Sei sulla pagina 1di 6

L’INIZIAZIONE SOLARE

Col termine INIZIAZIONE si indica, per un individuo, il momento di un cambiamento


da uno stato ad un altro, quello del passaggio ad un’altra dimensione nella quale il soggetto
diventa INIZIATO, (mi piace immaginare – utilizzando la terminologia informatica - che il
neofita venga inizializzato, resettato), ovvero messo nelle condizioni di poter iniziare un nuovo
processo, un nuovo percorso di vita, di conoscere un mondo nuovo, o lo stesso mondo sotto
nuovi aspetti, per mezzo di una nuova ottica.
In tutte le organizzazioni umane nelle quali avviene o avveniva una iniziazione, tale
processo, normalmente celebrato in modo rituale-simbolico, determina, a carico del
recipiendario, l’opportunità di avvalersi, nel prosieguo, di una serie di informazioni o di nuovi
strumenti che gli permettano un progresso di conoscenza e/o di competenze, normalmente
progressive, fungibili allo scopo che il nuovo contesto cui appartiene si propone.
Tralasciando, per il momento, di rammentare quante organizzazioni umane, nel corso
della storia, hanno utilizzato cerimonie di iniziazione per accogliere al proprio interno nuovi
adepti, e concentrandomi su quanto a noi più strettamente attinente, mi soffermo
sull’importanza ed il valore della iniziazione massonica quale momento determinante per
l’acquisizione di una nuova luce da parte del neofita.
Non esiste un automatismo, né una magia, che consente ad un qualsiasi profano di
diventare all’improvviso un Fratello soltanto grazie alla cerimonia di iniziazione: tale processo
è molto più profondo e lento e necessita, in capo al recipiendario, di un lento avvicinamento
all’Istituzione; durante questo percorso sarà necessario ben preparare il profano,
sensibilizzandolo alla gravità del lavoro che dovrà compiere su sé stesso in modo che giunga
all’iniziazione consapevole del passo che starà per compiere.
La consapevolezza della necessità di un profondo rinnovamento interiore, del duro
V.I.T.R.I.O.L. che gli consentirà di scardinare il proprio EGO per ritrovare il SE’, sarà il punto
di partenza interiore che consentirà al profano, giunto nel Tempio, di lasciarsi travolgere
dall’intensità del rituale e dalla ricchezza dei simboli che per la prima volta avrà modo di
osservare.
Solo con questa tensione emotiva, non vivibile – ripeto - senza un’adeguata e lenta
preparazione, ritengo possibile che il culmine della cerimonia coincida con il momento
dell’effettivo intimo passaggio del bussante dalla condizione profana a quella iniziatica: sarà da
quel momento in poi che, dapprima la passiva e stupefatta osservazione dei simboli, il vivere il
rituale, il ritmo dei lavori di Loggia e poi l’intima e silenziosa elaborazione di queste
informazioni, utili a depurare il proprio EGO, l’Apprendista muoverà i primi passi del suo
percorso iniziatico.
Il neofita dunque non consegue subito l’illuminazione, ma entra in una dimensione che
gli permette di raggiungerla: il contesto in cui egli è approdato è il mezzo che gli permetterà di
perseguire il proprio perfezionamento morale ed intellettuale, perché tale obbiettivo è
impossibile da perseguire in modo autonomo. Nel Tempio infatti il Libero Muratore sgrezza la
propria pietra con la collaborazione degli altri ed ognuno di essi diventa un anello della catena
di fratellanza: come la catena non può esistere senza gli anelli, così gli anelli, presi
singolarmente, non fanno la catena. Come catena ed anelli sono reciprocamente essenziali, così
l’opera di levigazione è, nel contempo, individuale e collettiva.
Sotto l’aspetto assolutamente personale, visto che di iniziazioni massoniche ne ho fatte
due, posso testimoniarvi che, se è vero che nella prima occasione l’emozione mi ha pervaso
completamente lasciando un’impronta indelebile, nella seconda occasione la consapevolezza e
la piena conoscenza di ciò che andavo ad affrontare, mi ha permesso di assaporare pienamente
– da protagonista e non da spettatore – ogni singolo momento della cerimonia: garantisco che è
stata una esperienza davvero unica, alla quale mi sono avvicinato con la piena disponibilità di
spirito di rimettermi in gioco e sgravarmi dalle impurità esogene ed endogene che avevano
causato la necessità e la ricerca di una nuova rinascita.
Alla luce di questa esperienza confermo che l’approccio all’iniziazione non può essere –
scusate il gioco di parole – completamente “al buio”, ma necessita di uno studio profondo e
preventivo degli obbiettivi che si pone.
Nella nostra Obbedienza l'iniziazione dei profani è solare: secondo l’interpretazione che
deriva dalla tradizione esoterica, essa è riservata soltanto alla parte maschile dell'umanità della
quale è considerata principio attivo.
Il rituale recita:
“Fratello, essendo la nostra iniziazione solare, le donne non sono ammesse ai nostri
misteri, tuttavia noi le rispettiamo e le onoriamo. Questi guanti sono destinati a colei che
rappresenta la tua perfetta polarità contraria, cioè quella lunare”;
In questo passaggio l'omaggio che viene tributato dall'elemento attivo maschile a quello
femminile complementare, riconoscendone la necessità ed il valore di integrazione al
completamento, evidenzia precisamente lo scopo del nostro lavoro di Liberi Muratori, che è
quello della perfettibilità umana, nell'ambito della concezione dualistica del mondo, di
derivazione platonica, che individua la necessità, per l’esistenza tutta, di un continuo gioco di
forze opposte, che vicendevolmente si completano per una finalità determinata.
Si tratta, allora, dell'essere e del non essere, dell'essere e del divenire, del finito e
dell'infinito, dell'uomo e dell'universo, del male e del bene, del bianco e del nero del nostro
pavimento a scacchi, dello spirito e della materia: il primo, secondo il pensiero cartesiano,
quale potenza attiva e la seconda quale sostanza amorfa e passiva.
Esaminiamo ora il nostro Tempio, ove ovviamente non manca la raffigurazione simbolica
dell’elemento maschile e di quello femminile.
All’ingresso sono poste due colonne, la BOAZ e la JACHIN; le stesse colonne si trovavano
anche all'ingresso dei templi fenici e di quelli egiziani, sotto forma di steli e di obelischi, e che
sarebbero rappresentate, anche nelle cattedrali romaniche e gotiche, dalle loro doppie torri o
campanili: esse rivestono rispettivamente il significato di stabilità quella di destra, o Jachin, e
di forza quella di sinistra, o Boaz, con riferimento alla durata del Tempio di Salomone nei
secoli.
Nella parte del nostro simbolismo che è di derivazione ermetica (cioè delle dottrine
religiose, scientifiche e filosofiche che gli egiziani attribuivano a Hermes Trimegisto o
Mercurio) la Colonna Boaz è accompagnata dalla rappresentazione di Ercole, simbolo di forza,
opposta al Fratello 1° Sorvegliante, che sovrintende ai Fratelli Compagni e siede all'Occidente;
in corrispondenza, per la Colonna Jachin c'è la raffigurazione di Venere, simboleggiante la
stabilità e la bellezza, opposta al Fratello 2° Sorvegliante, sovraintendente ai Fratelli
Apprendisti e sedente a Mezzogiorno.
Sul lato contrapposto alle Colonne, e cioè all'Oriente, cardine della sistemazione geo-
astronomica del Tempio, si trovano a fronteggiare le due Colonne, secondo la corrispondenza
incrociata della X Platonica, le immagini del Sole e della Luna: il primo, in opposizione a Boaz,
costituisce il Principio attivo e la Ragione che illumina le coscienze; la seconda, in opposizione
a Jachin, rappresenta l'Elemento passivo e lo Spirito di comprensione.
Questa corrispondenza fra il simbolismo delle due Colonne e quello attinente al Sole ed alla
Luna (ambedue astri oggetto di divinizzazione e di antichissimi culti) ha un altro significato più
profondo: le due Colonne infatti, anche per il loro aspetto fallico, come per i richiamati
obelischi egiziani oggetto di culto sacrale solare, vogliono compendiare un altro importante
aspetto dualistico e cioè: la maschilità o l'Eterno Mascolino, per la Colonna Boaz e la
femminilità o l'Eterno Femminino, per la Colonna Jachin.
La Colonna Boaz, simboleggiante la forza e la potenza attiva maschile, trova riscontro e
conferma nella polarità solare, centro di energia vitale, mentre la Colonna Jachin,
simboleggiante la stabilità e la passività femminili, si individua nella polarità lunare.
Questo concetto di polarità contrarie che si fonda sulla correlazione degli opposti, maschile
e femminile, solare e lunare, attivo e passivo, e che può così forse dare una spiegazione del
mistero della nostra esistenza, non è originario della civiltà e della filosofia occidentale, anche
se quella mediterranea l'ha ampiamente studiato e sviluppato: tre secoli avanti Cristo il filosofo
taoista cinese Tung Tschung Chan attribuiva il principio delle polarità contrarie a tutte le
vicende umane, individuandole nei due elementi Yin e Yang: il primo significante l'oscurità
notturna, la ricettività, la femminilità e la materialità passiva, il secondo la luce, la creatività, la
maschilità e le potenze dello spirito.
In alchimia la via umida o lunare sta ad indicare il tratto evolutivo del pensiero in cui la
coscienza è accentrata sull'esperienza fisica e sul soddisfacimento dei suoi bisogni materiali:
ciò determina nell’uomo delle scelte, sì libere ma inconsapevoli perché, oscurando l'aspetto
della coscienza che chiamiamo spirituale, la natura fisico-animale impedisce lo sviluppo delle
qualità mentali connaturate ad una sensibilità sottile. In questo mondo oscuro il pensiero, di per
se sottile, è prigioniero della materia fisica.
La via secca o solare sta invece ad indicare il tratto evolutivo del pensiero in cui prende il
sopravvento la chiarezza mentale che nasce dall'influenza della coscienza sottile. Alla luce
dell'intelligenza l'oscurità interiore si dirada, raggiungendo la limpidezza necessaria a
sopraffare (seccare) le umide pulsioni della natura inferiore. In questo contesto prende vigore il
libero arbitrio, momento in cui la coscienza sottile guida la mente verso decisioni sempre più
ampie ed efficaci.
È scorretto però affermare che la via umida sia di genere femminile, mentre la via secca sia
di genere maschile, perché negli indirizzi interiori il sesso non c'entra.

Il nostro cervello, in entrambi i sessi, è distinto in due emisferi ove il femminino e


mascolino rappresentano le due polarità cerebrali dove è centrata l'attenzione dell'individuo:
 Il lobo destro del cervello è detto lato passivo e femminino, perché esalta nella
personalità l'aspetto introflesso, percettivo e sensibile del pensiero che riceve ed
assimila.
 L'altro, il lobo sinistro, è detto lato attivo e mascolino, perché esalta nella
personalità l'aspetto estroflesso, dinamico e analitico del pensiero che proietta ed
esplora.
Questo vale quindi sia per l’uomo che per la donna. Anche se le tendenze naturali
producono una maggiore attività di una delle due aree cerebrali, le differenze non risulterebbero
così marcate se non fossero accentuate dalla cultura che divide il genere maschile da quello
femminile, secondo criteri sociali artificiosi.
Gli Iniziati si sono sempre interessati al lato alchemico dell'unione tra Uomo e Donna. Ben
sapendo che prima di formare una coppia, dovrebbero completare essi stessi l'unità unificando i
propri aspetti complementari. Per ben sperare in una intesa esterna, l'equilibrio tra mascolino-
femminino deve essere innanzitutto raggiunto in se stessi.
L'atto determinante è quello di focalizzare la mente sulla parte mediana del cervello, che
anticamente è stata simbolizzata con un Terzo Occhio. Un buon sistema, per l'uomo è quello di
sviluppare la propria sensibilità ricettiva (il femminino), mentre la donna dovrebbe sviluppare
la volontà di mantenere costante l'attenzione esplorativa sull'ambiente circostante (il
mascolino).
Poi, se Uomini e Donne riflettessero l'un verso l'altro (creando il cosiddetto speculum
iniziatico) le caratteristiche migliori, s'istruirebbero vicendevolmente sulle diverse virtù, e
procedere assieme avrebbe un significato non ancora raggiunto da alcuna Istituzione iniziatica.
Detto tutto ciò appare evidente che il lavoro muratorio non può prescindere dalla
consapevolezza che la crescita individuale debba svolgersi nel perfetto equilibrio delle due
polarità che, pertanto, dovrebbero manifestarsi all’unisono nel Tempio.
L’esperienza personale mi conferma che i rapporti tra uomini sono generalmente più in
equilibrio e più razionali, ma spesso meno profondi di quelli tra donne, che sono più passionali,
più intimi, ma sicuramente più complicati. Non a caso la relazione tra uomo e donna,
prescindendo dall’aspetto biologico, determina anche l’embrione di un evoluzione intellettuale
più completa.
In forza anche di questa considerazione, ritenendo i precetti dei Landmarks obsoleti e
adeguati soltanto alla realtà sociale del tempo in cui furono posti, altre obbedienze massoniche
hanno accolto le donne nelle loro Logge.
Chi ha avuto l’occasione di prendervi parte testimonia che, nel Tempio, l’apporto della
passionalità e dell’intuito femminile è determinante: le donne hanno spesso dei modi di vedere
le cose in modo sorprendente diverso dagli uomini. Tutto ciò però può avvenire soltanto nel
perfetto ordine della ritualità, al di fuori della quale proprio la loro maggiore istintività e
passionalità genera più facilmente delle problematiche.
Lo stesso Pitagora, tra i primi a riconoscere l’importanza della donna, oltre che come madre
e compagna meravigliosa dell’uomo, quale provvista di grandi capacità iniziatiche, aveva
pensato bene di separare le comunità iniziatiche femminili da quelle maschili.
Assodata pertanto la necessità ideale, ma utopica, di costruire nelle nostre Officine lo
speculum iniziatico, non resta altro che ricercare in noi di sviluppare al meglio la nostra
sensibilità ricettiva, unico modo di giungere all’intuizione, affinché i nostri lavori Libero
Muratori possano coagulare efficacemente i nostri intenti.

Potrebbero piacerti anche