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Luigi Pirandello

1867 - 1936
le parole chiave
umorismo solitudine
scomposizione comico
follia
forma maschera
metateatro
vita relativismo
incomunicabilità
doppio
contrario
La poetica: l’umorismo
crisi del crisi della crisi della realtà
positivismo ragione umana
generano

contrasto tra forma (ciò che appare) e vita (ciò che è):la realtà è
inconoscibile, perché è un perenne mutare dominato dal caso

nell’individuo nella società nell’arte

contrasto tra ciò che si traduce nell’umorismo, cioè la capacità di


sembriamo e la ciò che contrasto tra cogliere le contraddizioni del reale; è sentimento
affermiamo di essere; la istituzioni del contrario, che scompone, disordina, discorda.
personalità della persona non storiche e
è univoca, perché l’anima si convenzioni
muove e si fonde sociali l’arte diventa specchio per la vita

© Luca Pirola
La poetica: l’umorismo
L’umorista 1. coglie le contraddizioni dell’esistenza
2. scrive del contrasto tra essere e apparire
3. privilegia personaggi quotidiani, paradossali,
scompone la realtà
ogni individuo è preda di pulsioni diverse e contrapposte

al contrario degli personaggi incoerenti che enfatizzano le


scrittori tradizionali che contraddizioni umane
cercano di semplificare
la vita e i personaggi
ricerca particolari elementi dissonanti e paradossali

l’arte svolge una funzione critica verso la realtà


perché mostra la contraddizione delle apparenze perché mostra la scomoda verità che si cela
cioè l’inconsistenza della realtà sensibile dietro le apparenze, cioè la vita dietro le forme

© Luca Pirola
Romanzi e novelle
lessico pirandelliano vita = ciò che è reale e vero (inconoscibile
all’uomo che percepisce con i sensi)

maschera = ruolo che ogni individuo interpreta


forma = ciò che appare ai sensi nella società

tematiche
incidenza del lotta dell’individuo disperazione per
inutile ribellione alla incomunicabilità tra
caso sulla vita contro le conven-zioni una vita sospesa
“forma” “maschere” e forme”
sociali nel “vuoto”

sconfitta
pazzia, suicidio, solitudine

© Luca Pirola
Il fu Mattia Pascal (1904)
Dopo una gioventù dissipata, Mattia Pascal si trova costretto ad affrontare una vita matrimoniale
che si rivela un inferno e nella quale sente annullata la sua dignità di uomo. Quando dispera di
realizzare una vita autentica, vince una somma esorbitante al casinò; sul treno del ritorno legge sul
giornale che i familiari lo hanno identificato col cadavere di un suicida rinvenuto nel suo podere:
coglie l’occasione per rifarsi una vita, cambiando generalità , vita, connotati. Si trasferisce a Roma,
dove come Adriano Meis, si fa operare l’occhio strabico e si innamora di una ragazza, ma non può
sposarla, né difendersi dai ladri (gli hanno rubato un’ingente somma). Inscena un altro finto
suicidio e ritorna dalla moglie; lei tuttavia si è risposata. Escluso ancora una volta a Mattia Pascal
non rimane che la consolazione di visitare la propria tomba e ritrovare un’identità alla rovescia: “io
sono il fu Mattia Pascal”.

analisi e descrizione del mutarsi della


incongruenza della vita con le sue forme
personalità al cambiare delle circostanze

senza una forma non è possibile essere


accettati nel consorzio civile

© Luca Pirola
Novelle raccolta di 32 racconti

piccola follia quotidiana nevrosi ingenua fissazione intellettuale

la carriola: l’avvocato di successo, contemplando un paesaggio naturale dal finestrino del


treno, si accorge della vacuità della propria forma, perciò evade da essa, chiudendosi nel
proprio ufficio ogni giorno e facendo “la carriola” con la sua cagnetta.

l’eresia catara: il prof. Bernardino Lamis vede come unico suo scopo di vita l’indagine sul
catarismo; i suoi discorsi si perdono nel remoto passato.

pazzia esplosione di sofferenza e nausea intellettuale

Soffio: il protagonista ritiene di essere in possesso del magico potere di vita o di morte perché gli basta
soffiare sulle dita unite per far morire le persone. Dopo aver sperimentato il potere dell’onnipotenza si
quieta, ma dopo due settimane vuole dimostrare agli increduli il proprio dono: non accade nulla,
perché il suo “soffio” corrispondeva in realtà alla contemporanea e casuale diffusione di un morbo
mortale.

© Luca Pirola
Uno, nessuno, centomila (1925)
“noi pensiamo di essere uno, ma gli altri come ci vedono? Ciascuno a modo suo, e noi non siamo uno, ma
centomila: il che significa essere nessuno” (Vitangelo Moscarda)

Vitangelo Moscarda ha scoperto un giorno, in conseguenza dell’osservazione della moglie,


di avere un naso diverso da come pensava. Di lì comincia il suo male e inizia a chiedere a
chiunque come lo vede; roso dalla disperazione, cerca di rompere le forme che gli hanno
imposto gli altri e trovare la sua vera identità. Dona la casa a un inquilino che aveva
sfrattato, regala i suoi beni, mette in crisi il matrimonio. Un’amica, seguendo le sue
fissazioni, impazzisce e tenta di ucciderlo. Ritenuto folle, è rinchiuso nell’ospizio dei
poveri, dove raggiunge la felicità: nel giardino del ricovero cercala vita “non più in sé, ma
in ogni cosa fuori”, negli alberi, nelle nuvole, nel vento ...

l’io senza identità, disgregato, torva unità al di


fuori di sé

© Luca Pirola
opere teatrali
Così è (se vi pare) - 1917 - relatività e inconoscibilità del vero

Sei personaggi in cerca d’autore - 1921 paradosso: è meglio essere personaggi,


- il rifiuto di una forma non significa definiti di volta in volta dall’autore,
trovarne un’altra piuttosto che persone

trama: sul palcoscenico di un teatro, dove si sta rappresentando un dramma di Pirandello, irrompono
sei personaggi che, rifiutati dall’autore, cercano qualcuno che li rappresenti sulla scena, che dia loro
“consistenza”. Ciascuno di loro (padre, madre, figlio, figliastra, giovinetto, bambina) racconta un
torbido dramma familiare, finché la bambina annega e il giovinetto si spara. Ma questi fatti potevano
essere, ma non sono avvenuti, in quanto l’autore ha rifiutato di dare una forma ai personaggi, perché
la forma non rispecchia la vita.

il dramma dell’individuo è il dramma del personaggio: non c’è più distinzione tra finzione scenica e
realtà: l’individuo non è uno, perciò non può essere rappresentato

Enrico IV - 1922 - simulazione della assunzione di una maschera consapevole da


pazzia per fuggire all’ipocrisia della società contrapporre alle maschere quotidiane

© Luca Pirola
Stile e linguaggio

stile Linguaggio

disarmonico, crudelmente icastico


sintassi disarmonica,
volutamente deformante per descrivere il
continuamente spezzata da
lato grottesco e tragico dell’uomo
parentesi e incisi
moderno

colgono le situazioni di una realtà lacerata


e non descrivibile

© Luca Pirola

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