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IL BISOGNO DI SAPERE

Ho sempre considerato che la composizione di una tavola debba rendere vivo il percorso di riflessione
che è stato necessario compiere per la sua stesura, così da condividere con i fratelli la logica adottata
per giungere alle conclusioni tratte.
E' in questo modo che mi sono approcciato a ragionare sul tema che mi è stato affidato, cercando di
capire quando si possa affermare che vi è un "bisogno di sapere".
Il concetto di bisogno, di necessità, considerato nella sua assolutezza può essere in contrasto con il
principio di libertà.
Ed infatti la libertà, così come la intendiamo noi massoni, non è necessariamente il contrario di
assenza da costrizioni fisiche o morali, ma è libertà di pensiero senza alcun condizionamento.
Sotto questo profilo la necessità di sapere potrebbe essere intesa quale condizionamento costrittivo,
obbligatorio a sapere.
D’altro canto per sapere si deve intendere conoscenza, quale contrario di ignoranza, di bruta cecità
rispetto a tutto il mondo sensibile e ideale che ci circonda.
In quanto tale l’ignoranza costituisce la base su cui ogni essere umano può essere asservito da una altro
suo simile; anzi è proprio chi non ha mezzi intellettuali propri che volontariamente si affida ad altri per
essere guidato e naturalmente essere sottoposto alla sua mercé.
In questo senso mi sembra di poter dire che il bisogno di sapere è proprio la leva che permette di essere
liberi, di non dover essere assoggettati ad altri.
Il bisogno di sapere è proprio il mezzo per non avere altri bisogni, altre necessità, per aspirare alla
libertà.
Il bisogno, in questo caso non è condizionamento, ma bensì necessità vitale al pari dell’aria, del battito
cardiaco o della luce.
Viene però immediatamente spontaneo chiedersi ove vada diretta questa peculiare necessità.
Nei primi tempi in cui ho iniziato a pormi questa domanda mi è capitato di ripetere con mia figlia lo
studio della civiltà sumera. Questa era una popolazione nomade che, trovatasi in Mesopotamia, una
lingua di terra delimitata dai fiumi Tigri ed Eufrate, vi si era stabilizzata, riconoscendo il potere
dell’acqua nel nutrimento degli animali e nella irrigazione dei campi.
Aveva così inventato vari metodi di coltivazione della terra, per trarne dei frutti, comprendendo la
necessità dei cicli di coltivazione.
Aveva creato dei canali per condurre l’acqua dei fiumi anche nei terreni più lontani; aveva altresì
imparato a costruire degli argini dei fiumi per impedire le inondazioni dei campi e la perdita del
raccolto, in ipotesi di alluvione.
La produzione di raccolti al di sopra delle necessità vitali aveva indotto i Sumeri a mercanteggiare i
prodotti con altri di popoli vicini.
Insomma quelli che erano nomadi avevano creato nel tempo una civiltà con un proprio insediamento
abitativo, un palazzo per il re, uno per il sacerdote, una scuola, un mercato, il tutto protetto da cinta
difensiva.
Le varie fasi della evoluzione di questo popolo avevano avuto origine dalla necessità di migliorare le
proprie condizioni di vita, dal faticoso nomadismo sempre in movimento alla ricerca di cibo e di una
protezione dal freddo.
Dal primo insediamento, la spinta alla conoscenza era stata diretta conseguenza della necessità di
trovare sempre nuove soluzioni per un progressivo consolidamento dello stato di benessere.
Nella fase più evoluta di tale civiltà era stata anche creata una religione, consistente nella adorazione
delle divinità delle acque, del sole , della notte.
La necessità era quella di creare un contatto con quelle forze superiori ritenute divine, che
controllavano l’andamento dei raccolti e dei frutti del loro lavoro.
Il rito sacro al dio delle acque o del sole avrebbe potuto favorire l’esito del raccolto e mitigare le
proprie paure, derivanti dalla mancata conoscenza delle cause delle inondazioni o delle piogge o della
siccità.
Ove regnava l’ignoranza ci si affidava alla fede in un essere superiore che avrebbe potuto rispondere a
tutte le questioni irrisolte.
Da questo approfondimento mi è venuto in mente che una caratteristica del bisogno di sapere è data
dalla sua consequenzialità, nel senso che la conoscenza genera altre necessità di conoscenza, fino ad un
“più infinito”, per usare un termine matematico.
Il motore propulsivo di questa volontà di conoscenza è variegato nel senso che può essere rivolto verso
varie destinazioni.
Sarebbe illusorio pensare che la conoscenza sia sempre diretta verso il bene, verso il benessere e la
felicità dell’uomo.
Basti pensare alle varie scoperte inerenti la scissione dell’atomo e l’uso che si è fatto dell’energia
nucleare: dalla produzione di energia a mezzo di distruzione di massa.
Basti ancora pensare alle scoperte scientifiche nel campo della genetica per la risoluzione di gravi
malattie ed al sottilissimo filo che le separa dall’uso affaristico in campo eugenetico.
E’ il concetto di etica e di morale di ogni preciso momento storico che determina lo spartiacque tra il
bisogno di conoscenza proiettato verso la felicità dell’uomo e le sue derivazioni meramente
utilitaristiche e finalizzate all’arricchimento materiale di pochi, più forti, a danno dei più deboli, che
aumentano sempre di numero.
Ogni scoperta finalizzata al mero accaparramento di ricchezza non porterà a niente di buono.
Mi è capitato di vedere recentemente un documentario – la cui visione consiglio a tutti – realizzato
dall’ambientalista francese Bertrand intitolato Home – Casa – intendendovi per CASA il pianeta
Terra.
A parte la straordinarietà delle immagini, l’autore parte dal presupposto che la vita sulla terra è il
risultato di una complessissima e perfetta armonia di sistema generata dalla luce e dal calore del sole,
dall’acqua, dalla terra e dall’aria; armonia e perfezione che si sono strutturate nel corso di quattro
miliardi di anni.
E’ sensazionale pensare che fino a pochi anni fa la quantità di acqua sulla terra è stata sempre la stessa
che si riproduce attraverso il ciclo di ghiaccio, scioglimento, evaporazione e piogge, o che le specie
animali erano in continuo aumento e proliferazione.
Ebbene, negli ultimi cinquant’anni l’uomo è stato capace di sconvolgere l’ecosistema della terra ,
facendo diminuire la quantità di acqua sulla terra, facendo estinguere migliaia di specie animali,
riducendo la quantità di vegetazione e di ossigeno nell’aria, con la conseguenza che il nostra pianeta, la
nostra casa, è in grave pericolo.
A mio parere non si tratta di un fuori tema rispetto all'argomento principale di questi pensieri, perché
un fattore determinante di questo pericolo planetario è stato proprio il bisogno di conoscenza con le sue
scoperte in campo tecnologico, alimentare, biologico che hanno generato un iper-sfruttamento
dell’agricoltura con conseguente spreco di acqua, con una selvaggia distruzione delle foreste e delle
specie animali, con il quasi totale esaurimento delle risorse minerarie e petrolifere.
Eppure la dilaniazione del pianeta terra è data da una cieca volontà di migliorare, di progredire, ma con
una spinta priva di amore e di rispetto per la nostra stessa umanità per il nostro essere uomo quale
elemento di una armonia universale.
Nello svolgere questa brevissima analisi mi sono reso conto di quanto il messaggio libero-muratorio
riesca a contemperare il bisogno di sapere con il rispetto per sé stessi e per l’intera umanità.
Sin dall’ingresso nel Tempio la frase di Socrate “conosci Te stesso” ha una valenza fondamentale per
essere massone.
L’imperativo “conosci” determina un fondamentale spartiacque tra colui che è animato da desiderio di
conoscenza e che fa ingresso nel Tempio con questo tipo di curiosità e chi rimane indifferente
varcandovi la soglia, che pur tuttavia non dovrebbe varcare.
Permettetemi a proposito di riportarvi una storia indù che ho letto tempo fa:
“ci fu un tempo in cui tutti gli uomini erano dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità che
Brahma – il signore degli dei – decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto, dove
fosse impossibile trovarlo.
Il grande problema fu dunque quello di trovare un nascondiglio.
Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa
seguente: Seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra. Brahama tuttavia rispose : No non basta .
Perché l'uomo scaverà e la ritroverà.
Gli dei allora replicarono: In tal caso gettiamo la divinità nel più profondo degli oceani. E di nuovo
Brahama rispose: No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli oceani e sicuramente un
giorno la ritroverà e la riporterà in superficie.
Gli dei minori conclusero allora: non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere sulla
terra o in mare luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere.
E fu così che Brahma disse: Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo IO
più profondo e segreto, perché è il solo posto , dove non gli verrà mai in mente di cercarla.
A partire da quel tempo – conclude la leggenda , l'uomo ha compiuto il periplo della terra , ha
esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa, che si
trova dentro di lui."
Il compito del massone è proprio quello di ripartire dal sé.
E da questa leggenda si può comprendere in modo assai chiaro quanto sia complessa la indagine del
nostro essere della nostra essenza.
Per tale motivo, caratteristica indispensabile ed innata del massone deve essere la curiosità, il desiderio
di conoscenza, inteso come “bisogno” di percorrere la strada del sapere.
L'iniziazione massonica – secondo Eugenio Bonvicini – è un in - ire, uno scavare in sé stessi per
aspirare ad intuire la Verità , anche se si potranno soltanto intuire flebili barlumi di Luce; ma l'operare
in tale ricerca deve risultare ugualmente appagante, perché giustifica la stessa propria esistenza come
essere umano.
Solo se l'uomo riesce ad esplorare le profondità del suo animo avrà la speranza di conoscere il
trascendente che è in sé, a ri-conoscere la propria divinità per stabilire quel necessario equilibrio e
quella armonia esistente con l'Universo.
La volta celeste, le costellazioni, il sole, la luna, i punti cardinali, la luce, il buio, sono quei
fondamentali strumenti di conoscenza presenti durante i lavori rituali in loggia che ci stimolano a
ricordare la nostra unità nel tutto.
In tale direzione la conoscenza è orientata verso l'idea della Trascendenza divina ed animica dell'uomo,
ma anche alla ricerca del progresso per l'intero consorzio umano, anche sul piano della scienza nelle
sue varie espressioni.
Ed infatti la ricerca della Verità non può meramente essere finalizzata al benessere personale, egoistico
e accaparratore.
Nella strada iniziatica il massone riconosce il proprio fratello quale compagno di viaggio che come lui
persegue la via della Luce secondo un condiviso principio di uguaglianza.
Il massone deve così vincere ogni manifestazione di orgoglio e di pretesa superiorità sugli altri per il
sol fatto di avere conseguito l'iniziazione massonica, che offre soltanto un metodo di ricerca interiore e
non offre un destino privilegiato, né offre alcuna Verità superiore.
La ricerca del vero è perseguita se si affianca ad una grande consapevolezza dei propri limiti e dei
propri vizi da perseguire con la creazione di oscure e profonde prigioni.
Chi ritiene di avere il possesso della Verità , senza essere colto dal dubbio, non può a mio parere,
dichiarare di perseguire il bisogno di conoscenza così come io l'ho inteso, ovvero come un'incessante
ricerca che si autoalimenta e che non si ritiene mai pienamente soddisfatta.
Pertanto, e qui mi sembra di ritornare al punto di partenza ma con un grammo di consapevolezza in più
per sciogliere il dubbio iniziale, il bisogno di conoscenza non solo aspira a sollevarsi dalla bruta
ignoranza ma deve crescere in piena Libertà.
Ogni dogma, credo politico o religioso per la massoneria è liberticida ed impedisce il reale evolversi
della conoscenza; mi viene di rappresentare il bisogno (relativo alla conoscenza) come il Fuoco su cui
si poggia l'Atanor per la preparazione dei metalli, quindi come uno stato di necessità senza il quale non
è possibile aspirare alla Luce, non già come da me dubitato all'inizio, come oscura costrizione.
Senza quel Fuoco che stimola in primo luogo alla ricerca di sé stessi non è concettualmente possibile la
comprensione o meglio , la sperimentazione, della vasta simbologia presente nel Tempio, a partire dal
Tempio stesso.
Mancherebbe la capacità psichica di pensare in termini di simboli, di staccarsi dalla vita quotidiana allo
scopo di fare un lavoro comunitario simbolico. Chi è privo di quel fuoco potrebbe forse vivere bene
nelle Logge, ma la simbologia lo lascerebbe freddo, distaccato.
Per spiegare bene questo distacco il fratello Wieland dice: “anche se cercasse mille anni, un cosiddetto
ricercatore non troverebbe presso di noi nulla che meriti di essere cercato, a meno che egli non porti
seco , fin dal suo primo ingresso nel Tempio, una predisposizione. E questa definisce il carattere
intrinseco e le virtù del vero massone. Senza queste premesse, gli succederà come a colui che compera
un paio di occhiali per poter leggere e si meraviglia non poco quando impara che si dovrebbe già saper
leggere perché gli occhiali servano a qualcosa”.
Nell'uso degli utensili il muratore ha la possibilità di riconoscere i suoi fratelli quali uomini liberi tesi
anch'essi alla ricerca del vero, nella comune consapevolezza della propria appartenenza ad una Catena
d'Unione che non sarà senz'altro tesa alla distruzione, ma alla evoluzione dell'Uomo nel rispetto dei
precetti del Grande Architetto dell'Universo.
Se l'Uomo ed in particolare il Massone nella ricerca di sé stesso riesce a ritrovare la propria
appartenenza al Tutto, così come suggerisce la volta stellata nel Tempio, la sua aspirazione alla
conoscenza non potrà concettualmente essere di sapore esclusivamente egoistico, finalizzato solo ed
esclusivamente al benessere personale. La sua visione Trascendente permette di comprendere che il
benessere, il proprio benessere , la propria felicità può coincidere e può anche dipendere dal benessere
altrui come se si vivesse all'interno di un ecosistema ove tutto ha un fine ed una sua importanza.
Il valore della Fratellanza nell'evoluzione del sapere costituisce pertanto un solidissimo valore
solidaristico, ma è anche un traguardo che si raggiunge tutte le volte in cui ci si riconosce compagni
nella ricerca di sé stessi.
Secondo Ivan Mosca, "...La Massoneria è una istituzione iniziatica che esige il sacrificio dei singoli
componenti, affinché questi si sforzino nella ricerca interiore alla scoperta di sé stessi e alla
costituzione di sé stessi per compiere il lavoro di gruppo...".
L'operatività della Massoneria è fenomenologia di gruppo. Abbandonato l'individualismo , l'energia
accumulata dal gruppo si manifesta nella Catena d'Unione. Da qui viene proiettata in una contesto
cosmico a beneficio dell'Umanità. Perché ciò possa avvenire è indispensabile che i singoli Fratelli non
si limitino ad una adesione intellettuale e formale, ma vivano la FAMIGLIA , penetrandone i simboli e
assumendone il significato come modalità esistenziale.

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