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dell’eros
PROSPETTIVE
DI MORALE SESSUALE
SU
A lle fa m ig lie d e l M a s te r in s c ie n z e d e l m a tr im o n io e della fa m ig lia
d e ll’is titu to G io v a n n i P a o lo II
n e lla s u a s p e c ia liz z a z io n e in P a sto ra le fa m ilia r e ,
d a lle q u a li h o i m p a r a to il m e g lio di ciò c h e si tro v a in q u e s to lib ro .
N ote introduttive
J o sé N o r ie g a
R o m a, 8 settem b re 2004
F esta della N atività della B eata V ergine M aria
Parte prima
La vocazione all’amore:
sessualità e felicità
Introduzione
L’interpretazione
del significato delle esperienze
3 Cf. J.J. P érez-S oba, L a experiencia moral, Pubblicazioni della Facoltà di Teo
gia San Dam aso, M adrid 2002.
osse rv ato re di ciò che accade n ell’esp erien za d ’am ore, m a, sp eri
m e ntan d o lo , si trasfo rm a in au ten tico a tto re delle p ro p rie vicissitu
dini. L’esp erien za am o ro sa im plica in se stessa l’attu azio n e am orosa,
sia q u a n d o si accetta, sia q u an d o si rifiuta.
b. N ep p u re è q ualcosa di p u ram en te em otivo, p e r q u an to sia una
m era p u lsio n e o em ozione che, p er la sola in ten sità e ricchezza che
com p o rta, m uove e spinge la p erso n a ad agire. È ce rto che il vissuto
am oro so suscita u n a ricchezza affettiva nella q u ale la p erso n a vive
u n 'esu lta n za singolare. Q u esta ricchezza affettiva ha p e rò un signifi
cato e p u ò essere ap p rez zata e giudicata nella v erità che p o rta con
sé, così che p er essere vissuta in m odo u m a n o richiede il lavoro di
com posizione d ella ragione che giudica della pienezza alla q u ale fa
riferim ento.
N ell’esp erien za d ell’am ore vi è un c o n ta tto asso lu ta m en te origi
nale con u n a re a ltà p erso n ale ch e a ttra e e seduce e che, nel p o rre in
gioco la to talità d ella n o stra p erso n a, in terro g a circa il suo significa
to, reclam an d o u n a risposta di senso che abbia rife rim en to con la
p erso n a e con la su a pienezza. L ’esperienza au ten ticam e n te um ana
reclam a la possibilità di d ar ragione di essa: so lta n to allora è l’esp e
rienza di u n so ggetto personale.
c. N é è q ualcosa di u n ic am en te razionale o cosciente, p e r q u a n
to si possa sp ieg are con i m otivi di sim ilitudine o di convenienza che
le qu alità d ell’altra p erso n a h an n o nei confronti di quelle del sog
getto. L’esp erien za d ell’am o re non si attu a senza qualche ragione,
m a le ragioni che im plica n o n possono p e r sé sole causarla, com e si
p uò v ed e re nel d ram m a di ta n te p erso n e che, d esid e ran d o in n a m o
rarsi e in c o n tran d o m o lte ragioni p e r am are una d e te rm in a ta p e rso
na, non vivono tu ttav ia con lei un im p atto am oroso: non h an n o cioè
u n ’esp erien za d ’am ore. L a novità d ell’affetto è un in g red ien te in
trinseco d ell’esp erienza um ana.
E in o ltre necessario te n e r conto che, benché ci ren d iam o conto
di ciò che accade, tu ttav ia nello stesso te m p o siam o in re a ltà poco
consapevoli di ciò che le n o s tre esperienze co m p o rtan o . È nel tem po
che si d ip a n a la ricchezza u m a n a p ro d o tta da un im p atto del genere:
l’im p atto p ro d o tto dalla m o rte di un am ico può essere «sentito» in
una fo rm a m o lto p o v era nel m o m en to in cui ce la com unicano, forse
perch é la n o stra atten zio n e e ra in quei m o m enti più c o n c en trata in
altre cose, p erò con il p assar del te m p o scopriam o q u an to fosse
pro fo n d o q u esto im p atto e com e ci avesse toccati. L a stessa cosa av
viene di fro n te all’im p atto d ell’attrazio n e am orosa: ciò che siam o ca
paci di sp ieg are è p o co a co n fro n to di ciò che veram en te co m p o rta e
che il tem p o ci va m ostrando. P ercep iam o p e rò qualcosa, intuiam o
un principio di u nità, perch é ci si è rivelato un fine nuovo, in som m o
g rad o a ttraen te, nel q u ale crediam o. L a riduzione esperienziale, che
si basa su ciò che u n o sem plicem ente sente, elim ina un fatto re deci
sivo d elle n o stre esp erienze ed è la fed e in un significato che si in
travede, m a che an c o ra n o n si arriva a cogliere in pieno.
d. L’esp erien za am orosa, in q u an to im p atto della realtà sul so
getto, n o n p u ò ridursi a u n a relazione soggetto-oggetto. S icuram en
te nell’esp erien za dell’am o re si sco p ro n o m olti asp etti della nostra
soggettività che ci era n o p rim a sconosciuti. Q u esta sco p erta è p erò
possibile p erch é la re a ltà in cui ci si im b a tte non è «qualcosa», un og
getto, u n co rp o con d e te rm in a te qualità capaci di eccitare il nostro
organism o, bensì «qualcuno», che nella sua co rp o reità, che tra sp a re
dal suo volto, dai suoi occhi, si rivolge verso di noi e ci g uarda e ci
parla. N ell’esp erien za d ell’am o re si m anifesta l’incontro di due sog
gettività, la relazio n e soggetto-soggetto, irriducibile a u n a m e ra rela
zione soggetto-oggetto.
2. La difficoltà di interpretazione
dell’esperienza dell’amore
In te rp re ta re le esperienze significa situ arle all’in tern o di un q u a
d ro com plessivo di senso. È tu ttav ia necessario te n e r conto del fatto
che q u esto q u a d ro com plessivo non è qualcosa che si po n g a in p re
cedenza, m a va fissandosi poco a poco in ragione delle stesse e sp e
rienze ch e si vivono con il m a tu ra re della persona. In q u esta in te rre
lazione tr a senso g lo bale ed esperienza, sem b ra che si verifichi com e
un circolo vizioso, dal m o m en to che, da u n a p arte, p e r in te rp re ta re
l’esp erien za si re n d e necessario un q u a d ro di insiem e e, da u n ’altra,
q uesto q u a d ro di insiem e si acquisisce p ro p rio in quelle esperienze.
C o m ’è allo ra possibile?
P er co m p ren d ere questa m u tu a influenza occorre te n ere conto di
due nuovi fattori: in prim o luogo, l’in tera esperienza um ana tocca d e
term in ate fibre d ella persona, cioè determ in ate inclinazioni la cui
stru ttu ra e finalità viene d ata originalm ente nella n atu ra stessa. L’e
sperienza della fam e, p er esem pio, può essere in terp reta ta in m olti m o
di, m a tra sm etterà all’uom o sem pre qualcosa di essenziale: la necessità
9 F. E n g e l s , The Origin o f thè Family, Property and thè Saie, International Publi-
shers, New York 1972.
10 F. G i a r d i n i , La rivoluzione sessuale, Paoline, R om a 1974.
11 Cf. W. R e i c h , La rivoluzione sessuale, Feltrinelli, M ilano 1963.
12 Cf. H. M a r c u s e , Eros e civiltà, Einaudi,T orino 1968.
principio u ltim o di riferim ento, così che la cu ltu ra acquisisce un ca
ra tte re di p ansessualism o che finisce col re n d e re ard u a u n ’ad e g u ata
percezio n e d el p o sto della sessualità nella vita u m a n a .13
È così che si p u ò in ten d ere l’ap p arizio n e sul finire del X X seco
lo della «teo ria del genere», secondo la quale la m o d alità relazio n a
le tra le p erso n e n o n s areb b e b asata sul sesso biologico, m a su una
«costruzione» del sesso psicologico che ogni soggetto fa in u n a so
cietà e cu ltu ra d eterm in ate, in u n ’identificazione con le im m agini
ideali che si fan n o degli altri. Il sesso biologico acquista così la con
n otazio n e di q ualcosa di p u ra m e n te n eu tro , plasm abile in differenti
m aniere, sen za alcu n a incidenza sull’id e n tità di gen e re della perso n a,
la quale viene a essere suscettibile di ricevere distinte m o d alità di in
clinazione.14 E ssere uom o o d o n n a non dip e n d e in alcun m o d o dal
sesso, bensì dal m o d o con cui uno desidera situarsi in una d eterm i
n ata società in relazione alla cu ltu ra e all’educazione ricevute.
L a difficoltà che la rivoluzione sessuale ha in co n trato sta e s a tta
m en te n ella ro ttu ra tra la sessualità, da un lato, e il m atrim o n io e la
fecondità d a ll’altro. Q u esta ro ttu ra ne ha inev itab ilm en te c o m p o rta
to un a te rza di u n a gravità en o rm e n el suo vissuto ed è la ro ttu ra d e l
la sessualità nei co n fro n ti della persona: d istaccando la sessualità da
un am b ito di p ro m essa reciproca e dalla sua costitutiva a p e rtu ra al
la vita, se n e è elim inata la dim ensione in trin secam en te personale,
così che ha fin ito p e r essere rid o tta a un oggetto d ’uso. C on ciò, c o
m e ogni oggetto, si re n d e incapace di colm are l’ansia di felicità che
sta all o rigine della sua attività, in m odo che si in tro d u ce una te rrib i
le dinam ica n el suo sviluppo: le esperienze vissute finiscono p e r a n
n oiare n ella lo ro m o n o to n ia, così d iventano necessari stim oli ogni
volta più in ten si p e r in c o n trare in essa la sp erata distensione.
3. Il cammino da seguire
C om e sco p rire allo ra la v erità deH’esperienza d ell’am ore? È qui
che la no v ità della riflessione di G iovanni P ao lo II e la p resa di co
scienza della rilevanza che riveste il desiderio possono aiutarci in
m odo risolutivo.
Fenomenologia
dell’esperienza amorosa
a. D im ensione corporale-sensuale
c. D im ensione personale
d. D im ensione religiosa
3. Conclusione
Si tra tta v a di cogliere la ricchezza delle dim ensioni co n ten u te
nell’attrazio n e tra u o m o e d onna. S ono dim ensioni diverse ch e si col
legano a q u e s t’attrazione: la co rp o reità, l’affetto, il su o spirito, Dio.
M a su che cosa si fo n d a q u e s t’attrazio n e? Il suo fo n d am en to si tro
va in un 'identità e in una d ifferenza.6
- Id en tità , nella m isura in cui solo la p erso n a ci a ttra e in questo
m odo: non gli o g getti, né gli anim ali, n é gli angeli. C ’è u n ’id e n tità di
n atu ra, di d ignità, di origine e di destino.
- D ifferen za, che c ’è nelle diverse dim ensioni. L a differenza vis
suta a livello co rp o reo , affettivo e spirituale, ren d e evidente l’alterità
della perso n a: essa è altro/a. C on tu tto quel che co m p o rta, q u esta dif
ferenza n o n è vista tu ttav ia com e u n a m inaccia, m a p iu tto sto com e
u na ricchezza che ap re a possibilità nuove, im pensabili nella p ropria
solitudine. L a differenza si p resen ta allora com e u n ’occasione di
co m p lem en tarità, di co m unione singolare.
Si tra tta p e r un altro verso di dim ensioni chiuse in se stesse, co
m e fossero dei co m p artim en ti stagni? È ce rto che si tra tta di d im en
sioni irriducibili l’u n a alle altre, cioè n o n deducibili, né in tercam b ia
bili. M a il fatto che siano irriducibili n o n im plica in alcun m o d o che
siano im p en etrab ili. Ci sono così tra lo ro u n a m u tu a in terrela zio n e e
un arricch im en to , che ren d o n o possibile u n a g rad u ale integrazione
delle lo ro reazio n i e finalità, com e v ed rem o più avanti. O ccorre d ’al
tra p a rte te n e r c o n to che «ciò che sta in alto si sostiene su ciò ch e sta
in basso» e, a sua vo lta, «ciò che sta in alto equilibra ciò che sta in
basso». C om e dire, l’originalità d ell’am o re tra uom o e d o n n a, al suo
livello spirituale, si fo n d a sui livelli affettivo e co rp o reo , in m odo ta
le che se qu ello che sta so tto si sgretola, quello che sta sopra vacilla
e viceversa. Così, la p e rd ita d e ll’attrazio n e ero tica p er la m ancanza
I prim i capitoli d ella G enesi possono essere letti com e una storia
edificante che cerca di spiegare il perch é d ell’attu ale situazione: D io
creò l’u om o, m aschio e fem m ina, a sua p ro p ria im m agine, gli diede
la lib ertà, no n com e m e ra possibilità di scelta arb itraria , m a in riferi
m ento a un b en e e u n m ale che non dip e n d ev an o da essa; tra A d a
m o ed È v a sussisteva una relazione di innocenza, p erò, istigati dal
serpen te, ca d d ero in peccato e con ciò p e rd e tte ro l’am icizia con D io
e si in sin u aro n o tra di lo ro la concupiscenza e la m o rte che sono
giunte sino a noi. U n a sim ile le ttu ra cronologica p u ò non attin g ere
tuttav ia in m isu ra sufficiente ai co n ten u ti p ro fo n d a m e n te an tro p o lo
gici e m o rali che il testo sacro nasconde.
II n o stro in ten to sarà allora quello di far em erg ere qu esti c o n te
nuti p o n en d o a co n fro n to l’esperienza p ro p ria d ell’am o re con il rac
conto. In q u esto m o do sarà possibile cogliere com e la rivelazione il
lum ini l’esp erien za e, inoltre, com e n ell’esperienza che la rivelazione
racco n ta si sco p ran o i tra tti au ten ticam e n te um ani della esperienza
perso n ale, che acq u istano con n o tazio n i nuove. A d am o , l’uo m o di
tu tti i tem pi che vive l’esperienza della solitudine, d ell’in c o n tro con
È va, co n la d o n n a, d ella sco p erta d ell’unio n e tra i due... Si tra tta di
aspetti ch e rig u a rd an o ogni esp erien za d ’am o re e nei quali si rivela
no l’id e n tità d ella p erso n a e il suo destino. V ediam o in che m o d o .1
2. Incontro e identità:
«carne della mia carne
e osso delle mie ossa»
a. IL risveglio dal sonno
d. L a scoperta dell’intimità
J L e w is , / quattro amori, 6 5 -6 6 .
di u n ’attiv ità co sta n te d ire tta to ta lm e n te alla p e rso n a am ata. M a
quali sono le d im en sioni di q u esto dinam ism o che l’am o re m e tte in
m ovim en to ?
- L a prim a dim ensione è che l’am o re conferm a l’esistenza reci
proca. N ell’esclam azione di A d am o «questa è ca rn e d ella m ia carne
e osso delle m ie ossa» non solo accade ad A d am o di riconoscere se
stesso in u n a fo rm a nuova, m a di co n ferm are la b o n tà della p ropria
esistenza, p artecip a n d o dello sguardo di D io: «e D io vide che e ra co
sa m o lto b u ona». In q u esta conferm a d ell’esistenza, A d am o accoglie
l’altra p erso n a com e è sta ta crea ta e am ata dal C rea to re: p e r se stes
sa, in u n a u n icità e irrip etib ilità singolari. P er questo, n o n si am a la
p erso n a sem p licem ente com e «qualcosa di m io», m a p e r quello che
è, u n a p erso n a alla q u ale co m p ete di sussistere in se stessa e di go
v ern are se stessa in base ai fini che si è prefissa.
L ’esp ressio n e dell’am m irazione d ’am o re che u n a p erso n a p ro fe
risce acq u ista sem p re una co n n o tazio n e culturale, m a nella diversità
delle cu ltu re riflette com u n q u e q u e sta p resa di coscienza d ella bo n tà
d ell’esistenza. Jo sep h P iep e r h a cercato di tra d u rre nel linguaggio
o ccid en tale m o d e rn o l’espressione di A dam o, che in d u b b iam e n te ha
un su b strato cu ltu rale sem itico, e stra n eo alla n o stra cu ltu ra e al n o
stro m o d o di parlare. Q u el p rim o ca n to d ’am o re eq u iv arreb b e a di
re oggi: «che m eraviglia è che tu esista, che tu sia al m ondo!».4 A m a
re equivale, in p rim o luogo, a co n ferm are u n a p erso n a nell’esistenza,
ad afferm are la p e rso n a in se stessa.
- Q u a n d o u n o am a, n o n si sforza so lta n to di co n ferm are n ell’e
sistenza, m a, d av an ti al v alo re d ella p erso n a e alla d im ensione ev o
lutiva d ella vita d e ll’altro, cerca di p ro m u o v e rla.5 C iò che l’e sp e
rien za d ’am o re rivela è la v o lo n tà di p ro m o z io n e della p erso n a am a
ta. C osa significa v o le re la pro m o z io n e d ’u n a perso n a? Q u esto vo
lere p u ò realizzarsi s o lta n to q u a n d o uno co m p ren d e una dim ensio
n e essen ziale d ella vita, il suo c a ra tte re te m p o rale e p ro g ettu ale p er
cui la p erso n a, a p a rtire da u n a d a ta situazione, può crescere, svilup
parsi, m a tu rare, co n seguire nuove perfezioni fino a raggiungere la
sua p erfez io n e ultim a. È di fro n te al v alo re della perso n a che attrae
con ta n ta forza, m a ch e an c o ra p u ò conseguire pienezze nuove, che
si d esid era p ro m u o v e rla. Si tra tta quin d i di p ro m u o v e re un b en e sin
3. La comunione uomo-donna
e l’alleanza con il Creatore
a. Sapersi creato p er amore e gratificato da un dono
a. Il desiderio di piacere
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che im plicano si p ro d u ce il piacere. P er q u esto desideriam o «sentire
piacere».
N ell’u o m o p e rò conoscere in m odo sensibile è già conoscere in
tellettualm ente. S en tire è pensare, p e r cui ogni conoscenza sensibile
coinvolge l’intelligenza che, sentendo, cerca e intuisce il suo significa
to, la sua p ienezza u m ana, la desidera, la vuole e la sperim enta. In o l
tre, se d esid e rare sen sualm ente è desid e rare di agire p e r o tte n e re il
piacere sensuale, noi ci troviam o davanti a u n ’attuazione del sogget
to che è libera p e r la cui realizzazione esige un significato. P roviam o
così che il d esiderio g en e ra to dalla conoscenza sensibile non è sem
plicem ente un d esiderio di p iacere sensuale, dal m o m en to che non vi
era alla sua origine solam ente una conoscenza sensibile, m a vi si tro
vava anche la conoscenza intellettuale. P er q uesto il desiderio sensibi
le nasconde in sé un desiderio spirituale ed è da esso abitato: si tra tta
di un d esiderio che cerca qualcosa di più, una pienezza che va o ltre la
p artico larità e la tem poralità della soddisfazione sensuale che offre. A
sua volta, sen tire q u esta soddisfazione sensuale com porta il co n o
scerla, conoscerla con la ragione, cioè nel suo significato.
D esid erio sen su ale e desiderio spirituale: si tra tta dei d u e poli del
desiderio um an o , d u e poli p resen ti in ogni desiderio e non di una di
stinzione tra d u e tipi di desiderio. T ra questi si re n d e p e r noi ev id en
te nella sua im p etu o sità il desiderio di piacere sensibile, nel q u ale ci
si rivela p e rò il d esid erio di pienezza, di com p im en to di un destino,
di p erfezio n e della v ita, in definitiva di felicità.
N el desid erio sessuale ci si tro v a davanti a una sp ro p o rzio n e co
stitutiva: ce rc a il p ia cere sensibile, m a esige la felicità. Il piacere sen
suale sazia, m a rich iede la sua esperienza e il suo significato, p e r cui
n on riesce a d a re d a sé la felicità della vita: co n tien e in sé una p e rfe
zione, m a n o n to tale, non definitiva. Il suo valore si ritro v a n el fatto
che testim o n ia all’uo m o la b o n tà della sua realtà organica e co rp o
rea. Il d esid erio sessuale, e s o p ra ttu tto il piacere sensuale, ci unisco
no al flusso v itale d ell’esistenza o ffrendo la forza e la gioia della vi
ta: im p ediscono così ch e l’uo m o si rifugi nella sua solitudine e nella
sua p roiezione. D al m o m en to p e rò che si tra tta di un desiderio sen
sibile, che indirizza v erso d eterm in ati beni concreti, è incapace di a b
bracciare la vita in tera e di riem pirla.
L’analisi fen o m enologica del desiderio sessuale ci m o stra ancora
u n’ulterio re ricchezza, perch é neH’esperienza am orosa-sessuale si
trovano m escolati i valori um ani della p erso n a legati alla m ascolinità
e fem m inilità. Q u a n d o l’uom o o la do n n a desid e ran o il piacere sen
suale, d esid e ran o an che il possesso di questi valori, il possesso d el
l’altra p erso n a, il do m inio d ell’altro. C erto, il desiderio sessuale desi
d e ra po ssed ere, sed u rre, dom inare. M a po sse d ere che cosa? Sem pli
cem en te il co rp o ? P o ssedere s o p ra ttu tto il riconoscim ento d ell’altra
perso n a. Si tra tta del riconoscim ento ch e nella lib ertà l’altra persona
realizza i n o stri stessi valori. L’afferm azione d ell’altra perso n a si co
stituisce com e la b ase p e r l’afferm azione di se stessi, p e r il riconosci
m e n to di se stessi: n el desiderio sessuale cerchiam o di conoscerci,
cerch iam o di afferm arci, m a in una interrelazione. Si in tro d u ce così
nel d esid erio u n elem en to di reciprocità la cui radice affonda in una
dim en sio n e biologica asim m etrica.
Possiam o o ra co m p ren d ere com e la soddisfazione sessuale non
possa rid ursi a u n sem plice pia cere fisico, poiché im plica u n a singo
lare recip ro cità d ’azione tra l’uo m o e la donna. S o ltan to p e r im m a
tu rità o rep ressio n e q u e sta reciprocità d ’azione p u ò giungere a esse
re co n cep ita com e la n ecessità di un orgasm o, in cui l’altro sarebbe
un m ero s tru m e n to p e r raggiungerlo. In nessun m odo p u ò essere in
vece rid o tto a u n o stru m e n to , a un oggetto di consum o, perch é nel
m edesim o desid erio sessuale sono inscritti i tra tti d ell’alterità, che si
riferisco n o a qu alcu n o che è som igliante, nella differenza, a se stessi.
Il d esid erio sessuale e il piacere sensuale che favorisce fan n o in
conclusione intrin seco riferim ento a qualcosa che sta b en oltre: rin
viano alla re a ltà d e ll’azione reciproca che p ro d u ce piacere. P er q u e
sto il p iacere sensuale, lo n tan o dal rin c h iu d ere l’uom o in se stesso, lo
spalan ca alla realtà, lo unisce a essa. Ecco, realtà è qui alterità.2 II
piacere fa in trin seco rife rim en to a u n a alterità. E senza q u esta alte
rità, sen za la p erso n a dell’altro, resta sem plicem ente rid o tto a una
eccitazione sen su ale in frau m an a che h a tro v a to soddisfazione.
b. La felicità
4. Significato figurativo
della sessualità e del piacere
Possiam o o ra co m p ren d ere qual è il ru o lo del p ia cere n ella vita
della p erso n a. D u e sono le dim ensioni che ci interessano: il p iacere
risveglia in p rim o lu ogo il desiderio, dal m o m en to ch e ci attraggono
quelle cose che ci p ro cu ran o piacere. C on ciò fa sì che ci rendiam o
conto d ella co n v en ienza e della b o n tà di d e te rm in a te azioni. Q u esta
bontà n o n d ip e n d e d al p iacere che p roducono, m a dalla p ie n ezza che
conferiscono; sen za il desiderio del pia cere che risvegliano, qu este
azioni p assereb b ero tu ttav ia inavvertite.
In seco n d o luogo, allorché si realizza l’azione, sopravviene il p ia
cere nel sen tire l’u n io n e con la perso n a in una m u tu a reciprocità che
integra le diverse d im ensioni d ell’am o re p lacando il d esid erio e, al
lora, l’azio n e raggiunge la sua pienezza ultim a, un nuovo bene. L a ri-
p ercussione n ella coscienza della convenienza di q u esta u n io n e ses
suale con la m u tu a p ienezza si trad u ce nella possibilità di riconosce
re l’eccellenza che l’azione co m p o rta. D i fro n te all’elem en to della
reciprocità e alla su a dim ensione affettiva e spirituale, il p ia cere ses
suale raggiunge il suo au ten tico senso e significato um ano: non com e
la p a rte di u n tu tto , che d o v reb b e rip etersi q u an te più volte possibi
le perch é il tu tto sia sem pre più grande, m a com e un m o m en to nel
5. Esperienze vuote:
il problema dell’autoerotismo
A b b iam o visto in prece d en za com e l’esperienza sessuale im pli
chi il d inam ism o n eurofisiologico e la m otivazione in una sintesi o ri
ginale che d ip en d e in trin secam en te dalla rap p resen tazio n e che il
a. La sua valutazione
12 C f. C o n g r e g a z i o n e p e r l a d o t t r i n a d e l l a f e d e . Persona Humana 9 , in c l
i n Catechismo della Chiesa Cattolica 2 3 5 2 : «Il g o d i m e n t o s e s s u a l e v i è r i c e r c a t o al d i
f u o r i d e l l a “ r e l a z i o n e s e s s u a l e r i c h i e s t a d a l l 'o r d i n e m o r a l e , q u e l l a c h e r e a l i z z a , in un
c o n t e s t o d i v e r o a m o r e , l ’i n t e g r o s e n s o d e l l a m u t u a d o n a z i o n e e d e l l a p r o c r e a z i o n e
u m a n a ” ».
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C o nviene p re sta re atten zio n e alle situazioni che p o rta n o all’au-
toerotism o: la tristezza, l’insuccesso, la solitudine, la difficoltà di re
lazionarsi co n gli altri e di affro n ta re le sfide della vita. La tristezza è
solita essere o ccasione d ’im purità, poiché la p erso n a cerca di uscirne
e tro v a un su cced an eo facile e com piacente in u n ’esperienza vuota
n ella qu ale si arro cca p e r evitare di co n fro n tarsi con la realtà. N on
p e r nu lla l’a u to ero tism o di solito si configura com e u n ’esperienza
com pensativa.
Il processo d ella te n tazio n e si scaten a so litam e n te a p a rtire da un
corto circu ito rap p resen tativ o e sim bolico che re n d e difficile alla ra
gion p ratica il do m inio del p ro p rio dinam ism o co rp o reo , ossessio
nand o si con la sod d isfazione sessuale, fino al p u n to di scatenarsi in
un processo com pulsivo. A volte può essere d ’aiuto lo sm ascherare
qu esto co rto circu ito rap p resen tativ o e rivelare l’inconsistenza della
necessità so tto la q u ale si rap p resen ta.
Q u a n d o n ella p e rs o n a è d iv e n tata ab itudine, è necessario inse
g nare a lo tta re in u n a fo rm a m o lto in d iretta: da un Iato, incorag
giando q u elle attiv ità in cui la p e rs o n a po ssa ricevere u n a soddisfa
zione n o b ile e u m a n a, am icizie sincere che le co n sen tan o di uscire
d a sé e d i sco p rire in ciò la gioia di a m are gli altri e di rendersi loro
utile; da un altro , o ffrire e lem en ti n arrativ i in d iretti, com e possono
essere d e te rm in a te le ttu re , film , o p e re d ’a rte che la aiu tin o a rico
stitu ire l’im m agine sim bolica della sessualità attra v e rso la m ed ia
zione d e ll’affettività.
6. Conclusione
«N on è b en e ch e l’uom o sia solo». L a solitudine ci lascia indifesi
di fro n te alla vita, confusi dav an ti al n o stro destino, im p o ten ti di
fro n te alle difficoltà. C he significato h a la sessualità um ana? P erché
D io ha crea to l’uo m o com e m aschio e fem m ina?
La risposta p u ò d arsi solo a p a rtire dall’esperienza: d all’esperien
za di u n inco n tro che ci rivela u n ’id e n tità e u n a differenza. L’am ore si
colloca in tal m o d o com e l’esperienza di una rivelazione: la rivelazio
ne di una vocazione di un destino. E suona così: l’uom o n o n è stato
creato p e r la solitudine, m a p e r la com unione. È nella com unione che
raggiunge la p ienezza del suo essere, la vita riuscita, la vita felice.
Q u esta verità, che v ediam o riflessa nella rivelazione del «principio»
della creazione, è la verità che nasconde l’esperienza am orosa. La
m u tu a relazione tra en tram b e, esperienza e rivelazione, ci h a perm es
so di su p erare u na visione p u ram en te costruttivista della sessualità:
non è possibile co struire il suo significato com e qualcosa di m e ra
m ente culturale, poiché l’esperienza sessuale racchiude in sé una ve
rità che fa riferim en to all’id e n tità e al destino della persona.
L’esp erien za d ell’am ore ci co n sen te di co m p ren d ere in o ltre che
l’uom o è stato crea lo «in com unione» con la d onna; l’in te ra sua
stru ttu ra an tro p o lo g ica, già nella sua stessa dim ensione ontologica, è
ap erta e in relazio n e alla d o n n a e viceversa. C rea to in com unione, è
stato ch iam ato «alla com unione», a esistere n o n solo «insiem e a»
l’altra p erso n a, m a «per» l’altra p erso n a nel d o n o di sé.
La differen za sessuale ci m anifesta il no stro lim ite, la n o stra soli
tudine, m a nello stesso te m p o indica dove sta la pienezza: nella co
m unione. La sua n a tu ra le b o n tà consiste nel re n d e re l’uom o vu ln e
rabile e, in q u esto m odo, provoca un in co n tro singolare, una recip ro
cità unica, l’am o re sponsale: ren d e possibile il d o n o di sé e qu esto
dono di sé nel co rp o è capace di com unicarsi, di g en e ra re vita, di con
cepire u n a p ersona.
D ifferen za sessuale, am ore e fecondità: ecco le tre ca ratteristich e
del m istero d ella sessualità u m a n a che si richiam ano vicendevol
m ente.13 L a sessualità si p resen ta così com e una vocazione all’am o
re, in cui u o m o e d o n n a possono raggiungere la lo ro felicità.
Il linguaggio dell’amore:
passione e dono
Introduzione
1. Alcuni chiarimenti
P rim a di com inciare la n o stra riflessione sopra l’am o re com e pas
sione, o cco rre ch iarire d u e questioni: d a un lato la term inologia e
dall’altro , com e è stato visto, il te m a delle passioni nella storia.
a. La terminologia
b. L a storia
2. La passione dell’amore
U n a prim a analisi d ell’am ore p o n e in evidenza il suo ca ra tte re og
gettivo. L a passione im plica sem pre qualcosa che m e tte in m o to tu tto
un processo affettivo. I valori corporei della perso n a di sesso differen
te ci toccano, ci colpiscono, ci cam biano, ci interessano. C om e ci to c
cano i lo ro valori um ani legati alla m ascolinità e fem m inilità e il loro
valore com e p ersona. N on siam o noi a decidere che ci colpiscano, co
m e se ciò d ip en d esse da un giudizio valutativo della loro b ontà e da
u na scelta. No. M ai l’am o re ha inizio in noi: com incia sem pre fuori di
noi, con qu alcu n o che con le sue qu alità ci colpisce, ci tocca.
2 R i c o e u r , «La f r a g i l i t é a f f e c tiv e » .
3 A. M a c I n t i ' r e . Giustizia e razionalità, Anabasi, M ilano 1995.
■* M. N u s s b a u m , Upheavals o f Thought: The Intelligence o f thè Em otions, C am
bridge University Press, C am bridge 2001.
5 Cf. S. P in c k a e r s , «Les passions et la m orale», in Revue des Sciences Philosop
ques et Théologiques 74(1990), 379-391.
M a n el m o m en to in cui si im b atte in noi, ci sed u ce e ci a ttra e a
sé, co n d u cen d o ci fin dove ha avuto il suo inizio: nella p erso n a che
era in possesso di d e te rm in a te qualità. Inizia al di fuori, en tra d en tro
di noi e ci fa uscire d a noi.
Q u esta p rim a descrizione, quasi anatom ica, di ciò che è l’am ore
com e realtà, ci co n sente di ren d erci conto del fa tto che nelF am ore
c’è un singolare d inam ism o in cui è insita u n a ce rta circolarità: fini
sce dove com incia, fuori di noi, n el b en e che ci attrae.
In q u esta circo larità accad o n o p erò m olte cose che è necessario
v alutare.6
a. La dinamica dell’amore
1. L’unione affettiva
2. H desiderio
La costruzione
dell’azione d’amore
5. La bontà morale
E m erg e in q u esto m odo l’esistenza di una v erità delle nostre
azioni che si riferisce all’o rd in a b ilità o m eno dei nostri fini prossim i
(che tecn icam en te si chiam ano scelte) a intenzioni più profonde.
Q u an d o esiste q u esta u nione intenzionale, allo ra afferm iam o che l’a
zione è b u o n a. Q u an d o non esiste q u esta u n io n e perch é tale fine
prossim o n o n è o rd in a b ile a un fine buono, allora l’azione è cattiva.
L a b o n tà o la ca ttiv eria m o rale si riferisce p e rta n to non a un m e
ro ad e g u am en to a d e te rm in a te leggi biologiche o a n o rm e m orali, e
ancor m en o alla m assim izzazione delle conseguenze positive che p o
tre b b ero d eriv are d al no stro agire, tra le quali si tro v a il p ia cere che
si p o tre b b e conseguire, m a alla possibilità di o rd in a re le n o stre azio
ni a fini p rincipali b u o n i in se stessi, in m odo tale che d etti fini si a t
tualizzino nella m ediazione della scelta.
L a b o n tà m o rale delle azioni che si riferiscono alla relazio n e u o
m o-d o n n a si p u ò v alu tare nell’unità intenzionale che esiste tra i suoi
diversi fini in m o d o che co n sen ta di a ttu a re l’ideale della com unione
con la p erso n a e vivere così una vita riuscita, piena, in com unione
con Dio.
Capitolo nono
Amicizia e reciprocità
a. Un amore di benevolenza
b. Intimità
Q u an d o si v alu ta dove si radichi il voler b en e alle p erso n e tro
viam o risp o ste m o lto diverse. L a loro distinzione più p ro fo n d a si col
loca esa tta m e n te nel valu tare se q u esto a tto di v o lo n tà è un a tto che
si radica n ell’in te rio rità p ro p ria della p erso n a o in altre cause estrin
seche. U n u o m o p u ò volere u n a d onna, e viceversa, p e r sem plice
com passione, e p e r sem plice com passione d av an ti alla sua situazione
fam iliare o d i salute, am arla, accoglierla, persino sp o sarla perch é non
finisca p e r essere u n a disgraziata, o un disgraziato. In qu esto caso ci
troverem m o d av an ti al fatto che l’am ore di ben ev o len za p e r qu esta
persona si co n c en tra n el ten tativ o di pro m u o v e rla p e r ciò che essa è,
ma senza che con essa uno si tro v i identificato. U n a m oglie che, d a
vanti a u n u o m o che ha p atito un insuccesso sul lavoro o in fam iglia,
lo accogliesse p e r il solo m otivo di aiu tarlo ed ev itare che vada an
cor p iù a fondo, lo am ereb b e di ce rto con u n am o re di benevolenza,
ma, se lo am asse s o lta n to con q u esto am o re di benevolenza, non vi
vrebbe con lui u n ’am icizia vera.
L’am ore di benevolenza pro p rio dell’amicizia, e specialm ente quel
lo tra un uo m o e u n a donna, non ha radice in qualcosa di estrinseco, m a
nella loro stessa interiorità. A n co r più, in un com piacim ento radicato
nell’in terio rità del soggetto, cioè nella sua intim ità. In che senso?
G ià co nosciam o alcune delle n o te che definiscono l’intim ità (c.
3.d): l’au to co scien za della p ro p ria soggettività, l’a u to d o m in io n ell’u
scita da sé, il legam e che si stabilisce con colui che si am a e la p re
senza in terio re della perso n a am ata n ell’am ante. Possiam o o ra com
p ren d ere p iù in p ro fo n d ità il significato d ell’ultim a nota: la presenza
interiore. Si tra tta di u n a p resen za che è la stessa unio n e affettiva, il
modo con cui l’am ato è p resen te n ell’am ante. U n a p resen za ch e non
è tuttavia so lta n to p erce p ita , m a che trasfo rm a il soggetto.
La relazio n e d ’am o re su p p o n e senza dubbio u n a trasform azione
della p erso n a che la fa rassom igliare all’altra p erso n a in quelle q u a
lità significative con cui l’ha colpita: in m odo p artico lare nei valori
umani e nel valo re che la p erso n a è in sé, dal m o m en to che co n sen
te u n ’originale u n io n e in terio re. L ’am o re co m p o rta sem pre una tra
sform azione: è l’altro ch e ci trasform a con il suo m odo di essere, con
la su a perso n alità.
Ci in teressa o ra capire q u esta trasform azione. Q u an d o nell’unio
n e affettiv a che vive, il soggetto si ren d e p resen te all’altra persona,
n on so lta n to con le q u alità che possiede, m a anche p e r ciò che è, e
q u an d o in q u esta u n ione esiste u n a reciprocità, nasce una tra sfo rm a
zione originale degli am anti, in virtù della quale l’am ico giunge ad es
sere u n alter ip se} u n «altro se stesso». L’espressione si riferisce a en
tram bi, l’a m an te e l’am ato indistintam ente, p e r il fatto che vuole
esprim ere com e la trasfo rm azio n e d e ll’am o re faccia sì che uno si tra
sform i n ell’altro e viceversa.2 Si in a u g u ra in tal m odo u n a relazione
d ’am icizia che alP in terno di tu tti e d u e h a il suo ce n tro e la sua fonte.
Q u esto fa tto si riflette in un d a to sintom atico: colui che am a
g u ard a se stesso n ell’am ato e g u ard a l’am ato com e un altro sé, giun
gend o a co n d iv id ere i suoi stessi fini, che p re n d e com e p ro p ri, la sua
stessa d eterm in azio n e esistenziale del fine ultim o e significato della
vita, fino a co n sid e rare com e p ro p ri i beni d ell'altro .3 Q u esta arm o
nia e q u asi-identificazione delle persone, che è fru tto di una m utua
presen za, di u n ’u n io ne in terio re reciproca, re n d e possibile una sin
golare in tim ità in v irtù della q u ale uno d esid era p e r l’altro qu esti b e
ni no n com e u n a cosa estrinseca a sé, com e se rifletten d o in astratto
concludesse che tale carezza, o uscire p e r u n a passeggiata, o... è cosa
che gli conviene, m a d esid era invece e vuole questi beni p e r la p e r
sona am ata in forza di un desiderio radicato al p ro p rio interno.'1
d. L a reciprocità
6 ST h, I-II, q. 99, a. I ,a d 3 .
ne, solo q u a n d o l’in tim ità che si è a p e rta in m e si è a p e rta anche n el
l’altra p erso n a o ffrendo uno spazio com une, solo q u an d o il b e n e di
cui sono p artecip e e m i viene com unicato è p artecip a to e com unica
to all’altra p erso n a, solo allora è possibile l’am icizia. L’altro cessa
d ’essere sem p licem ente qualcuno che ap prova e accoglie p e r com in
ciare a essere au ten tico co -p ro tag o n ista di una vita com une.
P erch é q u esta recip ro cità sia un effettivo c o m p o n e n te d e ll’am i
cizia o cc o rre che sia co n o sciu ta d ai suoi p ro ta g o n isti. N on b asta
cioè che i d u e si vo g liano bene, è n ecessario che s a p p ia n o di v o le r
si bene. N o n b asta ch e la p resen za in te rio re sia recip ro ca, occ o rre
che u n o p erce p isca che q u e sta p resen za c ’è an c h e n e ll’altro. N on
b asta p a rte c ip a re di un b en e co m une, è n ecessario sa p e re di e sse r
ne partecip i.
L a recip ro cità cui si riferisce l’am icizia p erv ien e al suo p ie n o si
gnificato n ell’attu azione: è qui che si coglie la reciprocità, nel volere
ciascuno d ei d u e risp ettiv a m en te p e r l’altro gli stessi beni. Si tra tta di
un agire co m u n e tra d u e persone, ch e co m p o rta una com posizione di
elem en ti n uovi, che com inciano a integrarsi nel p ro p rio agire. V edia
m o com e.
C on le n o stre azioni ci indirizziam o alla p erso n a am ata, che è li
b era in se stessa, p e r cui indirizzandoci verso di lei ci indirizziam o an
che alla su a lib ertà, perch é a sua volta re-agisca, accogliendo la n o
stra azione. Se p arliam o con la p erso n a, ci teniam o che ci p resti
ascolto; se l’abbracciam o, desid e riam o che accolga l’abbraccio e vi si
coinvolga, ab b racciando a sua volta. N ella n o stra azione, q u a n d o la
costruiam o, in d u b b iam e n te teniam o al fa tto ch e sia a c cettata d a ll’al
tra p erso n a, che pro vochi u n a risposta. Q u a n d o voglio un b en e p er
la perso n a, q u esto b en e im plica in n a n zitu tto che l’altro accolga la
m ia azione.
Possiam o o ra co m p ren d ere ch e l’azione d ell’uom o n o n è m ai so
lo la «sua» azione, poiché im plica sem pre u n a «co-azione», cioè una
m utu a co-im plicazione di azioni. È un erro re lim itare la co n sid e ra
zione d ell’in ten zio n alità dell’azione «al fine previsto e p re d e te rm i
n ato , poiché nel m o m en to in cui si im m agina di volere q u esto fine
solo in se stesso, q uel ch e noi cerchiam o, persin o senza saperlo, è in
re a ltà q ualcosa di d iverso da lui, è il su o effetto, il suo dono, la su a in
co rp o razio n e al n o stro volere».7 L’altra p erso n a n o n è un m ero re
e. Il dono di sé
A p p a re senza d u b b io a p rim a vista che ciò che si tra sm ette con
l’azione è il beneficio ricevuto che serve di m ediazione nella relazio
ne tra i due, re n d e n d o possibile all’intenzionalità delle d u e p erso n e
in gioco d i co in cid ere con qu esto b en e che si condivide. U n benefi
cio ricevuto p u ò essere il piacere che u n ’azione provoca, la possibi
lità di fo rm a re u n a fam iglia, il m u tu o aiuto n el m a n d are avanti le d i
verse im prese della vita... Si tra tte re b b e allora di com unicare e con
dividere piacere, p ro creazione, aiuti...
È certo che l’u o m o e la d o n n a si com unicano e condividono m ol
ti benefici: beni piacevoli e beni utili. M a non solo, poiché ogni azio
ne, im plicando il soggetto che la realizza ed essendo finalizzata a una
p ersona, p o rta con sé un tipo di relazione personale che ha la sua o ri
gine nella previa esp erienza da cui scaturisce l’intenzionalità p e rso
nale, e cioè la presenza interiore dell’altra perso n a nel pro p rio sog
getto agente, nel m o do stesso con cui l’am ato è p resen te n ell’am an
te.11 C iò che si condivide, e che l’altro è chiam ato a sua volta a co n d i
videre, è prin cip alm ente questo m odo di presenza interiore; si com u
nica cioè il p ro p rio am o re all’altra perso n a nella m isura in cui il bene
che le si offre è capace di incarnarlo: una conversazione, un lavoro co
m une, il d o n o del p ro p rio corpo... E lo si com unica liberam ente, p o i
ché la p erso n a la d esidera, coinvolgendosi in q u esta azione.
L’am o re è p e r q u esto il prim o d o n o e l’anim a d ell’azione.
C o m u n icare l’am o re nel p ro m u o v e re un b en e p e r l’altra p erso n a
d eve essere visto an che alla luce della dim ensione fo n d am en tale d el
la lib ertà che ab b iam o s tu d ia to in precedenza. O gni azione nasce
d alla lib ertà ed esp rim e in ce rto m o d o l’in terio rità d el soggetto: è un
auten tico a tto della persona. P e r q u esto in ogni azione vi è una cer
ta dim ensione di do n azione, poiché la d o nazione d ell’am o re tra l’uo
11 C f. J.J. P é r e z - S o b a , « P r e s e n c i a , e n c u e n t r o y c o m u n i ó n » , i n L . M e l i n a - J . N
r i e o a - J . J . P é r e z S o b a , L a plenittid del obrar cristiano , P a l a b r a , M a d r i d 2 0 0 1 ,3 4 5 - 3 7 7 .
m o e la d o n n a co m p o rta una ce rta g ratu ità. L a m aggiore o m inore
m isu ra di d o n azio n e della p erso n a nella sua azione d ip e n d erà dal le
gam e che si stabilisce tra il b en e che si condivide e l’u n io n e affettiva.
N el cam po d ella relazio n e u o m o -d o n n a vi sono azioni che senza
dub b io vincolano la p erso n a più di altre, p ro p rio p e r la sfera d ’inti
m ità che van n o a toccare. M a q u el che è essenziale in qu esto m o
m e n to è co m p ren d ere che tu tte le azioni che com piono, siano quelle
che li riem p io n o di p iù o p p u re q u elle nelle quali non trovano u n ’im
m e d iata e intim a reciprocità, sono azioni in cui i loro protagonisti
d an n o m o lto di p iù del m e ro b en e in gioco: d an n o se stessi nella m i
sura in cui lo co n sen te il bene.
N ell’atto di d are se stessa nel bene, l’altra perso n a è chiam ata ad
accogliere in u na reciprocità di don azio n e colui che si d o n a nella m e
diazione del bene. Il b en e che si com unica sarà sem pre un segno, e una
m ediazione, dell’am o re che si vuol donare. Q u an to più qu esto b ene è
espressivo della persona, ta n to più pieno sarà il d o n o di sé, fino a giun
g ere all’id e n tità tra il b en e che si dà e la perso n a che lo dà, com e av
viene nel d o n o della vita nel m artirio, a tto su prem o d ’am ore, e com e
avviene in u n ce rto m o d o nel d o n o della co rp o reità nel m atrim onio.
La p ienezza d ell’azione n o n è tu ttav ia ancora il dono di sé che il
soggetto realizza, p e rch é il d o n o di sé si rivolge a una reciprocità di
donazione. E cco q u a la pienezza d ell’azione. Si coglie in q u esto m o
d o il d ram m a che l’am o re u m a n o racchiude, il paradosso che so tte n
de. Il d o n o è o fferto a u n a p e rso n a p e r g en e ra re la reciprocità, m a
n on p u ò cau sarla da sé e n em m en o p re te n d e di forzarla: essa sarà
sem p re fru tto della lib ertà d ell’altra persona. D on an d o si si atten d e
la recip ro cità dell’altro com e un au ten tico dono. N asce così u n a di
stanza tra il d o n o che si realizza e la reciprocità che si genera. U na
distan za che ta n te volte co m p o rta p e r gli am an ti u n ’au ten tica soffe
renza, p oiché la pien ezza che si cercava viene m essa in dubbio.
f. L a tenerezza
a. L a questione in gioco
13 Si veda il num ero m onografico sul tem a nella rivista A nthropotes (2004).
term in ata d alla società, dalla cu ltu ra al cui in tern o uno vive ed è e d u
cato e an ch e d alla p ro p ria scelta.14 In q u est’am bito le differenze tra
m aschio e fem m in a sono accidentali, m e re costruzioni o p e ra te dalla
cultura: n o n si nasce n é uom o, né d o n n a, m a ti fan n o uom o o donna.
E qu esto è così p erch é l’id en tità sessuale psicosociale non è una
realtà assegnata fin d all’inizio. È ogni p erso n a a d o v er co stru ire la
p rop ria id e n tità sessuale psicosociale senza essere in ciò c o a rta ta da
d eterm in ati p regiudizi sociali o m orali.
Q u esta im p o stazione p o n e in evidenza un fatto decisivo: l’assun
zione dell’id e n tità personale n o n è unicam ente un dato, in continuità
con la biologia, dal m o m en to che l’o rie n tam en to sessuale è anche il
risultato di u n a sto ria e non di un dato che si im ponga sin dalla n a
scita. C o m e u n b im bo deve accettare i suoi genitori, così com e acce-
tare il colore d ella sua pelle o d eterm in ate capacità o limiti, allo stes
so m odo d eve co stituire la sua id en tità sessuale psicologica, aspetto
che di n o rm a si consolida senza problem i ulteriori, m a che in certe
circostanze p u ò s u p p o rre una difficoltà e un grave conflitto. P onendo
allora in evidenza q u esto fatto, tu ttav ia q u esta im postazione nascon
de il p ro b lem a di fo ndo che si colloca p ro p ria m en te nella relazione
tra l’iden tità anato m ico-corporale e l’identità personale-relazionale,
ovvero la q u estio n e del fo n d am en to dell’id e n tità personale-relazio-
nale e il ru o lo che assum e al suo in tern o il corpo. Se l’«io» non può
essere co m p reso senza il «tu», è necessario vedere su cosa si fo n d a ta
le relazione. In q u esto m odo, perch é una p erso n a possa, per esem pio,
riconoscersi com e figlio e in sta u rare u n a relazione di filiazione, oc
corre che si appoggi sul fatto della generazione o ppure, ove occorra,
dell’ado zio n e d a p a rte di un altro. Il m odo in cui tale fo n d am en to vie
ne assunto d alla p erso n a e s tru ttu ra una relazione costituisce l’iden
tità relazionale. Se u n bam bino, grande am ico di un suo com pagno di
classe, volesse avere un ra p p o rto con il p ad re del suo am ico p o n en
dosi com e figlio, tale ra p p o rto m an ch ereb b e di qualsiasi fondam ento,
si tra tte re b b e di u n a finzione e, p e r q u an to sim patico possa essere
questo ad u lto p er lui, n o n sareb b e suo padre, e, anche se il bam bino
si com portasse com e figlio, non sarebbe suo figlio: m anca un fo n d a
m ento, n o n è sufficiente sentirsi figlio di qualcuno p e r essere tale.
D a un altro lato, e in o rd in e all’ev itare confusioni riguardo al
fo nd am en to d ella dignità della p erso n a, è anche necessario distin
3. Conclusione
Il linguaggio d ell’am o re im plica la volontà di com unicare qu al
cosa a qualcuno, m a anche le p aro le p e r farlo, le quali d eb b o n o es
sere in g rad o di sco m m ettere la n o s tra p ro p ria intim ità. Q u este p a
role, cioè, le n o stre azioni, h an n o il loro senso n el fine che noi cer
chiam o. A m a re è co m u n icare qualcosa a qualcuno: am are è agire per
qualcuno. P erch é « im parare ad am are»? N on è forse una cosa con
n a tu ra le all’uom o?
A m a re n o n è u n ’attiv ità sem plice. C o m p o rta una com posizione,
una costruzione: la co struzione d ell’am ore. P arla re di «costruzione»
richiam a alla m e n te u n ’intuizione, un p ro g etto , un processo, m a te
riali diversi... C o stru ire è u n ’attiv ità com plessa, non si verifica di col
po. A m a re è sim ile a costruire. È u n ’attività com plessa, non si am a di
colpo, con il solo sen tire o il solo volere, m a si va invece im parando
ad a m are nel cam m ino della vita, a co stru ire azioni d ’am ore nelle
quali realizzare e p o rre in a tto l’intuizione che la stessa esperienza
d ’am o re h a reso possibile.
20 J.F . H a r v e y , The Trulli about Homosexualiiy. The Cry o f thè Faithful, Ignatius
Press, San Francisco 1996.
21 C f. C o n g r e g a z i o n e p e r l a d o t t r i n a d e l l a f e d e , Homosexualitatis problema
7. Vedere anche I d ., Persona fiumana 8 e Catechismo della Chiesa cattolica 2357-2359.
A m are è u n ’attiv ità com plessa che co m p o rta, tuttavia, un atto
sintetico: p a rte sem p re cioè d a u n ’intuizione che viene d a ta all’indi
viduo. A llo stesso m o d o con cui il p o e ta o il p itto re com p o n g o n o la
loro o p era m o v en d o d all’intuizione della bellezza, così anche l’a
m ante co m p o n e le sue azioni a p artire da u n ’intuizione: l’am o re alla
persona, che ha ricev u to com e un dono n ell’esperienza d ell’am ore.
U n d o n o che l’h a arricchito, che l’h a trasform ato. U n d o n o che è una
presenza, u n ’un ione affettiva. L a costruzione p a rte sem pre d a q u e
sto am o re ricevuto. P erch é ogni am o re elettivo è prim a di tu tto un
am ore affettivo.
Si costruisce p a rte n d o da u n ’intuizione, im piegando m ateriali di
versi: p o n en d o in arm o n ia elem enti che altrim enti n o n si riconosce
rebbero. L ’arm o n ia fo n d am en tale che l’a tto d ’am o re stabilisce può
essere co lta in d u e asp etti d ell’esperienza d ’am ore: d a un lato, la r e
lazione che stabilisce tra la d im ensione intersoggettiva, cioè l’am ore
alla p erso n a, e la dim ensione oggettiva, cioè l’am o re al b en e p e r la
persona. L ’arm o n ia delle due dim ensioni costituisce l’a tto d ’am ore.
Non tu tto n ell’am o re è soggettivo. Possiam o com p ren d ere ciò che si
gnifica d ire o ascoltare: «ti am o». N on si tra tta di riflettere sem plice-
m ente un sen tim en to, m a un cam m ino di costruzione, la costruzione
di una com u n io n e m e d ian te la realizzazione di azioni che sono un
bene p er la p ersona.
D all’altro lato, la costruzione d ell’am o re co m p o rta lo stabilire
un’arm o n ia tra il m o m en to intenzionale che si indirizza al fine e il
m om ento elettiv o che si indirizza verso quello che è p e r il fine. Ecco
qui l’un ità in ten zio n ale d ell’agire. Tra i d u e m om enti vi è una c o rre
lazione stab ilita d alla ragion pratica grazie alla quale è possibile rag
giungere il fine in u n a g ran d e varietà di m ediazioni.
O ra si tra tta di u n a costruzione reciproca. U n m u tu o co-agire, in
cui l’elem en to in ten zionale che si dirige verso il fine e l’elem en to
d'elezione di ciò che è p e r il fine sono visti d a p a rte di en tram b i i co
autori in u n a scam bievole concordia.
Im p arare ad am are h a com e prim o passo rendersi conto che co
struire un a com unione di persone è un atto com plesso, m a che parte da
un principio sintetico p er entram bi i protagonisti: il loro am ore. Q u e
sto cessa d ’essere un m ero sentim ento che rinchiude le persone nel lo
ro vissuto em otivo p e r com inciare a essere un elem ento dinam ico che
perm ette la costruzione di una vita. Il dram m a dell’interpretazione ro
mantica è stato superato, senza p erd ere tuttavia la sua intuizione. L’a
more non è solo u n sentim ento, m a un m o tore di azioni in forza del
quale le p erso n e possono uscire da se stesse e costruire una vita.
S p u n tan o allo ra pro b lem i nuovi, d al m o m en to che le azioni che
l’am o re costruisce sono sem pre azioni concrete, particolari, contin
genti, circostanziate, a p p a re n te m e n te piccole ed insignificanti. Con
q u ale criterio si po ssono co stru ire azioni ta n to particolari? B asta la
sem plice intelligenza?
Parte terza
Un amore eccellente:
castità e carità
Introduzione
La difficoltà di amare
2. La fragilità dell’amore
D ire che le azioni sono p articolari e contingenti significa allora
d ire che sono sem p re relative alle p e rso n e e alle lo ro circostanze. La
perso n a p u ò vivere l’esp erien za d ’a m o re co n cen tran d o si su qualche
d eterm in ata dim en sione d ell’am ore, q u ella co rp o rea o quella affetti
va, p e r esem pio, essendole difficile in teg rare le altre, quella p erso n a
le o q u ella religiosa, che n o n giungono a essere n ep p u re adeguata-
m en te valutate. È così che i diversi dinam ism i delP am ore, che nella
loro ricchezza o ffrivano nu o v e possibilità, o ra racchiudono in sé una
ce rta ten sio n e, p erché si vogliono cose diverse, ren d en d o difficile
nelP u o m o il go v ern o dei d ifferenti livelli in u n ’u n ità di condotta: n a
sce così tra lo ro u n p otenziale conflitto.
Q u ali so n o le difficoltà p ro p rie di ciascuno dei livelli delPam ore?
A l livello co rp o reo ci im b attiam o nella difficoltà p e r cui il sog
getto , facen d o ce n tro sui valori co rp o rei d ell’altra p erso n a e finaliz
z a n d o i p ro p ri stessi desid e ri a q u esti valori, p u ò d im en ticare la
stessa p erso n a e fin ire p e r utilizzarla p e r il pia cere e la soddisfazio
n e c h ’essa provoca. G li in teressa il sesso in q u a n to tale, la soddisfa
zione sen su ale che p ro d u ce, m a p e rd e n d o di vista il fatto che sia
«con q u esta p erso n a» , cioè l’o riginalità p ro p ria di una relazio n e in
te rp erso n a le. M a, invece, n o n è forse q u esta o riginalità q u ella che
p ro p ria m e n te giustifica le relazioni coniugali? N el vissuto proprio
degli sposi, so lam en te p erch é è con q u e sta p e rso n a che si vuole e si
d esid e ra ta le relazione.
A livello affettivo può insorgere una difficoltà diversa e che, per
la carica em o tiv a che p o rta con sé, può trasform arsi in u n vero con
flitto. C aratteristico di qu esto livello è la p artico larità delle qualità af
fettiv e che sono colte in tale p erso n a, i valori che la distinguono ri
s p etto ad altre. O ra, facendo ce n tro sui valori affettivi legati al m odo
pro p rio d ella m ascolinità e fem m inilità, l’intelligenza, la tenerezza, il
coraggio... si p u ò tra sc u ra re la realtà di tali valori e rifugiarsi in un
processo di idealizzazione, che faccia del p ro p rio am ato un autentico
principe azzurro. In tal caso, non interessa la realtà d ell’am ato com e
è in se stesso, m a com e u n o si è im m aginato che sia, con le qu alità che
gli si sono a ttrib u ite e nel grado e o rdine in cui gli sono state asse
gnate. D i fro n te a q u esta contraffazione, si coglie com e non interessi
più tan to la p resenza reale dell’am ato q u an to la risonanza affettiva
pro d o tta dalle q u alità ricreate n ell’im m aginazione; se poi nella realtà
m anca di q uesti valori o ha questi difetti... n o n ha più im portanza.
Q uesti am an ti rom antici han n o p erso di vista la realtà della perso n a
e le sue circostanze: possono persino essere uno insiem e all’altro sen
za accorgersi della sofferenza e delle difficoltà dell’altra persona.
A n ch e a livello p erso n ale si trova u n a possibile contraffazione
dell’am o re p o iché, nel m o m en to in cui si scopre il m istero della p e r
sona, la su a p ro fo n d ità, si p u ò p e rd e re la sim patia p ro p ria d ell’affet
to, il c a ra tte re ludico della sessualità, e viverla tro p p o seriam ente,
dand o o rigine a u n m odo p u ritan o di vivere l’am ore. L’am ore s a re b
be visto com e u n d o n o di se stessi che richiede un co n testo in te rp e r
sonale e u n p reciso a tto della volontà e della coscienza: così, p e r tu t
to il tem p o in cui n o n fosse d ato q u esto preciso contesto, la sessu a
lità e l’affetto re s te re b b e ro com e ib ern ati, n ell’attesa di un m u ta
m ento n ell’altra p ersona. C erto ch e tale co n testo è im p o rtan te, m a
una visione di q u esto gen e re si sovraccarica di una to n a lità eccessi
vam en te sp iritualista ed esigente, che lo ren d e incapace d ell’a tte n
zione affettiva p e r l’altra persona.
D a ultim o, anche a livello religioso troviam o un pericolo: il p e ri
colo di p reten d ere di vivere la com unione con D io senza te n ere v e ra
m ente conto dell’altra persona. Vale a dire, vivere il ra p p o rto con D io
separatam en te, al m argine della m u tu a com unione, o, al contrario, cer
cando di im p o rre al coniuge la p ro p ria m odalità spirituale di vivere.
Si tra tta d i diversi livelli o dim ensioni d ell’am ore che esistono in
un unico soggetto, e neU’esperienza può insorgere un au ten tico co n
flitto, poiché q uesti livelli non v en gono arm onizzati dalla n a tu ra . C o
sì la p erso n a p u ò s p erim en tare con gran d e fo rza l’attrazio n e dei v a
lori co rp o rei, m e n tre a livello p erso n ale è p ie n am en te conscia del
fatto che n o n p u ò lasciarsi p re n d e re so lam en te da q u esta attrazione,
poiché q u esto eq u iv arreb b e a usare l’altro. Si tra tta perciò di e s p e
rienze che si po sso n o vivere in form a fram m en ta ria re n d e n d o v e ra
m ente difficile alla p erso n a il dom inarsi e integrarsi, giacché richie
dono cose distinte. L’uom o fa esperienza di u n a divisione d e n tro di
sé, che te n d e a so ffo care l’a p e rtu ra del desiderio a u n a felicità u lti
m a, co n c en tran d o lo n elle sue dim ensioni parziali.
3. La comunità d’azione
L a difficoltà n o n consiste tu ttav ia so lta n to nel fatto che una p er
sona po ssa vivere u na fram m en ta zio n e della p ro p ria esperienza d ’a
m ore, m a che il suo am are faccia rife rim en to a u n ’interazione reci
p ro ca con u n ’altra p erso n a, la q u ale ha dei d ifferenti ritm i e diffe
ren ti esperienze. U n individuo può avere risolto d e n tro di sé le ten
sioni d ell’am o re m a, ce rc an d o u n a com unanza d ’azione, può trovare
che l'a ltro o n o n ha an c o ra risolto le tensio ni che l’am ore p o rta con
sé o p p u re, av en d o lo fatto, h a u n a stru ttu ra c o rp o re a e affettiva con
ritm i diversi dai suoi, così che insorge una disarm onia.
L’esp erien za d ’am o re h a ce rtam e n te p e r en tram b i supposto un
livello m inim o di accordo rife rito al fine d ell’intenzione principale,
cioè l’id eale d i vita b u o n a vissuta in m u tu a com unione d ’am ore. O ra
p e rò la difficoltà consiste nelle azioni concrete con cui vivere qu esta
com u n ità di p erso n e, d al m o m en to ch e si tra tta d ’azioni che, com e
beni pratici, si ra p p o rta n o ai dinam ism i affettivi dei loro p ro ta g o n i
sti. In q u esto m o d o si coglie la difficoltà a co m p ren d ere q u an to con
vengano d e te rm in a te azioni, poiché fan n o riferim ento non a una so
la delle p erso n e e alle disposizioni in cui si trova, m a a due, con di
sposizioni che differiscono. U n a p erso n a p u ò , p e r esem pio, desid era
re u n ’u n io n e coniugale, q u a n d o d a p a rte d ell’altra tale azione non è
vista com e ciò che è o p p o rtu n o e co n v en ien te in quella situazione.
S p u n ta in tu tta la sua d ram m aticità la difficoltà di costruire in co
m u n e azioni n elle quali vivere la co m unione reciproca.
4. La concupiscenza
L e difficoltà an alizzate sin o ra c o rrisp o n d o n o alla s tru ttu ra p ro
pria d i u n am o re tra d u e p erso n e che sussistono in u n ’unità di corpo
e anim a. L’esp erien za d ell’am ore, rivelando la com plessità dei suoi
elem en ti, co m p o rta u n a chiam ata alla loro unificazione. Q u esta chia
m a ta si v ede tu ttav ia d isto rta e im p ed ita da un nuovo elem en to che
va a com plicare sen sibilm ente la costruzione dell’am ore: si tra tta di
u n a co rru zio n e originale del desiderio, in forza della quale si tende
ai b en i p arziali del p ia cere sensuale e delPaffetto, p erd en d o p e rò di
vista l’o rizzo n te com plessivo di felicità nella com unione con Dio.
Q u esta co rru zio n e h a ricevuto nella sto ria della teologia il no m e di
«concupiscenza».
L’origine di q u esta corruzione del desiderio si situa nella p reisto
ria d ell’uom o, q u an d o, ricevendo da D io un preciso com ando di non
m angiare dell’alb ero della conoscenza del b en e e del m ale, sed o tto dal
serpente, egli p o n e in du b b io il dono di D io nella creazione e ne m a n
gia. D o p o il p eccato del paradiso, tra le cose che vengono im m ed iata
m ente alte ra te è il m u tu o sguardo di A d am o ed Èva: «A llora si a p ri
rono gli occhi di tu tti e d u e e si accorsero di essere nudi» (G en 3,7). Lo
sguardo p reced en te, che godeva della bellezza e bo n tà della persona,
partecip an d o dello sguardo di D io, o ra si trasform a. «S pezzato il vin
colo della giustizia originale - afferm a Tom m aso d ’A q u in o - in cui si
trovavano tu tti i dinam ism i um ani con un certo ordine, o ra ciascun di
nam ism o te n d e al m ovim ento p ro p rio » ,1 in d ip en d en tem en te dagli al
tri. Si in tro d u ce così un principio di fram m entazione attivo nella con
d o tta dell’u o m o che finisce p er d ecom porre la sua unità. E si trasfo r
ma perché la v olontà e il cuore dei due non sono più uniti a Dio.
N asce in tal m o d o u n o sguardo che si fissa sul co rp o com e possi
bile o ggetto di piacere, d im enticando il suo c a ra tte re p erso n ale e
sponsale, com e n o n fosse d estin ato a ren d e re possibile la com unio
ne, m a il go d im en to .2 L a persona, n e ll’esperienza della concupiscen
za, si sep ara dal significato sponsale del p ro p rio corpo, rid u c en d o l’o
rizzonte in ten zio n ale del p ro p rio desiderio e con ciò annulla lo sp a
zio di intim ità. D a allora, qu esta ere d ità di A d am o ed È va, nella dif
ficoltà di in teg rare il p ro p rio desiderio che non è più an c o ra to in
Dio, va a in taccare l’in tera loro discendenza, ogni uo m o della storia.
L’am o re si fa «curvo», conduce fino all’altra p erso n a, ce rtam e n
te, m a p er in c o n trare in lei il p ro p rio p iacere e la p ro p ria soddisfa
zione. Si tra tta di u n am o re che è d e tu rp a to e d efo rm ato , p erché, di
rigendosi verso l’altro nella sua c o rp o reità o affettività, n o n lo rag
giunge com e p erso n a. In fondo, ci troviam o dav an ti al pericolo che il
desiderio faccia ce n tro sul soggetto in se stesso, dim enticandosi d el
l’altro. N on è d u n q u e l’altro il fine d ell’azione, fine sim pliciter et p er
se, m a è invece un m ezzo p e r me: la perso n a d ell’altro si trasform a in
un b en e p er m e p e rd e n d o di vista la p rospettiva del b en e com une,
del d estin o ultim o. Io sono il vero fine d ell’azione. Si in sta u ra così
una relazione di p o s s e s s o r i dom inio d ell’altro in q u a n to oggetto del
prop rio desiderio, che finisce p e r sconvolgere la p rece d en te relazio
ne d ’am ore.
1 577i, I-II,q . 8 2 ,a .4 , ad 1.
2 Cf. G io v a n n i P a o l o II. Uomo e donna lo creò, X X V II. 3 e anche XXXIX.
Il d ram m a p iù g ra n d e di q u esta nu o v a situazione è p e rò che
l’uo m o possa s e p a ra re il suo cuore d all’affetto suprem o, d alP am ore
a D io.3
È in q u esto m o d o che si spiega com e nel b ran o biblico tale dim en
ticanza dell’altro implichi un m utuo tim ore: «si coprirono con foglie».
P erch é? Si nasconde ciò che si tem e: che l’essere um ano sia oggetto di
uso e abuso. M a l’altra perso n a non era vista com e un aiuto? O ra, l’uo
m o non confida più sulla p ro p ria intenzione e capacità di autocoscien
za e di auto d o m in io della reazione sessuale, fino al pu n to di giungere a
tem ere D io, dal quale si nasconde. L’arm onia dell'inizio e lo stupore
davanti al d o n o che D io aveva loro fatto si trasform ano, ora in con
trapposizione: «La d o n n a che tu mi hai posta accanto mi ha dato del
l’albero e io ne ho m angiato» (G en 3,12), com e se fosse lei, che era car
n e della su a carne e ossa delle sue ossa, la causa della sua situazione.
Il desid erio si m o stra così tra i due am biguo e concupiscente,
fram m en ta n d o la stessa m u tu a relazione e la stessa in terio rità della
p erso n a, tra la dignità che riconosce l’altro e il desiderio del piacere,
tra l’idealizzazione e la necessità di accettare l’altro co m ’è... Il corpo
sessu ato cessa quasi d ’essere espressione della perso n a e d ell’am ore,
p e r favorire u n vissuto della sessualità in q u an to esperienza s trap p a
ta all’un ion e della relazio n e tra le p erso n e, dal suo riferim en to a un
ideale di vita b u o n a e felice g lobalm ente inteso.
D al p u n to di vista teologico la concupiscenza, fru tto della ro ttu
ra d ell’alleanza con D io, si configura com e u n a disintegrazione nel
d inam ism o te n d en zia le che inclina l’uom o al peccato. In se stessa
non è p eccato, m a inclina verso di esso e in esso ha la sua origine.
5. L’idolatrizzazione dell’amore
L e d iverse difficoltà d ell’am o re che ab biam o analizzato possono
giun g ere a o staco lare p iù o m eno l’eccellenza d ell’am ore, m a quan d o
lo defo rm an o n ell’azione e la p erso n a agisce m ossa da un am o re non
v ero sorge u n ’u ltim a e terribile difficoltà: l’idolatrizzazione d ell’a
m ore. N on si tra tta q ui di id o latra re la p erso n a am ata, dal m om ento
che ci si ren d e co n to con u n a ce rta rap id ità del fatto che l’altra p e r
sona, p e r q u an te q u alità possa avere, m ai p o trà p ie n am en te p o rta re
6. Cammini di soluzione
È o ra che si p o n e in tu tta la sua dram m aticità la questio n e di fo n
do, poiché se l’u o m o d esid era indirizzare la p ro p ria vita verso un
ideale di vita b u o n a, di co m unione in terp erso n ale, realizzandola m e
d ian te d elle azioni eccellenti in cui in tervengono d ifferenti principi
operativi, alla fine si sco p re n atu ra lm e n te im p rep arato p e r co n cep i
10 C f . Etica nicomachea I I I , 1 2 : 1 1 1 9 a 3 3 .
11 S i v e d a , p e r e s e m p i o , v o n H i l d e b r a n d , Puriiy. The M ystery o f Christian Sexua-
liiy, R . A l l e r s , Pedagogia sexual. Fundanientos y lineas principales anaUtico-existen-
ciales, E d i i o r i a l L u i s M i r a c l e , B a r c e l o n a 1 9 5 6 ; K . W o j t y l a , A m o re e responsabilità.
Morale sessuale e vita interpersonale, M a r i e t t i , T o r i n o 1 9 7 8 ; A . P l é , Vie affective et
Chasteté, C e r f , P a r i s 1 9 6 4 ; W . M a y , The Nature and Meaning o f Chasnty, F r a n c i s c a n
H e r a l d P r e s s , C h i c a g o 1 9 7 6 ; A . C h a p e l l e , Sexualité et sainteté, É d i t i o n s I E T , B r u x e l
le s 1 9 7 7 ; G i o v a n n i P a o l o I I , Uomo e donna lo creò, C i t t à N u o v a - L E V , R o m a 1 9 9 5 ; C .
C a f f a r r a , Etica generale della sessualità, E d i z i o n i A r e s , M i l a n o 1 9 9 1 ; C CC 2 3 3 8 - 2 3 5 9 ;
M . R h o n h e i m e r , Etica della procreazione , P U L - M u r s i a , R o m a 2 0 0 0 ; J.S . G r a b o w s k i ,
Sex and Virine. A n Introduction io Sexual Ethics, C a t h o l i c U n i v e r s l i t y o f A m e r i c a
P r e ss, W a s h in g to n D C 2 003.
Capitolo undicesimo
Il pudore sessuale
e il valore della persona
2. Pudore e rivelazione
del valore della persona
L a reazio n e del pu d o re, tu ttav ia, non solo ci ren d e evidente l’o
riginalità della soggettività u m an a, m a m o stra anche l’originalità del
la relazio n e in terp erso n ale che è resa possibile dalla sessualità.2
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è d ò che in se stesso è im m orale. D istrugge il significato sponsale del
corpo in tro d u cen d o un sim bolism o nuovo, quello d ell’uso.
L a m an ifestazio n e artistica del co rp o u m ano e della sua n u d ità
deve lasciare tra sp a rire il suo c a ra tte re personale, il su o intrinseco
valore sponsale. Solo così la p erso n a può avere u n o sguardo ad e g u a
to alla n u d ità u m a n a in m o d o tale da essere capace di p erce p ire la
sua bontà.
3. Pudore e amore
O cco rre co m p ren d ere u n ’altra dim ensione d ell’esperienza del
pudore, p o ich é, se da un lato distoglie d a ogni m anifestazione am bi
gua della sessualità che possa «essere usata», non lo fa tuttavia sem
plicem ente p e r tim o re di essa, m a anche e p rincipalm ente p e r ri
orie n tare lo sg u ard o verso la perso n a deten trice di tali valori. Si ri
vela così che ciò cui la reazione del p u d o re te n d e è p ro p rio di p ro
vocare l’in teresse e la stim a p e r la p erso n a di cui sta ce rc an d o di su
scitare l’am o re p erso nale. In q u esto m odo il p u d o re non si p resen ta
com e un ostaco lo all’am ore, m a anzi com e un m ezzo p e r arrivarci; in
tegrare i valori sessuali e affettivi nella p ro p ria relazione con la p e r
sona è in fatti u n m o do n atu rale di consentire che si discoprano la
prop ria dignità e il p ro p rio m istero.
Q u an d o il p u d o re raggiunge q u esta dim ensione di p ro v o care l’a
m ore, allora la p ro p ria reaz io n e di n asco n d ere acquista u n a speciale
connotazione, p erch é te n d e a nascondere, sì, m a non del tutto, e
nem m eno troppo. M o strare la differenza «personale» nel co rp o può
infatti far sì che nasca o si ravvivi l’am o re tra l’uom o e la d onna. È
qui, tra l’altro , che la m oda p o tre b b e tro v a re la p ro p ria originaria
ispirazione.
In q u esto m odo, q u a n d o diviene chiara la m u tu a reaz io n e nella
prop ria recip ro ca in tenzionalità di ricerca di una com unione nella
totale d o n azio n e di sé, il pu d o re, in q u an to te n d en za a nasco n d ere i
valori sessuali e affettivi, viene assunto nell’am ore: n o n si ha più v er
gogna di m an ifestare la sessualità e l’affettività. M a assunto n o n vuo
le dire cancellato, po iché co ntinua a co lo rare l’am ore di q u esta sua
qualità che te n d e a suscitarlo nel m u tu o rispetto. L a vergogna è ora
assim ilata n ell’am o re perch é esiste la convinzione che la m anifesta
zione dei valori sessuali e affettivi non provoca n ell’altra perso n a
unicam ente u n desid erio sessuale o un g o dim ento affettivo, m a è in
vece un invito al d o n o di sé.
4. Pudore e cultura
Se in p reced en za ab biam o visto com e l’esperienza d ’am ore rice
va un a prim a possibilità d ’in terp reta zio n e nelP am bito cu ltu rale in
cui è inserita, lo stesso avviene con il p u d o re: è congiunto in se stes
so a u n ’inn egabile d im ensione culturale, che dà significato e rilievo
alle in tenzioni delle persone, p e r cui le loro m anifestazioni variano
d a u n a so cietà all’altra, nel m odo di vestire, nel m o d o di p arlare e
nella g estualità... Q u esta d im ensione cu ltu rale p u ò pro v o care a vol
te degli equivoci, che si orig in an o dalla valutazione delle differenti
cu ltu re a p a rtire d alla p ro p ria realtà: p o tre b b e allora sem b ra re che
u n a tal cu ltu ra sia e stra n ea all’esp erien za del pu d o re, poniam o p e r
ché nel lo ro m o d o di vestire non c o p ro n o la loro n udità, o p e r la con
fiden za con cui si esprim ono nella gestualità... C iò è tu ttav ia dovuto
n on a u na m an can za di pu d o re, m a, forse, alle condizioni clim atiche
o al m estiere ch e si esercita, o alla sto ria d ’un popolo.
C iò che nel p u d o re è essenziale è precisam en te l’intenzionalità
che cerca d i ev itare: P oggettivazione d el corpo. C iò avverrà a ttra
verso i mezzi che sono espressivi nelle diffe re n ti culture: il linguag
gio, la m o d a, P arte, ecc..., che ac q u istan o così un valore sim bolico
esplicativo d e ll’in ten zio n alità d elle persone. Q u a n d o una p erso n a
usa ce rte esp ressio n i v erb ali o gestuali, o q u an d o indossa d eterm i
nati ab iti, «cerca» d i d ire qualcosa all’altro , qualcosa che l’a ltro pos
sa capire.
L ’ed u cazio n e al p u d o re te n d e rà a te n e re co n to di q u esto fatto re
e d o v rà stare a tte n ta al m odo in cui la cu ltu ra va cam biando nelle
sue fo rm e d ’espressione, altrim en ti inco rag g ereb b e un significato
form ale del p u d o re ch e p o tre b b e d eg e n erare in pudicizia.
5. Nobiltà e pudore
Se il p u d o re s u p p o n e u n a reaz io n e di vergogna che p reserva il
sogg etto da ogni po ssibile uso del co rp o che escluda il suo signifi
ca to sp o n sale, o cc o rre n o ta re che, d a v a n ti al v alo re che qu esto si
gnificato co m p o rta, insorge nella p erso n a anche u n a diversa re a
zione: q u e sta volta non ta n to nel ritrarsi, q u a n to nello stu p o re e
n e ll’orgoglio.
D i che cosa si stupisce e si inorgoglisce? Si stupisce e si inorgo
glisce d ella m eravigliosa possibilità che le è sta ta concessa, di p oter
stabilire u n a relazio n e p erso n ale grazie alla quale costruire u n a co
m unio n e di p erso n e in u n a c o rp o reità tra sp a re n te, con un lim pido
reciproco interagire. È il m o m en to in cui la p erso n a reagisce d av a n
ti alla g ran d ezza p resu p p o sta da un m odo d ’am arsi reciproco in una
co rp o reità che si fa tra sp a re n za e linguaggio della persona. G ra n
dezza, po ich é grazie al m u tu o in terag ire sessuale i d u e nello spazio
della lo ro intim ità p o ssono com unicarsi un apprezzam ento, un a com
pagnia, e così rag g iu ngere la loro pienezza ultim a.
Q u esto m o d o d ’agire nella differenza sessuale è visto allo ra non
sem p licem en te com e un b en e da sfru tta re p e r il p iacere che p ro d u
ce, o d a utilizzare p e r i vantaggi ch e p o tre b b e offrire, m a p e r il fatto
che è s o p ra ttu tto un b en e che nella sua convenienza d à concretezza
ai dinam ism i d ei suoi pro tag o n isti, rivela u n a b o n tà che la trascende:
a ttra e non solo p e r la pienezza che re n d e possibile, m a p e r la bellez
za che co m p o rta. L a vita di com unione tra gli sposi, il vivere uno p e r
l’altro sussistendo nel noi com une, si m anifesta loro com e un bene
che li seduce p e r la sua intrinseca bellezza e che li a ttra e p e r la sua
forza. A n ch e se rag g iungere q u esta co m unione costasse gran d i sacri
fici, persin o la vita stessa, m e rite re b b e la p en a di darla p e r la bellez
za che co m p o rta.
Q u esto se n tim en to di nobiltà dinanzi a ciò che è au ten ticam e n te
o nesto ed eccelso ap re il cu o re d ell’uom o a u n a m a gnanim ità che gli
consente di d a re nu o v a collocazione al significato dei p iaceri d ella vi
ta e della sua u tilità.3 È così che l’u o m o si a p re a u n a m aggiore feli
cità, in m o d o tale d a n o n finire preso d al p iacere im m ediato.
Differenti integrazioni
dell’affettività
1. D continente
Il n o stro prim o personaggio è il continente. C om e ogni perso n a
è sensibile alle q u alità sessuali e affettive. E com e ogni p erso n a è an
che in possesso di u n a intelligenza p e r c o m p ren d ere il significato di
ciò di cui fa esp erien za e h a u n a v o lo n tà p e r volerlo. N el corso della
sua vita, h a ricevuto u n ’educazione in cui gli è stato trasm esso un
senso d ella vita, d ella sessualità, d ella relazione tra uom o e donna,
del valo re d ella fed eltà e della fam iglia. C on la sua intelligenza è
giunto a co m p ren d ere q u a n to gli veniva trasm esso, ac cettan d o che
ta le id eale di vita fosse l’a u ten tico significato della vita: una com u
nio n e di p erso n e fed ele ed esclusiva.
C on il m a tu ra re della sua co rp o reità, com incia tuttavia a speri
m e n tare l’attrazio n e che l’altro sesso pro d u ce in lui. L o attraggono i
valori sessuali, lo attrag g o n o i valori um ani legati alla m ascolinità e
fem m inilità. E lo attrag g o n o p erch é convengono ai suoi dinam ism i,
offrendogli u n a p ossibilità di tro v a re in lo ro diletto. Lo attraggono
p e rò s o lta n to p e r la soddisfazione ch e gli pro cu ran o , n o n p e r il loro
significato. U n bacio, u n a carezza, u n ’av v en tu ra, u n ’unio n e sessua
le... sono u n ’o p p o rtu n ità p e r tro v a re un p iacere che sazi u n a ca re n
za, un desiderio.
L’ed u cazio n e che h a ricevuto, l’ideale di vita b u o n a che gli è sta
to trasm esso, n o n lo p o n e in gioco p e r in te rp re ta re il senso di ciò che
sta vivendo, dell’attrazio n e di cui fa esperienza. L a sua intelligenza
« com prende» in teo ria l’ideale, p e rò «nella pratica» si sen te a ttra tta
dai piccoli p iaceri d ella vita. Si a ttu a p e r qu esto u n a ce rta fra ttu ra tra
ciò che in ten d e e d esid era in teo ria e ciò che in ten d e e d esid era n el
la pratica. In q u esto m odo, lascia briglia sciolta ai p ro p ri desideri e
stati em otivi, tro v a n d o in lo ro svago, com piacim ento.
Q u an d o giunge il m om ento di agire, cosa accade? C on la sua in
telligenza p ercep isce ch e ce rte azioni sono co n trarie all’id eale di vi
ta bu o n a che gli è stato trasm esso e che rim aneva riflesso in un co
dice di co n d o tta. E ancora, se agisse seguendo i pro p ri desideri, p o
tre b b e essere rim p ro v erato dalla sua fam iglia o dai suoi am ici, che
ta n to stim a e che in nessun m odo v o rreb b e perd ere . O, se seguisse i
prop ri d esid eri, p o tre b b e ro p ersin o d erivarne conseguenze negative
che o stac o lereb b e ro la sua vita. E d av an ti a q u este possibilità si tira
indietro: decide di n on agire seg u en d o quel che chiede il suo d esid e
rio. N o n sceglie di seguire il suo desiderio p e r i m otivi che adduce.
Si tra tta di u na p erso n a che è fo rte nella sua volontà e che n o n si
lascia facilm ente se d u rre d a ll'a ttra z io n e dei piccoli piaceri sessuali.
La su a vo lo n tà è capace di te n e re a fren o l’im pulso d elP attrazio n e
dei piccoli p iaceri d ella vita, di p o rre resistenza, ob b ed e n d o alla n o r
m a che p ro teg g e l’id eale di vita. E qu esto non u n a volta soltanto, m a
con u n a ce rta stabilità.
O ra d u n q u e, se ciò che lo attrae, il m inuto piacere, n o n fosse p ro i
bito, se n essu n o lo osservasse, se n o n ne conseguissero conseguenze
negative, di ce rto lo p o rre b b e in atto, dal m om ento che è ciò che d e
sidera. Si tra ttien e, m a controvoglia; si astiene dal m ale, m a senza v e
ram en te am are il bene. Così non p o trà appoggiarsi sui p ro p ri d esi
deri, i quali s u o n eran n o p e r lui ta n te volte am bigui; avrà invece bi
sogno della legge p er g o v ern are la p ro p ria vita. P er q u esto m otivo
non trova soddisfazione in ciò che fa, perch é fa quello che non d esi
dera, m en tre qu ello che desidera, che si addice al suo desiderio, non
può assecondarlo.
In sintesi:
- conosce l’id eale di vita b uona, m a solo in m o d o teorico, senza
farlo proprio;
- il m otivo p e r cui agisce non è l’ideale della co m unione che co
nosce, m a un m otivo estrinseco all’azione, com e può essere u n a leg
ge o n o rm a che gli s’im pone, l’approvazione o disapprovazione degli
altri, il tim o re o l’in teresse p e r le conseguenze che p o tre b b e averne.
- ce rtam e n te agisce con una ferm ezza e u n a stabilità notevoli;
- in alcun m o d o tu ttav ia gioisce di ciò che realizza.
2. Il virtuoso
N el caso del v irtuoso ci troviam o di fro n te a un uom o che, com e
ogni uom o, è sensibile ai valori sessuali grazie alla corporeità e pos
siede anche u n ’intelligenza e u n a volontà con cui p o te r giudicare e
scegliere. È stato ed u cato in u n a fam iglia, in u n a società, in cui gli so
no stati trasm essi dei valori, un senso della vita, un ideale di vita buo
na e lo ha accettato. N ella m a turazione della p ro p ria co rp o reità e nel
la novità di esp erien ze che vive, avverte l’attrazione della sessualità.
N el m o m en to stesso in cui sen te questo, cerca p erò di com prendere il
suo significato. È qui che l’educazione che ha ricevuto si m ostra per
lui decisiva p er in te rp re ta re l’attrazio n e che determ inati piccoli pia
ceri esercitan o su di lui. In qu esta attrazio n e si nasconde il significato
di qualcosa che è più gran d e di loro, di una possibilità di com unione
interpersonale. C on ciò p u ò capire che l’attrazio n e sessuale porta,
certo, al b en e p artico lare del bacio, o della carezza, o dell’unione ses
suale, m a tu tto ciò lo riconduce a una singolare com unione. Scopre
così com e n ella sua reazione un altro lo sta chiam ando a coinvolgere
la sua lib ertà in u n d o n o totale di sé, vivendo una com unione inter
p ersonale. L a sua esperienza ed educazione si arm onizzano, consen
tendogli di perso n alizzare l’ideale di vita e di dargli una definita for
m a concreta.
Q u esto id eale di vita riflette una pienezza singolare, che lo attrae,
che lo affascina. E d a q u esta pienezza che gli si p ro sp etta, s’indirizza
o ra al p ro p rio m o n d o affettivo, ai p ro p ri desideri e com incia a lavo
ra re con essi, p lasm an d o la p ro p ria affettività e sensualità secondo
l’id eale d ella com unione. P lasm are vuole d ire rio rd in are i propri de
sideri in m o d o ta le d a p o te r raggiungere con essi ciò che m aggior
m en te am a, la co m u nione delle persone. P lasm are vuole d ire inte
g rare il d esid erio del b e n e p a rtic o la re nel d esid erio di u n a pienezza
ultim a. P lasm are vu o le d ire co n fo rm are i p ro p ri desideri secondo l’i
d eale di pienezza. C on qu esto sviluppa la p o ten zialità ultim a che si
n asco n d e nei p ro p ri desideri, senza elim inare la m ediazione che i
piccoli piaceri della vita esercitan o su di lui.
E u n a volta p la sm ata la sua affettività, vi è u n a novità nel modo
in cui la p erso n a reagisce dav an ti ai p iaceri della vita: poiché reagi
sce d av an ti a essi n ella m ediazione in cui è in gioco l’ideale di vita, la
com u n io n e d elle p ersone. Il virtu o so è colui che n o n s o lta n to agisce
bene, m a s o p ra ttu tto colui che reagisce bene, p o te n d o identificarsi
con la p ro p ria reazione: vale a dire, è a ttra tto d all’au ten tico bene.
P o s sie d e u n a f e r m e z z a e u n a s ta b ilità s in g o la r e n e l p r o p r io m o d o d i
re a g ire .
Q u esto n o n significa che sia insensibile ai p iaceri dei b en i a p p a
renti, m a che reag e n d o a essi ciò che desidera n o n è il p iacere nella
sua p artico larità, m a ciò che significa. N elle piccole o gran d i azioni
che la relazio n e u o m o-donna co m p o rta si sen tirà a ttra tto da quelle
in cui po ssa au ten ticam e n te e n tra re in u n a co m unione personale,
realizzandola. Se in esse non p u ò realizzare la com unione, n o n lo a t
traggono, n o n gli in teressano, né p e rta n to si identifica in loro.
P er il virtu o so agire sarà d u n q u e realizzare ciò ch e più am a. La
sua azione sarà co n form e a tu tta la sua soggettività o ra tra sfo rm ata
dalla virtù, p e r cui tro v e rà non solo il p iacere del b en e che concorda
con d eterm in ati dinam ism i, m a la gioia di capire la pienezza che sta
vivendo.
In sintesi:
- conosce l’id eale di vita b u o n a, il significato ultim o della p ro
pria vita, grazie alla m ediazione della p ro p ria affettività. L o conosce,
cioè, in te rp re ta n d o le p ro p rie esperienze affettive alla luce dell’id e a
le che gli è stato trasm esso;
- il m otivo p e r cui agisce è che con tale azione gli si p ro sp etta un
bene p artico lare, p u ò realizzare l’ideale intravisto. Il m otivo è la
bontà d ell’azione in se stessa;
- agisce con u n a ferm ezza e u n a stabilità encom iabili;
- nella p ro p ria azione gioisce di ciò che com pie.
3. L’incontinente
Ci troviam o o ra di fro n te a un uom o singolare, capace an c h e di
ricevere l’im p atto dei beni p artico lari, dei piccoli piaceri della vita, e
anche di in te rp re ta rli e di sceglierli. C om e i p rece d en ti, è stato e d u
cato in u na fam iglia, in u n a cultura, in cui gli sono stati trasm essi una
serie di valori, ed è g iu n to a co m p ren d ere l’ideale di u n a com unione
di persone fed ele ed esclusiva.
La su a affettiv ità si sen te d ’altra p a rte te n ta ta d a m olti piccoli o
grandi piaceri, che lo attrag g o n o p e r il g o dim ento che p ro sp ettan o e
che, com e il co n tin en te, rig etta p e r m otivi diversi. Tra la sua affetti
vità e la su a rag io n e c ’è una ce rta fra ttu ra , poiché non in te rp re ta il
significato d ell’affettività, né plasm a in essa l’ideale di vita, lasciando
che seguano il lo ro corso.
Ci so n o tu ttav ia occasioni in cui, dav an ti alla vam pa della te n ta
zione, la sua rag io n e si o tte n e b ra , p e rd e il riferim ento d ell’ideale di
co m u n io ne e del sistem a n o rm ativo da cui e ra p ro te tto , così com e il
dom in io che la v o lo n tà esercitava resisten d o alla sollecitazione dei
beni partico lari, e soccom be all’attrazio n e di quei piaceri. N on che
negh i il valo re d ella com unione, m a rim an e accecato da q u esto bene
co n creto e p en sa che sia co n v e n ien te sceglierlo. Si tra tta di un uom o
debo le, fragile, ch e sceglie di seguire le passioni, m algrado le buone
ragioni che ha e in co n trad d izio n e con loro.
N el suo agire, ce rta m e n te giunge a saziare il desiderio che aveva
di b en i partico lari, di piccoli piaceri. Si sazia con p iaceri che rispon
d o n o alle sue necessità. M a, nel m o m en to in cui agisce co n tro la p ro
p ria ragione, essa n o n p u ò sp e rim e n ta re la gioia di ciò che vive.
U n ’ultim a c a ra tte ristic a occorre segnalare p e r co m p ren d ere in
m odo ad e g u ato l’in continente. Q u a n d o passa q u esto m om ento, si
ren d e co nto p e ra ltro di avere agito m ale e si p e n te dell’azione rico
noscen d o la p ro p ria iniziale ingenuità, del m odo in cui ha gestito la
tentazio n e. P iacere d avvero stran o quello dell’incontinente, il cui ri
co rd o g en e ra la tristezza!
In sintesi:
- conosce l’id eale di vita, m a solo te o ricam en te e a freddo;
- il m otivo p e r cui agisce non è q uindi q u ell’id eale di vita che co
nosce, m a il p iacere che gli si p ro sp etta;
- agisce sen za ferm ezza, senza stabilità, con u n a gran d e d e b o
lezza;
- si d iletta in ciò che fa, m a solo m e n tre lo fa p erch é, una volta
passato, si p e n te e ha il sop rav v en to l’am arezza.
4. L’intemperante
Ci tro v iam o a che fare d a ultim o con l’in tem p e ran te o vizioso:
uom o sensibile, com e tu tti, alla sessualità, e capace d ’in terp retazio n e
e di au todom inio. L a configurazione della soggettività che h a rag
giunto è p e rò m o lto d iffe re n te dai p rece d en ti. Ci troviam o o ra di
fro n te a u n u o m o che n o n h a fa tto p ro p ria l’educazione che si sup
p o n e ab b ia ricevuto, q u alo ra l’abbia ricevuta, né si è p reo ccu p ato di
p lasm are la p ro p ria affettività, così che non conosce quello che è un
au ten tico id eale di vita riuscita.
P e r q u e sto m otivo ha id e n tificato l’ideale di vita bu o n a con il
co n seg u im en to d ei diversi piaceri ch e gli si p resen tan o , con la so d
d isfazione d elle p ro p rie «necessità» sessuali ed affettive. N on com
p re n d e l’id eale di u n a vita fed ele e n o n se n e fa un p ro b lem a. È qui
il suo d ram m a, p o ic h é la co rru zio n e della sua rag io n e rig u a rd a
q uello che è p iù essenziale, il senso della vita, il su o fine. E cieco
n ei co n fro n ti di ciò ch e è essen zialm en te u m a n o n ella sessualità, es
send o in capace di sco p rirn e il significato e il valore. Si tra tta di un
uom o che v ed e s o lta n to u n a possibilità di pia cere e agisce di co n
seguenza.
V ivrà il p ro lu n g a m en to di q u esto piacere con la determ in azio n e
che è tipica di chi n o n vede o ltre il p ro p rio parziale interesse: è l’ac
cecam ento d ell’egoista, p e r cui sarà capace di sacrificare tu tto al p ia
cere, ren d en d o si ogni volta più in a d a tto ad am are.
C he p iacere tro v a? C erto , quello che soddisfa la ten sio n e che si è
g en e ra ta in lui. L a sessualità possiede sicu ram en te un dinam ism o di
tensio n e-d isten sio n e che rilassa l’organism o, o ffren d o una calm a.
C ercan d o il p iacere p e r il piacere, finisce p e rò suo schiavo, senza a r
rivare m ai a tro v a re v era soddisfazione, dal m o m en to che il p iacere
tocca solo u n a d im en sione e d u ra s o lta n to q u an to d u ra l’azione. U na
volta finita, lascia l’am arezza del vuoto, spingendolo alla ricerca di
nuovi e p iù eccitan ti p iaceri p e r d im en ticare e saziarsi.
In sintesi:
- n o n conosce l’ideale di vita b uona, la felicità è costituita dalla
soddisfazione p ro d o tta dal piacere;
- il m otivo p e r cui agisce è sem plicem ente il piacere;
- agisce con o stinazione, u n a specie c o rro tta della ferm ezza e
stabilità;
- tro v a la so d d isfazione del p iacere sensuale, m a senza gioia.
È possibile integrare, arm onizzare, plasm are i dinam ism i dell’am ore.
M a co s’è q u esta integrazione? Q ual è la sua stru ttu ra ? C om e
possiam o co m p ren d erla ? C osa aggiunge, inoltre, alla n atu ra della
persona?
L’in teg razio n e dei dinam ism i d ell’am o re im plica u n a tra sfo rm a
zione del so ggetto agente. M a in che m odo q u esta trasform azione in
fluisce sull’agire co n creto, sulla costruzione di azioni?
Si tra tta allo ra di affro n ta re il g rande te m a d ella virtù della ca
stità, di e n tra re n o n so lta n to in u n a sua descrizione fenom enologica,
m a n ella co m p ren sio n e della sua essenza.
L a g ran d e difficoltà ch e l’arg o m en to virtù, e specie virtù d ella ca
stità, ha da te m p o in c o n trato può anche rinvenirsi in una insufficien
te com p ren sio n e d ella sua essenza e del suo ruolo. O cco rre allo ra su
p e ra re tale difficoltà affro n ta n d o la gran d e q u estio n e della n atu ra
della v irtù d ella castità.
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privo di dinam ism o, m a di configurare invece la v erità che in essi si
è sco p erta, ce rcan d o tra loro u n ’ad e g u ata unità e arm onia. Così, il
desiderio d ’u n io n e c o rp o re a è ric o n d o tto all’u n io n e con la perso n a
corpo rea e la m u tu a em p atia a u n ’au ten tica concordia.
P er q u esto si d o v rà plasm are la capacità di reazione sessuale e af
fettiva in terv en en d o so p ra le p o te n ze conoscitive coinvolte: sen sib i
lità, im m aginazione e m e m oria, in m o d o ta le ch e l’atten zio n e ch e si
p resta stia in relazio n e con la prom essa di com unione. L ’attenzione
ora, vissuta attrav erso q u este p o te n ze conoscitive, sa rà m ossa da un
desiderio che fa ce n tro non nei valori sessuali o affettivi, in q u an to
disgiunti d alla p erso n a, m a p re ste rà atten zio n e alla p erso n a in q u a n
to d eten trice d i tali valori. L’attiv ità sessuale non è sem plicem ente
una reazio n e p ro v o cata d a un fen o m en o neurofisiologico, m a com
p o rta an ch e in trin secam en te p e r la sua realizzazione l’atten zio n e
um ana, la q u ale d ip e n d e dalla m em oria e d all’im m aginazione nel va
lore sim bolico che le è stato d ato e dal desiderio che la guida.
L’o rd in e ch e si plasm a nei dinam ism i d ell’am o re fa sì che i d i
versi dinam ism i p erseg u an o il loro p ro p rio oggetto, certo, p e rò in o r
dine al b en e d ella com unione. N on si tra tta p e r qu esto di neg a re la
loro originalità, né di p o rre in d u b b io la b o n tà delle loro reazioni, né
di ignorarli, n é an co r m e n o di rep rim erli o di elim inarli, m a princi
p alm ente di plasm arli, di stabilire un o rd in e nel m o d o con cui si va a
reagire e cerc are il p ro p rio bene.
Q u esto am o re in teg rato tra l’u o m o e la d o n n a co m p o rta un sin
golare p rincipio d ’u n ità :1 il suo affetto e la sua im pulsività lo m uo-
v eran n o a q u esta consegna in to talità. L e c o o rd in ate d ell’affetto, che
fissano il m o d o di cogliere il b en e p artico lare in relazione alla d e te r
m inazione d ella vita felice, resta n o così stabilite in u n a form a diffe
rente, in m o d o tale che p e rm e tto n o alla p erso n a di reag ire di fro n te
ai valori p artico lari in arm o n ia con il b en e com plessivo della p erso
na; esso le co n sen te di identificarsi con la sua reaz io n e p e rch é la sua
reazione è o rd in ata.
Possiam o o ra co m p ren d ere com e qu esto o rdinarsi d ell’affetto
com porti u n a trasfo rm azione ch e lo ren d e p artecip e di qualcosa che
attiene al terzo livello d ell’am ore: cioè lo spirito. L a sua reazione
sarà o ra u n a reazio n e intelligente, poiché im plica l’intelligenza nella
sua stessa o rigine {curri r a t io n e ) . È assai diverso q u a n d o la reazione
1 Per la relazione ira l'oggetto delle potenze um ane diretto adp lu ra e l’unità che
introduce la virtù, si veda ST h, I-II, q. 54, a. 4.
affettiv a segue sem p licem ente la ragione, è con essa in accordo (se-
cu n d u m rationem ), com e p o tre b b e avvenire in d eterm in ate circo
stanze p e r il co n tin en te, m a senza co m p o rtare di p e r sé l’intelligen
za: in q u esto caso ci tro v e rem m o dav an ti a una reazione del corpo o
d ell’affetto che coincide con ciò che la ragione pensa, m a p o tre b b e
anch e n o n coincidere. E d è altresì to ta lm e n te d istinta da u n a reazio
ne affettiva che sia co n traria alla rag io n e (contra rationem ), c o n tra
ria cioè al significato che la ragione attribuisce al valore della co rp o
re ità o affettività.2
S e il m ucchio d i polvere all’inizio d ella creazione fu capace di ri
cevere l’alito divino convertendosi in u n a p erso n a, anche gli im pulsi
della ca rn e e l’esu b eran z a d ell’affetto sono capaci di ricevere una
nuov a co n fo rm azio n e dallo spirito della p erso n a (intelligenza e vo
lo n tà) in fo rm a tale che faccia di lo ro u n a cosa specificam ente u m a
n a, sen za n eg a re la sua p artico larità. In qu esto m odo l’originalità del
la sua te n d en za verso un b en e p artico lare e co ncreto si conserva, ma
o rd in a ta a u n b en e su p erio re, il b en e della p erso n a, la sua felicità,
che coincide con il b en e della com unione.
2 C f. STh, I - I I , q . 58, a. 4, a d 3.
forza del colpo... e va così acquistando una d estre zza che rig u ard a il
m odo stesso di scolpire, e non solo q u esto colpo co ncreto con lo scal
pèllo, così colui che va rettifican d o il p ro p rio desiderio e arm oniz
zando la p ro p ria attenzione, il p ro p rio im pulso, il p ro p rio app rez za
m ento, va acq u istan d o u n ’abilità ch e attie n e al m o d o di d esid e rare e
di ap p rezzare la sessualità.
Q u esta trasfo rm azione e m odificazione del soggetto nelle sue di
verse po ten ze, che vengono a essere arm onizzate in u n a fo rm a n u o
va, è stata ch iam ata n ella sto ria del p en sie ro con il te rm in e abito. C o
sa si vuole esp rim ere con ciò? Q uali sono le sue ca ratteristich e?
L ’etim ologia ci aiu ta a scoprire la sua p rim a nota: il vocabolo abi
to deriva dal v erb o latin o habere-habitus, cioè possedere, posseduto.
Si vuole con ciò esp rim ere u n a cosa v eram en te im p o rtan te: la p erso
na «si possiede» in u n a form a n uova, possiede cioè il p ro p rio im pul
so sessuale, la p ro p ria reazione affettiva, la p ro p ria cap acità di d o
narsi in u n a fo rm a originale, grazie alla quale possiede una vera ca
pacità di auto-d o m in io. E poiché la perso n a «si possiede», è possibi
le che si consegni n ella to talità del p ro p rio essere. Il d o n o di sé si ra
dica perciò n ella v irtù della castità.
In seco n d o luogo, ciò che si possiede non è so lta n to l’im pulso ses
suale, m a anche, in un ce rto m odo, la d u rata d e ll’am ore. Se è vero che
l’am o re d esta u na p rom essa di fu tu ro e che, in se stesso, ha un c a ra t
tere so v ra-attu ale, o ra la p erso n a p u ò v alu tare q u esta dim ensione
tem p o rale d elF am o re in una form a nuova. L a d u ra ta d ell’am o re si
vede n o n ta n to com e qualcosa di dato, m a com e qualcosa d a co
struire. P erciò la castità in tro d u ce un principio di u n ità decisivo lu n
go la vita che ev ita l’atom izzazione della condotta.
In terzo luogo, d ato che si m odifica non il sem plice desiderio p a r
ticolare, m a il m o d o stesso di d esid erare, in tro d u cen d o un o rd in e che
tende a p erm a n e re in una form a so p ra-attu ale , accade che la stessa
n atu ra della p erso n a si v ede m odificata nelle p ro p rie disposizioni.
Chi possiede la v irtù della castità h a u n a disposizione stab ile nei p ro
pri dinam ism i affettivi a reag ire e ad agire in m a n iera nuova, in
q uanto essi te n d o n o alla co m unione in terp erso n ale (in ordine ad
unum ). P er q uesto, q u esta nuova form a di reag ire e di agire in form a
stabile è ch iam ata «secunda natura», poiché i suoi principi o perativi
in relazione alla sessualità reagiscono con la stabilità e l’organicità
della n atu ra, essen d o difficilm ente m utevoli. D a ciò deriva che, così
com e ciò che co rrisp o n d e alla n a tu ra è facile e dilettevole, così pure
si intro d u co n o n ella co n d o tta v irtuosa u n a facilità e un diletto singo
lari nell’o p e ra re secondo l’ab ito acquisito.
In q u arto luogo, u n ’affettività così m odificata dal m odellarsi in
essa d ell’ideale di co m unione raggiunge la sua po ten zialità m assim a.
In qu esto m odo, la capacità u m a n a di am are e di essere am ato p e r
viene a u n a situ azio n e di m assim o sviluppo, a uno stadio o ttim ale dei
p ro p ri dinam ism i, alla sua p erfez io n e ultim a. L a virtù della castità
re n d e possibile a ll’u o m o di conseguire Y ultim um potentine d ell’am o
re: e cioè l’eccellenza d ell’am ore. G razie a q u esta p erfezione che in
trodu ce, la sua lib ertà si tro v a q ualificata in una fo rm a nuova: è in se
stessa u na lib ertà di q u alità, capace di scegliere con saggezza canali
eccellenti d ’azione, in v e n tan d o con creatività form e nuove di a u te n
tico am o re in relazio ne a circostanze sem p re m utevoli.
M alg rad o q u este ca ra tte ristic h e em in en tem en te singolari e u m a
n e della virtù d ella castità in q u an to abito, incide negativam ente, tu t
tavia, nella su a co m p rensione u n a ce rta trad izio n e che confonde l’a
bito con l’abitu d in e, con il m ero costum e, la castità con la pudicizia.
O cco rre ch iarire le differenze. L’u n a e l’altra sono qualcosa di to tal
m e n te diverso:3 l’ab itu d in e è infatti u n a sem plice disposizione psico
logica acquisita attrav erso la ripetizione di azioni, alla m a n iera di un
autom atism o psicologico.
C osì la pudicizia evita d e te rm in a te conversazioni o sguardi p er
ché così si è stati a b itu ati, fugge d a u n a reaz io n e sessuale e affettiva
n on esp o n en d o si a tra tta re con p erso n e d ’altro sesso, si m antiene
sem p re e n tro un m argine di sicurezza... Si tra tta di un ab ito psicolo
gico che ci d eterm in a a un tip o di co m p o rtam en to ripetitivo, stan
dardizzato , in d ip en d en tem en te dalle circostanze in cui ci troviam o: è
p e r q u esto in capace di creatività e di p e r sé non è ad a ttab ile al va
ria re d elle circostanze, poiché non si b asa sulla b o n tà di un m otivo,
m a su un autom atism o. In qu esto m o d o la p erso n a p ro ie tta le abitu
dini acq u isite n ell’infanzia sull’adolescenza e qu esta sulla m aturità,
d al m o m en to che è incapace di ca m b iare il p ro p rio m odo di vestire,
o di stab ilire u n altro m o d o di relazionarsi con p erso n e di sesso dif
ferente... L a su a m aggiore difficoltà consiste nel fatto che, inclinando
verso u n d eterm in ato tipo di azioni, riduce l’am piezza e le possibilità
d ella lib ertà u m an a, escludendo opzioni nuove.
L a v irtù d ella castità, al co n trario , dip e n d e essenzialm ente dal
b en e che la sed u ce con la sua bellezza e che l’a ttra e con la sua forza
intrinseca: vale a dire, dal b en e della co m unione nel m utuo d o n o di
sé, in rag io n e del qu ale «ordina» l’uom o, qualificandolo perch é com
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pia nel co n c re to d ella sua esistenza azioni eccellenti con cui vivere e
attu a re la co m u n io n e nelle d e te rm in a te e m utevoli circostanze. La
virtù della castità si rad ica p e rta n to nella m ens p ro p ria del soggetto,
cioè nel suo stesso spirito, e da lì irriga l’uom o in tero com e unità. P er
questo la v irtù d ella castità co m p o rta una b u o n a q u alità della m e n
te, del m o d o di g u ard are , di v alutare e di volere, che trasfo rm a l’af
fetto e l’im pulso, re n d e n d o lo p artecip e di sé, secondo la definizione
classica di v irtù isp irata in A gostino: virtus est bona qualitas m entis.A
A llo ra n ella v irtù d ella castità si tro v a la fo n te d e ll’o riginalità e
della creativ ità d ell’am ore.
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figura com e u n ’in teg razione d ell’affettività e d ell’im pulsività in un
ideale di vita co m u n e m e d ian te il d o n o totale di sé. È q u e sta in te
grazione che abilita la p erso n a a consegnarsi in to talità, sen za d o p
piezze, senza rip ieg am enti su di sé. G li in n a m o rati sanno b en e cosa
siano q u esti rip ieg am enti del p ro p rio egoism o, che si nasco n d e in
stati affettivi, in false ignoranze, nella debolezza d ell’egoism o: sono
m olte vo lte loro a re n d e re difficile la consegna della p e rso n a con i
loro asti, i lo ro tim ori, le loro tristezze, le loro disperazioni; nella lo
ro deb o lezza ev itan o la consegna o te n ta n o a d d irittu ra di tro v a re
una giustificazione.
N on è facile co n segnare un am o re totale, p ro p rio p e rch é com
p o rta dinam ism i diversi che non sono tra loro n a tu ra lm e n te arm o
nizzati. L a co n seg n a in to talità chiede q u esta integrazione, a rischio
che la p erso n a dia solo qualcosa di sé, il p ro p rio affetto o la p ropria
volontà, il p ro p rio corpo o il p ro p rio spirito, il p ro p rio te m p o o le
prop rie q u alità. C onsegna qualcosa, m a dove non c’è tu tta la p erso
na, in cui n o n si fa p re se n te tu tta la persona.
La capacità d ’am are con tu tto Tessere - im pulso, affetto, spirito e
carità coniugale - co m porta, p ertan to , u n ’integrazione di tu tto Tessere
della p erso n a nelTam are u n ’altra. Q u an d o si dà, tu tto conduce a q u e
sto im pegno in to talità p e r vivere, attu are la com unione personale.
Q u esta è d u n q u e l’intenzionalità che la virtù della castità in tro
duce in tu tto il d inam ism o d ell’am ore: consegnarsi in to talità facen
do un d o n o d i sé cap ace di g en e ra re una co m unione di persone. Si
tratta d e ll’in ten zio n alità del p ro p rio desiderio sensuale e affettivo,
per cui l’integ razio n e dei suoi diversi dinam ism i si co n v e rte in au
tentico p rincipio d elle azioni.
Possiam o o ra c o m p re n d e re che il dom inio di sé im plicato dalla
castità, la p erfez io n e soggettiva che co m p o rta, è tu tto in rife rim en
to al d o n o di sé, alla co m u n io n e che cerca.8 P e r q u esto n o n co n
centra in alcu n m o d o la p erso n a in u n ’a u to p erfezio n e solipsistica e
ossessiva, m a assum e invece con realism o ch e l’id e ale della com u
nione passa attra v e rso l’in teg razio n e del soggetto: se la p erso n a
non è v eram en te n el possesso di sé, n o n p o trà do n arsi v e ra m e n te a
se stessa.
Prudenza e castità:
la luce dell’azione e la sua regola
1 Q uesta im m agine p er spiegare la m odalità del giudizio m orale viene usata dal
lo stesso Aquinate: cf T o m m a s o d ’A q u i n o . Super Ep. ad Romcinos,c. X II, lect. 1: n. 967.
to di reag ire b en e grazie a ll’affetto integrato. A ll’uom o casto convie
ne il v ero bene, m e n tre il b en e ap p a re n te n o n arriva ad a ttira rlo né
a coinvolgerlo p erso n alm en te.
Possiam o così c o m p re n d e re com e o ra la p erso n a possa am are
con un am o re in telligente, vale a dire con un am o re che possiede una
razio n alità in trin seca al desiderio, e ch e perciò viene incluso. N on si
tra tta di sep ararsi d al m o n d o affettivo, di controllarlo, di rep rim erlo
e di calcolare d elle conseguenze lasciando briglia sciolta all’affetto o
a irim p u lso sessuale se n o n ci fossero problem i. Si tra tta p iu tto sto di
am are con un am o re intelligente, cioè con u n am ore co n fo rm ato d al
la p ru d en za. L a p assione allo ra non è elim inata, m a o rd in a ta, acqui
sendo u n decisivo v alo re conoscitivo. E qu esto che co n sen te la virtù
della p ru d en za n ella sua relazio n e con la castità: am are con passione
e intelligenza, con a u te n tic a saggezza.
E cosa accad e p e r un a m o re senza pru d en za ? L ’am ore, senza la
p ruden za, si ren d e vano, inutile, poiché non sa com e costruire.
2 C f. STh, I - I I , q . 5 7 , a . 5 , a d 3.
Si a p re così l’affascinante re a ltà d e ll’im p o rtan za dei desideri nel
la vita m o ra le e sp ecialm ente nella relazio n e uom o-donna. Le nostre
azioni saran n o v eram en te b u o n e q u a n d o saran n o conform i ai nostri
desid eri retti. Q u esta risp o sta n o n co m p o rta il cad ere p erò nel sog
gettivism o?
In co n seguenza d elle spiegazioni che sono s ta te d ate, si può com
p re n d e re in ch e m o d o n o n si stia p arlan d o di un qualsiasi tipo di d e
siderio, il che s u p p o rre b b e ce rtam e n te un caos nella vita delle p er
sone, m a del desid erio recto, cioè d el d esid erio che è stato rettifica
to, configurato, p lasm ato, o rd in a to dalla ragione in vista d ell’ideale
di vita b u o n a di co m unione: di un d esid erio che, com e tale, ci ap re al
la realtà, p iù an co ra, aH’alterità, indirizzandoci verso m odalità eccel
lenti di attu azio n e. P e r qu esto include in sé la razionalità di una vita
b u o n a vissuta in co m unione, che p ossiede anche una dim ensione di
giustizia, il v o ler p ro m u o v e re il b en e ch e attie n e alla p erso n a am ata.
Q u e sta dim en sio n e co n sen te alla p erso n a una riflessione circa il p ro
p rio agire, sp ieg an d o le ragioni del p e rch é o p eri così. L’intuizione
che p o rta co n sé la conoscenza p e r co n n a tu ralità, fav o rita dalla ri
sposta affettiva, è u n ’intuizione in tellettu ale e, p e rta n to , trasm issibi
le e verificabile.
Q u an d o la p erso n a conosce q u esta conform ità della propria
azion e con il re tto d esid erio ? L a risp o sta è già chiara: nella reazione
affettiv a ai b en i che la seducono.3
A co nclusione di q u esta p a rte della regola d ell’azione, possiam o
afferm are che l’u o m o casto, p ro p rio p e r la sua castità, cioè p e r il suo
am o re o rd in a to e p lasm ato dalla ragione, si co nverte così nella mi
su ra d elle p ro p rie azioni, n el criterio circa l’au ten tica b o n tà delle
stesse.4
3 R.T. C a l d e r a , L e jugem eni por inclination chez saint Thom as d 'A q u in , Vrin,
Paris 1980,60-96.
4 C f . A r i s t o t e l e , Etica nicomochea II, 4:1 1 13al7: ST h, II-II, q . 45, a. 2.
Capitolo quindicesimo
8 Cf. ST h, I M I , q . 2 3 , a . 8 , a d 3.
9 Cf. v o n H i l d e b r a n d , Essenza dell'am ore , 6 3 7 - 7 3 7 .
D io m e d ian te le m ediazioni p ro p rie di ciascuno di essi. È in questa
m aniera che red im e il desiderio um ano dalla concupiscenza che m i
naccia di rip ieg arlo su di sé. Se lo sguardo concupiscente n ac q u e in
A d am o d alla ro ttu ra d ell’alleanza p rim ord iale con l’am o re di D io,
ora, n ella nu o v a alleanza, an c o ra n d o l’u m ano desiderio a ll’u nione
con D io n ella carità, lo redim e, trasform andolo.
L a trasfo rm azio n e accade p erò in un le n to processo che p ro ced e
dal suo ancoraggio in D io fino alla piena spiritualizzazione del co r
po um ano. In q u esto p rogresso D io h a voluto lasciare u n a traccia del
peccato originale: u n a ce rta inclinazione verso il b en e pro p rio , un
certo desid erio co n cupiscente che in troduce nella vita della perso n a
il ca ra tte re di lo tta, il q u ale fa sì che a volte la p ersonalizzazione di
questo d o n o di D io assum a una ca ra tte ristic a anche d o lo ro sa.10
«Se la p u r e z z a d is p o n e l ’u o m o a “m a n te n e r e il p r o p r io c o r p o co n
sa n tità e risp etto ", c o m e le g g ia m o in l T s 4,3-5, la p ietà , c h e è d o n o
d e llo S p ir ito Santo, s e m b ra se r v ir e in m o d o p a r tic o la r e la p u r e z z a ,
s e n s ib iliz z a n d o il s o g g e tto u m a n o a q u e lla d ig n ità ch e è p r o p r ia d el
co r p o u m a n o in virtù d e l m is te r o d ella c r e a z io n e e della r e d e n z io
ne. G r a z ie a l d o n o d ella pietà , le p a r o le d i P a o lo : “N o n sa p e te ch e il
vo stro c o r p o è te m p io d e llo S p ir ito S a n to ch e è in v o i [...] e c h e n o n
a p p a rten ete a v o i s te s s i? ” ( I C o r 6 ,9), a c q u is ta n o l ’e lo q u e n z a d i
u n 'e s p e r ie n z a e d iv e n g o n o viv a e v issu ta verità n e lle a z io n i. E sse
a p r o n o d u n q u e l ’acc esso p i ù p i e n o a ll’e s p e r ie n z a d e l sig n ific a to
2 P er valutare quello che è il ruolo dell’educazione m orale nel contesto delle ten
denze pedagogiche attuali rinvio al decisivo articolo di G. A bbà, «U na filosofia m ora
le p e r l’educazione alla vita buona», in Salesianum 53(1991), 273-314; J.A. R e i g P là ,
«Presupuestos antropológicos para educar la sexualidad», in M a r e n g o - O g n i b e n i ,
Dialoghi sul mistero nuziale, 299-314.
3 Cf. J.J. P é r e z - S o b a , «E1 pansexualism o y su incidencia en el m atrim onio y la fa-
milia», en Diàlogos de Teologia 6: el m atrim onio y la familin, claves de la ntteva evan-
gelización, A lm udf-B iblioteca S acerdolal, Edicep, Valencia 2004,83-110.
J Cf. P o n t if i c i a c o n g r e g a z i o n e p e r l ’e d u c a z i o n e c a t t o l i c a , Orientamenti edu
cativi sull'am ore um ano, Città del Vaticano 1983. Si veda M.L. Di P i e t r o , Adolescen
za e sessualità, Editrice La Scuola, Brescia 1993; I d ., «Dall’educazione sessuale all’e
ducazione della sessualità», in Anthropoles 18(2002), 245-266.
1. Da dove parte la possibilità
dell’educazione alla castità?
In n an zitu tto , da u n ’iniziale disposizione dei dinam ism i am orosi a
essere vissuti in u n a form a um ana, gu id ata cioè dalla ragione e non
dal cieco istinto. N ell’uom o non ci sono p ro p ria m en te degli istinti co
me negli anim ali. L a pulsione sessuale nell’uo m o non d eterm in a un
com p o rtam en to : inclina con più o m eno forza. M a la d eterm in azio
ne del m odo co n creto con cui viverla co rrisponde alla p erso n a stes
sa. N ella stessa esp erienza del p u d o re ab b iam o visto com e ci sia un
ritrarsi di fro n te a u n a introm issione della pulsione nella capacità di
governo, così com e u n a rivelazione della dignità della persona.
In secondo luogo, la possibilità d ’integrazione del d esid erio ses
suale e affettivo si tro v a nel d o n o d ell’am o re che altri ci fanno.
Q uando un b im bo vive la passione del tim o re e fa esperienza di ciò
che è la p au ra, solo la p resen za di qualcu n o che lo am a è capace di
calm arlo e di dargli pace. In m odo analogo il d o n o dell’am ore, che
una p erso n a riceve d en tro di sé e p e r il quale è arricchito in u n a for
ma g ratu ita, co m p o rta in q u an to tale un principio d ’o rdine che m u o
ve il so ggetto ad assecondarlo. È n e ll’attrazio n e che u n ’altra p e rso
na esercita p ro p rio all’in tern o del soggetto che si trova l’inizio d el
l’ord in am en to d ell’am ore.5
In terzo luogo, e in strettissim a relazio n e con il d o n o d ell’am ore
um ano, la possibilità d ell’integrazione d ell’affetto p a rte anche dal
dono d ella carità. A b b iam o visto p iù sopra com e la p resen za n el
l’uom o dello S p irito S an to co m p o rta u n a prim a integrazione dei suoi
dinam ism i: in teg razione che gli viene d ata com e un d o n o e che di
conseguenza d o v rà fare pro p rio , personalizzandolo. In q u esto farlo
proprio, non p a rte d a zero. P u ò co n tare sulla presenza di Q ualcuno
che ci fa d o n o di u n a p rim a integrazione e ci accom pagna nella sua
personalizzazione.
8 Cf. A. M acIn ty re, A fter Virine, a study in m oral theory, Duckw orlh, Lond
1965, 2 1 6 -2 1 8 .
In q u e sto m odo, q u a lo ra in c o n tri d elle difficoltà p e r in te rp re
ta re o in te g ra re le p ro p rie d iv e rse esp erien ze, fa rà rico rso ai p ro
p ri g en ito ri o e d u c a to ri in ce rc a di consiglio. Si va così creando
u n a v era am icizia n ella q u a le si re n d e possibile u n a confidenza di
fond o che p e rm e tte al bam b in o di n o n p re te n d e re di sa p e re tu tto
subito , m a d i fid arsi di ciò che gli dicono i suoi g en ito ri e m aestri,
anch e se n o n capisce p erch é: n ella co n fid en za che ha con loro p er
cepisce, tu ttav ia, che q u e sto è ciò che p e r lui è d av v e ro buono.
Q u a n d o poco a poco com pare l’esperienza di attrazio n e sessua
le ed em otiva, l’ad o lescen te n o n sap rà d a rn e u n ’im m ediata in terp re
tazione. N on co m p ren d erà in che m o d o vi sia in gioco il significato
della p ro p ria vita, d ella p ro p ria libertà. Q u esta esperienza lo attira
p erò n ella sua concretezza, senza che sia capace di collocarla in un
q u ad ro com plessivo di senso. E lo a ttra e fram m en ta n d o la sua con
d o tta; lo sep ara in fatti dalle attiv ità e dalle certezze che fino ad allo
ra ha vissuto, dal m o m en to che ne fa esp erien za con p erso n e diver
se: oggi si in n am o ra di u n a p erso n a, in capo a qualche giorno di
u n ’altra. A n co ra p iù lo fram m en ta p erch é vive sentim enti antitetici
p e r le stesse p erso n e, d ’am o re e odio, d ’indifferenza e d ’interesse, in
un susseguirsi im p etuoso e dram m atico. È adesso che va progressi
v am en te perso n alizzando q u e ste esperienze, in terp reta n d o le alla lu
ce di q uel che ha co m preso dalla relazione sponsale dei suoi genito
ri e d alla spiegazione che gli stan n o d ando, esem plificando la propria
esperien za o l’esp erienza di altre p e rso n e in situazioni analoghe. La
relazione che stabilisce tra q u esta visione che riceve e la propria
co m p ren sio n e di q uel che è u n a vita felice n ell’in terp reta zio n e dei
p ro p ri desid eri è q u an to va a costituire l’universo sim bolico della sua
sessualità, che va m an m ano co n figurando grazie alla m ediazione af
fettiva.
In q u esto co m pito, i genitori e gli ed u c ato ri, e in loro la Chiesa,
o ffro n o all’ad o lescen te la possibilità di co m p ren d ere la verità delle
p ro p rie esp erien ze affettive. Il richiam o alla v erità si m o stra decisi
vo: l’am o re h a u n a p ro p ria v erità e qu esta non dip e n d e semplice-
m en te d all’in ten sità e novità dei sentim enti. Se p e rò ha una p ropria
v erità, h a an ch e u n p ro p rio lim ite: la possibilità di erro re. M anifesta
re la v erità d ell’am o re è anche m an ifestare il suo limite, p e r cui gli
ed u c ato ri fan n o n ec essariam e n te riferim en to alla legge m orale che
c om p o rta d eterm in ate concezioni sia nei riguardi d ell’assenso inte
rio re al desid erio (n o n o co m an d am e n to ), sia nei riguardi delle azio
ni este rn e (sesto co m an d am e n to ). Si tra tta di una legge in tern a al
l’esp erien za p ro p ria d el desid erio um ano.
Q u esta legge, p e r il fatto di d ip e n d ere in trin secam en te dalla ve
rità delPam oré, sfugge al co ntrollo d ire tto della volontà: s’im pone
cioè ad essa, no n p u ò cam biarla benché lo voglia. Q u esto fa tto h a un
valore pedagogico di p rim ’ordine, poiché co n sen te un elem en to di
oggettività nella stessa esp erien za del desiderio: q u esto non si esau
risce nella sua soddisfazione, p erch é cerca qualcosa di più, cerca cioè
un’eccellenza d ’am ore. C on ciò, nel m o m en to in cui n eg a l’im m edia
ta soddisfazione del desiderio, libera la p erso n a dal fare di nuovo
centro su di sé e la disp o n e all’in co n tro con l’altro.9 L a legge m orale
esprim e in q u esto m o d o i lim iti invalicabili da p a rte di un vissuto
um ano delPam ore. A l di là di questi lim iti, noi non possiam o in alcun
m odo so sten ere che stiam o am an d o v eram en te la p erso n a, an c h e se
volessim o afferm arlo, anche se sentissim o così.
N ella relazio n e d ’am icizia e confidenza che la sua fam iglia ha co
struito e grazie all’am b ito in cui è stato educato, am b ien ti che sono
entram b i ecclesiali q u a n d o i suoi p rotagonisti sono b attezz ati, l’ad o
lescente p o trà ac cettare la disciplina che co m p o rta la legge m o ra le e
determ in ate fo rm e di vestirsi, di p arlare, di relazionarsi, di scegliere
d eterm in ati film e spettacoli... A n ch e se forse n o n co m p ren d e im
m ed iatam en te il senso di simili form e e di simili proibizioni, si fiderà.
Ciò che q ui è decisivo è che l’ad o lescen te si fidi. N on b asta che ac
cetti q u este n o rm e p e r la sem plice a u to rità di chi le tra sm ette, p o i
ché in q u esto m o d o raggiungerà un controllo della p ro p ria affettività
del tipo d el co n tin en te, m a n o n la sua plasm azione com e il virtuoso.
È necessario che faccia il passaggio di ac cettarle p e r il richiam o alla
verità d elP am o re che co m p o rtan o , benché n o n co m p ren d a an c o ra la
sua relazio n e con la p ienezza alla quale i suoi ed u c ato ri fanno rife ri
m ento, e viva, al co ntrario, l’in ten sità del piacere offerto.
G li ed u c ato ri a n d ra n n o plasm an d o in q u esto m o d o i diversi d e
sideri che v an n o so rg en d o n ell’educando. L a m isura che essi stabili
scono n ella su a p ru d enza, com e am ore intelligente, an d rà poco a p o
co in lui p ersonalizzandosi. La co stan te attu azio n e d ell’adolescente
nel seguire il consiglio e le n o rm e di coloro di cui si fida, di ac cetta
re la disciplina che co m p o rtan o , co n sen tirà di a n d a re rettificando i
suoi d esid eri, o rd in a n d o la ricerca del b ene p artico lare, del p iacere
che p ro m e tto n o , verso il dom inio di sé p e r p o te re un giorno realiz
5. Conclusione
a. Visione sintetica della virtù della castità
C om e p o tre m m o sin te tic am en te descrivere la virtù della castità?
S areb b e in p rim o luogo sufficiente m o stra re la p erso n a casta: il
suo m o d o di reag ire di fro n te ai valori sessuali e affettivi, il suo m o
do di o p erare , l’arm o n ia della sua vita, l’unità della sua condotta,
l’eccellenza del suo agire. C e rta m e n te la p erso n a casta m o stra una
b ellezza singolare, u n ’arm o n ia p ro p ria che a ttra e e seduce, poiché
n ella su a co rp o reità, nei suoi gesti, nelle sue p aro le, nei suoi deside
ri, si v ede la lum inosità di un am ore, la p u rezza della sua intenzione,
la forza di u na perso nalità: è così che nasce il senso della nobiltà del
l’am ore. L a p erso n a si m anifesta disponibile, sem pre d isposta a rela
zioni vere e au ten tiche: non si nasconde. N ella sua sem plicità s’in tra
vede la m eraviglia d ella com posizione che ha attu ato . C om e davanti
a un m osaico b izantino, che nella sua sem plicità com unica la forza
del volto d ella p erso n a, ci troviam o davanti a una re a ltà com p o sta di
m olti elem enti: vo lte a stucco, bozzetti invisibili, p ie tre tagliate in d i
m ensioni e colori diversi, colle e agglutinanti, intuizione d ell’artista,
tecnica dell’artigiano. T utto insiem e form a l’o p era d ’a rte ed è n e l
l’insiem e che il tu tto è bello.
C osa co m p o n e la virtù della castità?
In prim o luogo alcune disposizioni che sono condizioni della ca
stità: il p u d o re e l’o n està, com e reazioni n atu rali. P u d o re com e in-
d ietreg g iam en to o vergogna d av an ti a u n a reaz io n e in a d eg u ata alla
soggettività d ella p ersona. N obiltà od onestà, com e fascino e a ttr a t
tiva d av an ti alla bellezza e dignità che la relazione c o rp o rea con la
p erso n a co m p o rta.
In secondo luogo, un aiuto, la capacità di co n ten ere, di do m in are
l’im pulso sessuale e il m o to affettivo. L a continenza, senza essere a n
cora virtù, si configura tuttavia com e un aiu to iniziale.
In terzo luogo, u n a visione, cioè u n ’in terp reta zio n e d el significa
to in tern o del desid erio sessuale: la co m unione di persone, com e fi
ne verso cui dirigersi.
In q u arto luogo, u n a trasfo rm azio n e d ell’affetto. Il fine scoperto,
voluto p e r se stesso, viene o ra a essere plasm ato poco a poco a ttra
verso un p ro cesso ed ucativo in tu tti i dinam ism i appetitivi. P lasm are
equivale o ra a o rd in are, arm onizzare, ric o n d u rre le diverse finalità
concrete nel p erseg u im en to di qu esto fine della com unione. Im plica,
di conseguenza, u na trasfo rm azio n e del soggetto, del suo m odo di va
lutare e di volere.
In q u into luogo, un abito elettivo. Q u esta trasform azione com incia
a far sì che in seguito la persona reagisca b ene davanti ai piaceri ses
suali, poiché è in gioco l’ideale di com unione. M a con il reagire bene
potrà avere u n a conoscenza p er connaturalità del fine am ato p e r se
stesso, cosicché a p artire d a lui potrà scegliere le azioni che a lui lo con
ducono. La virtù della castità è un abito che ci consente di scegliere b e
ne: qualifica in u n a m aniera eccellente la capacità d ’am are.
In sesto luogo, u no sguardo che, sco p ren d o la p ro fo n d ità della
persona e la su a in d isponibilità, rivela il m istero di D io che è p r e
sente il lei.
In d u e parole: la virtù della castità è un desiderio in tegrato, un a f
fetto plasm ato d alla ragione.
b. A m o ’ di conclusione sull’eccellenza dell’amore
C om e essere capaci di co stru ire nel co n c re to della n o stra esi
stenza la p ro m essa di pienezza che l’am o re ci ha m anifestato? Se chi
costruisce, la p erso n a u m a n a, è soggetto delle p ro p rie azioni nell’u
n ità di anim a e d i co rpo n ella quale sussiste, e tra i principi operativi
che l’am o re co m p o rta n o n esiste u n ’u nità, dal m o m en to che la p ro
p ria soggettività è fram m en ta ta in diverse in ten zio n alità, com e p o te r
v eram en te am are? S em bra quasi esistere un salto tra il soggetto, nel
la sua n atu ra e nelle sue disposizioni non arm onizzate, e l’azione
co n c re ta e p artico lare che vuole com piere. Tra l’esistere l’uno insie
m e all’altro, d ato ontologico, e l’esistere l’u n o p e r l’altro, d ato dina
m ico, si ap re u n v u o to che né la n a tu ra , né la società possono colm a
re. Il desid erio sessuale m inaccia di polarizzarsi e centrarsi nel pia
cere sen su ale e affettivo che offre, fram m en ta n d o la persona.
A d am o è stato crea to bam bino, im p erfetto , senza esperienza e
com e lui, ogni u o m o e donna.
Il passaggio all’azione com e co m union e non è possibile se non
attrav erso u n rin v ig o rim e n to o p erfez io n am en to singolare della
p erso n a e d elle su e facoltà o p e ra tiv e con cui co n c en tra i p ro p ri di
n am ism i in ten zio n ali am orosi in una co m u n io n e co n c re ta con
u n ’altra p erso n a. L a te n d en za ai valori co rp o rei sarà così assunta
n ella te n d en za al d o n o di sé, la te n d e n z a alla m u tu a em p atia sarà
in te g ra ta n el d o n o d ella p erso n a, lo stesso d o n o della p e rso n a nel
la co m u n io n e co n D io che le è sta ta d ata in anticipo nel d o n o del
la carità.
I dinam ism i dell’am ore, autentici principi o perativi della pers
na, sono o ra trasfo rm ati. E tra sfo rm ati vuole dire arm onizzati, pla
sm ati, o rd in a ti, unificati. N on si tra tta d u n q u e di u n a repressione del
l’im pulso, o di u n a m ancanza di considerazione d ell’em ozione, o di
u n ’ignoranza... m a di u n ’integrazione. G razie a essa, la perso n a è ora
in possesso di u n m o do stabile, b en defin ito di am are. I filosofi greci
lo ch iam aro n o areté, p aro la che significa eccellenza, virtù, luce ed
energia. In lei si trova l’au ten tica abilità degli innam orati, la loro pro
p ria arte che co n sen te lo ro di co stru ire con originalità, creatività e li
bertà d elle azioni d avvero eccellenti, poiché in esse trovano il fine
che cercavano: la co m u n io n e con la p erso n a am ata.
La v irtù d ella castità p e rm e tte allo ra di riposizionare l’originaria
am piezza del desiderio. Q u esto non ha più ce n tro nel piacere, ma,
d e sid e ran d o il piacere, te n d e anche alla felicità concretizzata in un
m o d o di am are, nell’eccellenza di un m odo di operare . L ’attività è
rio rie n ta ta verso u na to ta lità di vita.
L’influsso di q u esto rio rd in o d el desid erio è decisivo nelPagire.
G razie a essa si p u ò p a rla re della v erità d ell’am ore. L a m isura della
v erità sul b en e si tro v a in qu esto a d e g u am en to d ell’azione al re tto
d esiderio che la p erso n a vive. P er q u esto il virtuoso è reg o la e m isu
ra del p ro p rio agire.
A d am o ed È v a, l’uo m o e la d o n n a di tu tti i tem pi, possono o ra,
nella m a tu rità che l’acquisizione della virtù della castità com porta,
g uard arsi di n u o v o e gioire della loro bellezza: i d u e posso n o o ra esi
s tere l’u n o p e r l’altro, c o stru e n d o azioni d ’am o re e, nel loro am ore,
tro v a re Dio.
M a in qu ale m o d o D io è p resen te nel loro am ore?
Parte quarta
La consumazione dell’amore:
il dono sponsale
Introduzione
Amore e promessa:
il compito del fidanzamento
1. Amore e temporalità
Tra le diverse dimensioni umane che l’esperienza dell’amore
comporta, una di queste è anche la dimensione della temporalità. La
propria valutazione del tem po rimane toccata. E rimane toccata per
ché si introduce un elem ento di pienezza nuovo, che da un lato riem
pie la persona, tendendo a occupare l’intero suo spazio temporale; si
vorrebbe che il tem po fosse così p er sempre, che non sparisse mai
questa esperienza, ancora di più, diventa difficile concepire un tem
po senza la possibilità di vivere con questa persona. Ma, da un altro
lato, l’esperienza amorosa implica una privazione radicale: la man
canza della presenza reale dell’amato. Ecco allora che il tempo pre
sente si concentra in un futuro, nella possibilità di raggiungere quel
che nell’am ore viene promesso.
In q u esto m o d o l’esp erien za d ’am o re gen e ra la speranza. Il d esi
d erio um an o , an im ato dalla pienezza prom essa, aspira a raggiunger
la, m u o v e la p erso n a verso il futuro. In q u esto m odo, anche il futuro
a p p a rtie n e a ll’esp erien za d ’am ore. A m otivo della pienezza che com
p o rta è cap ace di d ic h iarare alla p erso n a che am a: «Tu non m orirai
m ai» .1 L’am o re in clude in sé un d esid erio di conservazione, un desi
d erio che q u esta p ossibilità sia « p er sem pre».
O ra q u esto d esid e rio di p e rm a n e n z a non è d u n q u e p ro p ria m en
te vissuto com e u n fa c tu m , qualcosa che u n o tro v a in sé, m a com e un
practicum , cioè com e qualcosa d a costruire. L’am o re m uove allora il
soggetto ad accogliere il fu tu ro d ell’altra p erso n a, facendolo proprio,
assim ilandolo al p ro p rio futuro. A m a re u n a p erso n a vuol d ire am ar
la p er sem p re, p ro p rio p e r l’am piezza del desiderio che anim a q u e
sto am o re.2
Chi n o n è cap ace di afferm are il «per sem pre» d ell’am o re è p e r
ché ha fa tto u na trag ica confusione: la confusione d ell’am ore con il
sentim en to . N e a b b iam o già parlato. È la confusione p ro p ria del ro
m anticism o, che rid uce la v erità d ell’am o re all’esperienza che si ha
di q u esto sen tim en to . Si co m p ren d e allo ra com e sia difficile che tale
esperien za includa il « p er sem pre», poiché non si può assicurare di
vivere u n se n tim en to o ltre il presente.
P er q u esta d istan za che in tro d u c e tra il p re s e n te e il futuro, l’a
m o re m u o v e la p e rs o n a a d u e atti, e n tra m b i in trin secam en te con
nessi: in p rim o lu o g o a c red e re n ella pro m e ssa, cred e re nella rivela
zione su p p o sta in ta le esp erien za. E cco il p rim o a tto d ell’am ore: cre
d e re n ell’am o re.3 G li viene in fa tti d a to com e prom essa, no n lo vede
com p iu to , e n em m en o p u ò s p erim en tarlo , toccarlo, udirlo... Solo la
fed e in ciò che è p ro m e sso c o n sen te l’inizio del cam m ino d ell’am o
re. Si tra tta di u n a fed e um ana essenziale n ella vita, che colpisce cioè
il sen so d ella vita stessa, della sua pienezza: sì, certo, vale la pena, è
q u esta la m ia p ien ezza, non p o tre i co n c ep ire la m ia vita in un altro
m odo...
E q u esta fed e m uove o ra a un seco n d o atto: p ro m e tte re . C on ciò
si dà la d irezio n e alla vita e si assum e l’im pulso dell’am ore in un di
nam ism o p erso n ale. A m a re è p ro m e tte re . C om incia con piccole pro
m esse che l’u o m o va poco a poco realizzando; p rom esse che si indi
5 Cf. Persona Humana 6-7 e Catechismo della Chiesa cattolica, 2350: «I fidanz
sono chiam ali a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il
reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi l’un l’altro da
Dio. R iserveranno al tem po del m atrim onio le m anifestazioni di tenerezza proprie
dell’am ore coniugale. Si aiuteranno vicendevolm ente a crescere nella castità».
Capitolo diciottesimo
a. L'alleanza d ’amore
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che tale p ro m essa di fo rm a re u n a fam iglia esercita su di lo ro fa sì che
si fidino, ch e accolgano q u esto b ene iscritto nella loro vita com une e
cred a n o n el p ro g etto di D io, nella sua provvidenza.
S arà nel culm ine della p ro p ria vita, nel tra sc o rre re del tem po, ri
cevendo i figli ed educandoli, facendoli partecipi del p ro p rio am ore
e facendosi essi stessi p artecip i del loro am ore, che sco p riran n o la
grand ezza di q u el desiderio o riginario di en tram b i di fo rm a re una fa
miglia. S o n o loro, i loro figli, n o n solo quelli che riem p io n o la loro
esistenza, m a quelli che h an n o reso e ren d o n o possibile una form a
nuov a d el d o n o di sé degli sposi, di una pien ezza d ’am ore, di u n a p ie
nezza di co m u n io n e. S enza di loro sareb b e im possibile com p ren d ere
il cam m ino d i creatività, di su p eram en to , di pienezza che i genitori
h ann o percorso.
«Q u e s ta r iv e la z io n e r a g g iu n g e la s u a p ie n e z z a d e fin itiv a n e l d o n o
d 'a m o r e c h e il V e rb o d i D io f a a ll’u m a n ità a s s u m e n d o la n a tu r a
u m a n a , e n e l sa c rific io ch e G e s ù C risto f a d i se stesso su lla C ro ce
p e r la s u a S p o sa , la C hiesa. I n q u e s to sa crificio s i sv e la in te r a m e n te
q u e l d is e g n o ch e D io h a im p r e s s o n e l l ’u m a n ità d e ll’u o m o e della
d o n n a , f i n da lla lo r o c r e a z io n e (cfr. E f 5 ,3 2 s); il m a tr im o n io d e i b a t
te z z a ti d iv ie n e c o s ì il s im b o lo reale d ella n u o v a e d eterna A lle a n z a ,
sa n cita n e l s a n g u e d i C risto. L o S p irilo , c h e il S ig n o r e e ffo n d e , d o n a
il c u o r e n u o v o e r e n d e l 'u o m o e la d o n n a ca p a c i d i am a rsi, c o m e
C risto ci h a a m a li. L ’a m o r e c o n iu g a le r a g g iu n g e q u ella p ie n e z z a a
c u i è in te r io r m e n te o rd in a to , la carità co n iu g a le, c h e è il m o d o p r o
p r io e s p e c ific o c o n c u i g li s p o s i p a r te c ip a n o e s o n o c h ia m a ti a vi
v ere la carità stessa d i C risto c h e s i d o n a s u lla C ro ce» .24
c. La carità coniugale
Si tra tta di u n a co m unione singolare con D io, che si d à p erò nel
la coniugalità, cioè nella relazione uom o -d o n n a in q u an to coinvolge
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la sessualità. Il d o n o delF A m o re che unisce il P ad re e il Figlio en tra
o ra in tu tti i d inam ism i am orosi um ani d ell’u o m o e della d o n n a e li
plasm a seco n d o l’am o re di C risto p er la S ua C hiesa, facendo i co
niugi p artecip i di q u esto am o re indissolubile. In qu esto m odo D io a t
tira i coniugi u n o verso l’altro, e viceversa, rio rd in an d o tu tti i lo ro di
nam ism i um ani, irro ran d o li con il dono del suo am ore. Se è possibi
le che attrag g a i lo ro dinam ism i am orosi verso di sé, ciò si d eve però
alla sin g o lare e nu o v a presenza dello S pirito in loro.
Q u esta p resen za dello S pirito trasfo rm a l’am o re u m a n o in m o
do tale che o ra gli sposi, am andosi, am an o D io; lasciandosi am are,
si lasciano a m are d a D io; accogliendosi, accolgono D io; do n an d o si,
do n an o D io. L’a m o re sponsale si re n d e così cap ace di tra sm e tte re il
dono ricevuto. Se la specificità di q u esto am o re sponsale sta p reci
sam en te n ella co n segna della p erso n a nella co rp o reità, con il cui
linguaggio gli sposi vogliono m u tu a m e n te tra sm ettersi l’a p e rtu ra di
u n’in tim ità, la m u tu a p resen za reciproca, la com pagnia n ella vita e
il com u n e d estin o , q u esta consegna vissuta in una g ra n d e varietà di
azioni, che p re n d o n o tu tte il lo ro colore d alla coniugalità, si con
v erte o ra n ella ca p acità di com unicare v icendevolm ente l’A m o re di
Dio. G li sposi cristiani, p e r il fa tto che il loro am o re nasce dal dono
dello S p irito che in teg ra e plasm a tu tti i loro dinam ism i am orosi,
nel lo ro am o re co n iugale si tra sm etto n o l’un l’a ltro il d o n o d ell’a
m ore di D io. P er q u esto il loro am o re coniugale si tra sfo rm a in ca
rità coniugale, po ich é re n d e possibile u n a vera com unicazione del
dono di D io che ap re una p ro fo n d ità nu o v a n ell’am icizia di en
tram bi con D io.
N ell’am icizia co n iugale gli sposi vivono l’am icizia con D io.
È o ra possibile c o m p ren d ere perch é il m o d o di p artecip a zio n e
alla carità di C risto sia specifico nei coniugi. L ’o riginalità consiste,
precisam en te, nel fa tto che q u e sta p artecip a zio n e si d à nella coniu
galità.
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«M ariti, a m a te le v o stre m o g li, c o m e C risto h a a m a to la C h ie sa e ha
d a to s e ste s s o p e r lei, p e r r en d e rla santa, p u r ific a n d o la p e r m e z z o
d e l la va c ro d e ll'a c q u a a c c o m p a g n a to d a lla p a ro la , a l f i n e d i fa r s i
c o m p a r ir e d a v a n ti la s u a C h ie sa tutta glo rio sa , s e n z a m a c c h ia n é r u
g a o a lc u n c h é d i sim ile , m a sa n ta e im m a c o la ta . C o s i a n c h e i m a r iti
h a n n o il d o v e r e d i a m a r e le m o g li c o m e il p r o p r io co rpo, p e r c h é ch i
a m a la p r o p r ia m o g lie a m a s e stesso. N e s s u n o m a i in fa tti h a p r e s o
in o d io la p r o p r ia carne; a l c o n tr a r io la n u tr e e la cura, c o m e f a C ri
s to c o n la C hiesa, p o ic h é s ia m o m e m b r a d e l s u o corpo. P er q u e s to
l ’u o m o lascerà s u o p a d r e e s u a m a d r e e s i u n irà alla s u a d o n n a e i
d u e fo r m e r a n n o u n a c a r n e sola. Q u e s to m is te r o è g ra n d e; lo d ic o in
r ife r im e n to a C risto e alla C h ie sa ! Q u in d i a n c h e voi, c ia s c u n o da
p a r te sua, a m i la p r o p r ia m o g lie c o m e s e stesso, e la d o n n a sia ri
sp e tto s a verso il m a r ito » ( E f 5,25-33).
La consumazione dell’amore:
l’unione coniugale
b. Il significato unitivo
c. Il significato procreativo
d. L ’indissolubile unione
dei due significati dell’atto coniugale 5
S e possiam o sep a ra re le funzioni, n o n avviene la stessa cosa con
i significati.
Si p u ò se p a ra re la funzione di accoppiam ento sessuale dalla fun
zione rip ro d u ttiv a che p o rta con sé: avere cioè sesso senza figli e an
che figli sen za sesso: accade di freq u en te al giorno d ’oggi. L a rag io
ne p e r cui si po sso n o sep a ra re le funzioni sessuale e rip ro d u ttiv a sta
nel fatto che q u este funzioni si radicano nei dinam ism i delle facoltà
u m ane la cui b u o n a funzionalità dip e n d e dalla situazione co n c re ta in
cui l’o rganism o si tro va, p e r cui può m odificarsi. P er far q u esto è suf
ficiente u n in terv en to tecnico sulForganism o.
Si p resen ta p e rò una difficoltà essenziale allorché si p re te n d e di
separare i significati intrinseci d ell’agire sessuale. E lim in are un si
gnificato in trin seco vuol dire elim inare una dim ensione che co n tri
buisce a co n ferire la fisionom ia con cui ta le azione è stata concepita
dalla p ru d en za , in b ase all’im p atto che la re a ltà «azione sessuale» ha
p rod o tto n ella p erso n a, con gli elem enti originali ch e com portava:
corpo reità, lib ertà, in terazione, funzione, com unione, ecc.
N el caso d ell’u n io n e coniugale troviam o in o ltre che qu esti signi
ficati sono uniti in m o d o singolare poiché l’uno reclam a l’altro e vi
ceversa, in u n a relazio n e di m u tu o arricchim ento, costitutiva p e r en
tram bi i significati. In che senso?
Il significato p ro creativ o d ell’u n io n e coniugale, con cui
esprim ere com e la funzione rip ro d u ttiv a sia assunta dall’uom o, ac
quista il suo significato v eram en te u m ano p e r il fa tto che in ta le azio
ne c’è u n a d o n az io n e reciproca. G e n e ra re cioè u n a p erso n a - q u a l
cuno che in v irtù d ella p ro p ria dignità si p resen ta com e un fine in se
stesso ed esige di essere am ato p e r se stesso e non in rag io n e della
sua utilità o d ella soddisfazione che pro cu ra - co m p o rta accoglierla
per se stessa, e q u esta accoglienza non può esserci q u an d o la p e rso
na è un effetto d ire tto del n o stro agire, perch é allora la sua esisten
za d ip e n d ereb b e d a chi l’ha p ro d o tta: solam ente n ell’a tto di d o n a
zione recip ro ca gli sposi possono accogliere il loro figlio com e un d o
b. D ue difficoltà di comprensione:
responsabilità e totalità
Si ren d e necessario fare luce su alcune difficoltà di com prensione.
La responsabilità che l’esercizio della sessualità richiede non com
p o rte reb b e di p resta re attenzione alle conseguenze di avere un figlio e
di ad o ttare le m isure adeguate? C ertam ente. L a responsabilità non si
riferisce tuttav ia in p rim o luogo alle conseguenze esteriori del nostro
agire, m a alle stesse azioni che noi com piam o, in q u an to con esse po s
siam o o n o vivere ciò che più p ro fo n d am en te desideriam o. L a resp o n
sabilità degli sposi si riferisce principalm ente all’am ore che h an n o ri
cevuto com e u n so rp ren d en te regalo nella loro vita: è la sua v erità che
sono chiam ati a curare. E sulla b ase di questa responsabilità dovranno
ora considerare le azioni che pongono in atto, in q u an to siano o m eno
conform i al lo ro am ore. L’im postazione della responsabilità n o n può
evitare il te m a delle azioni che si com piono, scavalcandole.
O ve p e r d e te rm in a te circostanze non fosse il m o m en to di acco
gliere la nascita di un possibile figlio, gli sposi sono chiam ati a vive
re il lo ro am o re n ella responsabilità della v erità delle azioni che
com piono: q u esto sarà il com pito p ro p rio della p ru d en za , ved e re co
m e p o te r vivere l’am o re sen za co n trad d ire alla sua verità. A lla p ru
denza n o n co rrisp o n d e p e rò il cerc are soluzioni alle conseguenze
q u an d o n o n si v uole affro n ta re la resp o n sab ilità delle azioni che so
no all’o rigine di esse.
E cco allo ra la seconda difficoltà: nel m atrim o n io non sarebbe
sufficiente av e re u n ’in ten zio n alità g en e ra le di fecondità? A ccettare
cioè di v ivere nella vita m a trim o n iale g lobalm ente intesa il b en e del
la trasm issione d ella vita, con d eterm in ati p erio d i nei quali si vivrà
ta le a p e rtu ra , m a n o n n ec essariam e n te in tu tti e in ciascuno degli at
ti di u n io n e sessuale. L a singola azio n e s areb b e così bu o n a p e r il suo
ra p p o rto con la to ta lità della vita coniugale in cui s’inscrive. Il p ro
blem a p e rò n o n è qu ello della to ta lità della vita coniugale, com e an a
lo g am en te n em m en o è il p ro b le m a della com plessiva c o n d o tta con
la qu ale u n d ire tto re di banca gestisce i fondi dei suoi clienti. L a que
stio n e è la co n cretezza delle n o stre azioni, poiché esse sono espres
sione del n o stro cam m ino verso una pienezza. Se p e r risolvere un
p ro b le m a finanziario un d ire tto re di banca «riducesse» il patrim onio
di un o dei suoi clienti, non p o tre m m o d ire che in qu esto m odo sta
cercan d o il b en e dei suoi clienti, poiché ha n eg a to quello di alm eno
u no di loro. S areb b e u n a disgrazia che toccasse p ro p rio a noi questa
« riduzione», m a la disgrazia più gran d e è che il d ire tto re di banca si
è tra sfo rm ato in u n uo m o ingiusto e ha p erso con qu esto la sua cre
dibilità: con u na so la azione. L e n o stre azioni sono attualizzazioni di
u n a vita co n sid erata nella sua to talità, che perciò la costruiscono e la
d eterm in an o n ella su a q u alità di vita b u o n a o m eno: non sono sem
plici mezzi tecnici che d ip e n d e re b b e ro da intenzioni soggettive che
non in teg rin o la realtà di ciò che si vuole e si com pie.8
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a un m alato, la cui sofferenza fosse insopportabile, qualcuno potrebbe
d esid erare e persino supplicare il S ignore di po rre term ine a quel cal
vario p o rta n d o in cielo l’inferm o: tuttavia, quel che sarebbe contrad
ditto rio con l’am o re d ella perso n a sarebbe fare qualcosa perché muoia.
La co n tin en za p erio d ica e i m eto d i contraccettivi condividono
d u n q u e u na cosa: la decisione di p o sp o rre la n ascita di un figlio. Si
config u ran o tu ttav ia com e azioni to talm en te diverse. La radicalità
della lo ro differen za risiede nel fatto che nella continenza periodica
la p erso n a assu m e il dinam ism o sessuale-affettivo e p e r am ore alla
perso n a a tte n d e il m o m en to o p p o rtu n o p e r unirsi, m e n tre nella con
traccezio n e la p erso n a n o n assum e il p ro p rio dinam ism o sessuale-af
fettivo, v o len d o realizzarlo a costo di non m e tte re in gioco una con
segna in to talità, p e r cui deve risolvere te cn ica m en te il p roblem a che
le si pone. In q u esto m o d o non sta p erò assum endo quel che com
p o rta la resp o n sab ilità pro crea tiv a che co rrisp o n d e al p ro p rio essere
corpo reo -sp iritu ale: la responsabilità cioè di fro n te a d eterm in ati at
ti che in sé e p e r sé n o n sono capaci di g en e ra re una persona, giun
gend o q u indi a n eg a re q u e sta dim ensione.
È ce rto che cam biare le abitudini sessuali non è cosa facile, preci
sam en te p er il fatto che la sessualità h a un dinam ism o pro p rio che nel
suo m o d o di essere vissuto dip e n d e anche dalla p ropria storia. U na
delle difficoltà più radicali che si sono opp o ste alla prospettiva della
contin en za p erio d ica è connessa p ro p rio alle esigenze che essa com
p o rta nella vita degli sposi: esigenza di dom inio di sé, ed esigenza di
conoscenza di un m e to d o che a volte può essere com plesso. Q uesto
dom inio e q u esta necessità di previsione sem brano elim inare l’im me
diatezza com unicativa delPesperienza am orosa, la spontaneità pro
pria delle m anifestazioni affettive, in tro d u cen d o una preoccupazione
e una p ro g ettazio n e che p u ò sem b ra re estra n ea all’am ore.
La difficoltà è reale, non si può so tto v alu tare. Tuttavia si può in
te rp re ta re in u n altro m odo, non com e u n a difficoltà p e r la sponta
n eità degli sposi, p erch é sp o n tan e ità non è im pulsività, bensì com e
u n ’occasione di m a tu razio n e nel lo ro stesso am ore. Se la continenza
p erio d ica esige u n a m a tu rità, l’esige perch é richiede un reciproco
dialogo, un a tte n to ascolto d ell’altra p erso n a, un im p arare ad atten
d ere i suoi tem pi, d ato che l’altro non sem pre si tro v a disponibile al
l’u n io n e co niugale.11 Ci troviam o davanti ad asp etti sui quali ben
9. Sintesi
In sintesi: dove si situa la differenza tra un atto coniugale e u n ’u
nio n e sessuale resa in ten zio n alm e n te infeconda? L’a tto coniugale è
u n ’azione in cui i d u e m u tu am e n te si regalano, p erch é non dan n o
qualcosa di sé che possa essere oggettivato e u sato p e r soddisfare
delle necessità, m a d an n o se stessi in to talità, p artecip a n d o della co n
segna di C risto nel loro corpo e com unicandosi il d o n o dello S pirito.
Si co n seg n an o p ro p rio perch é si am ano. E q u esta azione è pro p rio
un regalo m eraviglioso nella vita: che u n a p erso n a possa regalarsi a
qualcu n o così, n ella to ta lità di ciò che è, sem plicem ente p e rch é l’a
m a. E inoltre, p o te r essere a sua volta accolta così, nella to ta lità di ciò
che si è, sem p licem en te perch é è am ata.
P er il fatto di in tro d u rre in tenzionalm ente u n a lim itazione alla
to talità e di esclu d ere la possibilità di d iv e n tare p a d re o m adre, la
contraccezio n e al co n trario non p u ò configurarsi com e un d o n o di
sé, p erch é ciò che si d à non è la p erso n a nella sua to talità, m a q u al
cosa d ella p erso n a ch e non è assunto p erso n alm en te. P er q u esto non
p uò v eram en te u n ire gli sposi, anche se la m aggior p a rte d elle volte
m iran o a esp rim ersi l’am ore. È qui il lo ro dram m a. N on è un a u ten
tico atto coniugale, anche se e s te rn am en te possiede le qualità fisiche
e affettive: m anca d elle qualità intenzionali.
La co n fig u razio n e sim bolica che le d u e azioni han n o è decisa
m e n te d ifferen te: n ell’unio n e co n traccettiv a, p e r la m ancanza del d o
no in to talità, gli sposi ved o n o la possibilità di u n a soddisfazione, nel
l’unio n e coniugale un reciproco regalo.
Possiam o o ra co m p ren d ere p erch é la C hiesa sostenga, anche al
prezzo di ritro v arsi isolata sullo scenario di qu esto m ondo, la neces
sità che l’u n io n e coniugale resti a p e rta alla possibilità di tra sm ettere
la vita: in ten d e esp rim ere la condizione n ecessaria p erch é l’atto co
niugale sia un vero a tto d ’am ore. S o ltan to se è un vero a tto d ’am ore
p o trà p a rtecip a re d ell’am o re di Cristo.
Capitolo ventesimo
Fecondità nell’infertilità
a. L a fecondazione artificiale
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non viverla così d o v ran n o ca m b iare la logica che e ra co n te n u ta n el
l’a tto con il qu ale h an n o p ro d o tto il loro figlio. In caso contrario,
l’ogg ettivazione ch e co m p o rta d eg e n ererà in u n a relazione di d om i
nio o, all’op p o sto , in u n ’assenza di com pagnia q u an d o non soddisfa
più, ab b a n d o n an d o il lo ro figlio a un destino sconosciuto.
Q u el che la feco ndazione artificiale ren d e im possibile p e r la fi
nalità in trin seca ch e co m p o rta è il riconoscim ento incondizionato
del figlio p e r se stesso: vale a dire, è im possibile o rd in a re il fine p ro s
sim o che p erseg u e al riconoscim ento della p erso n a p e r se stessa, s ta
bilen d o l’ad eg u ato co n testo p e r accoglierla. C iò non vuol d ire di p er
sé che g en e ra re aH’in te m o della consegna d ’a m o re im plichi a u to m a
ticam en te che si accolga il figlio p e r se stesso; ciò che si vuole d ire è
che, nel caso d ella fecondazione artificiale, si elim inano di fa tto le b a
si p e r riconoscerlo.
S o ltan to l’accoglienza del figlio p er se stesso, accoglienza com e
fru tto di u n atto d ’am ore, è capace di assicurare u n a solida roccia sul
la q u ale co stru ire u n a relazio n e di p a te rn ità e filiazione ch e co n sen
ta nel te m p o di vivere u n ’am icizia.
Possiam o o ra co m p ren d ere com e deb b a situarsi l’azione del m e
dico di fro n te al p ro b le m a d ella sterilità. L a sua azione deve essere
d ire tta in ten zio n alm e n te verso l’aiu to e l’agevolazione del com pi
m e n to d ell’a tto coniugale e delle possibilità che vi sono insite: m ai a
sostituirlo, poiché si a p p ro p rie re b b e di un dom inio sull’origine della
vita che in nessun m odo gli sp etta.6
A lla luce di q u esto criterio si devono v alu tare le diverse tecniche
di in sem inazione artificiale: saran n o bu o n e m o ra lm e n te sem p re e
q u an d o n o n so stitu iscano l’a tto di consegna degli sposi. E q u esto av
viene q u a n d o ren d o n o possibile la sua piena realizzazione o q u an d o
Io a iu tan o a rag g iu n gere il suo intrinseco significato procreativo.
5. Fecondità nell’infertilità
Q u al è la risp o sta che si p u ò offrire alla difficoltà della sterilità?
Q u esta risp o sta v errà esa tta m e n te d all’atten zio n e alla varietà di al
tern ativ e con cui l’am o re coniugale può com unicarsi ed espandersi.
Tra loro, in teressa o ra p o rn e in risalto due: una m issione n ella società
e l’adozione.
6. Conclusione
La riflessione sul significato pro crea tiv o d e ll’a tto coniugale, il
suo c o n trasto con l’a tto sessuale co ntraccettivo e la fecondità artifi
ciale, la sua relazio n e con l’a tto di adozione, p u ò aiutarci a c o m p ren
d ere q u ale sia il significato ultim o della p atern ità. C ertam en te gli
sposi non percep isco no tu tto ciò che q u esta p a te rn ità e m a te rn ità si
gnificano in co n c re to nelle loro vite, tuttavia, di fro n te alla prom essa
che si rivela nel lo ro am ore, si fidano di tale prom essa e accolgono
un p ro g etto ch e li trascende, che non è so lam en te né principalm ente
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loro, m a che D io stesso ha im presso nella loro co rp o reità. L a p a te r
nità co m p o rta allo ra di accogliere il p ro g etto di D io, di consentirvi,
di a c cettare la su a b o n tà. G e n e ra re un figlio che ha u n a vocazione di
etern ità, un p ro p rio destino, no n d ato p e r noi, si configura com e una
nuov a pienezza, u n a vita b u o n a, p ie n a di senso, poiché p erm ette una
don azio n e nu o v a degli sposi che si p rolung a nel te m p o e che nell’e-
ducazio n e acquista con n o tazio n i inaspettate.
Q u an d o gli sposi si uniscono coniugalm ente, nella loro unio n e si
nasco n d e q u e sta fed e nella p rom essa che l’am o re rivela e che D io vi
ha inscritto. Sì, g en e ra re un figlio è un dono, un regalo, u n a delle b e
nedizioni più g ran d i che D io possa d are agli sposi. Il loro am ore
sponsale n o n viene lim itato, al co n trario scopre form e nuove p er cre
scere ed espandersi. M a p e r il fa tto che non tu tto è chiaro, di più, che
n ie n te è chiaro su com e sarà il fu tu ro con i figli, questa unio n e co
niugale include anche u n a supplica a D io, che si ren d e esplicita nel
la p resa di coscienza del co n cep im en to e che nel b attesim o v errà for
m u lata in m o d o d ire tto : la richiesta della sua vicinanza, della sua for
za, della su a luce, del suo S pirito in definitiva, p e r p o te r rim anere al
l’altezza della v o cazione che egli dà, p e r p o te r essere testim oni del
suo am o re d av an ti ai figli, p e r p o te r com unicare ai figli il dono dello
S pirito in m o d o ta le che la vita dei figli con segua la sua p ienezza ul
tim a.
L ’a rte m edica trova allo ra a d e g u a ta collocazione q u an d o è ca
pace di ag ev o lare la p ie n a realizzazione d ell’atto coniugale, di aiu
ta re e di p ro m u o v e re lo stesso d inam ism o d e ll’am o re nei processi di
fertilità. Q u a n d o invece il m edico p re te n d e di so stitu ire l’atto esclu
sivo degli sposi, eq u ivoca la p ro p ria m issione e in tro d u ce un ele
m e n to che d efo rm a la p a te rn ità e la finalità te rap eu tica della sua
professione.
Capitolo ventunesimo
5 Cf. G io v a n n i P a o l o II, discorso «Il valore della famiglia nella società attual
del 20-IX-1996, in Insegnamenti di G iovanni Paolo II, XIX,2. Libreria Editrice Vati
cana, C ittà del Vaticano 1998,409-410.
Capitolo ventiduesimo
La verginità:
accoglienza e dono di sé
« L ’u o m o , il q u a le in terra è la s o la cre a tu ra ch e Id d io a b b ia v o lu to
p e r s e stessa, n o n p u ò ritro v a rsi p ie n a m e n te s e n o n a ttra v erso u n d o
n o s in c e r o d i sé» ( G S 24).
« Io vo rre i ve d e rv i s e n z a p r e o c c u p a z io n i: ch i n o n è sp o s a to s i p r e o c
c u p a d elle c o se d e l S ig n o re, c o m e p o s s a p ia c e re a l S ig n o r e ; c h i è
s p o s a to in v e c e s i p r e o c c u p a d elle c o s e d e l m o n d o , c o m e p o s s a p ia
2. Verginità e missione
Seguire co rp o ralm en te G esù: ecco la chiave in te rp re ta tiv a del si
gnificato d ella verginità. M a C risto cam m inava, qui e là, sem p re alla
ricerca d ell’uom o. Seguire co rp o ralm en te C risto che cam m ina nella
sua C h iesa co m p o rta, dunque, la disponibilità alla m issione della
C hiesa.
In forza d ell’am o re che q u e sta seq u ela c o rp o re a e q u esta dispo
nibilità co m p o rta, la C hiesa latina ha voluto chiam are al sacerdozio
quelli che avessero il carism a della verginità.
D a d o v e nasce q u esta disponibilità? N asce dalla configurazione
che lo S p irito S an to realizza n el cuore delle p erso n e, u n en d o le af
fettiv a m en te a co lo ro che h an n o il carism a d el governo. N on si tra t
ta o ra di u n ’u n io n e n ec essariam e n te sen tita, affettuosa. S appiam o
già b en e che il te rm in e «affettivo» non è n ec essariam e n te eq u iv a
le n te a «sen tim en tale». Fa rife rim en to a q u a n to n ell’uom o è suscet-
libile di ricev ere l’im p atto di un bene, l’im p atto di u n a p erso n a. L’u
n io n e affettiva tra la p e rso n a vergine e chi d etien e l’au to rità si basa
p recisam en te sulla p resen za dello S pirito ch e illum ina gli uni con il
carism a del go v ern o e gli altri con il d o n o della disponibilità e della
conco rd ia, n ell’essenzialità di ciò che si d ev e ce rc are e nel m odo con
cui cercarlo.
L a disp o n ib ilità si basa, allora, sulla ca rità.5 È essa a ren d e re pos
sibile u n a singolare o bb ed ien za, com e ascolto del m odo con cui D io
v uole che si viva il servizio alla C hiesa, p artecip a n d o dell’o b b ed ien
za di G esù , che n o n è v en u to a fare la sua volontà, m a la volontà del
P ad re suo che è nei cieli. E una co ncordia che è vissuta nel seno d el
la co m u n ità ecclesiale, rig u a rd an d o tu tti quelli che sono chiam ati a
vivere nello stesso carism a. C o n co rd ia che è un d o n o dello S pirito e
che rich ied e an ch e la co llab o razio n e p ro p ria d el fedele.
3. Matrimonio e verginità
M atrim o n io e v erginità costituiscono le due form e principali n el
le quali è vissuta nella C hiesa la vocazione alFam ore.6 E n tra m b e si
configurano com e u n a p artecip a zio n e deH’am o re sponsale di C risto
p e r la C hiesa. A m b e d u e c o m p o rtan o il d o n o sponsale di se stessi p er
a m o re di u n ’altra p erso n a. T utte e d u e si com p letan o m u tu am e n te
p e r p o te r esp rim ere la ricchezza d ell’am o re di C risto e p e r p o te r es
sere vissute n ella p ro p ria originalità.7
L a v erg in ità arricchisce così in m odo singolare il m atrim o n io p er
u n duplice m otivo. P erché si co nverte in testim onianza della voca
zione u ltim a alla co m unione con D io. Il dinam ism o che ap re la dif
feren za sessuale all’am o re attrav erso il d o n o di sé e la fecondità che
costituisce u n a fam iglia, tro v a v a nella co m unione con D io il suo si
gnificato ultim o. E d è q u esta che ric o rd a la p resen za della verginità
n ella C hiesa. Il significato dell’am ore sponsale sta u ltim am en te n el
la co m u n io n e con D io: c ’è un disegno di D io sull’am o re um ano. G li
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sposi n o n si sp o san o sem plicem ente p e r vivere un affetto, m a perché
D io li sta ch iam an d o alla co m unione con lui, a p a rtecip a re assiem e
al b an c h etto del R egno. E a lui dev o n o indirizzare il loro m a trim o
nio e la lo ro fam iglia. E , in secondo luogo, la testim onianza d ella v er
ginità si re n d e elo q u e n te verso i m atrim oni e ogni p erso n a in un fa t
to di n o tev o le im p o rtanza: la sessualità n ell’uo m o non è istinto, m a
im plica un im pulso che si p u ò vivere senza ca d ere n ella schiavitù d el
la sua im p erio sità, è possibile integrarlo. In un m on d o pansessuale, in
cui la sessualità e il piacere da consum are che offre sono stati tra
sform ati n ella chiave in terp reta tiv a della felicità, le perso n e vergini
m anifestan o la falsità di tale p retesa. N o, la sessualità ha un senso e
può essere in teg rata in un am ore. E d è possibile in teg rarla poiché c’è
il don o dello S pirito che, red im en d o il corpo, suscita la stessa colla
b o razio n e um ana.
A sua vo lta il m a trim o n io arricchisce in m o d o singolare la vergi
nità, poiché ev ita ch e q u esta p e rd a il significato im m ed iatam en te
sponsale delPam ore. N on si tra tta della consegna a una causa, m a a
u n a p erso n a. N el m o d o in cui lo sposo si consegna alla sua sposa e
assum e il suo destino, accom pagnandola nel suo cam m ino e p re n
dendosi cu ra di lei, e viceversa, allo stesso m o d o la p erso n a vergine
deve accogliere l’am o re di C risto e consegnarsi a lui, im p aran d o a
p ren d ersi cu ra del S ignore e delle sue cose com e gli sposi fan n o tra
loro. N el vivere p er il S ignore a p p ren d e rà dal m o d o in cui un coniu
ge vive p er l’altro.
L a fed eltà d ’ogni p erso n a alla p ro p ria vocazione, il co n serv are la
tensio n e d ell’in ten zio n e verso la p erso n a am ata, si trasfo rm a in u n ’e
lo q u e n te testim o n ian za della grandezza del p ro g etto di D io cui e n
tra m b e le vocazioni si riferiscono. In qu esta fed eltà en tra m b e si te
stim o n ian o m u tu am e n te la fed eltà a D io stesso, al suo am ore p er
l’uom o.
4. Conclusione
Il d o n o sp o n sale dei coniugi, la loro unio n e coniugale, consum a
loro am ore, lo co nduce alla sua p ienezza, c o n sen ten d o di realizzare
il suo p ieno significato. P erché è così?
Poiché l’u n io n e coniugale non co m p o rta sem plicem ente l’unio n e
dei corpi, m a u na scelta di donarsi in to talità nella m u tu a consegna
sessuale. La ca rn e si re n d e ora tra sp a re n za della p erso n a, della sua
volon tà, della sua intenzionalità. L a p erso n a si ren d e p re se n te a ll’al
tra nella p ro p ria sessualità, le offre così u n a com pagnia nella vita,
u n a presen za al suo interno, un a stim a nel m utuo am ore. L e persone
si in co n tran o recip ro cam en te in una singolare im m ediatezza che
riem p ie di gioia.
Poiché u n en d o le persone, le ren d e feconde. E la m eravigliosa
possibilità che si a p re di g en e ra re un figlio con cui condividere l’a
m ore, co llab o ran d o così con l’am o re cre a to re di D io. L ’am o re si co
m unica e, com unicandosi, si dilata, si allarga, fino a raggiungere una
m a tu rità singolare, la sua pienezza ultim a.
Poiché u n en d o gli sposi p e rm e tte loro di p artecip a re della con
segna di C risto p e r la sua C hiesa, della pienezza d ’am ore che il Si
g n o re h a vissuto nel suo cu o re um ano. L a carità coniugale degli sp o
si fa sì che essi p o ssano o rd in a re a D io l’in tera loro vita, tu tti i loro
dinam ism i, tu tti i lo ro am ori. E , o rdinandoli a D io, tra sm ettere i d o
ni che da D io ricevono. G li sposi non solo si tra sm etto n o u n a com
pagnia, u n a p resen za, u n a stim a. I coniugi cristiani si tra sm etto n o il
d ono dello Spirito, raggiungendo la lo ro am icizia con D io, la pienez
za ultim a che è possibile su q u esta te rra , n ell’attesa del dono ultim o
e definitivo d i D io, q u an d o nella risu rrezio n e dei corpi sarà possibi
le l’im m ed iatezza tra il d o n o di D io e la risposta um ana.
P ro p rio p er q u esto asp etto il m a trim onio acquista u n a dim ensio
ne relativ a a q u esta vita te rren a. R e n d e possibile u n a form idabile co
m unione. M a n o n è tutto. N on riem pie tu tto . Fa riferim en to a una
p ienezza che esso stesso n o n è. D i q u e sta pienezza è singolare attu a-
Iizzazione il d o n o sponsale di coloro ch e sono chiam ati a seguire C ri
sto co rp o ralm en te n ella C hiesa. L e p erso n e vergini sono testim o
nianza del d o n o ultim o che i coniugi attendono.
Epilogo
P a rte prim a
L A V O C A Z IO N E A L L ’A M O R E :
S E S S U A L IT À E F E L IC IT À
Capitolo p rim o
L’interpretazione del significato delle esperienze ............. » 19
Capitolo secondo
Fenomenologia dell'esperienza amorosa .............................. » 41
C apitolo quarto
L a rivelazione del d estino d ella vita:
la vocazione all’am o re .................................................................. » 61
Capitolo quinto
P iacere, sessualità e f e l ic i tà ......................................................... » 77
P a rte seconda
IL L IN G U A G G IO D E L L ’A M O R E :
P A S S IO N E E D O N O
In tr o d u z io n e ...................................................................................... » 95
C apitolo sesto
A m o re com e passione .................................................................. » 99
C apitolo settim o
A m are come s c e lta ........................................................................ » 111
C apitolo ottavo
La costruzione dell’azione d’a m o re ........................................... » 117
C apitolo n o n o
Amicizia e reciprocità .................................................................. » 125
P a rte terza
UN A M O RE ECCELLENTE:
C A S T IT À E C A R IT À
C apitolo decim o
La difficoltà di a m a re .................................................................... » 149
C apitolo undicesim o
Il p u d o re sessuale e il valore della p erso n a ...............................» 161
Capitolo dodicesim o
D ifferen ti in teg razio ni dell’affettività ..........................................» 169
Capitolo tredicesim o
L a virtù d ella c a s t ità ...................................................................... .....» 179
C apitolo quattordicesim o
P ru d e n z a e castità:
la luce dell’azio n e e la su a r e g o l a .................................................. » 191
C apitolo sedicesim o
L 'edu cazio n e del d esid erio ......................................................... » 205
P a rte q u arta
L A C O N S U M A Z IO N E D E L L ’A M O R E :
IL D O N O S PO N S A L E
Capitolo diciassettesimo
A m o re e prom essa: il com pito del fid an zam en to .............. .....» 225
Capitolo diciottesim o
L 'orig in e del m atrim onio: d o n o di sé e d o n o dello S pirito » 235
C apitolo diciannovesim o
L a co nsum azione d ell’am ore: l’u n io n e coniugale ............... » 251
Capitolo ventesim o
F eco n d ità n e irìn fe rtilità ............................................................. .....» 279
C apitolo ventunesim o
F ed eltà e d o n o d el p erd o n o ........................................................... » 291
Capitolo ventiduesim o
L a verginità: accoglienza e d o n o di sé ......................................... » 301
José N oricga