Sei sulla pagina 1di 2

43. I “vizi” della volontà.

La volontà negoziale può essere viziata da errore, dolo o violenza.

L’errore è la falsa rappresentazione della realtà che induce un soggetto a negoziare: esempio classico è
l’acquisto di un quadro credendolo autentico, ma invece è una copia.
L’errore può essere motivo od ostativo:
• l’errore motivo incide sulla volontà prima che essa venga dichiarata all’esterno;
• l’errore ostativo si verifica quando la volontà di un soggetto ha una erronea formulazione
dell’esternazione; esso non è propriamente un vizio della volontà, ma costituisce una divergenza
tra dichiarazione e volontà.

L’errore per determinare l’annullabilità del contratto deve essere essenziale e riconoscibile:
• è essenziale quando:
1. cade sulla natura del contratto (si crede di concludere una compravendita, ma si conclude una
locazione) o sull’oggetto del contratto (si acquista un bene credendolo un altro);
2. cade sulla natura o sulla qualità dell’oggetto (si acquista aceto credendo di acquistare vino);
3. cade sull’identità e sulle qualità personali dell’altro contraente (assunzione di un ingegnere
straniero non autorizzato dalla normativa italiana).

L’errore può essere di fatto e di diritto:


• è di fatto, quando è determinato dalla falsa conoscenza dei fatti, delle persone o delle cose;
• è di diritto, quando è determinato dalla falsa conoscenza delle norme giuridiche.

L’errore causa l’annullabilità del contratto quando, oltre ad essere essenziale, è anche riconoscibile,
cioè quando anche l’altra parte si è resa conto dell’errore commesso dall’altro.

Il dolo è un altro vizio della volontà e comprende tutti gli artifici, i raggiri o la semplice menzogna che
hanno indotto una parte a negoziare.
Il dolo può essere commissivo e omissivo.
Il dolo commissivo è:
• determinante, e quindi causa di annullamento del contratto, se il raggiro usato da uno dei
contraenti è così fondamentale che, nel caso non fosse stato utilizzato, l’altra parte non avrebbe
stipulato il contratto (es: l’imprenditore che vende un terreno con falsa planimetria catastale
dalla quale risulta edificabile, ma in realtà non lo è);
• incidente, non è causa di annullamento del contratto; si verifica quando il contraente, vittima del
dolo, avrebbe ugualmente concluso il contratto, ma a condizioni diverse (es: il cliente avrebbe lo
stesso acquistato il terreno anche se non edificabile ma ad un prezzo minore).

I raggiri possono anche essere commessi da un terzo e, affinché siano causa di annullamento del
contratto, tali raggiri devono essere non solo riconoscibili, ma anche noti al contraente che ne ha
tratto vantaggio; nel caso contrario, cioè quando il contraente che ha tratto vantaggio dall’affare era
all’oscuro del raggiro del terzo, il contratto è ritenuto valido.
Il dolo, oltre ad essere commissivo, è anche omissivo (reticenza).
Il dolo omissivo si identifica nella mancata comunicazione alla controparte dell’esistenza di circostanze
che, se fossero state comunicate, lo avrebbero fatto desistere dalla conclusione del contratto.
Il dolo omissivo è causa di annullamento del contratto solo se il contraente aveva l’obbligo d’informare
l’altra parte sulle circostanze che potevano essere determinanti per il consenso.
Il dolo consiste anche nella menzogna e si parla di dolus bonus e dolus malus.
Il dolus malus è quello finora descritto; con il dolus bonus si indica l’esagerata vanteria della qualità di
un bene o della propria abilità professionale ed esso non è causa di annullamento del contratto in quanto
il legislatore tiene conto del comportamento dell’uomo medio.
La violenza si differenzia in fisica e morale:
• la violenza fisica è l’azione materiale che esclude totalmente la volontà del contraente,
comportando la nullità del contratto per mancanza del requisito della volontà;

• la violenza morale è l’azione psichica che agisce sulla volontà della vittima inducendola a stipulare il
contratto per sottrarsi al male minacciato; comporta l’annullamento del contratto.

La violenza, intesa come vizio della volontà, è la violenza morale che consiste nella minaccia di un male
ingiusto e notevole che induce il soggetto a stipulare un contratto non voluto; il male minacciato deve
essere ingiusto e notevolmente lesivo.
La violenza è causa di annullamento del contratto anche quando la minaccia del male è rivolta, non
direttamente al contraente, ma al coniuge, ai suoi ascendenti o i suoi discendenti; la minaccia rivolta agli
amici o conoscenti del contraente è rimessa al giudizio prudente del giudice.
La violenza può provenire anche da un terzo è in questo caso, a differenza del dolo, per ottenere
l’annullamento, non è necessario che il soggetto avvantaggiato ne sia a conoscenza.
La minaccia di far valere un diritto non è causa di annullamento del contratto salvo che non venga
utilizzata per ricevere vantaggi ingiusti (es: se non pagherai il tuo debito agirò in giudizio);

anche il timore riverenziale, ossia stato di psicologica soggezione di un soggetto nei confronti di un
altro con maggior potere, non è causa di annullamento del contratto.

Potrebbero piacerti anche