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ISBN 9788841218990
INTRODUZIONE
LE ORIGINI
UNA SELVA DI TEORIE
LA ROSA-CROCE
IN INGHILTERRA, AGLI INIZI DEL SETTECENTO
I SEGRETI DEI LIBERI MURATORI
A MACCHIA D’OLIO
SCOMUNICA E INQUISIZIONE
ILLUMINISMO E MASSONERIA
LE GRANDI LOGGE NAZIONALI
LE LOGGE IN ITALIA
GLI ILLUMINATI DI BAVIERA
LA “VENDETTA” NEO-TEMPLARE
I SISTEMI COSIDDETTI “TEMPLARI”
LE LOGGE E LA CULTURA
La musica
Lo spazio
La scienza
La parola
MASSONERIA E SOCIALISMO
FUORI DALLA POLITICA
… E IL NAZISMO
MASSONERIA E MONDO COMUNISTA
IN ITALIA, OGGI
Lo scandalo della P2
P=PROPAGANDA
L’ABITO FA IL MASSONE?
I FINI E IL FINE DELL’ORDINE
Bibliografia essenziale
Introduzione
LA ROSA-CROCE
Fra le teorie relative alla nascita della Massoneria, quella che chiama in
gioco i Rosa-Croce merita un’attenzione particolare perché nel periodo di
transizione tra Massoneria operativa, di mestiere, e Massoneria speculativa,
ossia simbolica e dedita alla ricerca, coloro che si occuparono della
questione rivelarono lo stretto nesso ideale tra Ordine Massonico e Rosa-
Croce. Basti pensare al poema The Muses Threnodie (1638) dello storico
Henry Adamson, in cui si dice “… Noi siamo fratelli della rosacroce /
abbiamo la Parola Massonica / e la seconda vista” (cioè il discernimento,
l’intuizione intellettuale), o al Regno Segreto, raccolta di folclore gaelico
curata dal pastore presbiteriano scozzese Robert Kirk negli anni 1691-1692:
egli pure associava la Parola Massonica alla percezione degli “spiriti
elementali” (elfi, ecc.) cari al mundus imaginalis rosacrociano. Ancora
dovremmo citare Elias Ashmole, l’antiquario iniziato nella Loggia di
Warrington nell’anno 1646, che si abbeverava agli stessi studi alchemici di
Fludd, convinto apologeta della Rosa-Croce in Inghilterra, come del resto
Robert Moray, quartiermastro dell’armata scozzese (iniziato nella Loggia di
Edinburgh nell’anno 1641) che, spaziando nei suoi studi tra le proprietà dei
metalli e quelle degli astri, rafforzava il nesso micro-macrocosmico che
sarebbe divenuto elemento decisivo della ritualità massonica.
La manifestazione storica della Rosa-Croce si situa all’inizio del XVII
secolo, quando furono pubblicati in Germania due “manifesti” (Fama
Fraternitatis, o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine
della Rosa-Croce, nel 1614, e Confessio Fraternitatis, o Confessione
dell’encomiabile Confraternita dello stimatissimo Ordine della Rosa-Croce,
nel 1615), nonché Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616).
LE CORPORAZIONI IN INGHILTERRA: IL
CONCETTO DI CRAFT
Fra i molti significati che ha assunto la parola “Arte” nella nostra lingua
c’è anche quello storico-sociologico per cui può essere sinonimo di
“corporazione”, ovvero riferirsi a quei raggruppamenti di artigiani,
lavoratori in genere e mercanti che, fino alla Rivoluzione francese, hanno
espresso nella forma associativa identità professionale, spirito di corpo e
interessi di categoria. Qualcosa di analogo è stato il Craft in Inghilterra,
dove il termine ha anche mantenuto, come del resto per noi “arte”, il
richiamo a un’abilità o a una destrezza particolari. In generale Craft può
definire un’Arte vera e propria o il Commercio, nonché i raggruppamenti
di persone che praticano l’una o l’altro; in ambito massonico si riferisce
all’intero corpo dei Liberi Muratori, ovunque si trovino.
AL DI LÀ DELLA MANICA
Tra il 1725 e il 1730 la Free-Masonry si diffuse in Francia: da sorta di
rappresentanza culturale britannica, quale parve all’inizio, fu presto nota
come la Franc-Maçonnerie. Gli storici hanno individuato le principali
cause di un così favorevole e rapido accoglimento nell’anglomania allora
regnante, nella suggestione esercitata dal mistero di cui si circondava questa
nuova forma di aggregazione e infine nell’efficacia del messaggio
filantropico presso i “cuori sensibili”.
Questi stessi fattori, e ancor più i documenti dell’epoca, autorizzano a
parlare di una sostanziale superficialità della Massoneria francese delle
origini. Lungi dall’aver precorso, in materia di politica e religione, le
battaglie degli Illuministi e tanto meno la Rivoluzione, i primi massoni
francesi esprimevano un’ideologia conservatrice: accontentandosi «di
celebrare, come prima sui loro zufoli, le dolcezze dell’amore fraterno e i
fascini dell’altruismo sentimentale, rimasero servitori leali del loro sovrano
e continuarono a praticare la religione nella quale erano nati» (R. Le
Forestier, La Massoneria templare e occultista nel XVIII e XIX secolo).
Non sorprende dunque il fatto che le logge francesi accentuarono il
carattere scenografico delle cerimonie di iniziazione o promozione, dei
momenti conviviali, degli arredi dei luoghi di riunione, dei costumi, della
simbologia. Analogamente accolsero con estrema e acritica disponibilità le
più svariate leggende sulla “tradizione” massonica, cui corrispose la
proliferazione di un numero incredibile di nuovi gradi rispetto ai tre di
origine inglese: dal 1745 al 1775 circa (senza che per altro rispondessero a
un piano unitario, ma a seguito di iniziative isolate o variazioni di gradi nati
in relazione a temi già noti) se ne potevano contare più di cento. Ma tutto
ciò fa ormai parte di un nuovo capitolo della storia della Massoneria: lo
Scozzesismo.
Nell’ambito della letteratura massonica tradizionale tale orientamento
viene fatto risalire alla Madre-Loggia di Klivinning (in Scozia appunto),
che affratellava i costruttori delle cattedrali gotiche locali. Qui sarebbero
stati accolti alcuni Templari fuggiaschi dalla Francia, i quali avrebbero
affiancato il futuro re di Scozia Robert Bruce contro Edoardo I d’Inghilterra
nella battaglia di Bannockburn (1314), per essere poi ricompensati con
l’attribuzione del supremo controllo della suddetta loggia. La sopravvivenza
di questa antica forma di Free-Masonry fino al 1700 sarebbe stata garantita
dalla non meglio accertata tradizione mistico-ermetica dei Rosa-Croce.
Dal castello di Eilean Donan in Scozia sarebbero partiti gli uomini di Robert Bruce per
combattere le truppe inglesi nel 1314. Narra la leggenda che tra questi guerrieri ci
sarebbero stati anche dei Templari, poi ricompensati con il controllo sulla loggia di
Bannockburn.
Ma fra gli storici, anche massoni, prevale la convinzione che l’attributo
“scozzese” non abbia niente a che fare con il contesto geografico, e alcuni
lo collegano alla nazionalità di André-Michel de Ramsay (1686-1743).
Questi, trasferitosi in Francia e divenuto “Grande Oratore dell’Ordine” (una
carica introdotta dalla Massoneria francese, non contemplata in Inghilterra),
preparò per il 21 marzo 1737, in occasione di un incontro fra esponenti di
varie logge, un discorso destinato ad avere vastissima risonanza solo dopo
che venne pubblicato (è infatti provato che Ramsay non se ne servì per
l’occasione prevista). In effetti Ramsay non propose, come molti credono,
la creazione di gradi supplementari, limitandosi ad asserire la superiorità
della Massoneria scozzese in rapporto alla purezza della tradizione. Ma
proprio questo avrebbe rinforzato il carisma dei già esistenti Maestri
Scozzesi «i quali, arrogandosi diritti che altri massoni non intendevano loro
riconoscere, cresciuti di numero, cominciarono a riunirsi in assemblee
separate dalle normali logge, ove si elaborarono progetti di riforma che
portarono alla creazione dei gradi superiori. Sia per effetto di una migliore
interpretazione del concetto massonico, sia per la necessità di arginare una
paurosa marea livellatrice a tutti i costi, sia ancora per ambizione e per
desiderio di distinguere… certo si è che l’idea incontrò il favore dei più»
(U. Gorel Porciatti, Simbologia Massonica. Gradi Scozzesi).
André-Michel de Ramsay
Antichi oggetti incisi con simboli massonici: la squadra con il compasso e il delta, cioè
il triangolo che esalta la perfezione del numero 3.
MASSONERIA, STATO E CHIESA IN
FRANCIA
Il Discorso di Ramsay non rende conto solo dei cambiamenti che si
determinarono all’interno dell’istituto massonico dal momento in cui,
dall’Inghilterra, ebbe una diffusione continentale. Esso rivela infatti anche
la necessità per le logge, operanti in un clima assolutistico dal punto di vista
politico e cattolico dal punto di vista religioso, di trovare una formula di
convivenza con i poteri costituiti. Un esempio concreto può chiarire molto
bene questa problematica.
UN PASSATO CAVALLERESCO
L’arte ai tempi di Luigi XIV, il re Sole, documenta incisivamente la
promozione di un’arte di corte, aulica e celebrativa. A questa tendenza del
gusto artistico francese è da collegarsi il richiamo a un passato nobile e
cavalleresco da parte della Massoneria locale, che era sempre più
interessata ad accogliere nelle sue fila membri dell’aristocrazia. Come
osserva L. Sessa «… il ceto nobiliare del tempo di Luigi XV,
disperatamente aggrappato ai fasti celebrati nell’epoca dorata del re Sole,
non avrebbe avvertito nessuno stimolo o fascino per una Istituzione di
mestiere, sostanzialmente basata sul principio dell’emancipazione
dell’uomo attraverso il lavoro, in quanto tale ceto considerava il lavoro
come un’attività debilitante, disonorevole, distintiva della classe bassa, in
particolare di quella plebea».
La Cathédrale des Invalides a Parigi ben esemplifica la grandiosità e lo sfarzo dell’arte
francese di corte del XVII secolo.
SCOMUNICA E INQUISIZIONE
L’origine delle prese di posizione dell’autorità ecclesiastica nei confronti
della Massoneria (Bolla In Eminenti del 1738 e Providas del 1751) pare
sia stata, in entrambi i casi, di natura politica. Era da poco diventato
Granduca di Toscana Francesco di Lorena, iniziato già dal 1731, che era
contrario all’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato. L’occasione
del primo scontro fu la decisione granducale di istituire una
Congregazione per i poveri indipendentemente dalle condizioni richieste
dal Papa mentre il secondo fu determinato dall’Editto di ammortizzazione
dei beni ecclesiastici. La convinzione che tali provvedimenti fossero
dovuti all’esistenza di un partito anticuriale che si annidava in una loggia
massonica portò al coinvolgimento dell’Inquisizione. Per sua natura il
tribunale dell’Inquisizione poteva intervenire solo nei casi di eresia e
quindi si giunse alla condanna della Massoneria in quanto portatrice di tesi
deiste e libertine. L’effetto delle Bolle papali non fu quello di sconfiggere
la Libera Muratoria, ma piuttosto di trasformare un fenomeno di costume
in un fenomeno politico. L’offensiva antimassonica, che si avvalse di una
sterminata serie di testi, opuscoli, libelli, accuse e falsità, non provocò la
sparizione o la diminuzione delle logge, ma al contrario divenne
un’occasione per la Massoneria che ridefinì il proprio ruolo e i propri
principi riaffermando a gran voce il valore della tolleranza, l’obiettivo
della rigenerazione dell’uomo e del perfezionamento delle virtù civiche.
L’albero della filosofia ermetica. Avvicinandosi alla metà del
Settecento la Massoneria ebbe sempre più contatti con filoni
esoterici.
ILLUMINISMO E MASSONERIA
L’Illuminismo fu il movimento intellettuale di più vasta portata ed
estensione geografica della seconda metà del Settecento. La metafora della
luce, che entra nella definizione che se ne è data anche nelle altre lingue
(francese, tedesco, inglese e spagnolo), voleva espressamente indicare le
caratteristiche di un pensiero che si poneva l’obiettivo di disperdere le
tenebre dell’ignoranza e dei pregiudizi in funzione di un uso costruttivo
della ragione per il bene individuale e collettivo.
Lo sviluppo del movimento fu contemporaneo a quello della
Massoneria e analoga ne fu la diffusione dal punto di vista geografico.
Trasse origine infatti dalla filosofia empirista e dalla nuova scienza
affermatesi in Inghilterra a partire dal secolo precedente; ebbe il suo centro
di irradiazione in Francia, giungendo successivamente a investire l’Europa
orientale; interessò solo parzialmente i Paesi dell’Europa mediterranea,
dove dovette fare i conti con la Chiesa cattolica.
Ma i possibili collegamenti con la Massoneria sono di portata ben più
ampia. Le logge massoniche, assieme ai salotti che spesso accoglievano gli
stessi personaggi, costituirono soprattutto in Francia formidabili occasioni
di aggregazione del ceto intellettuale e delle classi dirigenti, facilitando la
diffusione delle idee nuove, dello spirito filantropico, della tolleranza.
I più importanti Illuministi francesi, come Voltaire (1694-1778), D.
Diderot (1713-1784) o M.-J. Caritat, marchese di Condorcet (1743-1794),
furono massoni anche se dell’ultima ora, come Voltaire che fu iniziato poco
tempo prima di morire, o non assidui, e così la maggior parte dei
frequentatori del salotto di madame Helvétius che, dopo la morte del
marito, filosofo di orientamento sensista, radunava regolarmente ad Auteuil
gli eredi spirituali della precedente generazione dei Philosophes. Questo
secondo gruppo, detto degli “Ideologi” (cioè studiosi dell’origine delle
idee), ebbe stretti contatti con Benjamin Franklin (1706-1790), che fornì il
modello dell’uomo di scienza che non disdegna di abbracciare una “giusta
causa” politica e comunicò loro l’entusiasmo e lo spirito con cui negli Stati
Uniti era stata affrontata la battaglia per l’indipendenza dall’Inghilterra. Gli
Ideologi arrivarono così a dare il loro appoggio alla Rivoluzione francese,
per subire come i Girondini la sconfitta da parte di Robespierre e dei
Giacobini. Sarebbe comunque un grave errore identificare nell’Illuminismo
l’asse filosofico della Massoneria. Basti pensare che fu massone entusiasta
il cattolico integralista Joseph De Maistre (1753-1821), che nella sua
Lettera al Duca di Brunswick attribuiva all’Ordine Massonico il ruolo di
centro di unificazione di tutta la Cristianità, sulla base di un “cristianesimo
trascendentale” che avrebbe dovuto richiamarsi a una rivelazione universale
(o “rivelazione delle rivelazioni”) dispensata a tutti i popoli. O ancora, si
pensi all’attivissimo massone tedesco Friedrich Heinrich Jacobi (1743-
1819), il “filosofo della fede” per eccellenza, che affermava l’impossibilità
da parte della sola ragione a cogliere l’essenza e lo scopo della vita.
Durante l’Illuminismo i salotti aristocratici francesi accolsero personaggi legati alla
Massoneria come Diderot, il marchese di Condorcet e Voltaire (quest’ultimo è
rappresentato come busto in quanto era a quei tempi in esilio).
Statua di Goethe a Marianske Lazne nella Repubblica Ceca. Il poeta aderì agli
Illuminati di Baviera anche se, secondo alcune teorie, sarebbe stato inconsapevole
degli obiettivi dell’Ordine.
LA “VENDETTA” NEO-TEMPLARE
A consolidare la teoria del complotto casualmente sventato da parte
degli Illuminati di Baviera ed “evidente” negli sviluppi della Rivoluzione
francese contribuirono, da opposti fronti, diversi fattori.
Giocò in primo luogo un ruolo importante la pubblicistica reazionaria
che ebbe i suoi più significativi esponenti nel radicale Louis Cadet de
Gassicourt, imprigionato durante il Terrore, e nel gesuita Augustin de
Barruel, in esilio in Inghilterra. L’uno, in La tomba di Jacques de Molay,
sostenne che l’Ordine dei Templari, di cui la Massoneria aveva raccolto
l’eredità, aveva costituito il primo anello di una catena di cospiratori che
non avrebbero cessato di agire fino alla presa della Bastiglia. L’altro, in
Memorie utili per la storia del Giacobinismo, arrivò a unificare
nell’immagine terrificante di una plurisecolare congiura tutti i movimenti o
i personaggi che nella storia si erano ribellati all’ordine costituito, dagli
eretici medievali a Robespierre. Questa versione dei fatti si saldò
nell’opinione pubblica alla leggenda secondo la quale Jacques de Molay,
ultimo Maestro dei Templari condannato al rogo da Filippo il Bello con la
complicità di Clemente V, nel proclamare la sua innocenza avrebbe
vaticinato la morte dell’ultimo discendente del suo persecutore per mano di
un Templare. Si mormorava che Luigi XVI, ultimo re di Francia e appunto
ultimo discendente di Filippo il Bello, prima di essere ghigliottinato (21
gennaio 1793) avrebbe chiesto al boia il suo nome, per sentirsi rispondere
«che era un Templare, pronto a eseguire la vendetta di Jacques de Molay».
E, per rendere ancora più fosche le tinte del quadro, si sottolineava come la
ghigliottina fosse stata inventata dal medico e scienziato Joseph-Ignace
Guillotin, affiliato alla Massoneria. L’abbinamento Templari-Massoneria
non era tuttavia un parto della fantasia degli avversari dell’Ordine.
Appartiene infatti peculiarmente alla sua storia e ne costituisce il
complicato capitolo del Templarismo.
LE LOGGE E LA CULTURA
Fin dalla loro costituzione le logge erano state caratterizzate da una
dimensione di convivialità: ci si ritrovava in un’osteria, un caffè, una
birreria (o in una casa privata), soprattutto in occasioni festive come per
esempio l’iniziazione di un nuovo fratello o le feste di san Giovanni. Tali
riunioni (così rileverà l’autorità ecclesiastica poco prima della seconda
condanna papale) avvenivano con pranzi, recite, musica e canti. A Londra
ai primi del Settecento la vita massonica era, per esempio, particolarmente
legata alla rappresentazione delle opere di Shakespeare e alle esecuzioni
musicali.
La musica
La musica soprattutto aveva un ruolo importante. Anderson nelle sue
Costituzioni vi aveva incluso una serie di canti, tratti dal repertorio popolare
e considerati adatti a rappresentare le origini e la storia dell’organizzazione,
che venivano eseguiti nel corso delle riunioni di loggia. La musica appariva
particolarmente consona a esprimere il concetto di un universo che dal caos
primigenio passava a un ordine naturale e razionale e perciò lo studio
dell’armonia musicale affascinava molti massoni. Nascevano trattati,
libretti, almanacchi di divulgazione musicale, ma anche composizioni di
ampio respiro come il Carmen saeculare di F.-A. Philidor (1726-1795),
musicista e scacchista. In breve diventeranno sempre più numerosi i
musicisti che si accosteranno alla Massoneria e che quindi daranno il
proprio contributo al patrimonio musicale massonico. Ciò avveniva con
notevole libertà dal momento che non esisteva, in campo musicale, una
liturgia precisa.
Il Flauto magico di Mozart (qui rappresentato durante la malattia che gli sarebbe stata
fatale) documenta l’attrazione per l’Oriente tipica di uno dei filoni massonici del
Settecento.
Lo spazio
Anche l’architettura e l’organizzazione dello spazio, in quanto
rappresentazione dell’ordine ideale del mondo, apparivano fondamentali
agli occhi della società massonica. La cosa diventava tanto più importante
quanto più la Massoneria si ampliava aumentando il numero e l’importanza
sociale dei suoi adepti e quanto più prendevano consistenza quei filoni che
facevano riferimento all’ermetismo e ai Rosa-Croce. Così come nel secolo
precedente a Heidelberg l’Elettore Palatino aveva fatto esternare la
concezione rosacrociana dell’universo nei propri giardini, in modo simile
ora la Massoneria tentava di tradurre il proprio patrimonio culturale, le
proprie regole e i propri principi in ambienti appositamente pensati e
progettati per le cerimonie. Nella seconda metà del XVIII secolo verranno
costruiti o riadattati per queste esigenze molti edifici. I più famosi sono la
Mason Hall di Londra e, in Italia, la Cappella Sansevero di Napoli, fatta
trasformare da Raimondo di Sangro in un tempio massonico la cui
decorazione è basata sul tema dell’esaltazione della virtù come base
imprescindibile della nobiltà.
È sempre in questo periodo che acquistano un’importanza fondamentale
i simboli e la loro collocazione nello spazio secondo un preciso codice
visivo che possa fare da guida agli adepti. Il successo della Massoneria nel
periodo del dispotismo illuminato sarà tale che questo tipo di decorazione
verrà adottato anche per altri ambienti non strettamente massonici quali, per
esempio, la sala delle adunanze dell’Accademia delle Scienze di Torino.
La scienza
I legami tra mondo scientifico e Massoneria appaiono molto stretti fin
dall’inizio. Già le prime logge inglesi erano assai vicine agli ambienti della
Royal Society, l’accademia britannica delle scienze ufficialmente
riconosciuta nel 1662. La figura di Newton poi aveva assunto grande
importanza per i fondatori della Gran Loggia di Londra in quanto il suo
metodo, che forniva le basi per una nuova filosofia della natura
estremamente feconda di risultati, non negava però il sentimento religioso.
La scienza, e questo piaceva ai massoni, spiegava come il dio-architetto
avesse ordinato la natura secondo principi di gerarchia, ordine e pace. Il
parallelismo che interessava la Massoneria era quello tra ordine naturale e
ordine sociale.
Questo tema sarà presente sia in Inghilterra sia sul continente per buona
parte del secolo: l’interesse per la natura aveva lo scopo di realizzare una
nuova filosofia della storia. I massoni si impegnarono sia come
organizzazione sia come privati in molteplici attività. Nacquero nuove
istituzioni scientifiche pubbliche e private (l’Accademia delle Scienze di
Torino e quella di Napoli; il Musée de Paris, l’Accademia Boema delle
Scienze di Praga), si organizzarono raccolte di scienze naturali, videro la
luce riviste e pubblicazioni di ogni sorta che si occupavano dei temi più
diversi, dal calcolo alla fisiognomica.
Il rischio in questo pullulare di interessi e di iniziative risiedeva nella
seconda anima della Massoneria, quella mistica, che non aveva mai
rinunciato alla commistione con il magico e perciò per sua natura tendeva a
lasciare spazio a personaggi dubbi. Fu quanto accadde alla fine del secolo
con Mesmer e Cagliostro.
Franz Anton Mesmer, un medico austriaco che si era occupato di
magnetismo animale e sosteneva la possibilità di utilizzare questi flussi a
scopo terapeutico, esiliato da Vienna si era trasferito a Parigi dove aveva
fondato una Société de l’Harmonie, alla quale si poteva essere iniziati, a
pagamento, ai segreti del magnetismo. Per circa un decennio il mesmerismo
fece furore sia come pratica terapeutica sia da un punto di vista teorico. Gli
scritti di Mesmer erano letti e commentati nelle logge nel tentativo di
applicare la “teoria delle turbolenze magnetiche”, causa delle malattie della
persona, alla società nel suo complesso. Gli attacchi della scienza ufficiale e
il proliferare di ciarlatani mesmeristi provocarono l’intervento ufficiale del
Re e l’espulsione di Mesmer (1785).
Un’antica illustrazione della fine del Settecento mostra un baquet, una tinozza piena di
acqua magnetizzata che secondo il suo inventore, Franz Anton Mesmer, aveva poteri
terapeutici.
La parola
La vita delle logge comprendeva anche l’adozione di un nuovo codice
linguistico che, riprendendo termini della tradizione, ne innovava il
significato. Buona parte di questi (statuti, capitolo, ordine, maestro, e così
via) risaliva alla tradizione medievale, altri erano invenzioni, nel senso che
il significato originario era completamente abbandonato (la parola
“convento”, per esempio, che nel linguaggio comune indica semplicemente
la sede di una comunità religiosa, in quello massonico significa “riunione” a
ricordo dell’assemblea di Wilhelmsbad, avvenuta appunto in un convento).
Infine una parte di questi termini, pur antichi, erano usati con accezioni
simili a quelle del linguaggio politico inglese dell’epoca. La parola
“costituzione” non indicava infatti né una raccolta di norme legislative della
massima autorità politica (come in epoca imperiale romana) né ordinamenti
particolari di tipo ecclesiastico (come nel Medioevo): era invece un insieme
di principi considerati basilari per la vita ordinata di una società, in questo
caso quella massonica.
Come per il termine “costituzione” così molte altre parole vennero
mutuate da quelle in uso: società, libertà, pubblico suffragio. Una in
particolare si rivelerà importante: illuminazione. Se infatti nel passato il
termine sembrava essere usato esclusivamente in ambito religioso
(l’illuminazione dell’uomo grazie all’intervento divino) ora la Massoneria
ne accetta il significato di lotta all’ignoranza e alla superstizione mediante
la ragione. Nei Dialoghi per massoni di Lessing, testo che ebbe una
un’ampia diffusione e fu la base di molteplici dibattiti, si afferma che solo
la ragione consente di indagare e comprendere la vera funzione della
Massoneria.
Il dibattito sui Dialoghi di Lessing fu possibile grazie alla temperie
culturale dell’età dei Lumi. L’epoca del dispotismo illuminato infatti fu
caratterizzata dalla diffusione dell’alfabetizzazione e dalla riforma dei
sistemi educativi e ciò andava creando un pubblico desideroso di opere
scritte. La Massoneria si attivò per rispondere a queste esigenze, non solo
con la pubblicazione di grandi opere (come la traduzione dei Trattati sul
governo civile di Locke, della Scienza della legislazione di Filangieri o le
Lettere americane con prefazione di Franklin) ma soprattutto con una vasta
produzione di pubblicazioni semplici e a basso costo, destinate o alla
formazione dei nuovi adepti o alla propaganda. Venivano messi in
circolazione i testi delle orazioni tenute nelle logge, almanacchi con
indicazioni delle festività massoniche e gli indirizzi delle logge, catechismi,
riviste. I principali tipografi aderivano alle logge, e questa tradizione si
manterrà anche nel XIX secolo coinvolgendo massoni e tipografi nei
movimenti patriottici risorgimentali.
La Massoneria si ritrovò nei confronti di Mussolini (sopra, arrestato dopo un comizio interventista)
a passare dal ruolo di alleata a quello di “nemica” (vedi il discorso di presentazione della legge
contro le società segrete). Mussolini affermava che la società italiana era dominata da un
manipolo di uomini mediocri, divenuti potenti perché massoni.
La più discutibile di queste “proiezioni” fu forse l’assunzione di una
posizione apertamente interventista in occasione dello scoppio della Prima
guerra mondiale. Schierandosi con i conservatori, i liberali, i democratici, i
mazziniani, gli anarco-sindacalisti e gli anarchici e dichiarandosi a favore
dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, il Grande Oriente rischiò, per quanto
queste forze fossero tutte in qualche misura rappresentate nelle logge
nazionali, di perdere il consenso della base che annoverava anche neutralisti
legati al blocco giolittiano o al Partito Socialista che erano assolutamente
“non interventisti”. Tale concessione all’imperante nazionalismo, invece
che allontanare la tradizionale diffidenza dell’opinione pubblica nei
confronti della Massoneria, ne peggiorò l’immagine quando, nel 1917,
durante un convegno parigino di dignitari scozzesisti di vari Paesi, alleati e
neutrali, la rappresentanza italiana diede la propria approvazione al
principio che postulava l’opportunità di riconoscere alle popolazioni delle
aree plurietniche interessate al conflitto il diritto di decidere mediante
referendum, a guerra conclusa, i propri confini. Accusato di tradimento, il
Grande Oriente contraddisse la posizione assunta dalla propria
rappresentanza a Parigi appoggiando invece ufficialmente le rivendicazioni
del fronte nazionalista nelle aree della sponda adriatica del Mediterraneo
orientale, oltre che in ambito coloniale.
IL FASCISMO…
Nel 1908 nella Massoneria italiana (Grande Oriente d’Italia, con sede a
Palazzo Giustiniani) si era verificata una spaccatura, che portò
all’insediamento in piazza del Gesù a Roma di un Supremo Consiglio,
accolto quattro anni dopo a Washington nel convento mondiale dei Supremi
Consigli scozzesisti.
Ampi settori della Massoneria di Piazza del Gesù videro con favore
l’ascesa di un movimento di “ordine” come il fascismo, così come avevano
appoggiato l’impresa fiumana di Gabriele d’Annunzio (1919). Ma anche il
Gran Maestro del Grande Oriente Domizio Torrigiani arrivò dopo la
“marcia su Roma” ad augurare il successo al governo di Benito Mussolini,
salvo dichiarare l’anno dopo l’irrinunciabilità di alcuni principi
fondamentali, quali la libertà (Torrigiani sarebbe stato in seguito
condannato dal regime al confino, nelle isole Lipari).
In questa immagine, un esempio di propaganda anti-massonica. Furono
soprattutto i regimi totalitari, come il fascismo e il nazismo, ad avversare la
Massoneria considerata una lobby parallela allo Stato.
… E IL NAZISMO
Il 30 gennaio del 1933 Adolf Hitler diventò Cancelliere del Reich, e il
Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi venne a coincidere con lo
Stato, sopprimendo le altre forze politiche.
Nei tredici anni di vita del Partito, con l’appoggio teorico di Alfred
Rosenberg, Hitler aveva messo a punto un’ideologia fondata sul primato
della razza tedesca e sul suo diritto a tutelare in ogni modo la propria
integrità, nonché sull’orrore per il Bolscevismo, la peggiore e più pericolosa
incarnazione di un’umanità degenerata e inferiore che faceva peraltro
tutt’uno con l’Ebraismo. Questo quadro, rispetto alla realtà storica e
culturale delle forze demonizzate, era ulteriormente confuso dalla
convinzione che la Massoneria si fosse prestata a fare da longa manus
all’Ebraismo internazionale, alleata in un complotto mirante al dominio sul
mondo intero.
Naturalmente la Massoneria non aveva niente a che fare con il
Comunismo: molto forte nel Settecento, in Russia l’Ordine era stato messo
al bando da un decreto zarista nel 1822 e la sua debole ripresa agli inizi del
nostro secolo (Massoneria della Duma), con un orientamento politico
vicino a quello dei Menscevichi, non aveva potuto resistere alla vittoria dei
Bolscevichi. Inoltre nel 1922 la Terza Internazionale a Mosca aveva
ufficialmente dichiarato l’incompatibilità tra Comunismo e Massoneria, per
l’interclassismo e l’antimaterialismo di quest’ultima, nonché per la sua
presunta subordinazione a una visione capitalistica della società. Infine in
quella che era diventata l’Unione Sovietica sopravvivevano i pregiudizi
contro gli Ebrei della Russia ottocentesca e l’ipotesi di un complotto del
Sionismo internazionale, non molto diversa nella sostanza da quella
propagandata negli Stati Uniti dal massone Henry Ford, anche se qui
poggiante sull’avversione per il capitalismo. Nonostante tutto ciò, quando
nel 1935 l’Unione Sovietica venne accolta nella Società delle Nazioni, il
nazista J. Streicher ribadì la tesi che i governi dei Paesi che avevano votato
per l’accoglimento dovevano essere collegati al sovra-governo occulto del
mondo, composto da trecento uomini che erano tutti «membri della razza
ebraica e cospiratori della Massoneria».
Nello stesso 1935 la Massoneria tedesca era stata definitivamente messa
al bando per ordine del Reich e del Ministro degli Interni. Al momento
della presa del potere da parte di Hitler, nel 1933, era costituita da nove
Grandi Logge, tre cosiddette “Vecchie Prussiane” e sei “Umanitarie”: le
prime di orientamento nazionalista e aperte ad accogliere affiliati
esclusivamente di religione cristiana, le altre più vicine al modello
anglosassone. Queste ultime si erano orientate per l’autoscioglimento nello
stesso 1933, mentre una delle Vecchie Prussiane aveva tentato di
sopravvivere al regime invitando le logge sottoposte a modificare il rituale
con l’abolizione di qualunque riferimento al Vecchio Testamento, la
sostituzione del nome di Hiram con quello di “Costruttore”, la rinuncia al
segreto iniziatico (“competenti funzionari” del Partito e dello Stato
potevano partecipare ai lavori delle logge) e l’impegno a verificare le
origini tedesche degli affiliati. Ma anche quello che, da Ordine Massonico,
si era ribattezzato Ordine Cristiano Germanico ebbe vita breve, perché
solamente lo sviluppo e l’esito degli eventi bellici posero fine
all’ininterrotta propaganda tedesca contro la “cospirazione giudeo-
massonica”. Per ironia della sorte la tesi di questa cospirazione era
divampata e aveva avuto le conseguenze tragiche che sappiamo, in quella
stessa Germania in cui, nel secolo precedente, la Grande Loggia “Royal
York”, protetta da Guglielmo I, aveva deciso di non accogliere degli Ebrei
nel proprio seno “cristiano”.
Dopo aver analizzato un po’ più nel dettaglio il caso del Fascismo e del
Nazismo, si può dire in generale che, in presenza di regimi totalitari, la
Massoneria non ha spazio vitale.
Così, per il suo indirizzo in prevalenza democratico e anticlericale,
venne aspramente perseguitata in Spagna e in Portogallo durante le dittature
rispettivamente di Francisco Franco e Antonio Salazar. D’altra parte in
questi Paesi ha trovato un formidabile avversario nell’Opus Dei,
un’organizzazione cattolica attiva dal 1928 che ha il fine dichiarato di
portare i propri membri a vivere più integralmente il messaggio evangelico
nella vita privata, professionale, politica e sociale. “L’Opera” è
gerarchicamente strutturata, vincola al segreto e all’obbedienza attraverso
una serie di adempimenti (per esempio quello di confessarsi solo a sacerdoti
che ne facciano parte o di “confidarsi” con il superiore della sede di
riferimento) e incentiva l’attività “nel mondo” dei suoi quadri più elevati,
cui non sono preclusi gli strumenti della politica, della finanza e della
cultura per «riportare la società a Dio». Pertanto rappresenta un polo di
attrazione per le persone desiderose di una più profonda spiritualità, ma si
configura d’altra parte come una vera fucina di potere, e tutto ciò spiega,
assieme all’integralismo cattolico, la costante opposizione alla Massoneria.
L’ingresso del lager di Auschwitz. L’assimilazione dei massoni agli Ebrei in quanto
nemici dell’umanità, propugnata dal nazismo, fece sì che anche massoni “ariani”
venissero internati nei campi di concentramento.
IN ITALIA, OGGI
La rinascita massonica nell’Italia del dopoguerra è stata rapida ma
caratterizzata, come quella degli schieramenti politici, da una notevole
frantumazione. Divisa in mille rivoli, si esprime tuttavia in forma
“regolare” (il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra è
avvenuto nel 1972) come Grande Oriente d’Italia, cui fanno riferimento
circa seicento logge, per un totale di diciottomila affiliati. La sede
amministrativa si trova a Roma, a Villa Medici del Vascello.
All’altra grande formazione massonica italiana, la Gran Loggia
Nazionale, che ha sede a Roma in Palazzo Vitelleschi (piazza del Gesù),
obbediscono circa duecentocinquanta logge, con seimila affiliati.
Le regioni dove vi è una più fitta attività massonica sono la Toscana,
l’Umbria, la Calabria e la Romagna, soprattutto nel Ravennate.
Da un punto di vista sociologico, vi fu in passato una forte presenza di
militari e uomini politici nelle logge, decisamente ridimensionata a partire
dagli anni Ottanta; restano prevalenti i liberi professionisti (avvocati,
medici, ecc.), i quadri amministrativi privati e pubblici, i docenti, gli artisti
(dal 1945 a tutti gli anni Settanta fu rimarcabile la presenza di uomini di
spettacolo, come Totò, Carlo Dapporto, Gino Cervi, Alighiero Noschese,
ecc.).
Resta da chiedersi che cosa, in un Paese come il nostro, possa indurre a
entrare nella Massoneria. L’opinione di uno storico qualificato (A.A. Mola,
Storia della Massoneria in Italia, in Storia d’Italia: dalla civiltà latina alla
nostra Repubblica) fa pensare a una spinta fortemente ideale: «La massiccia
presenza, in Massoneria, di scienziati, uomini dello Stato, operatori culturali
e artisti, professionisti qualificati, fa ritenere che in loggia venga cercata la
sintesi tra scienza e libertà, cioè tra “ordine” e “spontaneità”, tra
“naturalità” e organizzazione razionale, in forme nuove ma certo sulla
traccia dei numi enciclopedisti». Va senz’altro messo in conto da parte di
alcuni anche il desiderio di connotare esotericamente, attraverso
l’esperienza rituale, il desiderio di elevazione spirituale. Ma, stando a
quanto anche un’ampia frangia di opinionisti massoni mette in luce come
un pericolo, si può pensare che per molte persone agiscano interessi meno
nobili, come la speranza di ottenere vantaggi, interpretando il principio
solidaristico dell’aiuto tra Fratelli come scambio di favori, o semplicemente
il compiacimento di appartenere a un “club” esclusivo. L’impressione che si
ha dall’esterno è che si tratti di un nodo che la Massoneria italiana deve
ancora sciogliere, magari sacrificando la quantità alla qualità dei suoi
membri attraverso un vaglio più severo delle richieste di affiliazione.
Lo scandalo della P2
Nel processo di restaurazione tradizionale e di definizione di un’identità
consona ai tempi nuovi non ha certamente giovato alla Massoneria italiana
la vicenda della P2 che, per quanto possa essere interpretata come una
“deviazione”, ha comunque messo in luce anche per gli stessi affiliati la
presenza nell’Ordine di uno spregiudicato settore affaristico e addirittura
eversivo. In ogni caso la reputazione della Massoneria ne è uscita
fortemente compromessa, nonostante il Grande Oriente si sia adeguato alle
disposizioni della cosiddetta “legge Spadolini sulla P2” (1982) che ha
vietato, con quella incriminata, le logge “coperte”, e preteso che siano
accessibili le liste degli affiliati.
Ancora agli inizi degli anni Novanta, infatti, da un sondaggio risultava
che il 31% degli Italiani considerava la Massoneria «un’associazione per
fare carriera» e un altro 27% «una pericolosa organizzazione
antidemocratica».
L’opportunità di un ente di questo genere è stata motivata in funzione
dell’attività assistenziale (ambulanze, contributi ai centri ospedalieri, borse
di studio…) svolta dalla Massoneria, «che potrebbe anche aver bisogno del
coordinamento di una loggia che avesse fra i suoi membri le “persone che
contano”, nei più diversi settori della vita sociale» (A.C. Ambesi, I Maestri
del Tempio).
Con l’ascesa di Licio Gelli alla carica di Venerabile della Loggia P2 iniziò
una saga di potere che ebbe esiti disastrosi per la Massoneria italiana.
Uno dei simboli più noti della Massoneria. La lettera G ha interpretazioni diverse, che
vanno dal Grande Architetto dell’Universo a concetti come Geometria e Generazione.
L’ORIZZONTE MASSONICO “REGOLARE”
Ciò che identifica la Massoneria “regolare” rispetto ad altre formule
sono in primo luogo i Landmarks, parola inglese che significa “confini”. In
quanto tali, stabiliscono la linea di demarcazione tra il “dentro” e il “fuori”
e sono riconosciuti e conservati da tutte le logge, per quanto diverse
possano esserne le connotazioni interne. Nel 1919 i Landmarks venivano
così catalogati:
monoteismo;
credenza in una vita futura;
volume della Sacra Legge;
leggenda del terzo grado (quello di “Maestro”), collegato alla leggenda
di Hiram;
segreto;
simbolismo dell’arte operativa;
nascita libera del massone e appartenenza al sesso maschile.
I GRADI DI INIZIAZIONE
Nelle culture ad assetto tradizionale l’iniziazione è la forma in cui
vengono trasmessi i valori cosmogonici ed etici nei quali la comunità
riconosce le proprie radici ed è, in stretta connessione con il rito, insieme
attualizzazione del passato e garanzia di futuro. L’applicazione di questo
concetto all’iniziazione massonica è legittima solo in parte perché, se i
gradi costituiscono sotto certi aspetti dei riti di passaggio con significato
spirituale affine a quelli praticati dalle popolazioni primitive, l’ingresso nel
Tempio di un nuovo adepto non comporta la “tradizione” (cioè la
“consegna”) di una Verità univocamente definita, ma l’impegno di
ricercarla “costruttivamente” e a tutto raggio entro i “confini” dell’Arte.
Occorre inoltre ricordare che il termine “iniziazione” compare dopo la
costituzione della Gran Loggia d’Inghilterra, quando si era ormai imposto
l’indirizzo speculativo. Nella tradizione operativa si utilizzava il termine
“ammissione”.
Il richiamo alle origini operative della Massoneria è comunque ribadito
dai primi due gradi, quello di Apprendista e quello di Compagno, che
corrispondono ai due livelli previsti per i Liberi Muratori medievali.
Dal punto di vista della simbologia, alla promessa di lealtà nei confronti
dell’Ordine pronunciata dall’Apprendista corrisponde il ricevimento della
Luce massonica, nonché dei segni e delle parole che lo fanno riconoscere
come tale. Nella cerimonia di conferimento del secondo grado la maggior
Luce cui si è giunti si traduce nella Stella fiammeggiante, presente
dovunque.
Le istruzioni per questi due gradi (Lectures in inglese), svolte in forma
catechistica ordinando materiale sparso, sono il risultato dell’opera di alcuni
massoni attivi tra la seconda metà del Settecento e la prima metà
dell’Ottocento: l’inglese W. Preston (1742-1818); lo statunitense T. Smith
Webb (1771-1819), che enfatizzò il simbolo della cazzuola; l’inglese W.
Hutchinson (1732-1814) e infine G. Oliver (1782-1867), a sua volta inglese.
Quest’ultimo richiamò l’importanza nella tradizione muratoria di san
Giovanni Evangelista, sottolineando decisamente, da pastore anglicano
quale era, le profonde analogie tra Cristianesimo e Libera Muratoria.
«Fui privato dei “metalli” e – con gli occhi bendati e gli abiti scomposti –
introdotto nel Tempio. Qui feci alcuni viaggi simbolici, entrando in
contatto con acqua, aria e fuoco. Fui istruito sui principi dell’Arte
massonica e, sbendato, prestai la promessa solenne di lealtà, dopodiché
“ricevetti la Luce”, mentre nel Tempio risuonava una cantata di Mozart.
Poi venni cinto con il grembiule bianco dell’Apprendista, simbolo di
innocenza, e mi furono consegnati i guanti bianchi, simboli di purezza.
Ero diventato Libero Muratore, e così cominciai a lavorare sulla pietra
grezza, cioè su me stesso…»
IL COSIDDETTO “SEGRETO
MASSONICO”
L’espansione rapida della Massoneria speculativa dall’Inghilterra al
resto d’Europa nella prima metà del Settecento viene in parte spiegata in
relazione al fascino esercitato dal segreto di cui si circondava: simboli
misteriosi, parole di riconoscimento, riunioni a porte chiuse sui cui lavori i
partecipanti erano tenuti a una riservatezza assoluta, cerimonie di
iniziazione, riti di passaggio da un grado all’altro…
L’imperativo della segretezza è senz’altro un’eredità corporativa,
essendo diretto interesse degli operai specializzati evitare la divulgazione di
procedimenti empirici, tecniche e abilità acquisite nel corso di un
apprendistato che durava ben sette anni. Se con il passaggio dalla
Massoneria operativa a quella speculativa tanta segretezza non avrebbe più
avuto ragione di essere osservata, non si può d’altra parte negare che,
assieme al tipico tradizionalismo anglosassone, giocò senz’altro la
considerazione che il segreto massonico si stava rivelando un formidabile
mezzo di reclutamento.
La riprova di questa affermazione la si può trovare nei Paesi cattolici
osservando come si sia diffusa la Libera Muratoria dopo la prima Bolla
papale di condanna, gli interventi dell’Inquisizione e la diffusione,
attraverso pubblicazioni e libelli, di un’immagine profondamente negativa
della Massoneria descritta come una conventicola segreta per pochi adepti
che complottavano con scopi inconfessabili.
Il papa, condannando il segreto massonico, e i libellisti, che avevano
trovato nel tema un ottimo argomento, indussero i Liberi Muratori,
nell’intento di difendersi, ad abbandonare la segretezza (non il “segreto”) e
quindi a divulgare il loro sistema rituale e i loro propositi, a farsi, in poche
parole, pubblicità. Chi si accostava alla Massoneria, dunque, non era mosso
solamente dalla semplice curiosità, di natura psicologica, che si prova
sempre di fronte a una “porta chiusa”, ma era anche attratto dalle
caratteristiche “rivelate” dai Fratelli.
A tutto questo si aggiungeva la convinzione che effettivamente la
Massoneria custodisse e proteggesse un patrimonio di conoscenze superiori,
ereditato dalle scienze occulte e frutto della ricerca e dell’applicazione
ininterrotte di spiriti eletti nel corso dei secoli. In particolare i contesti che
avevano dato il maggior contributo alla costituzione di questo patrimonio si
pensava non potessero essere che l’alchimia e la Cabala. Ma in tutto ciò era
sotteso un equivoco che ancora oggi non è forse del tutto chiarito: la
convinzione che il segreto massonico fosse un contenuto specifico, reso sì
inaccessibile ai non adepti, ma calato nella comune dimensione del reale.
Il “segreto” costituisce invece il carattere esoterico peculiare della
Massoneria e si rapporta alla dimensione spirituale della ricerca del singolo,
nonché all’alimento e agli stimoli che gliene vengono dal legame con i
Fratelli. Di più non si può dire, salvo citare in proposito quanto ha scritto K.
Kerényi, uno dei più originali e prestigiosi filologi del Novecento, oltre che
massone: «Non si deve credere che in una società primitiva i membri non
sapessero di che cosa si trattasse nei riti segreti o nei Misteri. A tutto il
mondo dell’antichità, alla comunità, allo Stato, questo era noto. Perché
allora la segretezza? Ciò che vi è di comune, ciò che collega la prima
società segreta a quella successiva, è il segreto in sé. Esiste qualcosa di
simile, un segreto in sé, indipendente da un contenuto? La parola tedesca
Geheimnis (“segreto”) può offrirci un’indicazione in proposito, poiché
contiene Heim (“casa” o “focolare”) e heimlich (“segreto” o “nascosto”):
qualcosa che mi appartiene del tutto segretamente. “Segreto” è dunque
quella sfera dell’uomo che egli, finché è uomo, non può e non vuole
abbandonare. È l’ineffabile» (M. Moramarco).
IL PATRIMONIO SIMBOLICO
Si può dire che la Massoneria offra una sorta di summa dei sistemi
simbolici affermatisi nella storia dell’esoterismo e ciò rende quanto mai
complessa la loro decifrazione.
Quello più genuino è forse il simbolismo operativo, a partire dalla
squadra e dal compasso. Eredità delle antiche corporazioni edili e specifici
l’una del grado di Apprendista e l’altro del grado di Maestro, alludono in
generale alla costruzione spirituale, con varie sfumature a seconda delle
tradizioni culturali. Per esempio la squadra può simboleggiare lo strumento
per conseguire la “rettitudine” o dominare la “spigolosità della materia”, e il
compasso lo strumento mediante il quale si stabiliscono “i confini” della
propria ricerca nell’equilibrio circolare tra Spirito e Grazia.
Altra coppia simbolica di significato molto profondo è quella della
livella e del filo a piombo, che invitano a meditare l’una sul potere
livellante della morte, l’altro sulla possibilità che dalla Terra ci si congiunga
al Cielo, se non si devia dal sentiero lineare della virtù.
Devono ancora essere ricordati, fra i molti simboli operativi, il
maglietto (francesismo per “mazzuolo”) e lo scalpello, che rappresentano la
forza della volontà e quella del discernimento nell’opera di sgrossare e
intagliare la Pietra.
La Pietra è al centro del simbolismo minerale e costituisce in quello
massonico un’eredità ermetica, per cui rappresenta il grado più basso della
manifestazione dello Spirito nell’universo, sul quale si deve operare per
risalire all’Origine. Fanno parte del simbolismo minerale anche i metalli.
Nella prima fase della cerimonia di iniziazione il candidato viene privato di
tutto ciò che di metallico reca con sé. Se ciò significa un richiamo a
immedesimarsi, per imparare a rispettarla, nella condizione dei poveri e
degli inermi, in senso più strettamente esoterico vengono anche recuperate
le relazioni tra i sette metalli classici (piombo, stagno, ferro, oro, rame,
mercurio e argento) con gli organi vitali del corpo. La deprivazione dei
metalli induce quindi anche un richiamo alla necessità di distacco dalla
corporeità, e quindi la necessità di affrontare la morte simbolica in funzione
di una rigenerazione spirituale.
LA LETTERA “G”
Nel complesso simbolismo alfabetico e crittografico cui ricorre la
Massoneria la lettera “G”, posta al centro della Stella Fiammeggiante, non
è unanimemente interpretata. In Italia è intesa come l’iniziale della
formula G.A.D.U. (Grande Architetto dell’Universo), oppure come
indicativa di termini quali Geometria, Gnosi, Generazione e altri ancora.
Nel mondo anglosassone prevale il riferimento alla parola God, “Dio”, ma
è anche suffragata l’ipotesi che debba intendersi come l’iniziale di
Geometry. In questo caso l’origine del simbolo va ricercata nella stagione
deista e meccanicista della Massoneria, quando nella cultura inglese
dominava il newtonismo. In ambito francese la “G” avrebbe unitariamente
assunto tre valenze: Gloria (in rapporto a Dio), Grandezza (in rapporto al
Maestro della loggia), Geometria (in rapporto ai Fratelli). Esistono poi
altre spiegazioni che la fanno derivare da una trasformazione grafica della
lettera greca corrispondente gamma (Γ), simile per forma alla squadra che
veniva collocata al centro della Stella Fiammeggiante nelle logge inglesi
del Settecento, o da una semplificazione dell’antico simbolo sanscrito
della svastica (ruota del movimento universale).
Il simbolismo astronomico, che fa parte del patrimonio massonico, è stato uno dei più
utilizzati nel corso della storia (nella foto dettaglio del cosiddetto Manto di Bamberga
appartenuto all’imperatore Enrico II di Germania e ricamato in oro con i segni dello
Zodiaco e le costellazioni).