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Dopo la grave crisi politica del XX secolo in Italia abbiamo un periodo caratterizzato da
una stabilità di governo. Nel primo decennio del novecento la scena politica è
caratterizzata da Antonio Giolitti il quale compie scelte che determineranno il percorso
dello sviluppo economico e politico dell’Italia sia con effetti negativi che positivi.
Giolitti fu capo di governo dopo le dimissioni di Zanardelli. Era un uomo liberare che
faceva parte della sinistra costituzionale.
Per quanto riguarda il campo economico in alcune regioni del settentrione abbiamo un
forte incremento dell’industria in particolare nel triangolo industriale caratterizzato da
Torino, Milano e Genova. Nascono industrie anche di automobilistica come per
esempio la Fiat o l’Alfa. In Lombardia si incrementa il settore chimico e nel nord-est
dell’Italia il settore tessile. Tuttavia al sud rimane un altissimo tasso di analfabetismo
poiché le strutture meridionali sono solo parzialmente interessate nel programma
politico di Giolitti. Si verificò, a causa di questa crisi del sud, un alto tasso di
emigrazione specialmente verso l’America.
Il paese infatti diventa sempre più intraprendente anche in politica estera e si lancia in
competizione con gli altri stati per la conquista delle colonie, comincia ad avere un
ruolo attivo nel sistema di alleanze che porteranno allo scoppio della prima guerra
mondiale.
Giolitti non riesce a risolvere tutti i problemi sociali come la questione meridionale,
infatti le disuguaglianze sociali nel mezzogiorno sono caratterizzate dall’oppressione
della classe dei lavoratori.
Fece delle tutele a riguardo dei lavoratori anziani, delle donne e dei bambini. Allungò il
diritto di istruzione fino a 12 anni e promosse il diritto al giorno di riposo settimanale,
e offrì ai lavoratori un’indennità parlamentare oltre che l’entrata nella vita politica.
Tra le iniziative di Giolitti abbiamo l’ampliamento del diritto di voto che venne esteso a
tutti i cittadini di sesso maschile oltre i 21 anni e il numero degli elettori passò da 3
milioni e mezzo a 8 milioni e mezzo.
Giolitti cercò anche l’appoggio di due gruppi molto importanti per lo sviluppo della
storia sociale e politica: socialisti e cattolici, due forze che non si erano mai
identificate nel sistema parlamentare.
Romolo Murri nel 1900 fonda un partito aperto ai problemi sociali imposti
dall’industrializzazione. Murri aspirava a una conciliazione tra democrazia. Questo
partito successivamente prese il nome di Democrazia cristiana italiana. Murri
venne sospeso a divinis e successivamente scomunicato a causa di questa volontà
fortemente in contrasto con quella del pontefice.
Nel frattempo nello stesso anno Luigi Sturzo fonda il partito laico cristiano,
autonomo dalle attività ecclesiastiche.
L’ingresso dei cattolici nella vita politica si ebbe ufficialmente con il Non Expedit del
1912.
L’intesa con i cattolici sfociò nel Patto Gentiloni il quale affermava che i cattolici
avrebbero sostenuto alle elezioni i deputati liberali in cambio dell’abbandono della
politica anticlericale. Questo patto senò di fatto il rientro in politica dei cattolici dopo la
spaccatura del 1870 quando lo stato pontificio cade nell’Unità d’Italia.
Nel 1914 Giolitti cede il governo a Salandra il quale vide una questione sociale sempre
più inasprita tra rivolte e scioperi e la prima settimana rossa del giugno 1914.