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PRATICHE COMMERCIALI SLEALI NELLA

SUPPLY CHAIN AGROALIMENTARE


Evidenze e azioni di contrasto

Dispensa 7 - Al prezzo giusto - diritti umani nelle filiere dei supermercati italiani
Dispensa 3 - Rapporti Industria e distribuzione - La Distribuzione moderna
strategie, marca commerciale e potere di mercato, paragrafo 7 Potere di mercato:
Indagine dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato pag 29

Parte non in Dispense :


Normativa in Italia
Regolamentazione dell’UE
Tipologie di impresa della Distribuzione Moderna
o Grande Distribuzione Organizzata GDO

Soggetti con dimensioni, caratteristiche e formule organizzative variegate.


Una prima grande distinzione al riguardo viene effettuata tra:

Grande Distribuzione (GD), costituita da catene di punti vendita facenti


capo ad un’unica impresa o gruppo societario di imprese (le c.d. imprese a
succursali), Auchan, Carrefour, Esselunga, Pam, Bennet, Eurospin
Distribuzione Organizzata (DO), che comprende catene di punti vendita
facenti capo a soggetti imprenditoriali giuridicamente distinti (generalmente
società di piccola o media dimensione), ma legati da un rapporto di
collaborazione volontaria, formalizzato mediante vincoli contrattuali e/o
formule associative quali consorzi, unioni volontarie, cooperative di
consumo, ecc..

mondo cooperativo (COOP e CONAD)


Grande Distribuzione Organizzata in Italia
Prodotti freschi e confezionati, circa il 74% di tutto il cibo e le bevande consumate
Livello di concentrazione: nel 2017 le prime cinque aziende controllavano
congiuntamente poco più del 50% del mercato e solo 3 con una quota superiore al
10%. (14% Coop Italia; 12% Conad; Selex 12%; 9% Esselunga)
Altri paesi europei - Spagna, Germania, Francia e Regno Unito - i livelli
concentrazione del settore oscillano tra il 60% e l’80%
Nel settore in Italia bassa presenza di grandi operatori internazionali ed è controllato
prevalentemente da aziende italiane che, al contrario, hanno una scarsa propensione
all’internazionalizzazione.
Tra i primi 10 retailer al mondo, infatti, non figura nessun gruppo italiano della
grande distribuzione.
Concorrenza di prezzo
Offerte, promozioni, sconti e sottocosto
Campagne di sconti che hanno durata sempre più breve, da 7 a 15
giorni, e con una media nazionale intorno a 3 attività promozionali al
mese.
Conseguenza
hanno stimolato nuovi comportamenti di consumo - clienti, sempre
meno fidelizzati, si muovono di negozio in negozio a seconda delle
offerte.
In media, le attività promozionali incidono per il 32% sui fatturati delle
singole aziende (su 100 euro di spesa alimentare 32 euro sono il frutto
dell’appetibilità della promozione).
Strategie di differenziazione
sviluppo di linee di prodotti con il marchio

Peso sulle vendite intorno al 21%. Per alcune catene, es Coop e Conad,
peso intorno al 25%.
Quota di mercato ancora lontane dalla media di altri paesi europei come
Regno Unito e Paesi Bassi in cui il private label supera il 40% di quota
di mercato
…sono indice di una chiara tendenza …i supermercati avranno sempre
di più controllo diretto delle filiere di approvvigionamento.
Indagine dell’ l’Autorità garante della concorrenza e del mercato
(AGCM)
Nel 2013 ha condotto un’indagine conoscitiva sul settore della GDO in
Italia dopo aver ricevuto “svariate segnalazioni da parte di soggetti
attivi nel settore della produzione alimentare, fornitori della GDO, in
merito a presunti comportamenti vessatori e/o anticoncorrenziali delle
catene della distribuzione moderna in fase di contrattazione delle
condizioni di acquisto dei prodotti”.
L’AGCM ricostruisce il quadro del funzionamento della GDO in Italia
segnalando tutta una serie di pratiche commerciali con cui i distributori
riescono a spuntare sconti e contributi che valgono in media il 24,2%
del fatturato delle imprese fornitrici.
Indagine dell’ l’Autorità garante della concorrenza e del mercato
(AGCM)
Indagine condotta su un campione di 471 imprese agroalimentari:
nel 67% dei casi il distributore è solito proporre di modificare a proprio
vantaggio le condizioni economiche già pattuite in fase di contrattazione e
il 74% dei fornitori intervistati dichiarano di percepire queste richieste come
vincolanti tanto da accettarle sempre (il 20%) o spesso (il 37%)
pur di non subire possibili ritorsioni come il delisting, l’esclusione dalla lista
dei fornitori.
Il quadro di relazioni contrattuali esaminato mostra la presenza di
accordi farraginosi e complessi, che:
• i) non vengono sempre definiti antecedentemente al periodo di
fornitura;
• ii) sono spesso integrati da ulteriori e successive richieste, da
parte della GDO, di modifica unilaterale delle condizioni, spesso
di carattere retroattivo e percepite come vincolanti dai fornitori;
• iii) risultano in una significativa percentuale di casi conclusi solo
verbalmente;
• iv) rendono difficoltosi, per una percentuale significativa di
imprese, la valutazione e il confronto delle condizioni
economiche negoziate, a causa della complessità delle stesse,
oltreché che della loro variabilità di formulazione.
Sono stati identificati
• sei tipi di “sconti” (sconti incondizionati; sconti target; altri
sconti condizionati; sconti logistici; sconti finanziari; recupero
marginalità)
• nove tipi di “contributi” (servizi di centrale; fee di accesso del
fornitore; gestione e mantenimento dell’assortimento;
inserimento nuovi prodotti; esposizione preferenziale; contributi
promo-pubblicitari e di co-marketing; anniversari, ricorrenze ed
eventi vari; nuove aperture/cambio insegna; altri vari, come
controllo qualità, cessione dati).
I fornitori denunciano una vasta area di conflittualità tra le parti contraenti,
collegata a:
• mancato rispetto dei termini di pagamento
• misure di ritorsione, quali il delisting parziale o totale dei propri prodotti
• o un ingiustificato peggioramento delle condizioni trattate nel periodo di
fornitura successivo.
• l’insieme dei compensi versati dai fornitori alla GDO a fronte della
prestazione di servizi espositivi, distributivi e promozionali in genere (trade
spending).
E’ emerso che i distributori, nella negoziazione relativa alla vendita dei servizi,
adottano effettivamente comportamenti quali:
i) condizionare l’acquisto dei prodotti alla vendita del pacchetto di servizi;
ii) imporre prezzi di vendita sganciati dalle caratteristiche dei servizi e
dall’effettivo vantaggio che da essi deriva al fornitore;
iii) fornire controprestazioni inadeguate al compenso versato, risultando peraltro la
verifica di tale adeguatezza non sempre agevole per un piccolo produttore.
Gli esiti della contrattazione con la GDO tendono a differenziarsi in funzione
del potere contrattuale del fornitore, e cioè della sua dimensione, della forza
dei suoi marchi e del numero di catene servite: in particolare, è emerso che le
• imprese fornitrici più grandi e affermate destinano mediamente una percentuale
maggiore di risorse finanziarie alle relazioni con la GDO, ottenendone però in
cambio una maggiore partecipazione all’impostazione delle politiche di vendita
dei propri prodotti (modalità espositive, iniziative promozionali di taglio prezzo,
procedure di gestione comune dell’offerta dell’intera categoria di prodotti, ecc.).
Gli sconti praticati alla GDO e il trade spending costituiscono una leva di
marketing di natura sostanzialmente analoga a quella degli investimenti
pubblicitari, attraverso la quale tali imprese incentivano il distributore a
posizionare e a promuovere adeguatamente il proprio prodotto, magari a scapito
di quello dei concorrenti.
• piccolo produttore, il cui prezzo di listino comporti già un margine di guadagno
esiguo, il farsi carico di ulteriori oneri economici - rappresentati dagli sconti e
dai contributi richiesti dalla GDO – costituisce nella maggior parte dei casi una
scelta obbligata per distribuire il proprio prodotto, che potrebbe mettere a
rischio la profittabilità stessa della vendita.
Decreto legge (D.L.) 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza,
lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività;
Art. 62 - Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti
agricoli e agroalimentari

1 - I contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e


alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono
stipulati obbligatoriamente in forma scritta e
indicano a pena di nullità la durata, le quantità e le caratteristiche del
prodotto venduto, il prezzo, le modalità di consegna e di pagamento.
I contratti devono essere informati a principi di trasparenza, correttezza,
proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni, con riferimento
ai beni forniti.
La nullità del contratto può anche essere rilevata d’ufficio dal giudice.
Art. 62 - Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari

2 - Nelle relazioni commerciali tra operatori è vietato:


a) imporre direttamente o indirettamente condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali
ingiustificatamente gravose, nonchè condizioni extracontrattuali e retroattive;
b) applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti;
c) subordinare la conclusione, l’esecuzione dei contratti e la continuità e regolarità delle medesime
relazioni commerciali alla esecuzione di prestazioni da parte dei contraenti che, per loro natura e secondo
gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l’oggetto degli uni e delle altre;
d) conseguire indebite prestazioni unilaterali, non giustificate dalla natura o dal contenuto delle relazioni
commerciali;
e) adottare ogni ulteriore condotta commerciale sleale che risulti tale anche tenendo conto del complesso
delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento.
3 – Il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine
legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni. In entrambi i casi il
termine decorre dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Gli interessi decorrono
automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine. In questi casi il saggio degli interessi è
maggiorato di ulteriori due punti percentuali ed è inderogabile
PRATICHE COMMERCIALI SLEALI NELLA

SUPPLY CHAIN AGROALIMENTARE nell’UE

Oggetto di attenzione da parte della Commissione Europea dal 2009

Analisi del problema

Direttiva (UE) 2019/633 (17/04/2019), in materia di


pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare
• Negli ultimi due decenni la Supply Chain - catena di fornitura -
alimentare e non alimentare ha subito notevoli cambiamenti per
motivi economici, sociali e demografici.
• Cambiamenti strutturali dovuti all’aumento della concentrazione e
all’integrazione verticale in tutta l’Unione europea.
• Create varie alleanze internazionali di acquisto tra distributori per
realizzare economie di scala nell’approvvigionamento grazie al
maggiore potere di acquisto.
• Espansione dei prodotti a marchio proprio (marca commerciale) ha
trasformato alcuni distributori in concorrenti diretti dei fornitori.
• Un ristretto numero di operatori relativamente forti nella catena di
fornitura sembrano disporre di un notevole potere negoziale.
Questi fattori possono dar luogo, in taluni casi, a pratiche commerciali sleali nei rapporti tra
imprese lungo la catena di fornitura alimentare e non alimentare.
Le pratiche commerciali sleali sono pratiche che si discostano fortemente dalla buona
condotta commerciale e che sono in contrasto con i principi della buona fede e della
correttezza.
sono di norma imposte in situazioni di squilibrio tra una parte più forte e una più
debole e possono esistere su entrambi i lati del rapporto tra imprese e in ogni fase della
catena di fornitura (sia i distributori che i fornitori possono essere vittime di pratiche
commerciali sleali).

La parte che ha maggiore potere negoziale può a volte imporre condizioni unilaterali alla
parte più debole e quindi influenzare in modo eccessivo il rapporto commerciale per
favorire esclusivamente i propri interessi economici.
In particolare, può imporre clausole nettamente squilibrate, che grazie al suo potere
negoziale non negozia una per una. In tali situazioni, la parte più debole può non essere in
grado di respingere le condizioni sfavorevoli imposte unilateralmente, per paura di non
concludere il contratto o persino di essere costretta a chiudere.
Perché potere negoziale
Perché potere negoziale:
• una differenza significativa nelle dimensioni e/o nel fatturato delle parti,
• dipendenza economica
• costi irrecuperabili significativi già sostenuti da una delle parti (ad esempio,
investimenti iniziali elevati).
Quando vi è squilibrio la parte più debole non è in grado di mettere fine al rapporto
scorretto e cambiare partner commerciale a causa dei costi che un tale cambiamento
può comportare o alla mancanza di alternative. Spesso non denuncia gli abusi per
timore di rescissione del contratto (cd. “fattore paura”)
Ad esempio, i produttori agricoli spesso possono rivolgersi ad un numero limitato di
partner commerciali per la vendita della produzione e, date le caratteristiche
intrinseche di molti prodotti, non sono sempre in grado di stoccare la produzione per
un periodo più lungo al fine di ottenere migliori condizioni di vendita.
• Le pratiche commerciali sleali possono presentarsi in ogni fase del
rapporto commerciale: trattativa contrattuale, nel contratto stesso o
post-contrattuale (ad esempio, le modifiche contrattuali retroattive).
• Anche se le clausole contrattuali sembrano accettabili per entrambe le
parti, è ancora possibile che sorgano problemi.
• In genere i contratti non disciplinano tutti gli aspetti della condotta delle
parti nella fase di esecuzione del contratto o sono talmente complessi che
le parti non comprendono appieno le implicazioni pratiche delle clausole
contrattuali.
• Inoltre, è possibile che le parti non dispongano delle stesse informazioni
sull’operazione, il che può dar luogo a condotte scorrette della parte più
forte verso la parte più debole.
• Su questo punto, le PMI si trovano in genere in una posizione più debole
rispetto a controparti più grandi, perché possono non disporre delle
conoscenze specialistiche necessarie per valutare tutte le implicazioni
delle clausole concordate.
Pratiche sleali – l’analisi del Commissione Europea
Possono essere utilizzate nella fase della trattativa contrattuale, figurare
nel contratto stesso o essere imposte nella fase post-contrattuale.

1. Clausole contrattuali ambigue


2. Mancanza di contratti scritti
3. Modifiche retroattive dei contratti
4. Trasferimento abusivo dei rischi commerciali
5. Uso abusivo delle informazioni
6. Risoluzione scorretta dei rapporti commerciali
7. Restrizioni territoriali alla fornitura
L’impatto delle pratiche commerciali sleali sulla catena di fornitura

possono incidere negativamente sugli investimenti e sull’innovazione in quanto riducono i


profitti e creano incertezza.
Ad esempio : la quota del prezzo al produttore (non del margine) sul prezzo finale al
consumatore del latte UHT è scesa dal 32,2% al 25,9% nel periodo 2005-2009,
compromettendo la capacità dei produttori di investire.
Le condizioni abusive imposte a posteriori possono generare incertezza in termini di
pianificazione aziendale e portare ad una riduzione degli investimenti. Il calcolo del
rendimento dell’investimento include anche la valutazione dei potenziali rischi.
Le modifiche retroattive o l’uso “scorretto” delle informazioni possono ridurre le possibilità
delle imprese di investire, innovare, espandere le capacità o sviluppare nuove linee di
prodotti.
Ad esempio, quando le merci invendute restituite ai fornitori non vengono pagate anche se
gli accordi contrattuali prevedono il contrario (ad esempio, i prodotti ad uso domestico
stagionali o i prodotti con una durata di conservazione limitata)…i fornitori costretti a
sostenere i costi inutili, possono creare incertezza e avere ripercussioni sugli investimenti.
L’impatto delle pratiche commerciali sleali sulla catena di fornitura

I possibili effetti negativi toccano tutti gli operatori lungo la catena di


fornitura, ma possono avere un impatto sproporzionato sulle PMI, che
spesso:
• non dispongono di conoscenze specialistiche in materia di contratti
complessi,
• incorrono in costi più elevati in caso di cambiamento,
• hanno meno partner commerciali,
• sono meno disposte a valersi dei meccanismi formali di ricorso
• hanno meno potere negoziale nei confronti di partner commerciali
forti.
Direttiva (UE) 2019/633 (17/04/2019), in materia di
pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare
La Direttiva riconosce che "nella filiera agricola e alimentare sono comuni squilibri considerevoli nel potere
contrattuale tra fornitori ed acquirenti di prodotti agricoli e alimentari".
La normativa europea si applica alla vendita di qualsiasi prodotto agricolo o alimentare nonché alla fornitura di
servizi "ancillari", quali, per esempio le attività promozionali.
Sono considerate pratiche commerciali sleali vietate:
1. i ritardi nei pagamenti per i prodotti deperibili (oltre i 30 giorni) e non deperibili (oltre i 60 giorni);
2. le modifiche unilaterali e retroattive dei contratti di fornitura;
3. la cancellazione degli ordini di prodotti deperibili con breve preavviso;
4. il pagamento per il deterioramento dei prodotti già venduti e consegnati all'acquirente;
5. l'imposizione di pagamenti per servizi non correlati alla vendita del prodotto;
6. il rifiuto di concedere un contratto scritto se richiesto dal fornitore;
7. l'abuso di informazioni confidenziali del fornitore da parte dell'acquirente;
8. le ritorsioni commerciali o la sola minaccia nel caso in cui il fornitore si avvalga dei diritti garantiti dalla
direttiva;
9. il pagamento da parte del fornitore per la gestione dei reclami dei clienti.
Sono ammesse solo se precedentemente concordate, in modo chiaro e univoco,
tra le parti le seguenti pratiche:
1. La restituzione di prodotti invenduti (senza corrispondere un pagamento per la merce e/o
suo smaltimento).
2. Il pagamento di costi per l’immissione sul mercato del prodotto, di immagazzinamento,
di esposizione o inserimento in listino dei prodotti alimentari.
3. Il pagamento per spese promozionali (sconti).
4. Il pagamento per spese pubblicitarie.
5. Il pagamento per i costi di marketing.
6. Il pagamento per la gestione del prodotto una volta consegnato (costi del personale
incaricato di organizzare gli spazi destinati alla vendita dei prodotti del fornitore).

In ogni Paese dell’Ue dovrà nascere almeno un’Autorità di contrasto competente per le
pratiche commerciali sleali vietate. L’Autorità dovrà avviare indagini in tempi
ragionevolmente brevi sulle denunce ricevute sia da singoli fornitori ai quali sarà garantito
l’anonimato, sia da organizzazioni di rappresentanza a nome dei loro iscritti.
In Italia - Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti
agroalimentari del MIPAAF (ICQRF).
Recepimento delle norme dell’UE che vietano le pratiche
commerciali sleali nel settore agroalimentare.
Il termine per il recepimento della direttiva nella legislazione
nazionale era fissato al 1° maggio 2021.
Italia ancora non recepita…..

Altre problematiche rilevate in Italia oggetto di attenzione e


proposte di regolamentazione
Aste al doppio ribasso – definizione e conseguenze
Recentemente è stato denunciato dai fornitori il meccanismo delle aste elettroniche
inverse, o al doppio ribasso, utilizzato da alcune catene distributive.
La procedura consiste nell’assegnare il contratto di fornitura all’azienda che offre
il prezzo inferiore dopo due gare, in cui la base d’asta della seconda è il prezzo
minore raggiunto durante la prima.
Le Centrali d’acquisto della GDO aprono l’asta per uno stock di prodotti.
Raccolte le proposte, lanciano una seconda asta, nuovamente al ribasso, partendo dal
prezzo inferiore raggiunto durante la prima. In pochi minuti, su un portale web, il
fornitore è chiamato a competere per aggiudicarsi la commessa.
Problemi evidenziati: Chi si aggiudica la fornitura, dato il prezzo molto basso
raggiunto, per garantirsi un esiguo margine, deve rivalersi sui produttori da cui
acquista la merce. A loro volta, questi ultimi si possono trovare in difficoltà nel
garantire i diritti fondamentali ai lavoratori agricoli.
Il meccanismo delle aste al doppio ribasso contribuisce a rendere più difficile
l’eradicazione dello sfruttamento e del caporalato.
Nel 2018 , Eurospin è finita al centro di un’inchiesta in cui Fabio Ciconte
e Stefano Liberti, giornalisti che da anni denunciano l’opacità delle
filiere dei supermercati che genera sfruttamento, hanno svelato i
particolari di un’asta al doppio ribasso con cui l’azienda si è assicurata
un’importante partita di passata di pomodoro: 20 milioni di bottiglie.
Alla fine di questa gara online, la commessa è stata vinta da due grandi
gruppi per un prezzo pari a 31,5 centesimi per bottiglia di passata da 700
grammi. Altre tre aziende hanno invece vinto un’altra commessa per una
fornitura di pelati da 400 grammi grazie a un’offerta di 21,5 centesimi
per bottiglia.
“Se teniamo conto solo della materia prima, della bottiglia e del tappo,
per la passata arriviamo a un costo di 32 centesimi”, dice un industriale
del pomodoro, che preferisce non rivelare il nome, “Se poi aggiungi il
costo dell’energia e del lavoro, allora ci perdi, e anche tanto”.
Pur di aggiudicarsi la commessa e stare sul mercato, molti sono disposti
a lavorare in perdita, sperando poi di rifarsi successivamente
risparmiando su altre voci di fatturato, come per esempio il costo della
materia prima.
Caporalato
Forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera, specialmente
agricola, attraverso intermediari (caporali) che assumono, per conto
dell’imprenditore e percependo una tangente, operai giornalieri, al di fuori dei
normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi
salariali(da Enciclopedia Treccani)
I caporali usano l’intimidazione e la coercizione per reclutare e organizzare la forza
lavoro da inviare nei campi. Il loro potere di controllo sui lavoratori è assoluto, dalla
gestione dei salari a tutti gli aspetti logistici della loro vita compresi vitto, alloggio, e
trasporto.

La legge 199/2016 “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro


nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel
settore agricolo” stabilisce che commette un reato chi, sfruttando le condizione di
bisogno dei lavoratori,
- recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di
sfruttamento,
- utilizza, assume o impiega manodopera, anche ricorrendo ad intermediari,
sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento
Protocollo di intesa e codice etico
Giugno 2017 Federdistribuzione e Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti (Ancd Conad) hanno siglato
con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un Protocollo di intesa, con l’obiettivo di valorizzare
la correttezza e la trasparenza dei comportamenti delle imprese distributive.
Il Protocollo contiene un Codice etico che prevede i seguenti impegni:
• Aste on-line: impegno a non utilizzare la modalità d’asta inversa al doppio ribasso per l'acquisto di prodotti
agricoli e agroalimentari ed adottare misure di massima trasparenza nell'utilizzo di piattaforme elettroniche di
acquisto e approvvigionamento, definendo e rendendo noto ai fornitori il regolamento d’asta e garantendo
libertà di accesso ai fornitori di ogni dimensione, che abbiano una struttura produttiva adeguata sia in termini
qualitativi che quantitativi per commercializzare i loro prodotti attraverso la GDO.
• Lavoro in agricoltura: impegno a promuovere verso le proprie aziende fornitrici l'iscrizione delle stesse alla
Rete del Lavoro agricolo di qualità - elenco istituito presso l’Inps e promosso dal Ministero del lavoro e dal
Mipaaf, finalizzato a selezionare le imprese agricole che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di
lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto.
• Stagionalità e origine: impegno a valorizzare nei punti vendita la stagionalità e la provenienza dei prodotti
agricoli e alimentari.
Coop Italia, non ha mai effettuato aste al doppio ribasso ed ha propri codici etici interni che garantiscono il
rispetto dei principi sanciti nel Protocollo di cui sopra.
Rete del Lavoro agricolo di qualità
https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=50213
Domanda all’INPS - iscrizione alla Rete viene ufficializzata con la pubblicazione dell’elenco delle aziende
ammesse
Requisiti per le imprese agricole:
• non abbiano riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione
sociale, per delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro l'incolumità pubblica, delitti contro
l'economia pubblica, l'industria e il commercio, delitti contro il sentimento per gli animali e in materia di
imposte sui redditi e sul valore aggiunto, delitti di cui agli articoli 600, 601, 602 e 603-bis del codice
penale;
• non siano state destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative, ancorché non definitive, per
violazioni in materia di lavoro, legislazione sociale e rispetto degli obblighi relativi al pagamento delle
imposte e delle tasse. Tale disposizione non si applica laddove il trasgressore o l'obbligato in solido abbiano
provveduto, prima della emissione del provvedimento definitivo, alla regolarizzazione delle inosservanze
sanabili e al pagamento in misura agevolata delle sanzioni entro i termini previsti dalla normativa vigente
in materia;
• siano in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi;
• applichino i contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81;
• non siano controllate o collegate, ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, a soggetti che non siano in
possesso dei requisiti di legge fin qui indicati.
possono aderire, attraverso la stipula di apposite convenzioni, anche altri soggetti (sportelli unici per
l'immigrazione, istituzioni locali, centri per l'impiego, enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori
di lavoro e dei lavoratori in agricoltura, ecc.).
Disciplina delle vendite sottocosto (D.P.R. n. 218, 2001)

Vendita sottocosto - la vendita al pubblico di uno o più prodotti effettuata ad un


prezzo inferiore a quello risultante dalle fatture di acquisto maggiorato dell'imposta
del valore aggiunto e di ogni altra imposta o tassa connessa alla natura del prodotto
e diminuito degli eventuali sconti o contribuzioni riconducibili al prodotto
medesimo purché documentati
Deve essere comunicata al comune dove è ubicato l'esercizio almeno dieci giorni
prima dell'inizio e può essere effettuata solo tre volte nel corso dell'anno; ogni
vendita sottocosto non può avere una durata superiore a dieci giorni ed il numero
delle referenze oggetto di ciascuna vendita sottocosto non può essere superiore a
cinquanta.
Non può essere effettuata una vendita sottocosto se non è decorso almeno un
periodo pari a venti giorni, salvo che per la prima vendita sottocosto dell'anno.
E' vietata la vendita sottocosto quando è effettuata da un esercizio commerciale che,
da solo o congiuntamente a quelli dello stesso gruppo di cui fa parte, detiene una
quota superiore al 50% della superficie di vendita complessiva esistente nel
territorio della provincia dove ha sede l'esercizio, riferita al settore merceologico di
appartenenza.
Disciplina delle vendite sottocosto
Possibilità di effettuare vendite sotto costo senza i limiti di cui sopra:
• per i prodotti freschi e deperibili
• per gli altri prodotti alimentari, qualora manchino meno di tre giorni alla data di
scadenza o meno di 15 giorni alla data del termine minimo di conservazione;
• per i prodotti tipici delle festività tradizionali, qualora sia trascorsa la ricorrenza o
la data della celebrazione;
• per i prodotti il cui valore commerciale sia diminuito in modo significativo a causa
delle modifiche della tecnologia utilizzate per la produzione o di sostanziali
innovazioni tecnologiche riguardanti gli stessi prodotti, o a causa dell'introduzione
di nuove normative relative alla produzione o commercializzazione degli stessi
prodotti;
• per prodotti non alimentari difettati, dei quali sia possibile comunque la vendita o
che abbiano subito un deterioramento imputabile a terzi, o ad agenti naturali o a
fatti accidentali nonché di quelli usati per dimostrazioni, mostre, fiere o prove o
che, comunque, siano stati concretamente utilizzati prima della vendita.
E' inoltre possibile effettuare una vendita sotto costo in casi di ricorrenza
dell'apertura dell'esercizio commerciale o di ristrutturazione degli stessi.
Provvedimento in materia di vendita sottocosto, divieto di aste a doppio ribasso
e disciplina delle filiere etiche di produzione…..ancora in fase di approvazione
prevede
• disposizioni in materia di vendita sottocosto dei prodotti alimentari freschi e deperibili -
modifica D.P.R. n. 218 - ammettere la vendita sottocosto solo nel caso in cui si registri
dell'invenduto a rischio deperibilità o nel caso di operazioni commerciali programmate e
concordate in forma scritta con il fornitore, fermo restando il divieto di imporre unilateralmente, in
modo diretto o indiretto, la perdita o il costo della vendita sottocosto al fornitore.
• divieto di aste a doppio ribasso relativamente al prezzo di acquisto per i prodotti agricoli e
alimentari
• divieto di aste elettroniche per gli appalti diretti all'acquisto di beni e servizi nella ristorazione
collettiva e della fornitura di derrate alimentari.
Provvedimento in materia di vendita sottocosto, divieto di aste a doppio ribasso
e disciplina delle filiere etiche di produzione

Delega al Governo per la disciplina delle filiere etiche di produzione importazione e


distribuzione dei prodotti alimentari e agroalimentari.
entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo per la
disciplina di tali filiere sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:
a) definizione dei parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica di tali filiere;
b) introduzione di agevolazioni fiscali e sistemi premianti per le imprese dei settori agricolo e
agroalimentare che concorrono alla realizzazione di progetti per la creazione di filiere etiche di
produzione, distribuzione e commercializzazione di prodotti alimentari e agroalimentari;
c) definizione di sinergie tra sistemi di classificazione e tracciabilità delle produzioni,
compresa la pubblicazione dell'elenco dei fornitori da parte delle imprese della grande
distribuzione organizzata e dell'industria di trasformazione alimentare;
d) introduzione di agevolazioni e sistemi premianti per le imprese agricole che aderiscono alla
Rete di lavoro agricolo di qualità.

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