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STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE
DELLA PROVINCIA DI LECCO
RAPPORTO ANNUALE 2012
DIPARTIMENTO DI LECCO
Settembre, 2013
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 1
Il Rapporto annuale 2012 sullo stato delle acque sotterranee è stato predisposto dall’Agenzia Regionale per la
Protezione dell’Ambiente della Lombardia.
Autori
Dipartimento di Lecco ‐ U.O. Monitoraggi e Valutazioni Ambientali
Maurizio Maierna
Cristina Zocchia
Le tematiche comuni a tutti i Dipartimenti sono state redatte da:
Direzione Generale ‐ Settore Monitoraggi Ambientali – U.O. Acque
Nicoletta Dotti
Valeria Marchesi
Giuseppa Cipriano
Andrea Fazzone
ARPA LOMBARDIA
Dipartimento di Lecco
Via 1° Maggio 21/B ‐ Oggiono
Direttore: Ing. Angelo Pirovano
In copertina: Rete regionale di monitoraggio delle acque sotterranee.
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Sommario
1 INTRODUZIONE ......................................................................................................................................................... 3
2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO .............................................................................................................. 4
2.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO .................................................................................................................................. 7
2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della provincia di Lecco .................................................................. 8
3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ............................................................................................................. 10
3.1 OBIETTIVI DI QUALITÀ ................................................................................................................................................... 11
3.2 CORPI IDRICI ............................................................................................................................................................... 12
3.3 CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI ................................................................................................................ 14
3.3.1 Stato chimico ..................................................................................................................................................... 14
3.3.2 Stato quantitativo .............................................................................................................................................. 15
3.4 TIPI DI MONITORAGGIO ................................................................................................................................................ 16
4 LA RETE DI MONITORAGGIO ................................................................................................................................... 17
4.1 LA RETE DI MONITORAGGIO REGIONALE ........................................................................................................................... 17
4.2 LA RETE DI MONITORAGGIO NELLA PROVINCIA DI LECCO ..................................................................................................... 19
5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE .................................................. 21 ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
5.1 STATO CHIMICO ........................................................................................................................................................ 211
5.2 STATO QUANTITATIVO .................................................................................................................................................. 28
5.3 ANALISI DEGLI ANDAMENTI STORICI ............................................................................................................................... 383
5.4 CRITICITÀ AMBIENTALI ................................................................................................................................................ 600
6 ATTIVITÀ PROGETTUALI ........................................................................................................................................ 644
6.1 PLUME DI MISSAGLIA – PROGETTO ESECUTIVO ................................................................................................................... 64
6.2 PLUME DI OSNAGO ............................................................................................. ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.72
6.3 PLUME DI VALGREGHENTINO ................................................................................. 81ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
7 CONCLUSIONI ......................................................................................................................................................... 89
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1 INTRODUZIONE
ARPA Lombardia effettua il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee in maniera sistematica
sull’intero territorio regionale dal 2001, secondo la normativa vigente. A partire dal 2009 il monitoraggio è
stato gradualmente adeguato ai criteri stabiliti a seguito del recepimento della Direttiva 2000/60/CE, in
particolare svolgendo le seguenti azioni:
programmazione e gestione del monitoraggio quali‐quantitativo dei corpi idrici;
effettuazione di sopralluoghi e campionamenti;
esecuzione di analisi degli elementi chimico‐fisici e chimici e degli elementi biologici;
elaborazione dei dati derivanti dal monitoraggio e relativa classificazione.
ARPA Lombardia svolge inoltre altre attività inerenti le acque superficiali e sotterranee, tra cui:
supporto tecnico‐scientifico a Regione Lombardia per le attività di pianificazione e programmazione;
gestione e realizzazione di monitoraggi e progetti relativi a problematiche o specificità territoriali;
gestione delle emergenze e degli esposti relativi a eventi di contaminazione delle acque.
Il presente documento, oltre a fornire un quadro sintetico sia territoriale che normativo, descrive lo stato di
qualità delle acque sotterranee ricadenti nel territorio di competenza del Dipartimento di Lecco a conclusione
del monitoraggio svolto nel 2012.
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2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO (tratto da PTCP della Provincia di Lecco)
Caratteri generali
La Provincia di Lecco ha una popolazione di 338 425 (aggiornamento al 31‐12‐2012) e si estende su una
superficie di 816 km², suddivisa in 90 comuni.
Immagine tratta da sito della Provincia di Lecco
Morterone è il secondo paese più piccolo d’Italia per numero di abitanti (37).
La provincia è organizzata in 7 circondari, in cui la popolazione è così percentualmente distribuita:
Circondario di Lecco: 29,1%
Circondario di Merate: 23,4%
Circondario di Casatenovo: 14,4%
Circondario della Valle S. Martino: 11,3 %
Circondario di Oggiono 11,3 %
Circondario del Lario Orientale 5,4%
Circondario della Valsassina 5,1 %
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La distribuzione della popolazione è disuniforme: il 37,8 % si trova nella porzione meridionale del territorio,
mentre i circondari della Valsassina e del Lario orientale, che occupano poco meno della metà del territorio
provinciale, hanno solo il 10,5 % della popolazione.
l territorio provinciale ha sviluppo francamente allungato nord‐sud e per oltre il del 70%della sua estensione è
montuoso, per il restante 30% collinare.
I confini sono delineati:
‐ a nord, per un brevissimo tratto, dalla valle del F. Adda sopralacuale;
‐ a nord e ad est dallo spartiacque delle prealpi orobiche e quindi dal Fiume Adda sublacuale;
‐ ad ovest dal Lago di Como (ramo orientale), dal lago di Pusiano e dal Fiume Lambro, oltre che dagli apparati
collinari;
‐ a sud invece il territorio si apre verso la pianura.
Orografia
Le principali dorsali montuose sono: Il sistema del Monte Legnone (2609 m); Il sistema del Pizzo dei Tre
Signori; Il sistema delle Grigne (2409 m); Il crinale Orobico; Il crinale del Monte Resegone (1875 m); i versanti
sud del Monte Cornizzolo (1240 m) , dei Corni di Canzo e del Moregallo.
Le principali valli/pianori della zona prealpina sono: i Piani di Bobbio e di Artavaggio; la Valvarrone ; la Valle di
Margno e Casargo del torrente Maladiga; la Valle del torrente Pioverna; l’Orrido di Bellano; la Valle Muggiasca
e di Esino Lario, la Valsassina con i versanti e i terrazzi di Barzio e di Moggio, I Piani di Balisio con Ballabio e i
Resinelli.
I principali rilievi pedemontani sono: il Monte Barro (922 m); La dorsale del Monte Crocione dal Poggio Piazzoli
al Monte Crosaccia (Colle Brianza); i rilievi di Montevecchia e Missaglia con la valle del Curone; il dosso di
Valgreghentino; i dossi di Sirone, Poggio Stolegarda di Oggiono, i rilievi di Monte Marenzo.
Infine, per quanto riguarda le colline ed i laghi intramorenici si distinguono le seguenti zone: ambito dei laghi
morenici (Pusiano e Annone), la Brianza Meratese, la Brianza Casatese e la Brianza Oggionese.
Idrografia
Il territorio lecchese, orograficamente moto articolato, comprende numerosi bacini lacustri.
Il principale è il ramo orientale del Lago di Como, che ne delimita il confine ad ovest, ed i successivi laghi di
Garlate ed Olginate lungo il Fiume Adda. Vi sono poi i laghi intramorenici di Annone/Alserio, Pusiano, Sartirana.
Il principale invaso artificiale è quello di Pagnona.
Per quanto riguarda i corsi d’acqua, la circolazione idrica è estremamente articolata, governata dalla complessa
orografia locale,con direzioni di deflusso superficiale anche da sud verso nord.
Il fiume Adda sublacuale è il principale corso d’acqua, ma nella zona intramorenica sono presenti anche un
breve tratto del Fiume Lambro (emissario del lago di Pusiano), il Torrente Bevera, i torrenti Molgora,
Molgoretta, Lavandaia, Curone nella Brianza casatese/meratese.
Nella zona pedemontana si mette in evidenza il Rio Torto con i suoi affluenti, che con decorso SW‐NW che
sfocia nel Lago di Lecco a Valmadera.
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Inoltre ogni conoide di deiezione torrentizia (da Calolzicorte a Colico) ha almeno un corso acqua significativo
che la percorre, sfociando nel Lago di Como o nel Fiume Adda.
Si mettono inoltre in evidenza il Torrente Pioverna in Valsassina, con decorso da sud verso nord e il T. Varrone
nella omonima valle. Fiumelatte, che sfocia nel Lario a Varenna, è il fiume più corto d’Italia.
I laghi intramorenici sono alimentati da brevi corsi d’acqua che dagli apparati collinari circostanti convergono
all’interno delle depressioni, oltre che da risorgenze.
Come meglio detto nel seguito, l’estrema articolazione orografica ed idrografica del territorio, unitamente alla
eterogeneità geologico/litologica da nord verso sud, comportano una variabilità ed eterogeneità dei caratteri
idrogeologici di complessa caratterizzazione e descrizione.
Economia
La Provincia di Lecco ha un tessuto produttivo molto radicato sul territorio, con aziende prevalentemente di
medio‐piccole dimensioni, anche storiche, ubicate anche nelle zone montane (parte alta di Lecco, Valsassina,
Valvarrone, comuni lacustri), con attività spesso potenzialmente impattanti sulle acque superficiali e
sotterranee.
Per quanto riguarda il settore primario, numerose sono le aziende agricole (coltivazioni ed allevamento anche
intensivo, soprattutto concentrate nella porzione meridionale della provincia).
Anche l’attività estrattiva cava/miniera è presente con ambiti anche molto ampi (Lecco, Galbiate, Cesana
Brianza, Cassago (ora cessata) e l’attività connessa allo sfruttamento di acque minerali e termali (Valsassina).
A quest’ultimo riguardo, si evidenziano lo sfruttamento di acque minerali (Norda) e in itinere, di acque termali
(Tartavalle Terme in Valsassina).
Per quanto riguarda il settore secondario, numerose e distribuite capillarmente sul territorio sono le attività
meccaniche, metallurgiche, fonderie, galvaniche, plastiche, chimiche, farmaceutiche, tessili (settore ora in
profonda crisi) distribuite anche nelle zone montuose.
Grande importanza hanno le attività connesse al terziario, alla produzione di energia idroelettrica (derivazioni
da corpi d’acqua superficiali), al turismo (in particolare lungo il lago e nelle zone montuose, soprattutto
invernale ai piani di Bobbio con impianti di innevamento artificiale ).
Le acque superficiali e sotterranee sono da sempre indispensabili per tale apparato produttivo, con
problematiche legate da un lato al rischio di sovrasfruttamento (vedi zone in cui il livello piezometrico si è
notevolmente abbassato rispetto a venti anni fa o tratti di alveo asciutti a valle di derivazioni), dall’altro di
contaminazione per presenza di attività impattanti su acquiferi spesso altamente vulnerabili e con pozzi filtrati
su più livelli acquiferi.
Si mette in evidenza la questione legata ai Piani di Bobbio e all’attività sciistica in espansione (con produzione
di innevamento artificiale) in una zona marcatamente carsica (di ricarica delle sorgenti di valle), o quella delle
pompe di calore, realizzate sempre più frequentemente in particolare per grosse strutture terziarie (es. centri
commerciali) spesso in assenza di studi idrogeologici di dettaglio.
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2.1 Inquadramento idrogeologico
Il Programma di Tutela ed Uso delle Acque individua nella pianura lombarda le seguenti aree idrogeologiche:
Zona di ricarica delle falde, corrispondente alle alluvioni oloceniche e ai sedimenti fluvioglaciali pleistocenici
nella parte settentrionale della pianura, dove l’acquifero è praticamente ininterrotto da livelli poco
permeabili. Quest’area si estende quasi tutta a monte della fascia delle risorgive. Sono queste le aree nelle
quali l’infiltrazione da piogge, nevi e irrigazioni, permette la ricarica della prima falda, tramite la quale può
pervenire alle falde profonde.
Zona di non infiltrazione alle falde, sempre nella parte alta della pianura, costituita dalle aree in cui affiora la
roccia impermeabile o dove è presente una copertura argillosa (depositi fluvioglaciali del Pleistocene medio
antico).
Zone ad alimentazione mista, nella zona centrale e meridionale della pianura, in cui le falde superficiali sono
alimentate da infiltrazioni locali, ma non trasmettono tale afflusso alle falde più profonde, dalle quali sono
separate da diaframmi poco permeabili. Quest’area corrisponde alla massima parte della pianura.
Zona di interscambio tra falde superficiali e profonde, in corrispondenza dei corsi d’acqua principali,
soprattutto del fiume Po.
Sulla base di tali individuazioni e in riferimento alle litologie presenti, alla disposizione geometrica nonché ai
fenomeni di circolazione idrica sotterranee, sono distinti tre complessi acquiferi principali separati da livelli
impermeabili continui ed estesi:
Acquifero superficiale
Acquifero tradizionale
Acquifero profondo
L’identificazione di quattro superfici di discontinuità stratigrafica di estensione regionale, rappresentanti limiti
di Sequenze Deposizionali, corrispondenti a delle tappe fondamentali nell’evoluzione del bacino, ha consentito
di individuare ed attribuire al Pleistocene quattro unità stratigrafiche denominate Unità A, Unità B, Unità C,
Unità D.
Le unità A, B, C, D sono state equiparate a corpi geologici di notevole estensione areale che costituiscono un
dominio dello spazio fisico in cui ha sede un sistema idrogeologico distinto. Nel complesso, l’insieme delle unità
idrostratigrafiche principali costituisce una successione di corpi sedimentari acquiferi (Gruppi Acquiferi)
costituiti a loro volta da corpi sedimentari acquiferi di rango e dimensioni inferiori (Complessi Acquiferi).
I Gruppi Acquiferi vengono così distinti:
Gruppo Acquifero A
Nel Gruppo Acquifero A rientrano le litologie più grossolane; il gruppo è prevalentemente rappresentato da
ghiaie e ghiaie grossolane, poligeniche a matrice sabbiosa da media a molto grossolana; sono molto
subordinati gli intervalli sabbiosi, con sabbia giallastra, da media a molto grossolana, spesso ciottolosa. Il
Gruppo Acquifero A è il primo presente a partire dal piano campagna nella media e bassa pianura e
corrisponde alle zone dei fondovalle principali nella zona dell’alta pianura.
Gruppo Acquifero B
E’ rappresentato da una successione di sedimenti, costituiti da sabbie medio‐grossolane e ghiaie a matrice
sabbiosa e caratterizzati da porosità e permeabilità elevate. I sedimenti fini, molto subordinati, sono limitati
alla parte bassa della successione con intercalazioni di argilla siltosa e silt di spessore da decimetrico a
metrico. Alla base del Gruppo Acquifero B è possibile individuare conglomerati localmente poco cementati
ed il Ceppo. Il Gruppo Acquifero B è il primo presente (dal piano campagna) nella zona dell’alta pianura e
delle colline moreniche.
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Gruppo Acquifero C
Il Gruppo Acquifero C è costituito da sedimenti marini di piattaforma caratterizzati dalla presenza di: argilla
siltosa‐sabbiosa grigia fossilifera. Si passa quindi ad ambienti transizionali, prima con un sistema litorale a
prevalente sabbia grigia fine e finissima, bioturbata, laminata o massiva, fossilifera, quindi a un sistema
deltizio a sabbia grigia, media, classata, laminata, a stratificazione media e spessa, con frustoli vegetali. In
alcuni ristretti settori dell’alta pianura e delle colline moreniche, laddove affiorano i depositi più antichi, il
Gruppo Acquifero C è il primo che si ritrova dal piano campagna.
Gruppo Acquifero D
Il Gruppo Acquifero D è rappresentato da una sequenza di facies negativa (Coarsening Upward – CU)
caratterizzata da argilla siltosa e silt con intercalazioni di sabbia fine e finissima in strati sottili alla base,
sabbia grigia fine e media bioturbata nella parte intermedia e ghiaia poligenica grigia alternata a sabbia nella
parte alta.
La suddivisione proposta si presenta a livello preliminare più agevole nella zona di media e bassa pianura,
mentre nelle zone di alta pianura terrazzata e collinare la situazione idrogeologica diventa più complessa. In
queste aree è possibile che alcuni Gruppi Acquiferi non siano presenti e pertanto i contatti verticali e laterali
non seguano la successione completa sopra descritta. Ad esempio, il Gruppo acquifero A può essere assente
nelle zone dei terrazzi antichi e presente solo nei fondovalle dei corsi d’acqua principali.
La struttura idrogeologica del territorio lombardo è caratterizzata anche da aree montane con una
concentrazione delle risorse delle aree carbonatiche (Monte Orsa‐Campo dei Fiori per Varese, Triangolo
Lariano e gruppo delle Grigne per le Province di Como e Lecco, Prealpi Bergamasche e Bresciane), con sorgenti
anche importanti. Nelle aree a rocce cristalline, che formano l’ossatura dell’arco alpino, invece, le risorse
idriche risultano di minore interesse e sono costituite da numerose sorgenti di limitate portate.
2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della Provincia di Lecco
(tratto da PTCP della Provincia di Lecco e studio geologico al PGT di Casatevovo – G. Beretta, M. Nespoli)
L’estrema articolazione del territorio lecchese unitamente alla eterogeneità geologico/litologica da nord verso
sud, comportano una variabilità ed eterogeneità dei caratteri idrogeologici di complessa caratterizzazione e
descrizione.
La geologia complessa ed articolata, giacchè, estendendosi il territorio provinciale in senso nord‐sud, sono
rappresentate sia la geologia del sistema Alpino (Monte Legnone e Valvarrone) con rocce metamorfiche, sia la
sequenza sedimentaria del sistema del sudalpino (Gruppo delle Grigne, ecc).
Le sequenze metamorfiche della porzione più settentrionali presentano circolazione idrica soprattutto lungo le
zone di fratturazione, legate sia alla natura scistosa sia alla fessurazione/fatturazione, da ricondurre alla
tettonica locale. Le sorgenti in queste zone non hanno generalmente portata elevata e neppure costante e
possono presentare fenomeni di contaminazione naturale da arsenico, connessi alla litologia dei litotipi
attraversati (zona di Sueglio, Dorio, Introzzo). In queste zone, per la stabilizzazione di DGPV, sono stati
realizzati sistemi di drenaggio profondo e le acque così derivate sono utilizzate per la produzione di energia
idroelettrica.
Le unità sedimentarie affioranti nel territorio di Lecco hanno un’età compresa tra il Carbonifero superiore
(Paleozoico) ed il Paleogene‐Neogene basale, rappresentato dalle molasse alpine. Tali unità stratigrafiche sono
caratterizzate da deformazioni per sovrascorrimenti sud‐vergenti, che coinvolgono probabilmente anche il
basamento e che causano sensibili fenomeni di raccorciamento crostale.
Le scaglie tettoniche, rigide rispetto alla geologia circostante, si sono accavallate da nord verso sud a costituire i
rilievi principali dell’area, da cui prendono il nome: la scaglia della Grigna settentrionale, la scaglia della Grigna
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meridionale e del M. Coltignone, (che comprende il M. Melma ed i Piani d’Erna), la scaglia del M. Due Mani e
Resegone e quella della Corna Camozzera.
Le sequenze carbonatiche presentano permeabilità secondaria per lo più connessa a processi di dissoluzione
carbonatica anche molto importanti (gruppo montuoso delle Grigne/Grignetta/Resegone, Piani di Bobbio,) con
importanti sorgenti carsiche sia sui versanti ovest che est.
Nella porzione meridionale sono presenti i depositi flyshoidi, costituiti de sequenze arenaceo‐pelitiche, la cui
permeabilità viene normalmente considerata nulla, anche se studi a riguardo.
Nell'area pedemontana la serie sovrastante il substrato roccioso è contraddistinta dall'unità delle Argille
Villafranchiane alla quale sono intercalate lenti ghiaioso‐sabbiose, che possono essere sede di falde confinate,
in genere con circolazione idrica limitata.
Al di sopra di questa litozona argillosa, che per le scarse caratteristiche di permeabilità costituisce
normalmente il sostegno della falda più superficiale, compaiono terreni a maggiore granulometria
rappresentati da litotipi conglomeratici, ghiaioso‐sabbiosi e ghiaioso‐limosi, separati da lenti argilloso‐limose
per lo più discontinue.
Tra di essi è d'uso operare una suddivisione tra i litotipi prevalentemente conglomeratici ("Ceppo" Auct.) che
compaiono verso la base e la soprastante serie glaciale quaternaria, identificata in ordine temporale dalle unità
Mindel, Riss e Würm Auct.
I conglomerati tipo "Ceppo" formano generalmente il primo acquifero a falda libera, in quanto la sovrastante
serie Mindel‐Riss‐Würm Auct. risulta generalmente improduttiva per le scarse caratteristiche di permeabilità,
insatura per l'elevata profondità del livello piezometrico.
La serie glaciale quaternaria sovrastante il "Ceppo" (o talora direttamente al substrato impermeabile sia esso
rappresentato dal substrato roccioso o da argille villafranchiane) presenta sotto l'aspetto litologico marcate
variazioni laterali e verticali nei caratteri granulometrici e di stato di fessurazione, che condizionano il flusso e
l'immagazzinamento delle risorse idriche sotterranee.
L’azione glaciale, attraverso fenomeni di deposizione ed escavazione, ha determinato la deposizione di estese
cerchie e coltri moreniche; alla serie di rilievi morenici e piane intermoreniche, si intervallano locali elevazioni
del substrato roccioso prequaternario.
Gli orizzonti più produttivi sono rinvenibili in settori localizzati in cui sono presenti forti accumuli ghiaioso‐
sabbiosi ("paleoalvei).
Queste strutture idrogeologiche, presenti nella porzione meridionale del territorio provinciale, sono
particolarmente importanti poiché costituiscono zone preferenziali per la ricarica degli acquiferi ad opera delle
acque di infiltrazione (fluviali e meteoriche) e consentono il trasferimento delle acque sotterranee dalle zone
pedemontane a quelle di alta e media pianura.
Le strutture di paleoalveo formate dai terreni più recenti contengono una falda libera che è in comunicazione
con quella contenuta nel "Ceppo" e pertanto tali unità possono essere accomunate nella definizione di "primo
acquifero".
Infine, per quanto riguarda le coperture terrigene più recenti, si possono distinguere i depositi ricollegabili al
trasporto fluviale e/o lacustre, all’azione gravitativa di versante e all’intervento antropico, anch’essi sede di
circolazione idrica sotterranea a volte importante per l’approvvigionamento idrico locale.
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3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
La normativa sulla tutela delle acque superficiali e sotterranee trova il suo principale riferimento nella
Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per
l'azione comunitaria in materia di acque. Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 norme in materia
ambientale, con le sue successive modifiche ed integrazioni, recepisce formalmente la Direttiva 2000/60/CE,
abrogando il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.
La Direttiva Quadro rafforza la consapevolezza che le acque sotterranee sono una riserva strategica
difficilmente rinnovabile e risanabile, una volta alterato l’equilibrio quali‐quantitativo. La Direttiva Quadro
individua nel regime di livello delle acque sotterranee il parametro per la classificazione dello stato quantitativo,
mentre all’art.17 prevede che il Parlamento Europeo e il Consiglio adottino “misure per prevenire e controllare
l’inquinamento delle acque sotterranee”, stabilendo i criteri per la valutazione del buono stato chimico e per
individuare le “tendenze significative e durature all’aumento” di inquinanti. A ciò risponde la Direttiva
2006/118/CE “Protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”, che esplica e
definisce, per le acque sotterranee, gli elementi per la definizione del buono stato chimico. La Direttiva
2006/118/CE è stata recepita a livello nazionale con il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30.
É necessario menzionare anche il decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219, che recepisce la Direttiva
2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e la Direttiva
2009/90/CE che stabilisce specifiche tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque.
La normativa di settore preposta alla tutela del suolo e delle acque dall’inquinamento di nitrati provenienti da
fonti agricole prende il nome di “Direttiva Nitrati” (Direttiva 91/676/CEE), recepita in Italia dal Dlgs 152/99 e
ripresa dal Dlgs 152/06. La Direttiva è finalizzata a ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque causato dai
nitrati di origine agricola attraverso l’introduzione di corrette pratiche di fertilizzazione, riservando particolare
attenzione al bilancio dell’azoto nel terreno e individuando, per il settore agricolo, le norme tecniche relative
alla fertilizzazione e alla gestione degli effluenti degli allevamenti, allo scopo di limitare il fenomeno della
lisciviazione/infiltrazione dell’azoto nitrico. In particolare l’articolo 92 del Dlgs 152/06 attribuisce alle Regioni i
seguenti compiti:
‐ monitoraggio finalizzato alla verifica delle concentrazioni di nitrati nelle acque;
‐ designazione delle zone vulnerabili ai nitrati ZVN;
‐ integrazione dei codici di buona pratica agricola;
‐ definizione e attuazione dei programmi d’azione nelle ZVN.
La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26, ha indicato il Piano di
gestione del bacino idrografico come strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici,
attraverso un approccio che integra gli aspetti qualitativi e quantitativi, ambientali e socio‐economici. Il Piano
di gestione, che prevede come riferimento normativo nazionale ancora il Dlgs 152/99, è costituito da:
‐ Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia, approvato dal Consiglio
regionale il 28 luglio 2004;Programma di tutela e uso delle acque (PTUA), approvato con DGR del 29
marzo 2006, n. 8/2244.
Più recentemente, in attuazione della Direttiva 2000/60/CE, L’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato il
Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po – PdGPo (Deliberazione n. 1 del 24 febbraio 2010). Il
Piano di Gestione è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico‐operativo mediante il quale sono
programmate le misure finalizzate a garantire la corretta utilizzazione delle acque e il perseguimento degli
scopi e degli obiettivi ambientali stabiliti dalla Direttiva 2000/60/CE. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri 8 febbraio 2013 è l’atto formale che completa l’iter di adozione del Piano di Gestione del Distretto
idrografico Padano.
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3.1Obiettivi di qualità
La normativa prevede il conseguimento degli obiettivi di qualità per i corpi idrici sotterranei.
I Piani di tutela adottano le misure atte a conseguire gli obiettivi seguenti entro il 22 dicembre 2015:
‐ mantenimento o raggiungimento per i corpi idrici superficiali e sotterranei dell’obiettivo di qualità
ambientale corrispondente allo stato “buono”;
‐ mantenimento, ove già esistente, dello stato di qualità “elevato”;
‐ mantenimento o raggiungimento degli obiettivi di qualità per specifica destinazione per i corpi idrici ove
siano previsti.
La normativa prevede inoltre la possibilità di differimento dei termini per il conseguimento degli obiettivi –
proroga al 2021 o al 2027 – a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento e che nel Piano di
Gestione siano fornite adeguate motivazioni e l’elenco dettagliato delle misure previste.
Vi è inoltre la possibilità di fissare obiettivi ambientali meno rigorosi – deroga – nei casi in cui, a causa delle
ripercussioni dell’impatto antropico o delle condizioni naturali non sia possibile o sia esageratamente oneroso il
loro raggiungimento.
Nel vigente Piano di Gestione, per la Lombardia è stata prevista la proroga al 2021 o al 2027 degli obiettivi su
alcuni corpi idrici per i quali la situazione appare più compromessa a causa delle numerose pressioni di varia
origine.
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3.2 Corpi idrici
In base a quanto previsto dalla normativa vigente, Regione Lombardia, in collaborazione con ARPA Lombardia,
ha provveduto nell’anno 2009 all’identificazione dei corpi idrici sotterranei.
Come definito dal Dlgs 152/06 e smi, un corpo idrico sotterraneo è “un volume distinto di acque sotterranee
contenute da una o più falde acquifere”, considerando come falda acquifera “uno o più strati sotterranei di
roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque
sotterranee o l’estrazione di quantità significative di acque sotterranee”.
La procedura per l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei ha avuto avvio
dall’identificazione dei Complessi Idrogeologici (sette tipologie, partendo dal quadro di riferimento nazionale
“Carta delle risorse idriche sotterranee di Mouton”). All’interno dei Complessi Idrogeologici individuati sono
stati identificati gli acquiferi sulla base di considerazioni di natura idrogeologica ed in particolare sulla base dei
flussi significativi e dei quantitativi significativi. Successivamente si è proceduto all’identificazione dei corpi
idrici sotterranei, sulla base di criteri di tipo fisico e dei confini idrogeologici derivanti dalla suddivisione della
pianura lombarda in bacini ad opera dell’azione prevalentemente drenante che i corsi d’acqua principali (Sesia,
Ticino, Adda, Oglio, Mincio) esercitano sulla falda. Come previsto dal Dlgs 30/2009, se il corpo idrico
sotterraneo alla scala di riferimento può essere accuratamente descritto, esso coincide con l’acquifero;
viceversa è necessario applicare una ulteriore suddivisione tenendo conto dei confini idrogeologici, degli
spartiacque sotterranei e delle linee di flusso. Pertanto, sulla base dell’identificazione delle quattro superfici di
discontinuità stratigrafica (sequenze deposizionali corrispondenti alle tappe dell’evoluzione del bacino), delle
Unità A, B, C, D (corpi geologici di notevole estensione areale) e della fascia dei fontanili (che delinea la
transizione tra Alta e Bassa Pianura), è stato possibile individuare cinque Sistemi Acquiferi:
1. Sistema Acquifero Superficiale di Pianura
2. Sistema del Secondo Acquifero di Bassa Pianura
3. Sistema Acquifero Profondo di Pianura
4. Sistema di Fondovalle
5. Sistema Collinare e Montano
All’interno di essi sono stati individuati venti Corpi Idrici e tre Sistemi Idrogeologici afferenti al Sistema collinare
e montuoso. In Tabella 1 è riportato l’elenco dei Corpi idrici Sotterranei.
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Tabella 1
SISTEMA ACQUIFERO SUPERFICIALE DI PIANURA (ACQUIFERO A e B di alta pianura + acquifero A di bassa
pianura) E PRINCIPALI FONDOVALLE ALPINI
GWB‐A1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero A
GWB‐A2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero A
GWB‐A3A Bacino Adda‐Ticino di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B
GWB‐A3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero A
GWB‐A4A Bacino Adda‐Oglio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B
GWB‐A4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A
GWB‐A5A Bacino Oglio‐Mincio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B
GWB‐A5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A
GWB‐A5O Bacino Oglio‐Mincio Oltrepo Mantovano ‐ Acquifero A
GWB‐FTE Fondovalle Valtellina
GWB‐FCH Fondovalle Valchiavenna
GWB‐FCA Fondovalle Valcamonica
GWB‐FTR Fondovalle Valtrompia
GWB‐FSA Fondovalle Valsabbia
SISTEMA DEL SECONDO ACQUIFERO DI BASSA PIANURA (ACQUIFERO B)
GWB‐B1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero B
GWB‐B2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero B
GWB‐B3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero B
GWB‐B4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B
GWB‐B5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B
SISTEMA ACQUIFERO PROFONDO DI PIANURA
GWB‐C0U Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C
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3.3 Classificazione dei corpi idrici sotterranei
La normativa vigente prevede che lo stato di un corpo idrico sotterraneo sia determinato dal valore più basso
del suo stato chimico e del suo stato quantitativo.
3.3.1 Stato chimico
Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato chimico quando ricorra una delle seguenti
condizioni:
sono rispettate le condizioni riportate all’Allegato 3, Parte A, Tabella 1 del Dlgs 30/09 (ossia che le
concentrazioni di inquinanti siano tali da non presentare effetti di intrusione salina o di altro tipo, da
non superare gli standard di qualità applicabili e da permettere il raggiungimento degli obiettivi
ambientali per le acque superficiali connesse);
sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui
all’Allegato 3, Parte A, Tabelle 21 e 32 del Dlgs 30/09, in ognuno dei siti individuati per il monitoraggio
del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di corpi idrici sotterranei;
lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia è superato in uno o più siti di
monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20% dell’area totale o del volume del corpo
idrico per una o più sostanze ed un’appropriata indagine conferma che non siano messi a rischio:
gli obiettivi prefissati per il corpo idrico,
gli ambienti superficiali connessi,
gli utilizzi e la salute umani.
La classificazione dello stato chimico delle acque sotterranee viene attualmente effettuata attraverso
l’applicazione dell’indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee), in continuità con la classificazione
prevista dal Dlgs 152/99 e smi.
Lo SCAS viene calcolato utilizzando il valore medio, rilevato per ogni parametro monitorato, nel periodo di
riferimento, mediante l’attribuzione di classi di qualità. L’indice presenta cinque classi:
classe 1: impatto antropico nullo o trascurabile e pregiate caratteristiche idrochimiche;
classe 2: impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e buone caratteristiche idrochimiche;
classe 3: impatto antropico significativo e caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con
alcuni segnali di compromissione;
classe 4: impatto antropico rilevante e caratteristiche idrochimiche scadenti;
classe 0: impatto antropico nullo o trascurabile, ma presenza di particolari facies idrochimiche che
portano ad un abbassamento della qualità.
Le classi vengono attribuite sulla base del livello di concentrazione dei parametri monitorati per ciascun punto
della rete.
1
Tabella 2: Standard di qualità per nitrati e sostanze attive nei pesticidi (compresi i loro pertinenti metaboliti,
prodotti di degradazione e di reazione).
2
Tabella 3: Valori soglia per metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, policiclici aromatici,
alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, nitrobenzeni,
clorobenzeni, pesticidi, diossine e furani, altre sostanze.
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3.3.2 Stato quantitativo
Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato quantitativo quando sono soddisfatte le seguenti
condizioni:
il livello delle acque sotterranee nel corpo idrico sotterraneo è tale che la media annua dell’estrazione a
lungo termine non esaurisca le risorse idriche sotterranee disponibili e di conseguenza il livello
piezometrico non subisca alterazioni antropiche tali da:
impedire il conseguimento degli obiettivi ecologici per le acque superficiali connesse;
comportare un deterioramento significativo della qualità delle acque;
recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico
sotterraneo;
inoltre, alterazioni della direzione di flusso risultanti da variazioni del livello possono verificarsi, su base
temporanea o permanente, in un’area delimitata nello spazio; tali inversioni non causano tuttavia
un’intrusione di acqua salata o di altro tipo né imprimono alla direzione di flusso alcuna tendenza
antropica duratura e chiaramente identificabile che possa determinare le intrusioni.
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3.4 Tipi di monitoraggio
L’obiettivo del monitoraggio è quello di stabilire un quadro generale dello stato chimico e quantitativo delle
acque sotterranee e permettere la classificazione di tutti i corpi idrici sotterranei.
Il Dlgs 30/09 prevede una rete per il monitoraggio chimico e una rete per il monitoraggio quantitativo al fine
di integrare e validare la caratterizzazione e la definizione del rischio di non raggiungimento dell’obiettivo di
buono stato chimico e quantitativo.
La rete per il monitoraggio chimico si articola in:
rete di monitoraggio di sorveglianza finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la
identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire
informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni
di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli
impatti;
rete di monitoraggio operativo finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a
rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e
durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti.
La definizione delle reti di monitoraggio di sorveglianza e operativo determina l’attribuzione ai corpi idrici che
ne fanno parte di specifici programmi di monitoraggio che si differenziano per durata, componenti monitorate
e frequenze seguite. In particolare:
Monitoraggio di sorveglianza: è da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idrografico
(previsto ogni 6 anni), che va effettuato nei corpi idrici o gruppi di corpi idrici sia a rischio che non a
rischio. Questo tipo di monitoraggio è inoltre utile per definire le concentrazioni di fondo naturale e le
caratteristiche del corpo idrico.
Monitoraggio operativo: è richiesto solo per i corpi idrici a rischio di non raggiungere gli obiettivi di
qualità e deve essere eseguito tutti gli anni nei periodi intermedi tra due monitoraggi di sorveglianza a
una frequenza sufficiente a rilevare gli impatti delle pressioni e, comunque, almeno una volta l’anno.
Deve essere finalizzato principalmente a valutare i rischi specifici che determinano il non
raggiungimento degli obiettivi di qualità.
Il monitoraggio quantitativo viene svolto con frequenza mensile o trimestrale (sulla base della profondità dei
pozzi/piezometri appartenenti alla rete) e permette di ottenere utili informazioni sull’andamento delle
piezometrie.
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4 LA RETE DI MONITORAGGIO
4.1 La rete di monitoraggio regionale
La rete di monitoraggio ARPA si configura ad oggi come rete per il monitoraggio di sorveglianza (ai sensi del
Dlgs 30/09). Il monitoraggio di sorveglianza (da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino
idrografico, previsto ogni 6 anni), viene effettuato nei corpi idrici sotterranei o gruppi di corpi idrici sotterranei
sia a rischio che non a rischio di raggiungimento dell’obiettivo di qualità di buono stato chimico.
La rete regionale comprende 474 punti per il monitoraggio qualitativo (Figura 1) e 398 punti per il monitoraggio
quantitativo (Figura 2); su alcuni punti vengono effettuate entrambe le tipologie di monitoraggio.
La definizione dello Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) è basata sul monitoraggio delle seguenti
tipologie di sostanze:
• inquinanti soggetti a standard di qualità individuati a livello comunitario (Tabella 2, Allegato 3 – Dlgs
30/09);
• inquinanti soggetti a valori soglia individuati a livello nazionale (Tabella 3, Allegato 3 – Dlgs 30/09).
L’adeguamento del monitoraggio a quanto previsto dal Dlgs 30/09 ha quindi portato – rispetto al passato ‐ ad
una integrazione dei profili analitici (con la ricerca di alcune sostanze in precedenza non previste). I parametri
chimici monitorati sono raggruppabili nelle seguenti categorie:
Parametri generali
Metalli
Inquinanti inorganici
Policiclici aromatici
Alifatici clorurati cancerogeni
Alifatici clorurati non cancerogeni
Alifatici alogenati cancerogeni
Nitrobenzeni
Clorobenzeni
Pesticidi
Diossine e furani
Composti organici aromatici
Sui punti appartenenti ai vari corpi idrici sotterranei è prevista la determinazione dei parametri delle categorie
sopra‐descritte attraverso due campionamenti all’anno (una campagna primaverile e una campagna autunnale).
I profili analitici, per ciascun punto (o gruppi di punti) della rete, sono definiti sulla base delle pressioni gravanti
sul territorio, della struttura idrogeologica, delle proprietà chimico‐fisiche dei contaminanti e dei risultati dei
monitoraggi relativi agli anni precedenti.
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Figura 1
Figura 2
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4.2 La rete di monitoraggio nella Provincia di Lecco
Le reti di monitoraggio delle acque sotterranee della Provincia di Lecco (anno 2012) sono costituite da 18 punti
di monitoraggio qualitativo (Tabella 2, Figura 3) e da 19 punti di monitoraggio quantitativo (Tabella 3, Figura 4).
I punti appartengono ai seguenti corpi idrici:
Bacino Adda di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B;
Primi tratti di un unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C;
Acquifero locale (acquiferi di paleolaveo, conoide, ecc).
Le principali pressioni gravanti sul territorio interessato dalle reti di monitoraggio sono:
‐ Prelievi acque sotterranee ad uso potabile, industriale, irriguo, zootecnico;
‐ Spandimenti concimi e reflui zootecnici;
‐ Scarichi nel suolo e nel sottosuolo, sistemi fognari/di depurazione;
‐ Attività industriali esistenti;
‐ Aree industriali dismesse, aree in cui sono stati stoccati/interrati rifiuti, serbatoi;
‐ Aree bonifica.
Tabella 2 – Rete di monitoraggio qualitativo.
RETE QUALITATIVA
n. COMUNE CODICE GRUPPO ACQUIFERO UTILIZZO
1 CALCO PO0970120U0002 A POTABILE
2 CALOLZIOCORTE PO0970130U0002 Acq. Locale POTABILE
3 CASATENOVO PO0970160R0101 B IRRIGUO
4 CERNUSCO LOMBARDONE PO0970200U0003 Acq. Locale POTABILE
5 COSTA MASNAGA PO0970260U0001 Acq. Locale POTABILE
6 IMBERSAGO PO0970390U0003 Bc POTABILE
7 MERATE PO0970480U0001 A POTABILE
8 MISSAGLIA PO0970490R0001 Acq. Locale INDUSTRIALE
9 MISSAGLIA PO0970490R0101 B ZOOTECNICO
10 MISSAGLIA PO0970490U0002 Acq. Locale POTABILE
11 MONTICELLO BRIANZA PO0970540U0001 Bc POTABILE
12 OSNAGO PO0970610U0001 Bc POTABILE
13 OSNAGO PO0970610U0011 C POTABILE
14 VALGREGHENTINO PO0970820U0002 Acq. Locale POTABILE
15 VERCURAGO PO0970860U0001 Acq. Locale POTABILE
16 VERDERIO SUPERIORE PO0970880R0001 B INDUSTRIALE
17 VERDERIO SUPERIORE PO0970880U0001 B POTABILE
18 VIGANO' PO0970900U0001 Acq. Locale POTABILE
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Tabella 3 – Rete di monitoraggio quantitativo.
RETE QUANTITATIVA
n. COMUNE CODICE GRUPPO ACQUIFERO UTILIZZO
1 CALCO PO0970120U0002 A POTABILE
2 CASATENOVO PO0970160R0102 B IRRIGUO
3 CERNUSCO LOMBARDONE PO0970200U0001 Acq. Locale POTABILE
4 CERNUSCO LOMBARDONE PO0970200U0002 Acq. Locale POTABILE
5 CERNUSCO LOMBARDONE PO0970200U0003 Acq. Locale POTABILE
6 COSTA MASNAGA PO097026NR0001 Acq. Locale MONITORAGGIO ATTIVITA’ MINERARIA
7 IMBERSAGO PO0970390U0003 Bc POTABILE
8 MERATE PO0970480U0001 A POTABILE
9 MERATE PO0970480U0002 A POTABILE
10 MISSAGLIA PO0970490R0101 B ZOOTECNICO
11 MISSAGLIA PO0970490U0002 Acq. Locale POTABILE
12 MONTICELLO BRIANZA PO0970540U0001 Bc POTABILE
13 OSNAGO PO0970610U0015 B POTABILE
Figura 3
Figura 4
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5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE
5.1 Stato chimico
Lo stato chimico delle acque sotterranee del territorio della provincia di Lecco relativamente ai punti
monitorati nel triennio 2009, 2010, 2011 è riportato in Tabella 43.
Per ciascun punto della rete di monitoraggio, accanto all’indice sintetico sono riportati gli inquinanti causa di
“attenzione” e causa dell’abbassamento dello SCAS in classe 4 (“scarso”).
Tabella 4
2010 2
CALCO PO0970120U0002
2011 2
2009 3 Nitrati
CASATENOVO PO0970160R0101 2010 3 Nitrati
2011 3 Nitrati
2009 3 Nitrati
CERNUSCO LOMBARDONE PO0970200U0003 2010 3 Nitrati
2011 3 Nitrati
2009 3 Nitrati
COSTA MASNAGA PO0970260U0001 2010 3 Nitrati
2011 3 Nitrati
2009 2
IMBERSAGO PO0970390U0003 2010 2
2011 2
2009 3 Nitrati
MERATE PO0970480U0001 2010 3 Nitrati
2011 3 Nitrati
2009 3 Nitrati
Bromo‐dicloro‐
MISSAGLIA PO0970490R0001 metano, Dibromo‐
2010 4 Nitrati, Triclorometano cloro‐metano
2011 3 Nitrati
2009 4 Nitrati Tetracloroetilene
Bromo‐dicloro‐
MISSAGLIA PO0970490R0101 Nitrati, Dibromo‐cloro‐ metano,
2010 4 metano Tetracloroetilene
2011 4 Nitrati Tetracloroetilene
Nitrati,
2010 3 Tetracloroetilene
MISSAGLIA PO0970490U0002
Nitrati,
2011 3 Tetracloroetilene
2009 2
MONTICELLO BRIANZA PO0970540U0001 2010 2
2011 2
OSNAGO PO0970610U0001 2009 4 Nitrati Triclorometano
3
A causa di problemi logistici o di regime idraulico, il numero dei punti della rete può subire modifiche e di
conseguenza può variare (anche se di poche unità) il numero dei monitoraggi effettuati.
In Tabella 4 sono riportati i punti monitorati contemporaneamente negli anni 2009, 2010, 2011.
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Triclorometano,
2010 4 Nitrati Atrazina desisopropil
Tetracloroetilene,
Diclorobenzammide
2011 4 Nitrati, Triclorometano 2,6
2009 3 Nitrati
2010 4 Nitrati Tetracloroetilene
OSNAGO PO0970610U0011
Nitrati,
2011 4 Diclorobenzammide 2,6 Tetracloroetilene
2010 4 Nitrati Triclorometano
OSNAGO PO0970610U0015
2011 3 Nitrati
2009 4 Nitrati Tetracloroetilene
Bromo‐dicloro‐
VERDERIO SUPERIORE PO0970880R0001 Nitrati, metano,
2010 4 Tetracloroetilene Triclorometano
2011 4 Nitrati Tetracloroetilene
Nitrati,
2009 4 Tetracloroetilene
VERDERIO SUPERIORE PO0970880U0001
2010 4 Nitrati, Triclorometano Tetracloroetilene
2011 4 Tetracloroetilene Nitrati
2009 2
VIGANO` PO0970900U0001 2010 2
2011 2
2009 3 Nitrati
USMATE VELATE PO0152270U0002 2010 3 Nitrati
2011 3 Nitrati
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Lo SCAS relativo all’anno 2012 per i punti della rete di monitoraggio qualitativo è riportato in Tabella 5.
Tabella 5 Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) relativo all’anno 2012.
COMUNE
CODICE
Contaminazione di
SCAS (tiene CAUSE
presunta origine
SCAS conto della ATTENZIONE CAUSE SCAS SCARSO
naturale superiore
classe 0) (75%LIM<VAL<LIM)
ai limiti
CALCO PO0970120U0002 2 2
Arsenico
Triclorometano
Esaclorobenzene
Aldrin Sommatoria
(aldrin, dieldrin,
CALOLZIOCORTE 4 4 Dieldrin
endrin, isodrin)
Propanil
Tetracloroetano
1,1,2,2 Tricloroetano
PO0970130U0002 1,1,2
Tetracloroetilene
CASATENOVO PO0970160R0101 4 4 Nitrati Ferro
Ferro
CERNUSCO
PO0970200U0003 3 3 Nitrati
LOMBARDONE
COSTA MASNAGA PO0970260U0001 2 2
IMBERSAGO PO0970390U0003 2 2
MERATE PO0970480U0001 3 3 Nitrati
MISSAGLIA PO0970490R0001 3 3 Nitrati
Nichel
MISSAGLIA PO0970490R0101 4 4 Nitrati
Tetracloroetilene
Nichel Triclorometano
Tetracloroetilene
MISSAGLIA 4 4 Bromo‐dicloro‐
metano Dibromo‐
PO0970490U0002 cloro‐metano
MONTICELLO BRIANZA PO0970540U0001 2 2
Diclorobenzammide
OSNAGO PO0970610U0001 4 4 Nitrati
2,6
Nitrati,
OSNAGO PO0970610U0011 4 4 Diclorobenzammide Tetracloroetilene
2,6
USMATE VELATE PO0152270U0002 3 3 Nitrati
VALGREGHENTINO PO0970820U0002 4 4 Triclorometano Tetracloroetilene
VERCURAGO PO0970860U0001 4 0 Arsenico Ferro Arsenico Ferro
Nichel
VERDERIO SUPERIORE PO0970880R0001 4 4 Nitrati
Tetracloroetilene
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Gli acquiferi in loc. Arlate del Comune di Calco (PO0970120U0002), di Imbersago (PO0970390U0003) lungo la
valle dell’Adda, di Monticello Brianza (PO0970540U0001) in loc. Torriggia e Viganò (PO0970900U0001)
confermano nel 2012 lo SCAS degli anni precedenti (2), e permangono quelli di più elevato stato qualitativo
della Provincia di Lecco tra quelli monitorati.
In Comune di Costa Masnaga l’acquifero monitorato in loc. Colombaio (PO0970260U0001) collocato lungo la
valle del torrente Bevera, per il triennio 2009‐2011 è stato attribuito alla classe 3 per il parametro nitrati,
mentre nel 2012 alla classe 2, c dato che i nitrati, si sono mantenuti in concentrazioni < 25 mg/l. E’ l’unico caso
di acquifero in cui si ha abbassamento di SCAS per il 2012.
In Comune di Casatenovo l’acquifero monitorato con il pozzo (PO0970160R0101), nel 2209‐2011 è stato
assegnato alla classe 3, per nitrati in concentrazioni < 50mg/l. Nel 2012 ha visto un peggioramento della
qualità delle acque con passaggio alla classe 4 per presenza, oltre ai nitrati in concentrazioni < 50mg/l, anche di
tetracloroetilene nella campagna di novembre (2,6 µg/l) e ferro (528 µg/l ). Il pozzo si trova in un’area coltivata
anche in modo intensivo, mentre gli apparati produttivi noti sono piuttosto distanti.
In Comune di Missaglia l’altro caso in cui è stato riscontrato per il 2012 un peggioramento nella qualità delle
acque sotterranee è l’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970490U0002), ubicato ungo la paleovalle del
Torrente Lavandaia, che nel biennio 2010‐2011 era stato assegnato alla classe 3 per nitrati e tetraclorotilene
(75%LIM<VAL<LIM), mentre nel 2012 è stato assegnato alla classe 4 per superamento dei valori limite, almeno
per una campagna, per nichel (150 µg/l nel mese di novembre 2012), triclorometano, tetracloroetilene,
bromo‐dicloro‐metano e dibromo‐cloro‐metano.
Il nichel, è stato riverificato nel gennaio 2013 ed è stato riscontrato in concentrazione di 12 µg/l.
Sempre in Comune di Missaglia andamento altalenante (classe3‐4) caratterizza dall’avvio del monitoraggio
l’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970490R0001), lungo la valle del Torrente Lavandaia, circa 1 Km a
sud del pozzo Maresso 2. Negli anni 2009‐2010‐2011 era stato attribuito rispettivamente alle classi 3 (nitrati) ‐
4 (nitrati come attenzione, triclorometano, bromo‐dicloro‐metano, dibromo‐cloro‐metano) ‐3 (nitrati) mentre
nel 2012 è stato attribuito alla classe 3 per nitrati < 50mg/l.
Infine, sempre in Comune di Missaglia si trova il pozzo (PO0970490R0101), ubicato circa 1 Km ad est del
(PO0970490U0002) ma in posizione di terrazzo morfologico. L’acquifero monitorato tramite questo pozzo nel
triennio precedente era stato attribuito alla classe 4 per tetracloroetilene e bromo‐dicloro‐metano oltre che
per nitrati come causa di attenzione. Nel 2012 è riconfermato in classe 4 per tetracloroetilene e nichel. Il nichel,
come per il pozzo (PO0970490U0002), è stato riverificato nel gennaio 2013 ed è stato determinato in
concentrazioni <5 µg/l.
Si riconferma, per la zona di Missaglia, compromissione (nota storicamente) dell’acquifero in particolare da
tetracloroetilene. A tale riguardo la Regione Lombardia con DGR del n. IX/3510 3.05.2012, su progetto
presentato da Arpa/Provincia di Lecco ha finanziato lo studio per la definizione del plume di contaminazione e
al momento si è in attesa della realizzazione dei piezometri .
Per quanto riguarda la pressioni antropiche, a monte di tali pozzi (in particolare del Maresso 2) si trova l’area
industriale di Missaglia, con stabilimenti produttivi anche datati (il pozzo Tessitura Giussani è all’interno di una
tessitura storica, circondato dai boschi) e i pozzi si trovano nei campi coltivati anche in modo intensivo, oltre
che oggetto di spandimento di concime.
Per quanto riguarda i Comuni di Merate con il pozzo (PO0970480U0001) e Cernusco Lombardone con il pozzo
(PO0970200U0003), ubicati lungo il paleoalveo del Torrente Molgora e con acquiferi idrogeologicamente
correlabili, si riconfermano i dati del triennio 2009‐2011 (classe 3 per nitrati in concentrazioni <50mg/l).
Per quanto riguarda le pressioni antropiche, tali pozzi si trovano in zone verdi/residenziali e coltivate, soggette
a spandimento di concime, attraversate, anche in prossimità dei pozzi stessi, da tubazioni e scolmatori fognari.
Attività produttive anche dismesse sono presenti a macchia di leopardo su più tratti dei territori comunali.
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In Comune di Osnago, il monitoraggio qualitativo riguarda il pozzo (PO0970610U0001) e il pozzo
(PO0970610U0011). Nel 2010 e 2011 è stato campionato anche il pozzo (PO0970610U0015) in
sostituzione/affiancamento del pozzo (PO0970610U0011), quest’ultimo in più occasioni fuori uso.
Il comune di Osnago rappresenta con Verderio le propaggini meridionali del territorio provinciale e gli acquiferi
mostrano i primi caratteri di suddivisione nel doppio acquifero di pianura. I pozzi sono plurifenestrati fino a
profondità anche superiori ai 100 metri.
L’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970610U0001), per il triennio 2009‐2011 è stato attribuito alla
classe 4 per triclorometano, tetracloroetilene, atrazina desipropil e diclorobenzammide 2,6 (presenti non
contemporaneamente in tutte le campagne) oltre che nitrati (in concentrazioni < 50mg/l). Nel 2012 è
riconfermata per l’acquifero in corrispondenza di questo pozzo la classe 4 per diclorobenzammide 2,6 oltre che
nitrati (in concentrazioni < 50mg/l).
L’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970610U0011) è passato dalla classe 3 nel 2009 per nitrati alla
classe 4 nel 2010‐2011 per tetracloroetilene (oltre che per diclorobenzammide e nitrati come causa di
attenzione). Nel 2012 è riconfermata la classe 4 per tetracloroetilene (oltre che per diclorobenzammide e
nitrati come causa di attenzione).
Anche l’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970610U0015), si ricorda non appartenete alla rete, nel
2010 è stato collocato in classe 4 per triclorometano e nitrati come causa di attenzione, mentre nel 2011 in
classe 3 per nitrati.
Si riconferma, per la zona di Osnago, compromissione dell’acquifero in particolare da tetracloroetilene e
diclorobenzammide. A tale riguardo la Regione Lombardia con DGR del n. IX/3510 3.05.2012, su progetto
presentato da Arpa/Provincia di Lecco ha finanziato lo studio per la definizione del plume di contaminazione e
al momento si è in attesa della realizzazione dei piezometri .
Poiché per i pozzi di Osnago si dispone delle misure di livello effettuate dal Gestore, si ritiene opportuno
inserirli anche nella rete di monitoraggio quantitativo, poiché sono fenestrati in entrambi gli acquiferi e le
piezometrie sembrerebbero raccordarsi con quelle dei pozzi circostanti.
Per quanto riguarda la pressioni antropiche, a monte di tali pozzi (in particolare del pozzo Statale) si trova l’area
industriale di Osnago e Brugarolo di Merate. Inoltre all’intorno dei pozzi sono praticate coltivazioni estese in
particolare di cereali.
In Comune di Verderio Superiore il monitoraggio qualitativo è garantito dai pozzi (PO0970880R0001) e
(PO0970880U0001).
L’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970880R0001) nel triennio 2009‐2011 si collocava in classe 4 per
presenza in modo discontinuo di tetracloroetilene, bromo‐dicloro‐metano e triclorometano, otre che nitrati
<50mg/l. Nel 2012 è riconfermata la classe 4 per tetracloroetilene e nichel oltre che nitrati <50mg/l. Sono state
ripetute le analisi sul nichel a seguito di installazione (su richiesta degli enti) di rubinetto di campionamento
direttamente al pozzo e le concentrazioni sono rientrate nei limiti di legge.
All’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970880U0001) nel triennio 2009‐2011 è stata attribuita la classe
4 per presenza, seppure discontinua, di nitrati e tetracloroetilene oltre che di triclorometano (come causa di
attenzione solo nel 2011). Nel 2012 è riconfermata la collocazione in classe 4 per tetracloroetilene oltre che
triclorometano e nitrati (questi ultimi come causa di attenzione).
Anche la zona di Verderio Superiore riconferma compromissione dell’acquifero per tetracloroetilene oltre che
nitrati, tanto che, in prima fase di presentazione del progetto per i plumes di contaminazione, era stata
proposta un’unica area ‐ comprendente i Comuni di Osnago e Verderio Sup, ‐ caratterizzate da contaminazione
storica di tale composto. Tuttavia, data la notevole estensione W‐E, che avrebbe necessitato di numero più
elevato di piezometri rispetto a quelli proposti e finanziati, nella presentazione del progetto definitivo si è
scelto di limitare gli interventi al territorio di Osnago, dove sono presenti altri pozzi su cui effettuare
campionamenti (a differenza di Verderio Sup) e dove l’estensione dell’area di investigazione è minore.
Ciò non toglie che, data la compromissione dell’acquifero anche sul territorio di Verderio Superiore, debbano
essere previsti approfondimenti specifici.
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Il pozzo PO0152270U0002 si trova in comune di Usmate‐Velate (provincia di Monza Brianza) ma è monitorato
dal Dipartimento di Lecco in quanto, oltre ad essere sul confine con Casatenovo, ne serve l’acquedotto e quindi
il gestore è quello della Provincia di Lecco. L’acquifero in corrispondenza del pozzo nel triennio 2009‐2011 è
stato attribuito alla classe 3 con nitrati come causa di attenzione, confermata anche nel 2012.
I pozzi inseriti nella rete regionale a partire dal 2012 per la Provincia di Lecco (quando la rete regionale ha
dovuto essere incrementata del 10%) sono stati ubicati a Calolziocorte (PO0970130U0002), Vercurago
(PO0970860U0001) e Valgreghentino ‐ pozzo Comunale 2, su acquiferi non aventi requisiti di regionalità,
ovvero non alimentanti direttamente l’acquifero di pianura.
L’acquifero di Calolziocorte, per il 2012 è stato assegnato alla classe 4 per arsenico, triclorometano,
esaclorobenzene, aldrin, (sommatoria aldrin, dieldrin, endrin), propanil, tetracloroetano 1,1,2,2, tricloroetano
1,1,2.
Intorno al pozzo sono presenti impianti industriali anche di recente realizzazione, mentre non risultano
coltivazioni estese ed intensive.
In Comune di Vercurago è stato attribuito scas 4/0 per arsenico e ferro, sostanze he si presumono di origine
naturale, ma che verranno riverificate con i prossimi monitoraggio. L’acquifero captato non ha i requisiti di
“regionalità”, ovvero non alimenta direttamente l’acquifero di pianura.
L’acquifero in corrispondenza del pozzo Valgreghentino per il 2012 è stato attribuito alla classe 4 per
tetracloroetilene e triclorometano (quest’ultimo come causa di attenzione).
La contaminazione dell’acquifero di Valgreghentino da tetraclorotilene è nota da alcuni anni tanto che la
Regione Lombardia con DGR del n. IX/3510 3.05.2012, su progetto presentato da Arpa/Provincia di Lecco ha
finanziato lo studio per la definizione del plume di contaminazione e al momento si è in attesa della
realizzazione dei piezometri .
A monte dei pozzi comunali contaminati sono presenti importanti insediamenti produttivi.
Nel biennio 2011‐2012, sono stati campionati durante le campagne regionali alcuni pozzi aggiuntivi, che hanno
in più situazioni evidenziato superamenti dei valori limite, anche per acquiferi non di carattere regionale.
Tabella 6 Concentrazioni anomale nel biennio 2010‐2011 su pozzi appartenenti ad acquiferi “non di interesse
regionale”
COMUNE ID ACQUIFERO PIANURA CONCENTRAZIONI ANOMALE
(di interesse regionale)
VERDERIO S PO097088NR0002 SI Nitrati 38,8 mg/l
Nov 2012 Nitriti 116 µg/l
Tricloroetilene 0,18 µg/l
Tetracloroetilene 0,45 µg/l
OGGIONO PO0970570U0002 NO Tricloroetilene 0,19 µg/l
Nov. 2012 Tetracloroetilene 2,8 µg/l
LOMAGNA PO0970440U0002 SI Nitrati 33,7 mg/l
Triclorometano 8,0
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Tetracloruro di carbonio 2,9 µg/l
BRIVIO PO0970100U0002 NO Manganese 41 µg/l
NOV. 2011 Ferro 257 µg/l
Arsenico 67,4 µg/l
DOLZAGO PO0970310U0003 NO Triclorometano 0,11 µg/l
NOV 2011 Tricloroetano 1,1,1 0,27 µg/l
Atrazina 0,06 µg/l
DOLZAGO PO0970310U0006 NO Atrazina 0,06 µg/l
NOV 2011
OGGIONO PO0970570R0001 NO Triclorometano 0,25 µg/l
NOV 2011 Tricloroetilene 0,58 µg/l
Tetracloroetilene 9,5 µg/l
OGGIONO PO0970570U0001 NO Tricloroetilene 0,36 µg/l
NOV 2011 Dicloroetano 1,1 1,8 µg/l
GALBIATE PO0970360U0003 NO Triclorometano 0,11 µg/l
MAG 2011
GALBIATE PO0970360U0001 NO Nichel 22 µg/l
MAG 2011 Tetracloroetilene 2,0 µg/l
Diclorobenzammide 2, 0,15 µg/l
ANNONE B. PO0970030U0001 NO Tricloroetilene 0,35 µg/l
MAG 2011 Tetracloeotilene 1,7 µg/l
GARBAGNATE PO0970370U0002 NO Arsenico 8.0 µg/l
MAG 2011
LECCO PO0970420U0002 NO Nitriti 0,021 mg/l
MAG 2011 Arsenico 11,5 µg/l
LECCO PO0970420U0002 NO Arsenico 4,5 µg/l
MAG 2011 Triclorometano 0,3 µg/l
Dicloro‐bromo‐metano 0,46 µg/l
Dibromo‐cloro‐metano 0,92 µg/l
Tribromometano 0,75 µg/l
BRIVIO PO0970100U0002 NO Manganese 41 µg/l
NOVEMBRE 2011 Ferro 257 µg/l
Arsenico 67,4 µg/l
NB: non sono stati inseriti i pozzi di Calcolziocorte, Vercurago e Valgreghentino campionati almeno una volta
nel biennio 2010‐2011, appartenendo dal 2012 alla rete regionale e quindi commentati in quella sede
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5.2 Stato quantitativo
Per le peculiarità idrogeologiche locali, in particolare per la presenza di acquiferi liberi in terreni grossolani e a
bassa soggiacenza della falda, soggetti ad escursioni piezometriche rapide ed elevate, si ritengono più
significativi i singoli dati di soggiacenza mensili che quelli medi annuali (in particolare il livello piezometrico
minimo e massimo annuale).
Si ritiene importante per il futuro raffrontare le oscillazioni della piezometria statica con le precipitazioni
meteoriche, nonché con le portate emunte.
A partire dal 2001, anno di avvio del monitoraggio quantitativo, i pozzi della provincia di Lecco hanno visto il
periodo più critico dal punto di vista della disponibilità idrica nel biennio 2006‐2007, caratterizzato da estati
estremamente calde e siccitose.
Negli ultimi due anni invece, complice il clima estivo non eccessivamente caldo e le precipitazioni abbondanti, i
livelli piezometrici hanno mostrato generale tendenza all’innalzamento.
La rete quantitativa per la Provincia di Lecco è costituita dai seguenti pozzi:
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Nella piana di Arlate del Comune di Calco la falda in corrispondenza del pozzo Arlate (PO0970120U0002),
appartenente anche alla rete qualitativa, nel 2012 ha avuto una soggiacenza statica intorno ai ‐51/‐54 m da
p.c., confermando l’andamento degli anni precedenti.
Il dato significativo lo si ottiene dal raffronto con la soggiacenza statica del 1986, anno di perforazione del
pozzo, che era a – 38,7 m da p.c., dimostrando che il livello della falda si è abbassata di oltre 10 metri.
Il pozzo è profondo 93 m e le tratte filtranti sono comprese tra ‐ 48 e‐ 90 m da pc. Il terreno è grossolano
sciolto e pertanto è presente un unico acquifero ad elevata permeabilità. Le prime tratte filtranti si trovano al
di sopra del pelo libero della falda, ad ulteriore conferma dell’abbassamento di livello che si è verificato nel
tempo.
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In loc. Galgiana del Comune di Casatenovo, l’acquifero è monitorato dal 2006 il pozzo Bellani che, in sede di
revisione delle reti, ha sostituito il pozzo Maggioni, privo di stratigrafia.
Le soggiacenze da sempre sono estremamente variabili anche da un mese con all’altro, e nel periodo
2006/2009 si sono attestate tra– 15 e ‐35 m da p.c. Dal 2009 al 2012 tuttavia il range di oscillazione è
sensibilmente aumentato con punte di– 45 m da p.c.
Il pozzo è profondo 85 m con tratte filtranti tra 70 e 85 m da p.c. Dal punto di vista stratigrafico per i primi 20m
sono presenti argille con ciottoli, al di sotto conglomerato fessurato passante intorno a ‐ 75 m da p.c. a
compatto.
L’acquifero è contenuto nel conglomerato e presenterebbe un discreto grado di protezione superficiale. Le forti
escursioni del livello piezometrico potrebbero essere attribuite ad un bacino idrogeologico di alimentazione
scarsamente produttivo e parzialmente protetto.
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In Comune di Cernusco Lombardone sono ubicati tre pozzi appartenenti alla rete regionale (pozzo Cernusco,
pozzo Feltrinelli e pozzo Villa) e due si trovano in Comune di Merate (pozzo Regondino e pozzo Ceppo) , tutti
lungo la valle del T. Molgora e idrogeologicamente correlabili, pertanto trattati insieme.
Si tratta di pozzi poco profondi (non oltre 50 m), in acquiferi ghiaioso ciottolosi (paleoalveo del Torrente
Molgora), con soggiacenza estremamente variabile anche da un mese con l’altro, comportamento
generalmente attribuibile ad acquiferi ad elevata permeabilità, alimentati direttamente dalle precipitazioni
meteoriche.
Per tutti e cinque i pozzi dall’aprile a fine 2012 si dispongono delle sole misure di livello dinamico.
In condizioni di elevata richiesta idrica, il livello della falda si abbassa sensibilmente. E’ quanto è accaduto nel
2006‐2007, quando sono stati registrati i livelli piezometrici minimi a partire dal 2001 (‐35 m). Tuttavia anche in
questi ultimi anni il livello statico sembra consolidarsi a ‐25‐23 m da p.c., con riduzione delle forti escursioni
mensili che hanno caratterizzato l’acquifero sino all’inizio del 2011. Ciò comporta la necessità di tenere sotto
particolare controllo tale acquifero, che potrebbe venirsi a trovare in condizioni di sofferenza in caso di
emungimento spinto (il battente della falda rispetto al fondo pozzi sarebbe di solo una decina di metri).
Il pozzo Cernusco di Cernusco L.ne è profondo 53 m e filtrato tra 25 e 45 m. Dal punto di vista litologico
l’acquifero è di natura sabbioso‐ghiaiosa fino ad oltre 60 m di profondità. La falda si è costantemente abbassata
da maggio 2011 a maggio 2012, sino a raggiungere ‐30 da p.c nell’aprile 2012 (da maggio si dispone delle sole
misure dinamiche). Le prime tratte filtranti si troverebbero frequentemente al di sopra del pelo libero della
falda.
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Il pozzo Feltrinelli di Cernusco Lombardone è profondo 40 m, filtrato tra 21 e 34 ed impostato in terreni
ghiaiosi. La soggiacenza anche in questo caso è oscillata ampiamente tra 9 e 32 m da p.c. nell’ultimo triennio,
ma nel 2006‐2007 si è spinta sino a ‐ 36 m, praticamente il pozzo ha rischiato il prosciugamento.
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Il pozzo Villa di Cernusco Lombardone è profondo 50 m e filtrato tra 27 e 43 m.
Si sviluppa in litotipi ghiaioso‐ciottolosi fino a 50 m, oltre i quali sembrerebbe presente la roccia. Anche in
questo pozzo nel triennio 2010‐2012 il pelo libero della falda è oscillato tra 8 e 27 m da p.c. ma nel 2006‐2007
ha raggiunto i – 30 m da p.c, scoprendo le prime tratte filtranti.
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A Merate il pozzo Regondino è profondo 48 m e filtrato tra 35 e 44 da p.c. Fino a 44 m sono presenti litotipi
grossolani sciolti e al di sotto la roccia. Il livello statico nel 2012, per i mesi disponibili, si è mantenuto
sostanzialmente il linea con gli anni precedenti, con escursioni comunque che sembrerebbero ridursi di
intensità.
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In Comune di Costa Masnaga la rete quantitativa è rappresentata dal piezometro PZ2, ubicato in prossimità del
F. Lambro.
E’ profondo 65 m e fenestrato tra 25 e 62 m da p.c. Attraversa terreni sciolti ghiaioso‐ciottolosi. La falda dal
gennaio 2011 a tutto il 2012 ha avuto un trend in leggero abbassamento, passando da ‐34 a ‐38 m da p.c.
Il periodo più critico dall’avvio del monitoraggio è stato registrato nel 2006‐2007, quando la falda ha raggiunto i
‐40 m ca da p.c.
Il dato ritenuto significativo è il livello statico del marzo ’91, anno di realizzazione del piezometro, ‐29 m da p.c.
E’ evidente anche questo caso un abbassamento considerevole della profondità della falda.
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Litologicamente, fino a 15 m è presente limo, poi fino a 40 m sabbie e ghiaie sciolte con lenti conglomeratiche,
passanti al di sotto a conglomerati.
La soggiacenza della falda da sempre oscilla tra 0.5 e 2 m da p.c. ovvero molto più alta dell’altezza dei filtri.
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In comune di Missaglia, la rete quantitativa è rappresentata dal pozzo Brivio (PO0970490R0101) dal 2001 e dal
pozzo Maresso 2 (PO0970490U002) dal 2006.
Il pozzo Brivio è profondo 60 m e filtrato da 38 a 50. Fino a 17 m è presente argilla rossa (probilmente ferretto),
poi conglomerato a tratti sciolto fino a 50 m e quindi argilla.
Si trova in posizone terrazzo morfologico.
La soggiacenza della falda oscilla generalemnte da sempre tra i 20 e i 26 mc da p.c.. Nel 2012 ha
sostanzialmente confermato l’andamento, che se nel mese di novembre è staa registrata la soggiacenza
minima (ciroca ‐28 m da p.c.).
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Sempre in Comune di Missaglia , il pozzo Maresso 2 si trova lungo l’alveo del Torrente Lavandaia.
Il pozzo è profondo 100 m e filtrato nelle tratte 8/22 e 46/78 metri.
Dal punto di vista litologico da p.c. fino a 28.5 m sono presenti ghiaie e conglomerati, poi argilla sino a 100 m.
La falda è molto superficiale, mediamente tra 1 e 2.5 m da p.c., quindi ben più alta delle prime tratte filtranti.
Data la stratigrafia, si potrebbe essere in presenza di un acquifero superficiale captato dalla prima tratta
filtrante e di un acquifero profondo (forse isolato), captato dalla seconda tratta filtrante.
In ogni caso, l’elevata permeabilità superficiale e la superficialità della falda determinano l’elevata vulnerabilità
dell’acquifero.
Le misure di soggiacenza statica per il 2012 non hanno evidenziato particolari anomalie.
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In comune di Monticello le misure di livello statico avvengono tramite il pozzo Torriggia (PO0970540U0001),
che si trova al confine con il Comune di Casatenovo.
Tale pozzo ha sostituito il Torrevilla, sempre in comune di Monticello, dismesso dal gestore (il significato
idrogeologico dei due pozzi è differente, ma il pozzo Torriggia è l’unico disponibile in un intorno significativo).
E’ profondo 95 m, filtrato 73/78, 80/84.
Dal punto di vista litologico, i primi 6 m sono in argilla, poi è presente ghiaia fino a 28 m, quindi argilla fino a
47 e pi conglomerato alternato a ghiaia fino a 87 m; fino a fondo pozzo si rinviene quindi l’argilla.
L’acquifero dovrebbe pertanto essere protetto, quantomeno parzialmente.
Il livello statico oscilla da 54 a 58 m circa e non ha presentato variazioni significative nel 2012.
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In comune di Osnago il monitoraggio quantitativo fino al 2005/2006 avveniva tramite il pozzo Statale
(PO0970610U0011). Su esplicita richiesta dei consulenti di Arpa in sede revisione delle reti è stato tolto, in
quanto non captante l’acquifero superficiale.
Tale pozzo è profondo 111 m e fenestrato in più tratte da 45 a 106 m. Litologicamente fino a 77 m sono
presenti litotipi prevalentemente conglomeratici, fino a 98 m argille e quindi fino a 106 m ghiaie e
conglomerati, quindi argille fino a fondo foro. Sembrerebbe quindi che si abbozzi il secondo acquifero (di
pianura) e in tal caso il pozzo sarebbe plurifenestrato nel conglomerato e nel sottostante acquifero contenuto
nelle argille. La piezometria sembrerebbe correlabile con quella dei pozzi circostanti.
Per tali motivi, considerato in aggiunta che il pozzo Statale appartiene alla rete qualitativa ( scas 4) e che il
Gestore ne effettua le misure di livello mensili, si propone che venga reinserito nella rete quantitativa,
unitamente al pozzo Roma (PO0970610U0001), anch’esso nella rete qualitativa e misurato mensilmente dal
Gestore.
Pertanto al momento il pozzo in Comune di Onsago che appartiene alla rete quantitativa è il Valle Osnago
(PO0970610U0015), che nel 2010‐2011 è stato campionato in sostituzione dello Statale allora fuori,
conseguendo per il biennio scas 4‐3.
Il pozzo è profondo 45 m e filtrato tra 20/30 e 34/44. Litologicamente, sono presenti ghiaie fino a 13 m
passanti a conglomerato fino 46 m dove comincia argilla. La falda presenta oscillazioni anche considerevoli (tra
5 e 22 m da p.c. ) anche se nell’ultimo anno si è attestata tra i ‐15 e i ‐20 m da p.c.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 42
Anche In comune di Verderio Superiore il monitoraggio quantitativo fino al 2005/2006 avveniva tramite il
pozzo San Carlo (PO0970880u0001). Su esplicita richiesta dei consulenti di Arpa in sede revisione delle reti è
stato tolto, in quanto non captante l’acquifero superficiale.
Tale pozzo è profondo 115 m e fenestrato in più tratte da 51 a 110 m. Litologicamente fino a 92 sarebbe
presente conglomerato e al di sotto argilla.
Sembrerebbe quindi che si abbozzi il secondo acquifero (di pianura) e in tal caso il pozzo sarebbe
plurifenestrato nel conglomerato e nel sottostante acquifero contenuto nelle argille. La piezometria
sembrerebbe correlabile con quella dei pozzi circostanti.
Per tali motivi, considerato in aggiunta che il pozzo San Carlo appartiene alla rete qualitativa ( scas 4) e che il
Gestore ne effettua le misure di livello mensili, si propone che venga reinserito nella rete quantitativa.
Il pozzo Valaperta si trova in comune di Usmate‐Velate (provincia di Monza Brianza) ma è monitorato dal
dipartimento di Lecco in quanto, oltre ad essere sul confine con Casatenovo, ne serve l’acquedotto e quindi il
gestore di riferimento è quello di Lecco.
Il pozzo è profondo 104 m e filtrato in più tratte tra 26 e 88m. Dal punto di vista stratigrafico, sono presenti 5 m
di argilla rossa (probabilmente ferretto), poi litotipi prevalentemente conglomeratici fino a 88 m , quindi argilla
fino a 104 m. La falda nel 2012 è oscillata tra 52 e 55 m da p.c. anche se nel 2006‐2008 si è mantenuta
costantemente al di sotto dei 55 m. Le tratte filtranti superficiali risultano al si sopra del pelo libero della falda e
questo potrebbe far pensare ad un inizio di situazione di sofferenza idrica.
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5.3 Analisi degli andamenti storici
Nel valutare gli andamenti storici sono stati effettuati dei raggruppamenti dei pozzi monitorati in funzione
della posizione geografica (pozzi ubicati sullo stesso comune o su comuni vicini) e della correlabilità
idrogeologica.
Nella parte dedicata al monitoraggio quantitativo sono state sintetizzate le caratteristiche litologico‐costruttive
dei pozzi (anche di quelli che appartengono alla sola rete qualitativa) e le considerazioni relative alla
vulnerabilità, aspetti imprescindibili per una interpretazione la più completa e ponderata possibile delle
informazioni a disposizione.
Nelle tabelle qualitative, le concentrazioni sono le medie dell’anno e sono solo quelle relative ai composti
ritenuti più significativi.
COMUNE DI CALCO
Monitoraggio quantitativo: pozzo (PO0970120U0002)
Il pozzo (PO0970120U0002) è profondo 93 m e le tratte filtranti sono comprese tra ‐ 48 e‐ 90 m da pc.
Il terreno è grossolano sciolto e pertanto è presente un unico acquifero ad elevata permeabilità. Le prime
tratte filtranti si trovano al di sopra del pelo libero della falda, ad ulteriore conferma dell’abbassamento di
livello che si è verificato nel tempo (nel 1986 la soggiacenza era 38.7 m da p.c. mentre attualmente si attesta
intorno ‐51/i‐54 m da p.c).
E’ confermato l’andamento degli ultimi anni, ma si ritiene che i dati di soggiacenza debbano essere monitorati
con attenzione, dati gli abbassamenti storici e la presenza di più pozzi in emungimento.
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970120U0002)
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970120U0002)
Nitrati (mg/l) 22.8 23.75 24.45 21.8
Nella piana di Arlate del comune di Calco all’acquifero monitorato col pozzo Arlate viene confermato SCAS 2.
Si è riportato unicamente l’andamento dei nitrati, che si mantiene costante nel quadriennio.
Il pozzo si trova in mezzo a boschi e campi, in parte coltivati.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 44
COMUNE DI CASATEVO – USMATE/VELATE – MONTICELLO
Questi pozzi vengono raggruppati in quanto ubicati in Comune di Casatenovo o poco oltre il confine, anche se
gli acquiferi presentano caratteristiche idrogeologiche differenti nelle varie zone su cui si trovano i pozzi.
Monitoraggio quantitativo: POZZO (PO0152270U002) – POZZO (PO0970160R0102) – POZZO
(PO0970450U0001)
Il pozzo (PO0152270U002) di Usmate/Velate si trova in prossimità del confine comunale di Casatenovo (poche
decine di metri a sud) e ne alimenta l’acquedotto.
E’ profondo 104 m e filtrato in più tratte tra 26 e 88 m all’interno del conglomerato. Il pozzo è stato in
sofferenza idrica nel 2008/2009 anche se negli ultimi due anni il livello della falda si è comunque attestato
intorno ai 52‐55 m da p.c. e pertanto le tratte filtranti più superficiali risultano al di sopra del pelo libero della
falda.
Il pozzo (PO0970160R0102) si trova in loc. Galgiana del Comune di Casatenovo, è profondo 85 m con tratte
filtranti tra 70 e 85 m all’interno del conglomerato fessurato. La soggiacenza della falda, seppure
estremamente variabile, è nell’ordine dei 20 metri da p.c. L’acquifero è contenuto nel conglomerato e
presenterebbe un discreto grado di protezione superficiale per la presenza nei primi 20 m di terreni argillosi
(con ghiaia). Secondo quanto dichiarato dal proprietario, anche nei momenti in cui la falda è particolarmente
bassa, il pozzo non si sarebbe mai trovato in condizioni di crisi.
Il pozzo (PO0970160R0101) di Casatenovo inizialmente apparteneva anche alla rete quantitativa ma è stato
tolto in sede di revisione delle reti in quanto privo di stratigrafia. Si sa unicamente che è profondo 80 metri e
filtrato nelle tratte 50/62 m e 71/74.
Il pozzo (PO0970450U0001) in comune di Monticello, poco a monte del confine con Casatenovo, è profondo
95 m e filtrato 73/78, 80/84 in litotipi conglomeratici al di sopra dei quali sono presenti 20 m ca di argilla e
ancora al di sopra ghiaia ed in superficie 6 m di argilla. L’acquifero sembrerebbe protetto almeno parzialmente
e quindi potrebbe anche essere in pressione. Il livello statico oscilla dall’avvio del monitoraggio tra 54 a 58 m
circa da p.c. e non ha presentato variazioni significative nel 2012.
Si desume che, per quanto concerne le disponibilità idriche dei tratti di acquiferi monitorati all’intorno di
Casatenovo, il pozzo che potrebbe dare segni di sofferenza è quello in loc. Valaperta.
Si potrebbe valutare di reinserire nel monitoraggio anche l’altro pozzo Valaperta, quello che inizialmente
apparteneva alla rete e che poi è stato dismesso, poiché il Gestore sembra abbia ripreso ad effettuarne le
misure di livello.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 45
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970160R0101) di Castenovo – POZZO (PO0152270U002) di Usmate –
POZZO (PO0970540U0001) di Monticello
POZZO 2009 2010 2011 2012
(PO0152270U002)
Nitrati (mg/l) 39.95 40.35 42.0 41.8
Fitofarmaci (µg/l) Atrazina desetil 0,05
Fitofarmaci Atrazina 0,074
Terbutilazina des 0,0375
Altro Fe 279 µg/l
POZZO 2009 2010 2011 2012
(PO0970540U0001)
Nitrati (mg/l) 22.5 22.5 22.8 22.8
COA (µg/l) Tricloroetilene 0,165
Fitofarmaci
Altro
In comune di Casatenovo e territori limitrofi, le caratteristiche qualitative migliori dove è confermata la classe
SCAS 2.
Per il resto, per i tratti di acquiferi monitorati, i composti più significativi sono i nitratia in entrambi i casi in
sembrerebbe in leggero aumento nel biennio 2011/2012. Sul pozzo di Casatenovo nel 2012 lo SCAS è passato
alla classe 4 per tetracloroetilene e ferro.
Si evidenziano inoltre in alcuni caso riscontri per quanto concerne i fitofarmaci.
Per quanto riguarda le criticità ambientali, tutti e tre i pozzi si trovano in aree intensamente coltivate. In
particolare i pozzi di Monticello e Usmate si trovano tra i campi coltivati mentre il pozzo di Casatenovo si trova
all’interno di un’area oggetto di coltivazioni intensive.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 46
COMUNI DI CERNUSCO LOMBARDONE E MERATE
I pozzi di questi comuni sono idrogeologicamente correlabili, sono ubicati nella paleovalle del T. Molgora e le
pressioni antropiche insistenti al loro intorno sono grossomodo analoghe.
Monitoraggio quantitativo: pozzo (PO0970200U0001) di Cernusco, pozzo (PO0970200U0002) di Cernusco,
pozzo (PO0970200U0003 di Cernusco, pozzo (PO0970480U0001) di Merate, pozzo (PO0970480U0002) di
Merate.
Si tratta di pozzi poco profondi (non oltre 50 m), in acquiferi ghiaioso ciottolosi (paleoalveo del Torrente
Molgora), con soggiacenze estremamente variabili da pochi metri a ‐25/‐30 m da p.c. In particolare dal
2011/2012 si riscontra una tendenza al livellamento degli andamenti piezometrici, ovvero la soggiacenza
sembrerebbe consolidarsi intorno ai 25/30 m e si assiste sempre meno frequentemente ad oscillazioni anche
mensili dell’ordine dei diversi metri, andamento che in passato ha sempre caratterizzato tali pozzi.
Ciò comporta la necessità di tenere sotto particolare controllo tale acquifero, che potrebbe venire a trovarsi,
soprattutto in condizioni estive particolarmente calde e siccitose, in condizioni idrauliche critiche, per
sovrasfruttamento (il battente della falda rispetto al fondo dei pozzi è dell’ordine della decina di 10 metri ).
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970200U0003), pozzo (PO0970480U0001)
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970200U0003)
Nitrati (mg/l) 40,15 33.55 33.85 27.2
In Comune di Cernusco L.ne e Merate, lungo la paleovalle del torrente Molgora, i composti più significativi
sono i nitrati (lo SCAS attribuisce all’acquifero in corrispondenza di tali pozzi la classe 3 per nitrati). Per quanto
concerne i nitrati, le concentrazioni sono confrontabili sui due pozzi per i quattro anni in esame, e
sembrerebbe che le concentrazioni siano in diminuzione.
In modo persistente si rinviene tetracloretilene (in concentrazione 0,15‐0,25 µg/l).
Per quanto riguarda le criticità ambientali, entrambi i pozzi si trovano in aree a prato/coltivate e, in prossimità
di entrambi , passano le reti e scolmatori fognari.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 47
Si mette in evidenza che questi pozzi, pur potendoli classificare “da bibliografia” come estremamente
vulnerabili (in quanto superficiali, in terreni ad elevata permeabilità con falda libera), in realtà hanno
caratteristiche qualitative ben migliori rispetto d esempio a quelli di Osnago, distanti pochi chilometri,
profondi 100 m e con filtri profondi, captanti probabilmente il doppio acquifero.
Una prima ipotesi a riguardo potrebbe essere che i pozzi nella valle della Molgora si trovano in un acquifero
con maggiore disponibilità idrica con conseguente “diluizione” dei composti che si infiltrano. In realtà una
risposta univoca al momento non si ritiene esista. Si evidenzia tuttavia l’importanza che vengano aumentate le
conoscenze idrogeologiche sulla zona, considerato tra l’altro che pochi chilometri più a valle l’acquifero si
differenzia nel doppio acquifero di pianura e pertanto eventuali contaminazioni in tali zone rischiano di
veicolarsi nell’acquifero protetto di pianura.
Il progetto plume di contaminazione per la zona di Osnago, in particolare la realizzazione di tre piezometri a
carotaggio continuo, potrà fornire utili indicazioni anche per approfondire tale aspetto.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 48
COMUNE DI COSTA MASNAGA
Monitoraggio quantitativo: piezometro PZ2 (PO097026NR0001)
Il piezometro PZ2 è distante alcune centinaia di metri dalla sponda idrografica sinistra del Fiume Lambro, è
profondo 65 m, è fenestrato tra 25 e 62 m da p.c. e attraversa terreni sciolti ghiaioso‐ciottolosi.
La falda negli ultimi anni ha mostrato un leggero abbassamento, attestandosi comunque intorno a ‐35/‐38 m
da p.c. (nel 2006‐2007 aveva raggiunto i – 40 m da pc). Si evidenzia tuttavia che nel marzo, ’91, anno di
realizzazione del piezometro, il livello statico era a ‐29 m da p.c., con un abbassamento di quasi 10 metri, indice
di un impoverimento del tratto di acquifero monitorato.
Per quanto concerne invece il pozzo (PO0970260U0001) appartenente alla rete qualitativa, è profondo 55 m,
fenestrato su più tratte tra 41 e 54 m ed attraversa terreni sciolti grossolani, a tratti cementati. Recenti misure
di livello effettuate dal gestore indicano soggiacenza a – 30 m da p.c. (grossomodo in linea con il piezometro
PZ2).
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970260U0001)
Il pozzo è ubicato in sponda destra del Fiume Lambro.
Fitofarmaci (µg/l) Atrazina 0,042
Sembrerebbe assistere ad un trend in diminuzione dei nitrati (SCAS in classe 3 negli anni 2009‐2011, in classe 2
nel 2012). Riscontri di COA in tutte le campagne con le concentrazioni sopra riportate, e di atrazina nel 2011.
Il pozzo si trova in mezzo ai campi in parte coltivati, a pochi metri dal Fiume Lambro.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 49
COMUNE DI IMBERSAGO
Monitoraggio quantitativo e qualitativo: Pozzo (PO0970390U0001)
Il pozzo (PO0970390U0001) di Imbersago è profondo 65 m e filtrato tra 25‐30 e 57‐70. Si trova nella valle del
Fiume Adda, poco al di sopra dell’alzaia. Capta un acquifero costituito fino a 15 da limo, quindi fino a 40 da
sabbia e ghiaia ed infine da conglomerato, con soggiacenza della falda tra 1 e 2 m. Non si può escludere che i
depositi limosi superficiali determinino un certo grado di protezione dell’acquifero, la cui falda, che potrebbe
essere in pressione, grossomodo si raccorda con il fiume Adda.
Il pozzo non presenta problemi di disponibilità idrica.
Dal punto vista qualitativo è confermata per i quattro anni l’attribuzione alla classe 2 di SCAS con nitrati che si
mantengono grossomodo costanti e si conferma la presenza di arsenico in concentrazioni pari a 4/5 µg/l,
verosimilmente di origine naturale.
Il pozzo si trova in un’area verde boscata in fregio al fiume Adda e non risultano particolari centri di pericolo a
monte.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 50
COMUNE DI MISSAGLIA
Monitoraggio quantitativo: Pozzo (PO0970490R00101) e pozzo (PO0970490U0002)
Il pozzo (PO0970490R00101) si trova in posizone di terrazzo morfologico. E’ profondo 60 m e filtrato da 38 a
50. Fino a 17 m è presente argilla rossa (probilmente ferretto), poi conglomerato a tratti sciolto fino a 50 m e
quindi argilla.
La soggiacenza della falda si conferma intorno ai 20/25 m da p.c.
Si tratta di un acquifero probabilmente protetto, almeno parzialmente, forse anche con falda in pressione.
Sempre in comune di Missaglia , il pozzo (PO0970490U0002) si trova lungo l’alveo del Torrente Lavandaia. E’
profondo 100 m e filtrato nelle tratte 8/22 e 46/78 metri. Da p.c. fino a 28.5 m sono presenti ghiaie e
conglomerati, poi argilla sino a 100 m. La falda è molto superficiale, mediamente tra 1 e 2.5 m da p.c., ben più
alta delle prime tratte filtranti.
Non si può escludere la presenza di due acquiferi: uno superficiale captato dalla prima tratta filtrante e uno
profondo (magari anche isolato), captato dalla seconda tratta filtrante.
Il pozzo (PO0970490R00001), della sola rete qualititativa, è profondo 16 m, filtrato tra 8 e 14 m e realizzato in
terreni grossolani sciolti, localmente cementati. Al di sotto sono presenti fino a 52 m argille. Non si dispone di
dati di soggiacenza.
Le misure di soggiacenza statica per il 2012 non hanno evidenziato particolari anomalie per i pozzi di Missaglia.
Non sembrerebbero al momento esistere problemi di sofferenza dell’acquifero per i tratti monitorati, che
potrebbero essere protetti, almeno parzialmente.
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970490R0001), Pozzo (PO0970490R00101), pozzo (PO0970490U0002)
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970490R0001)
Nitrati (mg/l) 35,75 37,25 30,45 27,4
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 51
Altro (µg/l) Nichel 31,4
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970490U0002)
Altro (µg/l) Ni 76,25
Cr tot 19,2
Fitofarmaci (µg/l) Atrazina desetil 0,042
L’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970490R0001) ricade alternativamente in classe di SCAS
alternativamente 3 (per nitrati) e 4 (triclorometano, bromo‐dicloro‐metano, tetracloroetilene).
L’acquifero in corrispondenza del pozzo (PO0970490R0101) si mantiene per tutti e quattro gli anni in classe 4
per bromo‐dicloro‐metano e tetracloroetilene. Nel 2012 è stato riscontrato un superamento per nichel,
rientrato a seguito di ulteriori verifiche.
Il pozzo (PO0970490U0002) nel 2012 passa dalla classe 3 alla 4 di SCAS per triclorometano, tetracloroetilene,
bromo‐dicloro‐metano, dibromo‐cloro‐metano e nichel (quest’ultimo rientrato a seguito di ulteriori verifiche e
se ne proseguirà comunque il monitoraggio).
Il composto che storicamente affligge i pozzi di Missaglia sono i COA, in particolare il tetracloroetilene. In modo
discontinuo si rinvengono inoltre bromo‐dicloro‐metano, dibromo‐cloro‐metano e atrazina. I nitrati
sembrerebbero mantenersi su concentrazioni costanti nel tempo. Nel 2012 sono state determinate
concentrazioni anomale di cromo ed in particolare di nichel, ma rientrate dopo successive verifiche. Verranno
ulteriormente monitorati. Si ricorda nuovamente che la Regione Lombardia con DGR del n. IX/3510 3.05.2012,
su progetto presentato da Arpa/Provincia di Lecco ha finanziato lo studio per la definizione del plume di
contaminazione e al momento si è in attesa della realizzazione dei piezometri.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 52
Per quanto riguarda la pressioni antropiche, a monte di tali pozzi si trova l’area industriale di Missaglia, campi,
su cui avviene anche spandimento di concime e zone con allevamento intensivo.
COMUNE DI OSNAGO
Monitoraggio quantitativo: pozzo (PO0970610U0015)
Il pozzo è profondo 45 m e filtrato tra 20/30 e 34/44 ed è alimentato dall’acquifero contenuto nel
conglomerato, che si rinviene fino a 46 m al di sotto dei quali è presente argilla. La falda presenta oscillazioni
anche considerevoli (tra 5 e 22 m da p.c. ) anche se nell’ultimo anno si è attestata tra i ‐15 e i ‐20 m da p.c. Ciò
induce a tenere in particolare considerazione i futuri dati del monitoraggio., per valutare se si stia consolidando
una situazione di intenso sfruttamento dell’acquifero.
Si ritiene importate inserire nella rete anche i pozzi della rete qualitativa, sui cui il gestore effettua le misure di
livello, che sembrerebbero correlabili con quelli dei pozzi circostanti. Ciò anche al fine di approfondire le
conoscenze circa la correlazione esistente tra gli acquiferi.
Monitoraggio qualitativo: pozzo (PO0970610U0011), pozzo (PO0970610U0001)
Qualitativamente l’acquifero in Comune di Osnago risulta compromesso da nitrati, solventi e fitofarmaci
(riscontri anomali dall’avvio del monitoraggio nel 2001 e comunque noti anche a fine anni ‘80). Per entrambi i
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 53
tratti di acquifero monitorato, anche per il 2012 è confermata l’attribuzione alla classe 4 di SCAS per composti
alogenati e fitofarmaci.
I nitrati si confermano in concentrazioni intorno ai 45 mg/l sul pozzo (PO0970610U0001), mentre sembrano in
diminuzione sul pozzo (PO0970610U0011). I COA, in concentrazioni maggiori sul pozzo Statale, si confermano
presenti in modo persistenti, come pure i fitofarmaci, in particolare il diclorobenzammide.
Si mette in evidenza che questi pozzi, pur potendoli classificare “da bibliografia” meno vulnerabili di quelli di
Cernusco L.ne – Merate, da essi distanti solo pochi chilometri in quanto più profondi (captanti anche
l’acquifero al di sotto del conglomerato), con filtri più profondi e non in terreni sciolti e grossolani, in realtà
hanno caratteristiche qualitative ben peggiori. E’ importante approfondire le conoscenze idrogeologiche della
zona, considerato tra l’altro che pochi chilometri più a valle l’acquifero si differenzia nel doppio acquifero di
pianura e pertanto eventuali contaminazioni in tale zone rischiano di veicolarsi nell’acquifero protetto di
pianura.
Il progetto plume di contaminazione per la zona di Osnago, in particolare la realizzazione di tre piezometri a
carotaggio continuo, potrà fornire utili indicazioni anche per approfondire tale aspetto.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 54
COMUNE DI VERDERIO SUPERIORE
In comune di Verderio Superiore non ci sono pozzi appartenenti alla rete quantitativa in quanto il pozzo
(PO0970880U0001), utilizzato fino al 2005, è stato tolto in sede di revisione delle reti, in quanto non captante
l’acquifero superficiale.
Tale pozzo, profondo 115 m e fenestrato in più tratte da 51 a 110 m, in conglomerato sino a 92 m (al di sotto
argilla con lenti sabbiose), presenterebbe i tratti caratteristici anche del secondo acquifero (di pianura) e in tal
caso sarebbe plurifenestrato nel conglomerato e nel sottostante acquifero contenuto nelle argille. Le
piezometrie sembrerebbero raccordarsi con quelle dei pozzi captanti l’acquifero superficiale più vicini.
Considerato che il pozzo (PO0970880U0001) appartiene alla rete qualitativa (SCAS 4) e che il Gestore ne
effettua le misure di livello mensili, si propone che venga reinserito nella rete quantitativa.
Il pozzo (PO0970880R0001) è stato inserito nella sola rete qualitativa a partire dal 2006, in sede di revisione
delle reti (inizialmente per la sola rete dedicata ai nitrati).
E’ profondo 152 m, plurifenestrato a partire da 65 m, in conglomerato fino a ‐68 m e quindi in argilla intercalata
a livelli di ghiaia, non di dispongono di misure di livello di falda.
Monitoraggio quantitativo: pozzo (PO0970880U0001) – Pozzo (PO0970880R0001)
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970880U0001)
Nitrati (mg/l) 54,15 48 52.75 40.8
Fitofarmaci (µg/l) Atrazina 0,0375
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970880R0001)
Nitrati (mg/l) 45,05 49.55 47.15 48.0
Altro (µg/l) Nichel 114
L’acquifero in Comune di Verderio Superiore in corrispondenza dei due pozzi monitorati si presenta
qualitativamente compromesso da nitrati e COA, in particolare tetracloroetilene, in concentrazioni che si
mantengono grossomodo costanti nel tempo. Per singole campagne si segnalano valori anomali anche per
triclorometano e , saltuariamente, tricloroetano.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 55
Nel 2012 c’è stato un episodio anomalo di nichel (e cromo) sul pozzo (PO0970880R0001) poi rientrato (anche a
seguito dell’installazione di rubinetto di prelievo direttamente sul pozzo su richiesta di Arpa). Lo SCAS per
entrambi i punti monitorati si attesta in classe 4.
Vista anche la struttura dei pozzi è veramente difficile ipotizzare /stabilire se si tratti di contaminazioni diffuse
(i due pozzi, distanti alcuni chilometri, hanno concentrazioni anomale analoghe) o legate a situazioni locali,
considerato che non sono presenti importanti zone produttive comuni a monte (il pozzo (PO0970880R0001) si
trova all’interno di uno stabilimento che il mese scorso ha cessato l’attività, per il resto si trovano in zone
abitate ancora piuttosto verdi, dedicate all’agricoltura e all’allevamento.
Si ricorda che, in prima fase di presentazione del progetto plumes di contaminazione, era stata proposta
un’unica area ‐ comprendente i Comuni di Osnago e Verderio Sup, ‐ caratterizzate da contaminazione storica di
tetracloroetilene. Tuttavia, giudicando che si trattava di un’area molto estesa in senso w‐e, che avrebbe
necessitato di numero più elevato di piezometri rispetto a quelli proposti e finanziati, nella presentazione del
progetto definitivo si è scelto di limitare gli approfondimenti al territorio di Osnago, dove sono presenti altri
pozzi su cui effettuare campionamenti (a differenza di Verderio sup) e dove l’estensione dell’area di
investigazione è relativamente più contenuta.
Ciò non toglie che, data la compromissione dell’acquifero anche sul territorio di Verderio, debbano essere
previsti approfondimenti specifici.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 56
COMUNE DI VIGANO’
In tale comune non ci sono pozzi appartenenti alla rete quantitativa tuttavia, considerato che il monitoraggio
qualitativo avviene tramite il pozzo (PO0970900U0001) su cui il Gestore sembrerebbe effettuare le misure di
livello, si propone, previe verifiche del caso, di inserirlo anche nella rete quantitativa.
Tale pozzo è profondo 43 m, filtrato tra 38 e 44 m e litologicamente, sarebbero presenti 39 m di argilla (un
livello sabbioso tra 27 e 29 m), sabbia tra 39 e 44 m e al di sotto roccia. Il pozzo sembrerebbe pertanto avere un
buon grado di protezione superficiale e l’acquifero potrebbe essere in pressione.
Monitoraggio quantitativo: pozzo (PO0970900U0001)
Pozzo Peschiera 2009 2010 2011 2012
L’acquifero monitorato tramite questo pozzo si conferma nel quadriennio in classe 2 di SCAS.
A monte sono presenti zone boscate.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 57
COMUNE DI CALOLZIOCORTE
Il pozzo (PO0970130U0002) è monitorato qualitativamente dal 2012, non si dispone di dati piezometrici ma è
opportuno verificare la possibilità di inserirlo anche nella rete quantitativa. Non appartiene agli acquiferi di
interesse regionale in quanto alimenta il lago di Olginate.
E’ profondo 58, fenestrato tra 40 e 55 m e attraversa fino a fondo foro materiali ghiaiosi grossolani.
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970130U0002)
Nitrati (mg/l) 9.8
COA (µg/l) Tricloroetielene 0,42
Tetracloroetilene 0,73
Dicloroetano 1,2 0,5
Tricloroemetano 1,23
Dicloroetilene 1,2 cis 1,5
Dicloroetilene 1,2 trans 1,5
Altro (µg/l) Arsenico 11
Esaclorobenzene 0,025
Fitofarmaci (µg/l) Aldrin 0,05
L’acquifero, in classe 4 di SCAS, risulta fortemente compresso da svariati parametri.
All’intorno è presente un importante apparato industriale, anche con stabilimenti storici.
Dipartimento di Lecco
Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 58
COMUNE DI VALGREGHENTINO
Il pozzo (PO0970820U0002) è monitorato qualitativamente dal 2012, anche se indagini idrogeochimiche sono
in atto dal 2006, a seguito di riscontri anomali di tetracloroetilene da parte della ASL nella rete di distribuzione.
Non si dispone di dati piezometrici ma è opportuno verificare la possibilità di inserirlo nella rete quantitativa.
Non appartiene agli acquiferi di interesse regionale in quanto alimenta il lago di Olginate.
Il pozzo è profondo 68 m, fenestrato tra 13/17 e 60/64 e attraversa fino a 28 m terreni sciolti ghiaioso‐argillosi,
quindi limo argilloso fino a 60 m e al di sotto 4 m di ghiaia, infine rinviene la roccia.
Sembrerebbe captare un acquifero libero e uno sottostante protetto e non si può escludere che il secondo
acquifero sia in pressione.
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970820U0002)
Nitrati (mg/l) 15.9
COA (µg/l) Tetracloroetilene 3.45
E’ confermata per il 2012 la presenza di tetracloroetilene e triclorometano con attribuzione alla classe 4 di
SCAS. A monte è del pozzo è presente l’apparato produttivo di Valgreghentino, con importanti insediamenti.
La contaminazione dell’acquifero di Valgreghentino in particolare da tetraclorotilene è nota da alcuni anni
tanto che la Regione Lombardia con DGR del n. IX/3510 3.05.2012, su progetto presentato da Arpa/Provincia di
Lecco ha finanziato lo studio per la definizione del plume di contaminazione e al momento si è in attesa della
realizzazione dei piezometri .
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COMUNE DI VERCURAGO
Il pozzo (PO0970860U0001) è monitorato qualitativamente dal 2012.
Non si dispone di dati piezometrici ma è opportuno verificare la possibilità di inserirlo anche nella rete
quantitativa. Non appartiene agli acquiferi di interesse regionale in quanto alimenta il lago di Olginate.
Il pozzo è profondo 43 m, fenestrato tra 27 e 42 m e attraversa terreni sciolti grossolani fino a 43 m, al di sotto
dei quali è presente argilla.
Pozzo 2009 2010 2011 2012
(PO0970860U0001)
Nitrati (mg/l) 2
Altro (µg/l) Arsenico 11,9
Ferro 573
Per Arsenico e Ferro l’acquifero è attribuito alla classe 4 (0).
A monte è del pozzo sono presenti insediamenti produttivi.
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5.4 Criticità ambientali
Oltre alle criticità riscontrate sui pozzi appartenenti alla rete di monitoraggio qualitativa regionale, numerosi
sono i pozzi, anche ubicati su acquiferi non di interesse regionale, campionati una volta nel biennio 2011/2012
su iniziativa del dipartimento, che hanno fato riscontri anomali. Si riporta nel seguito la sintesi di tali dati
qualitativi (è la tabella 6 già riportata alla pag. 28 che si riporta nuovamente nel seguito per praticità di
consultazione).
COMUNE ID ACQUIFERO PIANURA CONCENTRAZIONI ANOMALE
(di interesse regionale)
VERDERIO S PO097088NR0002 SI Nitrati 38,8 mg/l
Nov 2012 Nitriti 116 µg/l
Tricloroetilene 0,18 µg/l
Tetracloroetilene 0,45 µg/l
OGGIONO PO0970570U0002 NO Tricloroetilene 0,19 µg/l
Nov. 2012 Tetracloroetilene 2,8 µg/l
LOMAGNA PO0970440U0002 SI Nitrati 33,7 mg/l
Triclorometano 8,0
Tetracloruro di carbonio 2,9 µg/l
BRIVIO PO0970100U0002 NO Manganese 41 µg/l
NOV. 2011 Ferro 257 µg/l
Arsenico 67,4 µg/l
DOLZAGO PO0970310U0003 NO Triclorometano 0,11 µg/l
NOV 2011 Tricloroetano 1,1,1 0,27 µg/l
Atrazina 0,06 µg/l
DOLZAGO PO0970310U0006 NO Atrazina 0,06 µg/l
NOV 2011
OGGIONO PO0970570R0001 NO Triclorometano 0,25 µg/l
NOV 2011 Tricloroetilene 0,58 µg/l
Tetracloroetilene 9,5 µg/l
OGGIONO PO0970570U0001 NO Tricloroetilene 0,36 µg/l
NOV 2011 Dicloroetano 1,1 1,8 µg/l
GALBIATE PO0970360U0003 NO Triclorometano 0,11 µg/l
MAG 2011
GALBIATE PO0970360U0001 NO Nichel 22 µg/l
MAG 2011 Tetracloroetilene 2,0 µg/l
Diclorobenzammide 2, 0,15 µg/l
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Le analisi sul pozzo PO097088NR0002 di Verderio Sup. confermano per questa zona contaminazione di
tetracloroetilene
Il pozzo PO0970440U0002 di Lomagna, su acquifero a carattere “regionale”, riconferma concentrazioni elevate
di triclorometano e tetracloruro di carbonio ed è importante che venga inserito nella rete regionale.
I pozzi in comune di Oggiono, Dolzago, Annone, Brivio, Galbiate, Garbagnate, Lecco, si trovano su acquiferi non
di interesse regionale, in quanto non alimentano direttamente l’acquifero di pianura, ma hanno presentato
compromissioni non trascurabili per più parametri (tetracloroetilene, tricloroetilene, triclorometano, dicloro‐
bromo‐metano, dibromo‐cloro‐metano, fitofarmaci, ecc.). Anche i pozzi di Valgreghentino, Vercurago e
Calolziocorte, inseriti nel monitoraggio solo dal 2012, non alimentanti l’acquifero di pianura, mostrano criticità
importanti.
Spesso alle spalle/all’intorno di tali punti di captazione sono presenti attività produttive anche vecchie/storiche
(tipiche della provincia), ma in alcuni caso a monte dei pozzi sono presenti aree verdi e a bosco , che farebbero
supporre provenienza della contaminazione anche da zone poste ad una certa distanza.
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Il dipartimento inoltre ha effettuato negli anni alcuni approfondimenti idrogeochimici su tratti di acquiferi
contaminati, che vengono sintetizzati nel seguito:
1. Indagine sulla falda di Airuno‐Brivio
Attività effettuata per conto della Provincia di Lecco nel 2002 nella conca di Airuno‐Brivio, il cui
acquifero defluisce verso nord in direzione del Fiume Adda (ovvero non ha requisiti di regionalità), per
approfondire le conoscenze circa la distribuzione dell’arsenico, che ha dato i seguenti riscontri:
Pozzo Arsenico µg/l
50
80
82
168
Il primo di tali pozzi, ricampionato nel novembre 2011 su iniziativa del dipartimento (vedi tab. 6 a pag.
28), ha indicato: Manganese 41 µg/l, Ferro 257 µg/l, Arsenico 67,4 µg/l. Si presume una
contaminazione di origine naturale ma occorre condurre ulteriori verifiche.
2. Comune di Nibionno,
Acquifero non di interesse provinciale, che negli anni 2005/2009 ha presentato concentrazioni
anomale da fitofarmaci (in particolare atrazina). Piuttosto difficile con i dati a disposizione ipotizzare
l’origine della contaminazione, dato che il bacino idrogeologico sembrerebbe chiudersi poco a monte e
non vi sono contaminazioni intensive all’intorno;
3. Area ex cima in Comune di Lecco.
Indagine idrogeochimica condotta nel 2006 a partire da una caratterizzazione che aveva fatto
ipotizzare una contaminazione della falda proveniente da monte.
Le analisi avevano evidenziato contaminazione estremamente significativa per più composti:
Pozzo Tetracloroetilene Bromodiclorometan Tricloroetano1,1,1 Tribromometano
o
< 0,1 < 0,1 <0,1 < 0,1
< 0,1 < 0,1 < 0,1 1,3
1,9 <0,1 0,12 0,18
< 0,1 < 0,1 < 0,1 < 0,1
22,4 1,0 < 0,1 10,1
42,5 < 0,1 < 0,1 < 0,1
24,2 1,9 < 0,1 < 0,1
Si evidenzia inoltre che le analisi effettuate su iniziativa del dipartimento nel maggio 2011 sui ulteriori
due pozzi di Lecco (tab. 6 pag.28) seppure piuttosto distanti da quelli dell’ex Cima, avevano
evidenziato concentrazioni anomale per arsenico, Triclorometano, Dicloro‐bromo‐metano, Dibromo‐
cloro‐metano. Tribromometano. Ciò a dimostrazione dell’importanza di avviare il monitoraggio
sull’acquifero di Lecco, seppure senza requisiti di regionalità, su cui insistono numerosissime attività
industriali, anche storiche, alcune ora dismesse o comunque non attive;
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4. Indagine idrogeochimica a Missaglia e Lomagna.
Effettuate più campagne idrogeochimiche per contaminazione storica in particolare da tetracloretilene,
e presentato per quest’area il progetto plume, che è stato finanziato dalla regione Lombardia. I risultati
dell’indagine idrogeochimica sono riportati nel seguito, nella sezione dedicata ai pennacchi di
contaminazione.
5. Indagine idrogeochimica nei comuni di Osnago e Verderio
Effettuate più campagne idrogeochimiche per contaminazione storica in particolare da tetracloretilene,
e presentato per quest’area il progetto plume, che è stato finanziato dalla regione Lombardia. I risultati
dell’indagine idrogeochimica sono riportati nel seguito, nella sezione dedicata ai pennacchi di
contaminazione.
6. Indagine idrogeochimica in Comune di Valgreghentino
Effettuate più campagne idrogeochimiche su richiesta del sindaco del Valgreghentino, avendo la ASL
riscontrato concentrazioni anomale di tetracloroetilene nelle acque distribuite.
Presentato per quest’area il progetto plume, che è stato finanziato dalla regione Lombardia. I risultati
dell’indagine idrogeochimica sono riportati nel seguito, nella sezione dedicata ai pennacchi di
contaminazione.
7. Sorgenti di Sueglio e Dorio
Indagine attivata Su richiesta dell’ATO nel 2009 per contaminazione delle sorgenti da arsenico, (40 µg/l
sulla sorgente Alpetto). Si tratta con ogni probabilità di contaminazione naturale, e si ipotizza di
proporre una di queste sorgenti per le attività di monitoraggio specifiche che verranno avviate dal 2014.
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6 ATTIVITÀ PROGETTUALI
Per la provincia di Lecco sono stati presentati alla regione progetti per tre plume di contaminazione (Missaglia,
Osnago e Valgreghentino) tutti finanziati ed in attesa della realizzazione dei piezometri .
Nel seguito si riportano i progetti esattamente come presentati alla Regione Lombardia per l’ottenimento de
finanziamento.
6.1 Plume Di Missaglia – Progetto Esecutivo
1. Premessa
I pozzi comunali di Missaglia, già negli ani ‘80/’90 presentavano elevate concentrazioni di tetracloroetilene,
tanto che alcuni erano stati dismessi.
Dal 2001 il pozzo PO0970490R010, appartenente alla rete regionale, in diverse campagne ha presentato, e
tutt’oggi saltuariamente presenta, concentrazione significative in particolare di tetracloroetilene.
Dal 2005 è stato inserito nella rete di monitoraggio anche il pozzo PO097049NR0001, che generalmente
presenta tale composto in tracce. Sempre nel 2005 il pozzo PO0970490U0002, ha evidenziato concentrazioni
elevate di tetracloroetilene e pertanto è stato inserito da Arpa nei programmi di campionamento semestrali.
In aggiunta Arpa ha effettato alcune campagne idrogeochimiche per approfondire le conoscenze sulla
distribuzione del contaminante, senza poter giungere a considerazioni precise, per la scarsità ed inadeguatezza
dei punti di prelievo.
Il presente progetto si propone da un lato la realizzazione di piezometri in posizioni significative, dall’altro di
mettere in sicurezza, possibilmente attrezzandoli a piezometri, alcuni pozzi potabili ora dismessi.
Il tetracloroetilene è il contaminante più significativo, anche se si registra, quantomeno saltuariamente, anche
la presenza di diclorobromometano, tricloroetilene, triclorometano, tetracloruro di carbonio.
2. Caratteri idrogeologici locali
Demandando allo studio geologico di supporto al PGT (recentemente valutato da Arpa nell’ambito del
procedimento previsto dalla L.R. 12/05) le caratteristiche geologiche del territorio comunale, nel seguito si
descrive la ricostruzione idrogeologica locale attualmente possibile utilizzando le stratigrafie esistenti, che
vengono allegate a fine relazione.
2.1 Ubicazione pozzi
L’acquifero interessato da concentrazioni significative di tetracloroetilene è quello contenuto nella
paleovalle del Torrente Lavandaia, che interessa i comuni Viganò, Missaglia e Lomagna.
Di seguito si sintetizzano i pozzi che qui si rinvengono secondo quanto contenuto nel catasto Arpa, che sono
stati riportati in Tav. 1 allegata a fine paragrafo.
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Tabella 1
Comune ID Quota Uso X Y
VIganò PO0970900U0001 387 Potabile 1526084 5063682
Missaglia PO0970490U0003 310 Ex potabile 1525702 5061774
Missaglia PO0970490U0001 284 Ex Potabile 1526661 5060728
Missaglia PO0970490U0005 275 Ex Potabile 1527059 5060000
Missaglia PO0970490U0004 275 Ex potabile 1527363 5059810
Missaglia PO0970490U0002 275 Potabile 1527326 5059770
Missaglia PO0970490R0101 285 Allevamento 1527888 5058940
Giussani PO097049NR0001 290 Industriale
1527713 5058692
Lomagna PO097044NR0001 300 Industriale 1528584 5057606
Il pozzo PO0970900U0001 di Viganò è da ritenersi a monte della zona di contaminazione, non avendo ad oggi
mai riscontrato la presenza di COA. Il pozzo PO097044NR0001 di Lomagna, di valle, non ha mai registrato
presenza di COA, mentre tutti gli altri pozzi ne hanno rilevato la presenza. In particolare, concentrazioni
comprese tra 5 e 9 µg/l vengono riscontrate, in modo alterno, sui pozzi PO0970490U0002 e PO0970490R0101
mentre sugli altri i valori risultano più contenuti, per alcuni pozzi viene riscontrata solo la presenza in tracce.
Con eccezione del pozzo PO0970490R0101 , le coordinate riportate in tabella derivano dalla lettura su CTR. In
fase di realizzazione dei piezometri si prevede di effettuare una campagna GPS per la definizione con precisione
delle Gauss Boaga nonché delle quote dei punti di riferimento per le misure di livello, con posa di targhette
identificative.
2.2 Soggiacenza
Per i pozzi PO0970490R0101 e PO0970490U000, , appartenenti alla rete regionale quantitativa, si dispone di
piezometrie aggiornate, effettuate mensilmente rispettivamente da Arpa e dal Gestore, mentre per gli altri si
dispone solo di dati storici.
Tabella 2
id Soggiacenza (m da punto misura)
PO0970900U0001 Non disponibile
PO0970490U0003 Non disponibile
PO0970490U0001 2.67 (2010)
PO0970490U0005 Non disponibile
PO0970490U0004 1.5 (2012)
PO0970490U0002 1.15 (2012)
PO0970490R0101 28 (1964)
PO097049NR0001 Non disponibile
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Ad ultimazione dei piezometri, con a disposizione le quote di riferimento determinate tramite GPS, verrà condotta
una campagna piezometrica con restituzione di relativa cartografia.
Il deflusso della falda è comunque da nord a sud, lungo la paleoavalle, che funge da drenaggio per le aree
terrazzate laterali.
2.3 Caratteristiche stratigrafiche e tecnico costruttive dei pozzi
Le stratigrafie a disposizione, sintetizzate in tabella ), sono poche, e risalgono a periodi diversi.
Tabella 3
id Profondità Stratigrafia
PO0970900U0001 0.0 27 Argilla
PO0970490U0003 27‐29 Sabbia e ghiaia
29‐39 Argilla
39‐44 Sabbia e ghiaia
PO0970490U0001 44 Roccia
PO0970490U0005 Non disponibile
PO0970490U0004 0.0 ‐ 6.5 Ghiaia e ciottoli
PO0970490U0002 6.5 – 39 Conglomerato
39.0 – 45.0 Argilla
4.0 – 50.0 Roccia
PO0970490R0101 Non disponibile
PO097049NR0001 Non disponibile
PO097044NR0001 0.0 – 9.6 Ghiaia, sabbia (banco di argilla tra ‐10.5 e ‐13.0)
PO0970900U0001 9‐6 – 28.5 Conglomerato
28. ‐ 90.0 Argilla
90.0 ‐ 100 Roccia
PO0970490U0003 – 17.0 Argilla (ferretto)
17.0 – 50.0 Conglomerato
50.0‐60.0 Argilla
PO0970490U0001 ‐8.0 Ghiaia
8.0 ‐14.0 Conglomerato
14.0‐52 Argilla
PO0970490U0005 0.0‐12.0 Ghiaia e sabbia
12.0‐28.0 conglomerato
28.0‐42 argilla
E’ presente un livello superficiale di spessore 6/10 m di ghiaie sciolte, passanti a conglomerato per uno spessore di
20/30 m. Al di sotto è presente un potente livello argilloso dello spessore di almeno 20‐30m . La roccia si
approfondisce rapidamente da monte verso valle e le stratigrafie la indicano fino al pozzo Maresso.
La tabella 4 riassume le caratteristiche tecnico‐costruttive dei pozzi.
Si prevedere di effettuare delle verifiche con il gestore/proprietari prima della campagna geognostica, per una
conferma della effettiva struttura dei pozzi, che potrebbe avere subito modifiche nel tempo).
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Tabella 4
Id Caratt. tecnico‐ costruttive Osservazioni / Criticità
PO0970900U0001 Prof. 45 m
Filtri: 38/44
PO0970490U0003 Prof. 70.5 Posizione filtri e stratigrafia
non noti
PO0970490U0001 Pro. 50 m
Filtri: 20/26.0; 29.0/32.0; 35.0/40.0
PO0970490U0005 Prof. 72 m Posizione filtri e stratigrafia
non noti
PO0970490U0004 Prof. 41 m osizione filtri e stratigrafia non noti
PO0970490U0002 Prof. 100 m
Filtri: 8/22; 46/78
PO0970490R0101 Prof: 60 m
Filtri 38/50
PO097049NR0001 Prof. 18 m
Filtri 6.0/18
PO097044NR0001 Prof. 42 m
Filtri: 12/30
A partire dalla ricostruzione stratigrafica sono stati ipotizzati l’ubicazione e lo sviluppo dei piezometri, la cui
realizzazione è stata prevista a carotaggio continuo per disporre di dati stratigrafici certi.
L’intento è quello di arrivare alla chiusura di due/tre pozzi attualmente dismessi e al loro recupero quali
piezometri. In tal caso si procederebbe con la terebrazione di soli due piezometri nuovi (indicati in Tav.3 a fine
paragrafo con i numeri 1 e 2). In caso contrario, ne verrebbe realizzato un terzo, denominato 3.
La proposta di ubicazione dei piezometri, è già stata verificata col comune, ma potrebbe subire alcune modifiche
in funzione delle considerazioni che verranno fatte circa il recupero dei pozzi dismessi.
3. Chimismo acque sotterranee
Il grafico sottostante rappresenta le oscillazioni delle concentrazioni di tetracloroetilene riscontrate a partire
dal maggio 2006 al maggio 2012 per i pozzi PO0970490R0101 (blu), PO0970490U0002 (Giallo),
PO097049NR0001 (Rosa), che, come detto in premessa, rappresenta il contaminante più significativo.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
/11 6
/05 6
2 7
5 8
/11 8
/05 8
1 9
5/ 9
0
/11 0
2 0
5/ 1
1
/05 1
2
21 /2 00
10 2 00
14 /2 00
14 /2 00
14 /2 00
12 2 00
19 /2 00
20 /2 00
07 2 01
10 /2 01
23 /2 01
11 /2 01
11 2 01
14 /2 01
01
/2
/
/
5
1
/0
/0
/0
/1
/0
/0
/0
/0
/1
24
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Stato delle acque sotterranee della provincia di Lecco. Anno 2012 68
Le campagne idrogeochimiche ad oggi svolte hanno indicato le concentrazioni di tetracloroetilene più
elevate, dell’ordine dei 5/9 µg/l, sui pozzi PO0970490U0002 e PO0970490R0101, intorno ai 2 µg/l sugli altri
pozzi.
In Tav.1 sono altresì indicate le concentrazioni riferite alla campagna idrogeochica del luglio 2010.
Su tale tavola sono state ubicate sommariamente le aree con i potenziali centri di pericolo, tutte lungo
l’asse della valle del T. Lavandaia, sia a monte di Missaglia che subito a valle del centro abitato.
4. Proposta di ubicazione e di realizzazione piezometri
Sulla scorta di quanto ad oggi noto relativamente alle caratteristiche idrogeologiche dell’area, alla diffusione
della contaminazione e alla disponibilità dei terreni su cui realizzare i piezometri verificata con l’ufficio
tecnico comunale, che non sempre è quella ottimale, si prevede la realizzazione di alcuni piezometri:
- In numero di due se due pozzi al momento dismessi verranno chiusi ed attrezzati a piezometri (si
disporrebbe in totale di quattro piezometri). In tal caso verrebbero realizzati quelli che in tav.3, sono indicati
con i numeri 1 e 2;
- In numero di tre se non si intervenisse sui pozzi dismessi.
Dovranno raggiugere l’orizzonte impermeabile (presumibilmente argilla) ed intestarsi per almeno 5 metri.
Consentiranno la ricostruzione stratigrafica dell’acquifero, e, dal punto di vista idrochimico, di avere
maggiori informazioni circa la zona di provenienza della contaminazione. Inoltre, potrebbero essere utilizzati
quali piezometri di monitoraggio per i pozzi comunali, nonché essere utilizzati, in un eventuale intervento di
bonifica/messa in sicurezza, quali pozzi di emungimento;
5. Campionamenti
Nella relazione preliminare trasmessa alla Regione Lombardia, in mancanza di indicazioni era stata
preventivata una sola campagna analitica con ricerca di COA. E’ evidente che, in funzione dei risultati che si
otterranno, dovranno essere messe in programma campagne analitiche mirate sia per quanto riguarda i
punti rete sia la frequenza di campionamenti. In particolare, sul cronoprogramma contenuto nel’All.1, sono
state previste due campagne analitiche nel 2013, una ad aprile/maggio e una a novembre.
6. Specifiche tecnico costruttive dei piezometri
- Realizzazione di due/tre piezometri a carotaggio continuo a secco, con restituzione di stratigrafia e
informazioni tecnico/costruttive da parte di Geologo;
- Profondità: indicativamente 30/40 m ciascuno: dovranno attraversare l’intero spessore
ghiaioso/conglomeratico e intestarsi nell’orizzonte argilloso per almeno 5 m o in roccia per almeno due
metri;
- Piezometri realizzati in materiali compatibili con presenza di COA nelle acque in concentrazioni pari a 10/30
µg/l; il tubo filtro avrà diametro minimo di 4”;
- La installazione dei piezometri, la quota di posizionamento del tubo cieco e le porzioni filtranti saranno
stabilite in funzione di risultati di perforazione;
- La porzione filtrante dovrà interessare tutta la zona satura, estendendosi parzialmente, nella zona insatura;
- Il fondo foro dovrà essere chiuso mediante fondello cieco e, qualora si rendesse necessario, dovrà essere
applicata sulla parte fessurata, una fascia di tessuto non tessuto, in materiale compatibile con i composti da
campionare;
- La giunzione dei tubi di assemblaggio dei piezometri deve essere realizzata evitando di forzare l’avvitamento
dei manicotti filettati e di storcere le estremità dei tubi, per garantire il passaggio degli strumenti di
campionamento delle acque;
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- L’intercapedine perforo‐tubazione in corrispondenza del filtri dovrà essere riempita con un dreno costituito
da ghiaietto siliceo uniforme. Il diametro del dreno sarà stabilito in corso d’opera sulla base della
granulometria effettiva dell’acquifero da filtrare;
- Nell’intercapedine dovrà essere immessa sabbia per uno spessore di 0,2/0.5 m e si dovrà quindi procedere
al riempimento dell’intercapedine stessa fino alla superficie con miscela cemento/bentonite;
- Il piezometro dovrà essere chiuso con un tappo di rivestimento che fuoriesce dal piano campagne e
dovranno essere previste opportune protezioni di superficie, la realizzazione di una testa pozzo di
protezione fornita di coperchio carrabile e munita di chiusura a chiave messa a disposizione dell’autorità di
controllo,
- Deve essere previsto uno spurgo preliminare.
11. Programma e restituzione dati
La restituzione dei dati avverrà nei modi e tempi pervisti dalla DGR 6475 del 19.07.12.
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6.2 Plume Di Osnago
I pozzi comunali di Osnago, in particolare il pozzo Statale, già negli ani ‘80/’90 presentavano elevate
concentrazioni di tetracloroetilene, tanto che la allora competente provincia di Como aveva realizzato
dei piezometri di monitoraggio ex L.R. 62/85. Purtroppo di tali piezometri, in collaborazione col
comune, ne è stato rinvenuto solamente uno. Dal 2001, il pozzo PO0970610U0011 è stato inserito
nella rete regionale di monitoraggio quali‐quantitativa delle acque sotterranee. Tuttavia, con la
revisione del 2005/06, è stato tolto dalla quantitativa, in quanto plurifenestrato su più acquiferi, quindi
non rispondente ai requisiti regionali di superficialità. E’ stato invece aggiunto in fase di revisione il
pozzo PO0970610U0001, anch’esso a servizio di pubblico acquedotto, sempre per la rete qualitativa.
Ad oggi, sul pozzo Statale, si continuano a rivenire, seppure oscillanti, concentrazioni significative di
tetracloroetilene (dell’ordine dei 5 µg/l anche se occasionalmente superano i 10 µg/l) oltre che di altri
composti alogenati. Sul pozzo PO0970880U0001 del Comune di Verderio Superiore invece, confinante
con Osnago, si rinvengono, anche qui in modo oscillante, concentrazioni di tetracloroetilene
dell’ordine di 1,5/2 µg/l.
Il presente progetto si propone di realizzare alcuni piezometri per meglio definire le caratteristiche
idrochimiche locali. E’ tuttavia da sottolineare che l’area è molto vasta, con un fronte di falda coinvolto da
ovest ad est per circa quattro chilometri, con contaminazione imputabile sicuramente a più fonti. Pertanto,
considerati i costi elevati di perforazione di piezometri in litotipi ghiaiosi cementati a considerevoli profondità
(70 m ca) e il fatto che, si tratta di contaminazioni diffuse, si ritiene preferibile concentrarsi sulla zona di
Osnago, per più motivi:
- si tratta di quella a contaminazione più elevata e persistente;
- a monte si trovano importanti e numerose attività produttive;
- subito a valle l’acquifero assume i tratti caratteristici di quello di pianura (doppio acquifero) e pertanto
la contaminazione dell’acquifero ancora indifferenziato della zona di Osnago potrebbe veicolarsi nel secondo
acquifero di pianura.
Si fa inoltre presente che il tetracloroetilene è il contaminante più significativo, anche se si segnala comunque
la presenza anche di altri composti alogenati.
Inoltre i monitoraggi ad oggi eseguiti evidenziano concentrazioni elevate di nitrati (generalmente superiori a 40
mg/l) e fitofarmaci, in particolare Atrazina, e diclorobenzammide. Gli approfondimenti idrochimici potrebbero
pertanto essere l’occasione per il monitoraggio anche di tali composti.
2. Caratteri idrogeologici locali
Demandando allo studio geologico di supporto al PGT le caratteristiche geologiche generali del territorio
comunale, nel seguito si descrive la ricostruzione stratigrafica locale a partire dalle stratigrafie esistenti.
2.1 Ubicazione pozzi
Dal punto di vista idrogeologico, è presnete un’importante struttura acquifera, la paleovalle del Torrente
Molgora, che attraversa i comuni di Merate, Cernusco e Osnago grossomodo seguendo il corso
dell’omonimo torrente. Qui sono strati realizzati numerosi pozzi potabili: nella Tav. 1 sono indicati il
Feltrinelli, il Cernusco, il Villa, il Roma e il Valle Osnago (anche se a monte, in comune di Merate, ne sono
presenti altri). Immediatamente ad est, la struttura idrogeologica cambia, presentando i primi cenni
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caratteristici degli acquiferi di pianura. I pozzi hanno le seguenti ubicazioni, riportate in Tav. 1 allegata a fine
paragrafo.
Tabella 1
comune ID Quota Uso X Y
CERNUSCO PO0970200U0002 254 Potabile 1531050 5060399
CERNUSCO PO0970200U0001 252 Potabile 1530879 5060101
CERNUSCO PO0970200U0003 246 Potabile 1530522 5059523
MERATE PO097048NR0001 268 Industriale 1531849 5059495
MERATE PO0970480U0006 265 Industriale 1527363 5059222
OSNAGO PO0970610U0001 260 Potabile 1530578 5058762
OSNAGO PO097061NU0002 250 Monitoraggio 1530967 5058267
OSNAGO PO0970610U0015 229 Potabile 1529936 5057917
OSNAGO PO0970610U0011 244 Potabile 1530797 5057843
VERDERIO S PO0970880U0001 249 Potabile 1533927 5057534
2.2 Soggiacenza
Per tutti i pozzi ad uso potabile presi in considerazione, si dispone di misure di soggiacenza statica mensili,
effettuate dal Gestore secondo procedure concordate con Arpa. Dato che la campagna idrochimica diffusa
è stata effettuata nel maggio 2011, si è scelto di riportare nella tabella a seguire e in Tav.2 allegata a fine
paragrafo le piezometri relative a tale periodo.
Tabella 2
Denominazione pozzo Soggiacenza (m da punto misura)
PO0970200U0002 14.3
PO0970200U0001 15.9
PO0970200U0003 13.9
PO097048NR0001 Non disponibile
PO0970480U0006 22
PO0970610U0001 15
PO097061NU0002 Non disponibile
PO0970610U0015 12.9
PO0970610U0011 16.2
PO0970880U0001 43
Come visibile dalla carta delle piezometriche, la falda ha grossomodo deflusso nord‐sud anche se, nella
porzione occidentale, è influenzata dalla struttura idrogeologica di paleovalle, che funge da drenaggio. Ad est
invece la falda assume un deflusso più regolare, influenzato nella pozione più orientale dalla valle del Fiume
Adda.
Le sequenze piezometriche indicano, per la zona di paleovalle, oscillazioni molto rapide e ad elevata escursione,
anche dell’ordine dei 10 metri, direttamente influenza dalle precipitazioni atmosferiche. Per la zona orientale
invece le oscillazioni sono più lente, con escursioni più contenute.
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2.3 Caratteristiche stratigrafiche e tecnico costruttive dei pozzi
Le stratigrafie a disposizione sono piuttosto abbondanti e precise.
Tabella 3
Pozzo Profondità Stratigrafia
PO0970200U0002 0.0‐28.5 Ghiaia e ciottoli
28.5‐39 Conglomerato
39‐40 Argilla
PO0970200U0003 0.0‐41.0 Ghiaia, ciottoli, sabbia
41.0‐53.0 Argilla
53.0‐117 Conglomerato; lenti argillose
PO097048NR0001 0.0‐43.0 Ghiaia e sabbia
43.0‐50.0 Argilla
PO0970480U0006 .0‐5.7 Ghiaia
.7‐10.5 Argilla
0.0‐101 Conglomerato; lenti argillose
PO0970610U0001 .0‐9.0 Ghiaia e sabbia
.0‐13.0 Argilla
3.0‐45.0 Conglomerato
5.0‐90.0 Conglomerato; lenti argillose in aumento verso basso
0.094.0 Argilla
PO097061NU0002 0.0‐8.3 Ghiaia
8.3‐52.0 Conglomerato; lenti argillose in aumento verso basso
52.0‐57.0 Argilla
PO0970610U0015 0.0 – 48. Ghiaia
48.0‐ 50.0 Argilla
PO0970610U0011 0.0‐13.5 Ghiaia e cottoli
13.5‐46.6 Conglomerato
46.0‐50.0 Argilla
PO0970880U0001 0.0‐115 Ghiaia e ciottoli
11.5‐77.8 Conglomerato; lenti argillose in aumento verso
77.8‐99.5 basso
99.5‐106.8 Argilla
106.8‐111.0 Alternanza di ghiaia, conglomerato, argilla
argilla
PO0970200U0002 0.0‐15.0 Argilla e ciottoli
15.0‐53.0 Conglomerato
53.0‐92.0 Argilla con intervalli di ciottoli
92.0‐115 Argilla
Dal punto di vista idrogeologico, i pozzi lungo la paleo valle del Torrente Molgora attraversano un acquifero
costituito da ghiaie e sabbie sciolte per uno spessore di 40/50 m, quindi un banco argilloso di spessore 5/10
metri e quindi il conglomerato (unica eccezione il pozzo valle Osnago che tuttavia, oltre a trovarsi più a sud, è
probabilmente decentrato rispetto all’asse della paleovalle). L’acquifero presenta saltuariamente e localmente
concentrazioni estremamente ridotte di tetracloroetilene, inferiori a 1 µg/l.
Ben diversa è la situazione ad est della paleovalle dove, al di sotto di uno strato di 10 m circa di depositi sciolti,
sono presenti depositi ghiaiosi cementati fino a 70/80m, alternati verso il basso a intervalli argillosi via via più
frequenti e, al di sotto, un potente banco di argilla. Si è nella zona di transizione ai depositi di pianura, dove
comincia ad abbozzarsi la struttura acquifera di pianura.
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Qui le concentrazioni di tetracloroetilene, nitrati e COA sono nettamente più rilevanti e persistenti,
raggiungendo le concentrazioni massime sul pozzo Statale.
Le due situazioni idrogeologiche sono sintetizzate nelle tavole 3A e 3B allegate a fine paragrafo.
La tabella 4 riassume le caratteristiche tecnico‐costruttive dei pozzi.
Si prevedere di effettuare delle verifiche con il gestore/proprietari prima della campagna geognostica, per una
conferma della effettiva struttura dei pozzi, che potrebbe avere subito modifiche nel tempo).
Tabella 4
Pozzo Caratt. tecnico‐ costruttive Osservazioni / Criticità
PO0970200U0002 Prof: 40
Filtri: 22‐35
PO0970200U0001 Prof. 53
Filtri: 35‐46
PO0970200U0003 Prof.50
Filtri: 37‐43
PO097048NR0001 Prof: 101 Plurifenestrato su più acquiferi
Filtri: 40‐45; 55‐57; 65‐67; 71‐73;
79‐87; 89‐99
PO0970480U0006 Prof. 94
Filtri; 45‐49; 58‐62; 76‐79; 86‐89
PO0970610U0001 Prf. 57
Filtri 33‐44
PO097061NU0002 Prof: 50
Filtri: 34‐42
PO0970610U0015 Prof. 50.0
Filtri: 22‐30; 34‐45
PO0970610U0011 Prof: 110 Plurifenestrato su più acquiferi
Filtri: 45‐50; 54‐57; 59‐61; 73‐76;
99‐101; 105‐106
PO0970880U0001 Prof. 115 m Plurifenestrato su più acquiferi
Filtri: 49‐53; 70‐72; 92‐92.5; 110‐
110.6
A partire dalla ricostruzione stratigrafica e con quanto affermato in premessa circa l’opportunità di concentrare le
verifiche nella zona di Osnago, sono stati ipotizzati l’ubicazione e lo sviluppo dei piezometri, ancora da verificare
nel dettaglio con comune, la cui realizzazione è stata prevista a carotaggio continuo per disporre di dati
stratigrafici certi.
In linea di massima verranno ubicati come da Tav.4, ovvero a valle dei principali nuclei produttivi della zona.
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3. Chimismo acque sotterranee
Come accennato in presmessa, il pozzo a maggiore compromissione è lo PO0970610U0011 di Osnago, dove le
analisi più recenti indicano concentrazioni di tetracloroetilene generalmente superiori a 5 µg/l. La situazione al
maggio 2011 è rappresentata in Tav. 4 allegata a fine paragarfo.
Si rammenta che il tetracloroetilene è, tra i composti organo alogenati, il più significativo, ma non l’unico. Sono
inoltre presenti i nitrati in concentrazioni generalmente superiori ai 40 mg/l e i fitofarmaci, in particolare
diclorobenzammide.
4. Proposta di ubicazione e di realizzazione piezometri
Sulla scorta di quanto ad oggi noto relativamente alle caratteristiche idrogeologiche dell’area, alla diffusione
della contaminazione e alla disponibilità dei terreni su cui realizzare i piezometri, si prevede la realizzazione
di tre piezometri, indicativamente come riportato in Tav.4 allegata a fine paragrafo
Dovranno raggiungere l’orizzonte impermeabile (argilla), presumibilmente intorno ai 70 m, ed intestarsi per
almeno 5 metri. Consentiranno la ricostruzione stratigrafica di maggior dettaglio dell’acquifero e, dal punto
di vista idrochimico, di avere maggiori informazioni circa la zona di provenienza della contaminazione.
5. Campionamenti
Nella relazione preliminare trasmessa alla Regione Lombardia, in mancanza di indicazioni precise, era stata
preventivata una sola campagna analitica con ricerca di COA. E’ evidente che, in funzione dei risultati che si
otterranno, dovranno previste campagne analitiche mirate. In particolare si prevedono tre campagne
analitiche: una ad aprile/maggio 2013, una a novembre 2013 e una a febbraio 2014. Inoltre potrebbe
appunto essere l’occasione per approfondire le conoscenze sulla compromissione delle acque da nitrati e da
fitofarmaci (diclorobenzammide in particolare). Anche tali sostanze non sono state computate nel progetto
iniziale.
6. Specifiche tecnico costruttive dei piezometri
- Realizzazione di tre piezometri a carotaggio continuo a secco, con restituzione di stratigrafia e informazioni
tecnico/costruttive da parte di Geologo abilitato;
- Profondità: indicativamente 70/80 m ciascuno: dovranno attraversare l’intero spessore
ghiaioso/conglomeratico e intestarsi nell’orizzonte argilloso per almeno 5;
- Piezometri realizzati in materiali compatibili con presenza di COA nelle acque in concentrazioni pari a 10/30
µg/l; il tubo filtro avrà diametro di 4”;
- La installazione dei piezometri, la quota di posizionamento del tubo cieco e le porzioni filtranti saranno
stabilite in funzione di risultati di perforazione;
- La porzione filtrante dovrà interessare tutta la zona satura, estendendosi parzialmente, nella zona insatura;
- Il fondo foro dovrà essere chiuso mediante fondello cieco e, qualora si rendesse necessario, dovrà essere
applicata sulla parte fessurata, una fascia di tessuto non tessuto, in materiale compatibile con i composti da
campionare;
- La giunzione dei tubi di assemblaggio dei piezometri deve essere realizzata evitando di forzare l’avvitamento
dei manicotti filettati e di storcere le estremità dei tubi, per garantire il passaggio degli strumenti di
campionamento delle acque;
- L’intercapedine perforo‐tubazione in corrispondenza del filtri dovrà essere riempita con un dreno costituito
da ghiaietto siliceo uniforme. Il diametro del dreno sarà stabilito in corso d’opera sulla base della
granulometria effettiva dell’acquifero da filtrare;
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- Nell’intercapedine dovrà essere immessa sabbia per uno spessore di 0,2/0.5 m e si dovrà quindi procedere
al riempimento dell’intercapedine stessa fino alla superficie con miscela cemento/bentonite;
- Il piezometro dovrà essere chiuso con un tappo di rivestimento che fuoriesce dal piano campagne e
dovranno essere previste opportune protezioni di superficie, la realizzazione di una testa pozzo di
protezione fornita di coperchio carrabile e munita di chiusura a chiave messa a disposizione dell’autorità di
controllo,
- Deve essere previsto uno spurgo preliminare.
7. Cronoprogramma e restituzione dati
La restituzione dei dati avverrà nei modi e tempi pervisti dalla DGR 6475 del 19.07.12.
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6.3 Plume Di Valgreghentino
1. Premessa
Il Sindaco di Valgreghentino, a seguito del riscontro di contaminazione da tetracloroetilene sui pozzi della rete
acquedottistica da parte della ASL, chiedeva nell’aprile 2006 il supporto tecnico di Arpa per individuare le cause
della contaminazione.
Da allora Arpa ha svolto una serie di campagne idrogeochimiche a monte e valle della contaminazione,
relazionando agli enti sui risultati via via riscontrati.
Inoltre, a partire dal maggio 2012, con la revisione delle rete regionale di monitoraggio dei corpi idrici
sotterranei monitora altresì il Pozzo Comunale n. 2.
Ad oggi persistono nella falda captata dai pozzi comunali concentrazioni elevate di COA, in particolare
tetracloroetilene, che rappresenta l’inquinante più significativo, anche se non può essere trascurata la presenza
anche di triclorometano, tricloroetilene, dicloroetano1,1, dicloroetano1,2, tetracloretano1,1,2,2.
Il ridotto numero di pozzi a disposizione, i dubbi stratigrafici e la caratteristiche tecnico‐costruttive non sempre
adeguate, non hanno ad oggi consentito di trarre considerazioni circa il punto di origine della contaminazione.
2. Caratteri idrogeologici locali
Demandando allo studio geologico di supporto al PGT (recentemente valutato da Arpa nell’ambito del
procedimento previsto dalla L.R. 12/05) le caratteristiche geologiche del territorio comunale, nel seguito si
descrive la ricostruzione idrogeologica locale attualmente possibile utilizzando le stratigrafie esistenti, che
vengono allegate a fine relazione
2.1 Ubicazione pozzi
L’acquifero contaminato è quello che si sviluppa nella valle del Torrente Greghentino, a decorso S/ENE che,
a valle dei pozzi comunali, sfocia nel Fiume Adda dando origine ad un’importante conoide su cui sorgono la
parte bassa di Valgreghentino e la maggior parte del territorio comunale di Olginate. Qui, a valle dei pozzi
comunali di Valgreghentino, è presente un importante apparato industriale a valle del quale, lungo l’alzaia
dei Fiume Adda, si trovano i pozzi potabili di Olginate.
I pozzi contaminati sono i Comunali 1,2,3. Esiste un quarto pozzo Comunale di recente realizzazione,
denominato 4, ultimato ma, a quanto agli atti, non utilizzato.
Le campagne idrogeochimiche ad oggi effettuate hanno interessato, oltre ai pozzi comunali, una serie di
pozzi a monte e valle, descritti nella sottostante tabella. La tavola 1 allegata a fine paragrafo riporta
l’ubicazione.
Tabella 1
Comune ID Quota Uso X Y
greghentino PO097082NR0002 265 Industriale 1532134 5069239
Valgreghentino PO097082NR0001 259 Industriale 1532218 5069443
Valgreghentino PO097082NR0003 263 Industriale 1532042 5069442
Valgreghentino PO097082NU0004 236 Non utilizzato 1532528 5069840
Valgreghentino PO097082NU0001 234 Potabile 1532570 5069932
Valgreghentino PO097082NU0002 232 Potabile 1532634 5070032
Valgreghentino PO097082NU0003 223 Potabile 1532814 5070155
Olginate PO097059NR0002 212 Industriale 1533101 5070339
Olginate PO0970590U0008 198.7 Potabile 1533747 5070266
Le quote pozzo e le coordinate riportate sono quelle ricavate dalle CTR. In fase di realizzazione dei
piezometri si prevede di effettuare una campagna GPS per la definizione con precisione delle Gauss Boaga
nonché delle quote dei punti di riferimento per le misure di livello, con posa di targhette identificative.
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2.2 Soggiacenza
Le misure di livello statico della falda ad oggi disponibili sono esclusivamente quelle reperite da fonti
storiche. Nella tabella a seguire si riportano quelle rilevate al momento della realizzazione dei pozzi:
Tabella 2
Denominazione pozzo Soggiacenza (m da punto misura)
PO097082NR0002 Non disponibile
PO097082NR0001 Non disponibile
PO097082NR0003 3.15 (1989)
PO097082NU0004 13.6 (2005)
PO097082NU0001 10 (1962)
PO097082NU0002 13.2 (1974)
PO097082NU0003 Non disponibile
PO097059NR0002 3.5 (1990)
PO0970590U0008 4.0 (2008)
Ad ultimazione dei piezometri, con a disposizione le quote di riferimento determinate tramite GPS, verrà condotta
una campagna piezometrica con restituzione di relativa cartografia.
In linea generale comunque, il deflusso della falda è grossomodo lineare da SSW verso ENE all’interno della valle
del T. Greghentino e quindi divergente verso il Fiume Adda sublacuale allo sbocco della valle nella conoide di
Olginate..
2.3 Caratteristiche stratigrafiche e tecnico costruttive dei pozzi e relative criticità
Non si conosce l’andamento stratigrafico sottostante, in pratica se esista (e a quale profondità si trovi) in tale zona
il livello argilloso rinvenuto nei pozzi comunali e a quale profondità si trovi la roccia.
Preliminarmente alla realizzazione dei piezometri, si prevede di verificare con il comune l’esistenza di studi
geologici con prospezione diretta/indiretta o scavi aperti anche in passato che consentano di desumere
informazioni a riguardo.
In corrispondenza dei quattro pozzi comunali, realizzati in periodi diversi (1962‐2005) e con tecniche non note
(distruzione o carotaggio continuo) si desume la presenza di:
1) un orizzonte superficiale, da p.c. sino a ‐20/‐29.0, m di terreni ghiaioso/sabbiosi, contenente un acquifero
libero altamente vulnerabile, al di sotto dei quali sarebbe presente in modo persistente un potente livello
argilloso sino a ‐50/‐60 m da p.c.
2) Un potente orizzonte argilloso di spessore 25/30 metri, a partire da ‐25/‐30 m circa;
3) Un sottostante orizzonte ghiaioso/sabbioso dello spessore di pochi metri (rilevato sui pozzi 2/3/4);
4) Substrato roccioso a partire da ‐50/‐68 m da p.c.
In tale zona si ipotizza pertanto la presenza di un acquifero superficiale, dello spessore di 30 m ca, libero e, forse,
di un secondo acquifero al contatto con la roccia.
I pozzi do Olginate, in zona di conoide distale, presentano uno orizzonte superficiale ghiaioso‐sabbioso, localmente
argilloso, sede di un acquifero libero, di spessore dell’ordine della decina di metri, al di sotto del quale iniziano i
depositi argilloso lacustri.
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Nella sottostante tabella si riporta la stratigrafia di massima relativa ai singoli pozzi.
Tabella 3
Pozzo Profondità Stratigrafia
PO097082NR0002 – 2.0 Riporto inerte
‐ 3..0 Terreno argilloso bruno
‐ 7.6 Ghiaia, sabbia ciottoli (1° acquifero)
PO097082NR0001 0.0 ‐ 4.5 Ghiaia e sabbia (1° acquifero)
4.5 – 10.0 Ghiaia argillosa
10.0 – 15.0 Argilla sabbiosa
15.0 – 20.0 Ghiaia e sabbia
PO097082NR0003 ‐ 1.5 Terreno agrario
1.5 – 6.0 Ghiaie e sabbie a tratti debolmente limosa
PO097082NU0004 0.0 – 26.0 Ghiaia con lenti argillose (banco di 2 m di argilla da – 17.5 a ‐
19.5 m)
26.0 – 52.0 Argilla
52.0 – 54.0 Ghiaia
54.4 – 59.5 Breccia passante a roccia
PO097082NU0001 0.0 – 18.34 Ghiaia ed argilla
18.34 – 20.24 Sabbia e ghiaia
20.24 – 50 ca Argilla
50 ca – 61.0 Roccia
PO097082NU0002 0.0 – 28.0 Ghiaia, sabbia e ciottoli (banco di argilla tra ‐10.5 e ‐13.0)
28.0 – 60.0 Limo argilloso
60.0 – 64.0 Ciottoli e ghiaia
64.0 – 68.0 Roccia
PO097082NU0003 0.0 – 20.0 Ghiaia ed argilla
20.0 – 29.0 Sabbia e ghiaia
29.0 – 62,0 Argilla
62.0 ‐ 66.0 Sabbia e ghiaia
66.0 – 70.0 Roccia
PO097059NR0002 0.0 – 5.0 Ghiaia limosa
5.0 – 7.5 Argilla limosa
7.5 – 13.0 Ghiaia e sabbia
13.0 – 15.5 Limo argilloso
15.5 – 17.5 Ghiaia e sabbia
17.5 – 20.0 Argilla
PO0970590U0008 0.0 – 9.0 Ghiaia e sabbia
9.0 – 10.0 Sabbia ed argilla
10.0 – 14.0 Argilla
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Si prevedere di effettuare delle verifiche con il gestore prima della campagna geognostica, per una
conferma della effettiva struttura dei pozzi, che potrebbe avere subito modifiche nel tempo).
Tabella 4
Pozzo Caratt. tecnico‐ costruttive Osservazioni / Criticità
PO097082NR0002 Prof. 7 m Non raggiunge il letto dell’acquifero;
Anelli in cemento
PO097082NR0001 Prof. 3 m Non raggiunge il letto dell’acquifero;
Si tratta di trincea drenante Non è chiaro come sia disponibile la stratigrafia
sino a – 20 metri.
PO097082NR0003 Prof. 6 m Non raggiunge il letto dell’acquifero;
Rivestimento in anelli in cls
PO097082NU0004 Prof. 36. 2 m Raggiunge il letto dell’acquifero superficiale ma
Filtri: 12.47‐16.47; 20.18‐25.18 non è filtrato nell’orizzonte ghiaioso profondo;
Idrogeologicamente affine al pozzo 1 ma non
al pozzo 2;. Dubbi sulla confrontabilità col pozzo 3;
PO097082NU0001 Prof: 28.7 m Raggiunge il letto del l’acquifero superficiale;
Filtri: 18.34‐20.84 drogeologicamente affine al pozzo 4 ma non al 2.
Dubbi sulla confrontabilità col pozzo 3;
PO097082NU0002 Prof. 68 m apta l’acquifero superficiale ma anche
Filtri 13.0‐28.0; 60.0‐68.0 l’orizzonte ghiaioso profondo;
drogeologicamente non completamente affine
coi pozzi 1 e 4. Dubbi sulla confrontabilità col
pozzo 3;
PO097082NU0003 Prof: 70 m a stratigrafia è presunta
Filtri: 19.5‐29.5; 62.5‐69.5 filtri sono indicati anche in profondità ma la
pompa sembrerebbe essere a – 35 m;
ubbi sulla affinità idrogeologica con i pozzi 1/4
o 3
PO097059NR0002 Prof. 20 m saminando le stratigrafie di pozzi appena a
Filtri 10.0 12.0 valle, il pozzo dovrebbe raggiungere il letto
dell’acquifero;
PO0970590U0008 Prof. 14 m saminando le stratigrafie di pozzi nelle
Filtri: 4.0‐9.0 vicinanze, il pozzo dovrebbe raggiungere il
letto dell’acquifero;
La ricostruzione stratigrafica (sezione idrogeologica) è riportata nella Tav. 2 allegata a fine paragrafo.
Come facilmente osservabile, esiste una buona correlazione stratigrafica per i quattro pozzi comunali, mentre non
si riesce a prevederne lo sviluppo in direzione di monte.
A partire da tale ricostruzione sono stati ipotizzati l’ubicazione e lo sviluppo dei piezometri, la cui realizzazione è
stata prevista a carotaggio continuo per disporre di dati stratigrafici certi. La proposta di ubicazione dei piezometri,
verificata col comune, è riportata in Tav.4 a fine paragrafo.
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3. Chimismo acque sotterranee
Il grafico sottostante rappresenta le oscillazioni delle concentrazioni di tetracloroetilene riscontrate a partire
dal maggio 2006 al maggio 2012.
E’ evidente che nel 2006 si è verificato un picco nelle concentrazioni, che sono andate poi stabilizzandosi,
confermando oscillazioni con punte massime intorno ai 10 µg/l. Il pozzo 3 è quello che presenta
generalmente le concentrazioni più basse.
40 40
35 35
30 30
25 25
20 20 pozzo 1
15 15 pozzo 2
10 10
pozzo 3
5 5
0 0
27/04/2006
30/08/2006
05/03/2008
29/09/2008
05/02/2009
07/07/2010
22/11/2011
21/05/2012
Il tetracloroetilene rappresenta indubbiamente il composto indicatore, persistente e maggiormente diffuso,
anche se nelle verifiche analitiche rientreranno la totalità dei COA, in particolare triclorometano,
tricloroetilene, dicloroetano1,1, dicloroetano1,2, tetracloretano1,1,2,2.
4. Proposta di ubicazione e di realizzazione piezometri
Sulla scorta di quanto noto fino ad ora relativamente alle caratteristiche idrogeologiche dell’area, alla
diffusione della contaminazione e alla disponibilità dei terreni su cui realizzare i piezometri verificata con
l’ufficio tecnico comunale, che non sempre è quella ottimale, si propone la realizzazione dei tre piezometri
nelle posizioni indicate nella Tav.4, dove sono state evidenziate anche le aree produttive, che verranno
dettagliate successivamente:
Piezometri 1/2: di monte, Dal punto di vista stratigrafico, dovranno raggiugere l’orizzonte impermeabile
(argilla per almeno 5 metri o roccia). Consentiranno la ricostruzione stratigrafica dell’acquifero, di cui non si
hanno al momento informazioni e, dal punto di vista idrochimico, si presume consentiranno di intercettare
la contaminazione a monte dei pozzi potabili, dando informazioni di maggiore dettaglio rispetto
all’andamento delle isocone e quindi della ubicazione del punto sorgente. Inoltre, potrebbero essere
utilizzati quali piezometri di monitoraggio per i pozzi comunali, nonché essere utilizzati, in un eventuale
intervento di bonifica/messa in sicurezza, quali pozzi di emungimento.
Piezometro 3: dovrà raggiungere l’orizzonte impermeabile (argilla o roccia) e consentire la ricostruzione
stratigrafica di tale tratto di acquifero nonché le correlazioni con i piezometri di valle. Dal punto di vista
idrochimico, viene realizzato per circoscrivere la zona di provenienza della contaminazione.
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5. Campionamenti
Nella relazione preliminare trasmessa alla Regione Lombardia in mancanza di indicazioni era stata
preventivata una sola campagna analitica con ricerca di COA. E’ evidente che, in funzione dei risultati che si
otterranno, dovranno essere messe in programma campagne analitiche mirate sia per quanto riguarda i
punti rete sia la frequenza di campionamenti. In particolare, sul cronoprogramma contenuto nel’All.1, sono
state previste due campagne analitiche nel 2013, una ad aprile/maggio e una a novembre.
6. Specifiche tecnico costruttive dei piezometri
- Realizzazione di tre piezometri a carotaggio continuo a secco, con restituzione di stratigrafia e informazioni
tecnico/costruttive da parte di Geologo abilitato;
- Profondità: indicativamente 30 m ciascuno: dovranno attraversare l’intero orizzonte ghiaioso e intestarsi
nell’orizzonte argilloso per almeno 5 m o in roccia per almeno due metri;
- Piezometri realizzati in materiali compatibili con presenza di COA nelle acque in concentrazioni pari a 10/30
µg/l; il tubo filtro avrà diametro di 4”;
- La installazione dei piezometri, la quota di posizionamento del tubo cieco e le porzioni filtranti saranno
stabilite in funzione di risultati perforazione;
- La porzione filtrante dovrà interessare tutta la zona satura, estendendosi parzialmente, nella zona insatura;
- Il fondo foro dovrà essere chiuso mediante fondello cieco e, qualora si rendesse necessario, dovrà essere
applicata sulla parte fessurata, una fascia di tessuto non tessuto, in materiale compatibile con i composti da
campionare;
- La giunzione dei tubi di assemblaggio dei piezometri deve essere realizzata evitando di forzare l’avvitamento
dei manicotti filettati e di storcere le estremità dei tubi, per garantire il passaggio degli strumenti di
campionamento delle acque;
- L’intercapedine perforo‐tubazione in corrispondenza del filtri dovrà essere riempita con un dreno costituito
da ghiaietto siliceo uniforme. Il diametro del dreno sarà stabilito in corso d’opera sulla base della
granulometria effetitva dell’acquifero da filtrare;
- Nell’intercapedine dovrà essere immessa sabbia per uno spessore di 0,2/0.5 m e si dovrà quindi procedere
al riempimento dell’intercapedine stessa fino alla superficie con miscela cemento/bentonite;
- Il piezometro dovrà essere chiuso con un tappo di rivestimento che fuoriesce dal piano campagne e
dovranno essere previste opportune protezioni di superficie, la realizzazione di una testa pozzo di
protezione fornita di coperchio carrabile e munita di chiusura a chiave messa a disposizione dell’autorità di
controllo,
- Deve essere previsto uno spurgo preliminare.
7. Cronoprogramma e restituzione dati
La restituzione dei dati avverrà nei modi e tempi pervisti dalla DGR 6475 del 19.07.12.
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7 CONCLUSIONI
Al capitolo 5 “Lo stato delle acque sotterranee” sono state indicate, per i singoli tratti di acquiferi monitorati
con i pozzi della rete:
- Le criticità desunte dal monitoraggio quantitativo;
- Le criticità desunte dal monitoraggio qualitativo.
Alle informazioni quali‐quantitative sono state associate, per ciascun pozzo e per gruppi di pozzi
idrogeologicamente correlabili, le caratteristiche stratigrafiche e tecnico‐costruttive, valutazioni sulla
vulnerabilità le pressioni ambientali all’intorno, in modo tale da disporre, per ciascun punto rete, del quadro
più completo possibile di informazioni al momento note.
Sempre al capitolo 5 sono state fornite informazioni sullo stato qualitativo di acquiferi in corrispondenza di
ulteriori pozzi campionati su iniziativa del dipartimento e, al capitolo 6, sono stati riportati i progetti plume di
contaminazione così come presentati alla regione e da essa finanziati.
In linea generale, per gli acquiferi collocati nella porzione meridionale del territorio provinciale (transizione tra
la zona collinare e di alta pianura) emerge una complessità idrogeologica di difficile interpretazione, associata
al fatto che i pozzi sono plurifenestrati su più acquiferi. Pertanto tali strutture acquifere, costituiscono zone
preferenziali per la ricarica degli acquiferi ad opera delle acque di infiltrazione (fluviali e meteoriche) e
consentono il trasferimento delle acque sotterranee dalle zone pedemontane a quelle di alta e media pianura.
Anche pozzi attribuibili allo stesso corpo acquifero (es paleoalveo) possono presentare dati qualitativi tra loro
non completamente correlabili, a conferma della complessità idrogeologica locale.
Risulta difficile, stanti le attuali conoscenze, motivare perché le contaminazioni più significative, in condizioni di
criticità ambientali confrontabili (es campi coltivati), si riscontrino sui pozzi profondi piuttosto che nelle zone di
paleoalveo, dove la bassa soggiacenza della falda e l’elevata permeabilità renderebbero (da bibliografia)
l’acquifero maggiormente vulnerabile. Si rimanda al paragrafo 5.3 “Criticità ambientali”, dove viene riportata
una sintesi dei dati stratigrafici‐quali‐quantitativi, per alcune considerazioni a riguardo.
In linea generale, per quanto riguarda il monitoraggio quantitativo, i tratti di acquifero monitorati con i punti
rete di Calco, Valaperta, Cernusco L.ne, Merate, Costa M., per motivi vari meritano una particolare attenzione
poiché, quantomeno in condizioni climatiche critiche, hanno dato alcuni segni di sofferenza idrica, al contrario
dei pozzi di Imbersago, Monticello, Missaglia.
Si è ormai acquisito che, nel prossimo futuro, sarà possibile confrontare/correlare i dati quantitativi con quelli
delle precipitazioni meteoriche.
Al capitolo 5 vengono indicati una serie di pozzi appartenenti alla rete qualitativa sui quali il Gestore effettua
anche le misure di livello, che si propone di inserire anche nella rete quantitativa, in modo da disporre anche di
dati di soggiacenza, indispensabili per valutare le caratteristiche qualitative in funzione della vulnerabilità.
Per quanto riguarda il monitoraggio qualitativo, per i pozzi della rete regionale, ubicati nella sola porzione
meridionale del territorio provinciale, più tratti di acquifero si confermano compromessi in particolare per
nitrati, composti organo‐alogenati e fitofarmaci. Per il 2012 si confermano infatti in SCAS 4 gli acquiferi
monitorati con i pozzi di Casatenovo, Missaglia, Osnago, Verderio Sup, in SCAS 3 quelli di Cernusco, Merate,
Usmate‐Velate. L’attribuzione alla classe 2 è riservata unicamente a Costa Masnaga, Imbersago, Monticello,
Viganò.
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Anche i tre pozzi inseriti nella rete regionale nel 2012 (Calolziocorte, Valgreghentino, Vercurago), che per la
prima volta non appartengono all’acquifero di interesse regionale in quanto non alimentanti direttamente
l’acquifero di pianura, sono stati assegnati alla classe 4.
Sono stati poi riportati sotto forma di tabella i riscontri analitici relativi al 2011‐2012 su una serie di pozzi non
appartenenti alla rete qualitativa regionale campionati su iniziativa di Arpa, che attestano compromissione
delle acque sotterranee in particolare da solventi per i comuni di Oggiono, Lomagna, Dolzago, Galbiate, Annone
B.za, Lecco e da arsenico per i comuni di Brivio e Garbagnate M. In più situazioni sono positivi anche i riscontri
di fitofarmaci.
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