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La prima traduttrice dell'Inferno dantesco in romeno: Maria Chițiu*

Iulia Cosma
Università dell'Ovest di Timisoara
cosmaiulia.m@gmail.com

Nella seconda metà dell'Ottocento romeno si verificò un forte incremento di traduzioni dalle lingue romanze, da
mettere in correlazione con il precedente processo di rinnovamento della società a livello economico e culturale,
dovuto all'intersecarsi di molteplici eventi storici positivi. Vennero tradotti soprattutto testi letterari di largo
consumo, in sintonia con l'interesse del pubblico, ma non mancarono gli studi filosofici o scientifici. Si trattò di
una fase moderna del romeno letterario segnata, così come osserva la studiosa di storia della traduzione Georgiana
Lungu-Badea, dalle ricerche identitarie della lingua di arrivo. A partire dal 1841 si registrò un discreto aumento dei
riferimenti all'opera dantesca: brevi citazioni in italiano, spesso prive della traduzione in romeno, piccole biografie
comparse sui giornali, saggi di carattere divulgativo o politico. La presenza di Dante nelle riviste del secondo
Ottocento è connessa all'affermazione di una letteratura autoctona impegnata politicamente , sulla scia della
nascita di uno stato romeno, accolta con ampio favore nella produzione a stampa. In questo contesto, nel 1883
venne pubblicata in edizione bilingue la prima versione integrale dell'Inferno dantesco realizzata da Maria Chițiu.
Si tratta di una traduzione in prosa, accompagnata da un apparato di note. Chi è la prima traduttrice di Dante e
quali sono le sue motivazioni? Si potrebbe individuare, sia pure in una forma incipiente, una strategia traduttiva?
Ecco alcune delle domande alle quali si tenterà di fornire una risposta, mediante un'analisi contrastiva e traduttiva.

storia della traduzione, inferno dantesco, Maria Chițiu, attività traduttiva del secondo Ottocento romeno, ricezione
dantesca in Romania

1. L'attività traduttiva nel secondo Ottocento romeno

Nella seconda metà dell'Ottocento romeno si verificò un forte incremento di traduzioni dalle
lingue romanze, da mettere in correlazione con il precedente processo di rinnovamento della società a
livello economico e culturale (Munteanu, Țâra 1983:157), dovuto all'intersecarsi di molteplici eventi
storici positivi1. Vennero tradotti soprattutto testi letterari di largo consumo, in sintonia con l'interesse
del pubblico2, ma non mancarono studi filosofici o scientifici. Si trattò di una fase moderna del romeno
letterario segnata, così come osserva la studiosa di storia della traduzione Georgiana Lungu-Badea, dalle
ricerche identitarie della lingua di arrivo (Lungu-Badea 2008: 32). L'intensità dell'attività traduttiva
assunse un ruolo incentivante della creazione autoctona originale, contribuendo anche alla rivalutazione
del folklore (Lungu-Badea 2008: 33). Tuttavia, i risvolti positivi non furono notati all'epoca, e tale
pratica fu considerata addirittura dannosa da parte di alcuni intellettuali preoccupati della salvaguardia
del carattere nazionale della letteratura romena nascente. Uno dei più accaniti avversari della traduzione

* This work was cofinanced from the European Social Fund through Sectoral Operational Programme Human Resources
Development 2007-2013, project number POSDRU/159/1.5/S/140863, Competitive Researchers in Europe in the Field of
Humanities and Socio-Economic Sciences. A Multi-regional Research Network.
1
Nella seconda metà del Settecento, le idee illuministe penetrano prima in Transilvania e in seguito nei Principati romeni; una
parte della Chiesa ortodossa transilvana riconosce l'autorità papale, aprendosi così verso l'Occidente con conseguente
possibilità offerta ad alcuni giovani di buona famiglia di studiare a Roma e Vienna; nel 1754 viene aperta a Blaj, in
Transilvania, la prima scuola in lingua romena; dopo la Pace firmata nel 1774 a Kuciuk-Kainargi si registra uno sviluppo
delle attività commerciali che determina importanti cambiamenti nella produzione materiale e a livello della mobilità
sociale e culturale; nel 1821 scoppia la rivoluzione di Tudor Vladimirescu (Munteanu,Țâra 1983, 140-141); nel 1865 si
forma lo stato nazionale romeno grazie all'unificazione dei due Principati Romeni, la Moldavia e la Valacchia.
2
Per ulteriori informazioni sul pubblico del periodo si rimanda al nostro lavoro The translation of Italian opera librettos in the
nineteenth century: historical and cultural milestones, apparso in Translationes, 6 (2014), pp. 78-92, disponibile on line:
http://www.degruyter.com/view/j/tran.2014.6.issue-1/tran-2015-0006/tran-2015-0006.xml.
fu l'insigne uomo politico e intellettuale Mihail Kogălniceanu (1817-1891), il quale la identificò con la
creazione letteraria (Lungu-Badea 2013: 82), ammonendo sull'ingente pericolo rappresentato dal suo
carattere estraneo “allo spirito nazionale” (Lungu-Badea 2013: 81) e di conseguenza avverso ai fini del
conseguimento di una letteratura originale. Nonostante le considerazioni negative, il numero delle
traduzioni crebbe, contribuendo in modo decisivo alla comparsa di una letteratura nazionale e
all'affinamento del gusto estetico di un pubblico al quale mancavano validi riferimenti culturali autoctoni
(Lungu-Badea 2013:7-9). In sintesi, “Il contributo delle traduzioni allo sviluppo della lingua e della
letteratura romena è stato essenziale, ha esercitato una funzione esemplare e stimolante. È notevole il
suo influsso benefico sul piano linguistico e la sua funzione di catalizzatore culturale. Ha appagato il
desiderio di lettura del pubblico, offrendo agli autori romeni sia dei modelli, sia il privilegio di esercitare
la propria scrittura; ha arricchito il vocabolario ed ha contribuito all'affinamento della lingua romena,
all'educazione del gusto dei lettori, per via dell'arricchimento dell'orizzonte d'attesa.”3 (Lungu-Badea
2013: 77).

2. Le prime traduzioni di Dante

A partire dal 1841 si verificò un discreto aumento dei riferimenti all'opera dantesca: brevi
citazioni in italiano, spesso prive della traduzione in romeno, piccole biografie comparse sui giornali,
saggi di carattere divulgativo o politico. Tuttavia risulta poco verificabile l'ipotesi della crescente
popolarità di cui godette Dante, sostenuta nel '65 dagli studiosi Pârvulescu e Panaitescu4. Il poeta
fiorentino non fu tra i più tradotti (Lungu-Badea 2006: 33-34), per mancanza di un pubblico raffinato
culturalmente. Come rileva lo studioso Paul Cornea, il periodo compreso tra il 1840 e il 1860, grazie allo
sviluppo economico, determina la comparsa di lettori appartenenti a un nuova categoria sociale, quella
della piccola e media borghesia, avida consumatrice di drammi romantici (Cornea 1966: 57), di
feuilletons anziché di letteratura di alto profilo. La presenza di Dante sulle riviste del secondo Ottocento
è connessa all'affermazione di una letteratura autoctona impegnata politicamente, sulla scia della nascita
di uno stato romeno, accolta con ampio favore nella produzione a stampa. Per quanto ci riguarda, questo
interesse potrebbe avere come causa il proselitismo culturale e il desiderio di autolegittimazione di un
giovane paese, espresso mediante la ricerca di illustri modelli culturali del passato, nel tentativo di
arrivare all'unità linguistica e culturale, in seguito alla recente concretizzazione di quella politica.
Seguendo lo stesso ragionamento, l'incremento delle traduzioni del poema dantesco non sarebbe
da attribuire all'interesse editoriale, bensì a motivazioni di tipo privato. A sostegno di tale ipotesi basta
consultare l'elenco dei primi traduttori dell'Inferno dantesco reperibile nel Repertoriul traducerilor
românești din limbile franceză, italiană, spaniolă (secolele al XVIII-lea și al XIX-lea). Studii de istoria
traducerii II [Il repertorio delle traduzioni romene dalle lingue francese, italiano, spagnolo (secoli XVIII
e XIX). Studi di storia della traduzione II]: Ion Heliade Rădulescu (1848, canti I-V dell'Inferno),
Gheorghe Asachi (1865, traduzione frammentaria dei canti XXXI-XXXIII dell'Inferno – in occasione
delle celebrazioni per il 600 anniversario della nascita del poeta), Aron Densusianu (1865, traduzione
frammentaria del canto III dell'Inferno, XXVIII del Purgatorio e XXIII del Paradiso, accompagnata da
un esteso apparato di note – anch’essa per il sesto centenario della morte di Dante), Ion Heliade
Rădulescu (1870, canto VII dell'Inferno), Grigore H. Grandea (1870, traduzione frammentaria in prosa
del canto XXVIII del Purgatorio; 1876, traduzione frammentaria in prosa dei canti XXIII e XXXII
dell'Inferno), Ioan C. Drăgescu (1877, canto III dell'Inferno), Gr. Sc. Grădișteanu (1881, traduzione in
prosa dei canti I-V dell'Inferno), Nicolae Gane (1882, canti I-VII dell'Inferno), Maria P. Chițu/Chițiu
(1882, traduzione del canto I dell'Inferno, accompagnata da un apparato di note), Ion Heliade Rădulescu

3
Traduzione nostra. Tutte le citazioni dal romeno vengono proposte nella nostra traduzione (trad. n. – I.C.)
4
“La Divina Commedia cominciò a essere sempre più conosciuta e le citazioni o i rimandi sempre più frequenti. Tale fatto è
conseguenza naturale di una corrente europea la quale, dietro l'influsso del romanticismo, ricollocò l'opera dantesca al suo
dovuto posto, da allora mai più abbandonato” (Pârvulescu, Panaitescu 1965: 353).
(1893, traduzione in versi liberi dei canti I-V dell'Inferno), G. Boteanu (1893-1894, traduzione in prosa
dei canti I-XII dell'Inferno, accompagnata da un apparato di note e da commenti), George Coșbuc (1900,
canto XXXIV dell'Inferno)5.

3. La prima traduzione integrale dell'Inferno di Maria Chițiu

La prima versione integrale dell'Inferno risale al 1883. Si tratta di una traduzione in prosa di Maria
Chițu, stampata in edizione bilingue presso l’Editore Samitca di Craiova. La casa editrice dei fratelli
Samitca era molto attiva in quel periodo, diventando una pedina importante nella promozione della
cultura in lingua romena6. Il volume contiene un breve saggio introduttivo sulla vita e l'attività di Dante,
Notițe asupra lui Dante [Appunti su Dante]. Ogni canto viene preceduto da un riassunto di ridotte
dimensioni e concluso da un apparato di note non particolarmente corposo che riprende, a detta della
traduttrice stessa, alcuni commenti di dantisti europei.
Maria Chițu (1846-1930) firma le sue traduzioni usando la versione latinizzata del cognome:
Chițiu. Sposa l'avvocato Petru Chițu, fratello del politico Gheorghe Chițu, a sua volta magistrato e
docente di giurisprudenza presso l'Università di Bucarest. Entra così a far parte di una famiglia con
un'intensa attività di promozione letteraria e artistica, grazie all'operato della quale la cultura italiana
assunse un ruolo importante a Craiova verso la fine dell'Ottocento (Tomi 2010: 78-79). Il suo interesse
per l'opera di Dante si iscrive dunque appieno nella politica culturale promossa dai fratelli Chițu. Non ci
sono pervenute notizie sulla formazione della Chițu né sulla modalità di acquisizione dell'italiano.
L'ipotesi più plausibile risulta quella dell'apprendimento da autodidatta. La maggioranza delle fonti
bibliografiche la considera un'ottima italofona, dando per certa la traduzione diretta dell'Inferno (Firan
1975: 114; Crețu 1979: 180; Tomi 2010: 79). L'unica voce fuori dal coro sembrerebbe quella
dell'italianista Ion Pătrașcu, il quale, in un articolo del '65 dedicato alle traduzioni della Divina
Commedia in romeno avanza la tesi di una traduzione indiretta da una versione francese, probabilmente
quella di F. R de Lamennais (Pătrașcu 1965: 13), anch'essa in prosa e risalente al 1863. Gli argomenti
apportati sono i seguenti: la familiarità con la cultura francese della Chițu, la sua mancanza di
preparazione filologica, requisito essenziale, secondo Pătrașcu, per la comprensione del poema dantesco,
una struttura simile all'edizione francese a livello di organizzazione della materia e la presenza nelle note
di commenti di autori francesi, come Lamennais stesso (Pătrașcu 1965: 13). Non possiamo che avanzare
congetture sulle competenze linguistiche e culturali possedute dalla Chițu al momento della sua
traduzione. Sembra comunque plausibile sostenere che avesse una buona padronanza dell'italiano, visto
che ha acquisito una discreta popolarità e si è creata una rete importante di amicizie altolocate, in seguito
a rapporti epistolari intrattenuti con intellettuali, politici e dantisti italiani ed europei, come prova Raluca
Tomi: Bruto Amante, Giuseppe Jacopo Ferrazzi, Adolfo Mussafia, Mario Mandalari, Guido Mazzoni,
Francesco Macry Correale, Giuseppe Lando Passerini, Pietro Bonetti, Leo S. Olschki, Tommaso
Canizzaro, Antonio Lubin, Joaquin de Arango, Lecomte de Noüy, Eugene de Boisel, Charles Henry
(Tomi 2010: 80-85). La consultazione di un'edizione francese della Commedia non sarebbe tuttavia
sufficiente a provare la traduzione indiretta, come si affretta a concludere Pătrașcu. Una lettura
contrastiva della traduzione di Lamennais e di quella della Chițu rileva l'esistenza di non poche
similarità, validando l'ipotesi della consultazione, ma non necessariamente quella della traduzione

5
Per ulteriori informazioni sulla ricezione di Dante in Romania nel secondo Ottocento e sui suoi traduttori si rimanda al nostro
lavoro L'influenza di Dante sull'enciclopedista romeno Ion Heliade Rădulescu e sull'italianismo in Romania, apparso in
“Nasledje”, 29 (2014), pp. 191-202, disponibile on line al seguente indirizzo:
https://www.academia.edu/10129706/Linfluenza_di_Dante_sullenciclopedista_romeno_Ion_Heliade_Rădulescu_e_sullitali
anismo_in_Romania.
6
La Casa Editrice della famiglia Samitca stampa a partire dal 1873 manuali scolastici, traduzioni, letteratura autoctona,
dizionari, giornali e riviste. Nel 1900, all'Expo di Parigi, i fratelli Samitca vengono premiati con due medaglie d'argento,
una delle quali per la stampa dei testi scolastici (http://aman.ro/betawp/wp-
content/uploads/personalitati/S/samitca%20ralian.pdf).
indiretta. Quello che possiamo affermare con sicurezza è il contributo essenziale della traduzione
francese alla fase di preparazione alla traduzione.

4. Echi della traduzione di Maria Chițiu dall'Ottocento al Novecento

Una breve rassegna sulla ricezione della traduzione della Chițu da parte dei suoi contemporanei
è reperibile nel già citato studio di Pârvulescu e Panaitescu. Alla traduttrice viene riconosciuto il merito
di aver reso il pensiero dantesco in modo accurato, ma le vengono mosse delle critiche a causa dello stile
prosastico e dell'uso eccessivo di neologismi (Pârvulescu, Panaitescu 1965: 365). Per i due studiosi
romeni, la mancata resa in romeno della “magia della poesia dantesca” sarebbe da imputare al fatto che
la Chițu non sia stata una poetessa (Pârvulescu, Panaitescu 1965: 365). A nostro avviso, la scelta della
traduttrice potrebbe essere stata dettata non tanto dalla sua incapacità di verseggiare, quanto dalla cura di
restare fedele alla dimensione dottrinaria del poema. La fedeltà intesa come trasposizione quasi letterale
del pensiero dantesco mal si associa alla rielaborazione in versi. C'è da precisare inoltre che sarebbe
stato difficile trovare delle sonorità nella lingua di arrivo adatte a tale compito. Lo stato della poesia
romena contemporanea le avrebbe difficilmente permesso di individuare dei modelli, visto che Mihai
Eminescu, responsabile di un vero e proprio cambio di paradigma a livello poetico, aveva sì pubblicato
delle poesie sparse su varie riviste, ma doveva ancora dare il meglio di sé. Per quanto riguarda l'aspetto
dell'ampio uso di neologismi, bisogna prendere in considerazione lo stato della lingua romena letteraria
dell’epoca e riconoscere l'oggettiva necessità di ricorrere ai prestiti linguistici. Infatti, la Chițu svolge la
sua attività di traduzione in un periodo segnato dalle discussioni teoriche sulla normazione della lingua
letteraria romena e sulle modalità di arricchimento mediante prestiti dalle lingue romanze, a scapito di
altre influenze linguistiche e culturali manifeste fino a quel momento nelle Province romene, un periodo
inaugurale del processo di unificazione delle varianti letterarie e della creazione di una letteratura
autoctona di alto livello (Munteanu, Țâra 1983, 9-10).
Se, come nota Raluca Tomi, gli ambienti culturali nazionali sembrano aver dato una discreta
importanza agli sforzi traduttivi di Maria Chițu, diversamente accade a livello europeo, come testimonia
la ricca corrispondenza7, in precedenza menzionata, con studiosi e traduttori italiani, portoghesi o
austriaci (Tomi 2010: 80). Un contributo essenziale in questo senso fu apportato anche dall'abilità della
traduttrice di promuovere il proprio lavoro, mediante donazioni a studiosi ed enti culturali rinomati 8.
Inoltre, copie della traduzione in romeno vengono acquistate da biblioteche di prestigio come la Vaticana
(Crețu 1979: 180) o da società di dantistica come la Dante Society of Cambridge, per farne dono, nel
1896, alla Harvard College Library. Tuttavia non bisogna interpretare la presenza delle traduzioni della
Chițu in biblioteche estere come riconoscimento dell'alta qualità della traduzione (cfr. Firan 1975: 114),
bensì come interesse per la traduzione dell'opera di Dante in una lingua minore e per certi versi esotica.
Ritornando in ambito autoctono, l'anno 1965 col suo valore simbolico si rivela importante anche
per la ricezione delle traduzioni dantesche in romeno. Vari studiosi sentono il bisogno di tracciare dei
bilanci, compiendo lavori di tipo descrittivo e soprattutto prescrittivo. Oltre ai già discussi Pârvulescu,
Panaitescu e Pătrașcu, bisogna ricordare Mihaela Șchiopu e il suo Aspecte ale recepției operei lui Dante
în România [Aspetti della ricezione dell'opera di Dante in Romania]. A differenza dei colleghi, la
studiosa esprime un giudizio radicalmente negativo nei confronti del lavoro della Chițu, la cui
traduzione viene etichettata come “una banale trasposizione alla portata di qualsiasi italofono” (Șchiopu
1965: 141). Stupisce, per quanto ci riguarda, non tanto la perentorietà, quanto la contraddittorietà del
pensiero della Șchiopu, la quale, nella prima parte del suo contributo insiste sul ritardo relativo alla

7
Per ulteriori informazioni e l'eventuale consultazione di alcune lettere ricevute da Maria Chițu rimandiamo allo studio di
Raluca Tomi, Una traduttrice meno conosciuta di Dante: Maria Chițu e gli echi europei delle sue traduzioni della Divina
Commedia, disponibile on line: http://www.iini-minorities.ro/resurse/Tomi-Raluca_Una-traduttrice_2010.pdf.
8
Tra le lettere di ringraziamento per la donazione spiccano quella firmata da Pio Rajna e quella della Biblioteca Nazionale di
Parigi (cfr. Tomi 2010: 83, 85)
ricezione di Dante in Romania, rispetto ad altri autori italiani, per delle ragioni oggettive9 che sembra
però poi dimenticare quando finisce per accusare la traduttrice di insufficienze non sue, come il
letteralismo “piattamente fedele fino allo snaturamento [del testo di partenza]” e l'uso eccessivo di
italianismi e latinismi che avrebbero reso estremamente difficile al pubblico provare “l'emozione
artistica ed intellettuale del testo della Divina commedia”, causando anche eventuali delusioni (Șchiopu
1965: 140). Sulla qualità intellettuale del pubblico dell'Ottocento romeno ci siamo espressi in
precedenza e non possiamo che essere in disaccordo con quanto sostenuto dalla Șchiopu sui “disservizi”
(Șchiopu 1965: 140) causati dalla traduzione letterale di Maria Chițu ai lettori contemporanei. Non
possiamo non insistere sull'importanza storica del lavoro della prima traduttrice di Dante e sul suo
contributo alla promozione della letteratura italiana nello spazio culturale romeno. Sarebbe ingiusto
svalutare l'operato della Chițu in quanto estraneo ai gusti del pubblico attuale.

5. Conclusioni

Le valutazioni moderne della traduzione di Maria Chițu si rilevano tendenzialmente critiche, pur
riconoscendole, in parte, il valore storico-culturale. Parte delle considerazioni negative si basano su
anacronismi da evitare quando si intraprende l'analisi critica di una traduzione dalla quale ci separa più
di un secolo. Oltre le mere considerazioni di carattere prescrittivo, le quali non sempre assumono un
valore conoscitivo, ciò che serve è capire la traduzione, in quanto prassi e prodotto, nella sua dimensione
diacronica. Lo scopo della storia della traduzione non dovrebbe essere quello di stabilire gerarchie o di
identificare improbabili ricette per tradurre, bensì di illustrare i fenomeni traduttivi e/o traduttologici
nella loro complessità. Affermare che Maria Chițu sia stata un'ottima o una pessima traduttrice non
porta ad una maggiore conoscenza dell'attività traduttiva del secondo Ottocento romeno, mentre
circoscrivere storicamente il suo operato, capirne i limiti, propri e imposti, e delinearne i possibili
influssi sugli altri traduttori di Dante potrebbe servire a tracciare una mappa più accurata della prassi
traduttiva e della ricezione di Dante nel secondo Ottocento romeno.

Bibliografia
Chițu, M. (1883). Divina Comedia. Infernulu. Craiova: Tipo-litografia Nationale Samitca.
Cornea, P. (1966). Traduceri şi traducători în prima jumătate a secolului al XIX-lea. In Paul Cornea, De la
Alexandrescu la Eminescu, (38-76). București: Editura pentru Literatură.
Cosma, I. (2014). L'influenza di Dante sull'enciclopedista romeno Ion Heliade Rădulescu e sull'italianismo in
Romania. Nasledje, XI, 29, 191-202.
Cosma, I. (2014). The translation of Italian opera librettos in the nineteenth century: historical and cultural
milestones. Translationes, 6, 78-92. Disponibile on line: http://www.degruyter.com/view/j/tran.2014.6.issue-1/tran-
2015-0006/tran-2015-0006.xml.
Crețu, S. (1979). Chițu Maria. In Dicționarul literaturii române de la origini până la 1900, (180-181). București:
Editura Academiei Republicii Socialiste România.
Firan, F. (1975). De la Macedonski la Arghezi. Craiova: Editura Scrisul românesc.
Lungu-Badea, G. (2006). Repertoriul traducerilor româneşti din limbile franceză, italiană, spaniolă (secolele al
XVIII-lea şi al XIX-lea). Studii de istorie a traducerii (II). Timişoara: Editura Universităţii de Vest.
Lungu-Badea, G. (2008). Despre formarea unei conștiințe traductive și încercarea de standardizare a procesului de
traducere. In Georgiana Lungu-Badea, Un capitol de traductologie românească. Studii de istorie a traducerii (III),
(23-79).Timişoara: Editura Universităţii de Vest.
Lungu-Badea, G. (2013). Idei și metaidei traductive românești: sec. XVI-XXI.Timișoara: Editura Eurostampa.
Munteanu, Ș. e Țâra, V. (1983). Istoria limbii române literare. Ediție revăzută și adăugită. București: Editura
Didactică și Pedagogică.
Pătrașcu, I. (1965). Divina Comedie în românește. Ramuri, 5(10), 13.

9
“Dante non poteva interessare i nostri scrittori prima che la letteratura romena stessa acquisisse una solida base culturale,
prima che si costituisse una lingua letteraria, una tradizione e un orientamento a livello culturale” (Șchiopu 1965: 134).
Pârvulescu, T., Panaitescu, D. (1965). Dante în România. In Studii despre Dante, (345-422). București: Editura
pentru Literatură Universală.
Șchiopu, M. (1965). Aspecte ale receptiei operei lui Dante in Romania. Revista de istorie si teorie literara, 14 (1),
133-149.
Tomi, R. (2010). Una traduttrice meno conosciuta di Dante: Maria Chițu e gli echi europei delle sue traduzioni
della Divina Commedia. Historical Yearbook, VII, 77-92. Disponibile on line: http://www.iini-
minorities.ro/resurse/Tomi-Raluca_Una-traduttrice_2010.pdf.
2015. Repere spirituale românești. Un dicționar al personalităților din Dolj, dizionario biobibliografico
disponibile on line: http://aman.ro/betawp/wp-content/uploads/personalitati/S/samitca%20ralian.pdf.

The first woman translator of Dante's Inferno: Maria Chițiu

The second part of the 19th century represents for Romania a period of intense translation from Romance
languages, in correlation to a process of development at an economical and cultural level, due to the intertwining of
multiple positive historical events. Even if the majority of the translations in Romanian reflects the public's
preferences for entertaining literary works, we can also find some versions of philosophical and scientific texts. It's
the modern phase of the Romanian literary language, marked, as the Romanian specialist in Translation Studies
Georgiana Lungu-Badea observes, by the search for identity of the target language. Starting with 1841, it can be
observed a fairly good increment of Dante's presence in the Romanian cultural space: citations often non translated
from Italian, small biographies on cultural journals, political or cultural essays with divulging purposes. This
phenomenon is connected to the affirmation of an autochthonous literature, with political aims, on the track of the
festive event of 1865, wildly celebrated by the printed press of the newly formed Romanian State. In this context,
in 1883 it is published, in a bilingual edition, the first integral version of Dante's Inferno in Romanian, thanks to
the efforts of Maria Chițiu. It's a translation in prose, accompanied by notes. Who is the woman translator of
Dante's Inferno and what was her motivation? Could there be identified, even in an incipient form, a translation
strategy? Here are some of the questions addresses in this research resorting to a contrastive analysis and an
analysis of translation.

history of translation, Dante's inferno, Maria Chițiu, translation in 19th century's Romania, Dante's literary reception
in Romania

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