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Le politiche di conciliazione

famiglia –lavoro

Microeconomia - Analisi e politiche


G. Croce
Le politiche di conciliazione famiglia-lavoro
Gli obiettivi:
le politiche di conciliazione sono politiche con le quali si vuole rendere più facile
la conciliazione del lavoro dei genitori con le responsabilità di cura dei figli.
La conciliazione di lavoro e famiglia è particolarmente urgente a causa della
tendenza all’invecchiamento della popolazione, che tende a ridurre
progressivamente l’offerta di lavoro nelle economie avanzate:
breve periodo: aumento della partecipazione delle donne al mercato del
lavoro (aumenta l’offerta di lavoro presente)
lungo periodo: aumento del tasso di fertilità (aumenta l’offerta di lavoro
futura)

È possibile evitare il trade-off tra gli obiettivi di breve e lungo periodo?

Gli strumenti:
◦ Congedi parentali
◦ Servizi all’infanzia sussidiati

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Due tipi di politica della famiglia

Congedi parentali: diritto/obbligo per i genitori che lavorano di assentarsi dal


lavoro alla nascita di un figlio o in presenza di figli piccoli (al di sotto di una certa
età), mantenendo il posto di lavoro e una quota del salario.
Servizi all’infanzia sussidiati: misure che riducono il costo per le famiglie (e/o
aumentano l’offerta e/o migliorano la qualità) dei servizi all’infanzia

Alcune dimensioni rilevanti per l’efficacia di queste politiche:


- obbligatorietà/volontarietà dei congedi
- generosità del congedo (durata, quota di salario pagata)
- coinvolgimento dei padri nella cura dei figli
- disponibilità di servizi di cura e istruzione nell’età prescolare
- regolamentazione degli orari di lavoro: flessibilità, giorni di ferie, part-time

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Giustificazione economica

Come si è detto, l’obiettivo di queste politiche è l’aumento dell’offerta di lavoro.


Qui si presentano le possibili giustificazioni economiche dell’intervento
pubblico in vista di questo obiettivo.

Congedi parentali obbligatori: esternalità positiva della cura dei figli


 la cura dei figli da parte dei genitori genera benefici sociali (migliori membri
adulti della società di domani) maggiori dei benefici privati (limitati alla
famiglia): una buona cura dei figli in tenera età facilita la loro partecipazione e
apprendimento alla scuola negli anni successivi, e quindi migliora le loro
prospettive nel mercato del lavoro; questo implica minori costi futuri a carico
della società per far fronte a bassi salari, occupazione instabile, disoccupazione
di lunga durata.

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Servizi all’infanzia sussidiati: informazione asimmetrica nel mercato
dei servizi all’infanzia

 i genitori hanno scarsa informazione sulla qualità dei servizi offerti e quindi
non sono in grado di valutare la qualità del servizio: questo può causare
problemi di moral hazard o di adverse selection: le imprese del settore
preferiscono offrire una qualità inferiore a quella prevista, fino a lasciare nel
mercato solo quelli di qualità più bassa o a far scomparire il mercato (come nel
caso delle auto usate).
In presenza di esternalità collegate alla cura dei bambini, la cattiva qualità dei
servizi giustifica l’intervento.
Sussidi diretti a servizi di alta qualità permettono ai genitori di accedere a servizi
migliori.

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Italia e Svezia: ampie differenze nella correlazione negativa tra
occupazione femminile e fertilità

Italy Sweden 1965


Tasso di fertilità 1965

Sweden 1995
Italy
1995

Tasso di attività femminile (%)

Total fertility rate = n. medio di figli per donna (stimati in base ai tassi correnti di fertilità per età)

Fonte: Engelhardt and Prskawetz, MPIDR w.p. 52 (2002).


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Fonte: Del Boca e altri, Labour Market Participation of Women and Fertility: the Effect of Social Policies (2014).

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Fonte: Del Boca e altri, Labour Market Participation of Women and Fertility: the Effect of Social Policies (2014).

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Funzione di utilità e vincolo di bilancio del genitore
U=U(c,l) funzione di utilità del genitore (c consumo, l tempo libero)
Ipotesi:
• Il tempo che il genitore dedica al figlio è «tempo libero» (aumenta la sua utilità)
• Lavorare implica la necessità di ricorrere a un servizio per l’infanzia a pagamento: questo può
essere a costo fisso o variabile.
vincolo di bilancio:
senza figli
c=wh+m

costo fisso F vincolo di bilancio:


cura del figlio c=wh+m-F
genitore lavora
a pagamento
costo vincolo di bilancio:
con figli variabile v c=(w-v)h+m

cura del figlio nel vincolo di bilancio:


non lavora
tempo libero c=m

Nel caso di costo fisso il sussidio compensa (in parte o in tutto) il costo F.

Nel caso di costo variabile il sussidio aumenta il salario netto w-v.

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Effetti dei costi dei servizi sull’offerta di lavoro
Costo fisso
il costo è una tassa fissa indipendente dalle ore di utilizzo: riduce il reddito mensile ma non il
salario orario
 effetti sulla partecipazione: con un costo elevato il lavoratore non partecipa
 effetti sulle ore lavorate:
• effetto reddito:

Il sussidio aumenta la partecipazione ma riduce le ore offerte

Costo variabile
si paga un costo per ogni ora di utilizzo effettivo del servizio: riduce il salario orario
 effetti sulla partecipazione:
 effetti sulle ore lavorate:
• effetto sostituzione:
• effetto reddito:

Il sussidio aumenta la partecipazione; aumenta le ore offerte se prevale l’effetto


sostituzione, le riduce se prevale l’effetto reddito
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Servizi per l’infanzia con costo fisso e offerta di lavoro
Graf. a sin: il lavoratore senza figli sceglie le ore di lavoro (punto A). c misura i consumi, l0 il tempo libero totale a
disposizione dell’individuo, la differenza l0-lA le ore di lavoro offerte.
Graf. al centro: il lavoratore con figlio deve scegliere tra non pagare il servizio e, quindi, non lavorare (punto E) e
lavorare pagando il costo (fisso) del servizio, che abbassa la retta di bilancio (punto B): in questo caso sceglie di
lavorare perché la c. di ind. in B è più alta di quella in E (rossa). La riduzione del reddito (al netto del costo) causa
un effetto reddito per il quale il lavoratore aumenta le ore di lavoro (da A a B).
Graf. a destra: in questo caso sceglie di non lavorare perché il costo del servizio abbassa la retta di bilancio al di
sotto della c. di ind. rossa; quindi la c. di ind. in C è più bassa di quella in E (rossa).
Un sussidio ai servizi all’infanzia riduce il costo fisso e sposta in alto la retta di bilancio dei lavoratori con figli:
aumenta la partecipazione (ma si riducono le ore offerte per l’effetto reddito).

c
c c

A A A
B
U0 U0 U0
E E C E
E’

E’
lA l0 lB lA l0 lC lA l0
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Servizi per l’infanzia con costo variabile e offerta di lavoro
Graf. a sin: il lavoratore senza figli sceglie le ore di lavoro (punto A).

Graf. a destra: il lavoratore con figlio che sceglie di lavorare deve pagare un costo per il servizio di cura per
ogni ora di lavoro, quindi il suo salario orario netto si riduce (la retta di bilancio ruota in senso antiorario).
Questo determina un effetto sostituzione che riduce le ore offerte e un effetto reddito che le aumenta (nel
grafico prevale l’effetto sostituzione).

Se il salario netto scende sotto il salario di riserva, il lavoratore sceglie di non lavorare.

Un sussidio ai servizi all’infanzia riduce il costo orario, aumenta il salario netto e fa ruotare la retta di bilancio
in senso orario  aumenta la partecipazione e dà luogo a un effetto di sostituzione che aumenta le ore
offerte un effetto reddito che le riduce: se prevale il primo aumentano le ore offerte (da B ad A).

c c

A A
U0 B U0
E E

lA l0 lA lB l0
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Gli effetti del congedo parentale
Il congedo parentale può essere considerato una forma di sovvenzione alla cura dell’infanzia, che
non consiste in un sussidio a servizi esterni ma nel mantenimento del salario del genitore nelle ore
trascorse con i figli.
Il congedo aumenta l’offerta di lavoro delle donne con figli, poiché riduce i costi di cura dei figli: la
curva di offerta si sposta verso destra.
Ma il congedo riduce la domanda di lavoro rivolta a donne con figli, se l’impresa deve pagare loro il
salario anche per le ore di congedo: la curva di domanda si sposta verso sinistra.
L’effetto finale, quindi, non è nel punto B ma in C: in equilibrio il congedo sicuramente riduce il
salario delle donne mentre il segno dell’effetto sull’occupazione è incerto, ma sarà comunque
ridotto dalla minore domanda.
w Ls1
Ld1
Ls2
Ld2
A
B
C

L
LALC LB
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Effetti sulla fertilità (par. 7.2.3 dell’edizione inglese)
Fin qui abbiamo considerato gli effetti di politiche della famiglia sull’offerta di lavoro,
prendendo la presenza o meno di figli e il loro numero come dato (quindi
indipendente dalle politiche stesse).

Ma le politiche della famiglia possono incidere sulle decisioni relative alla fertilità?

Per rispondere si può utilizzare un modello economico delle decisioni riguardanti il


numero di figli.
Utilità dei genitori: dipende sia dal consumo procapite sia dal numero di figli
Vincolo di bilancio: le possibilità di consumo procapite diminuiscono all’aumentare
del numero di figli
- perché, dato il reddito complessivo dei genitori, la famiglia diventa più numerosa
- ma anche perché un figlio implica costi diretti e indiretti (il costo-opportunità del
lavoro a cui deve rinunciare uno o entrambi i genitori)

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La retta di bilancio è inclinata negativamente perché
Effetto delle politiche di le possibilità di consumo procapite sono funzione
conciliazione sulla fertilità : decrescente del numero di figli.
la scelta del numero di figli La c. di indiff. rappresenta le preferenze della coppia
riguardo alle combinazioni di consumo e numero di
figli.
Il numero preferito di figli è quello che corrisponde al
punto A.
Consumo p.c. con zero figli:
non viene modificato dalle Una politica che riduce il costo di un figlio (poiché
politiche pubbliche riduce il costo dei servizi o il costo-opportunità del
consumo reddito da lavoro perso in quanto facilita la
procapite conciliazione) fa ruotare la retta consumo-figli in
Il consumo p.c. senso antiorario: rende possibile avere più figli a
tende a zero al parità di consumo. La scelta della coppia si sposta in
crescere del n. di B: aumenta il numero di figli.
figli
Effetto reddito: positivo  il maggior reddito
consente di avere più figli (il figlio è un bene
“normale” la cui domanda aumenta con il reddito).
A B Effetto sostituzione: positivo  il minore costo di un
figlio ne fa aumentare il numero preferito.
 il segno dell’effetto sul n. di figli è positivo senza
n. di figli ambiguità

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Un salario delle donne più alto determina un Effetto di un aumento del
aumento del reddito della famiglia ma anche un
più alto costo del figlio (è maggiore il costo-
salario femminile sulla
opportunità cioè il reddito a cui si deve rinunciare fertilità
per il tempo dedicato alla cura del figlio):
l’aumento del salario causa un effetto reddito Il consumo p.c. con zero figli
positivo, che porta a scegliere di avere più figli. è più alto con salario
maggiore
l’aumento del salario aumenta il costo-opportunità consumo
del figlio e causa un effetto sostituzione negativo, procapite
che riduce il numero di figli.
L’effetto netto dipende da quale dei due effetti è
più forte. Nella figura a fianco prevale l’effetto
reddito: il numero di figli aumenta passando da A
a B.

B
Questa analisi è utile per interpretare la A
correlazione tra occupazione femminile e fertilità
su diversi paesi (vedi sotto)!
n. di figli

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Un cambiamento notevole!
Fino al 1985 i dati mostrano una correlazione negativa tra il numero di figli e la partecipazione
al mercato del lavoro delle donne tra paesi: figli e lavoro sembrano scarsamente conciliabili.
Ma da allora la correlazione è diventata positiva.

Total fertility rate = n. medio di figli per donna (stimati in base ai tassi correnti di fertilità per età)

Fonte: Brehm and Engelhardt, Demografic Research 32 (2015).


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Tendenze di lungo periodo
In tutti i paesi: aumento della partecipazione femminile e riduzione dei tassi di fertilità.

Nell’ Europa meridionale: tra 1975 e 1997 la partecipazione aumenta più lentamente
ma la fertilità si riduce in misura molto più ampia

Fonte: Adserà, J Pop Economics (2004).

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Tassi di fertilità e tassi di occupazione femminile
in età adulta (25-54 anni) - 2010
Possibili spiegazioni della
correlazione positiva tra occ. femm.
e fertilità:

a) politiche di conciliazione e
occupazione part-time: più diffuse
nei paesi nordici

b) La maggiore occupazione
femminile aumenta il reddito
tassabile e quindi il gettito dei
contributi che finanziano più ampie
politiche per la famiglia

c) “norme sociali” favorevoli sia


all’occupazione femminile sia alle
politiche di conciliazione più forti
nei paesi nordici

d) effetto reddito: nei paesi dove i


salari femminili sono più alti ci sono
anche più figli (se prevale l’effetto
reddito)
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