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INDAGINI TOSSICOLOGICHE RICHIESTE
La valutazione della possibile tossicità per la salute dell’uomo viene svolta su farmaci, qualsiasi
prodotto immesso in commercio, cosmetici, deodoranti, componenti del packaging per alimenti,
pesticidi ecc… la sostanza deve sottostare a norme e superare prove tossicologiche, queste sono
obbligatorie per i prodotti che devono essere messi in commercio.
Il numero di analisi e prove che vengono svolte varia a seconda della caratteristica della sostanza.
Studi condotti:
-studi di tossicità acuta: somministrazione singola, esposizione singola ad un’elevata quantità di
sostanza.
-somministrazione ripetuta: la somministrazione avviene più di una volta e può avere una diversa
durata d’esposizione: SUB-acuto, medio termine, sub-cronico, cronico
-studi di mutagenesi: tossicità genetica per valutare se la sostanza ha impatto sul DNA, collegati agli
studi di cancerogenesi. Genotossico non vuol dire cancerogeno!
Sostanza genotossica = interagisce e danneggia il DNA
Sostanza mutagena = fissa il danno genetico che può essere trasmesso alle progenie. Se la mutazione
avviene in oncogeni o oncosoppressori può iniziare processo di cancerogenesi.
-studi di cancerogenesi: viene valutato il potenziale cancerogeno di una sostanza
Non si procede mai con studi di cancerogenesi se la sostanza è risultata positiva alla mutagenesi, è già
abbastanza per bloccare la sperimentazione.
Questi studi vengono svolti se la sostanza non è mutagena, tenendo conto di studi fatti
precedentemente per valutare se è il caso di procedere o meno: se sostanza ha analogie strutturali con
cancerogeni, se la sostanza ha utilizzo cronico, ecc..
-studi di tossicità sul ciclo riproduttivo: si valuta l’impatto sul ciclo riproduttivo, comprendo tutto
l’arco temporale che compre l’età fertile. Prendendo in considerazione i danni di fertilità sia maschile
che femminile, la gravidanza (effetti causati in seguito ad esposizione in utero) e anche quello che
consegue durante l’allattamento, manifestazioni dopo la nascita.
-test di tollerabilità locale: si studia l’impatto della sostanza in seguito a via di esposizione cutanea o
oculare. Si valuta se l’esposizione può avere effetto tossico locale (colliri e pomate, sostanze che
accidentalmente posso avere contatto con occhi e pelle).
VIVO o VITRO?
Alcuni test si conducono in vitro altri in vivo, realtà ci sono molti test condotti in vitro fondamentali
per iniziale lo screening sulla molecola prima della sperimentazione animale. Se ad esempio se si parla
di un farmaco i test in vitro ci possono dare informazioni che giustifichino l’andare avanti con la
sperimentazione in vivo. In sperimentazione animale ci arrivano molecole effettivamente di interesse.
IN VIVO:
La sperimentazione animale, in alcuni casi è fondamentale per ottenere informazioni e conoscenze che
al momento non possono essere ottenute in altro modo. Non per questo però si stanno cercando
metodi alternativi per ridurla ed eliminarla il più possibile.
E’ obbligatorio seguire una normativa rigida e dettagliata, per la protezione degli animali, per il loro
benessere anche per tutelare i risultati della sperimentazione. Se l’animale non è in buona salute esso
può rispondere alla sostanza diversamente a seconda delle sue condizioni. Un animale in condizioni di
stress può manifestare eccessiva tossicità.
Al momento la sperimentazione animale è prevista per una serie di studi:
1.Sviluppo, produzione, prove di qualità, efficacia ed innocuità di preparati farmaceutici, alimenti ed
altre sostanze di utilità. Profilassi, diagnosi e cura di malattie (uomo, animali, piante). Valutazione,
rilevazione, controllo e modificazione delle condizioni fisiologiche (uomo, animale, piante).
2.Protezione dell’ambiente nell’interesse della salute e del benessere dell’uomo e degli animali.
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Ovviamente sono presenti animalisti contrari alla sperimentazione animale: (slide 8, principali
argomentazioni degli animalisti)
Metodi alternativi: incentivati per motivi etici e opinione pubblica, anche per motivi economici (costa
la sperimentazione animale)
Ente europeo: ECVAM, incentiva e sviluppa nuovi metodi: tollerabilità locale.
Loreal: nei laboratori i test di valutazione della tollerabilità locale non vengono più svolti sugli animali.
Durante la sperimentazione animale non si utilizzano animali randagi perché potrebbero essere in
condizioni fisiologiche non adatte.
TOPO:
-mammifero, roditore.
Ceppo più utilizzato: albino Swiss, bianco con occhi rossi.
Ogni ceppo ha le sue caratteristiche e sono diversamente suscettibili a malattie e presentano una
diversa risposta comportamentale a diverse condizioni sperimentali (specie più mansuete e altre più
aggressive e mordaci). Il topo viene utilizzato perché ha necessità di spazi ridotti e costa poco il suo
mantenimento. È l’animale più codificato a livello genetico ed è molto utile per creare modelli
transgenici e/o mutanti di geni endogeni.
Usi: Ricerca farmaceutica, tossicologica, oncologica, genetica ecc.
Vengono tenuti in gabbia, sono animali sociali: timidi e tendono a scappare, notturni (perciò bisogna
dargli ciclicamente da mangiare e da bere durante la notte). Si deve instaurare un rapporto tra
manipolatore e animale fino alle procedure.
L’animale per sua natura cerca di preparare il nido, se non lo fa può essere dovuto da condizione di
stress e malessere che manifesta in questo modo.
I maschi e le femmine devono essere stabulati separatamente, perché i maschi sono più aggressivi e
litigiosi; femmine litigano raramente ma diventano molto aggressive in difesa dei cuccioli.
Praticano il cannibalismo: dettato dalla natura, le madri alla nascita di piccoli con malformazioni o che
reputano non idonei alla sopravvivenza li mangano per recuperare i nutrienti in favore degli altri
cuccioli.
Se maneggiati in modo sbagliato tendono a mordere. Ci devono essere persone esperte nel maneggiarli
per non stressarli.
Devono essere fatte osservazioni quotidiane in termine di comportamento per monitorare il benessere
e la risposta alla sostanza: animale che gira su se stesso, se si sfrega le zampe, se si mordicchia. Questi
comportamenti devono essere monitorati e segnati nel report finale della sperimentazione.
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Esempio: selezionare un animale per sostanza tossica per esposizione cronica, se l’animale vive 24
mesi circa (topo) è idoneo per la sperimentazione.
La durata della gravidanza viene presa in considerazione per monitorare le varie fasi della gravidanza
dopo esposizione, che possono essere alterate dalla sostanza in studio. Prima fase della gravidanza:
sviluppo dell’embrione e passaggio da embrione a feto con sviluppo degli organi, può presentarsi
tossicità fetale, andando a studiare lo sviluppo degli organi e se sono presenti anomalie. Inoltre
l’animale viene monitorato anche vicino al momento del parto e post-parto. La durata della gestazione
o l’eventuale morte del feto ci può far capire in quale delle fasi la sostanza in studio ha esplicato la sua
tossicità .
Il numero di neonati viene monitorato perché se è minore rispetto alla norma, con eventuali aborti
spontanei, ci può indicare tossicità da parte della sostanza.
PESO: uno dei fattori più monitorati. Se è presente un calo ponderale del 10%, vuol dire che la
sostanza ha esplicato un minimo effetto tossico MDT. Anche il peso dei cuccioli alla nascita viene
monitorato e se pesano di meno, la tossicità può essere dovuta alla non corretta ossigenazione e
apporto di nutrimenti.
RATTO:
Viene utilizzato spesso per gli studi di cancerogenesi.
Sono animali più docili e meno mordaci, riconoscono l’operatore che li manipola; infatti, l’operatore
che segue il gruppo di animali deve essere lo stesso. Animali sociali, curiosi, notturni.
Peso maggiore dei topi.
Uso: in ricerca biomedica, farmacologica, tossicologica, studi di cancerogenesi, studi comportamentali,
neurologici, nutrizionali, endocrini, chirurgia, trapianti
Vantaggi: Gestazione breve, vita media breve, comportamento docile
CONIGLIO: lagomorfo
USO: in ricerca biomedica, farmacologica, tossicologia, studi di EMBRIOTOSSICITÀ
È obbligatorio il loro utilizzo per la sperimentazione dopo il caso della talidomide.
Sensibilità simile a quella dell’uomo ai teratogeni
STABULARIO:
Luogo dove vengono mantenuti gli animali per la sperimentazione.
Una corretta stabulazione degli animali da laboratorio, una applicazione dei sistemi di stabulazione
che sia adatta a scopi sperimentali specifici ed un adeguato uso di metodi di sanitizzazione serve a
garantire: un buon stato di salute degli animali, il loro benessere, la sicurezza del personale impiegato
nella ricerca. L’animale da laboratorio deve essere mantenuto in un ambiente sano, pulito e
confortevole.
Corretta stabulazione: attuazione di procedure tenendo conto delle caratteristiche della specie per
garantire il miglior stato di salute, fondamentale dal punto di vista etico e per dati puliti e privi di
errori dovuti dal fatto che l’animale non è sano.
Lo stabulario prevede aree separate e diverse a seconda dell’attività che viene svolta:
-aree di ricevimento: gli animali che arrivano dall’allevamento vengono trasferiti in una camera dove
vengono controllati dal punto di vista sanitario
-aree di quarantena: aree in cui gli animali devono stare per un pò di giorni per evitare di trasmettere
patologie a tutti gli animali già presenti nello stabulario.
-stanze dove vengono mantenuti, ecc….
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A seconda della pressione dell’ambiente, una avrò pressione + o – rispetto all’esterno io avrò un flusso
d’aria dall’esterno o al di fuori, esso viene controllato per eventuali ingressi e fuoriuscite di
contaminanti:
-Locale a pressione + rispetto alla pressione esterna: se si apre una porta l’aria fluisce fuori e i
contaminanti non entrano nei locali (sale chirurgiche)
-Locale a pressione – rispetto alla pressione esterna: se si apre una porta l’aria fluisce nel locale per far
sì che i contaminanti rimangano all’interno (virus e batteri, sale di quarantena).
Il flusso si dirige in una direzione dall’area pulita a quella sporca.
Lo stabulario può presentare una serie di stanze con 2 porte e 2 corridoi: corridoio contaminato e
quello pulito, si entra dal corridoio pulito e si esce dal corridoio sporco, per garantire la minor
contaminazione.
Sporco/pulito: è un sistema che garantisce e facilita il flusso in una direzione sola di tutto dalle
persone agli animali ai materiali, riducendo le possibilità di contaminazione accidentaledi materiali e
animali. Ogni locale ha una porta che dà sullo sporco ed un’altra che dà sul pulito.
Biohazard: strutture che vengono usate per studi condotti con materiale infettivo.
Esse sono dotate di doccia ad acqua per il personale sia in in entrata che in uscita.
Tutti i materiali devono essere sterilizzati (lettiera, mangime, acqua, materiali, carcasse, indumenti di
protezione dei tecnici, siringhe ecc.) sia in in entrata che in uscita.
AREE FUNZIONALI:
Nella progettazione di un nuovo complesso (“Facility”) per animali da laboratorio, bisogna tener conto
di diversi fattori: tipo di istituzione, dimensioni dell’istituzione, linea/e di ricerca, specie di animali e
categoria microbiologica degli animali, tipo di stabulazione, numero annuo di animali, norme
legislative e costi.
Organizzazione stabulario:
Gli animali vengono mantenuti in un gabbie, esposti al macro e micro ambiente. Deve essere assicurato
il mantenimento dei parametri fisici per garantire il benessere dell’animale.
L’ambiente deve essere standardizzato e costante, per evitare l’introduzione di variabili che
potrebbero inficiare sulle analisi: corretto ricambio di aria, ventilazione temperatura, ecc..
Affinché l’organismo possa adattarsi nel modo corretto e si possano ottimizzare i parametri
dell’animale.
Garanzia di benessere: monitoraggio sanitario
Deve essere presente un veterinario preposto al controllo della salute degli animali, che viene ad
intervalli regolari.
Gli animali vengono certificati, accompagnati da un passaporto, per capire età , alimentazione,
vaccinazioni, trattamenti terapeutici vari, ecc…
ALIMENTAIZONE: strettamente controllata, dieta equilibrata e bilanciata per il benessere dell’animale
L’acqua e l’aria devono essere controllate e ricambiate.
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Aria secca: fastidiosa per le vie aeree, la bassa umidità favorisce l’essiccamento delle mucose e
predispone irritazioni; riducendo l’efficacia della barriera per le infezioni respiratorie. Nel ratto è stata
studiata l’insorgenza di una patologia specifica (ring tail, desquamazione della coda dell’animale)
dovuta all’aria troppo secca.
-ventilazione: con la ventilazione si sostituisce in una determinata area l’aria presente e si introduce
aria fresca, al fine di mantenere basso il livello di odori, di gas nocivi, di polvere ed agenti infettivi. Il
flusso dell’aria deve essere uguale in ogni parte della stanza di stabulazione
Essa viene misurata in termini di ricambi d’aria effettuati dall’impianto di condizionamento ogni ora.
8-10 ricambi d’aria minima all’ora, optimum 15-20 ricambi d’aria l’ora.
Per evitare correnti d’aria direttamente sull’animale è presente un impianto apposito per il ricambio
dell’aria.
Un efficiente sistema di igiene e disinfezione delle gabbie e delle strutture unito ad un corretto
funzionamento del condizionamento riducono il rischio di contaminazione microbiologica.
-illuminazione: parametro importante fortemente incidente sull’equilibrio, biochimico e psico-fisico e
comportamentale dell’animale. Le 12h ore di luce e di buio sono ideali per alternanza dei cicli
circadiani, è importante anche l’intensità , fondamentale per evitare influenze anche di tipo
comportamentale.
Anche le alterazioni visive, luce troppo intensa potrebbero causare degenerazioni retiniche.
La maggior parte degli animali da laboratorio dimostra abitudini crepuscolari o notturne e
quindi risulta particolarmente sensibile all’esposizione ad elevate intensità luminose
Standardizzazione: -richiede l’assenza di finestre (o il totale oscuramento di quelle esistenti) e la
necessità di illuminare artificialmente le diverse aree
-rumore: l’esposizione di alcuni ratti a livelli sonori elevati per circa 5 giorni, ha causato la
diminuzione dell’appetito e la diminuzione della curva di crescita. Il rumore influenza il
comportamento e la risposta dell’organismo degli animali.
Gli animali hanno capacità uditiva più alta rispetto a quella umana, sentono suoni impercettibili, tutto
una serie di rumori che possono rappresentare fonti di stress per gli animali (impianto d’allarme,
telefono, porte che sbattono, ecc..).
Range desiderato: rumore di fondo < 50 dBA.
-area di quarantena:
Le aree di quarantena hanno una duplice funzione:
a) Separare gli animali ricevuti da quelli già presenti nello stabulario, fino a che non sono state definite
le condizioni di salute degli animali in arrivo, in modo da minimizzare/azzerare l’introduzione di
eventuali agenti patogeni in colonie di animali già stabilizzate da un punto di vista sanitario
b) Permettere agli animali appena ricevuti di adattarsi alle nuove condizioni ambientali (clima, dieta)
per ripristinare i parametri fisiologici e metabolici normali.
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La durata della quarantena è correlata a diverse variabili: legislazione vigente, le condizioni di
trasporto, la specie animale considerata, la categoria microbiologica degli animali, il periodo di
incubazione delle eventuali patologie che possono essere introdotte.
In base a queste variabili il periodo di quarantena può essere compreso tra 5 e 60 giorni; se i
nuovi arrivi rimangono clinicamente in buone condizioni durante tale periodo, il rischio di introdurre
una patologia nelle colonie già esistenti è minimo.
Le aree di quarantena dovrebbero essere fisicamente separate dalle aree di normale stabulazione e
strutturate in modo da permettere la separazione tra le varie specie sia per prevenire la trasmissione
di patologie interspecie (soprattutto quando gli animali provengono da allevamenti diversi e sono in
condizioni microbiologiche diverse), sia per ridurre lo stress dovuta al conflitto interspecie.
Alloggiamento: gli animali vengono tenuti in gabbia e anche la scelta della gabbia deve avvenire in
base alla specie, al tipo di allevamento e alla durata della sperimentazione.
Tutto deve mirare al benessere dell’animale anche le caratteristiche di costruzione della gabbia per
garantirne il benessere come: grandezze, materiale e garantire uno spazio confortevole per
l’assunzione delle posizioni funzionali dell’animale.
-Deve essere sicura: non devono essere presenti parti taglienti, appuntite; deve essere sicura anche dal
punto di vista della costruzione.
-Deve essere a prova di fuga, l’animale non deve fuggire, perché potrebbe rimanere incastrato nel
coperchio della gabbia.
-Deve essere controllata dal punto di vista igienico e deve essere costruita in modo che possano essere
sanificate nel modo corretto.
-Deve essere accessibile all’animale, garantire tutti i bisogni fisiologici dell’animale.
-Devo poter vedere gli animali all’interno per controllare quotidianamente lo stato di salute e il
comportamento.
-Controllare la legislazione vigente.
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TEST CONDOTTI SUGLI ANIMALI
Tossicità per somministrazione singola e ripetuta:
Rappresentano le indagini tossicologiche richieste per certificazioni e commercio di farmaci, additivi
alimentari, contaminanti. Sono studi obbligatori, ma che in generale possono essere fatti su tutte le
sostanze che potrebbero interagire con l’uomo, per capire l’effetto.
STUDI DI TOSSICITA’:
-acuta (s. singola)
-medio termine (s. ripetuta)
-lungo termine (s. ripetuta)
-mutagenesi
-cancerogenesi
-ciclo riproduttivo
L’effetto tossico dipende dalla durata dell’esposizione, dal tipo di esposixione e dalla dose.
La dose vale tanto più per alcune sostanze tanto meno per altre: per alcune si possono definire i valori
soglia (NOAEL, LOEAL, ecc..), per le sostanze mutagene non si può definire una dose soglia sotto la
quale l’effetto non si ha. Curva dose-risposta: effetto zero solo alla dose zero.
Tipo e durata dell’esposizione.
-studi di tossicità per singola somministrazione: ACUTA
-studi di tossicità in più somministrazioni, ripetute: diverse durate temporali
-breve termine (SUBACUTA): 14-21-28 gg
-prolungata (SUBCRONICA): 90 gg nel ratto e nel topo, 10-25 % della vita dell’animale
-CRONICA: 2 anni nel ratto o 18 mesi nel topo, >50% della vita dell’animale
La percentuale di vita che dipende dall’animale stesso.
La sperimentazione di solito viene fatta sui soggetti giovani adulti che hanno raggiunto un’età matura,
ma possono essere considerati giovani.
Disegno sperimentale: sono presenti delle linee guida di riferimento a seconda dell’analisi che si deve
condurre. Le tappe principali sono:
-selezione della specie animale (due specie di mammifero)
-numero di animali per gruppo sperimentale: di solito è un numero più basso rispetto alle altre
sperimentazioni, (10 maschi e femmine, 5 animali per sesso e per dose).
-attento controllo degli animali e dei fattori ambientali: protocollo sperimentale in cui viene spiegato
quello che farò sugli animali e che li riguarderà : parametri ambientali di mantenimento, come farli
arrivare, tempi di acclimatazione, ecc…
-via di somministrazione (due)
-livelli di dose (almeno 3)
-durata (14 gg)
ANIMALI:
Si selezionano due specie di mammifero: due roditori (topo e ratto), usando un numero uguale di
entrambi i sessi (differenza tra maschie e femmine di tipo ormonale, fisiologico e metabolico, possono
influenzare la risposta alla sostanza). Le differenze possono presentarsi anche tra una razza e l’altra.
Tutto si basa sul contenimento dei numeri degli animali, evitando il più possibile un utilizzo eccessivo
degli animali. Nelle linee guida è dichiarato che se non osservo differenze nelle risposte tra i due sessi
nella prima specie, posso decidere di testare solo un sesso nella seconda specie selezionata. Spesso
sono utilizzate le femmine perché più sensibili.
Per qualsiasi specie impiegata deve essere indicato: età , peso, origine (allevamento), tempo di
acclimatazione, se privi di specifici patogeni, vaccinazioni o altre procedure, condizione di
stimolazione ed ambientali, dieta.
TRATTAMENTO:
- via di somministrazione cambia a seconda del tipo di esposizione all’uomo e a seconda del tipo di
parametri di tossicità che si studiano al momento.
Due vie di somministrazione:
-una quella potenziale della via umana
-quella che dovrebbe assicurare il pieno accesso della sostanza immodificata al circolo sanguigno.
Bisogna andare a vedere al di là degli effetti legati all’ ADME, cosa succede se la sostanza arriva
immodificata al circolo sanguigno.
La somministrazione viene fatta tramite GAVAGGIO: sondino nello stomaco, stima se la sostanza viene
ingerita in un'unica volta. Non va bene la somministrazione tramite il cibo cibo perché l’animale
magari non mangia in un'unica dose il cibo.
L’altra somministrazione è quella parenterale.
-condizioni di somministrazione: bisogna specificare se la sostanza è contenuta in un certo veicolo,
la concentrazione della soluzione e se ha un certo volume: solvente, il volume del solvente che uso per
somministrare la sostanza deve essere certificato ed entro un certo limite (non volumi eccessivi).
Tipico veicolo: fisiologica o acqua. Se è richiesto volume eccessivo, si possono fare più
somministrazioni ad intervalli di tempo più ravvicinati entro le 24h.
La formulazione deve avere un pH od osmolarità fisiologiche.
-livelli di dose: vanno definiti e sono almeno 3. In tutte le specie deve essere permessa
l’identificazione dello spettro di tossicità, ottenendo una stima quantitativa della letalità approssimata
e della relazione dose-risposta.
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animali che mantengo e non tratto con la sostanza in studio, ricevono tutto quello che ricevono gli altri
animali, anche le stesse pratiche ma non ricevono la sostanza in studio.
Per attribuzione dell’effetto della sostanza solo ad essa e non alle pratiche che sono state effettuate.
Stessa cosa in vitro: oltre alla piastra trattata è presente una piastra di controllo: che non riceve il
trattamento con la sostanza in studio.
Le osservazioni vengono effettuate ad intervalli regolari e tutti i segni di tossicità devono essere
documentati: cosa osservo, quando è comparso, quanto dura e come progredisce nel tempo.
Per quanto tempo osservo gli animali?
Tipicamente 2 settimane o qualcosa di più : tempo sufficientemente lungo, anche per danni che si
manifestano nei giorni successivi, e che possono anche evolvere.
Effetto che può anche migliorare nel tempo.
Se vedo segni di tossicità come progressiva perdita di peso o inibizione della crescita posso decidere di
continuare l’osservazione o meno.
Si deve documentare tutto soprattutto effetti comportamentali e sul SNC, bersagli di tossicità di tipo
acuto.
Deve essere documentata anche la modalità di decesso tramite una NECROPSIA: su tutti gli animali
deceduti durante il periodo di osservazione e alla fine dello studio. Ad ogni osservazione di variazione
macroscopica a livello di organi devono seguire esami istologici.
Osservazioni:
-effetti sul SNC: effetti simpaticomimetici e parasimpaticomimetici: piloerezione, miosi o nidriasi,
salivazione, secchezza, diarrea, sintomi collegabili al SNC.
Elenco dettagliato e lungo di sintomi comuni e osservazioni da fare in questo tipo di test.
Insufficienza respiratoria collegata a cambiamenti nella modalità di respirazione, cambiamenti nel
colore della cute dell’animale, cambiamenti legati all’attività motoria, convulsioni, riflessi (tipicamente
quelli corneali), segni oculari, analgesia (diminuzione risposta agli stimoli dolorosi)
INFORMAZIONI OTTENIBILI:
In base ai risultati ottenuti si stabiliscono le dosi da utilizzare negli studi successivi
-livelli di dose da impiegare nelle prove di tossicità ripetuta (DL50). Capisco quali dosi testare negli
studi successivi: medio termine e lungo termine. In medio termine saranno frazioni della DL50.
-Indice terapeutico (DL50): dose che ha portato a morte il50% della popolazione degli animali in
studio. Nel caso in cui parliamo di farmaci essa è fondamentale, perchè definisce l’indice terapeutico:
quanto un farmaco è sicuro, dato dal rapporto tra DL50 e DE50 (dose efficace). Tanto più lontani sono
denominatore e numeratore più il farmaco sarà sicuro. Se dose efficace e letale sono vicine bisogna
stare attenti all’assunzione di quel dato farmaco.
-Effetti tossici specifici della sostanza in studio e meccanismo dell’azione tossica (esami macro- e
microscopici, quadro comportamentale)
Effetti della variazione della TEMPERATURA sulla DL50: (slide 15)
Esempio: sostanza come aspirina ha manifesto DL50 nel ratto, a dosi diverse a seconda della
temperatura.
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Definizione delle dosi: (slide 16-17)
Sono presenti indicazioni ben precise sulla linea guida che dicono come orientarsi per definire le dosi
da testare, anche in base alle caratteristiche della sostanza e alle informazioni in possesso.
Tabelle in cui si parla di uno studio preliminare:
-prendo 1 animale a cui viene somministrata la concentrazione di 5mg/kg (altre in cui posso partire da
dosi più elevate a seconda delle informazioni della sostanza che io ho), e su esso osservo cosa succede,
a seconda dello scenario decido come proseguire:
Scenario A: muore, sostanza classificata nella categoria GHS 1.
Scenario B: evidente tossicità
Scenario C: animale sta bene
Se l’animale manifesta tossicità (B): nello studio principale parto da quella dose
Se l’animale non muore (C): si prende un altro animale e gli somministro una dose 10 volte più alta 50
mg/kg e di nuovo a seconda dello scenario si va avanti. Se l’animale muore si riparte dalla 5mg/kg poi
nello studio principale.
Le dosi stabilite sono: 5, 50, 300, 2000 mg/Kg.
Studio principale: il numero di animali a cui somministro la sostanza è diverso: 5 animali per sesso e
dose, per testare la tossicità acuta.
Inizio dalla dose stabilita dallo studio preliminare e testo i 5 animali.
Di conseguenza il diverso scenario A, B o C dipende da quanti animali hanno manifestato il particolare
scenario.
-Scenario A: su 5 animali quanti sono morti? Se il numero è maggiore o uguale a 2 morti la sostanza è
in categoria 1.
-Scenario B: numero di animali maggiore e uguale 1 manifesta segni di tossicità e/o meno di un
animale muore. Categoria 2 della sostanza.
-Scenario C: nessuna tossicità , allora testo con una dose 10 volte più alta.
Poi si va avanti come descritto sopra.
I 5 animali in ogni gruppo dello studio principale dovrebbero includere anche l’animale testato nel test
prima.
Lo studio principale serve per classificare le sostanze nelle categorie del GHS in base alle risposte alle
varie dosi testate. La classificazione GHS definisce il quadro di tossicità della sostanza.
Valori diversi: (slide 18 tabella)
-categoria 1: sostanze con DL50 < uguale a 5kg/kg.
Quello che rimane costante è una maggiore tossicità nella categoria 1 fino alla categoria 5 di minor
tossicità .
Tanto più alta è la DL50 tanto la tossicità sarà minore.
LIMIT TEST:
Se la sostanza non è tossica e devo definire la DL50?
Test che stabilisce delle dosi oltre alle quali comunque non si va, dose massima da testare per definire
la tossicità acuta, sono dosi limite in cui nei test non si va avanti anche se la sostanza non è tossica.
Dipendono dalla via di esposizione.
-5000 mg/kg per via orale
-5 mg/L per via inalatoria
-2000 mg/kg per via cutanea
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-se muore la dose del successivo animale viene diminuita
SOMMINISTRAZIONE RIPETUTA:
Esperimenti condotti su animali da laboratorio e diretti ad ottenere informazioni sulla tossicità di una
sostanza quando è prevista un’esposizione ripetuta.
Possono durare più o meno nel tempo e questa diversa durata permetterà di avere diverse
informazioni. Essi sono: studi di tossicità a medio termine o a lungo termine.
La durata è determinata dall’uso proposto nell’uomo o dalla prevista durata di esposizione:
-se si assumono 1 o più dosi al giorno: lo studio dura 2 settimane
-se ripeto le dosi fino a 7 giorni: studio dura 4 settimane
-se le dosi sono previste tra i 7 e i 30 gg: 3 mesi
-dosi ripetute oltre 30 gg: 6 mesi.
In base alla durata prevista per l’uomo decido a quale linea guida a fare riferimento per capire la
durata dello studio.
Può esserci diversità a seconda della specie dell’animale usato anche in base alla durata totale della
vita; ci deve essere un periodo di tempo sufficiente per far sì che si verifichi la tossicità perché ad
esempio nella tossicità cronica si somministra una sostanza per un periodo superiore al 50% del
periodo di vita dell’animale. Generalmente si fanno 2 anni nel ratto e 18 mesi nel topo.
Ci possono essere differenze tra diverse linee guida internazionali:
si trovano concordi in alcuni segmenti di studio in altri gli USA si distinguono di più (grafico non
aggiornato però , slide 23).
A seconda della linea guida del paese ci potrebbero essere delle differenze e si sta cercando di
uniformarle per il libero commercio delle sostanze.
OSSERVAZIONE:
Quotidianamente ad intervalli regolari devono essere osservate le manifestazioni fisiche e
comportamentali dell’animale: peso, consumo del mangime, anomalie motorie e comportamentali.
Devono essere effettuati esami di laboratorio su sangue e urine per andare a verificare i parametri di
riferimento.
Sia sugli animali deceduti che sugli animali effettuerò un sacrificio e l’esame necroptico sugli organi e
sui tessuti prelevati: fegato (organo di primo passaggio, manifestazione di tossicità ), reni
(eliminazione degli xenobiotici, anche loro possono avere un’attività metabolica; la tossicità a livello
renale è subdola perché essi sono compensatori, perciò , prima di avere manifestazione clinica devono
essere compromessi entrambi i reni) ed intestino (assorbimento delle sostanze).
Info anche sull’accumulo della sostanza.
Dosi e durata: RANGE-FINDING STUDY: per studi di 3 o 6 mesi, può essere condotto uno studio di
tossicità subacuta di 2-4 settimane per identificare le dosi da utilizzare negli studi.
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-grado di tossicità della sostanza: cosa succede dopo esposizione ripetuta per un tot di tempo
-organi bersaglio dell’azione tossica
-relazione dose-effetto: curva dose-risposta,
-massima dose tollerata: MDT, dose che corrisponde al minimo effetto tossico. Il minimo effetto tossico
classificabile che viene preso in considerazione è il calo ponderale del 10% del peso dell’animale.
(l’effetto tossico può essere dovuto sia dall’inappetenza dell’animale sia da un effetto diretto della
patologia/effetto dovuto alla sostanza). Nelle persone affette da tumore si verifica un forte calo di peso
anche continuando a mangiare più o meno normalmente.
MDT: punto di partenza per definire le dosi da testare negli studi successivi, essi sono molto simili a
quelli descritti in precedenza ma i tempi di procedura sono maggiori, comprenderanno un maggior
numero di animali e vengono testate dosi più base (cala allungano il tempo di esposizione).
Interferenza immunologica (tossicità per somministrazione: alla fine dello studio si prevede l’esame
degli organi linfatici per tenere conto dell’interferenza immunologica. Esame macroscopico e
microscopico della milza, del timo e dei nodi linfatici al termine dello studio.
Gli effetti osservati a livello immunologico nella specie animale possono avere scarsa rilevanza per la
sicurezza del prodotto nell’uomo. Alcuni prodotti, es. le citochine, hanno profondi effetti sul sistema
immunologico e questi sono parte essenziale dell’azione terapeutica. Non esiste una batteria di test
prestabilita.
Esiste un elenco di tessuti per analisi istopatologica per vedere gli effetti a carico di organi e tessuti
specifici tenendo conto anche dell’accumulo, che può provocare conseguenze nel tempo.
(slides 31-32)
14
COSMETICI:
C’è importanza ed urgenza di trovare metodi alternativi alla sperimentazione animale. A partire dal
2004 si è cominciato a discutere, fino al divieto dal 2009 in tutta l’UE sulla sperimentazione dei
cosmetici sulla specie animale. Tranne per gli studi di tossicocinetica, tossicità riproduttiva, tossicità a
dosi ripetute, nei quali un’alternativa è difficile da ipotizzare. È stato introdotto il divieto di vendita di
cosmetici testati su animali (in qualunque paese siano stati prodotti) per la maggior parte dei test dal
2009. Un altro divieto inoltre è quello di vendita di cosmetici testati su animali comprese le 3 aree
rimaste escluse dal punto precedente entro il 2013, ma con possibilità di slittamento se non sono stati
sviluppati test alternativi adeguati. Ci sono state discussioni e contrattazioni sull’argomento, in linea
generale ha acceso una grande polemica perché viene limitato il commercio però , ha stimolato la
ricerca per produrre metodi alternativi e sopperire al divieto.
Proprio per questa legge molte aziende hanno immesso dei test alternativi validati che vengono
utilizzati dalle industrie farmaceutiche (Loreal: modello episkin)
Sistemi alternativi all’uso di animali: principio delle 3 R
E’ stata proposta per sottolineare come si potesse ridurre, sostituire e affinare la sperimentazione
animale.
-replace: sostituire l’uso di animali
-reduce: ridurre il numero di animali
-refine: affinare la metodologia di sperimentazione
I metodi alternatavi sono presenti in gran numero con tantissime sottocategorie, la prima cosa che si
pensa quando si parla della sperimentazione alternativa è quella in vitro con colture cellulari.
L’utilizzo di metodi alternativi o della sperimentazione hanno vantaggi e svantaggi.
VANTAGGI:
-riduzione numero animali, limitate anche tantissimo le procedure eseguite sugli animali.
Esempio: test genotossicità, attualmente sono stati sviluppati metodi in vitro per testare la
genotossicità e la mutagenicità . La normativa prevede di dare la priorità ai test in vitro per la
genotossicità e ricorrere alla sperimentazione animale solo in alcuni casi. Se si ottengono risultati
positivi in vitro il tutto si ferma, ottenendo un dato già abbastanza forte per permettere di evitare di
passare al vivo; se si hanno risultati dubbi o negativi, potrebbe essere richiesto di testare la sostanza in
vivo tenendo conto dei risultati in vitro. In mutagenesi e tollerabilità locale, molti test sono stati
validati.
-riduzione sofferenza dell’animale
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-riduzione del tempo necessario per ottenere risultati. La sperimentazione animale può durare 3-4
settimane minimo, il tempo può aumentare aumentando le somministrazioni e la durata
dell’esposizione. Nel momento in cui testiamo se la sostanza è citotossica di solito si fa in un tempo
standard di 24h; tempi molto più brevi. La mutagenesi, molto più veloce in vitro che in vivo.
-possibilità di replicare l’esperimento, per la riduzione degli animali e dei tempi non è scontato che
siano previste più repliche dell’esperimento, significa che il dato ottenuto è meno forte, perché
l’esperimento non si replica. In vitro invece si può replicare l’esperimento se il dato ottenuto non è
convincete o per ricavare un dato più forte, si può replicare diverse volte più facilmente.
-riduzione del costo della ricerca. Il mantenimento degli animali ha dei costi molto elevati rispetto
all’utilizzo di cellule, i quantitativi di reagenti utilizzati in vitro sono minori e anche i costi per
mantenere gli animali gravidi aumenta ancora di più . Il test di genotossicità in vivo parte da 40-50 mila
euro.
-maggiore flessibilità nel protocollo sperimentale
-riduzione dell’errore dovuto a variabilità interindividuale. Ogni animale è affetto da variabilità
interindividuale che può influenzare i risultati dello studio.
Popolazione cellulare: estremamente omogenea, cellule in replicazione che derivano dalla stessa
cellula madre.
SVANTAGGI:
serie di informazioni e importanti valutazioni di risposta alla sostanza che non posso studiare in vitro.
-ridotta possibilità di studio nell’organismo dei processi di crescita e sviluppo
-ridotta possibilità di distinguere effetti legati al sesso. Possono essere effettuati studi di genere per
valutare la risposta alla sostanza a seconda del sesso, dell’influenza ormonale, delle vie metaboliche,
diversa risposta nelle diverse fasi della vita soprattutto del genere femminile.
Inoltre sono presenti anche diversi organi: prostata, seno, ovaie ecc.. la riproduzione in vitro non è
semplice.
-ridotta capacità di valutare azioni coordinate a livello cellulare, tissutale e di organo.
-ridotta capacità di studio di vie metaboliche e biochimiche integrate. Discorso fegato-rene che
influenzano la tossicità della sostanza.
-ridotta possibilità di studiare il comportamento
-ridotta possibilità di studiare il recupero dell’animale e la reversibilità di un danno tissutale
-ridotta possibilità di studiare le interazioni tra organismo e ambiente
-ridotta capacità di studiare fenomeni idiosincrasici e specie-specifici. E’ fondamentale utilizzare sia
coniglio che ratto per abbattere la specie-specificità per capire se la sostanza è tossica in varie specie, a
che dosi e qual è il meccanismo.
Uso di sistemi viventi: permettono di identificare il sito bersaglio a livello molecolare e di capire il
meccanismo d’azione di uno xenobiotico.
T=(C)(R)ARC
T= effetto tossico
C= concentrazione del composto
R= numero di “recettori” endogeni
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ARC= affinità verso il “recettore”
L’effetto tossico è conseguenza della concentrazione che arriva al bersaglio, dei metaboliti, del numero
di recettori endogeni (quanto la sostanza è in grado di interagire e di essere recepita dalla coltura) e
dall’affinità verso il target. Il mix dell’effetto tossico è dato da tutte queste variabili.
IN VITRO:
Sono sistemi di saggio validati (hanno ricevuto una validazione, ECVAM, centro per la validazione dei
metodi alternativi, che esamina i metodi e li riconosce per ottenere il risultato tossicologico) per avere
dati più forti. Vengono utilizzati:
-batteri
-lieviti (eucarioti inferiori)
-colture primarie di cellule animali e linee cellulari: le cellule vengono isolate dal loro ambiente e
vengono messe in condizioni di vivere all’interno di un sistema definito. Sono uno strumento
fondamentale per studi biochimici, tossicologici, farmacologici… inoltre sono utili nella produzione di
fattori di crescita, anticorpi monoclonali, vaccini…
COLTURA PRIMARIA:
Le cellule derivano direttamente dal tessuto d’origine, mantenendo molte caratteristiche funzionali
riscontrabili in vivo. Durante la crescita avviene una selezione in base al grado di proliferazione:
aumentano cellule attivamente proliferanti, restano stazionarie quelle in grado di sopravvivere ma
non di duplicarsi, mentre altri tipi di cellule sono incapaci di resistere. Questo comporta un’evoluzione
nel tempo delle proporzioni dei diversi tipi cellulari, fino ad un equilibrio notevolmente diverso dalla
situazione di partenza. Quando la proliferazione ha depauperato il mezzo di coltura, occorre
provvedere ad una sub-coltura in un nuovo recipiente con terreno fresco.
Esempio: tessuto tipico è il sangue, si isolano linfociti dal sangue periferico di un soggetto, quando si
attua l’isolamento dei linfociti, posso portarmi dietro degli eritrociti. Nel mezzo di coltura specifico dei
linfociti essi sopravvivono, invece gli eritrociti, qualcuno sopravvive qualcuno muore ma non sono in
grado di replicarsi.
Nel tempo ottengo una coltura omogenea, rispetto alla situazione di partenza. Quando ho selezionato
la popolazione di interesse, ho una popolazione diversa da quella originale ma ugualmente molto utile
per l’estrema omogeneità. Se gli eritrociti continuano ad essere presenti si applica l’eritrolisi,
eliminazione totale degli eritrociti.
Nel terreno di coltura è chiaramente presente il nutrimento per le cellule, esso viene consumato
quando le cellule proliferano perciò deve essere allestita una subcoltura, prelevando alcune cellule e
mettendole in terreno fresco.
Meccanica:
-si prelevano delle cellule da un campione (organo, tessuto, embrione o uova)
-dissezione meccanica con bisturi: si spezzata il più possibile il tessuto per arrivare alle singole
cellule
-a questa segue la DIGESTIONE ENZIMATICA, trattamento con tripsina, enzima tipico in grado di
digerire le giunzioni tra una cellula e l’altra. L’azione della tripsina deve essere bloccata perché la
digestione può portare a morte le cellule, per evitare danneggiamento dei componenti cellulari. La
tripsina si utilizza per staccare anche le cellule adese dal contenitore per le cellule che crescono in
adesione. Le cellule possono crescere in sospensione (cellule del sangue) e in adesione (cellule, dei
tessuti, reni polmoni, ecc…). Se voglio prelevare un po’ di cellule da un contenitore, per fare una
subcoltura, si deve staccare le cellule dal contenitore tramite tripsina.
-blocco della digestione: viene aggiunto un inibitore, cioè del terreno fresco che è sufficiente a bloccare
l’azione della tripsina, dopo si centrifuga il mix, si tiene il pellet e si mettono in coltura le cellule con
nuovo terreno fresco.
-controllo della vitalità cellulare: durante la semina decido quante cellule voglio seminare, bisogna
controllare che le cellule siano effettivamente vive. Esempio test trypan blu, test che si basa su un
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concetto semplice, esso è un colorante che normalmente non entra nelle cellule, se entra nelle cellule
le cellule sono morte perché la membrana cellulare non è integra.
-semina: poi si mette del terreno per avviare una coltura primaria.
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Il processo di trasformazione rende immortale una linea cellulare. Ha inizio con l’acquisizione da parte
della linea cellulare della capacità di proliferare indefinitamente (immortalizzazione); richiede un
certo numero di mutazioni
Questa trasformazione può essere indotta, tramite mezzi chimici, fisici o biologici. Operando con un
trattamento con una sostanza mutagena o radiazioni, per formare cellule immortale.
La mutazione è il passaggio chiave di tutto; se la mutazione è trasmissibile e colpisce oncogeni e
oncosoppressori, a quel punto la cellula è anche iniziata al processo cancerogenetico.
Si vedono i foci di trasformazione: cellule che non risentono più dell’inibizione da contatto (masserelle
di cellule simili a quelle tumorali).
ESEMPI.
Cellule diverse di morfologia e funzione, cambia l’aspetto tra cellule giovani o anziane.
HaCaT: cheratinociti umani che crescono in colture in adesione, le cellule riproducono il tessuto di
origine. Sono presenti zone fitte dove si vedono le cellule che riproducono il tessuto e zone non
coperte perché non hanno completato il percorso.
THP-1: monociti umani in sospensione, cellule che si vedono a fuoco altre non si vedono perché su
piani diversi, grappoli e aggregati.
SH-SY5Y: cellule di derivazione tumorale neuronale, possono essere più o meno differenziate, le
cellule hanno un diverso grado di specializzazione e lo si può ottenere
1-di meno con tanti spazi vuoti, in fase di crescita logaritmica
2-più fitte, a subclonfluenza.
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Su cellule in adesione si parla di confluenza, quanto le cellule hanno ricoperto lo spazio a disposizione
del recipiente.
Quando hanno raggiunto la confluenza, si procede alla subcoltura, oltre alla necessità di terreno fresco
si deve tenere conto che le cellule possono esaurire lo spazio a disposizione.
Altre cellule:
-Fibrobalsti 3T3
-Neuroni
-HTB-37
-HUVECs: cellule endoteliali, ombelicali umani. Si utilizzano negli studi dell’angiogenesi, quando si
valuta la crescita di nuovi vasi.
-Cardiomiociti: messe in coltura anche in piastra petri sono in grado di contrarsi, tipico movimento nel
muscolo cardiaco.
-Jurkat: anche le cellule in sospensione possono essere fitte, non si parla di confluenza, ma si parla di
densità che non deve essere superata, numero di cellule in un dato volume di liquido (1 milione di
cellule su ml). Quando sono al massimo 900 mila su ml deve essere splittata. La densità max è 1
milione su ml.
MEZZO EXTRACELLULARE
Sistema in cui le cellule sono messe in condizioni di vivere al di fuori dell’organismo.
Cellule mammifero: 37°C e 5% CO2
Le isolo le metto in un contenitore e la fiasca viene messa ad incubare a 37°C.
Incubatore: molti hanno una camicia di liquido che permette il mantenimento della T all’interno.
L’ingresso dei gas è garantito attraverso i tubi e l’aria che entra viene filtrata da un filtro HEPA.
L’ambiente deve essere il più controllato possibile dal punto di vista delle contaminazioni batteriche, è
presente una lampada UV, per permettere sterilizzazione dell’ambiente.
-ambiente saturo di umidità : è presente una vaschetta di acqua posta sul fundo dell’incubatore con un
sensore che controlla il livello dell’acqua. L’umidità permette maggior controllo della T.
Prima ci si accerta che l’ambiente sia saturo di umidità poi si setta la T a 37°C. Bisogna accertarsi che la
T sia mantenuta per almeno un paio di ore prima di mettere le cellule in incubatore.
-L’ossigeno è quello atmosferico, è presente un sensore dell’ossigeno, ma le cellule crescono bene
anche con percentuali di ossigeno atmosferico, non si setta quasi mai il valore.
-pH: fondamentale che venga rispettato e che rimanga 7,3. Si deve tenere il pH controllato, tramite un
sistema ottimizzato tra i gas presenti nell’ambiente la CO2 è il sistema tampone che è presente nel
mezzo di coltura.
Il liquido in cui metto le cellule dentro la fiasca, contiene anche il sistema tampone (bicarbonato/acido
carbonico) che se lo ho in soluzione una certa percentuale evapora e la CO2 presente nell’ambiente,
tiene tamponato il mezzo, si tiene bilanciata tra la CO2 che evapora nel mezzo mantenendo bilanciato
il pH del terreno in cui ho messo le cellule. È presente un indicatore di pH che è il rosso fenolo,
reagente che dà la colorazione aranciata al terreno ma è quella sostanza che cambia di colore a
seconda del pH del terreno:
-pH acido: giallo
-pH: basico, fuxia/rosso violaceo
-pH 7: arancio
È fondamentale tenere d’occhio che il pH sia quello corretto. Ad un certo punto il terreno può virare un
pò di colore verso uno o l’altro colore perché ci sono delle condizioni che fanno sì che il terreno si
acidifichi, mammano che le cellule hanno proliferato e hanno esaurito i nutrienti nel terreno (buon
segnale).
Mammano che il giallo diventa più intenso, è necessario procedere alla subcoltura.
Verso il basico: brutto segno, se il terreno rimane aperto per troppo tempo, entrando in contatto con i
gas dell’atmosfera, anche in fiasche lasciate in incubatore in cui le cellule sono morte, hanno riversato
nel mezzo i prodotti della necrosi.
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TERRENI DI COLTURA:
Sono diversi a seconda del tipo di cellule, ogni linea che si compra ha un suo foglietto che indica le
informazioni fondamentali e anche il tipo di terreno in cui devono essere coltivate.
Composizione generale di terreni incompleti (terreno che si compra dall’azienda):
-Sali inorganici (NA+, K+, Mg++, Ca++,…)
-vitamine
-amminoacidi
-glucosio e glutammina
-antibiotici (per evitare le contaminazioni batteriche, quando si lavora con le cellule bisogna stare
attenti alla contaminazione). Li si aggiungono per cercare di allontanare il rischio di contaminazione
batterica (penicillina + streptomicina).
Il terreno risulta ancora incompleto finché non si aggiunge siero fetale bovino, aggiunta fondamentale
per fornire alle cellule serie di caratteristiche e sostanze fondamentali per crescere.
Il siero introduce i fattori di crescita che si possono aggiungere anche singolarmente, ma in generale i
fattori di crescita si trovano direttamente nel siero fetale per la buona sopravvivenza delle cellule.
Sono presenti anche sostanze che inibiscono l’attività della TRIPSINA.
L’uso del siero è controverso: in generale si preferisce quello fetale perché contiene meno anticorpi.
SVANTAGGI:
Dal punto di vista etico esso si ottiene dalle mucche gravide, quindi, è una procedura un po’ invasiva.
Ci sono studi in corso in cui si parla dell’utilizzo del latte. In commercio sono presenti delle alternative
che sono mix dei fattori di crescita, ma non sono così performanti come il siero.
Il siero contiene anticorpi: le cellule potrebbero reagire agli anticorpi, vedendolo come estranee e
vengono indotte a morte. Quello fetale contiene meno anticorpi.
Variabilità da lotto a lotto: diversità interindividuale a seconda dell’animale. Da un lotto ad un altro c’è
variabilità.
Ci sono fattori di crescita che favoriscono alcuni tipi cellulari rispetto ad altri: ad esempio possono
favorire la crescita di fibroblasti, rispetto ad altri tipi di cellule.
VANTAGGI:
Protegge le membrane grazie al corretto grado di viscosità , introduce fattori di crescita ed ormoni,
veicola lipidi, ferro e molecole organiche, contiene inibitori della tripsina.
CONSERVAZIONE/CONGELAMENTO
Quando le cellule non sono in coltura possono essere conservate:
-80°C ordine di mesi
-180°C ordine di anni.
Con le linee cellulari si fa agevolmente con le cellule jurkat.
Di fatto è chiaro che a -80°C, si possono tenere anche per anni, in azoto liquido si conservano meglio e
a lungo (-180°C), qualche appendorf di sicurezza viene mantenuta di N.
Meccanismo di congelamento/scongelamento, fattori che possono danneggiare le cellule:
-velocità può danneggiare le cellule, si deve congelare lentamente e scongelare velocemente (opposto
degli alimenti). La velocità di congelamento: 1°C al minuto, la sospensione cellulare si mette prima in
un barattolo con isopropanolo, con doppio fondo; contenitore di tanti buchi in cui incastro l’eppendorf.
Isopropanolo permette che la temperatura scenda gradatamente. Poi si mette il barattolo a -80°C, se si
vuole mettere a -180° si devono mantenere per un po di giorni a -80°C.
Devono essere congelate il numero di cellule in un opportuno volume. Si congelano in un terreno
opportuno di congelamento, con crioconservanti che sono (dimetilsolfossido e glicerolo). Alcune
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cellule non gradiscono metilsolfossido e alcune il glicerolo. Riducono la T di solidifcazione, così si fa sì
che non si creino cristalli di ghiaccio che potrebbero ledere le membrane delle cellule.
-Velocità di disidratazione e aumento salinità (congelamento troppo lento), potrebbe far ritrovare
cellule già morte o che muoiono da lì a poco.
Scongelamento: veloce, si tira fuori l’eppendorf e si mette nel bagnetto termostatato a 37C, o tenendola
ben stretta in mano.
Laboratorio:
-incubatore anche a più piani, con secondo sportello di vetro, bombola di CO2, display per controllare
le T.
-cappa: cappe a flusso laminare verticale, ideali per proteggere sia il contenuto della cappa sia chi
lavora sotto cappa.
-centrifuga: per cambiare terreno
Plastica da laboratorio:
-piastre petri di vare dimensioni, per adesione o sospensione.
-fiasca: o da 10 ml fino a volumi maggiori. Dette anche T25 ecc... (T per la forma). Ha un tappo, che può
essere normale a vite, il tappo ventilato ha tanti buchi sulla superficie chiusi da una membrana che
permette il passaggio dei gas all’interno ma non permette l’ingresso di microrganismi. Con tappi non
ventilati i gas non entrano, devono essere tenuti un po' svitati per permettere l’ingresso dei gas.
-piastre multi-pozzetto: piastre con attaccati più piattini/pozzetti. A seconda della densità cellulare e
del numero di cellule, si sceglie il pozzetto.
STERILITA’:
Al fine di mantenere la sterilità, il laboratorio di colture cellulari deve essere esclusivo e occorre
lavorare sotto cappe a flusso laminare. La sterilizzazione dei materiali può avvenire:
-stufa a secco per sterilizzare la vetreria 150°C per 3 ore
-autoclave: 1 atm, 121°C sterilizzazione anche di acqua e soluzioni, acqua che uso come solvente, per
solubilizzare sostanze in polvere che devono andare a contatto con le cellule, anche per soluzioni
saline
-filtrazione con filtri da 0,22 micrometri, solubilizzazione in acqua se non si ha acqua sterile. Per casi di
emergenza. Filtri di varia natura: a seconda del solvente utilizzato è meglio o l’uno o l’altro.
-raggi gamma per la plastica, alcune cellule crescono su tipi di plastica diversi.
CAPPE: 3 categorie
1-è una cappa ventilata aperta frontalmente progettata per la protezione dell’operatore tramite un
flusso d’aria entrante che non viene rimandata in circolo. Può essere usate con agenti biologici che
presentino un rischio basso o moderato; protegge l’operatore da contaminanti presenti nella cappa,
ma non protegge dalla contaminazione i materiali situati all’interno della cappa stessa (la sterilità non
è garantita!)
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2- è una cappa ventilata aperta frontalmente progettata per la protezione dell’operatore, dei prodotti
al suo interno e dell’ambiente circostante. E’ caratterizzata da un flusso d’aria in ingresso e con
filtrazione sia dell’aria aspirata sia di quella espulsa: il flusso laminare, proveniente dal sovrastante
filtro HEPA, scende perpendicolarmente al piano di lavoro evitando di investire l’operatore, l’aria
espulsa deve essere filtrata da un secondo filtro HEPA e, se ricircolata nello stesso locale, da un filtro
supplementare a carbone attivo posto a valle del filtro HEPA, per trattenere eventuali frazioni gassose.
FILTRAZIONE A FLUSSO LAMINARE
-Il flusso laminare è ottenuto dalla combinazione di un filtro assoluto (HEPA) con una massa d'aria che
lo attraversa alla velocità costante di 0,45 m/sec. (+/- 20%).
-Il flusso laminare è un flusso d'aria unidirezionale formato da masse d'aria sterili parallele che si
muovono alla medesima velocità in tutti i punti, così da creare una corrente d'aria omogenea senza
turbolenze.
-In un ambiente sterile così ottenuto ogni contaminante libero nella zona di lavoro viene trascinato via
da un fronte di aria sterile.
FLUSSO LAMINARE VERTICALE: Assicurano un ambiente microbiologicamente puro nella cappa e
protezione nei confronti dell’operatore:
-Tipo A: ricircolo del 70% dell’aria dopo passaggio attraverso filtri HEPA ed immissione nell’ambiente
previo passaggio attraverso HEPA, del 30% dell’aria
-Tipo B: ricircolo del 30% dell’aria ed emissione del 70%. L’emissione dovrebbe essere diretta fuori
dal laboratorio e con filtri a carbone attivato.
3- è una cappa ventilata totalmente chiusa che è a tenuta d’aria ed è mantenuta a pressione negativa.
L’aria in ingresso passa per un filtro HEPA e quella in uscita passa per due filtri HEPA posti in serie. Il
lavoro viene svolto con guanti a manica in gomma attaccati alla cappa. Sono usate per lavorare con
agenti biologici ad alto rischio e forniscono una barriera totale tra l’operatore e il lavoro.
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-Integrità di membrana: rilascio di sostanze ed enzimi nel medium che posso monitorare. Può anche
non essere il parametro corretto per le informazioni che voglio ottenere, se voglio monitorare
l’apoptosi guardando l’integrità non si può fare perché è integra come le cellule vive.
-quantitativo energetico, contenuto cellulare di ATP
-competenza metabolica, deplezione di cofattori, inibizione della cooperazione metabolica
-sintesi di macromolecole
-proliferazione: di pari passo con la crescita e contenuto di DNA totale è quello che viene monitorato
per vedere la distribuzione delle cellule tra le varie fasi del ciclo cellulare. Conta cellulare, crescita
cellulare, contenuto proteico, DNA e RNA totale.
TEST DI CITOTOSSICITA’:
Primi test che si fanno per avere informazioni preliminari e permettono lo screening di tante sostanze,
si possono studiare varie sostanze anche contemporaneamente.
Se non si sa nulla della molecola in termini di tossicità, per sapere se la sostanza è mutagena: quanta
ne metto nel piattino? Quanta ne studio?
Si comincia dai test di citotossicità : prima analisi testando dei valori di concentrazione, andando a
vedere se la sostanza è citotossica.
È il miglior punto di partenza per orientarsi nelle successive indagini in vitro e in vivo.
CARATTERISTICHE:
-facili, economici e veloci
-sono sensibili ma non specifici
-riproducibili: lo stesso test lo posso fare sulle stesse cellule alle stesse condizioni.
-buona base scientifica
RAZIONALE:
Permettono di valutare in vitro la capacità di un agente di inibire la crescita cellulare o indurre la
morte cellulare in seguito a trattamento con sostanze di diversa natura (xenobiotici, famaci naturali e
di sintesi, contaminanti ambientali o presenti negli alimenti, etc).
Monitoro parametri presenti e uguali in tutte le cellule: quelle tumorali sono instabili geneticamente;
ma in linea generale la struttura e il metabolismo è uguale a quelle sane.
Gli effetti osservati sono indipendenti dalle cellule usate, si possono usare diverse cellule, ma se si deve
utilizzare cellule rappresentative si utilizzano quelle umane per andare a vedere cosa succede
nell’organismo.
Le cellule in coltura hanno il problema della scarsa competenza metabolica: non sono i grado di
riprodurre quello che succede a livello dell’organismo, sono limitatamente competenti, per monitorare
se i metaboliti sono tossici è fondamentale utilizzare cellule metabolicamente competenti, o si
aggiunge S9mix (surnatante degli epatociti, frazione microsomiale epatica; anche cofattori NAD
glutatione) viene aggiunto al terreno, mima quello che succede ad un organismo intero =
ATTIVAZIONE METABOLICA ESTRINSECA.
ESEMPI:
-Trypan Blue uptake
- Neutral Red uptake
- Lactate Dehydrogenase (LDH) leakage
- MTT assay
2-Accumulo di coloranti:
Vitalità valutata in termini di perdita della capacità di trattenere coloranti.
Il Neutral Red assay si basa sulla capacità delle cellule vive di incorporare e legare un colorante carico
positivamente che diffonde facilmente attraverso le membrane di tutte le cellule, si accumula nel
citosol e viene incorporato all’interno dei lisosomi. Il principio di questo test consiste nel fatto che il
NR può essere incorporato e legato solo dalle cellule vive, mentre questa capacità tende a diminuire
nelle cellule danneggiate o morte. La quantità di NR accumulato dalle cellule è direttamente
proporzionale al numero delle cellule vive presenti nella coltura.
Strumentazione: Spettrofotometro
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Le sostanze che inducono un danno di questo tipo: CLASTOGENE, inducono rottura del cromosoma o
più cromosomi, inducendo aberrazione cromosomica strutturale.
O sostanze ANEUPLOIDOGENE, sostanze che inducono anaploidia (cromosoma in più o in meno a
carico di una singola coppia, trisomia 21, sindrome di Turner, cromosoma in meno; corredo genetico
alterato) e poliploidia (incompatibile con la vita, intero corredo genetico moltiplicato in un numero
maggiore di due), aberrazioni cromosomiche.
Entrambi questi tipi di danni provocano nella cellula la formazione di un micronucleo, simile ai nuclei
principali, forma tondeggiante e perfetta, non è collegato ai nuclei principali in nessun modo.
Utilità del test: semplice esecuzione, grande riproducibilità e versatile, sia danno indotto da
clastogeni che aneuploidogeni.
Per capire se una sostanza è clastogena o aneuploidogena, sono presenti test specifici.
Lettura dei risultati: analizzando la citostasi, per vedere la corretta replicazione o eventuale danno
genetico, e se hanno acquisito un numero di micronuclei per apire se la sostanza è mutagena e
genotossica
TEST MUTAGENESI:
Fondamentali per tutte le sostanze, step chiave se una sostanza è mutagena l’iter si interrompe lì.
L’effetto di una mutazione non si vede nell’immediato, ma ha effetti molto gravi che vanno dalle
patologie neurodegenerative, ereditarie, ecc…
Se una sostanza è mutagena l’iter si interrompe lì, tranne per antitumorali, perché hanno questo
effetto insito perciò tutto questo decade.
Agli studi di mutagenesi possono seguire gli studi di cancerogenesi che non si fanno per tutte le
sostanze, non si effettuano per le sostanze positive agli studi di mutagenesi (mutageni sono già
potenziali cancerogeni).
Potenziali conseguenze:
Possono essere colpite sia le cellule somatiche (l’individuo stesso portatore delle cellule che
manifestano la patologia) si parla di neoplasie, morte cellulare, invecchiamento, malattie cardiache,
ecc.. Se sono colpite quelle germinali, i danni possono essere trasmessi alla progenie, malformazioni,
malattie genetiche ed ereditarie.
Quando si deve fare studio di mutagenesi, utilizzo dei linfociti sani di un donatore, perché la linea
guida permette di utilizzare sia linee cellulari sia linfociti dal sangue di un donatore.
Si isolano i linfociti e si utilizzano come utilizzo le cellule Jurkat.
Il donatore deve avere caratteristiche < 35 anni, più bassa possibile soglia delle mutazioni spontanee,
non fumatore (fumo è induttore mutageno) e senza trattamento chemioterapico negli ultimi 6 mesi.
Le mutazioni spontanee del soggetto dipendono anche dallo stile di vita del soggetto.
Test del micronucleo si fanno anche su donatori come paziente affetto da patologia ed in trattamento,
per vedere se i pazienti sottoposti a chemioterapia dopo anni possono avere recidive o se hanno
maggiori mutazioni alla fine della terapia.
Test mutagenesi:
Evidenziano le proprietà di un composto chimico di provocare, in un organismo target gli stessi tipi di
effetti mutageni che sono alla base di eventi genetici responsabili di numerose forme di patologie
(malattie ereditarie) o di processi biologici cellulari ritenuti essenziali per la trasformazione
neoplastica (mutazioni somatiche).
Servono per vedere se una sostanza è in grado di provocare una mutazione (danno irreversibile e
fissato che può avere conseguenze diverse).
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Finalità : i test sono moltissimi e sono in continua revisione, essi si suddividano sulla base della finalità
che hanno, sulla base del tipo di informazione che mi danno.
A cosa mi serve?
-test di screening: test di screening di farmaci, mutagene associati a cancerogeni.
-test di conferma dell’attività in vitro: ci son test che permettono in vitro di evidenziare se la
sostanza è mutagena o meno, conferma dell’attività in vitro anche in vivo. Per confermare in vivo,
richieste regolatorie nel momento, se ho un risultato in positivo in vitro non si va in vivo, risultato
forte per non ricorrere alla sperimentazione animale; conferma quando è negativo, può essere
presente qualche meccanismo legato al metabolismo che può dare effetti negativi sugli animali. Il
metabolismo può attivare alcune sostanze non attive (attivazione del paracetamolo). Pre-mutageni
vengono trasformati dal metabolismo, responsabile poi dell’effetto.
-test per valutazione degli effetti a livello germinale
Tipo di sistema di saggio che utilizzo: se prendo cellule somatiche o germinali si avranno effetti diversi.
Ci sono anche test che possono essere condotti in vitro e altri in vivo.
Esistono comunque test che si possono condurre sia in vitro che in vivo: test di citogenetica.
Questo test è anche chiamato test delle aberrazioni cromosomiche, test specificatamente rivolto
all’identificazione delle aberrazioni cromosomiche strutturali, test di citogenetica classica (solo
strutturali). Test del micronucleo anche le numeriche.
Altro tipo di classificazione dei test sulla base del tipo di danno che vanno ad evidenziare,
-test su salmonella e su E.Coli: oltre alle cellule si possono utilizzare test in vitro che utilizza batteri,
- lieviti
Il poter testare su organismi diversi è dato dal fatto che il bersaglio d’azione dell’eventuale tossico è
presente in tutti: DNA.
Ci sono stati importanti cambiamenti nel tempo che hanno portato all’eliminazione dei test in vivo; il
test del micronucleo in vitro ha dato grande spinta, è entrato in vigore nel 2010, poi revisionato nel
2014.
La sua efficienza ed affidabilità in tanti laboratori ha fatto sì che venisse introdotto nelle linee guida,
nelle ISO per genotossicita anche per i dispositivi medici e sottolinea di fare test sia per aberrazioni
che per mutazioni con test del micronucleo.
Gli studi di mutagenesi vengono fatti subito, sono considerati essenziali e l’evento mutageno si può
manifestare anche in acuto. È sufficiente una dose per avere quell’effetto.
Sono considerati quel pacchetto di minima per poter procedere con gli altri studi. Prima si parte con
acuta e mutagenesi poi si decide come proseguire.
Gli studi a breve medio termine necessitano delle info dell’acuta; il medio viene portato avanti con i
test di cancerogenesi e con il ciclo riproduttivo che si possono protrarre per diverso tempo
parallelamente.
I test di mutagenesi possono essere svolti anche se sono diversi perché quello che è universalmente
presente è il DNA,
Ogni nuova sostanza che ha un potenziale impatto nella salute dell’uomo va testata prima di essere
posta in commercio soprattutto per le proprietà mutagene.
REACH: si devono testare anche le sostanze già presenti in commercio se non sono disponibili dati di
tossicità specifici. Bisogna dare priorità ai test in vitro rispetto a quelli in vivo.
Deve permettere di evidenziare le classi principali di danno genetico: mutazioni ed aberrazioni.
Si deve tener conto che il materiale genetico anche se è trasversale è molto differente fra i due tipi di
organismi tra procarioti ed eucarioti.
Utilizzo sistemi di saggio diversi per coprire tutto lo spettro, se sono in vitro la situazione può
cambiare se sono in vivo causa il metabolismo, che lo ha trasformato inserendo gruppi funzionali,
responsabili della capacità mutagena.
-si possono scegliere cellule metabolicamente attive per far sì che avvenga quello che avviene in vivo
(epatociti),
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-TK6 validata e ottimale per gli studi di mutagenesi aggiungendo una fonte di attivazione metabolica
dall’esterno, estrinseco: S9mix: surnatante a 9 mila g. esso si ottiene dagli animali come il ratto che
viene trattato con un induttore enzimatico (fenobarbital), stimola nell’animale l’espressione dei livelli
di enzimi microsiomiali epatici che servono per metterteli nel medium di coltura.
Si preleva il fegato e si fa l’omogenato, una sorta di frullato: centrifugazione per eliminare la
componente più pesante e tengo il surnatante che possiede mix di enzimi.
All’ S9 si aggiungono cofattori che servono per far avvenire le reazioni. Si aggiunge di solito S9 a 2% a
seconda del volume finale in termine di volume e quantitativo di cellule. Si fanno prove con controlli
positivi: nel test del micronucleo ci sono in elenco sostanze che sono noti mutageni, vinblastina e
vincristina ecc… etil metansulfontao per clastogeno; anche noti mutageni che necessitano di
attivazione metabolica (citofosfamide), utilizzati per vedere se il sistema di attivazione metabolica e il
quantitativo è sufficiente per vedere l’effetto mutageno.
Esistono anche dei mix già completi, e si possono ottimizzare solo le concentrazioni.
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-iter-cromosomiche: dicentrico, associato alle radiazioni, scambio simmetrico di una porzione tra
due cromosomi, (cromosoma Philadlpia, dallo scambio tra cromosoma 9 e 21, leucemia)
Quando si pianifica lo studio di mutagenesi si fanno tanti trattati che devono comprendere controlli
negativi e postivi per la sostanza in studio.
Controllo +: con noto mutageno clastogeno
Controllo-: terreno con cellule non trattato
Controllo solvente: controllare la tossicità del solvente, (cloroformio, metanolo, dimetilsolfossido
DMSO), controllo tossicità del solvente. Colture con solvente che utilizzo per solubilizzare ma senza il
trattamento.
Dimetilsolfossido al massimo si aggiunge 1%, però è sempre bene avere un controllo solvente.
La sostanza in studio viene testata in 5 concentrazioni diverse, dopo se si ha 40% di citostasi si
selezionano 3 concentrazioni.
Serie di colture che non si trattano con s9 e altre che le tratto (attivazione metabolica). (slide 15,
tabella)
Diverso controllo positivo: sostanza che deve essere attivata metabolicamente, citofosfamide CP60.
Si controllano per ogni piastra il numero di gaps, rotture cromatidiche, frammenti, riarrangamenti
cromatidici, ecc..
Per abbattere problema della risposta interindividuale si utilizzano due donatori per vedere se la
sostanza induce lo stesso effetto e se la risposta è simile in entrambi i donatori, poi si fa analisi
statistica per capire se la sostanza è più o meno mutagena.
ANALISI:
incremento della frequenza di micronuclei:
-controllo +: presenza di mutazioni con farmaco mutageno
-controllo – : controllo che il tutto funzioni
-controllo solvente: fondamentale per tossicità , monitoraggio che non sia lui responsabile di tossicità.
Controlli +: due
-un anaploidegeno
-una plastogeno
Sostanze incognite in tre concentrazioni diverse.
Tutto in assenza di S9 mix
Se le condizioni sono in presenza di S9mix: si prepara solo un controllo positivo, non ci sono
anaeuploidogeni che abbiano bisogno di attivazione metabolica estrinseca noti. Si usa citofosfamide.
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dei nuclei. Posso trovare mononucleate, binucleate, tetranucelate, trinucelata (la cellula madre pronta
a dividersi una delle due cellule è un po’ più avanti dell’altra e si possono andare a formare tre nuclei).
Se si contano 500 cellule in totale e quante bi, tri e tetra… si può calcolare la citostasi.
-Si contano nei controlli e nei trattati per paragonare il trattato con il controllo.
La genotossicità viene valutata su 1000 cellule binucleate contare quante hanno micronucleo e
stabilire numero di micronuclei nei C- e il numero di micronuclei nei trattati. Quante hanno di queste il
micronucleo?
Es: 5 micronuclei su 1000 controlli
10 micronuclei su 1000 nei trattati
Frequenza dei micronuclei è il doppio dei trattati, incremento dei micronuclei stabilisce se la sostanza
è mutagena rispetto ai controlli.
Per essere dichiarata mutagena il risultato deve essere statisticamente significativa, incremento dei
micronuclei deve essere statisticamente significativo rispetto al controllo (1 o 2 in più non è
sufficiente)
Per abbattere il problema della differenza tra gli errori casuali bisogna aumentare il numero dei
campioni e fare una media.
Ogni vetrino deve essere letto da persone diverse per abbattere la soggettività di lettura, non sapendo
cosa c’è nel vetrino.
Senza citocalasina: due possibili indici si usano RPD calcolando il population doubling
Guardare formule sulla linea guida
Cellule: possono essere utilizzate cellule CACO, cellule epatiche possono essere utilizzate per questi
test ma non sono validate: non è necessaria l’attivazione metabolica estrinseca, essi non sono
attualmente validati e neppure così tanto utilizzate per dire che sono un sistema valido.
Testando ai fini regolatori per determinare se la sostanza è mutagena: usare linee validate o linfociti
da sangue periferico di donatore.
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LINFOCITI: estrazione da sangue intero:
Metodica: tipo di separazione che possiamo identificare anche per altre tipi di cellule: separazione per
gradiente di densità .
Si separano le cellule in base alla densità , una parte del sangue donato si può utilizzare a scopo di
ricerca, si chiede un buffycoat: parte del sangue prelevato che è stato privato da una parte di plasma,
per avere sangue concentrato, più facilmente utilizzato per la separazione dei linfociti.
Con esso si separano le componenti in base alla densità , si utilizza un reagente opportuno: histopaque.
Reagenti che permettono di stratificare il sangue in base alla densità .
Metto histopaque in una falcon da 50 e stratifico il sangue sopra questo reagente che forma una
membrana dove appoggio il sangue. I due mezzi rimangono momentaneamente separati. Sopra sangue
sotto histopaque.
Si fa percolare lungo la parete della falcon il sangue, il più lentamente possibile affinchè il sangue si
appoggi sulla membrana. Con la pipetta mi appoggio su una delle pareti e si fa scendere abbassando la
velocità di discesa dal pipettatore per far si che il liquido scenda giù scorrendo dalle pareti della falcon
e si appoggia sulla membrana dell’histopaque, bisogna andare lentamente per stratificare il sangue sul
reagente.
Mettendoli in centrifuga grazie al reagente quello che pesa di più andrà sul fondo e si formeranno
strati in cui si identifica un anello lattiginoso costituito dalla componente leucocitaria. Prelevandoli si
ottiene una coltura di linfociti.
Il sangue va trattato con anticoagulante (eparina), linfociti coltivati in presenza di un mitogeno
esempio PHA, fitoemoagglutinina; serve per indurre la divisione cellulare prima dell’esposizione alla
sostanza test.
I Linfoociti sono in stato G0, nel momento in cui lo estraggo devo stimolare la replicazione e la
divisione cellulare, stimolo mitogeno PHA, derivato dal fagiolo vulgare, qualcosa che non riconoscono
come self, e si stimolano a proliferare.
Se metto nel medium di coltura PHA, si ha questo stimolo mitogeno per la proliferazione dei linfociti,
coltura 48 H; e si procede con il trattamento, poi devono essere monitorate affinchè avvenga la
replicazione per andare avanti con il test.
Attivazione metabolica:
S9 mix: induttori enzimatici per implementare la frazione microsomiale epatica. S9 utilizzato in
concentrazioni basse fino ad un max del 10%.
Solventi più utilizzati: acqua e DMSO. Acqua non aggiunta fino max 10% e DMSO max 1%, e questo per
controllare il potenziale tossicità del solvente (controllo solvente per monitorare tossicità del
solvente).
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TEST CANCEROGENESI
Gli studi di cancerogenesi seguono quelli di mutagenesi, se una sostanza risulta mutagena, l’iter si
interrompe.
Stadi del processo di cancerogenesi: multifattoriale, probabilistico e multistadio, si identificano 3
momenti principali, per testare se la sostanza è cancerogena.
Le sostanze chimiche-fisiche e biologiche che inducono mutazione in una cellula, in grado di fissare un
danno genetico e colpire geni che controllano la proliferazione oncogeni e oncosoppressori, la cellula
da sana oltre che mutata si può considerare iniziata.
La mutazione è irreversibile quando i cancerogeni sono inizianti e genotossici che esplicitano la loro
azione impedendo ad una cellula di rispondere ai normali meccanismi di riparazione e svicola da
questi normali meccanismi, essa è in grado di proliferare senza controlli = cellula iniziata; essa può
rimanere così anche per sempre, può anche non originare un tumore, senza evidenza clinica.
La cellula iniziata si trasforma per esposizione ad un promuovente ed entra nella fase di promozione.
Cancerogeno promuovente, agisce in diversi modi e ha come effetto finale lo stimolo della
proliferazione favorendo l’espansione clonale, dando luogo alla lesione preneoplastica, trasformandosi
in neoplasia vera e propria, anche malignità e metastasi.
E’un processo multifasico che mi porta alla manifestazione clinica del tumore fino a cancro invasivo
che dà luogo a metastasi.
Noi possiamo evidenziare i cancerogeni inizianti e promoventi.
-Inizianti: genotossici, il meccanismo viene evidenziato già dagli studi di mutagenesi. Essi non
permettono di evidenziare se è promovente.
Studi di cancerogenesi:
-Identificare il potenziale cancerogeno nell’animale da esperimento e valutare il rischio per l’uomo
-Dispendiosi, lunghi e quindi applicabili solo per composti per cui è previsto un trattamento a lunga
durata (minimo 6 mesi) o per cui esistono indicazioni da precedenti studi di potenziale effetto
-Richiesti per farmaci per cui è previsto un uso discontinuo ma cronico o ricorrente (riniti allergiche,
depressione, ansia).
-Farmaci con uso infrequente o con brevi regimi di trattamento (anestetici, traccianti marcati) non
necessitano questi studi
La mutagenesi è un evento acuto per avere un effetto basta un’unica esposizione non c’è una NOEL
identificabile. Aumentando l’esposizione aumenta la probabilità che l’evento si verifichi.
Basta un'unica esposizione e si può accusare il danno che è irreversibile.
Sostanze cancerogene promuoventi: sarà possibile definire una dose una NOEL
Necessarie più esposizioni per stimolare l’espansione clonale e dosi ripetute e di conseguenza
esposizione cronica ripetuta per molto tempo.
Mutagenesi si fa per tutte le sostanze, se hanno potenziale impatto sulla salute. Se i risultati sono
negativi se la sostanza è un potenziale farmaco che prevede esposizione ripetuta si va avanti con la
cancerogenesi.
FATTORI DA CONSIDERARE:
-Indicazioni di potenziale effetto: mi baso su quello che so sulla particolare molecola, ed esposizione
prevista per l’uomo e studi disponibili fino a quel momento. Se si hanno sostanze che hanno relazione
struttura-attività, se esse hanno strutture simili a sostanze già precedenti in studio chiaramente
bisogna procedere.
Se si hanno studi sull’animale con lesioni preneoplastiche dopo una somministrazione ripetuta,
quando si fanno analisi istopatologiche si vedono se ci sono lesioni di tipo preneoplastico per capire se
la sostanza da già delle lesioni. Questa sostanza anche si può accumulare nei tessuti, campanello
dall’arme per cancerogenesi.
-Genotossicità: deve essere negativa
-Indicazioni e pazienti: fattori collegati all’indicazione terapeutica della sostanza e al tipo di pazienti.
Se i farmaci sono stati sviluppati per patologie degenerative e altamente debilitanti, potrebbe
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migliorare la sintomatologia del paziente. Questi studi possono essere condotti anche dopo
immissione in commercio. Passa in secondo piano l’essere potenzialmente cancerogeno più
importante migliorare le condizioni di vita dei pazienti, sapendo che il paziente non avrà
un’aspettativa di vita tale per lo sviluppo di un tumore.
Se l’aspettativa di vita della popolazione è breve (<2-3 anni) non vengono richiesti.
Disegno sperimentale:
Identificazione delle specie animali più opportune per il test della sostanza. Si seguono le linee guida
che dice quali specie utilizzare per gli studi: ratto e topo, che richiedono poco spazio, costi contenuti.
Ci sono specie animali particolarmente sensibili a determinate sostanze, alta incidenza spontanea di
tumori.
-Animali: 2 specie, scartando quelle con alta incidenza spontanea di tumori, 50 animali per sesso e per
dose
-Via di somministrazione: quella proposta per l’uso clinico, con somministrazione giornaliera
-Dosi: 3 livelli di dosi. La più alta deve produrre un minimo effetto tossico (calo ponderale del 10%). La
dose più bassa è quella che produce l’effetto farmacologico nell’animale. Quella intermedia è la media
geometrica tra le altre.
-Durata: 24 mesi per il ratto, 18 mesi per il topo
I Livelli di dose vengono definiti dagli studi precedenti, tossicità per estrazione singola e tossicità
subcronica, avere indicazioni sulla MDT. Dose che mi dà effetto tossico evidente ma che non porta a
grave tossicità ma che permette di evidenziare un certo effetto tossico.
La dose più alta testata è la MDT: si evidenzia un calo ponderale del 10% del peso dell’animale.
Si deve arrivare in fondo allo studio definendo una NOEL.
Osservazione dell’animale:
-osservazione comportamentale
-necropsia,
-istopatologia (si parte dagli animali tratti con la dose più elevata e se si osservano tumori si va alle
dosi più bassa per definire la NOEL): indagine microscopica su organi e tessuti degli animali trattati
con la dose massima, per vedere se una sostanza è cancerogena. Posso evidenziare una serie di altre
informazioni che sono tipicamente collegabili al meccanismo d’azione: sviluppo di tumori comuni vs
rari, progressione da neoplasie benigne a maligne, combinazione di tumori benigni e maligni, latenza
nell’induzione di tumore, molteplicità di induzione, presenza di metastasi
-lista di tessuti da studiare per identificare le possibili lesioni causate a carico di specifici organi a
seconda della sostanza (slide 8)
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Tratto l’animale con la sostanza in studio, dopo si va a vedere se nel fegato sono presenti dei foci
positivi per la forma placentare della GSH-transferasi (forma enzimatica che non c’è nell’individuo
adulto sano). Alto grado di proliferazione e differenziamento cellulare.
Cellule tumorali analogamente a quelle fetali sono caratterizzate da una grande proliferazione e scarsa
differenziazione.
Si fa sul fegato perché è l’organo di primo passaggio, perché deputato al metabolismo, e dove avviene
la trasformazione in metaboliti.
Test a medio termine multiorgano
Si inizia la cancerogenesi in vari organi in base alla organospecificità dei singoli cancerogeni che
agiscono con meccanismi di azione diversi
Questo test e altri di cancerogenesi si possono fare anche in vitro, sfruttando la trasformazione
cellulare: metto cellule in coltura poi, si applica il trattamento con noto promuovente e evado a vedere
se ho foci positivi per la GSH transferasi.
Promuovente: esteri del forbolo.
Invertendo i fattori: prima iniziante poi trattamento cronico con la sostanza e si va a vedere se ho foci
positivi.
Permette di avere delle importanti informazioni sulla sostanza e fare un primo screening.
Si può cominciare a capire se la sostanza è da tenere d’occhio o se è un potenziale cancerogeno o se
non da problemi in vitro ecc.. poi si può procedere con test in vivo sull’animale.
Potrebbero esserci saggi a breve termine tra i saggi di mutagenesi e quello NDEA, per avere
informazioni in vitro in senso di studio di cancerogenesi vera e propria.
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Si utilizzano anche studi già presenti in letteratura, su analoghi strutturali, per capire come procedere
su quelle sostanze.
Agli studi che valutano la tossicità di una sostanza nelle prime fasi del ciclo riproduttivo: fertilità ,
capacità che si instauri una gravidanza, ecc…
a questi studi seguono gli studi che valutano i vari stadi di gravidanza.
Si possono affiancare gli studi generazionali: rappresentano esposizioni a lungo termine anche a
basse dosi, permettono di vedere se l’esposizione sul lungo termine anche di generazioni produce un
effetto tossico.
Si deve sempre considerare l’uso del prodotto: ci sono farmaci tipicamente rivolti per le donne in
menopausa, non mi interessa se impatta sulla riproduzione del soggetto. Invece un farmaco che viene
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somministrato in età fertile: farmaco per acne cistica che viene somministrato spesso in associazione
alla pillola, viene fatto firmare un foglio per far sì che la paziente non instauri una gravidanza.
Si devono considerare pure i dati di tossicità che io già possiedo riguardanti analoghi strutturali.
Farmacodinamica e cinetica sono fondamentali per capire se la sostanza ha impatto sul nascituro
anche se è in grado di passare la placenta, se la sostanza passa nel latte materno.
La combinazione degli studi sul processo riproduttivo e su quelli generazionali consente l’esposizione
dell’animale adulto e a tutti gli stadi di sviluppo, dal concepimento alla maturità sessuale.
DOSI:
Le dosi vengono scelte sulla base delle informazioni derivanti dagli studi di tossicità condotti
precedentemente, frazioni della MDT (dose più alta che genera effetti tossici, non così gravi da
compromettere condizioni di vita dell’animale ma segni di tossicità rilevabili). I livelli di dose sno tre:
-la dose più alta è quella che genera i minimi effetti tossici es. riduzione del peso corporeo MDT.
-Ridotta di 2-4-10 volte.
-devono permettere di ricavare la NOAEL. Essa può essere ricavata da diversi studi e in base a questo
si ha un diverso impatto in base al rischio sull’uomo.
Noel: dose più alta in cui non abbiamo effetto tossico. Si ricava anche dagli studi di tossicità a lungo
termine, animali esposti per un tempo superiore al 50% della loro vita.
SEGMENTO DI STUDIO:
-fertilità : maschio e femmina
-sviluppo embrio-fetale: femmina in gravidanza
-sviluppo peri- e post-natale: femmina in gravidanza
Studi di fertilità :
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Una cosa che bisogna prendere in considerazione è la grossa differenza tra sesso maschile, le donne
nascono con numero di ovociti fisso alla nascita ed essi matureranno nel corso della vita della donna,
ad ogni ciclo ci sarà maturazione di un ovulo. Questi ovuli finiscono e la donna va in menopausa. Al
maschio non succede: la spermatogenesi si protrae per tutto l’arco della vita.
L’impatto a carico degli ovociti è più grave, un impatto su spermatozoi è molto meno grave, perché
spermatogenesi può durare tutta la vita e produrre nuovi spermatozoi: l’infertilità può durare per un
periodo breve.
Durante gli studi di fertilità la somministrazione dello xenobiotico avviene prima e durante il periodo
dell’accoppiamento, si simula quello che può avvenire. Bisogna valutare se l’accoppiamento avviene in
maniera corretta: ci sono sostanze che diminuiscono la libido e le capacità eiaculazione.
Si va a vedere se si ha una corretta ovulazione e fecondazione e se poi viene portata avanti la
gravidanza dall’impianto dell’ovulo (fase delicata).
Si valuta la condizione dell’omeostasi materna per vedere se procede correttamente la gravidanza.
Ogni maschio viene stabulato con più femmine, si valuta quante femmine rimangono gravide.
Per ogni femmina ci si aspetta che nascano certo numero di piccoli, si va a valutare quanti sono sani e
quanti presentano anomalie.
ES: effetti del fumo di sigaretta: nascita di bambini sottopeso, non corretta ossigenazione della
placenta e non corretto passaggio dei nutrimenti al bambino.
Maturazione funzionale: stimolazione palpebrale, corneale ed auricolare.
Sviluppo neuromuscolare: primi segni di movimento [1° giorno], passaggio da strisciare a camminare
[9°-10°g], riflesso di raddrizzamento statico ed in aria.
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Riflesso raddrizzamento statico in aria: quanto impiega il cucciolo a posizionarsi correttamente per
cadere e atterrare sulle 4 zampe. Si prende il cucciolo per la coda si fa perdere l’orientamento e lo si
lascia cadere e osservando cosa fa l’animale si dà un diverso punteggio e si osserva quante volte
l’animale atterra correttamente.
Punteggio crescete in funzione del numero di volte che non cade correttamente.
L’animale tende a cadere sul fianco per proteggere schiena e testa. Se l’animale cade sulla schiena
quanto tempo ci mette a riassumere una posizione corretta?
Questo test definisce la teratogenicità di una sostanza: si valutano quante deviazioni dal normale
sviluppo ho, quanti cuccioli sarebbero nati con ridotto peso, aborti spontanei (gravi aneuploidie,
poliploidie), e si vanno a valutare anomalie e malformazioni.
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-Informazioni: effetti sull’ultima fase di gestazione, sul parto, sull’allattamento e sullo sviluppo dei
piccoli
STUDIO MULTIGENERAZIONALE:
Si testano 3 livelli di dose, somministrati a 25 ratti di entrambi i sessi/gruppo.
Generazione P: parentali maschi e femmine che vengono esposti in età fertile, prima del concepimento.
Oppure vengono esposti durate tutto il periodo dell’allevamento per simulare un’esposizione più
prolungata. Le femmine gravide continuano l’esposizione durante la gravidanza e l’allattamento.
Piccoli nati: Generazione F1
I neonati vengono esposti in utero e durante l’allattamento, l’esposizione continua con la dieta, e poi
vengono fatti accoppiare.
Piccoli nati: Generazione F2
Esposta in utero e durante l’allattamento, stop allo svezzamento.
Osservazioni ed esami: percentuale di femmine (F1 e F0) che rimangono gravide; il numero di
gravidanze che giungono al termine senza problemi, il numero di neonati per cucciolata, il numero dei
cuccioli nati vivi e dei cuccioli nati morti. I neonati delle diverse generazioni vengono periodicamente
pesati e viene assegnato loro un punteggio indicativo della vitalità .
Informazioni:
-Generazione P: dati sulla fertilità e la gestazione
-Generazione F1: dati su ambiente intra-uterino, allattamento, sviluppo; indicazioni sul possibile
accumulo di sostanze.
-Generazione F2: dati su possibili danni ereditari
TOLLERABILITA’ LOCALE
Finalità : valutare se un prodotto medicinale è tollerato in siti dell’organismo che possono venire a
contatto con il prodotto come risultato della sua somministrazione nell’uso clinico o di esposizione
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accidentale o inevitabile. Nel disegno sperimentale si devono considerare: ¨le proprietà chimico-fisiche
del prodotto nella sua formulazione prevista ¨i dati farmacodinamici, tossicologici, farmacocinetici
Vengono effettuati a livello dermico ed oculare. Si valuta come viene tollerato dall’organismo un
prodotto medicinale o si stima un’eventuale esposizione dermica od oculare ad una sostanza in caso di
incidente.
Pomate e colliri sono preparazioni che prevedono un mix e devono essere testate in toto, tutta la
formulazione deve essere testata. Si testa la pomata e il collirio così come sono, prendendo in
considerazione le proprietà chimico-fisiche (pH) e tutte le caratteristiche degli eccipienti e dei principi
attivi contenuti nella formulazione.
Una volta assorbita la sostanza, gli effetti sono monitorati e si può verificare:
-tollerabilità locale
-effetti sistemici del principio attivo.
Assorbimento: quando si parla di contatto con la cute e con l’occhio, quanto prodotto viene assorbito?
I cosmetici non devono contenere sostanze che penetrino oltre un certo livello nel derma. Se
l’assorbimento si devono escludere gli effetti sistemici, perciò non vengono richiesti ulteriori studi.
Non vengono richiesti ulteriori studi anche se il prodotto è assorbito, ma la tossicità sistemica è già
stata studiata adeguatamente.
Tollerabilità locale
-tossicità cutanea
-tossicità oculare
TOSSICITA’ CUTANEA
-Cute: epidermide e derma
-Epidermide: epitelio pavimentoso stratificato (strato corneo, strato lucido, strato granuloso, strato
spinoso, strato basale) Cheratinociti, melanociti, cellule di Langherans.
-Derma: lamina di tessuto connettivo, vasi sanguigni e formazioni nervose, apparati piliferi e
ghiandolari.
-Ipoderma: strato di connettivo lasso ricco di fibre elastiche
Concetto di assorbimento: spalmo la preparazione sulla cute e verrà più o meno assorbita in funzione
di parametri e fattori: permeabilità, tempo di esposizione, concentrazione della sostanza, superficie
cutanea, modalità di applicazione, stato di salute della cute, veicolo. Inoltre bisogna tenere conto della
lipofilia della sostanza, più essa è lipofila più sarà assorbita in maniera efficiente.
Irritazione: fenomeno infiammatorio reversibile a seguito dell’esposizione sostanze acide. Cute più o
meno irritata, il grado viene valutato in seguito a somministrazione singola ad intervalli precisi.
Corrosione: danno tissutale irreversibile, sostanze basiche. Necrosi, danno profondo del tessuto
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Fasi sperimentali: test Drize
L’animale scelto è il coniglio perché è di facile stabulazione ed è di dimensioni tali da permettere
l’osservazione sulla stessa superficie in cui è avvenuta l’applicazione in maniera efficiente. La sostanza
viene applicata sulla schiena divisa in zone e si controlla l’effetto paragonandola ad una zona non
trattata. Si considerano almeno 3 animali.
Dose: 0,5 ml di liquido o 0,5 g di solido applicati sulla cute rasata con un bendaggio semi-occlusivo
(esposizione: 4h) , per favorire l’assorbimento della sostanza applicata. La differenza la fa il fatto di
avere la cute coperta o meno; fasciare la zona permette un maggior contatto con la sostanza e crea un
ambiente umido e caldo che favorisce assorbimento della pomata. L’osservazione dura fino a 14 gg
osservando effetto a diversi intervalli di tempo. Osservo ad intervalli più ravvicinati e poi
quotidianamente (valutazione di eritema ed edema a 30 e 60 min e 24, 48, 72 h dopo la rimozione del
bendaggio), si dà un punteggio visivamente, è l’operatore che osserva la cute e decide il punteggio a
seconda dell’entità dell’effetto prodotto (punteggio da 0 a 4).
Le zone cutanee sul coniglio possono essere trattate con nulla e fungere da Ctr -, con la sostanza in
studio o con il solvente se è responsabile dell’effetto tossico.
Sono presenti anche Ctr +, vengono trattati con una sostanza che da nota irritazione e si paragonano le
varie zone trattate e in funzione di quanto si reputa grave si attribuisce un punteggio da 0 a 4.
L’animale viene immobilizzato, oppure vengono messi quei collari per evitare di leccare le ferite,
criticato dagli animalisti; stress per l’animale.
TOSSICITA’ OCULARE
Indica l’esistenza di un possibile pericolo derivante dal contatto con l’occhio o membrane mucose.
L’occhio è composto da tantissime parti che possono subire diversamente il danno a seconda
dell’esposizione ed esso può avere conseguenze più o meno gravi.
Prima barriera: cornea e congiuntiva, cornea barriera protettiva sull’occhio che non deve essere
danneggiata.
Congiuntiva: irrorata di sangue, possono manifestarsi infiammazioni e infezioni (congiuntivite),
reazione immediata, la principale.
Altre strutture: iride, cristallino, corpo ciliare e umor acqueo, retina, coroide, nervo ottico (cecità ).
Animale: coniglio, si usano almeno tre animali, iniettando nell’occhio dei quantitativi di liquido che
corrispondono alla posologia o 0,2 ml di liquido.
Le proprietà chimico-fisiche devono essere tenute in considerazione: non vengono valutate sostanze
con pH<2 o pH>11.5
Osservazione: 21 gg e ad intervalli precisi (1, 24, 48, 72 h dopo l’applicazione).
Valutazione: punteggio da 0 a 4 in funzione della gravità del danno che vedo osservando l’occhio
esternamente
Danno: arrossamento evidente e visibile a tutti.
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Modelli che utilizzano dischi di pelle di ratto, sacrificati per altri motivi.
Validati dall’ECVAM come test validi ed idonei per irritazione e corrosione a livello dermico.
EPISKIN
Coltivazione di cheratinociti umani su una matrice di collagene in condizioni tali da permettere il loro
differenziamento e la ricostituzione di epidermide con strato corneo funzionale. Il potenziale tossico è
predetto dalla capacità di indurre effetti citotossici (MTT).
Test No. 431: In vitro skin corrosion: reconstructed human epidermis (RHE) test method
Test No. 439: In Vitro Skin Irritation: Reconstructed Human Epidermis Test Method
Marchio brevettato dai laboratori Loreal,
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