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Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil

Insegnamento: Didattica Delle Microlingue


Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

La dimensione testuale

CFU: 4
Prof.ssa Elena Ballarin
SSD: L-LIN/02
Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil
Insegnamento: Didattica Delle Microlingue
Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

Quale forma assume la lingua


quando viene usata tra
specialisti?
Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil
Insegnamento: Didattica Delle Microlingue
Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

Le microlingue si esprimono
attraverso testi con caratteristiche
precise:
• hanno paragrafi brevi e note;
• presentano citazioni;
• aggiungono riquadri con dati;
• presentano grafici, figure, tabelle;
• hanno talvolta un glossario con termini
tecnici;
• presentano un indice analitico;
• riportano una bibliografia.
Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil
Insegnamento: Didattica Delle Microlingue
Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

E si manifestano in tipi e generi testuali

pur assumendo forme universali, i testi


microlinguistici presentano identità specifiche
e specialistiche.
Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil
Insegnamento: Didattica Delle Microlingue
Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

Il testo microlinguistico è:

• coerente,
• univoco,
• trasparente.
Master: Nuova Didattica Per Le Lingue: Multimodale, Flipped Learning E Clil
Insegnamento: Didattica Delle Microlingue
Lezione N°: 6
Titolo: La Dimensione Testuale
Attività N°: 1

La dimensione testuale
nelle microlingue

• si esprime mediante caratteristiche


precise;
• presenta propri tipi e generi.
Corso di Laurea:Nuova didattica per le lingue: multimodale, flipped
learning e CLIL
Insegnamento: Didattica delle microlingue
Numero lezione: 6
Titolo: La dimensione testuale

Letture lezione 6 “La dimensione testuale”

Leggere i seguenti articoli:


1.A Borghi M., 2018, “Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine sull’efficacia dei testi ad
alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri”, in Italiano LinguaDue, 1, pp. 53-81.
Reperibile in https://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/10407/9764. Ultima consul-
tazione: 19/08/2019.
1.B Borghi M., 2018, “Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine sull’efficacia dei testi ad
alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri”, in Italiano LinguaDue, 1, pp. 53-81.
Reperibile in https://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/10407/9764. Ultima consul-
tazione: 19/08/2019.

2.A Abbaticchio R., 2018, “Lettura e percorsi di semplificazione del testo” in Coonan C.M., Bier A.,
Ballarin E., La didattica delle lingue nel nuovo millennio. Le sfide dell’internazionalizzazione, Venezia, Edizioni
Ca’ Foscari, pp. 57-70. Reperibile in https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/libri/978-88-6969-
228-4/lettura-e-percorsi-di-semplificazione-del-testo/. Ultima consultazione: 19/08/2019.
2.B Abbaticchio R., 2018, “Lettura e percorsi di semplificazione del testo” in Coonan C.M., Bier A.,
Ballarin E., La didattica delle lingue nel nuovo millennio. Le sfide dell’internazionalizzazione, Venezia, Edizioni
Ca’ Foscari, pp. 57-70. Reperibile in https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni/libri/978-88-6969-
228-4/lettura-e-percorsi-di-semplificazione-del-testo/. Ultima consultazione: 19/08/2019.

Consultare i seguenti materiali (opzionale):


Ballarin E. “Didattica delle microlingue” in
https://www.itals.it/sites/default/files/Filim_microlingue_teoria_1.pdf. Ultima consultazione:
14/08/2019.
Testo, tipi di, in Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/tipi-di-testo_(Enciclopedia-
dell%27Italiano)/. Ultima consultazione: 19/08/2019.

Bibliografia essenziale di riferimento:


Andorno C., 2003, Linguistica testuale. Un’introduzione, Roma, Carocci.
De Beaugrande R.A., Dressler W., Einführung in die Textlinguistik, Tubinga, De Gruyter. 1981. Trad. it.,
1984, Introduzione alla linguistica testuale, Bologna, Il Mulino.
Werlich E., 1975, Typologie der Texte, Heidelberg, Quelle & Meyer.

1
IL TESTO SEMPLIFICATO SEMPLIFICA LA VITA?
BREVE INDAGINE SULL’EFFICACIA DEI TESTI AD ALTA
LEGGIBILITÀ NELLA COMPRENSIONE TESTUALE DEGLI
STUDENTI STRANIERI

Margherita Borghi1

1. INTRODUZIONE
«Credo che si possano formare abilità linguistiche di base anche a prescindere dalle
discipline, ma che le competenze si sviluppino grazie all’applicazione delle abilità
linguistiche in ambiti disciplinari e all’acquisizione di conoscenze significative e
utilizzabili nella comprensione del mondo». Così interviene Ivo Mattozzi (2014: 381)
nella riflessione su uno dei problemi maggiori che gli studenti stranieri nella scuola
italiana si trovano ad affrontare: il rapporto tra le competenze linguistiche di base e le
abilità legate alla lingua dello studio. La necessità di fornire gli strumenti adatti agli
studenti che affrontano il difficile percorso di imparare l’italiano mentre devono
imparare in italiano è, infatti, sempre più presente, e sempre meno può essere
sottovalutata da tutti i protagonisti della scuola2.
In questo lavoro si è tentato di indagare sul campo l’efficacia della teoria in merito a
tale questione: partendo dalla nozione di “testo ad alta leggibilità” o “a difficoltà
controllata”3, è stata sottoposta ad alcuni studenti stranieri la richiesta di leggere e
comprendere diverse tipologie di testo disciplinare, da un testo disciplinare originale
tratto da un manuale scolastico, a tre versioni semplificate e ad alta comprensibilità dello
stesso testo. Il lavoro svolto si è dunque basato sulla proposta di una comprensione del
testo agli stessi studenti, con vari livelli di competenza nella lingua italiana, articolata
attraverso alcuni semplici esercizi.
I risultati hanno messo in luce la complessità della situazione degli studenti stranieri
che frequentano la scuola italiana, molto più ampia di come la teoria possa ritrarla: già
altri studi sono stati svolti in questo ambito, su campioni più nutriti e certamente in
maniera più sistematica4, ma questa breve ricerca vuole ribadire la necessità reale di
trovare strumenti integrativi e concreti per legare la teoria degli studi in didattica
dell’italiano lingua seconda alla realtà viva e cangiante dei destinatari di questi stessi

1 Università degli Studi di Milano. Master Promoitals.


2 A questo proposito si vedano, ad esempio, Lavinio (2004), Ferreri (2005), Palermo, Troncarelli,
Petrocelli (2010), La Grassa, Troncarelli (2014).
3 Riguardo a questo concetto si faccia riferimento, ad esempio, Gowin, Novak (1989), Merini (1991),

Ellero (1999), Tassinari (2001), Cargnel (2002), Colombo (2002 e 2012) e GISCEL Lombardia (2014).
4 Sugli effetti della modificazione testuale sono stati condotti diversi esperimenti pratici: si vedano in

particolare i contributi di Piazzotta (2003) e di Ferrari (2003).

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sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

strumenti; strumenti che, purtroppo, spesso, pur essendo elaborati attraverso studi e
teorie importanti e approfonditi, restano ancora molto lontani dalle esigenze effettive
degli apprendenti di italiano lingua seconda.

2. SCELTA ED ELABORAZIONE DEL TESTO

Per la comprensione del testo è stata scelta una pagina del secondo volume di
Geografia insieme, libro di geografia per la scuola secondaria di primo grado edito da Il
Capitello. Il testo scelto, dal titolo “Come nacque l’Italia?”, tratta, in breve, del delinearsi
dello Stato italiano attuale a partire dal concetto di “confine” naturale e politico,
passando per la modalità con cui la conformazione del territorio ha segnato la sua stessa
storia e arrivando ad accennare ai numerosi avvenimenti e popoli che hanno
caratterizzato la storia della penisola. Questo testo disciplinare, riportato al termine del
lavoro, ha la caratteristica di unire alla lingua della geografia anche alcuni aspetti della
lingua della storia, e per questo motivo è sembrato ottimale per lo scopo dell’indagine.
Dopo aver scelto il testo, per analizzarne la leggibilità, ne è stato calcolato tramite la
piattaforma web Éulogos l’indice di Gulpease, tenendo ovviamente conto del pubblico
ideale cui il libro di testo è rivolto (studenti di scuola secondaria di primo grado).
L’indice generale è risultato essere di 59, valore che applicato al livello di
scolarizzazione di riferimento corrisponde a un testo di difficile leggibilità, come
mostrato dalla Tabella 1, fornita da Éulogos contestualmente all’analisi:

Tabella 1.

La leggibilità risulta chiaramente complicata da alcuni elementi tipici della lingua


disciplinare presenti nel testo, anche se la lunghezza delle frasi e l’uso di alcuni termini
più complessi dei loro sinonimi usati quotidianamente concorre ad aumentare le
difficoltà di lettura.
Dal dettaglio dell’analisi emerge che 426 parole del testo appartengono al
Vocabolario di Base (VdB), mentre 64 non ne fanno parte (si tratta quindi
rispettivamente dell’87% e del 13% delle parole contenute nel testo). Delle 426
appartenenti al VdB, quasi il 90% (379 parole) fanno parte del lessico fondamentale,
circa il 10% (44 parole) del lessico ad alto uso e meno dell’1% (3 parole) del lessico ad
alta disponibilità.
La maggior parte delle parole non appartenenti al VdB sono date, toponimi e termini
specifici della disciplina storico-geografica (ad esempio, “penisola”, “nord-est”,
“impero”, ecc.), ma si trovano anche alcune parole forse gratuitamente complesse, come
“invalicabile”.

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Si sono a questo punto preparate tre versioni semplificate del testo originale 5 (testo
1), riportate tutte al termine dell’analisi: un “testo elaborato” (testo 2), ossia
praticamente coincidente con l’originale ma dotato di glosse esplicative; un “testo
semplificato”, con riformulazione delle frasi più complesse e scelta di soluzioni
morfologiche più accessibili (testo 3); una versione del “testo semplificato con
rielaborazione anche dei concetti” (testo 4).
Nel caso del testo elaborato si è lasciata invariata gran parte della struttura del testo
originale, aggiungendo glosse esplicative per i passaggi e i termini di più difficile
comprensione. Questo chiaramente ha comportato anche un certo aumento della
lunghezza del testo. Si è quindi calcolato l’indice di Gulpease, per verificare la leggibilità:
come illustrato nella Tabella 2, il valore ottenuto in questo caso è di 58, non di molto
distante dal valore dell’indice calcolato sul testo originale.

Tabella 2.

Questo risultato è stato influenzato sicuramente dal fatto che le strutture del testo
originale, per quanto corredate di spiegazioni nel tentativo di semplificarle, sono rimaste
invariate e hanno quindi mantenuto la loro complessità.
Nel testo 590 parole (87% del totale) appartengono al VdB, mentre 88 (il restante
13%) ne sono escluse. Delle parole appartenenti al VdB 535 (più del 90%) rientrano nel
lessico fondamentale, 50 (circa l’8%) in quello ad alto uso e le restanti 5 (meno dell’1%)
nel lessico ad alta disponibilità. Anche in questo caso si trovano toponimi, date e termini
specifici della disciplina che accrescono inevitabilmente il livello di difficoltà del testo,
accanto alle parole, cui si è accennato anche riguardo al testo originale, che complicano
la leggibilità pur disponendo di sinonimi più diffusi e conosciuti.
Lavorando al testo semplificato, si è poi cercato di alleggerire i costrutti sintattici e
morfologici e di sostituire i termini più complessi con altri di comprensione più
immediata: ad esempio, si sono sostituite le forme al passato remoto con forme al
passato prossimo, si è limitata la quantità di subordinate sostituendole con coordinate o
cercando di accorciare i periodi stessi, e, tra le altre, si è sostituita la parola “superando”
a “varcando” o la frase “non è mai stato difficile superare le Alpi” alla frase “le Alpi non
sono mai state una barriera invalicabile”.
Anche in questo caso si è quindi calcolato l’indice di Gulpease, che è risultato essere
di 61. Il testo, dunque, ha raggiunto un livello di leggibilità maggiore rispetto ai
precedenti, risultando, come mostrato dalla Tabella 3, facile per studenti che
frequentano la scuola secondaria di primo grado.

5 Indispensabile qui è stata la lettura del contributo di Bozzone Costa (2003).

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Tabella 3.

Delle 531 parole che compongono il testo, 466 (all’incirca l’87%) appartengono al
Vocabolario di Base e si suddividono tra lessico fondamentale, con il 92% dei termini,
lessico di alto uso, con il 7%, e lessico ad alta disponibilità, con meno dell’1% dei
termini. La difficoltà e stata ridotta grazie all’uso di frasi meno complesse, più brevi,
come mostrato dal dettaglio dell’analisi di Éulogos, e dal tentativo di mantenere, tra i
termini più complessi, solo quelli insostituibili, come i toponimi, le date e i periodi
storici (es. “Medioevo”).
Si è quindi preparato il testo semplificato con rielaborazione concettuale: in questo caso, le
frasi e i concetti del testo 3 sono stati ulteriormente lavorati, modificando non solo la
forma morfologica e lessicale del testo, ma anche quella sintattica e testuale, nel
tentativo di dare ai contenuti un ordine più lineare e meno fuorviante per i lettori con
difficoltà linguistiche e non.
Misurando l’indice di Gulpease, si è ottenuto un valore pari a 60, molto simile quindi
rispetto al testo 3. In effetti, misurando quest’indice, che come si è detto valuta la
leggibilità a partire dalla forma superficiale del testo e non dalla sua struttura profonda,
la differenza con il testo semplificato non è risultata significativa, in quanto la
morfologia e il lessico dei due testi sono molto simili. Ecco anche in questo caso la
tabella riassuntiva (Tabella 4):

Tabella 4.

Il testo è composto da 513 parole: di queste, 451 (l’88% circa) appartengono al VdB,
e a loro volta queste ultime si suddividono per circa l’81%, il 6% e meno dell’1%
rispettivamente tra lessico fondamentale (413 parole), ad alto uso (32 parole), e ad alta
disponibilità (3 parole).
La caratteristica principale che distingue questo testo dagli altri è la difficoltà delle
frasi che, dall’analisi di Éulogos, risulta più omogenea tra una frase e l’altra (nei testi
precedenti le frasi variano molto tra loro per difficoltà, soprattutto a causa della loro
lunghezza).

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sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

Terminato il lavoro strettamente rivolto al testo, sono stati preparati alcuni esercizi di
comprensione da allegare a ciascuna versione del brano ottenuta, riportati qui al termine
del lavoro. Si è pensato di costruire un esercizio di comprensione generale del testo
strutturato con quesiti a risposta chiusa e con scelta binaria (vero/falso), seguito da un
esercizio di abbinamento lessicale (termine e sua definizione, riportata nel testo o
inferibile dal testo stesso) e da cinque domande a risposta aperta. Nel caso di
quest’ultimo esercizio, più complesso dal punto di vista della produzione scritta, si è
cercato di formulare tre domande alle quali si potesse rispondere anche riportando le
esatte parole del testo (domande 2, 3 e 4), mentre per rispondere alla prima e all’ultima
domanda si richiede anche una minima rielaborazione concettuale, pensando qui anche
ai livelli di competenza linguistica più alta di alcuni studenti.

3. GLI STUDENTI E IL CONTESTO SOCIALE


Come destinatari sono stati scelti 16 studenti frequentanti dal primo al terzo anno
della scuola secondaria di secondo grado, di età compresa tra i 10 e i 15 anni, tutti con
un livello di competenza linguistica valutato tra A2 e B2.
Alcuni di loro vivono in Italia dalla nascita, ma si sono accostati all’italiano solo con
la frequenza della scuola dell’infanzia o primaria, in quanto la loro lingua madre è quella
del paese di provenienza dei genitori, utilizzata in via esclusiva – o quasi – nelle relazioni
familiari. Altri studenti, invece, sono nati all’estero, dove hanno imparato la lingua locale
e dove spesso hanno frequentato regolarmente anche la scuola, e sono arrivati in Italia
soltanto da uno o più anni.
Degli studenti, sei provengono dalla Cina e hanno il cinese come madrelingua, due
dalla Macedonia e sono di madrelingua macedone, due provengono dal Pakistan e come
lingua madre hanno il pakistano, due dal Marocco e uno dall’Egitto e sono tutti di
madrelingua araba, uno proviene dal Senegal ed è di madrelingua senegalese, uno dallo
Sri Lanka, con il cingalese come lingua madre, e uno dalle isole Mauritius, con
madrelingua il mauriziano (anche se, provenendo la madre dallo Sri Lanka, fin dalla
nascita parla e utilizza perfettamente anche il cingalese).
Sei di questi studenti non avevano mai frequentato un laboratorio di L2
precedentemente all’anno scolastico in corso, perché nati in Italia e/o cittadini italiani
(in questo caso la frequenza al laboratorio non è prevista dalla scuola, anche se spesso il
possesso della cittadinanza italiana non implica necessariamente una buona padronanza
della lingua italiana) o provenienti da scuole in cui questo progetto non era stato
attivato; gli altri dieci studenti, invece, frequentano il laboratorio già da uno o due anni,
fin dall’arrivo in prima media o dall’inserimento a scuola a percorso già iniziato.
La scuola che questi studenti frequentano si situa in provincia di Milano, nella
periferia nord-ovest della città metropolitana, in un contesto di forte presenza di
migranti regolari e irregolari. Il quartiere è quindi ricco di famiglie provenienti da diverse
parti del mondo; la scuola stessa conta tra i suoi alunni decine di etnie diverse. Il
contesto sociale è piuttosto problematico, poiché nella stessa zona si concentrano anche
molti fenomeni legati alla criminalità e al disagio sociale causati dalla diffusa condizione
di povertà e indigenza in cui vivono i migranti.

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Molti dei ragazzi che si inseriscono a scuola provengono da famiglie appena arrivate
in Italia, o si sono appena ricongiunti con i genitori, trasferitisi in Italia già da alcuni
anni. Spesso parlano unicamente la loro lingua materna, sia in famiglia che fuori casa, in
quanto i diversi gruppi etnici tendono a tessere relazioni sociali esclusivamente al loro
interno, per preservare le tradizioni delle loro origini e per assicurarsi un appoggio
immediato in qualsiasi momento di bisogno. Questo fenomeno si riflette anche
nell’ambiente più ristretto della scuola: studenti dello stesso gruppo etnico giocano e
trascorrono i momenti destrutturati quasi soltanto tra loro, parlando la loro lingua e
utilizzando questo espediente anche per escludere volutamente gli studenti italiani o che
comunque non condividono la loro stessa etnia (questo come effetto dei fenomeni di
marginalizzazione che spesso, purtroppo, gli italiani e gli stessi stranieri di diversa
origine creano nei confronti degli altri abitanti stranieri del quartiere, fuori e dentro la
scuola; non è raro, tra l’altro, che anche gli insegnanti siano destinatari di tale
comportamento). La situazione è evidentemente molto complessa e ricca di dinamiche
difficili da sciogliere e comprendere a fondo.
Per incontrare le esigenze di un’utenza così particolare e variegata, la scuola attiva
ogni anno un laboratorio di italiano L2 che occupa gli studenti stranieri per 2-3 ore alla
settimana in orario curriculare. Gli studenti vengono suddivisi nel laboratorio in base al
livello di competenza linguistica, valutato all’inizio dell’anno o al momento del loro
inserimento a scuola, con una prova comune. Appena inseriti, gli studenti neoarrivati –
la maggior parte – affrontano un percorso di alfabetizzazione di base. Poi, di anno in
anno, vengono ridistribuiti nei vari livelli del laboratorio L2, finché non raggiungono
l’autonomia indispensabile per studiare in modo abbastanza efficace senza bisogno di
supporto esterno. I pochi studenti che arrivano a scuola con già una competenza di base
nella lingua italiana vengono invece direttamente inseriti nel gruppo del laboratorio
corrispondente al loro livello.
Per lavorare sul testo si sono scelti, dunque, gli studenti con un livello di competenza
linguistica già intermedio e quelli avviati ad acquisirlo a breve, in modo che le difficoltà
di lettura ed espressive legate alla seconda lingua non compromettessero eccessivamente
il loro lavoro e non creassero disagi. Per questo, nonostante l’elevato numero di studenti
stranieri frequentanti la scuola, soltanto a 16 di loro è stata proposta la sperimentazione
della comprensione del testo oggetto di questo studio di caso.

4. IL LAVORO SUL TESTO


Al lavoro sul testo con gli studenti sono stati dedicati 120 minuti. I quattro tipi di
testo sono stati assegnati agli studenti seguendo un criterio perlopiù casuale. La prima
mezz’ora è servita a introdurre l’attività e l’argomento del testo. Si sono prima attivate le
preconoscenze e l’enciclopedia personale di ciascuno con alcune domande sulle loro
esperienze pregresse e sulle loro origini. Poi si è osservato con gli studenti il paratesto,
soffermandosi sul tema generale, sul numero dei paragrafi e facendo ipotesi
sull’argomento probabilmente trattato in ciascuno di essi. Non ci si è addentrati oltre
nella comprensione, dal momento che la lettura più analitica del testo è stata lasciata
all’attività dei singoli, proprio per lo scopo della ricerca sottesa a questo lavoro.

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Infine, ci si è concentrati sulla lettura delle consegne degli esercizi, sulla spiegazione
delle richieste in esse contenute e sulla modalità di svolgimento, per poi lasciare gli
studenti al lavoro autonomo.
Nel complesso, osservandoli lavorare, gli studenti hanno optato per una prima lettura
rapida del testo, per poi passare alla lettura degli esercizi. In seguito ognuno di loro si è
dedicato nuovamente al testo, paragrafo dopo paragrafo, cercando volta per volta la
risposta a uno o pochi quesiti presenti nelle attività. Quasi tutti hanno proceduto con
ordine, eseguendo prima il primo esercizio proposto, poi il secondo e infine il terzo, più
complesso.
Quasi tutti gli studenti hanno almeno provato a terminare la prova ed eseguire i tre
esercizi; solo in alcuni casi il secondo e il terzo esercizio non sono stati svolti, perché
sperimentati come troppo difficili o per mancanza di tempo.

5. ANALISI DEI DATI RACCOLTI E CONCLUSIONI


Terminato il lavoro degli studenti sul testo, gli esercizi di comprensione sono stati
corretti e i risultati sono stati riportati in una scheda di valutazione compilata per ciascun
alunno, unitamente a una breve valutazione della prova (quattro di tali schede compilate,
una per tipologia di testo, insieme al modello, sono riportate in appendice a titolo
esemplificativo, con il dettaglio degli esercizi svolti, del punteggio e della valutazione).
Dopo l’assegnazione del punteggio, la valutazione complessiva e finale della
comprensione del testo è stata effettuata tenendo sempre conto del dislivello di
competenza linguistica tra uno studente e l’altro: nella classificazione dei dati si è tenuto
sempre conto – o quantomeno si è cercato di farlo – del livello del QCER stimato per
ciascuno studente.
Complessivamente, la comprensione del testo è risultata efficace per quattro studenti,
mediamente efficace per cinque di loro e non efficace per i restanti sette. Osservando il
dettaglio dei risultati ottenuti per ciascun esercizio, è evidente che il primo, caratterizzato
dalla richiesta di una comprensione più superficiale del testo, ha creato meno problemi
ed è stato svolto da tutti in modo soddisfacente o comunque accettabile. Il secondo
esercizio, presupponendo un’abilità maggiore nell’orientarsi all’interno del lessico
disciplinare e quindi una comprensione più approfondita, ha creato qualche difficoltà in
più, ma circa due terzi degli studenti l’hanno svolto in modo corretto o mediamente
corretto. Il terzo esercizio, per le difficoltà di cui si è già detto, legate alla rielaborazione
concettuale e all’abilità espressiva nella lingua scritta, è stato quello che ha generato negli
studenti le maggiori difficoltà: circa la metà di loro non è riuscita a svolgerlo in maniera
sufficiente, e degli altri solo pochi hanno risposto a tutte e cinque le domande in modo
adeguato e comprensibile. Gli studenti che sono riusciti a svolgere adeguatamente il
terzo esercizio sono quelli con una padronanza della lingua italiana maggiore rispetto
agli altri, e quindi anche con maggiori abilità nello scritto e nella rielaborazione dei
concetti, tendenzialmente di livello B1/B2.
Ovviamente sarebbe necessario calare l’analisi nel contesto, tenendo quindi conto
delle variabili personali di ciascuno studente, dei diversi stili di apprendimento ed
esperienze pregresse. Questo non è però possibile, soprattutto nel caso di un lavoro
limitato nel tempo e nello spazio come quello di questa ricerca; tuttavia, è risultata

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realizzabile almeno un’analisi dei dati che tenesse conto dei livelli di competenza
linguistica di ciascuno studente. E, soprattutto, si è tentato di mettere in relazione il
livello di competenza degli studenti con la tipologia di testo assegnata a ciascuno per
svolgere la prova.
La Tabella 5 mostra i risultati ottenuti per ciascun testo distribuiti a seconda del
livello di competenza linguistica dello studente che ha svolto la prova:

Tabella 5.

Testo non compreso Testo mediamente Testo compreso


efficacemente compreso efficacemente
Livello A2 B1/B2 Tot. A2 B1/B2 Tot. A2 B1/B2 Tot. n°
QCER studenti
studente  per testo:
Testo 1 0 1 1 0 1 1 0 2 2 4
Testo 2 0 0 0 1 0 1 0 2 2 3
Testo 3 3 0 3 0 2 2 0 0 0 5
Testo 4 3 0 3 1 0 1 0 0 0 4

Il testo che è risultato essere più efficace è stato, in generale il testo 2, ossia l’originale
arricchito di glosse esplicative. Questo testo, pur non prevedendo una vera e propria
semplificazione e riscrittura dei costrutti linguistici né una riformulazione del lessico, è
stato ben compreso dagli studenti di entrambi i livelli a cui lo si è sottoposto (due livelli
B e un livello A). Si è potuto supporre che ciò sia dovuto alla natura “ibrida” e
ridondante di questo tipo di testo: il fatto di non perdere nessuno degli aspetti più tipici
della lingua disciplinare, ma di vederli al contempo combinati con aspetti della lingua
d’uso comune, ha permesso agli studenti di paragonare le due varietà della stessa lingua,
compensando le mancanze di una con i punti di forza dell’altra e potendo attingere in
questo modo a una gamma più ricca di spunti per la comprensione. Dove, ad esempio, il
lessico disciplinare era troppo complicato per essere compreso a priori, erano di aiuto le
glosse; tuttavia, la precisione lessicale ed espressiva del testo ha permesso di svolgere gli
esercizi di comprensione con meno possibilità di fraintendimenti da parte degli studenti
e con un avvicinamento più efficace alla lingua vera e propria della disciplina.
Il testo originale è stato affrontato da quattro studenti di livello medio, tutti tra B1 e
B2; nonostante ciò solo uno di loro è riuscito a comprenderlo in maniera efficace,
mentre per un altro la comprensione è riuscita solo in parte e per gli altri due non è
risultata efficacemente riuscita. È evidente, quindi, come già si è sottolineato in
precedenza, che il testo 1 è complesso di per sé, anche per gli studenti che hanno una
competenza nella lingua italiana già intermedia.
Il testo 4, quello semplificato con rielaborazione concettuale, a prima vista avrebbe
potuto sembrare più semplice degli altri, visto il maggior lavoro di semplificazione e
manipolazione che presuppone. Tuttavia, dei quattro studenti che l’hanno affrontato,
tutti di livello A2, solo uno di loro ha compreso mediamente il testo; gli altri tre non
sono riusciti a comprenderlo efficacemente. Pur tenendo conto, ovviamente, del fatto

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© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. M. Borghi, Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine
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che tra questi studenti tutti avessero una competenza ancora piuttosto bassa in italiano,
è emerso chiaramente il limite di questo tipo di testo: una manipolazione dei costrutti e
dei concetti ha il limite inevitabile di rendere il testo più superficiale nel trattare i temi
della disciplina, mettendo quindi in difficoltà gli studenti che affrontano una prova di
comprensione; l’eccessiva semplificazione delle relazioni logiche tra i concetti e la
sostituzione del lessico specifico rendono, infatti, il testo inevitabilmente più generico,
impedendo agli studenti di accedere con precisione e profondità ai contenuti della
disciplina.
Il testo che è risultato, infine, meno efficace per la comprensione è stato il testo 3,
quello semplificato. In questo caso su cinque studenti nessuno ha compreso il testo
efficacemente, due ci sono riusciti in modo parziale e per gli altri tre la comprensione
non si è dimostrata efficace. Tenendo conto del fatto che i due studenti che hanno
affrontato meglio la prova hanno un livello di competenza linguistica intermedio B1/B2,
mentre gli altri tre dimostrano ancora di avere maggiori difficoltà (livello A2), è chiaro
che anche questo testo non è stato d’aiuto nella comprensione come sostituto del testo
originale. Come per il testo 4, la semplificazione ha qui ridotto la precisione, creando
maggiori possibilità di fraintendimento da parte degli studenti e, paradossalmente,
lasciando a loro la responsabilità di dedurre e inferire alcune informazioni, perché
mancanti o incomplete, dal contesto.
Ciò che si può dedurre osservando i risultati delle prove, è che non esiste una chiara
relazione tra testo e livello di competenza linguistica che dimostri la maggior efficacia di
una tipologia di testo ad alta comprensibilità su un determinato livello di competenza. È
chiaro che con l’aumentare del livello di competenza linguistica le difficoltà di
comprensione diminuiscono, a prescindere dalla difficoltà del testo; tuttavia è emerso
che spesso anche i testi in apparenza più semplici possono mettere in difficoltà gli
apprendenti con un più alto livello di competenza più del testo originale. Ci si può
comunque pronunciare a favore, almeno in parte, del testo originale con glosse
esplicative, per i motivi di cui sopra: in questa modalità di semplificazione della
leggibilità non viene eccessivamente celata né cancellata la natura della lingua
disciplinare, e si fornisce una ricchezza testuale maggiore ai lettori che, per sopperire alle
loro carenze linguistiche, possono affrontare il testo disciplinare in diversi modi, con
differenti strategie e con il sostegno di tecniche di facilitazione della comprensione che
non siano la semplificazione del testo.
In conclusione, emerge chiaramente che proporre agli allievi figli di migranti un testo
ad alta comprensibilità costituisce solo una piccola parte del lavoro che un insegnante
dovrebbe intraprendere con gli studenti stranieri. Occorre che siano offerti loro più
strumenti complementari per sviluppare le competenze linguistiche e le abilità legate alla
lingua dello studio. La semplificazione dei testi disciplinari è una modalità che può
essere usata per accompagnare questi studenti nel loro percorso iniziale di
apprendimento della lingua e dei contenuti delle discipline scolastiche, ma il suo impiego
non deve prolungarsi per tutto il percorso di apprendimento. L’insegnante dovrebbe
proporre agli studenti, una volta che essi abbiano acquisito almeno le competenze
linguistico-comunicative di base, anche testi complessi, cercando di sciogliere con loro le
difficoltà e guidandoli verso la scoperta di strategie che permettano non di aggirare la
complessità linguistica e testuale, ma di addentrarvisi e di districarla: l’uso della
tecnologia (la LIM, il computer, ecc.), di strumenti di appoggio (glossari, dizionari,

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schede e attività personalizzate, etc.) e non solo sostitutivi dei testi “reali” (come il mero
testo semplificato, o i manuali e libri dedicati a livelli di scuola inferiore a quello
frequentato dagli studenti); l’attenzione a variare il lavoro in classe sia sulla disciplina che
sul metodo di studio; l’uso di un parlato corretto ma controllato e chiaro; la condivisione
del lavoro tra tutti gli studenti della classe ciascuno con il proprio livello di competenza
linguistica e con le proprie abilità, sono solo alcuni esempi. La scuola si sta muovendo
sempre di più in questo senso, ma non è sempre facile per l’insegnante lavorare da solo,
in poco tempo e con tanti studenti così diversi tra loro. Sarebbe auspicabile una sempre
maggiore formazione di tutti gli insegnanti nella didattica della e in L2, l’introduzione
nelle scuole di figure specializzate nella didattica dell’italiano a stranieri, l’instaurazione di
più percorsi dedicati appositamente a questa tipologia di studenti, e la promozione di
una costante ed efficace collaborazione tra tutti i docenti della classe, ricordando, con le
parole delle Indicazioni nazionali per la scuola prima e secondaria di primo grado, che
«l’acquisizione di efficaci competenze comunicative nella lingua italiana non è
responsabilità del solo insegnante di italiano ma è compito condiviso da tutti gli
insegnanti, ciascuno per la propria area o disciplina, al fine di curare in ogni campo una
precisa espressione scritta ed orale».

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APPENDICE

Testo originale

COME NACQUE L’ITALIA?

1. L’Italia non è una realtà naturale


Come l’Europa, anche l’Italia non è una realtà naturale, ma è stata costruita dagli uomini attraverso
un lungo cammino storico.
Duemila anni fa nella nostra penisola si parlava il latino. E prima ancora, tante lingue tra loro
diversissime. Bisogna aspettare gli ultimi secoli del Medioevo perché nasca la lingua italiana.
L’unità politica dell’Italia è ancora più recente: risale al 1861, quando Vittorio Emanuele II fu
proclamato primo re d’Italia.
Negli anni precedenti infatti molti territori erano governati da potenze straniere; per esempio, la
Lombardia e il Veneto erano controllati dagli Austriaci.

2. I confini dell’Italia
Le Alpi e il Mar Mediterraneo segnano i confini del nostro paese. In apparenza, le frontiere
dell’Italia sono dunque rappresentate da barriere naturali. Ma non è esattamente così.
Il Mediterraneo, ad esempio, più che un ostacolo è sempre stato una via di comunicazione e
anche la catena alpina* non ha mai rappresentato una barriera invalicabile: proprio
attraversando le Alpi giunsero in Italia i galli e, più tardi, i germani che causarono la caduta
dell’Impero romano.
La natura non ha disegnato i confini dell’Italia: le frontiere sono state decise dagli uomini,
purtroppo molto spesso con le guerre. È il caso, ad esempio, della frontiera a nord-est. Venezia
Giulia e Istria furono unite all’Italia solo dopo la prima guerra mondiale, nel 1920. Nel 1947,
dopo la seconda guerra mondiale, passarono poi in gran parte alla Iugoslavia. Nell’arco di mezzo
secolo, dunque, la frontiera italiana a nord-est è stata spostata per ben due volte.

3. Tanti popoli per farne uno


È sempre stato facile raggiungere l’Italia, sia varcando le Alpi sia attraversando il Mediterraneo.
Ecco perché sin dall’antichità il nostro paese è stato abitato da numerosi popoli.
Verso il VII secolo a.C. nell’Italia centro-settentrionale vivevano i liguri, i veneti, gli etruschi. Dal
secolo successivo nella stessa zona si stabilirono i celti o galli, che si mescolarono con i popoli
italici. Più a sud si trovavano i sanniti, i cui territori confinavano con le colonie greche dell’Italia
meridionale.
Nei secoli successivi molti altri popoli si stabilirono in Italia.
Tra questi vanno ricordati i longobardi, popolazione germanica che dominò soprattutto l’Italia
settentrionale tra il VI e l’VIII secolo d.C.
La Sicilia, invece, fu governata per un secolo e mezzo (902-1060) dagli arabi. A questi
succedettero i normanni, un popolo d’origine scandinava che nell’XI secolo costituì un proprio
regno nell’Italia meridionale.
Insomma, gli italiani discendono da popoli diversi e questo spiega la ricchezza della nostra
civiltà.
Poi per molti secoli l’Italia è stata divisa in numerosi stati: l’unità politica di gran parte della
penisola italiana risale al 1861 quando divenne Regno d’Italia sotto la guida della dinastia Savoia.
Infine, il processo di unità si è completato nei decenni successivi. Roma è stata proclamata
capitale d’Italia nel 1871.

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* Catena alpina: è la più importante catena montuosa d’Italia e d’Europa. Si è formata circa
40000 anni fa ed è lunga circa 1200 km.

*Catena alpina: è la più importante


catena montuosa d’Italia e d’Europa.
Si è formata circa 40 000 anni fa ed è
lunga circa 1200 km.

La catena alpina

__________________________________________________________________________

Testo elaborato

COME NACQUE L’ITALIA?

1. L’Italia non è una realtà naturale


Come l’Europa, anche l’Italia non è una realtà naturale, ma è stata costruita dagli uomini
attraverso un lungo cammino storico, cioè nel corso del tempo.
Duemila anni fa nella nostra penisola si parlava il latino, la lingua dei romani. E prima ancora,
tante lingue tra loro diversissime. Bisogna aspettare gli ultimi secoli del Medioevo perché nasca
la lingua italiana. Il Medioevo è il periodo storico che è iniziato dopo l’impero romano, nel V
(quinto) secolo d.C. (dopo Cristo, cioè dopo la nascita di Cristo), ed è finito nel 1492 con la
scoperta dell’America.
L’unità politica dell’Italia è ancora più recente: risale al 1861, quando Vittorio Emanuele II fu
proclamato primo re d’Italia. Questo significa che nel 1861 l’Italia è diventata una nazione unita.
Negli anni precedenti, infatti, molti territori erano governati da potenze straniere; per esempio,
la Lombardia e il Veneto erano controllati dagli Austriaci.

2. I confini dell’Italia
Le Alpi e il Mar Mediterraneo segnano i confini del nostro paese. In apparenza, le frontiere
dell’Italia, cioè i suoi confini, sono dunque rappresentate da barriere naturali. Ma non è
esattamente così.
Il Mediterraneo, ad esempio, più che un ostacolo è sempre stato una via di comunicazione e
anche la catena alpina* non ha mai rappresentato una barriera invalicabile: proprio
attraversando le Alpi giunsero in Italia i galli e, più tardi, i germani che causarono la caduta
dell’Impero romano. L’Italia quindi ha sempre potuto comunicare con i popoli che la
circondavano, sia via mare che via terra, e non è mai rimasta isolata.
La natura non ha disegnato i confini dell’Italia: le frontiere sono state decise dagli uomini,
purtroppo molto spesso con le guerre. È il caso, ad esempio, della frontiera a nord-est. Venezia
Giulia e Istria, due regioni a nord-est dell’Italia, furono unite all’Italia solo dopo la prima guerra
mondiale, nel 1920. Nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, passarono poi in gran parte alla
Iugoslavia (la Iugoslavia è lo stato europeo che confina con l’Italia a nord-est). Nell’arco di

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mezzo secolo (cioè in 50 anni circa), dunque, la frontiera italiana a nord-est è stata spostata per
ben due volte.

3. Tanti popoli per farne uno


È sempre stato facile raggiungere l’Italia, sia varcando le Alpi sia attraversando il Mediterraneo.
Ecco perché sin dall’antichità il nostro paese è stato abitato da numerosi popoli.
Verso il VII (settimo) secolo a.C. (avanti Cristo, cioè prima della nascita di Cristo) nell’Italia
centro-settentrionale vivevano i liguri, i veneti, gli etruschi. Dal secolo successivo nella stessa
zona si stabilirono i celti o galli, che si mescolarono con i popoli italici, cioè quelli che vivevano
già nel territorio italiano. Più a sud si trovavano i sanniti, i cui territori confinavano con le
colonie greche dell’Italia meridionale. Le colonie greche erano le terre che la Grecia aveva
conquistato e governava nell’Italia del sud.
Nei secoli successivi molti altri popoli si stabilirono in Italia.
Tra questi vanno ricordati i longobardi, popolazione germanica che dominò soprattutto l’Italia
settentrionale tra il VI (sesto) e l’VIII (ottavo) secolo d.C.
La Sicilia, invece, fu governata per un secolo e mezzo (circa 150 anni, dal 902 al 1060) dagli
arabi. Gli arabi erano un popolo che veniva dall’Asia, in particolare dalla Penisola Arabica. A
questi succedettero i normanni, un popolo d’origine scandinava che nell’XI (undicesimo) secolo
costituì un proprio regno nell’Italia meridionale.
Insomma, gli italiani discendono da popoli diversi e questo spiega la ricchezza della nostra
civiltà.
Poi per molti secoli l’Italia è stata divisa in numerosi stati: l’unità politica di gran parte della
penisola italiana risale al 1861 quando divenne Regno d’Italia sotto la guida della dinastia (cioè la
famiglia reale) Savoia. Infine, il processo di unità si è completato nei decenni successivi. Roma è
stata proclamata capitale d’Italia nel 1871. La capitale è la città più importante di uno stato. Oggi
in Italia la capitale è ancora Roma.

*Catena alpina: è la più importante


catena montuosa d’Italia e d’Europa.
Si è formata circa 40 000 anni fa ed è
lunga circa 1200 km.

La catena alpina

__________________________________________________________________________

Testo semplificato

COME È NATA L’ITALIA?

1. L’Italia non è una realtà naturale


Il territorio dell’Italia non è sempre stato una nazione unica. Sono stati gli uomini a creare lo
stato italiano, nel corso del tempo.
Duemila anni fa in Italia vivevano tanti popoli diversi, e si parlavano tante lingue diverse. Poi
con i romani si è cominciato a parlare il latino. La lingua italiana, invece, è nata solo negli ultimi
secoli nel Medioevo, e piano piano è diventata come la parliamo noi oggi.

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I territori dell’Italia dopo l’Impero Romano sono stati governati per molti secoli da tante e
diverse potenze straniere. L’Italia, infatti, è diventata uno stato unico solo nel 1861. Vittorio
Emanuele II (secondo), della famiglia reale dei Savoia, è stato il primo re dell’Italia unita.

2. I confini dell’Italia
L’Italia ha dei confini naturali che la dividono dagli altri paesi: le Alpi a nord e il Mar
Mediterraneo a sud, ovest e est. In passato non è mai stato troppo difficile superare le Alpi.
Dalla catena alpina*, ad esempio, sono passati i barbari che hanno causato la fine dell’Impero
Romano. Anche il Mar Mediterraneo è sempre stato molto utile come via di comunicazione con
i popoli fuori dall’Italia.
I veri confini politici dell’Italia sono stati decisi dagli uomini, purtroppo molto spesso con le
guerre. Il confine di nord-est, ad esempio, è cambiato molte volte tra la prima e la seconda
guerra mondiale: alcuni territori vicini a questo confine, la Venezia Giulia e l’Istria, sono stati
prima uniti all’Italia e poi sono passati in parte alla Iugoslavia.

3. Da tanti popoli a un popolo unico


Hai letto che è sempre stato facile raggiungere l’Italia, sia superando le Alpi sia attraversando il
Mediterraneo. Per questo motivo l’Italia è stata abitata da molti popoli fin dall’antichità. La
civiltà italiana oggi è così ricca proprio per questo motivo.
Verso il VII secolo a.C. (il settimo secolo avanti Cristo, cioè circa 700 anni prima della nascita di
Cristo) nell’Italia centro-settentrionale vivevano i liguri, i veneti, gli etruschi. Dal secolo
successivo, il sesto, nella stessa zona si stabilirono anche i celti o galli. Più a sud, nell’Italia
meridionale, si trovavano i sanniti, e le colonie della Grecia.
Nei secoli successivi molti altri popoli si stabilirono in Italia. Tra questi popoli ci sono i
longobardi, popolazione germanica che ha governato soprattutto l’Italia settentrionale tra il VI
(sesto) e l’VIII (ottavo) secolo d.C. (dopo Cristo, cioè circa 500-700 anni dopo la nascita di
Cristo)
La Sicilia, invece, è stata governata per un secolo e mezzo (dal 902 al 1060) dagli arabi. Dopo gli
arabi i normanni, un popolo d’origine scandinava, nell’XI (undicesimo) secolo hanno creato un
regno nell’Italia meridionale.
Poi, come hai già letto, per molti secoli l’Italia è stata divisa in tanti stati: l’unità politica di quasi
tutta la penisola italiana è avvenuta nel 1861. In quell’anno l’Italia è diventata Regno d’Italia, e ha
avuto come re i membri della famiglia dei Savoia. L’unità si è completata nei decenni successivi.
Roma, infine, è diventata capitale d’Italia nel 1871.

*Catena alpina: è la più importante


catena montuosa d’Italia e d’Europa.
Si è formata circa 40 000 anni fa ed è
lunga circa 1200 km.

La catena alpina

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Testo semplificato con rielaborazione concettuale

COME È NATA L’ITALIA?

1. L’Italia ha dei confini naturali


Il territorio dell’Italia non è sempre stato una nazione unica. Sono stati gli uomini a creare lo
stato italiano, nel corso del tempo.
L’Italia ha dei confini naturali che la dividono dagli altri paesi: le Alpi a nord e il Mar
Mediterraneo a sud, ovest e est. In passato non è mai stato troppo difficile superare le Alpi.
Dalla catena alpina*, ad esempio, sono passati i barbari che hanno causato la fine dell’Impero
Romano. Anche il Mar Mediterraneo è sempre stato molto utile come via di comunicazione con
i popoli fuori dall’Italia. Per questo motivo l’Italia è stata abitata da molti popoli fin
dall’antichità. La civiltà italiana oggi è così ricca proprio per questo motivo.

2. In Italia hanno vissuto tanti popoli


Duemila anni fa in Italia vivevano tanti popoli diversi, e si parlavano tante lingue diverse. Verso
il VII secolo a.C. (il settimo secolo avanti Cristo, cioè circa 700 anni prima della nascita di
Cristo) nell’Italia centro-settentrionale vivevano i liguri, i veneti, gli etruschi. Dal secolo
successivo, il sesto, nella stessa zona si stabilirono anche i celti o galli. Più a sud, nell’Italia
meridionale, si trovavano i sanniti, e le colonie della Grecia.
Poi i romani hanno conquistato gran parte dell’Italia e hanno creato un grande impero. Con i
romani si è iniziato a parlare il latino.
Nei secoli successivi molti altri popoli si stabilirono in Italia. Tra questi popoli ci sono i barbari,
che hanno causato la fine dell’impero romano. Una di queste popolazioni erano i longobardi,
popolo germanico che ha governato soprattutto l’Italia settentrionale tra il VI (sesto) e l’VIII
(ottavo) secolo d.C. (dopo Cristo, cioè circa 500-700 anni dopo la nascita di Cristo).
La Sicilia, invece, è stata governata per un secolo e mezzo (dal 902 al 1060) dagli arabi. Dopo gli
arabi i normanni, un popolo d’origine scandinava, nell’XI (undicesimo) secolo hanno creato un
regno nell’Italia meridionale.
La lingua italiana è nata solo negli ultimi secoli nel Medioevo, il periodo che è iniziato dopo la
fine dell’impero romano, e piano piano è diventata come la parliamo noi oggi.
I territori dell’Italia durante e dopo il Medioevo sono stati divisi in molti stati e sono stati
governati per molti secoli da tante e diverse potenze straniere. L’Italia, infatti, è diventata uno
stato unico solo nel 1861. Vittorio Emanuele II (secondo), della famiglia reale dei Savoia, è stato
il primo re dell’Italia unita. L’unità si è completata nei decenni successivi. Roma, infine, è
diventata capitale d’Italia nel 1871.

3. I confini dell’Italia sono stati creati dagli uomini


I veri confini politici dell’Italia sono stati decisi dagli uomini, purtroppo molto spesso con le
guerre. Il confine di nord-est, ad esempio, è cambiato molte volte tra la prima e la seconda
guerra mondiale: alcuni territori vicini a questo confine, la Venezia Giulia e l’Istria, sono stati
prima uniti all’Italia e poi sono passati in parte alla Iugoslavia.

*Catena alpina: è la più importante


catena montuosa d’Italia e d’Europa.
Si è formata circa 40 000 anni fa ed è
lunga circa 1200 km.

La catena alpina

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Scheda di verifica della comprensione

Nome ............................................................... Cognome .........................................................................


Classe ...................... Data ............................. Testo n° .................

1) Segna con una x se la risposta è vera o falsa (punti ........../12)


1. L’Italia non ha confini naturali. V F
2. L’Italia è stata a lungo divisa tra diversi popoli che hanno governato le sue V F
regioni.
3. L’Italia è un territorio facile da raggiungere. V F
4. In Italia si parla il latino. V F
5. L’Italia ha perso l’Istria e la Venezia Giulia prima della Seconda Guerra V F
mondiale.
6. In Italia hanno sempre vissuto molti popoli. V F
7. La Sicilia è stata governata prima dagli arabi, poi dai Normanni. V F
8. La lingua italiana è nata negli ultimi 100 anni. V F
9. L’Italia è diventata un regno unito nel 1871. V F
10. Roma è la capitale dell’Italia. V F
11. La catena alpina è lunga meno di 1000 km. V F
12. Vittorio Emanuele II è stato il primo re dell’Italia unita. V F

2) Associa le parole con la loro definizione (punti ........../8)

1. Penisola a. Terre conquistate da uno stato e governate da lontano.


2. Latino b. Popolo barbaro che ha governato gran parte dell’Italia nel medioevo.
3. Catena alpina a. c. Striscia di terra bagnata per tre lati dal mare.
4. Normanni a. d. Famiglia reale italiana.
5. Dinastia a. e. Lingua anticamente parlata in Italia.
6. Colonie a. f. Popolo che veniva dalla Scandinavia e ha governato l’Italia del sud.
7. Popoli italici a. g. Gruppo delle montagne che costituiscono le Alpi
8. Longobardi h. Popolazioni che anticamente abitavano l’Italia

3) Rispondi brevemente alle domande (punti ........../10)

1. L’Italia come la conosciamo oggi è un prodotto naturale o della storia? Motiva la tua risposta.
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................

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2. Come sono stati stabiliti i confini italiani?


..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................

3. Da quali popoli discendono gli italiani?


..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................

4. Perché è sempre stato facile raggiungere l’Italia? Fai qualche esempio.


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5. Come si spiega la ricchezza culturale della civiltà italiana?


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SCHEDA DI RACCOLTA E VALUTAZIONE DEI DATI

Testo proposto: ..........................................................................................................................................

Dati studente
Nome: ............................................................................................................................................................
Età e classe frequentata: ..............................................................................................................................
Lingua madre, provenienza:.........................................................................................................................
Lingua/lingue utilizzate per la comunicazione quotidiana: ...................................................................
........................................................................................................................................................................
Anni di permanenza in Italia: .....................................................................................................................
Scolarizzazione pregressa: .........................................................................................................................
Anni di frequenza laboratorio L2: .............................................................................................................
Livello di competenza linguistica in italiano: .........................................................-................................
Altro: ..............................................................................................................................................................

Verifica della comprensione


1. Comprensione globale
Esercizio 1
2. Comprensione analitica
Esercizio 2
Esercizio 3

390
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. M. Borghi, Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine
sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

Valutazione complessiva della comprensione

Il testo è stato compreso Il testo è stato Il testo non è stato


efficamente mediamente compreso compreso efficacemente

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Risultati delle prove di comprensione

SCHEDA DI RACCOLTA E VALUTAZIONE DEI DATI 1

Testo proposto: testo semplificato con rielaborazione concettuale


Dati studente
- Nome: J. J. Z.
- Età e classe frequentata: 12 anni, prima media.
- Lingua madre, provenienza: cinese, Cina.
- Lingua/lingue utilizzate per la comunicazione quotidiana: cinese in famiglia; italiano a scuola
e nel tempo libero fuori casa.
- Anni di permanenza in Italia: 12 anni, dalla nascita
- Scolarizzazione pregressa: in ritardo di un anno rispetto al sistema scolastico italiano.
- Anni di frequenza laboratorio L2: nessuno.
- Livello di competenza linguistica in italiano: A2
- Altro: /

Verifica della comprensione


1. Comprensione globale
- Esercizio 1 → 1: corretta; 2: errata; 3: corretta; 4: errata; 5: errata; 6: corretta; 7: errata; 8:
errata; 9: errata; 10: corretta; 11: corretta; 12: corretta.
Punti totali: 6/12.
2. Comprensione analitica
- Esercizio 2 → tutto corretto. punti totali: 8/8.
- Esercizio 3 → 1: errata; 2: in parte corretta; 3: corretta; 4: errata; corretta.
Punti totali: 5/10.

Valutazione complessiva della comprensione


Lo studente ha totalizzato 19/30 punti, dimostrando di aver sufficientemente compreso il testo.L’esercizio di
comprensione globale V/F ha creato le maggiori difficoltà, mentre l’esercizio di comprensione e abbinamento
lessicale è stato svolto con successo. Nell’esercizio di rielaborazione dei concetti attraverso risposte a domande
aperte, le criticità emerse sono legate alla difficoltà nell’espressione scritta dovuta al livello di competenza in
italiano ancora piuttosto basso; ciò tuttavia non ha impedito allo studente di dimostrare la propria comprensione
delle domande, ove avvenuta, e l’espressione dei concetti richiesti.

Il testo è stato Il testo è stato Il testo non è stato


compreso efficamente mediamente compreso compreso efficacemente

391
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. M. Borghi, Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine
sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

SCHEDA DI RACCOLTA E VALUTAZIONE DEI DATI 2

Testo proposto: testo originale


Dati studente
- Nome: E. V.
- Età e classe frequentata: 10 anni, prima media.
- Lingua madre, provenienza: macedone, Macedonia.
- Lingua/lingue utilizzate per la comunicazione quotidiana macedone e italiano in famiglia;
italiano a scuola e nel tempo libero fuori casa.
- Anni di permanenza in Italia: dalla nascita.
- Scolarizzazione pregressa: in linea con il sistema scolastico italiano.
- Anni di frequenza laboratorio L2: nessuno.
- Livello di competenza linguistica in italiano: B1, ma con difficoltà ancora rilevanti nella
espressione scritta.
- Altro: /

Verifica della comprensione


1. comprensione globale
- esercizio 1 → 1: errata; 2: corretta; 3: corretta; 4: corretta; 5: corretta; 6: errata; 7: errata; 8:
errata; 9: corretta; 10: corretta; 11: corretta; 12: errata.
Punti totali: 7/12.
2. comprensione analitica
- esercizio 2 → tutto corretto. 8/8.
- esercizio 3 →1: errata; 2: errata; 3: errata; 4: in parte corretta; 5: errata.
Punti totali: 1/10.

Valutazione complessiva della comprensione


Lo studente ha totalizzato 16/30 punti, dimostrando di aver compreso il testo solo parzialmente. L’esercizio di
comprensione globale V/F ha creato diverse difficoltà, mentre l’esercizio di comprensione e abbinamento lessicale è
stato svolto con successo. Nell’esercizio di rielaborazione dei concetti attraverso risposte a domande aperte, le
criticità emerse sono legate alla grande difficoltà nell’espressione scritta; ciò ha impedito allo studente di dimostrare
la propria comprensione delle domande, se avvenuta in qualche caso, e l’espressione chiara dei concetti richiesti.
Non è chiaro se questa difficoltà sia legata a un eventuale disturbo specifico dell’apprendimento non ancora
diagnosticato e indipendente dall’ostacolo linguistico.

Il testo è stato Il testo è stato Il testo non è stato


compreso efficamente mediamente compreso compreso efficacemente

SCHEDA DI RACCOLTA E VALUTAZIONE DEI DATI 3

Testo proposto: testo semplificato


Dati studente
- Nome: S. R. M.
- Età e classe frequentata: 11 anni, prima media.
- Lingua madre, provenienza: pakistano, Pakistan.

392
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sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

- Lingua/lingue utilizzate per la comunicazione quotidiana: pakistano, punjabi, inglese e


italiano in famiglia, italiano fuori casa e a scuola.
- Anni di permanenza in Italia: 6 anni.
- Scolarizzazione pregressa: in linea con il sistema scolastico italiano.
- Anni di frequenza laboratorio L2: Nessuno.
- Livello di competenza linguistica in italiano: B1
- Altro: /

Verifica della comprensione


1. comprensione globale
- esercizio 1 → 1: corretta; 2: corretta; 3: corretta; 4: errata; 5: corretta; 6: corretta; 7:
corretta; 8: corretta; 9: errata; 10: corretta; 11: corretta; 12: errata.
Punti totali: 9/12.
2. comprensione analitica
- esercizio 2 → 1: corretta; 2: corretta; 3: corretta; 4: errata; 5: errata; 6: corretta; 7: errata; 8:
errata. punti totali: 4/8.
- esercizio 3 → 1: errata; 2: corretta; 3: in parte corretta; 4: corretta; 5: errata.
Punti totali: 5/10.

Valutazione complessiva della comprensione


Lo studente ha totalizzato 18/30 punti, dimostrando una sufficiente comprensione del testo.
Il primo esercizio è quello in cui sono stati riscontrate meno difficoltà, mentre i successivi due, più complessi e
richiedenti una comprensione più approfondita del testo, hanno creato maggiori difficoltà. In particolare,
nell’esercizio 3, le domande 1 e 5 non riportano risposta, probabilmente per la capacità di rielaborazione dei
concetti che presuppongono, risultando quindi più complesse delle altre.

Il testo è stato Il testo è stato Il testo non è stato


compreso efficamente mediamente compreso compreso efficacemente

SCHEDA DI RACCOLTA E VALUTAZIONE DEI DATI 4

Testo proposto: testo elaborato (originale con glosse)


Dati studente
- Nome: A. M.
- Età e classe frequentata: 11 anni, prima media.
- Lingua madre, provenienza: pakistano, Pakistan.
- Lingua/lingue utilizzate per la comunicazione quotidiana: pakistano, urdu, punjabi e italiano
in famiglia; italiano fuori casa.
- Anni di permanenza in Italia: 6 anni.
- Scolarizzazione pregressa: in linea con il sistema scolastico italiano.
- Anni di frequenza laboratorio L2: Nessuno.
- Livello di competenza linguistica in italiano: B2
- Altro: /

393
© Italiano LinguaDue, n. 1. 2018. M. Borghi, Il testo semplificato semplifica la vita? Breve indagine
sull’efficacia dei testi ad alta leggibilità nella comprensione testuale degli studenti stranieri

Verifica della comprensione


3. Comprensione globale
- esercizio 1 → 1: errata; 2: corretta; 3: corretta; 4: corretta; 5: corretta; 6: corretta; 7
corretta, 8: corretta; 9: corretta; 10: corretta; 11: corretta; 12: corretta.
Punti totali: 11/12.
4. comprensione analitica
- esercizio 2 → 1: corretta; 2: corretta; 3: corretta; 4: corretta; 5: corretta; 6: corretta; 7:
corretta; 8: corretta. punti totali: 8/8.
- esercizio 3 → 1: in parte corretta; 2: in parte corretta; 3: in parte corretta; 4: in parte
corretta; 5: corretta.
Punti totali: 6/10.

Valutazione complessiva della comprensione


Lo studente ha totalizzato 25/30 punti, dimostrando una soddisfacente comprensione del testo.
Il primo esercizio, di comprensione globale, è stato svolto abbastanza correttamente. Il secondo esercizio è stato
svolto del tutto correttamente, nonostante la maggiore difficoltà. Anche le risposte alle domande aperte nel
complesso sono soddisfacenti, per quanto in generale incomplete.

Il testo è stato Il testo è stato Il testo non è stato


compreso efficamente mediamente compreso compreso efficacemente

394
La didattica delle lingue nel nuovo millennio
Le sfide dell’internazionalizzazione
a cura di Carmel Mary Coonan, Ada Bier ed Elena Ballarin

Lettura e percorsi di semplificazione del testo


Ricadute nella classe ‘mobile’ (e ‘immobile’)
di italiano L2
Rossella Abbaticchio
(Università degli Studi di Bari «Aldo Moro», Italia)

Abstract  Reading literacy is no longer seen as a mere passive linguistic ability. Particularly through-
out the last years, it has been re-qualified as a meaningful component of the language teaching
process, when referring to a mother, a second or a foreign language. While speaking or writing allow
the learner to make some choices about what linguistic content seems relevant, reading implies the
full acceptance of the linguistic choices of the authors, and has to start exactly from their analysis
and comprehension. Thus, textual choices become very relevant in the teaching process, and this
remains true particularly for Italian, since its fame originates mainly from the literary context which
it expresses. Recently, a great importance has indeed been given to textual simplification processes
that very often help teachers in presenting texts to foreign as well as native students of Italian. By
these premises, this paper aims to give a schematic overview of the most frequent criteria of choice
and simplification of texts with a specific reference to Italian as a second language for foreign stu-
dents who attend regularly Italian universities as well as for Erasmus students. The illustration of
some practical ‘experiments’ is preceded and supported by a brief memorandum of some meaningful
studies and researches about this specific topic.

Sommario  1 Breve premessa programmatica: lettura e semplificazione, ‘favorevoli’ e ‘contrari’.


– 2 La pratica didattica: destinatari e obiettivi. – 3 La pratica didattica: testi e strumenti per la
semplificazione. – 3.1 Il ‘fronte studenti’. – 3.2 Il ‘fronte docenti’. – 3 Riflessioni conclusive.

Keywords  Language teaching. Reading. Text. Simplification. Italian.

1 Breve premessa programmatica:


lettura e semplificazione, ‘favorevoli’ e ‘contrari’

La questione della semplificazione testuale come pratica da adottare nello


sviluppo della reading literacy (o reading ability) all’interno di un più am-
pio processo di insegnamento linguistico non è di recentissima istituzione.
Il primo quesito collegato alla adozione di questo strumento in chiave siste-
matica riguarda il rapporto ‘costi-benefici’: si può parlare di benefici reali
per i discenti? I testi, e le relative pratiche di lettura, ne escono depaupera-
ti? E il lavoro dei docenti risulta davvero ‘semplificato’ anch’esso, oppure
Studi e ricerche 13  e-ISSN 2610-9123 | ISSN 2610-993X
DOI 10.14277/6969-227-7/SR-13-4
ISBN [ebook] 978-88-6969-227-7 | ISBN [print] 978-88-6969-228-4
© 2018 | Creative Commons 4.0 Attribution alone 57
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

questa scelta didattica, applicata in modo sistematico, costituisce di fatto


un aggravamento del carico di programmazione e gestione dei contenuti?
Si potrebbe obiettare che si tratta di aspetti che senza dubbio non na-
scono con la necessità di rivalutare il ruolo dell’abilità di lettura, ma che
al contrario riguardano ogni singola fase dell’attività didattica. Quello
che fa la differenza, in effetti, è proprio la dimensione specifica a cui ci si
vuole riferire: la pratica di lettura come contenuto e insieme strumento
didattico da rivalutare e da riposizionare, come già accennato, nell’ambito
più ampio e complesso dell’educazione linguistica.
Nella (non vastissima) letteratura dedicata a questo tema è stata pro-
posta a monte una distinzione preliminare tra due tipologie di semplifica-
zione, che si tratti della lettura o di qualsiasi altra attività su un testo. In
base a questa distinzione, sarebbero riconoscibili da un lato la semplifica-
zione concettuale, dall’altro quella linguistico-lessicale. La semplificazione
concettuale è strettamente legata al concetto di densità informativa, su
cui hanno riflettuto in molti (tra quelli che si sono occupati direttamente
della dimensione testuale e dello sviluppo dell’abilità di lettura: si vedano
ad es. Piemontese 1996; Piemontese, Cavaliere 1998; Bertocchi 2003). La
densità informativa di un testo è, per dirla sulla falsa riga della formula di
Flesch-Kincaid (si veda ora Mastidoro 2001), il rapporto tra la lunghezza
del testo e il numero di informazioni inserito dall’autore (nell’intero testo
o in una di queste sezioni). Ora, laddove si scelga di operare una sem-
plificazione del testo (a prescindere dalla tipologia o dalla lunghezza) di
natura concettuale, la densità informativa va inevitabilmente ad esserne
condizionata; come e in quale misura sono dati che, allo stato attuale,
sono affidati alla soggettività delle scelte dei docenti: ridurre il numero di
informazioni presenti in un testo con l’obiettivo di renderlo più accessibile
ad un eventuale pubblico di studenti comporta difatti sempre (anche se
in misura variabile) il rischio che si arrivi ad un impoverimento del testo
stesso. Mentre esistono principi e massime che orientano, se non altro,
l’eventuale autore nel processo di composizione di un testo (si pensi, ad
esempio, al cooperative principle di Grice e alle quattro massime che lo
compongono), non esistono ad oggi criteri oggettivi che ‘dettino legge’ su
quali aspetti concettuali possano essere ‘eliminati’ per rendere un testo
meno faticoso dal punto di vista della decodifica concettuale, e quindi della
comprensione. Piemontese, Cavaliere e Bertocchi, in momenti differenti,
sottolineano la importanza di procedere ad una semplificazione concettua-
le che non risulti in un impoverimento del testo che si intende proporre:
dunque, una semplificazione che, di fatto, non sia una sottrazione ma
piuttosto una sorta di ‘cambio veste’ dei medesimi concetti.
A questa ultima definizione si ricollega la seconda possibilità di sempli-
ficazione, vale a dire quella di natura linguistico-lessicale. In uno studio
specificamente dedicato alle difficoltà di comprensione e decodifica dei
messaggi all’interno di un testo, Lavinio (2004) ha rilevato come il 97-99%
58 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

delle parole dei testi scritti in italiano sia comprensibile a tutti i parlanti
con livello di istruzione pari o superiore alla licenza media inferiore. Spe-
cificando poi la definizione di semplificazione linguistica, ancora Lavinio
sottolinea l’importanza di tre fattori. Anzitutto la semplificazione lingui-
stica non equivale ad una didattica a bassa richiesta cognitiva: i processi
di semplificazione di un testo non riguardano unicamente la glottodidat-
tica rivolta a discenti con un livello cognitivo ‘basso’, adeguato solo a
poche tipologie testuali; al contrario, proprio perché la semplificazione
non dovrebbe essere intesa come un impoverimento, i processi che essa
implica possono riguardare indistintamente qualsivoglia testo all’inter-
no di qualsivoglia processo di insegnamento, purché essi possano conta-
re su una azione di bilanciamento del docente. A proposito del rapporto
tra livello di competenza e processi di semplificazione resta vero anche
quanto sottolineato anche da Serragiotto (2010), ovvero che se il livello
di competenza si attesta sul basso o elementare esisterà un numero di
possibilità inferiore di rinvenire un testo autentico da utilizzare senza che
intervenga alcun processo di semplificazione: ad ulteriore dimostrazione
del fatto che la semplificazione linguistica va a ricoprire un ruolo sempre
meno trascurabile nel processo di apprendimento di una lingua (a partire
dalla abilità di lettura). Direttamente collegato a questo primo fattore
è il secondo dei tre, su cui a più riprese viene richiamata l’attenzione
negli studi sulla semplificazione testuale e più in generale sul ruolo del
testo nello sviluppo delle abilità linguistiche: il livello di adeguatezza degli
strumenti glottodidattici rispetto agli obiettivi cognitivi che ci si prefig-
ge di raggiungere. La questione di fondo, in questo caso, è l’importanza
che l’intero processo di insegnamento includa stimoli all’apprendimento
adeguati ai destinatari, ovvero stimoli che valorizzino le competenze già
presenti e insieme li incentivino ad applicarsi per guadagnarne di nuove.
Parlando nello specifico di semplificazione, accade di sovente che l’ecces-
so penalizzi anche gli stimoli, rendendoli poco motivanti, in alcuni casi
addirittura banali e dunque controproducenti rispetto alla motivazione
ad apprendere. E non a caso è proprio la motivazione il terzo fattore su
cui puntare anche nel processo di semplificazione linguistica: una lingua
difficilmente comprensibile è assai spesso la prima causa di ‘rinuncia’, da
parte dei destinatari, rispetto ai contenuti dell’apprendimento, a partire
dall’abilità di lettura. Secondo Serragiotto (2010, 217) «quasi sempre le
tecniche di semplificazione dei testi sono condizionate dalla motivazione
che sta alla base della semplificazione stessa». Viceversa, è anche vero che
a mantenere sufficientemente alta la motivazione può contribuire anche
un processo di semplificazione linguistica, ferma restando l’attenzione a
non eccedere in semplificazioni che banalizzino i concetti e nel contempo
rendano la lingua del testo ‘troppo facile’ per i destinatari.
Una ulteriore postilla merita poi forse la questione, parallela alla moti-
vazione, degli interessi specifici: è assai frequente, difatti, il caso in cui,
Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 59
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

dato un testo da proporre ad una classe di apprendenti, alcuni passi di


quel testo risulteranno di scarso interesse per tutti, o perlomeno per al-
cuni degli studenti a cui ci si rivolge. Anche in questo caso il ruolo della
semplificazione (intesa come sintesi oppure – ma solo dove davvero non se
ne possa fare a meno – come elisione di alcune parti non fondamentali alla
corretta comprensione e ad una adeguata fruizione) diventa decisivo per
evitare che il grado di interesse e motivazione, appunto, si ridimensioni
in misura dannosa per l’apprendimento.
Con particolare riferimento ai percorsi glottodidattici ‘a breve termine’
si potrebbe prendere in considerazione un quarto fattore influente sul
processo di educazione linguistica, e più nello specifico della abilità di
lettura, vale a dire il fattore temporale. In percorsi in cui i docenti abbiano
a disposizione solo il tempo (spesso ristretto a pochi mesi) di permanenza
degli studenti nel paese della lingua di arrivo, indipendentemente dal li-
vello di conoscenza già in possesso degli apprendenti, sarà difficile che un
testo possa essere proposto nella sua interezza. Il riferimento specifico va
qui soprattutto ai testi letterari, che non di rado sono gli studenti stessi a
proporre come argomento di lettura, anche al fine di vedere ‘facilitata’ la
preparazione di eventuali esami di profitto (cf. a questo proposito Lavinio
2010). Anche questo quarto fattore sembra dunque spingere verso l’appli-
cazione ‘controllata’ della semplificazione nei processi di apprendimento
linguistico, soprattutto in situazioni di L2.

2 La pratica didattica: destinatari e obiettivi


Sulla scia di un filone di ricerca che, ormai da alcuni anni, tenta di re-
stituire alla reading literacy un ruolo di importanza non più trascurabile
nelle dinamiche glottodidattiche si propone adesso il resoconto di una
esperienza didattica pluri-articolata, in cui, data l’utenza diversificata, è
stata considerata sia la prospettiva docente sia quella degli studenti. L’e-
sperienza ha visto come protagonisti, per il fronte studenti, i frequentanti
(regolarmente iscritti e in mobilità LLP-Erasmus) di un corso di Didattica
della lingua italiana inserito nella classe di laurea triennale denominata
«L12 – Comunicazione linguistica e interculturale»; per il fronte docenti,
una classe di insegnanti di scuola media secondaria inferiore e superiore
ai quali la riflessione sulla lettura e sulla semplificazione testuale è stata
proposta nell’ambito di un seminario su Politiche di integrazione linguisti-
ca e culturale organizzati da Europe Direct Puglia, lo sportello informativo
sull’Unione Europea attivo presso l’Università degli Studi «Aldo Moro»
di Bari. Obiettivo delle attività proposte è stato quello di descrivere la
semplificazione testuale come un passaggio utile e non riduttivo nella
pratica di didattica linguistica, specie – come è il caso della maggioranza
degli studenti e dei docenti in formazione con cui i dipartimenti umanistici
60 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

vengono in contatto – se oggetto del processo di insegnamento e apprendi-


mento sono testi di matrice letteraria. A ben guardare, come già rilevato da
Lavinio (2004, 2010), la trasversalità della educazione letteraria rispetto
ad una molteplicità di altri ambiti scientifico-disciplinari (da quello storico
a quello sociologico, sino – ovviamente – a quello linguistico) fa sì che i
testi letterari quanto e forse più di altri si prestino a (e traggano vantag-
gio da) una pratica di semplificazione, che abbia come suo auspicabile
risultato quello di rendere il maggior numero di testi possibile fruibile al
maggior numero di utenti possibile. Certo, la semplificazione nel caso dei
testi letterari dovrebbe evitare fin dove possibile di risultare in un adatta-
mento riduttivo dell’originale: ma questo non preclude la possibilità che
tentativi di semplificazione secondo gli schemi forniti risultino in testi non
impoveriti, bensì a ridotto grado di complessità, e per questo fruibili da
un più ampio pubblico di utenti. Ad entrambi i gruppi osservati, dopo una
premessa di natura teorico-informativa (analoga a quella presentata nel
paragrafo introduttivo di questo contributo), sono state proposte una atti-
vità preliminare di lettura e comprensione di alcuni testi; successivamente,
è stato chiesto di produrre tentativi di semplificazione, agli studenti; e
di riflettere sui risultati, al gruppo docenti. In altre parole, in una sorta
di capovolgimento dei ruoli, è stato chiesto ai destinatari di essere loro i
‘semplificatori’ dei testi proposti, naturalmente a partire da momenti di
semplificazione guidati svolti in aula.
Nella premessa teorica fornita agli studenti riguardo alle caratteristi-
che e al ruolo dei processi di semplificazione sono state inserite alcune
indicazioni operative sugli elementi da tener presenti negli esercizi di
semplificazione. L’indicazione data sulle possibili sottoarticolazioni del
processo di semplificazione, a partire da una selezione di testi proposti,
prevedeva di includere:
a. un momento di selezione dei contenuti, ovvero di scelta di quali parti
di testo non escludere dalle attività di lettura;
b. la valutazione della densità informativa, secondo i criteri indicati
da Piemontese e Cavaliere (1998) e Bertocchi (1993), e anche dal
calcolo numerico proposto nella formula di Flesch-Kincaid (ripresa
da Mastidoro 2001);
c. l’uso di strumenti non verbali, vale a dire la eventuale presenza
di (e la conseguente valutazione della opportunità di conservare o
eliminare) apparati iconografici;
d. la cura della impostazione grafica, ovvero la distribuzione più o
meno chiara del testo nello spazio-pagina (tipologia e dimensione
del carattere, presenza di spaziatura idonea tra le parti di testo, al-
ternanza di marcature differenti per differenziare i ruoli delle varie
porzioni (titolo, sottotitolo, note etc.);

Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 61


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

e. l’attenzione alla forma linguistica (parole concrete e non astratte,


coordinazione più che subordinazione, forme pronominali esplicite
più che implicite: cf. Pallotti, Ghiretti 2010);
f. la predilezione per il lessico di base (e dunque l’eventuale ridi-
mensionamento delle parti di testo redatte in codici specialistici o
microlinguistici);
g. il ricorso alla ridondanza come strumento di coesione e coerenza;
h. la preparazione di una serie di attività ‘collaterali’ pre-, durante e
post-lettura (così come previsto anche in assenza di testi semplificati).
Queste indicazioni operative si sono incrociate con alcune riflessioni
scaturite dalle definizioni attualmente in circolazione di testo ‘semplice’,
‘semplificato’, ‘facilitato’ e ‘buono’. È stato ricordato a questo proposi-
to che già Piemontese (1996) aveva proposto una distinzione tra testi
«semplificati» e testi «semplici» o «di facile lettura», da far valere sia per
parlanti nativi che per apprendenti di L2. La differenza avrebbe a che fare
con il ‘mutevole’ grado di autonomia nella comprensione testuale, a sua
volta legato sia alla differente condizione di partenza (L2 o anche LM)
sia, nel caso di L2, al livello di conoscenza accertato. Di qui la opportu-
nità e insieme la necessità di analizzare e verificare il non sempre facile
e scontato rapporto tra semplicità, comprensione, motivazione e scelta
in pari misura sul fronte docente e sul fronte studenti. Se, difatti, il testo
semplificato non è necessariamente un testo semplice né tantomeno un
puro maquillage linguistico, non è meno vero che i ‘buoni testi’ sono di
fatto quei testi che, per contenuto ma soprattutto per struttura, favori-
scono e semplificano i processi di comprensione (Pallotti, Ghiretti 2010).
Sicché, la semplificazione linguistica riveste un ruolo preponderante nel
generale processo di ‘adattamento’ dei materiali (e dei testi in particolare)
in un percorso glottodidattico. Vi è di più: proprio nel corso delle attività
proposte, che riguardando testi scritti hanno richiesto, da un certo pun-
to in poi, l’esercizio stesso della scrittura nelle fasi di rielaborazione, è
emerso chiaramente come una corretta comprensione dei testi condizioni
in modo positivo anche la successiva fase di produzione di testi scritti. Un
elemento, questo, da non sottovalutare, poiché conferma la stretta rela-
zione tra l’abilità di lettura (per convenzione etichettata come ricettiva,
ma il cui carattere ‘attivo’ emerge proprio nella interdipendenza con le
abilità produttive) e la pratica ‘produttiva’, appunto, della scrittura (cf.
pure Mazzotta 2016).

62 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

3 La pratica didattica: testi e strumenti per la semplificazione


3.1 Il ‘fronte studenti’

Gli studenti coinvolti nell’esperienza didattica, come già accennato, appar-


tenevano ad una classe mista di soggetti regolarmente iscritti al terzo anno
del corso di laurea prescelto e studenti in mobilità LLP-Erasmus. Di questi
ultimi nessuno era in possesso di una certificazione di conoscenza della
lingua italiana ‘ufficiale’, e addirittura parte di essi non aveva nemmeno la
lingua italiana tra le materie ufficiali di studio: per loro stessa ammissione,
la denominazione dell’insegnamento (Didattica della lingua italiana) era sta-
ta travisata, facendo percepire (erroneamente) che oggetto di insegnamento
del corso stesso sarebbe stato appunto l’italiano, e non le tecniche e le me-
todologie glottodidattiche specifiche (come di fatto è da sempre dichiarato
anche negli obiettivi del corso). Questa precisazione aiuta forse a compren-
dere il quadro assai disomogeneo in cui l’esperienza della semplificazione
testuale può trovarsi: un quadro entro cui, se applicata secondo i criteri
normativi teorizzati, essa può comunque divenire fattore omogeneizzante
nella proposizione dei contenuti di insegnamento. A questi studenti, dunque,
sono stati presentati due casi: un esempio di semplificazione intratestuale
e uno di riduzione e adattamento. Per esigenze di stampa riproduciamo qui
il testo, presentandolo nelle medesime modalità grafiche con cui si rinviene
nella fonte originaria:

Box 1. Esempio di semplificazione intratestuale (Assandri, Assandri, Mutti 2014)

I TOPI
di Dino Buzzati
C’è qualcosa di strano nella casa di campagna di Giovanni ed Elena Corio, che ogni estate mi invitano
per qualche settimana. Quest’anno no. Ricordo alcuni fatti. È il secondo anno che trascorro le vacanze
lì da loro e trovo nella mia camera un piccolissimo topo. È così grazioso che non ho il coraggio
di schiacciarlo. L’anno dopo, una sera giochiamo a carte e odo dei rumori metallici, come di una
molla, forse una trappola, e il sottile strido di un animale. I Corio fanno finta di niente. Dopo un anno
torno nella villa e vedo che i Corio hanno due magnifici gatti. «Avete finalmente preso dei gatti per
acchiappare i topi! Sono così grassi perché mangiano tanti topi!» dico a Giovanni. «Non trovano
molti topi da mangiare! Sono grassi perché trovano cibo in cucina!» mi risponde Giovanni. L’anno
dopo i gatti sono magri e impauriti (hanno paura), sembrano malati. «Si annoiano! Da quando
sono arrivati qui non ci sono più topi in giro!» mi dice Giovanni ridendo. Più tardi Giorgio, il figlio più
grande di Giovanni e di Elena, mi dice: «I gatti hanno paura. Papà non vuole ammetterlo, ma i topi
sono diventati grandi e feroci come delle tigri». L’anno dopo sento sopra la mia camera da letto il
rumore come di gente che corre. Il giorno dopo durante il pranzo io dico «Dovete fare qualcosa contro
i topi; questa notte facevano un gran baccano (rumore)!». «Ma quali topi! In questa casa ci sono gli
spiriti!» mi risponde Giovanni. «Il rumore che ho sentito era quello di grossi topi che correvano!
Non prendermi in giro. E i gatti, dove sono finiti?» insisto io. «Li abbiamo dati via!» risponde quasi
arrabbiato. Giorgio mi dice di non credergli. Dice che i topi sono diventati dei mostri: sono neri come
il carbone, con peli grossi come stecchi. E hanno ucciso i gatti. Suo padre ha paura di loro e li nutre
(verbo nutrire; dà loro da mangiare) per tenerli buoni.

Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 63


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

Come si vede in questo primo box, qui i ‘semplificatori’ (ovvero i curatori


della selezione antologica di testi) sono ricorsi ad uno strumento legato
alla impostazione grafica: hanno evidenziato gli elementi lessicali che,
a loro avviso, avrebbero potuto creare difficoltà di comprensione e, in
puro stile ‘dizionaristico’, hanno riportato tra parentesi (e in carattere
differente da quello in cui è stampato il testo) una semplificazione del
significato mediante il ricorso a sinonimi. Questo tipo di semplificazio-
ne, di carattere specificamente semantico-lessicale, ha come obiettivo
quello di non creare vuoti nel processo di comprensione, che viene così
facilitata anche nel corso della lettura stessa. Si tratta di un metodo di
facile applicazione, che si presta ad essere utilizzato anche in situazioni-
limite, ad esempio quando non vi sia la possibilità di apportare modifiche
digitali sul testo (le parentesi tonde con la semplificazione del significato
possono essere inserite anche a posteriori, con l’ausilio di un semplice
pennarello-evidenziatore al posto del carattere differente). Questo tipo
di semplificazione è risultato quasi ‘invisibile’, ovvero poco invasivo, in
termini di intervento: gli studenti non hanno visto le spiegazioni lessicali
poste tra parentesi come una interruzione del flusso narrativo, quanto
piuttosto come un acceleratore (si accennava poc’anzi) del processo di
comprensione, e dunque di lettura.
Nel secondo momento dell’attività agli studenti è stato presentato, co-
me anticipato, un esempio di semplificazione sotto forma di riduzione e
adattamento:

Box 2. Riduzione e adattamento; indicizzazione (Barabino, Marini 2010)

Nel romanzo Lessico famigliare, la scrittrice Natalia Ginzburg ricorda la sua vita fino agli anni della
giovinezza. Parla in particolare dell’infanzia passata a Torino negli anni prima della Seconda Guerra
Mondiale. Natalia è la più piccola di una famiglia numerosa. Il padre è scienziato e medico ed è molto
importante per la famiglia.
Passavamo sempre l’estate in montagna. Prendevamo una casa in affitto, per tre mesi, da
luglio a settembre. Di solito erano case lontane dal paese. Mio padre e i miei fratelli andavano
ogni giorno, con lo zaino sulle spalle, a far la spesa in paese. Non c’era sorta (1) di divertimento
o distrazioni. Noi fratelli e mia madre passavamo la sera in casa intorno alla tavola. Mio padre
stava a leggere nella parte opposta della casa e, di tanto in tanto, s’affacciava alla stanza, dove
eravamo raccolti a chiacchierare e a giocare. Ci guardava sospettoso, accigliato (2); e si lamentava
con mia madre della nostra serva Natalina perché gli aveva messo in disordine certi libri. – La tua
cara Natalina – diceva. – Una demente – (cioè pazza), incurante (3) di essere sentito da Natalina.
D’altronde la Natalina era abituata a sentire quella frase e non si offendeva.
A volte la sera, in montagna, mio papà si preparava per gite o ascensioni (4). Era inginocchiato a
terra, solo lui ungeva le scarpe sue e dei miei fratelli con del grasso di balena. Poi si sentiva per tutta
la casa un gran rumore di ferraglia: era lui che cercava i ramponi (5), i chiodi (6), le piccozze (7).
Tuonava (8): Dove avete cacciato la mia piccozza? Lidia, Lidia, dove avete cacciato la mia piccozza?

64 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

In questo secondo esempio, un passo di Lessico familiare di Natalia


Ginzburg viene, oltre che introdotto da una nota esplicativa (scritta in
corsivo) e poi ridotto, semplificato anche mediante il ricorso a indici che
invitano il lettore a cercare la spiegazione degli elementi lessicali consi-
derati più complessi in alcune note poste a piè di pagina. Nell’impaginato
originale, gli indici sono evidenziati in colore rosso: questa differenzia-
zione ha rappresentato un utile supporto visivo ed ha reso più semplice
e rapida l’individuazione del rinvio alle note esplicative. Sia nel primo
che nel secondo caso si può parlare di ‘espedienti’ di semplificazione che
non prescindono dalla necessità di un lavoro, da parte dell’insegnante, di
individuazione delle eventuali criticità presenti in termini di difficoltà les-
sicali, morfosintattiche e concettuali. Resta comunque vero che il ricorso
‘ragionato’ a questi strumenti quasi paratestuali agevola il processo di
semplificazione dei testi oggetto di studio e ne riduce i tempi, dando la
possibilità a studenti e docenti di dedicare un maggiore spazio alle attività
di analisi e comprensione.
La successiva fase dell’esperienza didattica prevedeva lo svolgimento
di un workshop rivolto agli studenti frequentanti il corso di Didattica della
lingua italiana e a una classe di docenti in formazione dell’entroterra ba-
rese. Nello specifico, agli studenti sono stati sottoposti due testi nella loro
versione originale ed è stato loro chiesto di applicare la strategia di sempli-
ficazione che reputavano più idonea. Il gruppo di studenti preso in esame
comprendeva italofoni di prima istanza, studenti in situazione di italiano
L2 (regolarmente iscritti al corso di laurea menzionato) e studenti afferenti
a un programma di scambio Erasmus. I due testi presentati hanno sortito
effetto diverso sugli studenti. Nel primo caso, si è rilevata una omogeneità
di applicazione delle strategie di semplificazione:

Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 65


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

Tabella 1. Semplificazione sintattico-lessicale (workshop Dal testo autentico al testo semplificato)

Testo autentico Testo semplificato


Un capretto era andato al pascolo con il suo Un capretto va al pascolo con il suo gregge.
gregge. Era magro, aveva freddo ed era così È magro, ha freddo ed è tanto debole da non
debole da non reggersi più sulle gambe. Cercò stare più in piedi. Cerca rifugio all’ombra di una
quindi rifugio all’ombra di una palma. palma.
Quando volle riprendere il cammino, il gregge Quando decide di riprendere il cammino, il
era sparito. Si avventurò tutto solo, ma lungo la gregge è sparito. Si incammina tutto solo, ma
strada incontrò uno sciacallo che gli disse: lungo la strada incontra uno sciacallo che gli
–– Buon giorno, bel capretto. Da dove vieni? dice:
Dove vai? Che novità mi porti? –– Buon giorno, bel capretto. Da dove vieni?
–– Non ho nessuna notizia, se non che ho fame, Dove vai? Che novità mi porti?
freddo, e sono molto stanco. –– Non ho notizie nuove, ho solo fame, freddo,
–– Poverino! Tu mi spezzi il cuore – disse lo e sono molto stanco.
sciacallo – Ti accompagnerò io stesso fino a –– Poverino! Come mi dispiace.
casa e ti proteggerò. Ti accompagnerò io stesso fino a casa
Il capretto replicò timidamente: e ti proteggerò.
–– Ti ringrazio, ma io non corro alcun pericolo. –– Ti ringrazio, ma io non corro alcun pericolo.
Riprendi pure la tua strada. Riprendi pure la tua strada.
–– Ma io temo che qualche bestiaccia ti possa –– Ho paura che qualche bestiaccia ti catturi,
sorprendere, solo e indifeso, e faccia di te e ti mangi in un solo boccone.
un bel boccone. –– Ti ringrazio ancora, ma se non mi mangi tu,
–– Ti ringrazio ancora, ma se non mi mangi tu, chi altri può farmi del male?
non so chi altri possa farmi del male – disse il –– Appunto per questo, ho paura che qualche
capretto. altro come me ti mangi. E allora preferisco
–– Appunto per questo - rispose prontamente farlo io!
lo sciacallo - temo che qualche cacciatore Così dicendo, lo divora.
della mia specie ti incontri e ti mangi. E allora (Versione non semplificata tratta da Console,
preferisco farlo io! Così dicendo, lo divorò. Gutermann, Villata 1985)

In sostanza, tutti gli studenti hanno lavorato ad una semplificazione di


natura lessicale (si vedano ad esempio il caso di «si avventurò», nel testo
originale a sinistra nella slide, che diventa «si incammina» nel testo sem-
plificato; o ancora l’espressione «qualche cacciatore della mia specie» che
diventa «qualche altro come me»; o subito dopo il periodo più articolato
«Ma io temo che qualche bestiaccia ti possa sorprendere, solo e indifeso, e
faccia di te un bel boccone» che diventa «Ho paura che qualche bestiaccia
ti catturi e ti mangi in un solo boccone»), in primo luogo; e morfologica,
successivamente (si noti in particolare la morfologia verbale che subisce
il passaggio di tutti i tempi da composti a semplici).
Differente, forse più ampio, è stato il risultato ottenuto con il secondo
testo, che pare aver ispirato due possibilità:

66 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

Tabella 2. Sintassi, tempi verbali, voci di lessico (workshop Dal testo autentico al testo semplificato)

Testo autentico Testo semplificato


Una scimmia, vergognosa di mostrare a tutti un Una scimmia, che si vergogna perché fa vedere
sedere spoglio e ridicolo, chiese alla volpe in a tutti il suo sedere senza peli (nudo), chiede alla
regalo un pezzo della sua coda. «È così lunga e volpe: «Mi regali un pezzo della tua coda, è lunga
inutile,» disse «forse ti dà anche fastidio. A me e non serve a nulla, forse ti dà anche fastidio. A
invece ne basterebbe un pezzettino, proprio per me basta un pezzettino per nascondere il mio
nascondere le mie nudità!». La volpe sprezzante sedere nudo!». La volpe risponde in modo poco
le rispose: «Preferisco trascinare la mia coda gentile: «Preferisco trascinare la mia coda tra
tra le spine o rischiare di impigliarmi in qualche le spine e rischiare di impigliarmi in qualche
tagliola piuttosto di regalartene anche un pelo!» trappola piuttosto che regalarti un solo pelo!»

Tabella 2bis. Riassunto – o omissione? (workshop Dal testo autentico al testo semplificato)

Testo autentico Testo semplificato


Una scimmia, vergognosa di mostrare a tutti un Una scimmia, vergognosa di mostrare a tutti
sedere spoglio e ridicolo, chiese alla volpe in un sedere spoglio e ridicolo, chiese alla volpe
regalo un pezzo della sua coda. «È così lunga e in regalo un pezzo della sua coda; ma la volpe,
inutile,» disse «forse ti dà anche fastidio. A me sprezzante, le rispose che preferiva trascinare
invece ne basterebbe un pezzettino, proprio per la sua coda tra le spine o rischiare di impigliarsi
nascondere le mie nudità!». La volpe sprezzante in qualche tagliola piuttosto di regalarne anche
le rispose: «Preferisco trascinare la mia coda solo un pelo alla scimmia
tra le spine o rischiare di impigliarmi in qualche
tagliola piuttosto di regalartene anche un pelo!»

Nel primo esempio, il testo di partenza (una favola) subisce un processo


di semplificazione basato, ancora una volta, sulla esplicitazione e sullo
snellimento di alcuni elementi lessicali e morfosintattici («vergognosa di
mostrare» diventa «che si vergogna perché fa vedere a tutti»; «chiese alla
volpe in regalo un pezzo della sua coda» si trasforma in «chiede alla volpe:
‘mi regali un pezzo della tua coda, è lunga e non serve a nulla, forse ti dà
anche fastidio’» e così via).
Il secondo esempio mostra il differente orientamento di uno studente,
che al pari di altri nella classe (per ragioni di spazio qui sono stati prodotti
solo alcuni dei risultati del workshop) ha scelto di adoperare il riassunto
come strategia di semplificazione. Il risultato, come si può osservare, è la
rimozione sic et simpliciter di una porzione di testo che potrebbe definirsi
‘parentetica’, nel senso che una sua omissione sembra non compromettere
la corretta comprensione del messaggio centrale del testo di partenza.
Tuttavia, non si può tralasciare di osservare che la modalità riassuntiva
scelta dallo studente di fatto priva il testo di alcuni elementi con fun-
zione informativa (ancorché non elevatissimo); e sebbene la pratica del
riassunto preveda e legittimi, almeno in parte, la omissione di dettagli di
informazione non necessari alla comprensione generale del testo, viene
Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 67
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

da chiedersi (soprattutto nel caso di testi più articolati, in cui ad esempio


le parti descrittive siano di gran lunga più estese rispetto alla parentesi
‘in rosso’ evidenziata nella immagine) se il riassunto non possa alla lunga
risultare in un impoverimento del testo, e in una conseguente parzialità
della ricezione.

3.2 Il ‘fronte docenti’

La successiva fase del workshop, riservata ai docenti, dopo un riepilogo


delle basi teoriche delle tecniche di semplificazione testuale e una carrel-
lata sulle principali tipologie di testi semplificati reperibili ‘sul mercato’,
è consistita in una riflessione sugli elaborati svolti dagli studenti (presi in
esame poco sopra) e in una successiva valutazione comparativa dei risul-
tati ottenuti. In perfetta coerenza con quanto accaduto nella classe di stu-
denti presa in esame, i docenti hanno segnalato come molti dei loro allievi
(prevalentemente madrelingua, ma con un discreto numero di situazioni
di italiano L2) concepiscano il riassunto come un collage dei passi di un
testo in cui sia più elevata la densità informativa: in altre parole, il concetto
di semplificazione verrebbe a coincidere qui con quello di riduzione della
densità informativa. Quanto alla semplificazione morfosintattica, i docenti
hanno rilevato la netta tendenza dei loro studenti a preferire la paratassi
all’ipotassi, ovvero la coordinazione alla subordinazione. La semplifica-
zione lessicale si realizza assai spesso attraverso la ricerca di sinonimi o
sintagmi che esplicitino le aree di significato più complesse o ‘sottintese’,
in un passaggio che ricorda quello «significato letterale-significato del
parlante» già proposto da Airenti, Bara e Colombetti (1999, 50 ss.) con
riferimento all’analisi conversazionale.
In generale, i docenti hanno dichiarato che la scelta dei testi da pro-
porre nelle loro classi assai spesso è condizionata dalla disponibilità sul
mercato di versioni già semplificate: se, ad esempio, le indicazioni cur-
ricolari prescrivono la opportunità di scegliere in un determinato range
di autori o letture, vi è un’alta probabilità che la scelta ricada sull’autore
o sul testo di cui siano già reperibili versioni semplificate. Il processo di
scelta si fa più complesso quando la conoscenza dell’italiano si attesti ai
livelli basici o minimi: in quel caso, assai spesso gli insegnanti continuano
a produrre da sé adattamenti di testi, quando non addirittura testi ad hoc,
su cui avviare esercizi di lettura, analisi e comprensione. Evidenti difficoltà
si presentano ancora quando si intenda o si debba proporre la lettura di
un testo per intero: con riferimento agli studenti in situazione di mobilità
(Erasmus, Comenius e altre azioni progettuali) il fattore tempo spesso
gioca un ruolo avverso, inducendo gli insegnanti ad affidarsi ai volumi
antologici (i cosiddetti ‘passi scelti’ di una determinata opera) oppure a
creare autonomamente percorsi di lettura, che pur basandosi spesso su
68 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo
La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

collages dei passi ritenuti significativi ne consentano una ricezione il più


completa e corretta possibile, nel rispetto delle peculiarità tematiche e
delle scelte formali proprie della versione originale.

4 Riflessioni conclusive
Se l’interesse per la pratica didattica del testo, considerato strumento per
lo sviluppo delle abilità sia produttive che ricettive, non è mai mancato
nei processi di educazione linguistica e di aggiornamento degli strumenti
a disposizione dei docenti, l’abilità di lettura e tutte le attività e le fasi
(preparatorie, operative e valutative) legate al suo sviluppo sono state
a tratti messe in ombra da una prevalenza di interesse, da parte dei di-
scenti, per le abilità cosiddette produttive. Per fortuna – è forse il caso di
dire – la centralità della reading literacy nelle pratiche glottodidattiche è
stata a più riprese ribadita, anche, come si è già detto, in riferimento allo
stretto nesso tra questa abilità ‘ricettiva’ e quella, cosiddetta produttiva,
di educazione alla scrittura.
In questo processo di ‘riabilitazione’, la pratica di semplificazione del
testo assume il ruolo, assai importante, di pull factor, di elemento di attra-
zione per gli studenti: uno strumento utile a ridimensionare il sentimento
di soggezione, di ‘paura’ alimentato spesso dai testi (particolarmente da
quelli letterari). Lungi dal risultare come fonte di impoverimento (ridurre
la densità concettuale non significa ‘amputare’ parti di testo, ma renderle
più immediatamente percepibili; così come ricorrere alla ricerca di sino-
nimi o a tecniche di esplicitazione linguistica non risulta necessariamente
in uno snaturamento delle caratteristiche formali), la semplificazione può
rivelarsi invece un alleato prezioso, per il docente, nella sensibilizzazione
degli studenti alla pratica della lettura, che si tratti di studenti in situa-
zione di L2 o LM.
In questo percorso, la veste linguistica risulta fondamentale, anche negli
aspetti più direttamente collegati alla densità concettuale: per dirla con le
parole di Lavinio (2004, 135), posto che il «pensiero» debba essere «chia-
ro», sarà sufficiente «cercare la soluzione linguistica più semplice» per
rendere il testo, e le pratiche ad esso annesse, fonte di ricadute positive
nell’intero processo glottodidattico.

Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo 69


La didattica delle lingue nel nuovo millennio, 57-70

Bibliografia

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Serragiotto, Graziano (2010). «Come facilitare l’apprendimento linguisti-
co degli studenti adulti». Caon 2010, 217-27.

70 Abbaticchio. Lettura e percorsi di semplificazione del testo


Corso di Laurea:
uova didattica per le lingue: multimodale, flipped learning e CLIL
Insegnamento: Didattica delle microlingue
Numero lezione: 6
Titolo: La dimensione testuale

Attività lezione 6 “La dimensione testuale”

Individuare in un testo microlinguistico a scelta quali sono le caratteristiche testuali, a quale tipo e
genere testuale appartiene.

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