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UNIVERSITÀ PONTIFICA SALESIANA

Facoltà di Teologia

Don Pietro Ricaldone

Esercitazione scritta
per il Corso di Storia della Congregazione e dell'Opera Salesiana (TB1414)
presentata al prof. Wim COLLIN
dallo studente Filip GALE (22815F)

Roma, a.a. 2019/2020


Don Pietro Ricaldone
Il IV. successore di don Bosco (1932 – 1951)

1. Biografia di don Ricaldone

Pietro Ricaldone nasce il 27 luglio 1870 da Luigi e Candida Raiteri a Mirabello nel Monferrato. I
Ricaldone erano noti nel Monferrato per il loro carattere intransigente e per la loro rettitudine, per il
senso del dovere, per la loro fedeltà e carità verso i poveri, per l'onestà e per l'austerità, per
l'attaccamento al lavoro e al risparmio, cioè tutte le doti che caratterizzeranno Don Pietro Ricaldone nel
suo rettorato. Conosce i Salesiani frequentando la terza elementare dai Salesiani ad Alassio, per
consiglio dello zio don Giuseppe, e dopo continua la sua educazione a Borgo San Martino dove
trascorrerà la quarta e quinta elementare e le prime tre classi ginnasiali. Qui incontra ripetutamente Don
Bosco. Per la quinta ginnasio passa al convitto civico di Casale Monferrato e, bocciato, entra nel
seminario di Casale Monferrato, dove completa il corso ginnasiale e frequenta il primo anno di
filosofia. A settembre 1888 entra come aspirante salesiano a Torino Valsalice, dove fa il noviziato e il
23 agosto 1890 fa la professione religiosa; il 2 settembre parte per Utrera come sua prima obbedienza.
Dopo la sua professione comincia il periodo spagnolo (1890 – 1911). Il lavoro apostolico in Spagna
e in particolare in Andalusia, sotto la guida di Don Ernesto Oberti e Don Filippo Rinaldi, sviluppò in
lui l'intrapredenza, lo spirito di lavoro e di sacrificio, l'amabilità, la comprensione dei giovani e dei loro
interessi e la genialità di andarvi incontro, creando attorno a sé un clima di entusiasmo, di simpatia e di
allegria. Mentre fa il tirocinio pratico di vita salesiana come insegnante della scuola elementare a
Utrera e poi a Siviglia, frequenta in casa anche i corsi di teologia. Consegue il baccellierato di secondo
grado e frequenta il primo anno dell'Università. Si dedica all'oratorio di Siviglia che si stabilirà nel
1893 e diventerà quotidiano. Il 27 maggio 1893 viene consacrato sacerdote. Non aveva ancora 23 anni.
L'anno successivo è nominato direttore di Siviglia e dà all'Opera salesiana una conformazione come
l'oratorio di Torino-Valdocco: oratorio, scuole professionali, scuola, tipografia e libreria. A maggio
1901, essendo stato nominato Don Rinaldi Prefetto generale, egli è nominato Ispettore della nuova
Ispettoria Betica di Maria Ausiliatrice (con 7 case). Per due anni continua ad essere anche direttore di
Siviglia. Nel 1911, essendosi ritirato il Consigliere Professionale Don G. Vespignani, il Rettor
Maggiore Don Paolo Albera chiama Don Ricaldone al nuovo compito e comincia il suo periodo del
servizio nel Consiglio generale.
Come Consigliere Professionale Generale trascorrerà 11 anni (1911 – 1922). Cura lo sviluppo
numerico delle scuole professionali industriali e il loro aggiornamento come strutture, come
attrezzature e come contenuti. Sviluppa le scuole professionali a carattere agrario, determinandone i
programmi. Raccomanda e si impegna per la formazione dei Coadiutori salesiani. Stimola e segue le
pubblicazioni di manuali per ogni arte e mestiere. Il 24 aprile 1921 Don Filippo Rinaldi è eletto Rettor
Maggiore e Don Ricaldone Prefetto Generale.
Come Prefetto Generale aveva tanti compiti: primo collaboratore del Rettor Maggiore e suo
sostituto quando fosse assente o impedito, fare le sue veci in quelle cose di cui fosse incaricato, tenere
la contabilità della Congregazione, la presidenza dell'ufficio dei Cooperatori Salesiani, la cura dei
missionari che ritornavano in patria e la vigilanza sul santuario di Maria Ausiliatrice. Intensifica la
propaganda missionaria (Crociata missionaria), organizza la partecipazione dei salesiani all'esposizione
missionaria mondiale a Roma nel 1925 e quella salesiana a Torino in occasione del cinquantesimo delle
missioni salesiane. Segue le case di formazione e organizza il Capitolo Generale XIII, le feste per la
beatificazione di Don Bosco.
Svolgendo tutti questi compiti, ha potuto conoscere personalmente la più parte delle Opere e molti
confratelli come Visitatore Straordinario (per esempio Stati Uniti, Messico, Palestina, Francia, Belgio,
India, Cina, Giappone, Tailandia ecc.).Ha potuto vivere una ricca esperienza di governo (direttore,
ispettore, consigliere professionale, prefetto generale). Per questo viene eletto plebiscitariamente al
primo scrutinio nel 1932 come Rettor Maggiore e nel 1947 fu rieletto in primo scrutinio con 92 voti sul
108.
Della sua instancabile azione come Rettor Maggiore si colgono alcuni filoni. Al primo posto si è
impegnato per la formazione dei Salesiani. Redasse i regolamenti per ogni stadio della formazione
iniziale. Per i Coadiutori trasformò in magistero le Case di formazione del Rebaudengo (per i
meccanici, i falegnami, e gli elettricisti), di Cumiana (per l’agricoltura), del Colle Don Bosco (per l’arte
grafica) ecc. Nel 1940 avvia a Torino il Pontificio Ateneo Salesiano (PAS) con le facoltà di Filosofia,
Teologia e Diritto Canonico. Nel 1941 dà inizio all’Istituto Superiore di Pedagogia; ritenuto la prima
facoltà di pedagogia fondata in Europa. Il secondo filone sarebbero i missionari: durante il suo rettorato
furono inviati 1629 missionari.
Al centro della sua attività è sempre stata la gioventù povera e abbandonata. Per loro apre gli
oratori, gli orfanotrofi, le scuole professionali, le scuole, le compagnie religiose. Quello che unisce tutti
i tipi delle Opere è il catechismo e per questo comincia con la Crociata catechistica (fonda l’Ufficio
Catechistico Centrale Salesiano, rilancia la rivista “Catechesi”, fonda la Libreria della Dottrina
Cristina). Prende cura dei ragazzi della strada e degli operai e guida la Congregazione durante un
periodo difficile della storia – la seconda guerra mondiale.
Il rettorato di Don Ricaldone è stato segnato dalla canonizzazione di Don Bosco, dalla
beatificazione e canonizzazione della Mazzarello, dalla beatificazione di Domenico Savio. Ha potuto
celebrare il settantesimo della consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice e fece tutto per
svilupparla (l’allargamento della basilica). Ha celebrato anche il suo giubileo sacerdotale il 27 maggio
1943 nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino.
Muore il 25 novembre 1951. Con Don Ricaldone si chiude il periodo dei Superiori Maggiori che
hanno conosciuto personalmente il Fondatore e sono vissuti accanto ai primi discepoli del Santo.

2. Fedeltà a Don Bosco Santo

Il suo programma è stato la fedeltà assoluta a Don Bosco. Così si esprimeva confidenzialmente a
Don Dalla Nora: „Io mi sono proposto di essere assolutamente fedele a Don Bosco. Siccome ho
coscienza di trovarmi in posizione di grande responsabilità e di partecipare ormai all'ultima
generazione che convisse accanto al Padre e che di lui visse, così ho ritenuto necessario stendere per
iscritto quanto da lui appresi. Solo questa è stata la preoccupazione dei molti miei interventi scritti e
orali.“1 Così il biografo: „Che egli fosse consapevole di avere come dono elargitogli da Dio in vista
della sua missione di Successore di Don Bosco e di conservatore del suo spirito, una intuizione
profonda di quanto era essenza e sostanza di spiritualità salesiana, è evidente, dalla sicurezza con cui
sostenne i suoi principi direttivi quali espressioni del genuino spirito del Fondatore.“2
1
F. Rastello, Don Pietro Ricaldone. Volume II, Editrice SDB, Roma 1976, 479.
2
Ibid., 485.
Per questo ho scelto di leggere la sua strenna per il 1935 che ha scritto dopo la canonizzazione di
Don Bosco chiamata Fedeltà a Don Bosco Santo. Mi fermo sulle prime pagine che parlano della fedeltà
alle nostre Costituzioni e Regolamenti.
All'inizio dice che con la canonizzazione di Don Bosco in noi dovrebbe nascere il desiderio di
essere legati più strettamente alla Congregazione. Bisogna riflettere sui nostri inizi, sui nostri sogni e
sulle nostre difficoltà, riconoscere i benefici ritenuti che la Congregazione ci ha assicurato ed essere
imitatori di Don Bosco.
Imitare Don Bosco significa acquistare il suo spirito spogliendoci da tutto quello che è nostro, cioè
diventare l'uomo nuovo con le virtù di Don Bosco. Ma chi ci assicura che questa è una strada buona? È
la Chiesa che ha riconosciuto in Don Bosco il dito di Dio e che l'ha proclamato santo. Vuol dire ha
riconosciuto che la strada di Don Bosco ci porta alla santità e bisogna che anche i suoi figli la prendano
sapendo che così non perderanno mai la loro vocazione. È la volontà di Dio per loro.
Ma come prendere la strada di Don Bosco se lui non è presente più tra noi? Don Ricaldone
sottolinea l'osservanza delle Regole che era lo scopo principale di Don Bosco Fondatore. Esse sono
tutto Don Bosco. Basta ricordarsi l'episodio con Don Cagliero ed i primi missionari prima della loro
partenza per la Patagonia. Tutta la sua anima, i sentimenti, lo zelo, i criteri di apostolo, le virtù, i
desideri, la mente, il cuore, le opere si trovano nelle Costituzioni. Conoscere le Costituzioni significa
conoscere profondamente Don Bosco. Amare Don Bosco significa amare le Regole.
Per suscitare quel desiderio di osservarle Don Ricaldone richiama tutte le fatiche che Don Bosco
doveva sopportare per ottenere l'approvazione delle Regole. I viaggi lungi, le umiliazioni, le tentazioni
del diavolo che cercava a distruggerlo, le innumerevoli prove da parte dei prelati che dovevano
approvarle.
Sottolinea anche l'origine divina delle nostre Costituzioni e che questa è la fortuna dei religiosi,
cioè basta prestare la fiducia, coltivare l'amore verso Dio e Don Bosco e riusciremo a raggiungere la
nostra santificazione. Consiglia anche alcune pratiche per la loro lettura e la meditazione quotidiana
così che diventano il punto di riferimento per misurare la nostra fedeltà, il nostro stile di vita, ma anche
il punto di partenza per attingere lo spirito salesiano.

3. Riflessione personale

Perchè ho scelto Don Pietro Ricaldone e la sua strenna per il 1935? Per quello che lui sottolineava
per tutto il suo rettorato: la fedeltà a Don Bosco. Provengo dall'ispettoria croata che dopo la seconda
guerra mondiale era sotto l'nfluenza del regime comunista. I confratelli non potevano svolgere le loro
attività con il pieno spirito salesiano, erano costretti a diminuire la loro presenza e vivere come i preti
diocesani. Noi giovani confratelli siamo grati a loro e al Signore perchè hanno trasmesso il carisma fino
ai nostri giorni, hanno dovuto fare tanti sacrifici per poter custodire quella fiamma dello spirito
salesiano.
La fiamma purtroppo doveva subire alcune conseguenze di questo periodo difficile. Si è persa quella
caratteristica che ci distingueva dai preti diocesani.
La seconda ragione è che finche non sono arrivato in Italia non avevo una chiara immagine dello
spirito salesiano. Grazie al Signore, la nostra ispettoria negli ultimi anni ha tante vocazioni, ma
maggioranza viene dagli ambienti non salesiani e mischiano tante diverse spiritualità con la spiritualità
salesiana. Come ragazzo ho trascorso tutto il tempo in oratorio dove ogni anno veniva un tirocinante
che tornava dall'Italia e in loro ho cominciato a conoscere quello spirito salesiano. Queste due
esperienze non andavano d'accordo e dovevo cercare una risposta.
Grazie alla formazione che ho ricevuto in noviziato e postnoviziato ho trovato la risposta. Volendo
approfondirla ho cominciato a leggere la strenna di Pietro Ricaldone. Una figura che nonostante le
difficoltà che vive rimane fedele ai propositi che ha promesso di osservare con la professione religiosa.
Mi ha fatto conoscere quanto è importante la nostra vocazione e che Dio presta fiducia a noi di
mantenerla e svilupparla il più possibile.
La cosa che mi rimarrà da lui è questa sua frase: „Chi ignora o conosce meno dovutamente D.
Bosco non è un vero salesiano, sarà incerto sulla via da seguire, snaturerà le opere e la figura del Padre,
comprometterà l'avvenire stesso della nostra Società. Cerca di conoscerlo bene il Padre nostro, di
conoscerlo tutto, di penetrarne la mente e il cuore, di avere i battiti dello stesso suo spirito di riprodurlo
fedelmente nella tua vita colle sue idee, iniziative, tradizioni, col suo metodo, con tutta la grande anima
sua.“3

3
Ibid., 68

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