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Ciò che consideriamo “Italiano corretto” non è altro che una costruzione sociale con la quale si conferisce

prestigio e potere ad una classe sociale piuttosto che un’altra (McCulloch, G. (2014). A partire dal 1800,
furono pubblicati molti manuali dedicati alle classe media in ascesa, che insegnavano a parlare
“correttamente” la lingua. In realtà, implicitamente, questa distinzione dogmatica socialmente accettata è
diventata una questione di vanto per coloro che imparano “l’italiano corretto”. Ciò che appare ingiusto, è
che venga scelto arbitrariamente un insieme di idioletti e venga considerato più prestigioso, piuttosto che
un altro. Nessuno ha colpa di essere nato e cresciuto in un determinato luogo, dunque nessuno dovrebbe
cambiare le proprie abitudini linguistiche solo per adempiere ad un modello linguistico standardizzato per
questioni puramente arbitrarie.

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