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Giuseppe Parini nasce il 23 maggio del 1729 a Bosisio in Brianza.

A causa delle difficoltà economiche che


deve affrontare la famiglia, a prendersi cura di lui, dall’età di dieci anni, è una vecchissima prozia, che lo
accoglie a Milano e muore nel 1741, lasciandogli una rendita di cui il giovane può usufruire solo a patto di
ordinarsi sacerdote.

L’esordio poetico è nel 1752, con Alcune poesie di Ripano Eupilino: 94 testi di vario argomento e tono. Il
successo riscosso dai versi, permette al poeta di essere accolto, nel 1753, nell’accademia di Trasformati,
uno dei più rinomati centri culturali di Milano, intriso del nuovo spirito illuminista, seppur stemperato in un
progressismo moderato e pragmatico. L’anno successivo, conclusi ormai gli studi e presi gli ordini, Parini
viene introdotto negli ambienti della nobiltà intellettuale milanese e, in particolare, diventa precettore
presso il duca Serbelloni dove, come nel caso dell’accademia, si sente l’entusiasmo per l’Illuminismo e dove
può osservare da una posizione privilegiata la decadenza dell’aristocrazia settecentesca e le sue vanità.

L’esperienza nella casa del Duca si protrae fino al 1762 e, solo un anno più tardi, ispira Il Mattino, seguito,
nel 1765, da Il Mezzogiorno: due pometti con cui l’autore racconta i vizi della nobiltà parassita e corrotta. Il
prestigio che viene dalla pubblicazione delle due opere fa sì che Parini possa accedere a diversi incarichi
pubblici, capaci di sottrarlo alle difficoltà economiche che lo hanno sempre osteggiato.

Parini, l'interlocutore ideale per l'amministrazione austriaca


Del resto la sua mentalità progressista, ma sempre fedele alla tradizione, ne fanno l’interlocutore ideale per
l’amministrazione austrica che, sotto la guida dell’illuminata Maria Teresa, era desiderosa di riforme al
passo coi tempi.

Nel frattempo la produzione poetica pariniana si arricchisce di numerosissimi testi sparsi raccolti poi sotto il
titolo di Odi. Una prima versione esce nel 1791 e una seconda edizione nel ’75.

I dissidi di fronte alla Rivoluzione francese


Nel 1789 scoppia la Rivoluzione francese e Parini reagisce in modo ambivalente agli eventi: da una parte
confida nella realizzazione più sana dei principi sociali illuministici, dall’altra è preoccupato dai possibili
eccessi del movimento rivoluzionario, preoccupazione che prevale alle notizie delle repressioni e delle
stragi che accompagnano gli scontri. Pure, l’autore accetta gli incarichi che i francesi gli affidano quando
occupano Milano nel 1796, salvo poi essere allontanato a causa del suo moderatismo e dalla volontà di
difendere l’autonomia della città a dispetto del nuovo dominio.

La fine dell'attività poetica e le opere incompiute di Parini


In questo periodo si conclude anche la sua attività poetica e l’autore lascia incompiute le due parti mancanti
de Il Giorno (Il Vespro e La Notte) il poema in quattro parti pensato nel corso degli anni Settanta come
completamento e rielaborazione de Il Mattino e Il Mezzogiorno.

Nel 1799 gli austriaci tornano a Milano, ma Parini sfugge quasi completamente alle ritorsioni che colpiscono
coloro che avevano collaborato coi francesi. Il poeta si spegne il 15 agosto dello stesso anno e,
immediatamente dopo, e per tutto l’Ottocento, diventa il simbolo del letterato impegnato in senso civile e
morale.
La poetica di Giuseppe Parini
La poetica diParini ha vissuto nel mezzo di tendenze e tradizioni spesso diverse e in contrasto tra loro,
accettando l’influenza di ognuna senza farsi ingabbiare né dalle une né dalle altre. L’autore, ad esempio,
riesce a denunciare l’oscurantismo della Chiesa e dei religiosi, respingendo, al tempo stesso, le posizioni
atee e materialiste di certi pensatori francesi; può criticare i vizi e l’inutilità dell’aristocrazia e lavorare con
convinzione dentro l’amministrazione dell’Impero austroungarico; riesce a operare nelle strutture sociali
della nobiltà per riportarle a un autentico prestigio e a diffidare di qualsiasi iniziativa che provenga dal
basso.

L'ideologia di Parini
In sostanza, pertanto, potremmo dire che l’ideologia pariniana ruota attorno al desiderio di trasformare nel
profondo i contenuti senza alterare le fondamenta letterarie e sociali vigenti al tempo.

Proprio per questa ragione l’autore non ha mai riconosciuto l’importanza della borghesia e la sua funzione
di rinnovamento, pur essendo capace di capire e sostenere la validità della scienza contro i pregiudizi.

Pure, il poeta prova insofferenza nei confronti degli eccessi utilitaristici dell’Illuminismo e lo dimostra,
soprattutto sul piano letterario, rilevando come la poesia non possa ridursi ai soli fini dell’utilità sociale, ma
debba trovare sempre un equilibrio tra l’impegno civile e la bellezza.

Curiosità
Parini lasciò i suoi manoscritti ai nipoti che però li misero all'asta mentre altri
andarono dispersi. Riuscirono ad arrivare fino a noi grazie ad un allievo fedele,
Francesco Reina, che ne acquistò una parte riuscendo poi a realizzare un'edizione
integrale delle opere di Parini. Solo nel 1910 arrivarono finalmente alla Biblioteca
Ambrosiana di Milano dove si trovano tutt'oggi.

Giuseppe Parini: le opere più importanti


La gloria di Giuseppe Parini è associata soprattutto a due opere: le Odi, e Il Giorno.

Le Odi
Odi: le tre fasi

La composizione delle Odi abbraccia un periodo che va dal 1757 al 1795, all’interno del quale è possibile
intercettare tre fasi compositive:

Prima fase (1757-1770): questo momento è caratterizzato da temi sociali e civili come si evince, ad
esempio, da La salubrità dell’aria che, composta nel 1759, si fonda sulla contrapposizione città-campagna e
sull’esaltazione della vita agreste, mostrando, inoltre, una denuncia rivolta alla civiltà moderna come
trionfo dell’individualismo e come perdita di ogni prospettiva comune.
Seconda fase (1777-1785): Parini si concentra sulla funzione sociale della cultura e dell’educazione, dopo
aver preannunciato questo interesse nel 1764 con L’educazione, dove aveva proposto un modello
educativo impegnato e aristocratico, fondato sul valore delle doti individuali e della giustizia, sotto la guida
della ragione.

Terza fase (1787-1795): si distingue per il ripiegamento malinconico e nostalgico sui motivi dell’interiorità
esistenziale. Il tema amoroso, in particolare, diventa la ragione del rimpianto per la vita che passa e per la
giovinezza ormai lontana, ma anche il risarcimento per la delusione ideale e civile.

Il giorno
La struttura e la critica del mondo aristocratico

Il Giorno, come già detto, è un poema incompiuto che Parini scrive in endecasillabi sciolti, all’incrocio tra il
genere satirico e quello didascalico. Delle quattro parti di cui è comporta l’opera l’autore ne pubblica due
quando è ancora in vita: Il Mattino (1763) e Il Mezzogiorno (1765), senza mai smettere, nei trentaquattro
anni successivi, di lavorare con dedizione, e a più riprese, alle due parti mancanti: Il Vespro e La Notte.

Oggetto del poema è il racconto della giornata di un giovane di nobile estrazione, scandito in quattro
momenti, che si svolge dal punto di vista del Precettore che gli fa da guida. L’uomo finge di aderire al
mondo del ragazzo, ma il taglio ironico del discorso ci svela come, in realtà, la sua posizione sia critica. Di
fatto la corruzione, i vizi e le meschinità del mondo nobiliare sono al centro di una caricatura radicale e di
una denuncia figlia delle idee illuministe.

Appunti

Il Mattino di Parini: parafrasi

Il Mattino: il racconto inizia con la descrizione dell’alba. Gli uomini comuni si svegliano per andare a
lavorare, mentre il Giovin Signore va a coricarsi, sfinito dalla notta passata tra giochi e teatri. Quando apre
di nuovo gli occhi riceve le visite del maestro di ballo, di canto, di violino, di francese e del sarto che,
volendo essere pagato per il proprio lavoro, viene subito allontanato. Subito dopo il ragazzo viene vestito di
tutto punto dai servi, pettinato da un parrucchiere isterico, ed esce in carrozza per andare dalla Dama.

Il Mezzogiorno: il punto di vista del narratore subisce una mutazione per cui il Precettore, presente
dapprima per suggerire delle azioni al ragazzo, diventa il suo umile cantore. La scena è quella del pranzo
dalla Dama, che permette a Parini di descrivere le futilità e le miserie dell’alta società qui riunita. In questo
contesto s’inserisce la favola mitologica del Piacere inviato sulla terra dagli dèi a distinguere gli uomini
nobili dai plebei. Concluso il pranzo, i nobili si spostano per il caffè mentre davanti al palazzo, attirata
dall’odore del cibo, si raduna una folla di miserabili.

Vespro: di questa parte sono giunti fino a noi trecentocinquanta versi dedicato al racconto di una
passeggiata in carrozza del Giovin Signore e della Dama.
La Notte: dell’ultimo tassello dell’opera restano settecento versi continuati e alcuni frammenti che ci
mostrano il protagonista e la sua amata durante un ricevimento. Qui vengono ritratti vari

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