CAPITOLO 1
TEORIA DI BASE
1.1Generalità
’
Che cos’è una vibrazione? Una vibrazione è semplicemente un’oscillazione
meccanica di un corpo intorno alla sua posizione di equilibrio.
Per quanto riguarda i macchinari, ad esempio, le vibrazioni, sono il risultato
delle forze dinamiche generate internamente dalle parti in movimento e che
vengono trasmesse alle strutture collegate. Ne consegue che le vibrazioni
meccaniche sono caratteristiche degli stessi macchinari e sono funzioni degli
organi in movimento che le provocano in termini di ampiezza e
frequenza;molte volte si parla di firma dei macchinari in riguardo al tipo di
vibrazione che esso genera. Le vibrazioni generano l’usura dei componenti,
la fatica dei macchinari ed infine la rottura.
Tutti i corpi possiedono una massa ed una elasticità e sono, quindi, in grado
di vibrare; la maggior parte delle macchine e delle strutture possono vibrare
in svariati modi e il loro comportamento dinamico è uno degli aspetti che
deve essere preso in considerazione in fase di progetto.
Se una struttura meccanica flessibile è disturbata dalla sua posizione di
equilibrio, essa generalmente vibrerà in qualche modo. La natura precisa del
moto dipenderà dalla forma dello stimolo esterno e dalle proprietà fisiche
quali la massa, lo smorzamento, la rigidità e la loro distribuzione all’interno
del sistema. Per descrivere un moto di un sistema è necessario definire un
set di coordinate. Per registrare l’esatta risposta del sistema sarebbe
necessario il monitoraggio di ogni più piccola particella del sistema. Per
fortuna, nella maggioranza dei casi, è sufficiente selezionare un numero
rappresentativo di posizioni all’interno del sistema; questo processo è una
vera e propria discretizzazione. In più è possibile definire relazioni specifiche
tra i moti in differenti locazioni.
Allora il moto di un sistema può essere rappresentato da un numero
selezionato di coordinate indipendenti: questi sono chiamati “gradi di libertà
1
Vibrazioni
2
Vibrazioni
3
Vibrazioni
Corpi rigidi
agiscono sulle masse del sistema sono uguali al prodotto delle medesime
masse per le relative accelerazioni, ricavando così un sistema di equazioni
differenziali che descrive il comportamento dinamico di una struttura. Dalla
risoluzione del suddetto sistema di equazioni si ottengono tutte le
informazioni che interessano, in particolare le frequenze naturali del modello
e i suoi modi di vibrazione.
Per vedere come si creano le equazioni del moto, consideriamo un semplice
sistema con massa, molla dove la massa è libera di muoversi lungo solo una
direzione, che in questo caso sarà l’asse x orizzontale. Innanzitutto il modello
deve avere un sistema riferimento con origine coincidente al punto di
equilibro statico. In tal caso serve solo una coordinata per descrivere la
posizione della massa per cui servirà una sola variabile: tale sistema si
chiamerà ad un solo grado di libertà.
k
x
m
Fig1.2-Sistema massa-molla
Una prima analisi del sistema porta a considerare la condizione che non ci
sono forze applicate alla massa, quindi se si sposta la massa dalla posizione
di equilibrio di una certa quantità, questa oscillerà costantemente nel tempo
intorno all’origine, si parlerà allora delle oscillazioni libere o naturali del
sistema, fondamentali per sapere come si comporta il sistema come nel caso
di eccitanti esterne che agiscono sulla massa o sulle fondazioni del
sistema,per cui si parlerà di oscillazioni forzate. Infatti consideriamo
l’equazione dell’equilibrio dinamico della massa nel caso senza
smorzamento:
5
Vibrazioni
mx kx 0 (1-1)
in cui la forza eccitante sarà uguale ed opposta alla forza della molla (k x).
Risolvendo questa equazione si otterrà
k k
x(t ) A sin t B cos t (1-2)
m m
In cui il termine n è definito come frequenza angolare naturale
k
n (1-3)
m
Si vede che il moto della massa è costituito da una oscillazione sinusoidale
con periodo
2
T (1-4)
n
E frequenza
1 n 1 k
fn (1-5)
T 2 2 m
Per le costanti A e B si devono considerare le condizioni iniziali del sistema e
precisamente
B x(0) : posizione all’istante iniziale del moto
x (0)
A :velocità all’istante iniziale riportata alla frequenza angolare naturale
n
del sistema.
Indicando con la freccia statica dovuta al peso W con
1 n 1 k 1 g
fn =
T 2 2 m 2
6
Vibrazioni
x
b m
7
Vibrazioni
d n 1 2 (1-9)
=1 (1-10)
nel caso di smorzamento critico, la soluzione dell’equazione del moto sarà
8
Vibrazioni
b
t
x(t ) ( A Bt ) e 2m
(1-11)
In cui non compaiono i termini sinusoidali e infatti non è un sistema
fisicamente oscillante.
>1 (1-12)
la soluzione matematica è data da:
b
Aen
t
2 1t
x(t ) e 2m
Be n 2 1t
(1-13)
Non si tratta di un moto oscillatorio: se il sistema viene spostato dalla
posizione di equilibrio, esso tende a ritornarvi gradualmente con un
movimento di tipo esponenziale e non oscillante. Ora vediamo un sistema
vibrante soggetto a una forzante esterna. Un caso semplice è considerare la
forza esterna avente ampiezza F0 e frequenza .
F0 sin( t )
k
9
Vibrazioni
k
Con i termini C e determinati dalle condizioni iniziali ed n
m
Si nota che la soluzione è costituita da due termini, il primo è ancora
l’oscillazione naturale libera del sistema e la seconda è la risposta vera e
propria alla forzante. Nelle condizioni iniziali tutti i sistemi hanno un certo
smorzamento, per cui ci sarà un transitorio iniziale la risposta si riduce a
termini trascurabili e, finché la forza esterna rimane applicata, rimane nel
sistema solo la risposta alla forzante, la quale costituisce una oscillazione
stazionaria alla frequenza della forzante:
F0
x(t ) k 2 sin t (1-16)
1 2
n
Risulta che
1
T (1-19)
2
1 2
n
Questa espressione vale per tutte le frequenze tranne per la frequenza
naturale per cui la soluzione dell’equazione del moto diventa
F0
x(t ) t cos t (1-20)
2k
Esaminando le due soluzioni si osserva che la risposta per ω ≠ ωn è
un’oscillazione stazionaria con ampiezza A che risulta funzione della
frequenza secondo la legge:
10
Vibrazioni
F0 1
A (1-21)
k 2
1 2
n
Cioè l’oscillazione stazionaria mantiene costante per tutto il tempo l’ampiezza
di risposta, per una data frequenza e una certa ampiezza F0 della forzante.
Si possono fare alcune osservazioni sulle risposte del sistema: lo sfasamento
della vibrazione della massa rispetto alla forzante è nullo per < n,
5 3.1
3
2.9
2.8
2.7
2.6
4 2.5
2.4
2.3
2.2
2.1
2
3 1.9
1.8
1.7
[ra d ]
F o /k
1.6
A
1.5
1.4
1.3
2
1.2
1.1
1
0.9
0.8
0.7
1 0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0 0
0 1 2 3 0 1 2 3
n n
k
F0 sin( t )
m
b
Dove
1 F0
A (1-24)
2 2 k
2 2
1 2 2 2
n n
E
2
n
tan( ) (1-25)
2
1 2
n
12
Vibrazioni
A
Si può considerare il rapporto che esprime il rapporto tra l’ampiezza
F0
k
dell’oscillazione di risposta e lo spostamento che avrebbe la molla per
un’applicazione statica della forza F0.
13
Vibrazioni
5
=0
3
Fo/k
A
=0.1
=0.25
1
=0.5
0 1 2 3
n
=0
3.1
3 =0.1
2.9 =0.25
2.8
2.7 =0.5
2.6
2.5
2.4
2.3
2.2
2.1
2
1.9
1.8
1.7
[ra d ]
1.6
1.5
1.4
1.3
1.2
1.1
1
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 1 2 3
n
E quindi
Ft
T sin(t ) (1-27)
F0
Dove
2
1 2
n
T 2 2
(1-28)
2
1 2 2
n n
3
2
tan n (1-29)
2
2
1 2 2
n n
15
Vibrazioni
100
Trasmissibilità
0.01
0.05
0.1
0.2
0.5
10
Trasmissibilità T
0.1
0.1 1 10
n
=0
180
170 =0.01
160 =0.05
150
=0.1
140
130
120 =0.2
110
angolo di fase [°]
100
90 =0.5
80
70
60
50
40
30
20
10
0
0.1 1 10
n
Si può osservare che la trasmissibilità della forza e del moto sono identiche
numericamente e la frazione dello smorzamento critico è segnata come ;
vale anche per lo sfasamento nella trasmissione di una forza o di un moto in
cui dipende ancora dallo smorzamento.
Applicando tale teoria al campo navale si può osservare che lo smorzamento
attenua l’efficacia delle sospensioni con sempre maggiore influenza della
frequenza. La formula finale è valida alle basse frequenze dove sono valide
16
Vibrazioni
Per ovviare ad alcuni limiti della trattazione dei corpi rigidi si può ricorrere a
tecniche e modelli più complicati come nel caso dei corpi elastici in cui
prevalgono metodi energetici di cui si farà un breve accenno nel seguente
paragrafo.
Corpi elastici
17
Vibrazioni
Metodo agli elementi finiti: questo metodo consiste nel suddividere una
struttura, comunque complessa, in un insieme di strutture più piccole e
semplici di tipo elementare. Le equazioni del moto della struttura sono
dedotte dalle equazioni che descrivono il moto dei singoli elementi
considerati con l’aggiunta delle necessarie condizioni al contorno. Tali
equazioni rappresentano un bilanciamento delle forze in gioco e cioè quelle
inerziali, quelle dissipative, quelle elastiche e le forze applicate alla struttura.
Le equazioni sono della stessa forma di quelle usate per lo studio dei corpi
rigidi; in questo caso però i coefficienti della matrice della massa, rigidità e
smorzamento no necessariamente contengono i valori della massa, essi
vanno piuttosto considerati come coefficienti necessari a soddisfare il
bilanciamento delle forze tra i vari elementi finiti della struttura. Essendo in
numero consistente tali equazioni vanno risolte al computer e con i risultati è
possibile eseguire uno studio statico e dinamico delle deformazioni e
sollecitazioni di una struttura soggetta a carichi esterni; nel primo caso, le
equazioni del moto si riducono ad un bilanciamento tra le forze esterne
applicate e le relative forze elastiche interne. Con questo metodo è pertanto
18
Vibrazioni
Il primo consiste nell’eccitare i modi di vibrare della struttura uno alla volta,
questo viene in genere eseguito eccitando la struttura con diversi “shaker”
pilotati da segnali sinusoidali. Il secondo, più recente, consiste nell’eccitare
una struttura, ad esempio, con un segnale di tipo impulsivo a larga banda e
misurare la risposta del sistema mediante accelerometro. Questa operazione
va ripetuta molte volte mantenendo fissa l’eccitazione e spostando l’uscita
sulla struttura. Una singola funzione di trasferimento è ottenuta dividendo la
trasformata di Fourier della risposta del sistema con la trasformata di
ingresso. Sono evidenti i vantaggi di questi metodi sperimentali: è possibile
verificare al vero i modelli matematici definiti, sono di grande utilità nei
problemi connessi con la rumorosità, sono insostituibili quando è difficile
schematizzare con un modello matematico la struttura reale.
20
Vibrazioni
CAPITOLO 2
f (t ) f (t KT ) K 1,2,3... (2-1)
f t a o a n cosnwt bn sin nwt
1
2 (2-2)
n 1
dove
2
dx f x cosnwt
T
an n 0,1,2. (2-3)
2
dx f x sin nwt
T
bn n 0,1,2. (2-4)
21
Vibrazioni
Le proprietà della serie di Fourier utili sul piano computazionale in senso lato
sono conseguenze delle proprietà di ortogonalità delle funzioni einx .
Molte volte la serie di Fourier di una funzione può essere scritta in modo
diverso:
a0
f t cn cosn t n (2-5)
2 n 1
f t dt
a0 1 T
2 T 0
Dalla (2-5) appare chiaro che una funzione periodica può essere
decomposta in un valore medio e in componenti sinusoidali discrete,
individualmente distinte, armonicamente collegate, le cui frequenze sono
22
Vibrazioni
c1
c5
c2
a0
0
c3
2 c4
n
0 2 3 4 5
a x1 t b x2 t .
CONCLUSIONI
23
Vibrazioni
seguente:
“ogni funzione periodica nel tempo può essere scomposta in somme di
funzioni del tipo seno e coseno, le cui frequenze sono multipli interi della
1
frequenza fondamentale f1 .
T
24
Vibrazioni
3. riduttori
4. compressori
5. …
Esempio:
Prendiamo in considerazione un’elica a 4 pale che gira a 120 giri/min e
vediamo di valutare le eccitanti. Si ha che:
a. il moto è periodico
b. le eccitanti sono:
120/60 (giri/min)=2 Hz (numero giri/secondo)
2 Hz × 4 pale= 8 Hz
8×2=16
8×3=24
.
.
.
n 1
n e
jnwt
n 1
n e jnwt
si arriva a :
f (t ) n e jnwt (2-8)
T /2
1
Con n
T T / 2
f (t )e jnwt dt
26
Vibrazioni
Questa forma dello sviluppo in serie di Fourier e’ piu’ conveniente delle altre
due per la sua compattezza e per la presenza degli esponenziali, di piu’
facile manipolazione.
Ovviamente , anche se matematicamente n puo’ prendere valori negativi,
nella pratica questo ci porterebbe ad usare frequenze …negative senza
alcun significato fisico.
f t n e jnt (2-9)
n
T
2 2
f t e
1 T T
con e n jnt
dt , per t appartenente all’intervallo , .
T T T
2 2
2
Sostituendo otteniamo
T
e jnt 2
f t f e jn d (2-10)
n T T
2
2
n n n (2-11)
T
per cui
27
Vibrazioni
2
n n 1 n (2-12)
T
si ottiene
T
2
f t e n f e i n d
1 int
(2-13)
n 2 T
2
T
2
f e
1
lim
T 2
eint n
n
i n
d (2-14)
T
2
d f e i d
1
e
i t
2 (2-15)
f t d f e d
1 i ( t )
2 (2-16)
Se poniamo
F f t e
i t
dt (2-17)
28
Vibrazioni
otteniamo
f t F e
1 i t
d (2-18)
2
Purche’
f t dt .
H ( f ) R( f ) jI ( f ) H ( f ) e j ( f )
e H ( f ) =modulo di H ( f ) = R 2 ( f ) I 2 ( f )
( f ) =Angolo di fase
Passare dal dominio del tempo al dominio delle frequenze porta ad avere
molti vantaggi:
1. se prendiamo infatti una funzione periodica e la osserviamo
all’oscilloscopio o la registriamo su un registratore a carta, otteniamo
29
Vibrazioni
T
T
Come si può notare dalla figura, le informazioni che si possono ricavare sono
difficili da ottenere. Facendo l’analisi di Fourier nel dominio della frequenza,
otteniamo
f
f1 f2 f3
30
Vibrazioni
Esempio:
1 sec
f1 1 Hz
f 2 20 Hz
Ovviamente dopo bisognava determinare le ampiezze relative.
31
Vibrazioni
2 21
3 31
A
A2
A1
A3
1 2 3
1
f t .
32
Vibrazioni
f t
t
0 Tp
A 0 t Tp
f t
0
diversamen te
Tp
G i F f t Ae i t dt
0
G i
A
i
i T
1 e p
2 A T p i T p 2
sin e
2
T
sin p
2 A T p 2
G i sin ATp
2 T p
2
33
Vibrazioni
34
Vibrazioni
Sia
1
t
2 2
f t (2-19)
0
t
2
2
dt 1
A f t dt
1
(2-20)
2
t0
t lim f t (2-21)
0
0 t0
t dt lim 1
0 (2-22)
la notazione A t t0 . Si ha che
35
Vibrazioni
t t0
A t t0
0 t t0
t 0
A t t dt A .
t0
0
Quindi, se una funzione analitica qualunque xt viene moltiplicata per una
funzione t t0 e integrata, il risultato è il valore di xt a t t 0 :
X f t e i 2 f t dt e 0 1 (2-24)
xt 1 e i 2 f t df t (2-25)
36
Vibrazioni
x t y t
y t h xt d (2-26)
37
Vibrazioni
PROPRIETA’ DI UN SISTEMA
Un sistema si dice
1. fisicamente realizzabile se un sistema non può rispondere prima che
l’ingresso sia stato applicato h 0 con 0
2. a parametri costanti se la funzione di risposta impulsiva unitaria non è
dipendente dal tempo in cui è applicato l’ingresso ht , h per
t .
Se un sistema è a parametri costanti , ingressi stazionari produrranno
uscite stazionarie
3. stabile se ogni ingresso limitato produce un’uscita limitata. Questa
condizione è assicurata se
38
Vibrazioni
f d
x t y t
t h t
H f h e i 2 f d (2-27)
0
39
Vibrazioni
H f H R f jH i f (2-28)
H R f h cos 2 f d
0
H i f h sin 2 f d ,
0
H f H f e i f (2-29)
con
H f H R2 f H i2 f (2-30)
H f
f tan 1 i
H R f
(2-31)
40
Vibrazioni
F t Fk t Fc t Fm 0 (2-32)
dove
Fk t k y t (2-33)
forza della molla, con k rigidità della molla o costante elastica [N/m],
41
Vibrazioni
Fc t c y t (2-34)
Fm m yt (2-35)
d y t
y t velocità (2-36)
dt
d 2 y t
yt accelerazione (2-37)
dt 2
m yt c y t k y t F t (2-38)
j 2ft
Y f y t e dt H f (2-39)
0
Y f j 2fH f (2-40)
42
Vibrazioni
Y f 2f H f F t t
2
(2-41)
2f m j 2fc k H f 1
2
(2-42)
H f k 2f m j 2fc
2
1
(2-43)
Introducendo:
c 1 k
fn cc 2 km (2-44)
2 km 2 m
dove
1 k
fn : è la frequenza naturale non smorzata del sistema. Se il sistema
2 m
non ha smorzamento e la massa viene spinta dalla sua posizione e rilasciata,
il sistema oscilla all’infinito a questa frequenza.
La (2-43) può essere così riscritta:
1
H f 2
k
1 f j 2 f
(2-45)
fn fn
1
H f k
2
f 2 f 2 (2-46)
1 f 2 f
n n
f
2 f
f tg n 2
1
(2-47)
f
1 f n
44
Vibrazioni
f r è uguale a
f r f n 1 2 2 con 2 0.5
1
H fr k con 2 0.5
2 1 2
H f1 H f 2 H fr
2 2 1 2
2
nel dominio della frequenza si dimostra che, se i rapporti di smorzamento
sono piccoli, allora
Br 2 f r , da cui si ricava .
46
Vibrazioni
Infatti
Br f 2 f 1
1 (2-48)
Q 2
con
47
Vibrazioni
x1 e n t1
si ha: n t1 T enT .
x2 e
x1
Si definisce decremento logaritmico il logaritmo naturale del rapporto :
x2
x
ln 1 nT (2-49)
x2
2 n 2
s 1 2 (2-50)
48
Vibrazioni
2 (2-51)
x1 x x x x
1 2 3 ... n e nnT
xn 1 x2 x3 x4 xn 1
x
il cui logaritmo naturale vale: ln 1 n nT n
xn 1
1 x1
In definitiva risulta: ln .
n xn 1
x1
In conclusione, se si riesce a misurare in via sperimentale il rapporto è
xn 1
poi possibile risalire al valore del fattore di smorzamento .
49
Vibrazioni
x0
x1
TEMPO:
I: F F0 sin t 1 sola frequenza
Studiamo quindi H f .
Nei sistemi reali quindi o eccito il sistema con una vibrodina pilotata da una
sinusoide a frequenza variabile o solo con una martellata (impulso).
50
Vibrazioni
1 k k
fn n
2
m m
b. frequenza naturale smorzata (damped)
2
fd fn 1 2 k c 1 2
d m 2m
n
(per lo spostamento) f r f n 1 2 2
(per la velocità) fr fn
fn
(per l’ accelerazione) fr
1 2 2
51
Vibrazioni
Per queste ed altre ragioni, tra le quali citiamo il fatto che i moderni sistemi di
analisi strutturale, come l’analisi modale sperimentale, sfruttano le
trasformate di Laplace, si giustifica l’introduzione della trasformata di Laplace
che ora andiamo ad indagare.
Tralasciando tutta la rigorosa trattazione matematica, in questa sede ci
accontentiamo di dire che, introducendo la variabile complessa s , definita
come s i , chiameremo trasformata di Laplace il seguente integrale
F s L f t f t e st dt
(2-52)
0
52
Vibrazioni
f t L -1 F s
1 i
F s e st ds (2-53)
2 i i
SEGNALE f t F s
Impulso unitario t 1
Esponenziale e at 1t 1
s a
sin t1t
Sinusoide s 2
2
Cosinusoide cos t1t s
s 2
2
t n e at 1t
n!
Esponenziale+monomio s a n1
linearità: c1 f1 t c2 f 2 t c1F1 s c2 F2 s
2
esempio: t 2 1t F s 1
s
teorema della traslazione nel tempo: f t a 1t a F s e as
53
Vibrazioni
3e -2 s
esempio: 3 1t 2 F s
s
teorema della traslazione nella frequenza: e at f t F s a
esempio: t 1t F s
1
s2
F s
t
teorema dell’ integrale nel tempo: f d
0
s
entrambi)
f t 1 e t 1t F s
1 1
s s 1
esempio:
lim f t lim sF s 1
t s 0
f t 1 t 1t F s 2
1 1
esempio: s s
lim f t lim sF s 1
t 0 s
54
Vibrazioni
55
Vibrazioni
2.9.1. Teoria
La rappresentazione matematica generale di un sistema ad 1 grado di
libertà è rappresentato dall’equazione:
Figura 2.10
ms 2
cs k e st =0 (2-56)
56
Vibrazioni
c k
s2 s 0 (2-57)
m m
2
c c k
s1, 2
2m 2m m
x(t ) Ae s1t Be s 2t
Si ricava così:
L[ mx cx kx ]=
m s 2 X ( s ) sX (0) X (0) csX ( S ) X (0) kX ( s )
ms 2 cs k X ( s ) msX (o) mX (0) cX (0)
(2-58)
57
Vibrazioni
L[f (t)]=F(s)
ms 2
cs k X ( s ) F ( s ) ms c X (0) mX (0) (2-59)
dove X(0) e X (0) sono gli spostamenti iniziali e le velocità al tempo t=0.
Se assumiamo che le condizioni iniziali siano uguale a zero, l’equazione
precedente diventa:
ms 2
cs k X ( s ) F ( s ) (2-60)
B( s) X (s) F (s ) (2-61)
frequenza di f(t)
58
Vibrazioni
F ( s)
B( s)
X (s)
F (s)
X (s) (2-62)
B( s)
X ( s) H ( s) F (s) (2-63)
X (s)
H ( s) (2-64)
F ( s)
1 X ( s)
m
c k F (s)
s2 s
m m
59
Vibrazioni
2
c c k
s1, 2 (2-65)
2m 2m m
Smorzamento critico
Cc k
wn
2m m
con
Rapporto di smorzamento
60
Vibrazioni
C
fattore di smorzamento = .
Cc
s1, 2 n 2 1 (2-66)
Fattore di risonanza Q
1
Q
2
s1, 2 wd i
con
: fattore di smorzamento
wd : frequenza naturale smorzata
segue:
; wn
wd2 2
62
Vibrazioni
1/ m
H ( s)
s p s p * (2-67)
dove
p * d i .
Figura 2.12
essere vista come una funzione di due variabili che rappresenta una
63
Vibrazioni
superficie.
1/ m c1 c2
H ( s)
s p s p s p s p *
*
(2-68)
1/ m c ( s p)
c1 2
s p* s p
s p* s p
1/ m
c1
p p*
Allora:
64
Vibrazioni
1/ m 1/ m
c1 = A
wd i wd i 2wd i (2-69)
In maniera analoga:
1/ m
c2 = A*
2 wd i
R R*
H ( s) (2-70)
2i s p 2i ( s p *)
dove
1 1/ m R 1/ m
A d
R
2i w 2i wd
1 1/ m R* 1/ m
A* d
R* .
2i w 2i wd
1/ m
R R*
wd
65
Vibrazioni
R R*
H ( s) H ( jw)
s jw 2i (iw p) 2i (iw p *)
R R*
H ( jw)
2i (iw wd i ) 2i (iw wd i )
1 R R*
H ( jw) (2-71)
2 ( wd w) i ( wd w) i
1R R*
H ( wd ) (2-72)
2 i 2 wd i
R
H ( wd )
2i
66
Vibrazioni
Il secondo termine sulla destra della (2-72) tende a zero quando wd diventa
R
H ( jw)
2i ( w p)
R R*
X (s)
2i s p 2i ( s p*)
R pt R * p*t
x(t ) LX ( s )
1
e e h(t ) =risposta all’impulso
2i 2i
=
2i
R
2i
e e e wd it e t 2isen( wd t )
R t wd it
67
Vibrazioni
68
Vibrazioni
69
Vibrazioni
70
Vibrazioni
CAPITOLO 3
VIBRAZIONI DI SCAFO
71
Vibrazioni
72
Vibrazioni
73
Vibrazioni
questa energia sono ridotti in quanto essa trova valori piu’ elevati delle cause
dissipative , prima di tutto lo smorzamento strutturale.
74
Vibrazioni
75
Vibrazioni
76
Vibrazioni
CAPITOLO 4
SORGENTI DI VIBRAZIONI
77
Vibrazioni
motore principale e all’elica possono essere la ragione dei più elevati livelli di
frequenza.
4.1 ELICHE
78
Vibrazioni
L’elica solitamente viene posta dietro la poppa della nave. Se la velocità del
flusso viene misurata dove è posta l’elica, questa velocità sarà minore della
velocità della nave per effetto della scia. Questo significa che l’elica lavora in
un flusso disturbato dietro la carena. La scia non è distribuita in modo uguale
nell’area disco dell’elica (vedi figura), cioè l’elica è sottoposta a variazioni di
scia durante la rotazione.
Figura 4.3
Usualmente la scia e’ più disturbata quando la pala passa alla sommita’ del
circolo, sotto la volta di poppa .La forza sulla pala allora aumenta
79
Vibrazioni
Figura 4.4
80
Vibrazioni
Figura 4.6
n Z RPM
f [Hz] (4.1)
60
dove
81
Vibrazioni
82
Vibrazioni
83
Vibrazioni
84
Vibrazioni
p (4.2)
t
dove
: densità dell’acqua
: velocità potenziale
t : tempo
dA
p q
4 t A r (4.3)
85
Vibrazioni
q ux (4.4)
t x
dove
4 r t A t
p dA (4.5)
2V
t A t
dA 2 (4.6)
t
1 2V
p
4 r 2t (4.7)
86
Vibrazioni
87
Vibrazioni
Figura 4.8
Figura 4.9
88
Vibrazioni
89
Vibrazioni
Fig.4.10
90
Vibrazioni
Figura 4.11
Esse diventano sempre più numerose durante il moto continuo delle pale. Le
bolle si riuniscono insieme a formare una bolla più grande o cavità(pos.3). La
cavitazione continua dalla pos. (1) alla pos. (4) : quindi la cavità collassa e
sparisce completamente al punto (5) dove la scia torna normale .
La pala di un’elica può essere vista come un profilo alare caratterizzato da
una pressione negativa sul dorso e una pressione positiva sulla faccia. Ogni
elica è progettata per lavorare in una scia indisturbata con un certo angolo
d’incidenza. Se le pale dell’elica operano in una scia diversa allora l’angolo di
91
Vibrazioni
Figura 4.12
92
Vibrazioni
Nel caso ideale l’elica induce una pressione fluttuante p sulla volta di poppa
che è una funzione periodica del tempo t . La periodicità T corrisponde a
1
esima parte del giro dell’elica ( Z : numero delle pale). La frequenza
Z
1
fondamentale f 0 è uguale alla frequenza delle pale, cioè f 0 . Quindi il
T
segnale per un’elica non cavitante è sinusoidale. Per l’elica cavitante invece
il segnale risulta periodico complesso: a differenza del caso precedente le
ampiezze delle armoniche più alte diventano dello stesso ordine
dell’ampiezza della prima armonica.
93
Vibrazioni
Figura 4.14
Figura 4.15
Le tipiche variazioni di pressione sul bordo d’uscita delle pale –sulla faccia e
sul dorso- si possono vedere nelle seguenti figure. Quando l’aspirazione
94
Vibrazioni
Figura 4.16
95
Vibrazioni
Figura 4.17
Nella figura P = livello di rischio di danno (N.di navi con danni/N.totale di
navi)
Pz = Impulsi di pressione della frequenza di pala
PTOT Impulsi di pressione totale
I suddetti impulsi di pressione a poppa sono causati dal campo di fluttuazione
di pressione indotto dalla caricazione idrodinamica e dallo spessore dell’elica
rotante e dalle non uniformità del campo di scia della nave.
Ciascuna rotazione di pala porta con sé un campo di pressione variabile
dovuto sia alla portanza e alle variazioni di portanza sulla sezione di
ciascuna pala sia agli effetti dello spostamento della massa liquida. Questo
campo di pressione ciclico dà origine a forze di eccitazione sullo scafo; in
ogni caso il loro effetto è piccolo quando le luci sono del 15% più grandi del
diametro e le pale sono esenti da cavitazione. Eccitazioni dominanti dell’elica
possono presentarsi infatti con la crescita e il collasso delle cavità sulle pale
96
Vibrazioni
Figura 4.18
Dato il fatto che queste forze sono date fondamentalmente dalla cavitazione,
è importante conoscere i tipi di cavitazione che le causano. In praticano
esistono diversi tipi di cavitazione.
97
Vibrazioni
Dal punto di vista delle eccitazioni dello scafo, i seguenti tipi sono indicati
come i maggiori contributori:
la cavitazione a lamina sulle pale
la cavitazione di vortice all’apice
la cavitazione a vortice tra carena ed elica
In generale, il fulcro del vortice non contribuisce significatamente alle
vibrazioni dello scafo a meno che non sia troppo forte ed ecciti il timone. La
faccia o il lato in pressione, anche se contribuiscono al rumore ad alta
frequenza, non contribuiscono significatamene alle eccitazioni della carena.
Eccetto le navi caratterizzate da basse segnature di rumore, la maggioranza
dei problemi di eccitazione di eliche cavitanti sono associati alla cavitazione
completamente sviluppata.
La formazione, la crescita e il collasso dei volumi di cavitazione provocano
violente pulsazioni di pressione (o piuttosto onde di shock) che eccitano lo
scafo. In questi istanti le forze sono massime. Questo, contrariamente a ciò
che capita nel caso di eliche non cavitanti, dove le forze che si esercitano
sono più piccole.
Le pulsazioni di pressione che interagiscono con la carena provocano
vibrazioni alla struttura della nave che generano un campo di pressione
reattivo. Il profilo della carena influisce sul caricamento dinamico e dunque
sul livello della risposta di una determinata struttura alla distribuzione delle
eccitazioni dovute all’elica.
I risultati ottenuti dalle esperienze effettuate sui modelli in scala o da
osservazioni a larga scala indicano che la cavitazione a metà corda, a
nuvola, a schiuma e a strisce e la cavitazione a lamina sulla faccia della pala
dell’elica sono i motivi principali dell’erosione dell’elica, mentre un’estesa
cavitazione a lamina sul dorso della pala (coprendo il 50% o più dell’intera
area della pala) è responsabile della spinta di rottura. All’interno del contesto
delle eccitazioni di carena indotte dalla cavitazione, la cavitazione a lamina e
a vortice hanno ottenuto maggior attenzione ed è stata data a loro la
responsabilità della maggior parte della pressione indotta. Questi due tipi di
98
Vibrazioni
cavitazione possono formarsi ciascuno sulle pale o fuori dalle pale dell’elica.
In generale, la cavitazione sulle pale è responsabile delle componenti di
frequenza della pala e della sua prima armonica, mentre la cavitazione fuori
dalla pala speso collassa in modo semi-casuale soprattutto provocando
pressioni ad armoniche superiori multiple della frequenza di pala.
In termini schematicamente molto schematici, le forze eccitanti sono date da:
FHULL M
WA
p SBFnz pe i (t ) dS
(4.8)
dove
99
Vibrazioni
N 1 Vi
pcvv t SBF
t i 1 4ai t (4.9)
dove
1
1 2Vi Vi ai
N
pcvv t SBF n
2
(4.10)
i 1 ai t 2
100
Vibrazioni
Figura 4.19
Figura 4.20
101
Vibrazioni
Figura 4.21
1°CRITERIO:
Come limite superiore degli impulsi di pressione sulla superficie dello scafo
(poppa) sopra l’elica si prende il valore
pmax 8500 N
m2
2°CRITERIO:
102
Vibrazioni
2
V 1.4 106 B H
pmax 0.884 A2 f 7 N
D A Lf m2
dove
T
A A volume di carena [m3]
T
T immersione di progetto [m]
TA immersione poppiera [m]
D diametro dell’elica [m]
L lunghezza tra le perpendicolari [m]
B larghezza [m]
H altezza di costruzione [m]
f frequenza di pala dell’elica [Hz]
4.1.6 BATTIMENTI
103
Vibrazioni
x1 A cos t
x 2 A cos t
x A2 cos t t t cos
1
t 2 A cos t cos t
2 2 2 2
fb [Hz]
2 2 2
104
Vibrazioni
x
2
2A
Figura 4.22
105
Vibrazioni
106
Vibrazioni
Figura 4.24
Figura 4.25
107
Vibrazioni
Figura 4.26
Figura 4.27
108
Vibrazioni
I modi di vibrare a due nodi della nave sono solitamente eccitati dalle onde.
Figura 4.28
109
Vibrazioni
Il primo è quello dovuto alla risonanza con le onde del mare, che crea forze
eccitanti lungo tutta la carena. Questo fenomeno è noto come “springing”. Il
secondo è quello del “bow slamming” e dell’impatto del fondo che in mare
mosso causano delle vibrazioni transitorie che nascono bruscamente e poi si
smorzano lentamente. Questo fenomeno e’ chiamato”whipping”. Solitamente
questi due tipi di vibrazione appaiono insieme ed è molto difficile separarli in
pratica.
Il fenomeno dello “springing” crea un momento flettente e quindi degli sforzi
longitudinali sul ponte e sul fondo. Questo momento flettente è molto più
grande nella zona della sezione maestra e alle basse frequenze viene
addizionato ai momenti flettenti causati dall’ inarcamento (hogging) o
dall’insellamento (sagging) della nave.
Il livello di vibrazione di “springing” dipende pesantemente dallo stato del
mare e dalle condizioni della nave. Le previsioni teoriche sono difficili,
soprattutto per le eccitazioni idrodinamiche e lo smorzamento. Basandosi su
misurazioni e altre esperienze comunque si può trarre qualche conclusione:
lo “springing” aumenta con l’aumento del periodo naturale
lo “springing” diminuisce con l’immersione della nave
lo “springing” aumenta con la velocità della nave
lo “springing” varia con l’angolo d’incontro delle onde, essendo più
significativo in mare di prua e più piccolo in mare di poppa
lo “springing” aumenta con pendenze d’onda significative
Si può scrivere il valor medio della vibrazione di “springing” attraverso la
seguente formula:
H1
S 3
cos 2 A 1 Bv c
2
2
T
dove
110
Vibrazioni
N s2
A 17
mm 2 m
B 0.006 knots 2
seguente formula:
S max S RMS 2 ln N
111
Vibrazioni
Figura 4.29
112
Vibrazioni
CAPITOLO 5
SMORZAMENTO DEI MATERIALI
F t
k c
Se
F t F0 sin t
allora
xt X sin t
dove
113
Vibrazioni
1
k
X 0 1 r 2r
F 2 2 2
2
(5.2)
tan c
k m 2
con
f
r rapporto tra la frequenza eccitante e la frequenza naturale non
n f n
smorzata del sistema [-]
n
fn frequenza naturale non smorzata [Hz]
2
k
dove n [rad/s]
m
c
rapporto di smorzamento o frazione di smorzamento critico (100 =
cc
percento dello smorzamento critico) [-]
ms 2 cs k 0
114
Vibrazioni
c c 2 4mk
2
c c k
s1, 2
2m 2m 2m m
2
c k k
Se c 0 otteniamo cc 2m 2 km 2mn .
2m m m
1
1
1
c
FATTORE DI SMORZAMENTO
cc
Dall’equazione (5.2):
k F0
r 2 1 2 X X STATICA
m k
k F0 F0
r 2 1 2 X X 2 A
m m 2 m
115
Vibrazioni
alla frequenza naturale non smorzata che è anche molto vicina alla
frequenza di risonanza del sistema smorzato per piccoli smorzamenti
( 2 1 ) si ha
n e r 1
da cui
X ris k 1
Q (5.3)
F0 2
risonanza [-].
F0 1 F 1c F 1 2 m n F0 m 2 F0
X ris 0 c 0 (5.4)
k 2 k 2c k 2 c k c c
essendo
n
k
2 k n .
m m
X F0
Se adesso plottiamo , otteniamo
X STATICO k
116
Vibrazioni
X
Q
X STATICO
1
1 10 n
X
1 1
n X STATICO
X k n2
1
n X STATICO m 2 2
X k 1 1
1 Q
n X STATICO c n 2
117
Vibrazioni
Figura 5.1
2 1 2 n
f
Chiamiamo b 2
n fn
dove si misura e è detta larghezza di banda a metà potenza.
n
Q
Sempre dalla (5.2), troviamo dove la funzione assume il valore (punti a
2
metà potenza):
Abbiamo, infatti:
118
Vibrazioni
1 Q 1
1 r 2 r
2 2 2 2
2
r r 2 4 1 8 0
4 2 2 2
r12 1 2 2 2 1 2 ; r22 1 2 2 2 1 2
r22 r12
4
2 1
Se si approssima n si ha
2
con w d w n 1 2 wn
119
Vibrazioni
N 2
I massimi della funzione avvengono per t N t 0 , con N positivo.
wn
quello a t N :
xt0 X 0e n t 0
2n
n t 0
xtn X 0e n
xt0
e 2N
xt N
xt0 1 xt
ed infine log 2N e quindi log 0 2 .
xt N N xt N
x2 x a
Lx 10 log10 2 20 log 20 log (5)
xrif xrif arif
con costante.
dLx
t 8.69 n 54.6f n [dB/s] (6)
dt
di decrescere di 60 dB:
120
Vibrazioni
60 1.10 dB
T60 s
t f n dB (7)
s
CONSIDERAZIONI ENERGETICHE
F t
F
m
x x
Fs kx Fc cx
Possiamo scrivere:
x X sin t (8)
quindi
x X cos t
121
Vibrazioni
mx 2 mX 2 2 cos 2 t
1 1
E cin (9)
2 2
kx kX sin t
1 2 1 2 2 2
E pot (10)
2 2
Cxdx Cx 2 dt
D Fc dx
cioè
2
D Cxdx C dx c x 2 dt C X 2 2 cos 2 t dt C X 2
dx dt
dt dt (11)
0
1
Ecin,max m 2 X 2 (13)
2
1 2
E pot ,max kX (14)
2
122
Vibrazioni
D
(16)
E pot ,max
quindi
CX 2 2C
4 r .
1 2 k
kX
2
D
2 CX C 2 r
2
E pot ,max 2 1 kX 2 k (17)
2
D
2
2 2E pot ,max (18)
123
Vibrazioni
c 2.20 t 1
2 2 b
2 cc f nT60 27.3 f n Q (19)
dove
t velocità di decadimento, dB s
decremento logaritmico, [-]
b larghezza di banda a metà potenza, [-]
a amplificazione alla risonanza, [-].
RIGIDITA’ COMPLESSA
F t F0e i t ; x Xe i t (20)
arriviamo a
124
Vibrazioni
m i C k X F
2
0 (21)
m k X F
2
0 (22)
Se definiamo
ricordando che
D
2 C 2 r ,
E pot ,max k
quindi
C k1
, (24)
k k
k k 1 i (25)
125
Vibrazioni
E Er iEi Er 1 i (26)
con
Ei
(27)
Er
η
Materials
Steel, Aluminium, Brass < 10 3
Cast Iron 10 2
Special Coopper - Manganese Alloys 3 10 2
Plastic (construction material) 10 2 10 1
Glass Fibre Reinforced Polyester 10 2
Plexiglas 2 10 2
126
Vibrazioni
Concrete 10 2
Glass 10 3 10 2
Tabella 1:
η
Type of structure
3 10 3 f 500 Hz
Metal structures composed of a small
number of thick-walled parts (e.g. ship hull) 10 3 f 1000 Hz
Metal structures composed of many thick or
10 2
a few thin-walled parts (e.g. engine, car)
Tabella 2:
NOTE
E
E 0 E ' iE '' E 1 id
127
Vibrazioni
E ''
con d ' tan .
E
In condizioni di risonanza si ha
1 f
,
Q f0
dove
128
Vibrazioni
2.20
(smorzamento)= =
fT60
con
129