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Capitolo 2

Come spiegare a mia moglie la mia assenza notturna.Già altre volte avevo
trascorso la notte fuori,all’università ma almeno una telefonata era
sempre d’obbligo.
Il cercare una giustificazione della mia assenza mi irritava.Il nostro
matrimonio era considerato dagli amici un matrimonio modello.Leale e
moderno.Tra noi non c’erano insanabili divergenze,cercavamo sempre la
soluzione migliore, la più razionale anche per i problemi meno
razionali.Avevamo stabilito con tacito accordo che entrambi potevamo
comportarsi con una certa libertà indipendentemente dai vincoli
sacramentali.Questo ovviamente a parole.In verità non andò mai
così.Quelle poche uscite che a volte mi concedevo per incontrarmi con
qualche amico erano sottoposte a proprie e vere sedute
d’interrogatorio.Se di libertà si poteva parlare era quella di chiedere in
ogni circostanza quali fossero le intenzioni dell’altro per dimostrare dopo
una certa tolleranza la non comprensione dei fatti.
Un urto violento con un passante mi ricondusse alla realtà.La pioggia
continuava a cadere lentamente.Quella strada la conoscevo a memoria,la
percorrevo ogni giorno per andare all’università.Mai mi era sembrata così
lunga,estranea,qualche cosa mi impediva di raggiungere casa.Cosa?
Raggiunto il piccolo villino nel vecchio quartiere della città chiusi
l’ombrello,la borsa con gli appunti era fradicia e non avevo ancora trovato
una scusa plausibile da raccontare a mia moglie.
Teso davanti alla porta la aprii.Un bacio violento mi riscaldò la fredda
guancia.Era mia figlia.Come ogni mattina stava uscendo per andare a
scuola.
Entrai.La colazione era pronta sul tavolo in cucina.Intuii solo in quel
momento che mia moglie era già uscita per andare al lavoro.Andaii in
camera da letto e trovai anche il mio lato regolarmente disfatto come era
solito fare mia figlia in mia assenza.Mi spogliai ,andai in bagno e mi feci
una veloce doccia.Poi feci una lentissima colazione.Con sottile
soddisfazione valutai che presentandomi a quell’ora avevo davanti a me
un’intera mattinata per decidere cosa raccontare a mia moglie.Mi spostai
in salotto,rinvigorii il fuoco del caminetto e mi sdraiai sul divano.Cercavo
la giusta concentrazione come si trattasse di un elemento
tangibile,palpabile.Le ore trascorsero velocemente e indispettito notai
che avevo dedicato quel tempo nel cercare le ragioni della mia incapacità
di concentrarmi.Praticamente mi ero concentrato sull’incapacità di
concentrarmi.Cosa significava?E chi lo sa.Non avevo la minima idea del
perché a volte mi venissero tali pensieri.Li formulavo nei più svariati
momenti del giorno.Con curanza maniacale qualvolta se ne presentava
uno lo annotavo in un piccolo bloc notes che tenevo gelosamente
custodito nel mio comodino.Ero molto affezzionato a quel libretto.Spesso
alla sera lo prendevo e lo sfogliavo leggendo e soffermandomi su qualche
frase.Ne avevo raccolte oramai più di 100,una più bella dell’altra,a mio
avviso.Mi rendeva stranamente compiaciuto il ricordare esattamente in
quale circostanze erano state dette o pensate.
L’incapacità di esprimere certe emozioni rendevano quest’ultime più
preziose e intime.Così consideravo quelle frasi,intime emozioni.
Bussarono alla porta.Mi alzai lentamente dal divano.Mi passai le mani su
e giù con una certa aderenza sulla faccia e andai ad aprire.
Era mia moglie…di già…si tolse il cappotto e l’appoggio con delicatezza
sulla sedia.Si tolse le scarpe e calzò un paio di ciabatte in legno che le
avevo regalato al ritorno da uno dei miei viaggi.
Osservavo con curanza maniacale tutti i movimenti ,i gesti e le abitudini
che una persona è solita fare nelle occasioni più comuni.Quel che mi
sorprendeva in quelli di mia moglie era la sua delicatezza.Forse l’avevo
sposata per questo.Non certo per la sua bellezza.Bassa di
statura,corporatura esile e una grossa chioma bionda.C’era un evidente
squilibrio tra la dimensione della testa e la minutezza del fisico.Sotto la
chioma due occhi neri di una profondità abissale.Era soprattutto la
dolcezza dei suoi movimenti a renderla dignitabilmente desiderabile.
Lo era anche quel primo pomeriggio,come sempre,ma quel pomeriggio lo
notai in modo particolare.
Ero sorpreso dalla sua reazione.Questo era il vero motivo.Ero in attesa di
un reazione anche eccessiva o isterica ma non mi aspettavo un
comportamento come quello che mi si presentava davanti agli occhi.Ero
in attesa di qualcosa che stava attardando a succedere.A quel punto mia
moglie mi chiese se c’era qualcosa che non andava.Ero io lo sfasato,il
fuori sincronia.
Un “ caro cosa fai fermo lì in piedi davanti alla porta” mi riporto alla
realtà.
Nulla,nulla …stavo pensando all’università,abbiamo fatto tardi e mi sono
dimenticato di chiamarti come al solito.Non preoccuparti…l’avevo
immaginato che ti fossi fermato al lavoro, come a volte capita.
A proposito,cosa desideri per pranzo?

Quel pomeriggio rimasi tutto il tempo in casa a leggere.Dopo cena mi


sentii esausto e andai subito a letto.

“Sono sdraiato sul letto con le mani in posizione mortorea,incrociate sul


petto.Spesso dormo in questa posizione,mi rilassa.Il corpo si distende
perfettamente e con lui ogni piccolo muscolo che lo anima.Ho gli occhi
chiusi.Respiro lentamente con il naso e cerco di controllarne il
ritmo.Entro lentamente in uno stato ipnotico meditativo.Sono
consapevole di essere sdraiato sul letto.Lentamente avviene quello che io
chiamo il trapasso.Dormo con la coscienza vigile.Percepisco cioè che sto
dormendo.Impossibile?
Mi ritrovo sdraiato in un grande letto rosso lo stesso di quand’ero
bambino.Sono disteso nella stessa posizione ma mi trovo in un altro
letto.Ho la consapevolezza dell’impossibilità dell’evento eppure sono
cosciente del mio stato onirico.I muscoli facciali cominciano a contorcersi
e ad irrigidirsi.Il respiro diventa via via più affannoso.Una piacevole
musica mi innonda le orecchie e il cervello.Non quella sensazione di
ascoltare della musica proveniente da un disco o dalla radio.E’ una musica
totale, è parte e dentro di me.Poi odo distintamente delle voci in
lontananza.Provengono da un’altra stanza.La televisione.Sento la sua
presenza ma non mi disturba.
Al principio pur conscio di controllare il sogno e certo di poterlo
manovrare a mio piacimento, lasciavo scorrere i fatti senza
intromissioni.Improvvisamente lo sgomento mi assalì.Avevo
materialmente e fisicamente percepito il tocco di una mano sulle mie
labbra.Sconcertato mi distrassi dal sogno,la musica improvvisamente
scomparve e mi svegliai lì sul letto.
Mi calmai e ripresi a respirare normalmente.Avevo inspiegabilmente la
sensazione di poter manovrare la mia attività onirica.La sensazione di
avere l’opportunità di controllare a piacimento i sogni.
A quel punto volevo e dovevo verificarne la veridicità.Mi concentrai sul
tatto,l’elemento più incredile di irrazionabilità che succede dei sogni.Una
mano la sento addosso,non potrebbe essere più reale,la sento e l’ho
ordinato io con la mia mente.Sono sconvolto e attratto nello stesso
momento.Voglio provare con altri sensi.Dall’esterno purtroppo vengo
disturbato da due violenti scossoni che mi fanno riaprire gli occhi.
Ma stranamente pur avendo gli occhi completamente aperti non vedo
nulla.I muscoli del corpo cominciano a contorgersi come volessero
svincolarsi da una presa temibile.Tutto questo cominciava a spaventarmi.
Improvvisamente ,vidi.Ero lì sdraiato sul letto con le mani incrociate come
all’inizio.Vicino a me, mia moglie che in modo automatico mi strattonava
quando i decibel del mio russare diventavano insopportabili.Ero un po'
smarrito.Ora avevo la convinzione e la certezza di essere sveglio e
sdraiato a letto.Ma anche prima avevo la stessa convinzione di stare a
letto e poter controllare il sogno.Evidentemente non era
così.Razionalmente dovevo dedurre che prima stavo sognando di essere a
letto e di possedere la coscienza per poter controllare il sogno.Era un
sogno che controllava un altro sogno.Rimasi alcuni minuti a divagare su
questo senza trovare una logica spiegazione.Mi rimaneva solo la dolce
sensazione viva e reale di quello che mi era successo.”

Mi alzai e andai in cucina a bere un bicchier d’acqua.Erano le 6.Era ora di


alzarmi e prepararmi per andare al lavoro.Quel giorno avevo una riunione
importante prima del solito.
Lasciai mia moglie che ancora dormiva.
Era una fredda e piovosa mattina di gennaio.

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