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7)LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

1)La rivoluzione agricola: le tecniche

-L’agricoltura tradizionale: rotazione triennale e campi aperti

L’agricoltura medievale impiegava la rotazione triennale che lasciava incolto un terzo del terreno arativo. Nelle regioni europee la rotazione triennale
era basata su openfield, campi aperti con grandi porzioni di terreno sulle quali si avvicendavano le coltivazioni e il riposo. Questa pratica era contro la
proprietà privata e aveva rigide regole di scelte colturali. Ciò accresceva il sottoimpiego e lo spreco della terra disponibile.

-I caratteri della nuova agricoltura

Nel corso del Settecento l’Inghilterra dispose di maggiori quantità di concimi perché i pascoli si portarono sui maggesi e sulle terre incolte. Così la
concorrenza fra allevamento e cerealicoltura fu inevitabile, una a spese dell’altro però. Ogni fase di sviluppo aveva riprodotto l’allevamento e questo
tipo di associazione di allevamento e agricoltura richiedeva notevoli investimenti e poté realizzarsi meglio nelle grandi aziende capitalistiche che
nelle piccole proprietà. In più l’innovazione agricola inglese era data dall’abolizione dei maggesi sostituiti con diverse colture scelte attraverso una
scienza agronomica. Aumentò la superficie e si diffusero prati artificiali di legumi, migliorando la fertilità. Ci fu anche abbondanza dei foraggi.

-Rivoluzione agricola e rivoluzione industriale

In Inghilterra il sistema dei campi aperti fu chiamato “rivoluzione agricola”, una sorta di parallelismo tra mondo rurale e rivoluzione industriale. In
questi tempi di sviluppo ci fu un’agricoltura più avanzata che non era possibile senza le macchina. Il campo agronomico era costituito da rotazioni
continue e il nuovo ruolo delle macchine fu molto limitato. Gli agronomi si occupano anche di studiare la forma dell’aratro e i cambiamenti in questa
stimolano la rivoluzione industriale.

2)La rivoluzione agricola: i rapporti sociali

-L’affermazione dell’economia di mercato nell’agricoltura

Si installo un nuovo rapporto tra proprietà e contadini: i proprietari terrieri considerarono l’agricoltura come un settore degno di investimenti e fonte
di profitto. Aumentano quindi la produzione destinata alla vendita e si comprende che più capitale hai più produci, quindi più guadagni. Si può
considerare quindi la rivoluzione agricola come il passaggio dalle piccole aziende a aziende di grandi dimensioni.

-Le recinzioni e la dissoluzione dei villaggi di openfield

Nel XI-XVII il sistema dell’openfield aveva cominciato a indebolirsi perché iniziarono a diffondersi le recinzioni, enclosures. Inizialmente erano
abusive e con lo sviluppo della proprietà privata si diffuse sempre di più. Le terre erano inserite nei campi aperti ma divise in piccole unità concesse
in affitto: si cambia il modo di gestire la terra. I piccoli coltivatori furono costretti d affrontare la prospettiva della proletarizzazione, accettando di
diventare salariati per lo più pagati in giornata.

-La vittoria dell’agricoltura capitalistica

Le recinzioni del 1700 furono attuate grazie a interventi del parlamento sollecitati dai grandi proprietari terrieri. Entro il 1810 l’intera superficie
agraria dell’Inghilterra sarebbe stata recintata e la resistenza dei contadini si ridusse sempre di più. La rivoluzione agricola non determino la riduzione
delle popolazioni rurali perché crebbe la domanda di forza-lavoro. Nell’800 le macchine agricole minacciarono di ridurre l’occupazione. L’agricoltura
capitalistica comportò la formazione di contadini poveri, l’abolizione di pascoli comuni e quindi l’emigrazione verso centri urbani.

3)La nascita dell’industria tessile

-Definizione e cifre essenziali della rivoluzione industriale

L’inizio della rivoluzione industriale viene datato dopo il 1760 ma non è possibile datarlo precisamente perché inizialmente si usa il carbon fossile. E’
caratterizzata da tre elementi principali: il prodotto interno, che cresce più in fretta della popolazione, la produzione industriale, che cresce più
rapidamente di quella complessiva e infine la produttività, maggiore grazie alla meccanizzazione dei processi di produzione.

In più crebbe la popolazione.

-L’organizzazione dell’industria laniera

L’industria laniera era il punto di forza dell’economia manifatturiera inglese e la maggior parte della produzione era legata al lavoro a domicilio. I
tessitori dipendevano dai mercanti che fornivano telai e materia prima. I mercanti a volte affiancano nella produzione i villaggi che rifornivano centri
di media grandezza.

-Le innovazioni tecniche nel settore tessile e il trionfo del cotone.


Nel 1733 John Kay introduce la spoletta volante che rendeva più spedito il lavoro del tessitore. Fu rivoluzionaria l’invenzione della filatrice
meccanica e i miglioramenti di quest’ultima. Ci fu il problema di trovare il cotone grezzo ma Ely Whithney inventò una macchina per separare il
fiocco del cotone dai sei e aumentò la produzione.

-Il vapore e lo sviluppo delle fabbriche

Vi fu un processo di concentrazione nei centri urbani provocato dalla meccanizzazione poi accelerato dall’uso delle macchine a vapore. Le fabbriche
in città erano vicino alle grandi vie di comunicazione e ai centri di smercio. La filanda a vapore fu il primo autentico modello di fabbrica industriale
moderna.

4)Il carbone, il vapore e il ferro

-Una nuova fonte di energia per l’industria

Il carbon fossile era divenuto comune prima della rivoluzione industriale in Inghilterra perché stimolato dall’esaurimento delle risorse forestali. Il
legno offriva un combustibile diretto di non grande potere calorico più elevato era quello del carbone di origine vegetale. I vantaggi del carbone di
origine minerale era più che altro di origine economica. Il consumo del carbon fossile aumentò sempre di più per cucinare e riscaldarsi, più lenta
l’introduzione nell’attività industriale. Una volta risolto il problema dei trasporti la produzione di carbone crebbe a ritmi spediti.

-La macchina a vapore e il carbone

Il costo del trasporto era solo uno dei problemi inerenti al carbone, prima andava estratto e quando i pozzi diventavano più profondi bisognava andare
più a fondo e usare macchinari sempre più sofisticati ed efficienti. Verso il 1700 venne progettata una primitiva macchina a vapore in cui la pressione
atmosferica spingeva provocando un vuoto nel serbatoio. Migliorata poi in futuro da James Watt che la trasformò radicalmente creando la prima
macchina a vapore. In seguito venne perfezionata e adattata ai diversi usi. Inizia a sostituirsi all’energia idraulica dei mulini e fu in grado di far
aumentare la produzione di carbone perché consentiva di scavare di più.

-L’industria del ferro

Dal 1780 per la riduzione del costo dei trasporti, la macchina a vapore, la produzione di carbon fossile a prezzi minori, si abbandonò il carbone a
legna. Prima il carbon fossile si era imposto in vari settori ma non nella lavorazione dei minerali ferrosi perché il risparmio dei costi del combustibile
era controbilanciato dall’estrema fragilità della ghisa ottenuta. Il problema era quello di liberare il carbon fossile dai suoi composti di zolfo e fosfati
che danneggiavano la ghisa. Si trova una soluzione: il carbon fossile viene trasformato in coke, carbone puro. Il coke però liberava più lentamente il
suo calore e i fornitori avevano bisogno di un tiraggio dell’aria più elevato e nel 1776 la macchina a vapore fu adattata a questo scopo facendo
risparmiare notevolmente.

5)La rivoluzione dei trasporti

-Lo sviluppo del sistema stradale

Per la mancanza di un buon sistema di fiumi navigabili lo sviluppo economico presentava difficoltà insormontabili per il costo del trasporto. Il
problema principale dei trasporti terrestri era costituito dalle strade troppo strette, impraticabili d’estate e d’inverno, raramente lastricate. Nel 1783 in
Francia, che non poteva servirsi del mare, si pensa ad un piano di ristrutturazione della rete stradale, producendo vantaggi per il commercio.
Compaiono in Francia servizi regolari di carrozze.

-Carboni e canali: l’eliminazione di un limite allo sviluppo industriale

Il sistema stradale inglese era in condizioni peggiori di quello francese ma tra il 1750 e il 1780 ci furono vari sforzi per migliorare le strade. Il carbon
fossile veniva sempre più richiesto ma il prezzo era troppo alto e allora viene creata una rete artificiale di navigazione interna, scavando dei canali.

-La nascita della ferrovia

La prima ferrovia viene inaugurata nel 1830 e univa Manchester a Liverpool. Vennero costruite rotaie più robuste e collegamenti tra ruota e binari più
intelligenti. Venne poi progettata una vera locomotiva da George Stephenson.

-I trasporti urbani

Si vuole migliorare anche i servizi di trasporto per passeggeri all’interno delle grandi città. Viene creato l’Omnibus, servizi per tutti su due binari. Il
prezzo dei biglietti era relativamente basso.

Capitolo 8 LE CONSEGUENZE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

1)Lo sviluppo dell’urbanesimo industriale

-La geografia della popolazione


L’attività industriale ha un riscontro sulla distribuzione territoriale della popolazione. Nel 1700 la popolazione cresce del 60% ma si distribuì in modo
diseguale nelle varie contee soprattutto nelle zone centrali sedi dello sviluppo industriale.

-Poli si sviluppo e popolazione urbana in Inghilterra

Molto rapida è la crescita della popolazione urbana. La macchina a vapore e gli attrezzi tecnici meccanici crearono la fabbrica che a sua volta creò la
città industriale. Londra è la maggiore città europea, centro del più esteso sistema mercantile e finanziario del mondo. Esclusa Londra l’Inghilterra era
scarsamente urbanizzata e prevaleva l’economia agricola. Con la rivoluzione industriale diventa il paese più urbanizzato d’Europa e passa dal
capitalismo commerciale a quello industriale. Nuove città industriali nascono dal nulla e costruiscono una nuova rete urbana.

-Le città industriali e le classi operaie

La popolazione troppo elevata aggravò la situazione delle città già poco accoglienti e prive di servizi igienici. I centri industriali diventano sempre più
inabitabili, gli edifici coperti sempre dalla coltre di fumo che si sprigiona dalle ciminiere e l’aria impregnata dai cattivi odori. Mancano i rifornimenti
di acqua, servizi di pulizia, delle strade e fognature. Gli operai vivevano in piccole abitazioni prive di luce, sovraffollate e con affitti elevati.

2)La formazione della classe operaia

-Lavoro salariato e mercato del lavoro

Il proletario è un individuo che non possiede mezzi di produzione e che percepisce un salario per il lavoro finito. La forza-lavoro diventa una merce e
perciò il livello del salario è determinato dall’equilibrio fra domanda e offerta: quando la domanda cresce anche il salario si innalza, quando c’è
un’eccedenza il prezzo diminuisce. Le attività tessili non si configurano completamente in termini di lavoro salariato essendo complementari di altre
attività agricole. Gli artigiani hanno perso il loro prestigio sociale e l’indipendenza economica ma la loro proletarizzazione non è completa perché
possiedono un’abilita solo in parte soggetta a concorrenza.

-Il proletariato agricolo e industriale

Il lavoro salariato dominava nei casi in cui non era richiesta una specializzazione. La rivoluzione agricola e le recinzioni avevano iniziato a infrangere
le regole comunitarie e a far scomparire le reti di solidarietà. Fuori dal mondo naturale la diffusione delle macchine causò il lavoro in fabbrica che non
richiedeva particolari capacità. La crescita demografica abbassa i salari.

-I processi di proletarizzazione industriale

L’operaio della fabbrica per l’insicurezza della sua occupazione, le condizioni del suo lavoro e dell’ambiente, occupa uno dei gradini più bassi della
società. Molti emigrano dal sud verso il nord perché ci sono i centri urbani. I proletari si erano diffusi molto in molti campi, miniere, fabbriche
metallurgiche, meccaniche, ma nel mercato dei tessuti di cotone fu più lenta la diffusione(solo dopo la crisi dei tessitori nel 1830).

3)La società industriale e le condizioni di vita

-Effetti della produzione industriale

Due effetti importanti: aumento della produzione e dei capitali che potevano essere reinvestiti. L’industriale poteva comprare altre materie prime e
nuovi macchinari e assumere più operai per produrre più stoffe o altri prodotti. L’aumento della produzione e del capitale investibile procedevano a
pari passo. Tre fattori giocarono a favore dell’estensione di questa spirale: accesso alle materie prime e a fonti di energia meno care di quelle
tradizionali, crescente disponibilità di forza lavoro a buon mercato e ampia disponibilità dei mercati ad assorbire prodotti di media e bassa qualità,
abbassando i prezzi e rendendoli accessibili a tutti.

-Salari reali e condizioni di lavoro

I salari operai nella seconda metà del 1700 restano stabili. Successivamente il prezzo dei tessuti scende mentre quello dei beni di prima necessita si
alza facendo ridurre di un terzo i salari così che una famiglia normale riusciva a stento a comprare il pane e a sostenere le spese. La giornata
lavorativa passa dalle 12 alle 14 ore in posti di poca sicurezza.

-Il lavoro femminile e minorile

Per pagare meno la forza lavoro nelle fabbriche, soprattutto in quelle tessili si usavano donne e bambini dato che non c’era bisogno di particolari
caratteristiche. I bambini iniziano a lavorare a 5/6 anni dalle 8 di mattina alle 8 di sera con un’ora di pausa per mangiare. Anche nelle campagne le
condizioni sono pessime.

-Le prime associazioni di lavoratori

Inizialmente gli operai subiscono passivamente condizioni di vita difficili ma alla fine del XVIII secolo i lavoratori cominciano ad opporti e ribellarsi.
La legge puniva questi atti con violenza. Questa opposizione si manifestò nella distruzione di macchine accusate di produrre
disoccupazione[luddismo, da Ned Ludd]. Solo nel 1824 una legge riconobbe agli operai il diritto di associarsi. Vi è urgenza di regolamentare gli orari
di lavoro e l’uso del lavoro minorile.
4)La rivoluzione industriale in Europa

-Il predominio inglese

Verso il 1850 l’Inghilterra era l’officina del mondo e nessun altro paese nel mondo poteva eguagliare le sue capacità, il suo sistema bancario la sua
ricchezza e la sua produzione. Questa supremazia era favorita dai commerci estesi in tutto il mondo avvenuti prima della rivoluzione. In oltre
l’aristocrazia era sempre più attratta dall’attività commerciale ed economica. Nel resto dell’Europa invece l’aristocrazia era indifferente all’attività
economica.

-La diffusione della rivoluzione industriale

Lo sviluppo economico inglese si afferma fra il 1780 e il 1820 soprattutto nell’industria cotoniera, nella produzione del carbon fossile, nella
produzione di ghisa e nell’impiego di macchine a vapore. Successivamente poi anche nella costruzione ferroviaria. Le innovazioni che avevano
trasformato l’economia inglese furono impiantate altrove ma non per volere dell’Inghilterra. Industrie moderne riuscirono ad affermarsi in Belgio e in
Francia.

-La diffusione su scala mondiale

Dopo il 830 la rivoluzione industriale iniziò a svilupparsi anche in Francia, Svizzera, Svezia, Germania, Olanda, Austria e Italia e anche in altri paesi
non europei come Stati Uniti e Giappone.

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