paesino nel sud-est dell’Irlanda, Eileen Gray fin da bambina è stata spinta dal padre a viaggiare per l’Europa per dipingere dal vero, ha studiato disegno e pittura a Londra ma ha iniziato ad interessarsi all’architettura e al design d’interni solo nel 1900, dopo una visita all’Esposizione Universale di Parigi e la scoperta della tecnica dei mobili laccati in un negozietto di Soho.
Pochi anni dopo si trasferisce a Parigi per imparare questa
tecnica da un artigiano giapponese, Seizo Sugawara, ma fino al 1919, quando le fu chiesto di arredare il salotto di Suzanne Talbot, nessuno sembrava accorgersi di lei.
In un’epoca in cui le donne
potevano aspirare al massimo a diventare arredatrici o decoratrici, la Gray disegna anche alcuni mobili per il salotto, trasformandolo in uno degli esempi più significativi del design d’interni degli anni Venti. Quindi, grazie a Gropius, Jean Badovici, un architetto rumeno che diventerà suo compagno per un po’, ma soprattutto a Le Corbusier e a Adrienne Górska, una delle prime donne a laurearsi in Architettura in Francia, si avvicina al mondo della progettazione, disegnando alcuni dei complementi d’arredo più innovativi della sua epoca e soprattutto la celebre casa E-1027, vicino a Monaco.
Un'abitazione costruita su una pianta a L dalle forme
squadrate che tuttavia mantengono una sensualità impensabile in quel periodo.
Poggiata su pilotis nel bel mezzo della roccia e della
vegetazione, con pareti bianche e minimali e alcuni mobili disegnati da lei stessa , suscitò l’invidia persino di Le Corbusier, che non solo ne progettò una simile poco distante ma, col benestare di Badovici, decise di affrescare le pareti immacolate della villa della Gray con otto coloratissimi murales, mandandola definitivamente su tutte le furie.