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Da dove nasce?
• Marx ed Engels:
- Apprezzarono l'esigenza di Saint- Simon di bandire gli oziosi dalla società e di difendere il proletariato
- Secondo loro, Saint-Simon credeva che fosse compito della “ragione pensante” di eliminare le ingiustizie
sociali.
• Durkheim:
- E’ interessato a Saint-Simon per essere stato il fondatore della sociologia positivista e del socialismo
moderno, ricercandone la matrice comune.
- Critica il non aver compreso che sociologia e socialismo non avrebbero mai potuto coincidere perché la
sociologia ha finalità conoscitive e scientifiche, il socialismo ha finalità pratiche di intervento per la
trasformazione della struttura economica.
-ritiene molto grave il non aver colto i fondamenti religiosi di ogni società e quindi la secondarietà
dell'organizzazione economica.
La sociologia nasce e viene condizionata dalla condizione per cui la società trova in sé,
per mezzo dell'organizzazione economica, una realtà non riducibile all'ordine politico.
2. Stadio metafisico, in cui prevalgono tratti presenti nello stadio precedente, mentre altre volte vi si
possono individuare già i tratti dello stadio a venire, la realtà è spiegata invece facendo ricorso a
princìpi astratti, soggettivi, a facoltà del soggetto, alle regole del pensiero che si crede diano ordine e
significato alla realtà.
3. Stadio positivo, in cui tutto è spiegato attenendosi alla rilevazione empirica della realtà e alle leggi
scientifiche che da tale rilevazione si possono trarre.
Comte afferma che quando si introduce il principio per cui la verità dipende dal soggetto anziché da una
realtà che si impone dall’esterno come oggettiva e quindi insindacabile, si cade necessariamente nel
disordine , nel caos, nell’anarchia intellettuale e morale, da cui deriva anche il disordine sociale e politico e
va dunque superato lo spirito di assoluta libertà che domina la “dottrina critica” illuminista sulla quale non è
possibile pensare a qualcosa di concreto o costruttivo, ma conduce all'eterno dubbio.
Il cattolicesimo aveva capito che senza certezze non è possibile costruire una società, ma non avendo
certezze scientifiche doveva limitarsi ad affermare un principio.
Comte crede che questo problema possa risolversi nella sua epoca poiché la scienza avrebbe raggiunto
certezze, fondate sull'osservazione dei fatti, regolarità e generalizzazioni, sulle quali fondare una nuova
società dopo il periodo di crisi.
“La vera libertà consiste in una sottomissione razionale alla sola supremazia delle leggi fondamentali della
natura, al riparo da ogni arbitrario potere personale.
La politica metafisica ha inutilmente tentato di consacrare il suo dominio onorando con il nome di “legge”
qualsiasi decisione così spesso irrazionale e disordinata, delle assemblee sovrane qualunque fosse la loro
composizione; decisioni d'altronde concepite, per una finzione fondamentale che non può cambiare la loro
natura, come fedele manifestazione di volontà popolare. Ma tutto questo culto metafisico non potrebbe oggi
veramente dissimulare la tendenza che caratterizza ogni filosofia non positiva [...].
Soltanto la politica positiva potrà, stabilendo veri princìpi sociali, impedire infine questo deplorevole
sviamento, e sostituire sempre più il dominio delle convinzioni reali a quello delle volontà arbitrarie
[ibidem, 148-149].
Nello stadio positivo la scienza restituirà all'uomo l'ordine intellettuale, quello nella società e nelle sue
istituzioni grazie alla “politica positiva”.
Il caos e l'anarchia dipendono dal fatto che i problemi sociali non sono stati studiati e compresi per mezzo
della filosofia positiva, mentre il vecchio ordine teologico non può essere ristabilito.
Non tutti i settori della conoscenza umana giungono allo stadio positivo con la stessa facilità/rapidità in
quanto ce ne sono dai più semplici ai più complessi.
Società= La realtà più complessa che giungerà allo stadio positivo per mezzo dei metodi scientifici
nell'ultima fase dello sviluppo delle potenzialità conoscitive dell'uomo.
Portando a sorgere → “Fisica sociale”/ “Sociologia”.
Dinamica Sociale= studia la società umana nelle sue trasformazioni. La legge dei tre stadi è qui
l’espressione fondamentale.
Statica Sociale= studia gli elementi presenti in ogni società e destinati a rimanere immutati nei fondamenti e
nei tratti essenziali nonostante i mutamenti storici.
Per Comte:
la famiglia costituisce l’unità fondamentale di qualsiasi società poiché in essa consiste la vera unità sociale.
La famiglia come unità fondamentale di tutte le società.
Ha subito delle mutazioni nel corso della storia, è diversa in base alle società ma ci sono dei tratti che in essa
sono immutati:
la superiorità dell'uomo sulla donna e dei genitori sui figli → subordinazione dei sessi e delle età.
La famiglia è un'istituzione naturale che sopravvive nonostante i gravi colpi che riceve, sintomo della
disorganizzazione sociale.
Per superare questa crisi è necessario riconoscere scientificamente la famiglia come istituzione naturale,
non fondata sulla fede religiosa.
La teoria sociologica della famiglia può esser ridotta all’esame razionale di due ordini fondamentali di
relazioni necessarie:
La divisione del lavoro comporta l’organizzazione gerarchica della società, a seconda delle loro inclinazioni
naturali e dell’educazione ricevuta, a occupare posizioni di comando mentre la maggioranza è subordinata a
questa élite.
➔ Questo non dovrebbe comportare conflitti sociali poiché ognuno avverte la necessità naturale
dell’organizzazione sociale gerarchica e accetta la sua posizione.
Gli uomini, per Comte, nella loro maggioranza, non hanno capacità intellettuale sufficienti per cogliere la
funzione della loro attività nella complessità della società, limitandosi a realizzarsi nell’ambito familiare.
Si ha bisogno quindi di un’autorità che domini sulle masse poiché queste lasciano che l’emotività prevalga
sulla razionalità. Autorità intesa come un’élite intellettuale.
“Nessun ordine reale può più instaurarsi e durare se non è pienamente compatibile col progresso; nessun
grande progresso potrebbe compiersi se non tendesse alla fine all’evidente consolidamento dell’ordine.”
L’individuazione delle leggi che governano la società e la sua organizzazione scientifica sono il grande
problema da affrontare risolvibile in un modo:
- Permettendo agli scienziati sociali di governare in quanto sono coloro che conoscono meglio la
società e le sue leggi positive, statiche e dinamiche. Possono governare affinché l’ordine sociale
venga ristabilito e venga garantito il progresso.
LA RELIGIONE POSITIVA
Comte sostiene che l'uomo non abbia bisogno solo di certezze scientifiche perchè le esigenze affettive sono
più forti di quelle intellettuali e dunque non è possibile bandire la religione dalla società;
afferma che la società necessita di una religione positiva che abbia come compito quello di tenere uniti gli
individui della società attraverso la condivisione di valori comuni, non la venerazione di un'entità.
La religione deve garantire la disciplina ed è intesa come consenso: un'unione naturale presente anche nel
regno animale e organico.
Comte cerca di individuare nella religione la soluzione del problema del proletariato e la risposta lo
distingue nettamente da Saint-Simon: il moderno proletariato risolve i suoi problemi riconoscendosi come
parte essenziale della società, intesa come unità morale, e dunque si sente legato ed essa da un
legame affettivo.
Comte contrappone il sentimento della disciplina esteriore a una vera disciplina affettiva; quest'ultima deve
essere sempre libera per poter diventare efficace.
Fondamentale per le teorie marxiste future è l'idea secondo cui nessuna società può prescindere da un certo
grado di integrazione morale, di principi e di valori comuni. Le idee rivoluzionarie sono un pericolo per
l'integrazione e solo la religione può risolvere questa crisi.
Duplice influenza che Comte subisce dal suo tempo:
Comte cerca di ristabilire l'ordine sociale per mezzo del progresso scientifico.
Egli si identifica con la Terza Repubblica che viene a formarsi dopo la guerra con la Prussia 1870 e disordini interni
che sfociarono nella Comune di Parigi 1871.
Egli visse la giovinezza in una Francia appena uscita da una guerra persa e ciò portò alla nascita, alla crescita, di
sentimenti nazionalistici di rivincita che egli condivideva pienamente.
Terza Repubblica= democratica, laica, anticlericale aveva il compito di ristabilire un nuovo ordine politico e di
rinforzare l’economia della nazione sulla base dei princìpi borghesi.
→Voleva imporsi sui tentativi monarchici di restaurazione e su quelli rivoluzionari della Comune di Parigi.
ORDINE= Problema centrale della sociologia durkheimiana.
Collegamento con la tradizione del positivismo Comtiano → doveva ristabilire l’ordine messo in crisi dalla Grande
Rivoluzione Francese.
Durkheim fa lo stesso in relazione ai problemi internazionali e i disordini interni, ai conflitti di classe nella Francia di
fine secolo scorso.
COMTE E DURKHEIM SI OPPONGONO ALL’INDIVIDUALISMO
COMTE E DURKHEIM vedevano nella SOLIDARIETÀ SOCIALE un valore superiore a quello del singolo e a cui il
singolo doveva sottostare.
Durkheim critica l’economia politica per aver creduto che l’unica realtà sia l’individuo.
“Non vi è nulla di reale” (nelle società tranne l’individuo) → pensiero ECONOMISTI CLASSICI
Durkheim riconosce a Comte di aver riconosciuto la società come una realtà sui generis che non può esser ridotta alla
somma degli individui che la compongono.
Durkheim dice anche però che: “La società non esiste. Esistono delle società”.
Inoltre Durkheim critica Comte anche di sottovalutare la sociologia dicendo che la sociologia è molto più una
meditazione filosofica sulla società umana in generale che uno studio specifico degli esseri sociali.
Azione sociale= agire condizionato da varianti strutturali dal rapporto tra la relazione espressiva e strumentale (più
indirizzata verso i fini ossia: ordine)
SISTEMA AGIL
Merton è più sociologo degli altri perché riesce a coniugare il rapporto TR*, cosa che non riescono a fare gli altri.
Merton ha l’abilità di voler intraprendere un discorso sulle conseguenze inattese dell’azione sociale.
I sistemi sociali danno luogo a conseguenze inattese e la sociologia si mette a studiare i momenti in cui la
strutturazione dell’azione non va in porto rispetto ad una dimensione sociale in vari momenti in cui le azioni sociali
esprimono se stesse in maniera concreta.
Durkheim è uno dei pochi sociologi, insieme a Merton, che si occupano del rapporto TR,
ovvero il rapporto tra teoria e ricerca empirica.
Le situazioni inattese, cioè la devianza, vengono affrontate da Merton, cosa che invece da Parsons non viene
affrontata.
Il problema della devianza è un problema di identificazione nel rapporto tra mezzi e fini. Merton fa uno specchietto
sinottico e divide i momenti devianti in cui l’americano medio si comporta.
Il concetto fondamentale della società americana è il successo, il bisogno di guadagno, il prestigio, il potere.
Merton si rende conto che stare nella società americana significa stare nella società del potere e del prestigio.
II. Innovazione, accettiamo i mezzi anche se non accettiamo i fini e diventiamo così innovatori.
Cerchiamo così mezzi nuovi per accettare i fini.
II. Ritualismo, ovvero l’accettazione dei fini, ma non dei mezzi. Il ritualismo mi fa entrare in un circuito vizioso,
facendomi compiere le medesime cose.
.
V. Rifiuto/ Devianza è la parte dedicata alla non accettazione dei mezzi e dei fini e proprio qui inizia la devianza.
Vi è così la rinuncia ai mezzi della società.
La devianza è un comportamento, di una persona o di un gruppo, che viola le norme di una data collettività, siano esse
formali o informali. Emerge fuori che la devianza è relativa, ossia non è una qualità inerente a un atto (non esistono infatti
atti in sé devianti), ma un’attribuzione soggettiva da parte di una collettività.
Ad esempio, avere più mogli contemporaneamente (poligamia) è consentito in certe culture, mentre in altre è vietato.
I. Ribellione, ovvero il momento in cui prevale un’esaltazione soggettiva della propria condizione sociale, con l’alcolismo,
la violenza, l’emarginazione, la tossicodipendenza.
Merton esordisce con il tema della sistematica delle teorie, ovvero un modo teorico per sostenere che la storia del
pensiero sociologico non è la storia della scienza, non è la somma di varie teorie senza un filo che le leghi. La storia
del pensiero è una storia non fatta di teorie razionalizzate nel campo scientifico, ma piuttosto la sistematica di quelle
teorie che hanno un riferimento alla vita empirica e un riscontro in essa.
Merton viene in contatto con George Sarton, che ha una prospettiva scientifica di sviluppo delle teorie.
La tecnologia supera se stessa mentre la scienza va al miglioramento, superamento della condizione umana.
Modello cuddles:
Comunitarismo, Universalismo, Disinteresse, Originalità, Scetticismo sistematico.
La scienza Accademica (sociologia) è una scienza pubblica che deve essere collaborativa e non deve avere segretezza
ma deve facilitare le procedure. Le scienze sperimentali come la sociologia hanno un sapere controllabile, pubblico e
ripetibile, è indipendente.
I sociologi durante lo studio delle ricerche devo essere disinteressati dal punto di visto istituzionale per non avere un
fino di guadagno ma per amore e vendicano la proprietà intellettuale di ciò che scoprono ovvero lʼoggetto della loro
ricerca.
MARXISMO: Scuola di pensiero sociale, economica e politica basata sulle teorizzazioni di Karl Marx e Friedrich
Engels, filosofi tedeschi del XIX secolo, oltre che economisti, sociologi, giornalisti e rivoluzionari socialisti.
Nato nella II metà dell'Ottocento nel contesto europeo della seconda rivoluzione industriale e della questione operaia.
INSIEME DI RAPPORTI→ Struttura economica sulla quale vi è una sovrastruttura ideologica, politica e
economica.
L’esistenza è la produzione sociale, la società non va solamente pensata ma va trasformata.
Plus valore= La differenza tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della
forza-lavoro, differenza di cui in un regime capitalistico si approprierebbero gli imprenditori-capitalisti.
Si ottiene perché al momento di retribuire il lavoratore, viene riservato una retribuzione che serve solo a garantire la
produzione di questa forza lavoro e non è correlata.
Marx lo ha distinto dal profitto e, attraverso l’analisi del capitale, è arrivato a ricollegarlo soltanto al capitale variabile
(la forza lavoro), contrapposto al capitale costante. (prof Musso.)
Momento della ricchezza indebita, aumento della ricchezza dei pochi nei confronti della povertà.
Parte di lavoro che non viene retribuito. La parte del lavoro che non viene retribuita al lavoratore.
Parte del valore della merce non riconosciuta come salario ma che eccede il salario stesso.
Forma di lavoro trasmutata dalla ricchezza capitalistica. L’uomo diventa un oggetto.
Struttura economica= struttura dominante che determina il passaggio della società evoluta.
Snatura i rapporti umani, dal punto di vista della teoria marxiana.
Sovrastruttura ideologica= tutto ciò che non è utile a questo processo produttivo
(religione, arte, pensiero borghese, falsa coscienza...).
L’idea della società per Marx, non concretizzata, viene criticata e considerata un’utopia, una società priva di classi
(rappresentazione diretta del messaggio democratico).
Ideologia tedesca in cui scrive che i filosofi tedeschi, tipo Hegel, hanno solo fatto gli interessi della borghesia e sono
da criticare, attaccare etc.
Stato= forma razionale di dominio borghese; fa gli interessi propri e non di una società civile,
ma gli interessi della classe dominante (classe borghese), tutelano sé stessi.
Lo stato e l’ideologia borghese vanno abbattuti, con una rivoluzione e con una democrazia diretta, immediata.
La dimensione storica= Storia: lotta tra classi.
La classe rivoluzionaria, non sono i proletari, ma i borghesi hanno cambiato i modi di produzione e ne hanno il
possesso che quando diviene socializzato, quando ognuno produce le proprie risorse e necessità.
C’è un movimento nella storia, tra chi ha i mezzi di produzione e chi non li ha.
Scontro sociale che terminerà quando la borghesia verrà abbattuta dal capitalismo o dal proletariato.
Democrazia diretta= non più uno stato fondato su un’ingiustizia sociale, ma uno stato libero.
Ciò non si è verificato, tranne nel partito bolscevico;
Lenin che voleva trasformare rivalutando l’impostazione economica delle classi in Russia,
ha trasformato la I guerra mondiale in rivoluzione proletaria. Stalin ha distrutto tutto ciò, non ha fatto altro che abolire
questa visione della società agraria, ma portare la società russa nell’industria, nel capitalismo.
Marx ha fondato il partito internazional comunista(Comintern),
forze sociali che hanno difeso l’interesse comunista.
APPROFONDIMENTI:
La struttura sociale si compone di mezzi e rapporti di produzione per Marx ed Engels.
I fattori che rendono possibile la produzione sono i capitali, le materie prime, le infrastrutture, sono gli elementi
che caratterizzano la struttura capitalistica industriale.
La società borghese si afferma come risposta innovativa della feudalità;
Il capitalismo è: la borghesia ha una forte capacità di espandere i propri confini nel globo intero (globalizzazione).
La società capitalistica/borghese è caratterizzata dal valore che si attribuisce al capitale, tramite la forza lavoro,
etc…
vi è una dicotomia fra classe produttiva [che vende la propria forza lavoro come una merce nel mercato capitalistico
(mercificazione della forza lavoro) ] e capitalisti.
Concetto di “sovrastruttura”
Le sovrastrutture variano a seconda della struttura, ma non è una situazione meccanica, cioè non vi sono regole fisse e
definite: questo elemento sarà fortemente criticato poi da Weber, dato che è una teoria principalmente deterministica;
tuttavia c’è chi, legato all’analisi del primo Marx, non identifica elementi deterministici all’interno della sua teoria.
Il profitto economico è basato sul valore e sul plusvalore, su cui fonda la teoria di alienazione, successivamente
definita di sfruttamento. La sovrastruttura è funzionale alla struttura, quindi anche la sovrastruttura è utile per il
profitto economico (ex. senza una regolamentazione giuridica, non potrà mai esserci un equilibrio sociale e tale
regolamentazione sarà a favore della struttura stessa). Poiché il pensiero marxiano è un pensiero dialettico, anche la
sovrastruttura è una tesi a cui si potrebbe contrapporre un’antitesi, cioè una coscienza di classe, per esempio: la classe
borghese assumendo coscienza della propria situazione economica, si comporta di conseguenza e si organizza in base
ai propri interessi (attraverso istituzioni politiche, quindi sovrastrutture).
Il resto delle ore è tutto ciò che è considerato plus valore, cioè tempo per produrre merce con il plus lavoro che è utile
per creare profitto al capitalista/borghese.
1. Il produttore viene alienato dal suo prodotto stesso, dato che gli viene sottratto il frutto del suo lavoro,
producendo 10 e ricavando 1, egli è alienato, è pagato meno di quanto produce.
L’operaio viene privato dal suo lavoro a livello retribuito.
2. Il produttore lavora per determinate merci, al fine di procurarsi determinati beni utilizzabili da lui stesso.
Ciò non accade perché l’operaio, oltre ad essere privato dal suo lavoro a livello retribuito, viene anche
espropriato del frutto del suo lavoro concreto perché viene lanciato sul mercato, ed avendo un salario minimo
per la sopravvivenza, non gli è consentito l’accesso (è impossibilitato ad affrontare una spesa di mercato).
Per Marx ed Engels “ideologia” è tutto ciò che produce la classe dominante, cioè il proprio pensiero, la propria
interpretazione del mondo a difesa della classe dominante, dato che ha interesse affinché la società economica non
muta (da qui deriva il positivismo, per ex. che vede fondamentale la suddivisione in classi, ciò che invece tentava di
superare la visione marxiana).
La “falsa coscienza” invece appartiene alla classe operaia, fuorviata dall’ideologia stessa, manipolata dalle idee della
classe dominante, quindi per esempio votare il partito che non lo rappresenta, condividere le idee ed i valori della
classe dominante , che in realtà non gli appartengono, perché sono frutto di una classe dominate che vede i suoi
interessi : qui la metafora è l’arena in cui ci sono gruppi che si fanno strada l’uno a discapito dell’altro.
La borghesia ha ideali che vedono i propri interessi e che non possono essere condivisi dalla classe proletaria.
La classe proletaria, quando poi sviluppa la propria coscienza, diventa “classe per sé”, cioè quando diventa capace a
sviluppare una coscienza personale che si contrappone all’ideologia e compatta la classe operaia, che sarà pronta alla
rivoluzione (attraverso la violenza che è intesa come un “male necessario” perché la classe borghese ha il controllo
della politica, dunque i proletari hanno pochissime possibilità di farsi strada: la violenza diventa quindi un strumenti di
massa).
Il pensiero di Marx è stato così capace di penetrare nei movimenti operai, che effettivamente il movimento operaio si è
organizzato creando una coscienza di massa, attraverso formazioni sindacali e dando sostegno i partiti socialisti e
comunisti nascenti (Europa, fra Ottocento e Novecento). Questa capacità organizzativa degli operai ha dato esito non
alla rivoluzione, quindi a ciò che era previsto, ma da vita a sistemi di sussistenza sociale, di protezione (welfare), che
bloccano il processo di impoverimento della classe operaia.
L’intervento dello Stato dunque non provoca una implosione del sistema operaio, come previsto da Marx.
La visione di Marx è come se, bloccando il passaggio di classe, teorizzasse la fine della storia: ovviamente è una
lettura utopica, non fondata sull’immaginazione, ma sulla critica dialettica basata sulle contraddizioni all’interno della
società stessa.
La dialettica marxiana ha un modo di procedere per contraddizione, cioè nel momento in cui abbiamo una tesi ,
questo tipo di tesi al suo interno ha gli elementi per la propria contraddizione, cioè di antitesi. Le società umane
dunque si sviluppano tramite questo processo, ma non essendoci classi sociali (secondo il pensiero marxiano),
compare qui la contraddizione, la tesi non produce un’antitesi: la società comunista non permette che si creino
antitesi, cioè classi che si contrappongono ad altre: qui si identifica la fine della storia umana, non vengono più
prodotti altri sviluppi.
LA DIALETTICA NON È PIÙ ASSOCIABILE ALLA SOCIETÀ IDEALIZZATA DA MARX, CIOÈ SENZA
CLASSI (PERFETTA DAL SUO PUNTO DI VISTA).
Engels fu un importante amico di Marx e suo predecessore, che sviluppa interessi specifici per questioni sociologiche
legate alle condizioni della donna: Engels introduce la disuguaglianza di genere (nascenti movimenti femminili).
L’idea fondamentale delle disuguaglianze di genere pone le basi nel concetto di proprietà privata associato al pensiero
maschile di “dominio sulle donne”. Precedentemente, gli esseri umani non erano suddivisi in classi, non era presente
un patriarcato che nasce quando i rapporti umani si fondano sull’uso della forza.
FINE APPROFONDIMENTI.
Marx esamina il lavoro estraniato, importante perché marx ha una determinazione nuova dell’economia
politica.
Il lavoro estraneato
“Noi siamo partiti dai presupposti dell'economia politica. Abbiamo accettato la sua lingua e le sue leggi.
Abbiamo preso in considerazione la proprietà privata, la separazione tra lavoro, capitale e terra, ed anche tra
salario, profitto del capitale e rendita fondiaria, come pure la divisione del lavoro, la concorrenza, il concetto
del valore di scambio, ecc.
Partendo dalla stessa economia politica, e valendoci delle sue stesse parole, abbiamo mostrato che l'operaio
decade a merce, alla più misera delle merci, che la miseria dell'operaio sta in rapporto inverso con la potenza
e la quantità della, sua, produzione, che il risultato necessario della concorrenza è l'accumulazione del
capitale in poche mani, e quindi la pili terribile ricostituzione del monopolio, che infine scompare la
differenza tra capitalista e proprietario fondiario, cosi come scompare la differenza tra contadino e operaio di
fabbrica, e tutta intera la società deve scindersi nelle due classi dei proprietari e degli operai senza proprietà.
L'economia politica parte dal fatto della proprietà privata. Ma non ce la spiega.
Coglie il processo materiale della proprietà privata quale si rivela nella realtà, ma lo coglie in formule
generali, astratte, che hanno per essa il valore di leggi. Essa non comprende queste leggi, cioè non riflette in
qual modo esse derivino dall'essenza della proprietà privata. L'economia politica non ci dà nessuna
spiegazione sul fondamento della divisione di capitale e lavoro, di capitale e terra.”
“L'economia politica non c'insegna nulla sul fatto che queste circostanze esterne, apparentemente
accidentali, sono null'altro che l'espressione di uno svolgimento necessario. Abbiamo visto come lo stesso
scambio le appaia come un fatto accidentale. Gli unici ingranaggi che l'economia politica mette in moto
sono l'avidità di denaro e la guerra tra coloro che ne sono affetti, la concorrenza.
Proprio perché l'economia politica non comprende la connessione del movimento storico, si è potuto di
nuovo contrapporre, ad esempio, la dottrina della concorrenza a quella del monopolio, la dottrina della
libertà di lavoro a quella della corporazione, la dottrina della divisione del possesso fondiario a quella della
grande proprietà fondiaria; e infatti concorrenza, libertà di lavoro, divisione del possesso fondiario sono state
svolte e comprese soltanto come conseguenze casuali, volontarie, violente del monopolio, della
corporazione e della proprietà feudale, e non come conseguenze necessarie, inevitabili, naturali.
Quindi, ora noi dobbiamo comprendere la connessione essenziale che corre tra la proprietà privata, l'avidità
di denaro, la separazione tra lavoro, capitale e proprietà fondiaria, tra scambio e concorrenza, tra
valorizzazione e svalorizzazione dell'uomo, tra monopolio e concorrenza, ecc., la connessione di tutto questo
processo di estraniazione col sistema monetario.
Non trasferiamoci, come fa l'economista quando vuol dare una spiegazione, in uno stato originario
fantastico. Un tale stato originario non spiega nulla. Non fa che rinviare il problema in una lontananza grigia
e nebulosa. Presuppone in forma di fatto, di accadimento, ciò che deve dedurre, cioè il rapporto necessario
tra due fatti, per esempio tra la divisione del lavoro e lo scambio. Allo stesso modo la teologia spiega
l'origine del male col peccato originale, cioè presuppone come un fatto, in forma storica, ciò che deve
spiegare.
Noi partiamo da un fatto dell'economia politica, da un fatto presente.”
• Dal punto di vista accademico
• L’economia tratta l’operaio ma non come forza lavoro ma come entità del lavoro che è entità
produttiva. L’operaio esiste ma non esiste quel rapporto di oggettivazione che permette di vedere
l’operaio in un contesto collettivo quotidiano.
• La concorrenza, il rapporto concorrenziale tra società non viene spiegato come conflitto ma come
causa esterna al capitale spesso.
“L'economia politica non c'insegna nulla sul fatto che queste circostanze esterne, apparentemente
accidentali, sono null'altro che l'espressione di uno svolgimento necessario. Abbiamo visto come lo stesso
scambio le appaia come un fatto accidentale. Gli unici ingranaggi che l'economia politica mette in moto
sono l'avidità di denaro e la guerra tra coloro che ne sono affetti, la concorrenza.
Proprio perché l'economia politica non comprende la connessione del movimento storico, si è potuto di
nuovo contrapporre, ad esempio, la dottrina della concorrenza a quella del monopolio, la dottrina della
libertà di lavoro a quella della corporazione, la dottrina della divisione del possesso fondiario a quella della
grande proprietà fondiaria; e infatti concorrenza, libertà di lavoro, divisione del possesso fondiario sono state
svolte e comprese soltanto come conseguenze casuali, volontarie, violente del monopolio, della
corporazione e della proprietà feudale, e non come conseguenze necessarie, inevitabili, naturali.
Quindi, ora noi dobbiamo comprendere la connessione essenziale che corre tra la proprietà privata, l'avidità
di denaro, la separazione tra lavoro, capitale e proprietà fondiaria, tra scambio e concorrenza, tra
valorizzazione e svalorizzazione dell'uomo, tra monopolio e concorrenza, ecc., la connessione di tutto questo
processo di estraniazione col sistema monetario.
Non trasferiamoci, come fa l'economista quando vuol dare una spiegazione, in uno stato originario
fantastico. Un tale stato originario non spiega nulla. Non fa che rinviare il problema in una lontananza grigia
e nebulosa. Presuppone in forma di fatto, di accadimento, ciò che deve dedurre, cioè il rapporto necessario
tra due fatti, per esempio tra la divisione del lavoro e lo scambio. Allo stesso modo la teologia spiega
l'origine del male col peccato originale, cioè presuppone come un fatto, in forma storica, ciò che deve
spiegare.
Noi partiamo da un fatto dell'economia politica, da un fatto presente.”
La realizzazione del lavoro si presenta come annullamento in tal maniera che l'operaio viene annullato sino a
morire di fame. L'oggettivazione si presenta come perdita dell'oggetto in siffatta guisa che l'operaio è
derubato degli oggetti più necessari non solo per la vita, ma anche per il lavoro. Già, il lavoro stesso diventa
un oggetto, di cui egli riesce a impadronirsi soltanto col più grande sforzo e con le più irregolari interruzioni.
L'appropriazione dell'oggetto si presenta come estraniazione in tale modo che quanti più oggetti l'operaio
produce, tanto meno egli ne può possedere e tanto più va a finire sotto la signoria del suo prodotto, del
capitale.”
Lavoro produce ricchezza ma anche un’estraneazione dell’operaio dal lavoro stesso.
“L'operaio diventa tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che produce,
“Tutte queste conseguenze sono implicite nella determinazione che l'operaio si viene a trovare rispetto
riprodotto del suo lavoro come rispetto ad un oggetto estraneo.
Infatti, partendo da questo presupposto è chiaro che: quanto più l'operaio si consuma nel lavoro, tanto più
potente diventa il mondo estraneo, oggettivo, che egli si crea dinanzi, tanto più povero diventa egli stesso, e
tanto meno il suo mondo interno gli appartiene. Lo stesso accade nella religione.
Quante più cose l'uomo trasferisce in Dio, tanto meno egli ne ritiene in se stesso.
L'operaio ripone la sua vita nell'oggetto; ma d'ora in poi la sua vita non appartiene più a lui, ma all'oggetto.
Quanto più grande è dunque questa attività, tanto più l'operaio è privo di oggetto.
Quello che è il prodotto del suo lavoro, non è egli stesso.
Quanto più grande è dunque questo prodotto, tanto più piccolo è egli stesso.
L'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto,
qualcosa che esiste all' esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diventa
di fronte a lui una potenza per se stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto, gli si contrappone
ostile ed estranea.”
Il lavoro non produce felicità ma produce abrutimento.
“ Qual è il rapporto essenziale del lavoro ?
Sinora abbiamo considerato l'estraniazione, l'alienazione dell'operaio da un solo lato, cioè abbiamo
considerato il suo rapporto coi prodotti del suo lavoro.
Ma l'estraniazione si mostra non soltanto nel risultato, ma anche nell'io della produzione, entro la stessa
attività produttiva.”
“ Come potrebbe l'operaio rendersi estraneo nel prodotto della sua attività, se egli non si estraniasse
da se stesso nell'atto della produzione?
4. Una conseguenza immediata del fatto che l'uomo è reso estraneo al prodotto del suo lavoro, della
sua attività vitale, al suo essere generico, è l' estraniazione dell'uomo dall'uomo.
Se l'uomo si contrappone a se stesso, l'altro uomo si contrappone a lui. Quello che vale del rapporto
dell'uomo col suo lavoro, col prodotto del suo lavoro e con se stesso, vale del rapporto dell'uomo con
l'altro uomo, ed altresì col lavoro e con l'oggetto del lavoro dell'altro uomo.
In generale, la proposizione che all'uomo è reso estraneo il suo essere in quanto appartenente a una
specie, significa che un uomo è reso estraneo all'altro uomo, e altresì che ciascuno di essi è reso
estraneo all'essere dell'uomo.
L'estraniazione dell'uomo, in generale ogni rapporto in cui l'uomo è con se stesso,