Filosofia e malattia
Nel passato la malattia di Nietzsche veniva usata per screditare il suo pensiero: o si interpretava
la sua filosofia come risultato della sua malattia, o la sua malattia come risultato della sua
filosofia. In ogni caso, la malattia era come un’ombra sui prodotti della sua speculazione.
In seguito la situazione è cambiata. La malattia di Nietzsche venne vista come una condizione
favorevole alla sua creatività filosofica. Quindi è anche in virtù della sofferenza e della
solitudine che Nietzsche ho potuto ricavare un punto di vista anticonformista sul mondo.
In conclusione, la filosofia va giudicata per le argomentazioni di cui si serve e non per quello
che sta alla base.
Il periodo giovanile
La nascita e la decadenza della tragedia
Alla base del suo scritto Nascita della tragedia vi è la distinzione tra apollineo e dionisiaco,
i due impulsi dello spirito greco:
■ l’apollineo nasce da una fuga di fronte al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche
della scultura e della poesia epica (è la forma perfetta, la luce… es: doriforo di policleto);
■ il dionisiaco nasce dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione della musica
(oscurità, dramma… es: menade danzante di skopas).
Nietzsche insiste sul carattere dionisiaco della sensibilità greca, portata a scorgere ovunque il
dramma della vita e della morte e gli aspetti orribili dell’essere. Tante vero che l’apollineo nasce
come conseguenza di una visione dionisiaca dell’esistenza. Gli stessi dei olimpici non sono altro
che una creazione umana per sopportare la precarietà della vita. Tra questi due spiriti c’è un
equilibrio (nell’età della tragedia di Sofocle ed Eschilo), in quanto bisogna accettare nella nostra
vita tutti e due gli impulsi (dire sì alla vita per affrontarla). Nell’arte successiva prevale
l’apollineo, che non fa sul dionisiaco fin quasi a soffocarlo.questo processo di decadenza si
concretizza nella tragedia di Euripide alla cui base sta l’insegnamento razionalistico e ottimistico
di Socrate con il quale si compie l’uccisione delle profondità istintuali della vita.
Socrate ha ucciso la nostra parte dionisiaca, in quanto utilizza la ragione e con essa neghiamo la nostra
irrazionalità.
La decadenza della tragedia funge anche da decadenza della civiltà occidentale e trova il
proprio simbolo nell’opposizione tra uomo tragico, portato a dire sì alla vita, e uomo teoretico,
chiusa la ragione per rimuovere certi contenuti.
Storia e vita
In Considerazioni inattuali La rinascita della cultura tragica si traduce in un’opera di critica della
cultura contemporanea.
Nietzsche si schiera contro lo storicismo e lo storiografismo, sostenendo che l’eccesso di storia
indebolisce le potenzialità creatrici dell’uomo.
Sentendosi dunque in balia del passato, l’uomo risulta incapace di creare qualcosa di nuovo nel
presente e finisce per accontentarsi di una sorta di consumismo della storia.
Secondo Nietzsche, nella vita è indispensabile il fattore oblio, innanzitutto perché senza una
certa dose di incoscienza non c’è felicità e, in secondo luogo, perché per poter agire
efficacemente nel presente occorre saper dimenticare il passato.
Nietzsche specifica che ciò che non è storico e ciò che è storico sono ugualmente necessari per
la salute di un individuo; a patto che la storia sia al servizio della vita e non viceversa.la vita
deve essere l’ottica entro la quale rapportarsi alla storia, per instaurare un rapporto proficuo con
il passato.
Secondo Nietzsche la storia appartiene all’uomo per tre aspetti: essa gli occorre in quanto è
attivo e a aspirazioni, in quanto preserva e venera, in quanto soffre e ha bisogno di liberazione.
A questi tre tipi di rapporto dell’uomo con la storia corrispondono tre specie di storia: la storia
monumentale, la storia antiquaria e la storia critica.
■ la storia monumentale è propria di chi guarda al passato per cercarvi modelli e maestri che
non scorge nel presente: compete a chi è attivo e nutre aspirazioni (ciò che una volta era
possibile sarà possibile anche un’altra volta).
Limiti: tende a mitizzare o ad abbellire il passato cancellandone alcuni accadimenti.
■ la storia antiquaria è propria di chi guarda al passato con fedeltà e amore: compete a chi
preserva e venera.
Limiti: tende a paralizzare l’agire e a ostacolare ogni progetto di cambiamento.
■ la storia critica è propria di chi guarda al passato come un peso da cui liberarsi per poter
vivere: compete a chi soffre e sente la necessità di rompere con il passato, allo scopo di rifarsi
da capo.
Limiti: presunzione di poter recidere il passato, dimenticando che noi siamo il risultato di scelte
passate.
Ognuno di questi tre generi di storia si dimostra valido solo in virtù di un approccio che integri
tutte e tre le possibili tipologie di rapporto con essa.
Il periodo illuministico
Questo periodo è caratterizzato dal ripudio dei maestri di un tempo: Nietzsche contesta sia
Schopenhauer sia Wagner. È il periodo in cui dà valore alla scienza rispetto all’arte e alla
metafisica.
La scienza e la riflessione critica assumono la guida, mentre metafisica, religione e arte
vengono sottoposti a giudizio; in quanto appaiono come illusione che bisogna distruggere
(maestro del sospetto insieme a Freud e Marx, “sospettano la realtà).
Nietzsche quindi diventa “illuminista“: non perché ha fiducia nella ragione e nel progresso, ma
perché è impegnato nella critica della cultura tramite la scienza. Per scienza si intende il metodo
di pensiero in grado di liberare gli uomini dagli errori che gravano sulle loro menti.
Il metodo genealogico
Il nuovo procedimento di pensiero si basa sul metodo critico e storico-genealogico: critico, in
quanto il sospetto è alla base dell’indagine; storico-genealogico perché non esistono realtà
statiche o immutabili, ma che ogni cosa è l’esito di un processo da ricostruire.
Si articola in due fasi:
a) per prima cosa si procede attraverso una analisi storico-culturale che mostra come quei valori
che vengono generalmente ritenuti “eterni”, siano il frutto di uno sviluppo e dunque, siano
sempre relativi;
b) in secondo luogo si serve di una critica demistificatrice attraverso la quale rivela che, al di sotto
della presunta assolutezza di quei valori, vi sono motivazioni e interessi umani.
Nietzsche parla del proprio metodo come “chimica delle idee e dei sentimenti“, alludendo sia il
suo aspetto demistificante, ovvero alla capacità di scomporre il complesso del semplice, sia al
suo carattere dialettico, cioè la capacità di far scaturire un determinato atteggiamento dal suo
posto aperta parentesi la verità della menzogna). Quindi il sapere genealogico studia non
soltanto come sono nati i valori, ma il loro intero sviluppo (attraverso la ragione).
Il periodo di Zarathustra
L’eterno ritorno
Secondo la teoria dell’eterno ritorno dell’uguale, tutte le vicende del mondo sono destinate a
ripetersi in modo identico infinite volte. Credere nell’eterno ritorno significa infatti:
1. Ritenere che il senso dell’essere non stia fuori dell’essere, ma nell’essere stesso;
2. Disporsi a vivere la vita come un gioco creativo.
Proprio per questi motivi, l’eterno ritorno incarna l’accettazione superomistica dell’essere.
Il pensiero dell’eterno ritorno tende a palesare lo spartiacque tra l’uomo e il superuomo. Infatti,
la reazione di terrore e il senso di peso di fronte alla prospettiva dell’eterno ripetersi del tutto
sono propri dell’uomo, mentre la gioia per l’eterna sanzione dell’essere è tipica del superuomo e
della sua accettazione totale della vita.
La visione nella visione: Zarathustra Vede un pastore che morde la testa al serpente,
trasformandosi in creatura luminosa e ridente. Ciò allude al fatto che l’uomo può trasformarsi in
creatura superiore (superuomo) solo a patto di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero
dell’eterno ritorno (serpente) E di prendere una decisione coraggiosa (il morso la testa del
serpente).
Collocarsi nell’ottica dell’eterno ritorno vuol dire rifiutare la concezione lineare del tempo e
recuperare una visione ciclica del tempo.
Ovviamente, il tipo di uomo capace di decidere l’eterno ritorno, e quindi di vivere come se tutto
dovesse ritornare, non può essere l’uomo che conosciamo ma è un oltreuomo.
L’ultimo Nietzsche
La volontà di potenza
Nietzsche identifica la volontà di potenza con l’intima essenza dell’essere, ossia con la vita
stessa intesa come forza espansiva.
La molla fondamentale della vita è la spinta all’autoaffermazione.
Questo costitutivo espandersi della vita, trova la propria espressione più alta nel superuomo
perché la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di sé.
Il prospettivismo
Con questo termine egli intende la teoria secondo cui non esistono cose o fatti, ma solo
interpretazioni di cose o fatti, Ne segue che il mondo non ha un senso, ma innumerevoli sensi
(esistono molteplici e mutevoli punti di vista sul mondo).