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Come spiegare a mia moglie la mia assenza notturna.Già altre volte avevo
trascorso la notte fuori,all’università ma almeno una telefonata era
sempre d’obbligo.
Il cercare una giustificazione della mia assenza mi irritava.Il nostro
matrimonio era considerato dagli amici un matrimonio modello.Leale e
moderno.Tra noi non c’erano insanabili divergenze,cercavamo sempre la
soluzione migliore, la più razionale anche per i problemi meno
razionali.Avevamo stabilito con tacito accordo che entrambi potevamo
comportarsi con una certa libertà indipendentemente dai vincoli
sacramentali.Questo ovviamente a parole.In verità non andò mai
così.Quelle poche uscite che a volte mi concedevo per incontrarmi con
qualche amico erano sottoposte a proprie e vere sedute
d’interrogatorio.Se di libertà si poteva parlare era quella di chiedere in
ogni circostanza quali fossero le intenzioni dell’altro per dimostrare dopo
una certa tolleranza la non comprensione dei fatti.
Un urto violento con un passante mi ricondusse alla realtà.La pioggia
continuava a cadere lentamente.Quella strada la conoscevo a memoria,la
percorrevo ogni giorno per andare all’università.Mai mi era sembrata così
lunga,estranea,qualche cosa mi impediva di raggiungere casa.Cosa?
Raggiunto il piccolo villino nel vecchio quartiere della città chiusi
l’ombrello,la borsa con gli appunti era fradicia e non avevo ancora trovato
una scusa plausibile da raccontare a mia moglie.
Teso davanti alla porta la aprii.Un bacio violento mi riscaldò la fredda
guancia.Era mia figlia.Come ogni mattina stava uscendo per andare a
scuola.
Entrai.La colazione era pronta sul tavolo in cucina.Intuii solo in quel
momento che mia moglie era già uscita per andare al lavoro.Andaii in
camera da letto e trovai anche il mio lato regolarmente disfatto come era
solito fare mia figlia in mia assenza.Mi spogliai ,andai in bagno e mi feci
una veloce doccia.Poi feci una lentissima colazione.Con sottile
soddisfazione valutai che presentandomi a quell’ora avevo davanti a me
un’intera mattinata per decidere cosa raccontare a mia moglie.Mi spostai
in salotto,rinvigorii il fuoco del caminetto e mi sdraiai sul divano.Cercavo
la giusta concentrazione come si trattasse di un elemento
tangibile,palpabile.Le ore trascorsero velocemente e indispettito notai
che avevo dedicato quel tempo nel cercare le ragioni della mia incapacità
di concentrarmi.Praticamente mi ero concentrato sull’incapacità di
concentrarmi.Cosa significava?E chi lo sa.Non avevo la minima idea del
perché a volte mi venissero tali pensieri.Li formulavo nei più svariati
momenti del giorno.Con curanza maniacale qualvolta se ne presentava
uno lo annotavo in un piccolo bloc notes che tenevo gelosamente
custodito nel mio comodino.Ero molto affezzionato a quel libretto.Spesso
alla sera lo prendevo e lo sfogliavo leggendo e soffermandomi su qualche
frase.Ne avevo raccolte oramai più di 100,una più bella dell’altra,a mio
avviso.Mi rendeva stranamente compiaciuto il ricordare esattamente in
quale circostanze erano state dette o pensate.
L’incapacità di esprimere certe emozioni rendevano quest’ultime più
preziose e intime.Così consideravo quelle frasi,intime emozioni.
Bussarono alla porta.Mi alzai lentamente dal divano.Mi passai le mani su
e giù con una certa aderenza sulla faccia e andai ad aprire.
Era mia moglie…di già…si tolse il cappotto e l’appoggio con delicatezza
sulla sedia.Si tolse le scarpe e calzò un paio di ciabatte in legno che le
avevo regalato al ritorno da uno dei miei viaggi.
Osservavo con curanza maniacale tutti i movimenti ,i gesti e le abitudini
che una persona è solita fare nelle occasioni più comuni.Quel che mi
sorprendeva in quelli di mia moglie era la sua delicatezza.Forse l’avevo
sposata per questo.Non certo per la sua bellezza.Bassa di
statura,corporatura esile e una grossa chioma bionda.C’era un evidente
squilibrio tra la dimensione della testa e la minutezza del fisico.Sotto la
chioma due occhi neri di una profondità abissale.Era soprattutto la
dolcezza dei suoi movimenti a renderla dignitabilmente desiderabile.
Lo era anche quel primo pomeriggio,come sempre,ma quel pomeriggio lo
notai in modo particolare.
Ero sorpreso dalla sua reazione.Questo era il vero motivo.Ero in attesa di
un reazione anche eccessiva o isterica ma non mi aspettavo un
comportamento come quello che mi si presentava davanti agli occhi.Ero
in attesa di qualcosa che stava attardando a succedere.A quel punto mia
moglie mi chiese se c’era qualcosa che non andava.Ero io lo sfasato,il
fuori sincronia.
Un “ caro cosa fai fermo lì in piedi davanti alla porta” mi riporto alla
realtà.
Nulla,nulla …stavo pensando all’università,abbiamo fatto tardi e mi sono
dimenticato di chiamarti come al solito.Non preoccuparti…l’avevo
immaginato che ti fossi fermato al lavoro, come a volte capita.
A proposito,cosa desideri per pranzo?