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(Tesi) Maria Verza VIVIAN LAMARQUE: LE RACCOLTE IN VERSI

Anche l’esperienza terapeutica di Vivian Lamarque, narrata nelle tre raccolte


dedicatele, è giocata sul sentimento d’affetto e d’amore provato per l’analista e
sull’inevitabile frustrazione conseguente alla presa di coscienza
dell’impossibilità di quella relazione amorosa tanto desiderata.
Dell’impossibilità di questo amore si rende conto l’autrice stessa, che infatti dal
Il signore d’oro e Il signore degli spaventati a Poesie dando del Lei cambia
tono e modi di raccontare dell’innamoramento.
In quest’ultima raccolta, l’autrice tratta l’argomento in modo più diretto e
consapevole, oltre che con molta più ironia, arrivando in fine ad ammettere a se
stessa il perché del distacco del Dottor B.M., il signore mai, a cui non si poteva
stare sempre sempre vicini, e di cui nella prima raccolta scriveva nei sogni
baciabilissimo, intoccabile come un filo scoperto nella realtà, era quel signore.
Credevo non mi amasse/ perché è vietato/ forse invece non mi ama/perché non
è innamorato ammette lucidamente in Poesie dando del Lei, ma prima di
arrivare a questa ammissione, le altre due raccolte della trilogia propongono
un’alternanza continua tra l’illusione di poter realizzare il proprio amore per il
Dottore, e la delusione per la di lui distanza e “freddezza” amorosa.
Una signora si innamorava sempre di più e un signor e si innamorava
sempre di meno./ Era tutto il contrario di un amore corrisposto, scrive in Il
signore della scaletta, dove proprio la scaletta dovrebbe essere l’escamotage
per raggiungere eventualmente l’altissimo letto del signore, permettendo così la
realizzazione di quell’amore irraggiungibile. Anche in il signore meno ammette
la distanza affettiva dell’analista amato:
Ognuno era più innamorato di lui. Non sentiva la tua mancanza, non gli venivi mai in
mente, non ti veniva a trovare, non ti faceva mai una telefonatina, non ti scriveva da
nessun luogo, non ti accarezzava minimamente. Almeno dava baci? Mai. Nessuno era
meno innamorato di lui. Era il meno innamorato di tutti i signori del mondo

Queste constatazioni della resistenza del Dottore ad amare la sua paziente non
frenano però Vivian nei suoi tentativi di conquistarlo con mille attenzioni,
regalini, bigliettini, poesie, ricordando l’ossessività fantasiosa di L’amore mio è
buonissimo della raccolta Teresino. Nel 1981 all’amore mio la Lamarque
scriveva di aver messo sotto il tergicristallo dell’amore mio un bigliettino, di
volergli regale una poltrona, perché la sua non è molto comoda, e poi anche
di potergli fare tanti piaceri/ per esempio commissioni in centro/ o battere a
macchina/ o delle altre cose anche se un po’ noiose/ come per esempio fare le
code. Così anche nella trilogia Vivian porta al suo signore regali addirittura
V.L., Il signore della lettera il regalo è Vivian stessa:
a un signore per le vacanze partito una signora inviò in fretta in fretta una lettera
con dentro- se stessa. Con l’esuberanza di una bambina felice la signora di lui
innamorata esclama Buonapasqua buonapasqua
e in un altro componimento ammette che Gli scriveva lunghi foglietti che il
signore leggeva meticolosamente, prima di accantonare.
Anche in Poesie dando del Lei sono molti i regali che la paziente fa al suo
dottore, nel tentativo di conquistarne se non l’amore almeno l’affetto:
Millissimi uccellini/ io Le mando!
Conoscessi il punto esatto/
dove comincia il cielo/ immediatamente mi ci recherei/ a prenderne un pezzetto
da recapitarLe –con fiocco;
Attraverso il suo finestrino abbassato/ un furtivo
sacchetto di pane fresco fresco/ ho infilato...
Un intero testo è dedicato all’elenco dei regali per l’amato (una simile lista
compariva anche in Teresino, nel testo dedicato a G. e intitolato
emblematicamente Regali di Natale):
In dote io Le porto
foglioline di salvia
e di rosmarino
più mille poesie circa
più quello stralunato ritrattino
tutto qui?
no anche un fiore con dentro
un’ape in velo da sposa
più una goccia di miele
più una spina di rosa
tutto qui?
no anche il resto del modo
più un cielo gentile
più i colori che vuole
più il doppio della metà
di tutto il mio cuore.
A proposito di questi continui piccoli regali e pensieri per il Dottor B.M.,
l’autrice in un’intervista racconta:
All’inizio lui, il mio analista, era la mamma e io-proprio come una bambina che
vuole disperatamente essere amata, gli portavo di tutto: fiori, rami, sassolini, pane,
latte, disegni, piantine, giocattoli dell’infanzia. E soprattutto lettere e poesie...
La complessità dei sentimenti provati dalla Lamarque durante la terapia nei
confronti del proprio analista non si limitano così al solo innamoramento per il
Dottor B.M. Il mio Dottore ha rappresentato tutte le madri e tutti i padri che
avevo perso per strada. Una catena di separazioni, di lutti, che mi rendeva la
vita insopportabile dichiara l’autrice.

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