Studentessa
Milica Stojković
Matricola
864124
Anno Accademico
2019-2020
1
INDICE
Introduzione……………………………………..........................3
1.1 I sordi.............................................................................4
1.2 La sordità.......................................................................7
Conclusione..................................................................................16
Bibliografia...................................................................................17
Sitografia.......................................................................................17
2
INTRODUZIONE
Alla base di questo studio vi è l’analisi della sordità e degli interventi possibili su di essa. In particolare,
si pone attenzione all’impianto cocleare, dimostratosi utile nel favorire l’apprendimento del linguaggio
di bambini sordi.
La motivazione della stesura di questa tesi è il raggiungimento della consapevolezza dei genitori con
figli sordi dell’importanza di un prematuro intervento sul sistema uditivo. Questo, compromesso
durante un periodo critico dell’apprendimento, può comportare serie difficoltà linguistiche. La
possibilità di evitare tali difficoltà, tramite l’utilizzo di apparecchi acustici in giovane età, è
un’occasione da non sottovalutare.
L’obiettivo di questo elaborato è fornire ulteriori informazioni sugli studi eseguiti da linguisti che
hanno indagato le perfomances dei bambini sordi di giovane età (dai 6 mesi ai 3 anni per la maggior
parte), dotati di impianto cocleare. Inoltre, questo studio mira a dare luce all’importanza della
protesizzazione precoce sui soggetti sordi.
La tesi è articolata in tre capitoli: nel primo capitolo vengono fornite alcune informazioni introduttive
sulla sordità, sia di carattere storico, che clinico. Il secondo capitolo, invece, mira ad essere una
descrizione degli interventi possibili sulla sordità. Il terzo ed ultimo capitolo, confronta alcuni studi
condotti sulla performance linguistica dei bambini sordi, soffermandosi particolarmente su una ricerca
di Richard T. Miyamoto, Marcia J. Hay-McCutcheon, Karen Iler Kirk, Derek M. Houston, and Tonya
Bergeson-Dana, pubblicato nel 2008.
3
CAPITOLO 1: BREVE INTRODUZIONE ALLA COMUNITA’ DEI SORDI E
ALLA SORDITA’
1.1 I SORDI
La storia dei sordi all’interno della società, la quale è maggiormente udente, è una storia di frequenti
discriminazioni e pregiudizi, che hanno portato, talvolta, anche a soprusi [Carella 2017]. Secondo
Johnson & Ertig (1992), l’appartenenza alla Comunità Sorda dipende dalla condizione biologica di
sordità1 e dall’uso della Lingua dei Segni; è costituita prevalentemente da persone bilingui, parlanti
italiano e segnanti, oppure da persone che vivono la sordità in modo indiretto perché a contatto con
persone sorde. All’interno della Comunità, possiamo individuare alcuni gruppi: il 5% della popolazione
sorda è rappresentata da sordi segnanti nativi; abbiamo poi un secondo gruppo, composto da persone
sorde segnanti che hanno iniziato a segnare in attività successiva all’infanzia, grazie al contatto con
altre persone sorde; infine, abbiamo il gruppo composto da non segnanti che non sono mai entrati a
contatto (o che non sono in contatto quotidianamente) con persone sorde [Carella 2017]. Una
caratteristica che determina l’appartenenza alla Comunità è il segno-nome, che viene assegnato dalla
Comunità stessa: questo, può essere attribuito in base ad una qualità del soggetto o una caratteristica
fisica o, addirittura, può essere ereditato. Inoltre, spesso capita che anche persone non facenti parte
della Comunità dispongano di un segno-nome: sono soggetti politici o personaggi che hanno segnato la
storia, come nel caso di Mussolini o Hitler, oppure artisti, come Michelangelo, di cui la Comunità parla
spesso [Zatini 2006].
La storia dei sordi è segnata dal desiderio di sentirsi “non più una minoranza perseguitata – o peggio
ancora – una mera disabilità che differisce dalla normalità ed è in qualche modo inferiore alla
maggioranza udente” [Carella 2017]. Tale desiderio ha portato alla lotta per la conquista di essenziali
diritti civili, che sono strettamente legati al riconoscimento della lingua dei segni. È opportuno indicare
brevemente quali siano stati gli eventi più significativi per questa conquista: Tommaso Silvestri2, abate
italiano, nel 1784 aprì una scuola dove i segni erano utilizzati abitualmente: “il fine ultimo di questo
1
Vedi paragrafo 1.2 di questa tesi.
2
Tommaso Silvestri (Trevignano Romano, 2 aprile 1744 – Trevignano Romano, 7 settembre 1789) è stato un presbitero e
educatore italiano. Fondatore dell'Istituto Statale per i Sordi a Roma. Fu uno dei sacerdoti che avvicinò all'educazione dei
Sordi in Italia.
4
tipo di metodi era certamente più rivolto all'apprendimento della lingua degli udenti (la lettura del
labiale e l'attenzione alla produzione fonetica non erano certo disdegnate), ma comunque permise un
primissimo sviluppo di una lingua dei segni in Italia” [Carella 2017]. Negli anni successivi, l’interesse
per lo studio dei soggetti sordi e per la loro educazione fiorì e il desiderio di comparare le lingue parlate
a quelle dei segni si diffuse sia in Europa sia negli Stati Uniti. Purtroppo, col Congresso di Milano del
1880, ci fu un arresto della diffusione delle lingue dei segni nel mondo, soprattutto in Italia, definita da
Oliver Sacks3 la “roccaforte dell’oralismo”. Fino agli anni ’70 dello scorso secolo, questa lingua era
d’uso colloquiale e mai per questioni formali, fenomeno che portò ad un’ulteriore dialetizzazione delle
lingue dei segni e alla considerazione di quest’ultime inferiori alle lingue parlate. L’educazione dei
sordi era confinata ad un italiano elementare e rudimentale. Prima degli anni ’80, la LIS veniva
identificata come “mimica”, “linguaggio dei gesti”, “linguaggio mimico gestuale”, ma mai come lingua
ufficiale [Volterra 2019]. Una svolta ci fu con l’arrivo in Italia degli studi di William C. Stokoe alla
fine degli anni ’70: lo studioso, professore di inglese alla Gallaudet University, nel 1960 pubblicò il
libro “Sign Language Structure: An Outline of the Visual Communication Systems of the American
Deaf”. In questo libro, Stokoe parla per la prima volta di una possibile struttura interna della lingua dei
segni americana e della possibilità di intendere i segni come elementi linguistici, come le parole in una
lingua orale. In Italia, questo studio approdò all’Istituto di Psicologia del CNR di Roma, oggi Istituto di
Scienze e Tecnologie della Cognizione, dove si stavano svolgendo degli studi sull’acquisizione dei
bambini udenti. Il focus si spostò poi su bambini sordi: Virgina Volterra, Elena Pizzuto ed Elena
Radutzky furono le pioniere dello studio su soggetti sordi. Virginia Volterra pubblicò nel 1987 “La
lingua italiana dei segni”, che fu un primo tentativo di descrivere in modo sistematico la LIS e la sua
grammatica [Volterra 2019]. Oggi, la LIS viene considerata come una minoranza linguistica atipica,
poiché non è territoriale (viene utilizzata anche nel Canton Ticino). Secondo recenti studi condotti da
Eugeni4, è conosciuta e utilizzata da circa il 60% delle persone sorde (circa 40.000 segnanti su 70.000
persone sorde profonde) e anche da alcune persone udenti. Pur conoscendo i grandi benefici che porta
lo studio e la conoscenza della LIS, come il potenziamento della vista periferica, miglioramento
3
Oliver Wolf Sacks (Londra, 9 luglio 1933 – New York, 30 agosto 2015) è stato un medico, chimico, scrittore e
accademico britannico, dal 2012 docente di neurologia alla New York University School of Medicine.
4
L’UNAPEDA, Una panoramica della situazione dei sordi italiani in generale e della lingua dei segni italiana in
particolare, http://www.unapeda.asso.fr/article.php3?id_article=551.
5
dell’attenzione visiva, potenziamento della memoria spaziale, sviluppo della motricità fine e
dell’espressività corporea,
“Ancora oggi nel nostro Paese si fatica a liberarsi da questa concezione limitata – e limitante – delle
lingue dei segni: lo dimostrano le resistenze al riconoscimento della LIS, spesso motivate dall'antico
luogo comune che i segni comprometterebbero il parlato (e quindi l'integrazione da parte dei sordi).
Va tuttavia precisato che contemporaneamente a queste posizioni purtroppo ancora diffuse, vi è un
sempre maggiore interesse accademico verso la LIS, come testimoniato dagli studi portati avanti a
partire dagli anni '80 da studiosi come Virginia Volterra, mentre il bilinguismo risulta essere sempre
più universalmente accettato – anche in Italia – come metodo efficace per l'istruzione delle persone
5
sorde.”
È triste pensare che il riconoscimento di tutti i diritti civili per le persone sorde arrivò solo nel 1948 con
l’articolo 38 della Costituzione. 6 Nonostante questo, la fondazione del EUD (Unione Europea dei
Sordi) è un grande aiuto alla popolazione sorda. Si tratta di un’organizzazione non governativa, con lo
scopo di stabilire e mantenere un dialogo a livello dell’UE con il “mondo udente”, in cooperazione con
le associazioni nazionali dei sordi, fondata nel 1985 [Zatini 2006].
5
Carella M., Le minoranze silenziose: le comunità sorde italiana e statunitense e lo status delle loro lingue, Bologna, 2017.
6
Articolo 38: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e
all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in
caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto
all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti
o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera.”
7
Storia dei sordi, Guida Europea della Comunità Sorda,
http://www.storiadeisordi.it/2006/06/21/guida-europea-della-comunita-sorda/
6
1.2 LA SORDITA’
Per comprendere le difficoltà dei bambini sordi nel linguaggio, è necessario conoscere gli elementi
fondamentali che caratterizzano la sordità; a questo proposito, è importante osservare due aspetti: il
grado di perdita uditiva e la sede della lesione. Il primo aspetto può essere suddiviso in quattro
sottoinsiemi, quali sordità lieve, sordità medio-moderata, sordità severa o grave e, infine, sordità
profonda.8 In un bambino affetto da sordità lieve la perdita della competenza linguistica è minima;
infatti, il bambino ha difficoltà nella percezione di alcune consonanti, ma la lingua è acquisita in modo
spontaneo. Se, invece, la sordità è medio-moderata, il bambino è in grado di sentire la conversazione,
ma la percezione corretta avviene solo per alcuni fonemi ad un’intensità elevata. Con la sordità severa
o grave, il soggetto sordo necessita amplificazione e trattamento logopedico: non percepisce la maggior
parte dei suoni linguistici a livello di conversazione. Inoltre, emergono anche problemi di acquisizione
fonologica e, di conseguenza, ritardi nel linguaggio e nell’apprendimento. Il grado di sordità più grave
è definita profonda, con la quale non viene percepito alcun suono linguistico e ambientale; le abilità
discriminative sono ridotte e il soggetto è incapace di sentire la parola.
Il secondo aspetto da considerare per analizzare dettagliatamente la sordità, è la sede della lesione, ma è
necessario prima conoscere la composizione dell’apparato uditivo. L’orecchio è suddivisibile in tre
sezioni: orecchio esterno, medio ed interno. La parte esteriore è visibile a tutti ed è composta dal
padiglione auricolare, dal condotto uditivo e termina col timpano. Il padiglione auricolare raccoglie i
suoni dall’esterno, li convoglia nel condotto uditivo e li indirizza nel timpano. Il timpano è una
membrana impermeabile che vibra all’arrivo di un’onda sonora; la membrana, invece, separa la zona
esterna dell’orecchio, dall’orecchio medio. L’orecchio medio è composto da una catena di ossicini che
si attivano quando il timpano vibra grazie alle onde sonore; questo, fa sì che si attivi il liquido
all’interno della coclea, provocando il movimento delle cellule acustiche. Ciò che divide l’orecchio
medio da quello interno, prende il nome di finestra ovale. Le cellule acustiche appena menzionate
trasformano il movimento in impulsi elettrici che vengono inviati tramite il nervo uditivo al cervello.
La coclea è una struttura a chiocciola, un canale lungo trentacinque mm, il quale al suo interno è diviso
da una membrana elastica. È qui che troviamo le cellule acustiche chiamate ciliate, che trasmettono il
suono al cervello: queste, hanno caratteristiche differenti a seconda delle frequenze del suono. I suoni
8
Sordità.it, L’informazione su sordità e apparecchi acustici,
https://www.sordita.it/sordita/conoscere-la-sordita-i-tipi-le-cause-e-i-trattamenti
7
più gravi fanno vibrare la membrana nell’apice, dove le cellule sono più lunghe e flessibili, mentre
quelli più acuti fanno vibrare la membrana alla base, dove risiedono le cellule ciliate corte.9
Possiamo ora procedere ad una breve descrizione del secondo aspetto che caratterizza la sordità: la sede
della lesione. A seconda della zona dell’orecchio danneggiata, ci saranno conseguenze diverse e un
modo di intervenire differente: quando la parte lesionata è nell’orecchio esterno o medio, la sordità è di
tipo trasmissiva. In questo caso, il condotto uditivo è ostruito o la membrana è danneggiata, quindi il
suono non riesce a passare alla parte interna. Intervenendo con una buona protesizzazione, è possibile
riattivare il processo, ossia il passaggio del suono all’orecchio interno. Una seconda tipologia di sordità
è definita neurosensoriale: la lesione si trova nell’orecchio interno oppure nella coclea. Talvolta, le
cellule ciliate sono danneggiate e quindi il suono non viene percepito dal cervello; di conseguenza, si
parla di una percussione sul linguaggio e sulla parola. Infine, la sordità può essere di tipologia mista,
nel caso in cui il soggetto sordo fosse affetto da entrambe le sordità descritte sopra.10
Esistono svariate possibilità per intervenire sulla sordità e migliorare le prestazioni comunicative dei
soggetti sordi: la protesi acustica e l’impianto cocleare sono due dispositivi che hanno caratteristiche e
funzioni diverse e vengono applicati a seconda del grado di perdita uditiva. Il primo, la protesi acustica,
esiste oggi sia in forma analogica, che digitale: la protesi acustica analogica amplifica il suono lungo
l’intero spettro delle frequenze; quella digitale, contenente un microchip, è quella maggiormente usata
per soggetti giovani, perché più efficace in termini di accesso all’input. Si tratta di un dispositivo
esterno, di diverse misure, composto da microfono ed altoparlante. Esistono parecchie protesi
acustiche, tra cui quelle endoauricolari, che vengono inserite nel padiglione auricolare, e quelle
retroauricolari, dove la parte elettronica è posizionata dietro all’orecchio [Vozzi, n.d.].
9
IN ASCOLTO, L’apparato uditivo, https://inascoltoblog.wordpress.com/2017/02/14/lapparato-uditivo/ .
10
Sordità.it, L’informazione su sordità e apparecchi acustici,
https://www.sordita.it/sordita/conoscere-la-sordita-i-tipi-le-cause-e-i-trattamenti
8
L’impianto cocleare, invece, viene applicato a persone con sordità di tipo neurosensoriale, con sordità
profonda e, quindi, danni alla coclea. L’applicazione avviene tramite un’operazione chirurgica, durante
la quale si inserisce un filo molto sottile contenente degli elettrodi. Ognuno di loro corrisponde ad una
frequenza diversa; essi stimolano il nervo uditivo oltrepassando le cellule danneggiate. Oltre agli
elettrodi, durante l’intervento vengono inseriti nel cranio anche un trasmettitore e un piccolo magnete;
grazie a quest’ultimi, il suono viene rilevato e convertito in segnali digitali, che vengono inviati alla
parte esterna dell’impianto cocleare. Infine, questo segnale viene inviato agli elettrodi, che stimolano il
nervo uditivo e trasmettono il segnale al nervo acustico [Vozzi, n.d.].
L’impianto cocleare è un dispositivo che può essere una fonte di grande beneficio per i soggetti sordi:
permette di ridurre la differenza tra le persone sorde e quelle udenti e, inoltre, garantisce un maggiore
accesso all’input linguistico; di conseguenza, l’acquisizione della lingua è facilitata. Seppur questo
dispositivo favorisca l’apprendimento linguistico, non è in grado di colmare completamente le lacune
dei soggetti sordi: la popolazione sorda è estremamente eterogenea, ci sono bambini che raggiungono
un buon livello linguistico anche nell’area sintattica, però la loro competenza è inferiore a quella dei
loro coetanei ed è comparabile a bambini più giovani. Importante è l’epoca dell’insorgenza della
sordità: più tardi insorge, meno problemi causa al soggetto, soprattutto per l’apprendimento linguistico.
La sordità più dannosa è sicuramente quella presente alla nascita; meno dannosa invece è quella tra i
3-7 anni, anche se la grammatica non ha avuto occasione di svilupparsi. Il mancato o ritardato sviluppo
del linguaggio ed i gravi effetti ad esso collegati sono evitabili se viene adottata una corretta e
tempestiva terapia riabilitativa. È di importanza cruciale intervenire il prima possibile sul soggetto
sordo: se la sordità viene scoperta entro gli 8 mesi di vita, il recupero linguistico viene favorito in
grande misura, sia per lo sviluppo della lingua recettiva, che espressiva dei soggetti sordi. L’età di
applicazione dell’impianto cocleare, con gli anni, è diminuita: se nel 1990 il dispositivo veniva
applicato dai 2 anni di età, nel 2002 veniva applicato a 12 mesi [Duchesne 2019]. Solitamente, un
primo supporto uditivo è l’apparecchio acustico, il quale è meno invasivo rispetto all’operazione
9
chirurgica richiesta per l’impianto cocleare. Se la protesi acustica non aiuta la percezione dei suoni, si
passa al secondo dispositivo. Di conseguenza, prima che l’input linguistico sia accessibile, passa
parecchio tempo; sono perciò necessarie varie sedute logopediche. L’approccio alla lingua del bambino
sordo dipende anche dal background linguistico dei genitori: la grande maggioranza dei soggetti sordi
(95%) nasce da genitori udenti, i quali sceglieranno molto probabilmente un approccio oralista per il
loro bambino. Nel caso in cui i genitori fossero sordi, il bambino avrà la possibilità di conoscere la
lingua dei segni trasmessa dai genitori. La modalità acustico-verbale, e quindi oralista, risale al
Congresso di Milano del 1880, quando fu deciso di escludere la lingua dei segni dall’apprendimento
linguistico per i soggetti sordi [Carella 2017].
“Il Congresso, considerando la non dubbia superiorità della parola articolata sui gesti, per restituire
il sordomuto alla società, per dargli una più perfetta conoscenza della lingua, dichiara che il metodo
orale debba essere preferito a quello della mimica nell’educazione ed istruzione dei sordomuti”11
11
Carella M., Le minoranze silenziose: le comunità sorde italiana e statunitense e lo status delle loro lingue, Bologna,
2017.
10
CAPITOLO 3: LINGUISTICA PER LA SORDITA’
Negli ultimi 25 anni, la ricerca sui dispositivi per il supporto ai bambini sordi è notevolmente cresciuta;
più precisamente, gli studi che interessano questa breve analisi riguardano l’impianto cocleare e quanto
sia importante la sua precoce applicazione. Sulla base dell’ipotesi che esista un periodo critico12 in cui
l’apprendimento del linguaggio è favorito [Lenneberg 1967], molti studiosi hanno affermato che
l’applicazione tardiva dell’IC potrebbe compromettere gravemente l’acquisizione del linguaggio
parlato [Campbell, MacSweeney, & Woll, 2014; Connor, Craig, Raudenbush, Heavner, & Zwolan,
2006]. Inizialmente, la soglia d’età da non superare per l’applicazione dell’IC era di 5 anni [Brackett &
Zara, 1998; El-Hakim et al., 2001; Robbins, Svirsky, & Kirk, 1997], la quale si è poi spostata a 3 anni
[Miyamoto, Svirsky, & Robbins, 1997; Kirk et al., 2002; Miyamoto, Kirk, Svirsky, & Seghal, 1999] e,
infine, a 2 anni [Boons et al., 2012; Holt & Svirsky, 2008; Kirk et al., 2000; Manrique, Cervera-Paz,
Huarte, & Molina, 2004; Svirsky, Teoh, & Neuburger, 2004]. In ricerche più recenti svolte da Cuda,
Murri, Guerzoni, Fabrizi e Mariani nel 2014, è stato provato che, in caso di protesizzazione entro il
primo anno di vita di un soggetto sordo, le perfomances linguistiche sarebbero dello stesso livello dei
loro coetanei udenti. “Children with CIs have demonstrated progress in speech identification within a
single year of implantation and approached testing levels seen in normal hearing controls” [Markman et
al., 2011].13
Durante queste ricerche, svariati strumenti di misurazione sono stati utilizzati per analizzare le
competenze linguistiche dei bambini con IC: alcuni studi hanno preferito delle scale di valutazione
dello sviluppo uditivo, come il CAP (Category of Auditory Performance) oppure il IT-MAIS
(InfantToddler Meaningful Auditory Integration Scale). Altri, invece, hanno osservato la preferenza
dello sguardo del bambino per valutare la competenza di discriminazione uditiva dell’infante. Infine,
alcuni studiosi hanno utilizzato delle video registrazioni per tracciare il comportamento verbale dei
Lenneberg afferma che ci sono dei vincoli sul tempo per l’acquisizione della lingua, la quale si collega con la nozione di
12
neuroplasticità. Se l'acquisizione del linguaggio non si verifica all’interno del periodo critico, la piena padronanza di questo
non può essere raggiunta.
13
Duchesne L., Marschark M., Effects of Age at Cochlear Implantation on Vocabulary and Grammar: A Review of the
Evidence, 2019.
11
soggetti sordi. Tait e i suoi colleghi, utilizzando la tecnica descritta qui sopra, hanno dimostrato che i
bambini a cui viene applicato l’IC prima del primo anno di vita, potrebbero sviluppare delle
competenze pre-comunicative, simili a quelle dei loro coetanei udenti. Ulteriore esempio dell’uso di
questi strumenti è stato dato da Dettman e colleghi, i quali hanno usato il RITLS (Rossetti
Infant-Toddler Language Scale) per dimostrare che la competenza nel campo del linguaggio, sia
espressiva che ricettiva, di un bambino sordo protesizzato prima del primo anno di vita, è migliore dei
bambini che sono stati protesizzati tra i 12 e i 24 mesi.14
Pur avendo numerosi studi che confermano la necessità di una precoce protesizzazione per una
migliore performance linguistica, ci sono state ricerche che hanno fallito nel dimostrarlo: possibili
cause di ciò potrebbero essere associate a fattori come il background famigliare, il contesto ambientale
in cui il bambino nasce e cresce e la durata dell’uso dell’impianto, le quali potrebbero influenzare la
performance del soggetto sotto analisi. Confrontando un lavoro di Tombling, Barker, Spencer, Zhang e
Gantz del 2005 e il lavoro di Geers, Moog, Biedenstein, Brenner e Hayes del 2009, vediamo che nel
primo studio fatto su 29 bambini che hanno ricevuto protesizzazione tra i 10 e i 40 mesi d’età, è stato
provato che l’età di protesizzazione è importante per il 14,6% per lo sviluppo della competenza
linguistica espressiva; al contrario, nello studio del 2009 condotto su 153 bambini che hanno ricevuto
l’IC prima dei 5 anni, è stato dimostrato che l’età di protesizzazione è importante solo per il 2.5% per
lo sviluppo linguistico. Questo contrasto potrebbe dimostrare che l’età di protesizzazione è solo uno dei
tanti fattori che influenzano la competenza linguistica di un soggetto sordo. Interessante è lo studio di
Fagan, Bergeson e Morris del 2014, il quale ha dimostrato che le madri dei bambini con IC tendono a
fornire un ambiente povero di stimoli linguistici ai soggetti sordi rispetto agli input forniti da madri
aventi figli udenti.
Nonostante questi studi, l’età di protesizzazione è vista come uno dei predittori più importanti dello
sviluppo della competenza linguistica di un bambino sordo. Lo dimostra anche lo studio di Connor e
colleghi del 2006, dove dei bambini sordi che avevano ricevuto la protesizzazione prima dei 2;5 anni,
14
Miyamoto R., Hay-McCutcheon M., Kirk K., Houston D., Bergeson-Dana T., Language Skills of Profoundly Deaf
Children who Received Cochlear Implants under 12-months of Age: a Preliminary Study, 2008.
12
hanno mostrato di avere delle competenze lessicali pari a quelle dei coetanei udenti dopo solo 2 anni di
protesizzazione, in contrasto coi bambini che avevano ricevuto protesizzazione dopo i 2;5 anni.15
Come già precedentemente sostenuto, l’età di applicazione dell’impianto cocleare ai bambini con
sordità profonda sembra essere di grande importanza per uno sviluppo linguistico appropriato; inoltre,
la teoria che un bambino sordo debba essere provvisto dell’IC prima dei 12 mesi in modo tale da avere
uno sviluppo linguistico pari a quello dei propri coetanei è approvata da numerosi linguisti. Questa
affermazione è supportata dal fatto che l’accesso all’input linguistico che si ha nei primi anni di vita,
chiamato anche periodo critico, è vitale per lo sviluppo della competenza linguistica. Per sostenere tale
teoria, verrà analizzato uno studio condotto da Richard T. Miyamoto, Marcia J. Hay-McCutcheon,
Karen Iler Kirk, Derek M. Houston, and Tonya Bergeson-Dana pubblicato nel 2008.
Valutare oggettivamente la performance di bambini di così tenera età non è un’operazione semplice: è
necessario utilizzare degli strumenti specifici. In questo studio si è deciso di optare per strumenti come
il RDLS (Reynell Developmental Language Scales) e il PLS (Preschool Language Scale). Il primo
strumento citato, RDLS, è disegnato per essere utilizzato su bambini dai 1 ai 7 anni ed è caratterizzato
da una scala per la misurazione della competenza di comprensione verbale e per la produzione
linguistica. L’RDLS ci permette di comprendere il livello di capacità di discriminazione tra suoni e la
competenza del bambino nell’uso del vocabolario per la formulazione di un concetto. Inoltre, è in
15
Miyamoto R., Hay-McCutcheon M., Kirk K., Houston D., Bergeson-Dana T., Language Skills of Profoundly Deaf
Children who Received Cochlear Implants under 12-months of Age: a Preliminary Study, 2008.
13
grado di valutare anche l’uso della struttura vocale linguistica. La scala di comprensione testa le
seguenti voci: le parole singole, la relazione tra due oggetti nominati, i costituenti causali, le frasi
nominali, le frasi locative, i verbi, l’assegnazione dei ruoli tematici, i vocaboli e la grammatica
complessa. 16 Quest’analisi avviene tramite la richiesta al bambino di puntare degli oggetti, di
manipolarli, di puntare delle immagini o di rispondere sì o no ad una serie di domande. La scala di
produzione, invece, testa le seguenti voci: le parole semplici, i verbi e le frasi, il plurale e la terza
persona, i tempi verbali al passato, gli elementi causali, le domande, le frasi negative e, infine, le
strutture complesse. Per fare ciò, al bambino viene chiesto di descrivere le azioni di alcuni stimoli
(giocattoli) o di descrivere le azioni dei personaggi di alcune immagini.17 Il secondo strumento, PLS, è
utile per lo studio di bambini dalla nascita all’età di 6 anni. Il PLS consiste di due scale che valutano la
comprensione verbale e la competenza comunicativa-espressiva. Questo test è dato dall’interazione dei
bambini con oggetti o immagini: al soggetto viene chiesto di puntare degli oggetti, di svolgere delle
azioni su di essi (giocattoli), di descrivere l’oggetto nell’immagine che gli viene presentata. Tutti questi
tasks sono stimolati con oggetti attraenti per un bambino di giovane età, come dei peluches o dei
disegni che rappresentano giocattoli.18 I soggetti testati con il RDLS hanno utilizzato l’IC per almeno 2
anni prima di essere sottoposti ai test; mentre i soggetti sottoposti al PLS hanno utilizzato l’IC per
almeno 6 mesi.
I risultati dei soggetti sordi qui osservati sono per la maggior parte inferiori ai risultati di bambini
normoudenti che sono stati sottoposti precedentemente agli stessi test; nonostante questo, ci sono stati
alcuni soggetti la cui performance è stata di livello superiore dei bambini normoudenti sia per il test di
espressività che ricezione. Infine, come ipotizzato inizialmente, i bambini sordi con impianto cocleare
applicato dopo i 2 anni di vita, risultano avere una perfomance peggiore per entrambi i test rispetto a
bambini sordi con IC a cui la protesizzazione è stata fatta prima dei 2 anni di vita. Nella tabella che
16
Wikia.org, Reynell Developmental Language Scales,
https://psychology.wikia.org/wiki/Reynell_Developmental_Language_Scales
17
GL Assessment, The New Reynell Developmental Language Scales,
thttps://www.gl-assessment.co.uk/videos/new-reynell-developmental-language-scales-nrdls/
18
Youtube, Preschool language scale-5, https://www.youtube.com/watch?v=XUPeHhW6if0
14
segue, troviamo i risultati dei due test (RDLS e PLS) eseguiti sui bambini sordi di diversa età di
applicazione dell’IC.
Si può affermare che la media dei risultati ottenuta nei test di comprensione è leggermente più alta nei
bambini che hanno ricevuto l’impianto cocleare prima dei 2 anni di vita rispetto ai bambini sordi su cui
si è intervenuti dopo i 2 anni di vita, sia per il test RDLS, sia per il test PLS. Stessa tendenza è
osservabile anche per i test di produzione. Ciò che vediamo in questa tabella è una prova concreta che i
bambini con impianto cocleare applicato prima dei 2 anni di vita, hanno un livello di competenza
linguistica maggiore, ma non per questo l’impianto cocleare permette ai soggetti sordi di avere lo stesso
livello di capacità linguistica dei loro coetanei (a parte alcuni casi limitati). Infatti, la maggior parte dei
risultati sono sotto il 100, che è il livello standard dei risultati di questi test.
I risultati di questo studio ci portano ad affermare che l’età di protesizzazione di un soggetto sordo è
cruciale per lo sviluppo di certe competenze linguistiche: qui, le capacità di comunicazione, sia
espressiva che ricettiva, sembrano essere influenzate dall’età di intervento sul bambino con sordità
profonda. Svirsky et al. hanno sostenuto che, nel caso in cui l’IC fosse applicato tra i 16 e i 24 mesi, ci
sarebbe la possibilità che i soggetti sordi riescano ad avere una competenza comparabile a quella dei
loro coetanei normoudenti nel test ricettivo dello strumento RDLS, fenomeno che non sembra avvenire
se l’intervento sui bambini sordi è tra i 1-3 anni. È consigliato, quindi, indirizzare i genitori di bambini
sordi verso la scelta dell’impianto cocleare appena questa è possibile e nel caso in cui non ci sia
nessuna controindicazione per l’operazione chirurgica a cui il bambino di tenera età si dovrebbe
sottoporre.
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CONCLUSIONE
Questo breve studio, puramente descrittivo, ha cercato di approfondire il tema dell’importanza della
precoce applicazione dell’impianto cocleare. A tal fine, è stata condotta un’analisi attraverso l’utilizzo
di alcuni studi che hanno segnato la ricerca in campo linguistico, confrontando varie ipotesi di studio e
i loro risultati.
Dopo una breve analisi sulla Comunità Sorda, sulla loro storia e gli ostacoli che hanno dovuto
affrontare per vedere i propri diritti riconosciuti, è stata fatta una descrizione clinica della sordità.
Attraverso una dettagliata analisi del nostro apparato uditivo e delle varie caratteristiche che possono
segnare il soggetto sordo, come il grado di sordità e la sede della lesione, abbiamo introdotto alcune
possibilità di intervento sulle persone sorde. Il confronto tra protesi acustica e impianto cocleare ha
portato alla luce alcuni svantaggi e vantaggi dei due apparati, come la preferenza dell’uso dell’impianto
cocleare per intervenire su sordità profonde. Lo studio della relazione tra impianto cocleare a
perfomance del soggetto sordo è un tema affrontato da numerosi linguisti. Negli ultimi 25 anni, questi
studi sono stati, in gran parte, indirizzati verso la seguente questione: l’età in cui il bambino sordo
viene protesizzato con l’impianto cocleare, può influenzare la performance linguistica? A sostegno
della teoria che esista un periodo critico per l’apprendimento linguistico di un bambino, è stato
presentato lo studio di Richard T. Miyamoto, Marcia J. Hay-McCutcheon, Karen Iler Kirk, Derek M.
Houston, and Tonya Bergeson-Dana pubblicato nel 2008. I risultati di questo studio, ottenuti tramite
l’osservazione delle competenze linguistiche espressive e ricettive di 91 bambini con età di
protesizzazione diversa, hanno dato ulteriore conferma dell’esistenza di un periodo critico di
applicazione dell’impianto cocleare.
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BIBLIOGRAFIA
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loro lingue, Bologna, 2017.
• Duchesne L., Marschark M., Effects of Age at Cochlear Implantation on Vocabulary and
Grammar: A Review of the Evidence, 2019.
• Miyamoto R., Hay-McCutcheon M., Kirk K., Houston D., Bergeson-Dana T., Language
Skills of Profoundly Deaf Children who Received Cochlear Implants under 12-months of Age: a
Preliminary Study, 2008.
• Volterra V., Roccaforte M., Di Renzo A., Fontana S., Descrivere la lingua dei segni italiana.
Una prospettiva cognitiva e sociosemiotica, Bologna, 2019.
• Vozzi G., Protesi acustiche, Pisa, n.d.
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SITOGRAFIA
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