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L'evento sismico cambiò il corso della storia delle comunità irpine.

I costi
ufficiali della lunga opera di ricostruzione delle case e per l'insediamento delle
aree industriali, nove in totale, ammontano a 150mila miliardi delle vecchie
lire, 75 miliardi di euro, destinati oltre che alla provincia di Avellino a quelle di
Benevento, Salerno, Caserta, Matera, Potenza, Foggia e alla città di Napoli.
Per 41 anni quel terremoto ha costituito un riferimento costantemente
conflittuale se non permanente nel discorso pubblico e in quello socio-
economico nella provincia più colpita, quella di Avellino, confermando in
qualche misura la incompiutezza dei processi messi in moto all'indomani del
sisma. A distanza di decenni, tornano in primo piano alcuni temi che furono al
centro del confronto sul futuro e le prospettive del territorio irpino.

A partire dalla nuova emigrazione che ha prodotto spopolamento e


desertificazione sociale, un fenomeno che investe più in generale tutte le
zone interne del Mezzogiorno: ogni anno due mila persone, soprattutto
giovani, lasciano la provincia di Avellino per andare a lavorare e a studiare
nelle regioni del nord. Dopo il terremoto la popolazione dimunuì
pesantemente visti i diversi morti provocati.

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