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SHOWLIGHT 2021

Cos’è che rende magica la luce a teatro?


In architettura la luce è spesso funzionale, vengono
richieste normative, valori da rispettare ma mi sono
sempre chiesto (forse anche per le mie origini
nell’illuminazione teatrale) è proprio questa l’unica luce
per illuminare l’architettura? È questa l’unica luce per
illuminare un oggetto, un edificio? Per rispondere a
queste domande bisogna pensare a come il teatro
utilizza la luce per creare una drammaturgia scenica e
come questa luce può influire ed essere utilizzata in
architettura.
A teatro la luce viene trattata come se fosse una materia
plastica, solida un elemento scenografico da poter
modellare dirigere in ogni punto della sala, cambiare nel
corso del tempo; luce tempo sono due attori inseparabili
per poter comprendere l'illuminazione di uno spettacolo;
questi due fattori che entrano in gioco in un’architettura
dinamica, fluida soggetta al cambiamento.
La bellezza del teatro e dell’illuminazione è la bellezza
dell’effimero il cambiamento inatteso capace di creare
mondi e realtà all’interno di scatola buia, mi vengono in
mente ora i primi esperimenti di Wagner o Adolphe
Appia.
Ciò che rende magica la luce a teatro è quindi il modo in
cui che riesce trasmettere emozioni, suggestioni, effetti
di sorpresa illuminando una storia in costante
cambiamento che avviene in un momento preciso e
irripetibile e questa luce non può essere fissata se non
parzialmente; allo stesso modo la luce in architettura,
per essere magica deve trasmettere emozioni e
adattarsi al trascorrere del tempo.
La luce rende l'architettura di per sé immobile in
continuo mutamento.

Questo mutamento è l’ingrediente essenziale affinché si


crei un ambiente in cui il fruitore non si senta stanco ma
vivo curioso in un ambiente anch’esso vivo. Perché la
luce sia mobile ci deve essere un rapporto mobile tra
figura e sfondo: la luce sfondo si deve fare figura e
viceversa.

Perché la luce non sia scontata bisogna capirla e per


capirla bisogna darle una forma. Ma qual è la forma
della luce?
La luce non ha forma, non ha un contorno, invade tutto
lo spazio e per dare forma ci vogliono quindi dei confini,
dei contenitori; si potrebbe fare questo paragone con
l’acqua. L'acqua non ha forma: è fluida e in un certo
senso immateriale ed è il suo contenitore a darle forma.
E i contenitori, i confini della luce altro non sono che
l'ombra, il confine fra ciò che è in luce ciò che non lo è.
Lo spazio buio l'ombra sono i recipienti della luce liquida
attraverso cui quest'ultima si fa materia.
La luce entra in tal modo nei quadri di Caravaggio, nella
roccia di Chillida, diviene forma all'interno del Pantheon,
nei patii delle case da Grafton a Barragan a Turrel.

Per progettare un’illuminazione bisogna innanzitutto


creare un paesaggio di luce in cui immergersi e lasciarsi
andare alle emozioni, tracciare i confini dello spazio in
cui ci troviamo, capire i confini della luce e dell'ombra
lasciandosi alle spalle le regole standardizzate
dell’illuminazione perché entreranno in gioco in un
secondo momento quando le emozioni si saranno
delineate definitivamente.
Un progetto d’illuminazione nasce infatti dalle interazioni
di un corpo con lo spazio in cui si trova, della percezione
dei suoi limiti, dei suoi contorni, della sua forma e
materialità e dalle immagini infine che questo spazio
provoca in una persona e la luce segna i confini di
questo spazio in cui il corpo agisce.
For this reason when I explain the techniques of lighting
I always refer to the music score. If you want to play, it is
not enough to know the notes but a conductor is
requested to interpret the music and create an harmony
between all different instruments. Similarly lights are like
the dots on the music score. To illuminate it is worth
nothing to know the technical properties of the lighting
fixtures but we need to create a harmony between them.
Therefore lighting means creating harmonies, evaluating
the environment that surrounds us.

Lo scopo dell'architetto delle luci è quello di illuminare il


corpo o l’oggetto dell’azione e al contempo quello di
creare una determinata atmosfera; deve fare da
mediatore, regolatore deve focalizzare, lasciare in
ombra, individuare suggestioni che stimolano il fruitore a
immaginare uno spazio. S’illumina uno spazio per
trasformarlo in un paesaggio luminoso che trova il suo
fondamento articolandosi dialetticamente con gli spazi
d'ombra. Pensiamo sempre come portare la luce
all’interno dell’architettura, come illuminare uno spazio,
come quindi controllare la luce ma mai si pensa come
controllare il buio, come gestire le ombre. Le ombre gli
spazi bui sono un elemento strutturale di un’opera
costruita e senza di essi non vi sarebbe neppure la luce
o perlomeno non vi sarebbe una luce adatta a decifrare
a vivere un’architettura; l'ombra dev’essere analizzata e
usata sotto le sue principali valenze: quella funzionale,
legata alla definizione dei volumi e delle gerarchie
spaziali e quella simbolica e narrativa
Tutto il processo di intendimento della luce e dell'ombra
sua opposta ci porta a capire come trasformare
finalmente la luce per farla penetrare in uno spazio
architettonico e come trasformare dunque l'architettura
in funzione della luce.
Come diceva Louis Kahn: a plan of a building should be
read like an harmony of spaces in llight. Even a space
intended to be dark should have just enough light from
some mistrious opening to tell us how dark it really is.
Each space must be defined by its structure and the
character of its natural light.
Se la luce illumina, l’ombra suggerisce ed entrambe si
articolano dialetticamente.

Per rendere chiaro il rapporto fra luce ed ombra


prenderò come esempio una mia illuminazione per la
mostra sul Romanticismo che si è tenuta a Milano.
Con questa illuminazione non ho voluto mostrare il
Romanticismo nella sua veste edulcorata, “romantica”,
come comunemente lo si immagina, ma piuttosto si è
deciso di far emergere il lato drammatico, tormentato.
Non si tratta solo di visitare e vedere delle opere ma il
visitatore s’immerge all’interno di un’epoca storica,
all’interno del gusto, incontrando gli ideali politici e
artistici del Romanticismo e del Risorgimento italiano.
Una mostra dove luce arte, musica e riferimenti letterari
lavorano insieme per creare un’esperienza sensoriale.
Nella mostra si fondono quindi le due anime del
romanticismo: quella degli eroi, delle figure mitologiche
e quella dei mostri che da esse emergono come fossero
ombre di Frankenstein o di Dracula, personaggi
fantastici nati appunto dalle fantasie di scrittori attivi in
quel periodo; a questo proposito prendo come esempio
la statua di un ragazzino, un personaggio realmente
esistito e morto tragicamente durante le rivolte del
Risorgimento italiano. Il ragazzino in questa statua è
rappresentato in modo edulcorato, idealizzato ma quello
che ho voluto mettere in luce o meglio in ombra non è
tanto la perfezione del marmo o dei lineamenti della
statua ma piuttosto quello che è dietro l’immagine
apparente; dietro la figura del ragazzino c’è
qualcos’altro, un’immagine non sufficientemente
celebrativa, che palesa la complessità della storia. Da
un’ombra nasce una figura.
Ho proiettato l’ombra del ragazzino, che avevo
ridisegnato e deformato appena, alle spalle della statua
con un sagomatore. La nuova ombra era stata incisa su
di un gobos che avevo fatto realizzare appositamente.
Per simulare poi una luce reale come se provenisse
dall’esplosione di una bomba e facesse emergere dal
bagliore un’ombra perturbante, ho illuminato la statua e
lo spazio con una corona di 10 proiettori con quattro
differenti ottiche ognuno regolato in modo indipendente.
La prima cosa che appare al visitatore è la l’ombra, che
emerge dal buio di una stanza che sembra non avere
confini, l’ombra guida verso la statua.
La luce teatrale può fare questo: passare da quello che
è evidente, solare, chiaro a quello che è nascosto -
mostrare l’altra faccia della realtà- Mi viene in mente il
mito di Platone dove le ombre proiettate nella caverna
sono ombre spaesanti che raccontano altro, ombre che
diventano altro non come nelle sculture di Larry Kagan.
L’ombra della realtà apparente non è ciò che ci risulta
familiare: c’è qualcosa che può rivelarsi come occulto
ma che è l’altra faccia della medaglia. Ciò che è
familiare, come diceva Freud, diventa estraneo.
Prima di entrare nella stanza che ospita la statua vi è un
quadro che raffigura una ragazzina piccola uccisa da un
colpo di fucile, sparato attraverso la finestra, mentre i
suoi genitori erano in strada a manifestare durante i moti
risorgimentali a Milano. Ho accentuato la luce sul corpo
della ragazzina lasciando in penombra il resto per
ridarle una nuova identità e preparare l’ingresso nella
sala successiva, entrando quindi nella stanza si provano
emozioni di spaesamento, cupezza.
Il teatro mette in luce ma anche in ombra, la luce a
teatro non è solo il fascio di luce ma fa risaltare le cose.
Nella mostra del Romanticismo le ombre portate delle
sculture, divengono quindi opere loro stesse
rappresentando in modo deformato e terrifico l’anima
interna alla statua. Il percorso della mostra si snoda
lungo corridoi e sale a tratti illuminati e a tratti bui, in
un’andata e ritorno tra luce e oscurità.
L'architetto delle luci deve creare una partitura deve
indirizzare lo sguardo l'occhio del visitatore.
Viene spontaneo il parallelo con l’illuminazione teatrale
che non propone un messaggio definito, non spiega,
non raccomanda ma suggerisce qualcosa che va oltre lo
spettacolo e che lo spettatore porta con sé oltre i tempi
della rappresentazione.

Ho detto poco fa che non esiste un’illuminazione più


corretta di altre per illuminare uno spazio ma è solo
attraverso la percezione soggettiva che si può
trasportare la luce all'interno dell'architettura. Le opere
cambiano a seconda di come vengono illuminate. A
questo proposito vorrei portare come esempio un altro
progetto d’illuminazione, in cui ho partecipato
direttamente ,dello studio Ferrara Palladino Lightscape
ed è il Progetto d’illuminazione del Duomo di Milano.
La severità dell’architettura e la predominanza di
verticalità spingono lo sguardo verso l'alto ma allo
stesso tempo la dilatazione orizzontale dello spazio
invita a ricercare la continuità del pavimento oltre pilastri
nel vano tentativo di abbracciare l'intero spazio per
percepire il gigantismo di scala apprezzare l'altezza
sfrontata dei pilastri. Gli apparecchi di illuminazione
sono posti nei punti più alti da dove la luce attraversa lo
spazio riempiendo il volume d'aria fino arrivare a terra.
La luce, toccando il suolo, si trasforma in un volume che
pesa come qualunque altro materiale, essa diviene
materica all'interno dell'ombra della cattedrale. Entrando
in chiesa l'occhio del corpo si deve adattare, si deve
assuefare da un mondo di realtà in movimento ad un
ambiente chiuso e così, prima si percepiscono le
silhouette degli oggetti e dei rilievi architettonici, poi
riflessi e infine le fattezze dell’oggetto stesso in una
costante andata e ritorno dalla luce all'ombra dal visibile
all' invisibile. A terra la luce crea inoltre una sorta di
tappeto luminoso per raccontare gli spazi addolcire
l'intera percezione, la luce diventa strumento di
valorizzazione della maestosità dell’architettura e
glorificazione del più importante centro di preghiera
della città.
Un’altra peculiarità di questo progetto, presa in prestito
dall’illuminazione teatrale, è la dinamicità dell’impianto e
il controllo delle luci; Questa dinamicità non è stata
attuata solo per ottenere marcati effetti scenografici ma
anche per non fissare nella memoria di ciascuno
un'unica immagine della cattedrale. La possibilità di
modificare in ogni momento l'illuminazione quindi anche
il centro di attenzione consente di rinnovare ogni volta
l'interesse la curiosità dei visitatori permettendo loro di
scoprire gli infiniti dettagli della costruzione: una volta
può accadere di imbattersi in uno scenario in cui sono le
statue e capitelli i protagonisti della scena o un’altra
volta ritrovarsi invece al centro di un vero e proprio
trionfo di luci che valorizza la maestosità della chiesa.
800 apparecchi d’illuminazione sono interconnessi tra di
loro una rete di dati che connette tutti i dimmer e la
presenza di un router wireless rende possibile
programmare il sistema e richiamare le singole scene
da qualsiasi punto della cattedrale tramite un tablet. Le
scene possono anche essere dinamiche come si
richiede nel caso delle liturgie particolari oppure durante
altri eventi come ad esempio concerti musicali che
necessitano di un'illuminazione variabile in un
determinato intervallo temporale.
I make this sketch in order to better understand the
scale of the Duomo and the positioning of the projectors.
non si illumina uno spazio solamente per non
inciampare nella scala mobile nei gradini o per fornire
un livello di illuminazione sufficiente per la lettura, per
effettuare un disegno ma uno spazio lo si illumina anche
per trasformarlo in un paesaggio luminoso
salvaguardando anche se necessario gli spazi bui spazi
bui necessari per vedere le stellate, per perdere i confini
delle pareti, per ritirarsi nella propria tranquillità.

Il trascorrere del tempo modifica la luce e cambia la


percezione che si ha di un oggetto e crea sensazioni
suggestive. Un esempio è l’illuminazione della Cassetta
Farnese che è stata fatta a Milano. La cassetta è
un’opera d’arte realizzata nel 1500 per volere del
Cardinale Alessandro Farnese e si narra fosse collocata
in prossimità di finestre in modo che si potesse
ammirarne il cambiamento generato dalla luce nell’arco
della giornata. Cinque secoli dopo la nuova
illuminazione che ha proposto lo studio con cui collaboro
ripropone al visitatore emozioni simili a quelle provate
nella corte del V secolo con un gioco di variazioni
cicliche d’intensità e colore. Circa 50 proiettori con
temperature di colore diverse e disposti in cerchio
attorno alla cassetta, come fosse una cantante d’opera
su di un palcoscenico, cambiavano in continuazione le
loro intensità per simulare i raggi che il sole getta
attraverso le finestre durante il giorno creando un gioco
di movimenti fra superfici opache e trasparenti,
oscurando i vetri o lasciando trasparire ciò che sta
dietro.
La luce cambia la percezione, mettere in luce un
oggetto, crea una sensazione suggestiva. Questa è un
classico esempio di come la luce influisce sulla
percezione dell’oggetto: la cassetta Farnese di solito è
esposta a Napoli nel museo Capodimonte e la prima
volta in cui sono andato a Napoli ho fatto fatica a
trovarla, non tanto perché si trovava fra altri oggetti ma
perché era illuminata in modo diverso.
Per concludere questa breve anteprima, posso dire che
per affrontare un progetto di architettura bisogna quindi
studiare la tecnica e la filosofia dell’illuminazione
teatrale per attingere ad un vocabolario visivo ed
espressivo molto vasto. L'architetto delle luci deve
indirizzare lo sguardo l'occhio del visitatore in
un'architettura che non è più statica solo così il progetto
di illuminazione verrà affrontato non più come una
sequenza di punti luce da accendere spegnere ma
come un organismo dinamico che segue l’evolversi di
un'architettura sempre più fluida.

L’illuminazione come l’arte è una forma di suggerimento,


suggerisce emozioni e come diceva Borges “Le cose
suggerite sono molto più incisive di quelle spiegate”.

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