecchi hanno un pulsante
che serve ad invertire la polarità delle connessioni elettriche, cosa che provoca l’inversione di fase
del segnale audio.

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IL SUONO E LE SUE CARATTERISTICHE
Qualunque suono semplice o complesso è descritto da tre diverse caratteristiche percettive:
l’altezza, l’intensità e il timbro. Poiché queste sono determinate dalla sensazione dell’ascoltatore,
per misurarle in modo esatto a queste caratteristiche corrispondono rispettivamente a tre grandezze
fisiche: frequenza, ampiezza e timbro.

Parametro percettivo Parametro fisico Cosa percepiamo


ALTEZZA Frequenza Note musicali differenti
INTENSITA’ Ampiezza Volume del suono
TIMBRO Forma dell’onda Sorgente sonora

LA FREQUENZA, OVVERO L’ALTEZZA DEL SUONO


Le oscillazioni di un corpo elastico, ovvero le variazioni di pressione dell’aria da questo generate,
possono essere più o meno veloci. Oltre che dalla tensione e dal calibro, la loro velocità dipende in
gran parte dalla lunghezza del corpo elastico stesso: a parità di forza applicata, quanto più corto è il
corpo elastico, tanto più veloci sono le sue oscillazioni.
La frequenza di un suono dipende dal numero di cicli completi che la sorgente compie in un
secondo e si misura in Hertz (Hz).
Un’onda di frequenza 100 Hz è un onda che compie 100 cicli completi di oscillazione in un
secondo.
Dalla frequenza dell’onda sonora dipende l’Altezza di un suono, quella caratteristica che ci fa dire
“questo è un la acuto, questo è un re grave”, in parole povere la sua intonazione. Ad esempio
qualsiasi onda di frequenza 440 Hz, qualunque sia la sua forma, il corpo elastico che l’ha prodotta e
la forza che ha messo in movimento il corpo elastico, si manifesterà al nostro udito come un La3
(nella notazione italiana. (La4 nella notazione scientifica dell’altezza). Maggiore è la frequenza
dell’onda, maggiore è l’altezza del suono. Minore è la frequenza minore è l’altezza.
Ad ogni salto di ottava verso l’alto corrisponde un raddoppio della frequenza, mentre a un salto di
ottava verso il basso corrisponde un dimezzamento della frequenza.
A3 (4) = 440 Hz
A4 (5) = 880 Hz
A2 (3) = 220 Hz
Ecc.
infrasuoni: frequenze inferiori ai 16 Hz
ultrasuoni: frequenze superiori ai 20.000 Hz

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L’ottava, quindi, corrisponde a un rapporto di frequenza 2:1. La cosa ha una precisa corrispondenza
fisica: dividendo una corda a metà, si ottiene l’8va superiore (corde più corte producono frequenze
più alte in base al loro rapporto).
Allora, qual è il rapporto che equivale a un semitono nel sistema temperato?
Bene, si tratta di dividere il rapporto 2:1 (l’ottava) in 12 parti uguali, ognuna corrispondente a un
semitono. Il risultato è la radice dodicesima di 2:

12
2
ovvero 1,0594631 (approssimato).
Quindi data una nota qualsiasi A, la frequenza della nota B un semitono sopra A è pari
approssimativamente alla frequenza di A x 1,0594631. Se preferite le scale discendenti, allora la
frequenza della nota C un semitono sotto A è all’incirca pari alla frequenza di A: 1,0594631.
Esempio:
La3= 440 Hz 440 Hz x 1,0594631 = 466,163764 Hz = La# 3
La3= 440 Hz 440 Hz : 1,0594631 = 415,304 Hz = Lab3
Per calcolare le vibrazioni di altri suoni, più distanti di un semitono dal suono base, bisognerà:
1. calcolare quanti semitoni vi sono tra due suoni;
2. elevare 1,0594631 a potenza con esponente pari al numero di semitoni contati prima;
3. moltiplicare/dividere le vibrazioni del suono base per il numero ottenuto.
Il tempo impiegato da un’onda a compiere un ciclo completo di oscillazione abbiamo già detto che
si chiama Periodo e si misura in secondi.
La distanza percorsa da un’onda in un periodo si chiama Lunghezza d’onda e si misura in metri.
Come calcolare il periodo dell’onda di una data frequenza?
Indicando la frequenza in Hz con la lettera f e il periodo con lettera T, che sta per tempo (in
1 1
secondi) segniamo la seguenti formule: T = f= .
f T
Usando queste formule possiamo calcolare per esempio il periodo dell’onda La3 di 440 Hz, che è
pari a 1/440 = 0,00227 secondi, oppure la frequenza di un’onda avente un periodo di 0,5 secondi,
pari a 1/0,05 = 20 Hz.
v
Infine con la seguente formula λ = dove v indica la velocità di propagazione del suono e
f
calcoliamo la lunghezza, indicata con λ (lambda) di un onda.

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Volendo dunque sapere quanto è lunga l’onda di 440 Hz e sapendo che la velocità del suono
nell’aria a livello del mare e a 20° è di 343 metri al secondo, facciamo la seguente operazione:
343/440 = 0,78 metri.

La figura sottostante rappresenta onde sinusoidali di diversa frequenza.

La gamma delle frequenze udite dall'orecchio umano va da un minimo di circa 16 - 20 Hz ad un


massimo di circa 20.000 Hz, con un'approssimazione che varia da persona a persona.
Da 20 a 500 Hz Bassi
Da 500 a 8.000 Hz Medi
Da 8.000 a 20.000 Hz alti
Il punto percettivo ottimale si situa nell'intervallo che va dai 40 ai 5000 Hz.
Esistono però anche frequenze inferiori o superiori allo spettro udibile:

L’INENSITÀ, OVVERO LA FORZA DEL SUONO


Per ampiezza si intende la maggiore o minore energia vibratoria che un suono trasporta al nostro
orecchio.
L’intensità è la qualità che distingue i suoni in deboli e forti. Si spiega con la diversa forza con cui i
corpi sonori vengono eccitati e con la distanza dell’ascoltatore dalla fonte sonora; acusticamente,
dipende dalla ampiezza delle vibrazioni.
Ampiezza, dinamica, intensità e volume sembrano essere 4 termini per la stessa cosa. In realtà non
sono equivalenti. Li possiamo sempre usare, ma facciamo un po' di chiarezza.

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Ampiezza è il termine della fisica acustica per misurare lo scostamento massimo dell'onda dalla
linea di zero (che è l'assenza di suono). Si misura in decibel (decimi di Bel; abbr. dB). Il  decibel  è  
forse   la   misura   più   usata   in   acustica,   esso   esprime   secondo   una   scala   logaritmica   in   base   10,   il  
rapporto  fra  due  grandezze  omogenee.  
Quindi il decibel si può considerare una misura relativa, non dipende infatti da una sola grandezza
ma dal rapporto di due grandezze omogenee. Tuttavia ci sono certi casi in cui tale misura si può
immaginare assoluta. Questo avviene quando al denominatore si pone una misura stabilita per
convenzione internazionale. Un esempio di misura assoluta in decibel è quella dell’intensità sonora,
che convenzionalmente è espressa in riferimento alla soglia di udibilità.
La tabella sottostante indica alcuni riferimenti per l’intensità in musica.

• Dinamica è il termine musicale con la ben nota scala ppp - fff. A differenza dell'ampiezza, è
relativa al contesto: il fff di un violino solo è diverso da quello dell'orchestra; il fff dello stesso
strumento può essere diverso anche nel corso dello stesso brano.

• Intensità è un termine generico che può indicare la dinamica, ma anche altre cose (suona con
grande intensità non significa che suona forte) Volume viene usato comunemente, ma è un
termine tipicamente elettrico e presuppone una manopola da girare.

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FORMA DELL’ONDA (TIMBRO)
In natura, i suoni sono generalmente di tipo complesso, cioè, consiste di più frequenze sommate in
un’onda. I suoni puri sono riproducibili solo con un oscillatore in maniera sintetica. Ciò che
permette di distinguere un suono da un altro, a parità di frequenza e ampiezza, è il parametro
denominato forma dell’onda. La forma dell’onda è ciò che caratterizza il modo in cui una specifica
sorgente vibra, permettendo quindi di identificare l’origine del suono. Il parametro percettivo che
meglio corrisponde alla forma d’onda è il timbro, cioè quell’elemento che consente di distinguere
tra un la3 (frequenza 440Hz) di intensità 40 dB suonato da una chitarra o da un pianoforte.

In realtà, come si è già accennato un suono è un fenomeno periodico molto più complesso della
semplice onda sinusoidale.
Così se si guarda la forma d’onda associata, per esempio, a una singola nota emessa da una chitarra,
si può osservare un andamento periodico, ma molto più complesso rispetto alla semplice onda
sinusoidale.

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Questa teoria fu dimostrata agli inizi del 1800, dal matematico francese Joseph Fourier. Egli è
l’autore del metodo matematico noto come Trasformata di Fourier.
L’analisi di un suono secondo la teoria di Fourier permette di evidenziare in un segnale molti aspetti
relativi alla natura del suono. Per fare qualche esempio, è possibile accertare la differenza tra suoni
musicali e non, la natura del timbro, le caratteristiche di un rumore, e così via.
Il dato fondamentale di questo discorso è che l’analisi di un suono complesso è riconducibile a
quella delle componenti che lo costituiscono. Tra queste componenti, quella a frequenza più bassa è
la fondamentale e da l’intonazione al suono; le altre, se sono dotate di una frequenza multipla della
fondamentale sono dette armoniche, altrimenti parziali
Il timbro dello strumento viene caratterizzato dall’ampiezza delle successive armoniche. Il modo
più semplice per rappresentare il timbro è mediante i cosiddetti spettrogrammi, in cui l’ampiezza di
ciascun componente del suono viene riportata in funzione della frequenza (dominio della
frequenza). In questo modo si ha un’analisi completa e molto chiara dello spettro del suono, cioè
della sua composizione armonica.
Un altro parametro fondamentale nel determinare le caratteristiche peculiari del suono di uno
strumento è l’inviluppo, cioè il modo in cui il suono si evolve nel tempo. Si possono distinguere
quattro fasi (transitori): attacco, decadimento, sostegno e rilascio. L’attacco (attack) rappresenta il
tempo necessario al suono per arrivare alla massima ampiezza; il decadimento (decay) rappresenta
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il tempo necessario per raggiungere un valore di ampiezza costane; l’intervallo di tempo in cui
questa ampiezza costante viene mantenuta prende il nome di sostegno (sustain); il rilascio (release),
infine, è il tempo che occorre per raggiungere l’ampiezza finale, solitamente nulla.

Fonti bibliografiche:
M. Mattioli – M. Matteuzzi: Fare musica con il PC (ed. Hoepli)
V. Lombardo – A. Valle: Audio e multimedia (ed. Apogeo)
S. Leoni – P. A. Rossi: Manuale di acustica e teoria del suono (ed. Rugginenti)
M. Colombo: MP3 e musica digitale (ed. J. Book)
F. D’Ambrosio – A. De Marco: Audio digtale tutti i formati…. (ed. FAG Milano)

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