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I DIRITTI DELLE DONNE

Da Olympe de Gouge alla rivendicazione dei diritti


OLYMPE DE GOUGES

Ritratto di Olympe de Gouges


LA VITA
● Olympe de Gouges nasce nel 7
maggio del 1748 a Montauban, è
dichiarata figlia di Pierre Gouze e di
Anne-Olympe Mouisset, si sposa nel
1737, ma capisce ben presto di essere
figlia naturale di Jean-Jacques Le
Franc de Pompignan, padrino di sua
madre.
● Nel 1765 sposa Louis-Yves Aubry e si
trova subito madre di un bambino e
quasi subito vedova. Da allora ella
rifiuterà sempre di sposarsi,
definendo il matrimonio come la
tomba della fiducia e dell'amore.
Verso il 1770 lascia Montauban col
figlio Pierre, per andare a Parigi,
dove viveva la sorella sposta con un
medico, dove sperava di dare una
adeguata educazione al figlio.
PARIGI E IL TEATRO:

A Parigi lega con un alto funzionario


della marina, egli domanda di
sposarlo, ma ella rifiuta, nonostante
ciò, il loro legame dura fino alla
rivoluzione.
Dal 1778 iniziò a cimentarsi nello
scrivere delle commedie, dato che il
teatro era la sua passione.
Indipendentemente dal suo teatro
politico che manifestò ai tempi della
rivoluzione. Alcune delle sue
commedie le permisero di farsi
ammettere alla Società degli amici
dei Negri (1788), la lobby degli
abolizionisti creata nel 1788 da
Brissot.

Ritratto di Olympe de Gouge


LA RIVOLUZIONE
Nel 1788, pubblica due opuscoli politici
che suscitano clamore e dibattiti in quel
periodo. Olympe sviluppa allora un
progetto d'impostazione patriottica,
proponendo un vasto programma di
riforme sociali e societarie. Questi scritti
sono indirizzati ai club patriottici e a
diverse personalità. In questo luogo di
incontri culturali si difendeva il principio
di una monarchia costituzionale,
venivano discussi anche molti altri
argomenti concernenti l'emancipazione
della società francese e in particolare del
ruolo in essa della donna. Essa infatti
comincia a concentrarsi sui diritti della
donna e afferma:” Se la donna ha il
diritto di salire sul patibolo, deve avere
anche il diritto di salire in tribuna”.
Olympe de Gouges fa della difesa dei
diritti delle donne un compito che assolve
con ardore.
Nel 1793 ella assume l'accusa contro i
LA FINE
responsabili delle atrocità del 2 e 3 settembre
1792, indicando tra questi in particolare
Marat. Sospettando poi che Robespierre
aspiri alla dittatura, lo interpella con
numerosi scritti che le valgono una denuncia
al club dei Giacobini. Dopo la messa in stato
di accusa del partito dei girondini alla
convenzione, il 2 giugno 1793, indirizza una
lettera piena di energia e di coraggio
indignandosi di una misura presa contro i
principi democratici (9 giugno 1793). La
lettera è censurata già nel corso della lettura
di essa in una pubblica assemblea.
Opponendosi a una legge del marzo 1793
sulla repressione degli scritti denuncia il
fatto che essa confligge con i principi
repubblicani. Viene arrestata e deferita al
tribunale rivoluzionario il 6 agosto 1793 dove
viene messa sotto accusa per le posizioni
assunte. Trasportata in tribunale il mattino
Esecuzione di Olympe de Gouge
del 2 novembre, appena 48 ore dopo
l'esecuzione dei suoi amici girondini, viene
condannata a morte (3 novembre 1793).
LA DICHIARAZIONE
DEI DIRITTI DELLA
DONNA E DELLA
CITTADINA
«Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne»

Olympe de Gouge 1748-1793


COS’È
La dichiarazione dei diritti
della donna e della cittadina è
un’opera giuridica francese
Pubblicato nel settembre del
1791 dalla scrittrice Olympe de
Gouges, seguendo il modello
della dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino
pubblicata nel 1789.
È il primo documento a
invocare l’uguaglianza giuridica
e politica tra uomo e donna, e
fu pubblicata con lo scopo di
presentarla
All’assemblèe nationale.
«Uomo, sei capace d'essere giusto? È una donna che ti pone
la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto.
Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere

LA STORIA il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il


creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua
grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se
hai il coraggio, l'esempio di questo tirannico potere. Risali
agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta
infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia
la dichiarazione dei diritti della donna e organizzata; e rendi a te l'evidenza quando te ne offro i
della cittadina costituisce un’imitazione mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi
nell'amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai
in chiave critica della dichiarazione dei confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso
a questo capolavoro immortale. Solo l'uomo s'è affastellato
diritti dell’uomo, la quale indicava un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di
diritti solo per gli uomini, de Gouge scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di
sagacia, nell'ignoranza più stupida, vuole comandare da
infatti accusava la rivoluzione francese despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà
di essersi di fatto dimenticata delle intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i
suoi diritti all'uguaglianza, per non dire niente di più.
donne. Preambolo salina Daniele
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione,
È introdotta da una prefazione. L’opera chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale.
Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti
dichiara nel suo insieme la totale parità della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della
corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una
dei diritti tra uomo e donna. Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri
della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente
presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro
senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del
potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo
essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni
istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste
dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e
incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della
Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In
conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in
coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e
dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell'essere supremo, i
seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.
GLI ARTICOLI
Gli articoli sono 17 e sono simili a quelli contenuti nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
All’interno della dichiarazione sono quindi presenti una serie di articoli, alcuni dei quali , dimostrano
effettivamente che le donne di fatto non avevano tutti i diritti.
Attraverso altri articoli si vede come in realtà le donne non vogliano essere in alcun modo superiori ma
semplicemente al pari degli uomini.
In altri ancora si nota che su certi punti di vista era presente un opinione comune

Suddivisione degli articoli


I°-III° PRINCIPI FONDAMENTALI
IV°-IX° LA LEGGE E LA GIUSTIZIA
X°-XII° LIBERTÀ DI OPINIONE E GARANZIA DEI DIRITTI
XIII°-XV° DIRITTI ECONOMICI
XVI°-XVII° DIRITTI DI POSESSIONE E LA COSTITUZIONE
ARTICOLO I°-II°-III°
DICHIARAZIONE DELLA DONNA DICHIARAZIONE DELL’UOMO
I°- «La Donna nasce libera ed ha gli stessi I°- «Gli uomini nascono e rimangono liberi e
diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali possono e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non
essere fondate solo sull'utilità comune.» possono essere fondate che sull’utilità
comune.»
II°- «Lo scopo di ogni associazione politica è la
conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili II°- «Il fine di ogni associazione politica è la
della Donna e dell'Uomo: questi diritti sono la conservazione dei diritti naturali ed
libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la
resistenza all'oppressione» libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza
all’oppressione.»
III°- «Il principio di ogni sovranità risiede
III°- «Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o
essenzialmente nella nazione, che è la riunione individuo può esercitare un’autorità che non
della donna e dell'uomo: nessun corpo, nessun emani espressamente da essa.»
individuo può esercitarne l'autorità che non ne
sia espressamente derivata.»
ARTICOLI IV°-V°
DICHIARAZIONE DELLA DONNA DICHIARAZIONE DELL’UOMO
IV°- «La libertà e la giustizia consistono nel restituire IV°- «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che
tutto quello che appartiene agli altri; così non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti
l'esercizio dei diritti naturali della donna ha naturali di ciascun uomo ha come limiti solo
come limiti solo la tirannia perpetua che l'uomo quelli che assicurano agli altri membri della
le oppone; questi limiti devono essere riformati società il godimento di questi stessi diritti. Tali
dalle leggi della natura e della ragione» limiti possono essere determinati solo dalla
Legge.»

V°- «Le leggi della natura e della ragione


V°- «La Legge ha il diritto di vietare solo le azioni
impediscono ogni azione nociva alla società:
tutto ciò che non è proibito da queste leggi, nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato
sagge e divine, non può essere impedito, e dalla Legge non può essere impedito, e nessuno
nessuno può essere obbligato a fare quello che può essere costretto a fare ciò che essa non
esse non ordinano di fare.» ordina.»
ARTICOLI VII°-IX°-X
DICHIARAZIONE DELLA DONNA DICHIARAZIONE DELL’UOMO
VII °- «Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, VII °- «Nessun uomo può essere accusato, arrestato o
arrestata e detenuta nei casi determinati dalla detenuto se non nei casi determinati dalla
Legge. Le donne obbediscono come gli uomini Legge, e secondo le forme da essa prescritte.
a questa legge rigorosa.» Quelli che sollecitano, emanano, eseguono o
fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono
essere puniti; ma ogni cittadino citato o tratto in
arresto, in virtù della Legge, deve obbedire
immediatamente: opponendo resistenza si
IX°- «Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni rende colpevole»
donna dichiarata colpevole.» IX°- «Presumendosi innocente ogni uomo sino a
quando non sia stato dichiarato colpevole, se si
ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non
necessario per assicurarsi della sua persona
deve essere severamente represso dalla Legge.»
X°- «Nessuno deve essere perseguitato per le sue X°- «Nessuno deve essere molestato per le sue
opinioni, anche fondamentali; la donna ha il opinioni, anche religiose, purché la
diritto di salire sul patibolo, deve avere manifestazione di esse non turbi l’ordine
ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a pubblico stabilito dalla Legge.»
condizione che le sue manifestazioni non
turbino l'ordine pubblico stabilito dalla Legge.»
ARTICOLO XIII°
DICHIARAZIONE DELLA DONNA DICHIARAZIONE DELL’UOMO

XIII°- «Per il mantenimento della forza XIII°- «Per il mantenimento della forza
pubblica, e per le spese pubblica, e per le spese
dell'amministrazione, i contributi della d’amministrazione, è indispensabile un
donna e dell'uomo sono uguali; essa contributo comune: esso deve essere
partecipa a tutte le incombenze, a tutti i ugualmente ripartito fra tutti i
lavori faticosi; deve dunque avere la sua cittadini in ragione delle loro capacità.»
parte nella distribuzione dei posti, degli
impieghi, delle cariche delle dignità e
dell'industria.»
I MOVIMENTI DELLE
SUFRAGGETTE
LE SUFFRAGETTE

Con il termine suffragette si indicano le appartenenti al


movimento di emancipazione femminile nato per ottenere
il diritto di voto per le donne (dalla parola suffragio nel suo
significato di voto). Sarebbe stato più corretto usare la
definizione suffragista ma nell'uso comune si è
affermato suffragetta, che ha finito per indicare la donna che
lotta o si adopera per ottenere il riconoscimento della piena
dignità delle donne, coincidendo in parte quindi con il
termine femminista.
Il movimento femminile aveva come scopo
il raggiungimento di una parità rispetto agli
uomini non solo dal punto di vista politico
ma anche giuridico ed economico. Le donne
volevano poter insegnare nelle scuole
superiori, l'uguaglianza dei diritti civili,
svolgere le stesse professioni degli uomini e
soprattutto godere del diritto elettorale o di
suffragio, termine dal quale deriva appunto
il nome con il quale si era soliti indicare le
partecipanti al movimento: suffragette.
GLI INIZI DEL MOVIMENTO
IN REGNO UNITO
Le donne iniziarono nel Regno Unito la
lotta per il cambiamento all'interno della
società sin dall'inizio sostenute dal lavoro
di personalità fautrici dei diritti delle
donne, come John Stuart Mill. Egli
propose l'idea del suffragio femminile in
un programma presentato agli elettori del
Regno Unito nel 1865, e successivamente
venne affiancato da numerosi uomini e
donne, pronti a lottare per la stessa causa.
Nel 1792 Mary Wollstonecraft pubblicò A
Vindication of the Right of Women,
mentre iniziavano a formarsi i primi
circoli femminili. Tuttavia le richieste delle
donne non ottennero risposte adeguate,
sino a quando - con la riforma del 1832 e
con la legge comunale Corporations Act
del 1835 - alle donne venne concesso il
diritto di voto, anche se era limitato alle
elezioni locali, mentre per quelle nazionali
non era possibile.
Il movimento delle suffragette vide la
luce nel Regno Unito solo nel 1869. È da
questa data quindi che fu possibile
parlare a tutti gli effetti di suffragette,
perché solo allora ebbe vita un
movimento nazionale per rivendicare il
diritto di voto, ancora non riconosciuto,
che portò nel 1897 alla formazione della
Società Nazionale per il suffragio
femminile (National Union of Women's
Suffrage).

La fondatrice, Millicent Fawcett, cercò di


convincere anche gli uomini ad aderire al
movimento, perché erano i soli che
legalmente potessero concedere il diritto
di voto, ma ebbe scarso successo. I
progressi sul piano del riconoscimento
sociale furono quindi molto limitati, e
tale situazione si protrasse sino a circa il
1903.
Sul piano economico e sociale il notevole e
crescente benessere dovuto WSPU
all'industrializzazione intanto aveva cambiato
radicalmente la vita delle donne. I movimenti
femminili ripresero nuovo vigore
quando Emmeline Pankhurst fondò
nel 1903 l'Unione sociale e politica delle
donne (Women's Social and Political Union -
WSPU), con il preciso intento di far ottenere
alle donne il diritto di voto politico, concesso
solo agli uomini tranne che per le elezioni ai
consigli municipali e per le elezioni di contea.
Le suffragette attuarono azioni dimostrative,
incatenandosi a ringhiere, incendiando le
cassette postali, rompendo finestre e così via.
Una suffragetta, Emily Davison, morì durante
i disordini al Derby di Epsom l'8 giugno 1913,
e le venne dedicata una edizione speciale del
quotidiano The Suffragette. Molte vennero
incarcerate e iniziarono lo sciopero della fame
emulando Marion Dunlop, la prima
suffragetta ad attuare tale forma di protesta.
In vari casi vennero sottoposte ad
alimentazione forzata.
VOTES FOR WOMEN!

Le aderenti al movimento usavano diffondere le proprie idee attraverso comizi, scritte sui
muri o cartelli con slogan come ad esempio "Votes for women" o contenenti frasi inneggianti
alla promotrice della rivolta. Quasi sempre queste manifestazioni venivano soffocate con la
violenza da parte delle forze dell'ordine e con l'arresto di molte militanti femministe.

• https://www.youtube.com/watch?v=LCtGkCg7trY
LE ULTIME FASI DELLA LOTTA E I PRIMI
RICONOSCIMENTI
Durante la prima guerra mondiale, con quasi tutti
gli uomini validi mandati al fronte, le donne
assunsero molti dei tradizionali ruoli maschili, e
questo comportò una nuova considerazione delle
capacità della donna. La guerra inoltre causò una
spaccatura nel movimento delle suffragette del
Regno Unito, con Emmeline e Christabel
Pankhurst, ed il loro Women's Social and Political
Union, disponibili a sospendere la loro campagna
per la durata della guerra, mentre le suffragette più
radicali, rappresentate da Sylvia Pankhurst con il
suo Women's Suffrage Federation, continuarono la
lotta.
Tuttavia, nonostante le difficoltà e le divisioni, le
donne, con le loro organizzazioni, riuscirono ad
ottenere ciò per cui lottavano e vinsero così la loro
battaglia. Nel 1918 il parlamento del Regno Unito
approvò la proposta del diritto di voto limitato alle
mogli dei capifamiglia con certi requisiti di età
(sopra i 30 anni) che furono ammesse al voto
politico. Solo più tardi, con la legge del 2 luglio
1928, il suffragio fu esteso a tutte le donne del
Regno Unito.
IL FILM «LE SUFFRAGETTE»
Cosa credi di fare col tuo voto, urla il marito
della protagonista che l’aveva attesa a casa fino a
tarda sera mentre lei era ad una manifestazione.
Quello che ci fai tu, gli risponde la donna
esasperata.
È dura la vita nella Londra del 1912.
Le donne hanno un orario di lavoro più lungo
di quello degli uomini e guadagnano molto di
meno. Non hanno accesso all’istruzione e molte
sono analfabete, tanto che per ricostruire la loro
vita l’autrice ha avuto come unica fonte le
relazioni della polizia. Devono sottostare in
silenzio ai soprusi e alle violenze dei padroni,
perché quello è il prezzo per poter continuare a
lavorare. La protagonista, Maud, poco più che
bambina ha subìto le violenze del proprietario
della lavanderia in cui fa la stiratrice.
Come si chiamerà nostra figlia, se ne avremo
una, e come sarà la sua vita, chiede una sera al
marito. Si chiamerà Margaret come mia madre,
risponde lui, e avrà una vita come la tua.
È qui la chiave del film, quando Maud sente
che deve uscire dalla situazione
di sudditanza in cui vive e deve mettere
tutta se stessa nella lotta per la parità,
sacrificando la propria vita privata, anche a
costo di perdere la famiglia, anche se dovrà
affrontare la prigione, anche se resterà sola.
Senza paura di fronte alla morte, come Emily
Davison, travolta dal cavallo del re Giorgio
V mentre mostrava uno striscione di protesta.
Al funerale di Emily parteciparono seimila Emily Davison travolta dal cavallo del Re
donne e fu in quell’occasione che finalmente i (1913)
giornali si accorsero del movimento delle https://www.youtube.com/watch?v=8q
Suffragette e parlarono di loro.
kU_imbFoE
MARY WOLLSTONECRAFT
E
LA RIVENDICAZIONE DEI
DIRITTI DELLE DONNE
MARY WOLLSTONECRAFT

Mary Wollstonecraft (Londra, 27 aprile


1759 – Londra, 10 settembre 1797) è
stata una filosofa e scrittrice britannica,
considerata la fondatrice del
femminismo liberale.
BIOGRAFIA
Ebbe una vita relativamente breve e
avventurosa: dopo un'adolescenza
passata in una famiglia
condizionata dalla povertà e
dall'alcolismo del padre, si rese
indipendente con il proprio lavoro e
un'istruzione formata attraverso i
suoi studi personali. Visse amicizie
di grandi dedizioni ed ebbe
relazioni tempestose fino al
matrimonio con il filosofo William
Godwin, precursore
dell'anarchismo, dal quale ebbe la
figlia Mary, nota scrittrice e moglie
del poeta Percy Bysshe Shelley.
AMICIZIE SIGNIFICATIVE

Due furono le amicizie che ebbero un


peso importante nella sua adolescenza. La
prima fu quella con una certa Jane Arden.
Il secondo, intenso rapporto di amicizia,
fu quello sviluppato con Fanny Blood. La
Wollstonecraft affermò che la Blood ebbe
il grande merito di averle aperto la mente
sulle cose della vita e sul mondo.
LA RIVENDICAZIONE DEI DIRITTI DELLE
DONNE
La Rivendicazione dei diritti della
donna (A Vindication of the Rights
of Woman) è l'opera più
importante della Wollstonecraft,
sviluppo conseguente dei
precedenti Rights of Men e uno
dei primi scritti di filosofia
femminista.
COSA AFFERMA…

Wollstonecraft vi afferma
che le donne devono ricevere
un'educazione alla misura
della posizione occupata
nella società, specificando
che tutte le donne sono
essenziali per la nazione
nella quale vivono, dal
momento che educano i loro
figli e sono - o potrebbero
essere - le «compagne» dei
loro mariti e non
semplicemente delle spose.
IL CONCETTO DI UGUAGLIANZA
Pur facendo continui richiami
all'eguaglianza tra i sessi, in certi campi,
come la morale, la Wollstonecraft non
pretende che esista un'analoga
eguaglianza. Ella insiste piuttosto
sull'eguaglianza agli occhi di Dio, in
contrasto, sembra, con le sue affermazioni
al riguardo della superiorità della forza e
dell'ardimento maschile. Die anche che
ogni essere umano si differenzia dagli altri
per determinate caratteristiche, infatti se
la donna è meno forte fisicamente ha altre
qualità rispetto all’uomo
DIRITTO DI
VOTO DELLE
DONNE
STORIA DEL DIRITTO DI VOTO
FEMMINILE IN ITALIA
La prima via italiana al riconoscimento di un suffragio davvero
universale fu quella giudiziaria.

Il 17 marzo del 1861, la carta fondamentale della nuova Italia unita


divenne lo Statuto Albertino che all’articolo 24 diceva:
«Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado,
sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono
egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili
alle cariche civili, e militari, salve le eccezioni
determinate dalle Leggi».
Una di queste eccezioni riguardava le donne, anche se non in modo
esplicito.
1877  Anna Maria Mozzoni presentò una petizione al
governo «per il voto politico alle donne.

1881  Anna Maria Mozzoni e Paolina Schiff fondarono a


Milano la “Lega promotrice degli interessi femminili.

Il 4 agosto del 1906 la Corte di appello di Firenze


disse ad esempio che un’interpretazione estensiva
dell’articolo 24 dello Statuto avrebbe portato a concludere
che «le donne non sono soltanto elettrici ma anche
eleggibili».

Il 23 aprile del 1908, a Roma ci fu il primo Congresso


nazionale delle donne
italiane.
Il Congresso fu il tentativo di tradurre le richieste
avanzate dal femminismo.
La guerra interruppe però la lotta delle donne.
Il 9 maggio del 1923 Mussolini parlò del suffragio femminile e
promise alle donne il voto amministrativo. In quello stesso discorso
rassicurò gli uomini dicendo:

«Io penso che la concessione del voto alle donne in un


primo tempo nelle elezioni amministrative in un secondo
tempo nelle elezioni politiche non avrà conseguenze
catastrofiche come opinano alcuni misoneisti, ma avrà
con tutta probabilità conseguenze benefiche perché la
donna porterà nell’esercizio di questi vivaci diritti le sue
qualità fondamentali di misura, equilibrio e saggezza».
La prima richiesta per il suffragio femminile fu della Commissione
per il voto alle donne dell’UDI, l’Unione donne italiane nata per
iniziativa di alcune esponenti del movimento antifascista.

Il 30 gennaio del 1945 durante una riunione del Consiglio dei


ministri si discusse del suffragio femminile che venne sbrigativamente
approvato.

Il decreto fu emanato il giorno dopo: potevano votare le donne con


più di 21 anni ad eccezione delle prostitute.

Nel decreto venne però dimenticato un particolare non da poco:


l’eleggibilità delle donne che venne stabilita con un decreto successivo,
il numero 74 del 10 marzo del 1946.
Sui giornali se ne parlò pochissimo con l’eccezione dell’Unità che dedicò alla notizia
un editoriale piuttosto ambiguo:

«Questo avvenimento è una grande vittoria della democrazia, giacché una


forza politica nuova viene immessa nella vita nazionale (…) Si tratta di una
scelta validissima di nuovi dirigenti, i quali, particolarmente per quanto
concerne i problemi della vita cittadina, della vita locale, hanno l’enorme
vantaggio di conoscere e sentire più direttamente i bisogni più immediati dei
singoli e delle famiglie. Una ventata di sano buon senso entrerà sicuramente
nella vita politica, e nella vita amministrativa entrerà con le donne un maggior
spirito di concretezza (…) Noi comunisti siamo stati e siamo ardenti fautori
della partecipazione delle donne alla vita politica (…) Ma (…) sarebbe un
grande errore il supporre che il senso di responsabilità acquistato nella lotta
quotidiana contro le difficoltà della vita possa pienamente tener luogo alla
coscienza politica (…) Le militanti democratiche sapranno dare alle donne
italiane una coscienza democratica, esse sapranno valorizzare politicamente
le grandi qualità naturali che le donne porteranno nella vita pubblica»
La prima occasione di voto per le donne furono le amministrative del
1946 con un’affluenza che superò l’89%.

Denominate le donne del ‘46

Circa 2 mila candidate vennero elette nei consigli comunali.

La stessa partecipazione vi fu per il referendum del 2 giugno.


Le elette alla Costituente furono 21:
• 9 della Democrazia cristiana;
• 9 del Partito comunista;
• 2 del Partito socialista;
• 1 dell’Uomo qualunque
• 5 deputate entrarono poi a far parte della “Commissione dei 75”,
incaricata dall’Assemblea per scrivere la nuova proposta di Costituzione.
Alla socialista Merlin si deve la specifica della parità di genere
inserita all’articolo 3
IL MESSAGGERO CHIAMÒ LA PIÙ
GIOVANE DEPUTATA ELETTA
“DEPUTATESSA”:

“Teresa Mattei, la più giovane deputatessa”

«La più giovane deputatessa italiana alla


Costituente ha molti bei riccioli bruni e due
begli occhi vivi e ha venticinque anni: è nata
a Genova, ha studiato a Milano, e a Firenze
si è laureata in filosofia, durante la lotta
clandestina».
Il primo intervento di Anna Garofalo su
un tema non femminile fu:
«Per la prima volta, da quando le
donne siedono in Parlamento, una
deputata, Marisa Cinciari Rodano, del
Pci, ha preso parola nel dibattito di
politica estera tra i giornalisti ci fu un
moto che si potrebbe chiamare di
sfiducia preventiva. Non era una
reazione politica (…) ma ci si
difendeva dal fatto che parlasse una
donna. Fu così che (…) molti vennero
presi dall’impellente desiderio di bersi
un caffè e altri andarono a fumare in
corridoio, riaffacciandosi di tanto in
tanto per scambiarsi sottovoce frasi
non troppo nuove sulle pentole che
l’oratrice avrebbe trascurato di far
bollire e sulle calzette che, certo, non
aveva potuto rammendare».
RICONOSCIMENTO DIRITTO DI VOTO
FEMMINILE NEL MONDO
Le donne non hanno ottenuto il diritto di voto nello stesso momento
in tutti i paesi del mondo

Il numero di paesi in cui le donne possono votare è aumentato


principalmente tra il 1940 e il 1970.

In molti paesi il suffragio femminile ( anche se non a donne di certe


razze o classi sociali) fu riconosciuto prima del suffragio universale.
• Negli Stati Uniti le cittadine hanno iniziato a votare
nel 1920, ( 1756 Lydia Chapin Taft divenne la prima donna votante
legale in America).
• Nel 1911, negli Usa, il voto alle donne vince
per referendum in California. Sei furono gli Stati dell’Ovest ad approvarlo.
• Negli anni 2000, lo stesso diritto è stato introdotto in Bahrein e
negli Emirati Arabi Uniti.
• 2011 concesso diritto di voto alle donne in Arabia Saudita.
• nel 1917, in Russia, dopo la Rivoluzione di febbraio,
il governo Kerensky concesse il voto alle donne.
• nel 1928 dell’ottenimento, da parte delle donne inglesi, del diritto di voto
alle stesse condizioni degli uomini.
Tra il 1868 e il 1870 a Londra,
Bristol, Birmingham ed Edinburgh nacquero le
prime “Societies for Woman’s Suffrage”, negli Stati uniti
la “National Women’s Suffrage Association” ed il Wyoming ammise le
donne al voto.
LE DONNE IN ARABIA SAUDITA
Tra sabato 23 e domenica 24 giugno 2018, è
caduto il divieto di guida per le donne in Arabia
Saudita.
L’Arabia Saudita era l’ultimo paese al mondo a non
riconoscere ancora il diritto di guidare alle donne,
che finora dovevano fare affidamento su mariti,
fratelli o autisti.
La caduta del divieto è stata ottenuta grazie alle
proteste di numerose attiviste che sono state punite
con il carcere.
Tuttavia, in Arabia Saudita rimangono ancora in
piedi numerose limitazioni alle libertà delle donne.
Ecco cosa le donne saudite non possono ancora fare:

1. Non hanno diritto ad un processo equo. In sede giudiziaria, la testimonianza


offerta da una donna vale la metà di quella dell’uomo.
2. Eredità. Le donne saudite hanno diritto solo alla metà dell’eredità rispetto ai loro
fratelli.
3. Sposarsi. Prima di sposarsi, devono ottenere il permesso del tutore, chiamato wali. Nel
caso di un matrimonio con uno straniero, le donne devono richiedere l’approvazione del
ministro dell’Interno.
4. Gestione del denaro. Le donne non hanno diritto ad aprire un conto in banca, non
essendo riconosciuta loro la libertà di gestire le proprie finanze.
5. Operarsi. Prima di sottoporsi a qualsiasi operazione o a un intervento, le donne devono
ricevere l’approvazione di un parente maschio.
6. Scegliere come vestirsi. La scelta del guardaroba è molto limitata per le donne
saudite, che devono indossare sempre l’abayas, un lungo cappotto, oltre al velo. Negli anni,
è stato concesso alle donne un margine di libertà su colori e modo in cui indossare il velo,
ma restano forti limitazioni.
7. Ottenere la custodia dei bambini. Le donne che divorziano dal proprio marito
hanno diritto alla custodia dei figli solo fino ai 7 anni nel caso dei maschi e fino ai 9 per le
bambine.
8. Interagire liberamente con gli uomini. Gli spazi pubblici sono divisi in una sezione
dedicata alla “famiglia” a cui possono accedere le donne e una per i soli uomini. Le
occasioni che le donne hanno di passare del tempo con uomini diversi dai membri della
loro famiglia sono molto pochi.
9. Viaggiare. Le donne generalmente non possono allontanarsi da casa da sole e devono
avere l’autorizzazione del tutor maschile per poter utilizzare passaporti e carte d’identità.
LA DONNA NELLA
COSTITUZONE ITALIANA
E
IL DIRITTO DI FAMIGLIA
LA DONNA NELLA COSTITUZIONE
ITALIANA
Art. 3
“Tuti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso…”

Nel Titolo II della Parte I della


Costituzione, dedicato ai rapporti etico-
sociali (artt. 29-34), sono presi in
considerazione quei diritti che riguardano
l’uomo come membro delle “formazioni
sociali” (art. 2) di cui fa parte; da qui la
denominazione di diritti sociali. I diritti di
famiglia fanno appunto parte di questi
principi inviolabili enunciati all’art 2, che
sono riconosciuti alla persona come
soggetto che convive con gli altri.
LA PARITA’ UOMO DONNA NEL LAVORO

La donna è stata oggetto di discriminazione


nel rapporto di lavoro fin dalla Rivoluzione
industriale, ed i costituenti hanno previsto
una tutela particolare, proprio in quanto
categoria più debole.
l’art. 37, al primo comma, esordisce con “La
donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a
parità di lavoro, le stesse retribuzioni che
spettano al lavoratore. Le condizioni di
lavoro devono consentire l’adempimento
della sua essenziale funzione famigliare e
assicurare alla madre e al bambino una
speciale ed adeguata protezione.”
La parità di trattamento per sesso è stata
regolamentata solamente trent’anni dopo
dall’emanazione della Costituzione, ed ha seguito di
dure lotte da parte dei movimenti femministi, con la
legge n. 903 del 1977, con la quale alla donna è stato
riconosciuto il diritto di svolgere qualunque lavoro e
di ricevere la stessa retribuzione degli uomini.
Negli anni poi si sono succeduti diversi altri
provvedimenti che sono stati raccolti e risistemati nel
Codice delle pari opportunità tra uomo e donna del
2006 (d. lgs. n. 198/2006) e successivamente
integrato e modificato (d. lgs. n. 5/2010).
IL DIRITTO DI FAMIGLIA
Cos'è?
• Il diritto di famiglia è stato codificato nel 1942 e concepiva una famiglia fondata
sulla sottomissione della moglie al marito, sia nei rapporti personali sia in quelli
patrimoniali, nelle relazioni di coppia e nei riguardi dei figli.
• Era fondato sulla discriminazione dei figli naturali, che avevano un trattamento
giuridico minore rispetto ai figli legittimi.
CODICE CIVILE ITALIANO

La disciplina fondamentale è
contenuta nel codice civile italiano,
che dedica alla famiglia il primo libro
"Delle persone e della famiglia".
Che ha:
• Contenuto diverso dal testo del 1942
• Subito un cambiamento in seguito
alla legge 151 del 1975
Cosa non possono fare i coniugi all'interno della famiglia?

• Costringere la moglie a vivere nella


residenza scelta solo dal marito
• Escludere la moglie dalle decisioni
relative ai figli
• Privare la moglie dei mezzi di
sostentamento
• Escludere la moglie dalla gestione
anche solo economica della famiglia
• Denunciare la moglie o il marito per
infedeltà.
Cosa possono fare i coniugi all'interno della famiglia?

• Possono far contare il loro parere in tutte le decisioni che riguardano la famiglia,
educazione dei figli, la loro stessa vita; quindi parità dei coniugi.
• Potestà dei figli esercitata da entrambi
• Ognuno deve contribuire al mantenimento della famiglia

In caso di profondi dissensi con il marito, ci si può rivolgere al Giudice.


Solo se si è sposati si hanno i diritti sopra ricordati, coloro che sono
conviventi hanno solo il diritto al mantenimento e all’assistenza dei figli comuni.
GESTIONE DEI BENI
Al momento del matrimonio i coniugi possono scegliere tra due
possibilità di gestire i beni della famiglia:

Comunione dei beni Separazione dei beni


I beni acquisiti durante il matrimonio Ogni coniuge rimane proprietario dei
(tranne quelli personali), quelli propri beni e contribuisce in modo
posseduti prima e le donazioni proporzionale alle necessità della
ricevute diventano di proprietà famiglia.
comune.
Anche debiti e risparmi.
SEPARAZIONE
Con la separazione legale i coniugi non
pongono fine al rapporto matrimoniale, ma
ne sospendono gli effetti nell'attesa di una
riconciliazione o di un provvedimento di
divorzio. La separazione può essere legale o
"di fatto", cioè conseguente
all'allontanamento di uno dei coniugi per
volontà unilaterale, o per accordo, ma
senza l'intervento di un Giudice e senza
alcun valore sul piano legale. La
separazione legale rappresenta una delle
condizioni (la più frequente) per poter
addivenire al divorzio.
DIVORZIO
Con il divorzio viene
invece pronunciato lo scioglimento
del matrimonio o la cessazione
degli effetti civili (se è stato
celebrato matrimonio concordatario
con rito religioso, cattolico o di
altra religione riconosciuta dalla
Stato italiano). Con il divorzio vengono a
cessare definitivamente gli effetti del
matrimonio, sia sul piano personale
(uso del cognome del marito), sia
sul piano patrimoniale. Solo a seguito di
divorzio il coniuge può pervenire a
nuove nozze.
AFFIDAMENTO DEI FIGLI IN ITALIA
In Italia si è sviluppata la consuetudine
di affidare la prole alla mamma,
riducendo i legame dei figli verso il
padre a un orario di visita limitato.
Nasce così il termine famiglia
monogenitoriale.
L'incremento delle separazioni ha posto
in discussione l'attuale regolamento
giuridica del divorzio a causa delle
sofferenze che provoca ai figli e ai
genitori non affidatari.
L'interesse del minore è fondamentale per la decisione del giudice.
Importante è il riferimento del nuovo art. 155 al diritto del minore che dice
che anche in caso di separazione personale dei genitori, bisogna mantenere
un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, e di conservare
rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo
genitoriale.
Sono nate diverse proposte di legge che hanno l'obiettivo di minimizzare
l'affidamento esclusivo a un solo genitore promuovendo un affido congiunto
e condiviso, che mantengono entrambi i genitori nel loro ruolo esercitando
insieme la responsabilità genitoriale anche dopo la separazione;
L’UGUAGLIANZA GIURIDICA DEI
CONIUGI
Nell’art. 29, al secondo comma,
viene affermata l’uguaglianza
giuridica dei coniugi.
Questo presupposto, segna la
necessità di passare a un tipo
diverso di famiglia: non più la
famiglia patriarcale a struttura
piramidale, concepita dal codice
civile del 1942, ma una famiglia
fondata sull’uguaglianza dei
coniugi e quindi sul loro
consenso reciproco.
Il testo costituzionale volle tener conto dei
sintomi di cambiamento presenti
all’interno dell’istituzione famigliare: il
diverso ruolo assunto dalla donna, la cui
attività non era più limitata all’ambito
domestico; i nuovi rapporti uomo-donna e
genitori-figli, in contrasto con la
concezione del “patriarca” e del “padre-
padrone”.
I costituenti nel cogliere questi mutamenti
hanno fissato i presupposti perché nella
società si potesse tener conto di questa
nuova realtà. Bisognerà però attendere il
1975 quando, con la Riforma del diritto di
famiglia (legge n. 152/1975), la parità fra i
coniugi verrà effettivamente disciplinata.
I diritti e i doveri che derivano dal matrimonio (coabitazione, fedeltà, assistenza
morale e materiale) sono gli stessi per entrambi i coniugi. In verità, anche la vecchia
normativa considerava la fedeltà coniugale un dovere reciproco; ma di fatto
contemplava come reato solo l’adulterio della moglie: questa disparità è stata
eliminata definitivamente dalla riforma del 1975.
Art. 29
I presupposti di rilievo che caratterizzano la
famiglia emergono dal primo comma dell’art. 29
e cioè:
«La famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio»
La famiglia si forma con il libero consenso di un
uomo e di una donna ed acquista valore
giuridico con il matrimonio, che le conferisce la
legittimazione sociale.
Nella prima stesura dell’art. 29 era prevista l’indissolubilità del matrimonio, ma
dopo un acceso dibattito, la maggioranza dei costituenti con votazione a scrutinio
segreto, ha cancellato l’indissolubilità, e ciò ha reso possibile l’introduzione del
divorzio con la legge n. 898 del 1970. In seguito allo scioglimento del matrimonio il
principale dissidio dei coniugi è l’affidamento dei figli e, per evitare che i minori
diventino oggetto di contesa, dal 2006 nel nostro ordinamento è stato introdotto
“l’affido condiviso”. Di conseguenza, quando una copia si separa entrambi i genitori
devono continuare ad occuparsi pariteticamente dei figli, in quanto questi sono
affidati a tutti e due ed entrambi esercitano la potestà, provvedono al loro
mantenimento e gestiscono la loro vita quotidiana.
IL DIRITTO
ALL’ISTRUZIONE
L'ISTRUZIONE FEMMINILE
Il termine istruzione femminile
indica il dibattito in corso
riguardante l'istruzione delle
ragazze. In certi paesi infatti,
come quelli in via di sviluppo, le
bambine o ragazze non possono
andare a scuola, perché ad
esempio non ci sono i bagni adatti
o a causa della loro cultura o dei
pregiudizi.
DATI DEI PAESI SVILUPPATI E NON
Nei paesi occidentali (ossia quelli TITOLI DI STUDIO CONSEGUITI
sviluppati) non ci si preoccupa di questo
DA STUDENTESSE
tema, poiché le donne superano il livello (SU UN CAMPIONE DI 100)
d'istruzione degli uomini: negli USA ad studentesse paesi economicamente svantaggiati
esempio il 62% delle donne ha studentesse paesi economicamente avantaggiati

conseguito il diploma, il 58% la laurea

62

60

58
triennale, il 60% un master e il 50%

50

50
almeno un dottorato. É migliorata anche
l'istruzione per le donne disabili: per
esempio una donna affetta dalla
sindrome di Down si è laureata

10
all'Università di Palermo. Nei paesi

5
invece in via di sviluppo, quali ad DIPLOMA DI LAUREA MASTER DOTTORATO
esempio quelli africani, dove la povertà è SCUOLA
SUPERIORE
TRIENNALE

molto accentuata, il 50% delle ragazze


non arrivano a frequentare gli istituti
superiori.
BENEFICI DELL'ISTRUZIONE
Il livello d'istruzione influenza molti fattori,
come ad esempio quello della salute o quello
economico: riguardo alla salute ricerche
testimoniano che i bambini morti le cui madri
erano analfabete sono il doppio rispetto a quelli
le cui madri avevano un livello d'istruzione
discreto, e anche nel campo sessuale i valori
sono migliori (poiché si ha una maggiore
consapevolezza nell'ambito delle malattie quali
ad esempio l'AIDS) e riguardo al lato economico
le donne hanno un potenziale guadagno molto
maggiore rispetto a quello normale, e di
conseguenza i soldi investiti per la famiglia sono
maggiori e il livello di benessere aumenta;
invece per ogni anno di più di educazione
scolastica migliora del 15% l'aspettativa di vita.
CONSEGUENZE ECONOMICHE
L'accesso a scuole superiori o
universitarie permette loro di avere
una carriera spesso brillante, che si
traduce in un più alto guadagno e
in una vita migliore; inoltre, un
alto livello d'istruzione migliora la
comunicazione, che può garantire
un dialogo professionale con un
datore di lavoro, il che significa
una possibilità in più per la ricerca
del lavoro sia pubblico che privato.
CONSEGUENZE SANITARIE
L'essere istruite aumenta la
consapevolezza della propria salute,
e di conseguenza diminuiscono le
infezioni da malattie veneree (come
ad esempio l'AIDS) ma anche l'età di
un primo rapporto sessuale si alza,
così come anche il matrimonio e il
parto: tutto questo porta ad una
convivenza con il coniuge maggiore,
ma allo stesso tempo le situazioni di
violenze domestiche diminuiscono.
“LA PENNA È PIÙ IMPORTANTE
DELLA SPADA”
Malala Yousafzai è una ragazza di 17
anni che viene dal Pakistan; lei da
sempre combatteva per il diritto
all'istruzione, e un giorno un talebano le
sparò alla testa per cercare di fermarla,
ma lei ne uscì miracolosamente indenne
e continuò ancora più intensamente
nella sua campagna. Nel 2014 tenne
addirittura un discorso durante
l'Assemblea della gioventù delle Nazioni
Unite.
IL DISCORSO DI MALALA

“[...]Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e


istruzione per il futuro luminoso di ogni
bambino. Continueremo il nostro viaggio verso
la nostra destinazione di pace e di educazione.
Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i
nostri diritti e la nostra voce porterà al
cambiamento. Noi crediamo nella forza delle
nostre parole. Le nostre parole possono
cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme,
uniti per la causa dell'istruzione. E se vogliamo
raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di
armarci con l'arma della conoscenza e di farci
scudo con l'unità e la solidarietà.[...]”
IL DISCORSO DI MALALA
“[...]Cerchiamo quindi di condurre
una gloriosa lotta contro
l'analfabetismo, la povertà e il
terrorismo, dobbiamo
imbracciare i libri e le penne,
sono le armi più potenti. Un
bambino, un insegnante, un libro
e una penna possono cambiare il
mondo. L'istruzione è l'unica
soluzione. L'istruzione è la prima
cosa. Grazie.[...]”

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