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Gian Marco Marzocchi, Cesare Cornoldi


Quale terapia per il bambino con Disturbo da
Deficit di Attenzione/Iperattività? In che misura
vanno usati gli psicofarmaci in età evolutiva?
(doi: 10.1449/9692)

Psicologia clinica dello sviluppo (ISSN 1824-078X)


Fascicolo 2, agosto 2003

Ente di afferenza:
Università di Padova (unipd)

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N I con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

Quale terapia per il bambino


con Disturbo da Deficit
di Attenzione/Iperattività?
In che misura vanno usati
gli psicofarmaci
in età evolutiva?
Gian Marco Marzocchi (SISSA, Trieste; IRCCS MEDEA, Bosisio Parini, Lecco)
Cesare Cornoldi (Università di Padova)

Di fronte al dilagare di interventi parziali e e Garson, 1976; D’Zurilla e Golfried, 1971; Mei-
di prese di posizione emotive riguardanti il co- chenbaum, 1977). Più che la riduzione dei sinto-
siddetto Disturbo da Deficit di Attenzione/Ipe- mi, l’obiettivo di questi, e di altri, interventi tera-
rattività (DDAI) (Attention Deficit/Hyperactivity peutici era quello di sviluppare un adeguato be-
Disorder, ADHD), ci sembra necessario che la nessere e un buon inserimento sociale del bam-
comunità scientifica e professionale italiana av- bino. Il DDAI è un disturbo che coinvolge tutte le
vii una meditata riflessione sull’argomento. Ci persone significative per il bambino (soprattutto
rendiamo infatti conto che molti aspetti della familiari e insegnanti) pertanto, l’intervento tera-
questione sono tuttora non chiariti, sia a livello peutico dovrebbe necessariamente coinvolgere
concettuale, sia a livello di evidenze empiriche, sinergicamente queste figure, oltre che il bambi-
sia infine a livello di scelte operative. no stesso. Numerose pubblicazioni hanno sotto-
Per quanto si siano sopite molte polemi- lineato l’utilità, a volte la necessità, dell’applica-
che del passato (quelle che, per esempio, ave- zione di interventi integrati, o multimodali per af-
vano indotto taluni a posizioni estreme e a par- frontare adeguatamente il DDAI (per una rasse-
lare di «mito del bambino iperattivo», v. Schrag gna, Richters, Arnold, Jensen, Abikoff, Conners,
e Divoky, 1975/1978), la stessa sindrome Greenhill, Hechtman, Hinshaw, Pelham e Swan-
DDAI è tuttora oggetto di qualche discussione son, 1995). Già dall’inizio degli anni ’90 era di-
o comunque ridefinizione, come è evidenziato ventato urgente cercare di capire quale interven-
dal fatto che gli stessi autorevoli manuali DSM- to terapeutico fosse maggiormente efficace per
IVR e ICD-10 non sono su questo punto perfet- i bambini con DDAI. Il problema si poneva per-
tamente allineati e il DSM ha avuto continui ri- ché negli Stati Uniti, dove l’uso del farmaco era
pensamenti sull’argomento. in rapida crescita, si riscontravano numerosi ri-
Ma le polemiche e i dubbi più rilevanti ri- sultati positivi dal trattamento farmacologico,
guardano indubbiamente le modalità di interven- sebbene non si conoscessero i benefici (e i ri-
to. Già dagli anni ’70 nei Paesi di area anglosas- schi) a lungo termine. Inoltre, le terapie cogniti-
sone si studiavano protocolli di intervento desti- ve, malgrado le promettenti aspettative, non die-
nati a bambini con Disturbo da Deficit di Atten- dero i risultati attesi per cui da molte parti veni-
zione/Iperattività (DDAI) (Douglas, Parry, Marton va suggerita la combinazione di un trattamento

PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO / a. VII, n. 2, agosto 2003 287


G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

farmacologico associato ad uno multimodale, in- 1999) ha due componenti principali: quella le-
cludente un lavoro psicologico col bambino (ge- gata all’insegnamento di tecniche comporta-
neralmente di tipo cognitivo-comportamentale, mentali per la gestione del bambino, e quella di
ma talora ad impostazione psicodinamica o di impostazione più cognitiva per ristrutturare la
altro tipo), una attività con la famiglia, l’imple- percezione del genitore nei confronti del figlio. I
mentazione di un sistema di interventi sull’am- più efficaci programmi di parent training utiliz-
biente e in partcicolare la collaborazione della zano una combinazione di materiale scritto e di
scuola. istruzioni verbali. Ai genitori viene insegnato a
Il farmaco maggiormente utilizzato nei casi dare chiare istruzioni, a rinforzare positivamen-
con DDAI è il Metilfenidato, uno psicostimolante te i comportamenti accettabili, a ignorare alcu-
(derivato dalle anfetamine) che sembrerebbe in ni comportamenti problematici, e a utilizzare in
grado di ridurre i sintomi di oltre il 50% in circa il modo efficace le punizioni. Accanto all’insegna-
75% dei casi. In letteratura sono stati pubblicati mento di tecniche comportamentali, un passag-
numerosissimi lavori che dimostrano l’efficacia gio molto importante riguarda l’interpretazione
del Metilfenidato nel ridurre i sintomi di disatten- che i genitori fanno dei comportamenti negativi
zione e iperattività nei bambini con DDAI (per una del figlio: è fondamentale lavorare sulle attribu-
rassegna, Swanson et al., 1993). L’efficacia di- zioni dei genitori perchè da queste dipende il
mostrata nel breve periodo (gli effetti positivi si loro vissuto e benessere, e di consequenza il
osservano già dopo 30 minuti dall’ingestione del modo di porsi nei confronti del figlio.
farmaco, ma svaniscono dopo circa 5 ore) non è Il coinvolgimento della scuola può avvenire
paragonabile a quella a lungo termine: infatti lavorando a molti livelli (per l’Italia, una serie di
sono pochi gli studi controllati che hanno riporta- proposte è stata descritta in un volume di Cor-
to dati relativi a trattamenti superiori ai 12 mesi. noldi, De Meo, Offredi e Vio, 2001). In partico-
Inoltre non sono ancora noti gli effetti a lungo ter- lare si può organizzare una consulenza siste-
mine del Metilfenidato sul sistema nervoso cen- matica agli insegnanti (Cornoldi et al., 2001; Di
trale, in quanto non sono ancora stati spiegati Pietro, Bassi e Filoramo, 2001), con incontri re-
completamente i meccanismi d’azione del farma- golari durante tutto l’anno scolastico. A questi
co. Infine, ci sono numerosi effetti psicologici le- incontri sarebbe auspicabile partecipasse l’inte-
gati all’assunzione del farmaco in grado di cam- ro team di insegnanti, per quanto riguarda le
biare in modo così drastico il comportamento: è scuole elementari, e gli insegnanti col maggior
necessario infatti accompagnare la prescrizione numero di ore settimanali, nel caso delle scuo-
del farmaco ad un lavoro di consulenza psicolo- le medie inferiori. La consulenza agli insegnanti
gica in grado di far comprendere al paziente e ai deve avere diversi obiettivi fra cui: 1) informare
genitori le modificazioni comportamentali osser- sulle caratteristiche del DDAI e sul trattamento
vate. È molto probabile che le attribuzioni del che viene proposto; 2) fornire appositi strumen-
bambino e dei genitori siano tutte rivolte al far- ti di valutazione (questionari e tabelle di osser-
maco: «ora riesco a fare i compiti e stare fermo vazione) per completare i dati diagnostici; 3)
solamente perché ho preso la pastiglia». Pertan- mettere gli insegnanti nella condizione di poten-
to si rischia che ad ogni interruzione del farmaco ziare le proprie risorse emotive e migliorare la
ci sia una regressione verso comportamenti ne- relazione con l’alunno; 4) spiegare come utiliz-
gativi spostando verso l’esterno il proprio locus zare specifiche procedure che interessano il
of control e dichiarandosi, alla fine, «in balia della comportamento all’interno della classe; 5) infor-
pastiglia». Queste conclusioni sono ovviamente mare su come strutturare l’ambiente classe in
l’estremizzazione di un rischio concreto, comun- base ai bisogni e alle caratteristiche dell’alunno
que, che è necessario evitare nel caso si intra- con DDAI; 6) suggerire particolari strategie di-
prenda un percorso di terapia farmacologica. dattiche per facilitare l’apprendimento dell’alun-
Il trattamento psicologico include il lavoro no con DDAI; 7) spiegare come lavorare, all’in-
con i genitori, con gli insegnanti e con il pazien- terno della classe, per migliorare la relazione
te stesso. Il parent training (in Italia ne è stato tra il bambino con DDAI e i compagni.
proposto uno da Vio, Marzocchi e Offredi, Infine il lavoro con il bambino può essere

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Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

applicato utilizzando i principi della terapia scel- sentavano sia disattenzione che iperattività-im-
ta dallo psicologo clinico. Abbiamo notizia relati- pulsività), secondo i criteri del DSM-IV (APA,
va all’uso di molti approcci terapeutici. I dati di 1994). I bambini potevano presentare anche al-
ricerca disponibili sono tuttavia prevalentemen- tri disturbi (Ansia, Depressione, Disturbi di Con-
te riferiti ad approcci che si prestano maggior- dotta, Disturbi di Apprendimento Scolastico),
mente a misurazioni oggettive (con una conse- per cui furono analizzate le diverse comorbidità.
guente mancanza di informazioni su altri impor- Sono state individuate 19 variabili in grado di
tanti tipi di psicoterapia). La letteratura menzio- fornire indicazioni sul comportamento del bam-
na, per esempio, largamente il contributo del- bino in base sia ai test cognitivi sia alla perce-
l’approccio comportamentale secondo il quale, zione di genitori e insegnanti. Dai primi risultati
a casa e a scuola, al bambino vengono dispen- emerse che la terapia multimodale e quella far-
sati rinforzi e punizioni in base ai comportamen- macologica sono le più efficaci nel ridurre i sin-
ti manifestati e secondo dei contratti stabiliti tomi del DDAI rispetto alla terapia comporta-
con gli educatori. Oltre alle componenti com- mentale o a quella del pediatra di famiglia. Da
portamentali, il training con il bambino può in- questi risultati sembrava proprio che fosse il
cludere altre modalità di tipo cognitivo e meta- farmaco a fare la differenza! Successivamente,
cognitivo (Cornoldi, Gardinale, Pettenò e Masi, furono condotte altre analisi per indagare l’esi-
1996) al fine di favorire la riflessione sui propri stenza di altri fattori in grado di modulare i risul-
processi di pensiero e quindi favorire una mag- tati: ne emerse che i casi con DDAI, associato
giore riflessività e l’uso di piani d’azione. Natu- ad ansia o a depressione, ottenevano soddisfa-
ralmente ogni intervento, soprattutto quello mul- centi risultati solo se sottoposti alla terapia
timodale, va adattato in base alla gravità dei combinata (terapia psicologica e farmaco). Inol-
sintomi, ai disturbi secondari, alle risorse cogni- tre le famiglie con un livello socio economico
tive del ragazzo, alla situazione familiare e quel- più elevato traevano maggiori vantaggi dalla te-
la sociale in cui si trova inserito il paziente. rapia multimodale rispetto a quella farmacologi-
Entrando nel merito degli studi sui tratta- ca. È necessario precisare inoltre che il 63%
menti multimodali per il DDAI, è necessario ri- dei bambini che usufruirono del trattamento del
cordare, per la rilevanza e lo sforzo che l’hanno pediatra di famiglia furono trattati con farmaci e
caratterizzato, lo studio MTA (Multimodal Treat- che i soggetti del gruppo con terapia combina-
ment for ADHD). Nel 1992 l’Istituto Nazionale di ta assumevano circa il 20% in meno di farmaci.
Salute Mentale degli Stati Uniti stanziò 30 milio- Pertanto è ipotizzabile che i risultati positivi ri-
ni di dollari per finanziare uno studio che è di- scontrati dopo 14 mesi di trattamento farmaco-
ventato una pietra miliare nella terapia dei di- logico fossero da imputare in modo particolare
sturbi psichiatrici dell’infanzia. Si costituituì un al rigido protocollo terapeutico e non in genera-
gruppo coordinato da 6 università americane le ai principi farmacologici (MTA Cooperative
sparse su tutto il territorio nazionale, vennero Group, 1999a, 1999b).
arruolati migliaia di operatori per implementare Durante un convegno a Cagliari nell’otto-
questo importante progetto terapeutico. Nel di- bre del 2002, James Swanson (uno dei 6 coor-
segno sperimentale furono proposti quattro tipi dinatori del progetto MTA) espose i primi risul-
di trattamenti: terapia farmacologica, terapia tati a 36 mesi, dopo che i soggetti avevano so-
comportamentale, combinazione di entrambi, e speso qualsiasi intervento terapeutico (per cir-
terapia dei pediatri di famiglia. La terapia com- ca 22 mesi). In entrambi i gruppi che avevano
portamentale includeva il parent training con i usufruito del farmaco (terapia farmacologica e
genitori (circa 30 incontri), la consulenza siste- combinata) si osservò un peggioramento della
matica agli insegnanti, l’applicazione di tecniche situazione sintomatologica: i comportamenti di
comportamentali a scuola, un programma inten- disattenzione, iperattività e impulsività si mani-
sivo estivo di 8 settimane con i bambini. Per festavano in maniera simile al periodo pre-trat-
realizzare tale studio, 579 bambini di età com- tamento, sicuramente a livelli più gravi di quelli
presa tra i 7 e i 9 anni furono selezionati in osservati al termine del trattamento di 14
quanto affetti da DDAI-sottotipo combinato (pre- mesi. I due gruppi che non avevano usufruito

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G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

del farmaco secondo il protocollo MTA non ma- a) In che misura ritiene opportuno un incre-
nifestarono tale regressione, ma mantennero il mento di uso di psicofarmaci in età evolutiva?
modesto miglioramento conseguito al termine b) Venendo al caso specifico del DDAI, è
dell’intervento terapeutico. La prima, e per ora innanzitutto d’accordo con il modo in cui viene
l’unica, considerazione che si potrebbe fare ri- caratterizzata questa sindrome?
guarda le attribuzioni di genitori, insegnanti, e c) In che misura suggerirebbe l’uso del
forse anche paziente, nei confronti del farma- farmaco con bambini con profilo DDAI?
co: «quando prendeva la pastiglia si comporta- d) Quali (altre) modalità di intervento le
va bene, ora senza di quella non riusciamo più sembrano più appropriate per questi bambini?
a gestirlo». Eppure questi genitori e insegnanti
avevano usufruito dei traning per applicare le
tecniche di gestione comportamentale, però, Riferimenti bibliografici
forse, si erano lasciati illudere dai precoci risul-
tati positivi del farmaco e forse hanno applicato Cornoldi, C., De Meo, T., Offredi, F., Vio C.
in modo passivo quanto veniva discusso duran- (2001). Iperattività e autoregolazione co-
te gli incontri di formazione. gnitiva. Trento: Erickson.
Lo studio MTA (esempio paradigmatico de- Cornoldi, C., Gardinale, M., Pettenò, L., Masi,
gli studi sul trattamento multimodale per il A. (1996). Impulsività e autocontrollo.
DDAI) ha chiarito numerosi aspetti delle terapie Trento: Erickson.
farmacologiche e psicologiche, ma ha fatto Di Pietro, M., Bassi, E., Filoramo, G. (2001). L’a-
sorgere altrettante domande circa l’implementa- lunno iperattivo in classe. Trento: Erickson.
zione specifica dell’intervento riabilitativo; infatti Douglas, V., Parry, P., Marton, P., Garson, C.
non è ancora chiaro quali siano gli effetti a me- (1976). Assessment of a cognitive training
dio, per non dire lungo, termine dei trattamenti program for hyperactive children. Journal
multimodali. È vero che se si utilizzano farmaci of Abnormal Child Psychology, 4, 389-410.
il trattamento multimodale svolto in seguito è D’Zurilla, D.J., Golfried, M.R. (1971). Problem
meno efficace? Poiché è stato anche riscontra- solving and behavior modification. Journal
to che una terapia psicologica con il bambino of Abnormal Psychology, 78, 107-126.
non è in grado di modificare il pattern di com- Meichenbaum, D. (1977). Cognitive-behavior
portamenti negativi tipici del DDAI (Vio, Marzoc- modification: An integrative approach.
chi e Offredi, 1999), come si può ridurre la New York: Plenum Press.
gravità dei sintomi DDAI in un periodo breve o MTA Cooperative Group (1999a). 14-month ran-
medio senza ricorrere ai farmaci? domized clinical trial of treatment strate-
Da diversi anni stiamo assistendo ad un gies for attention deficit hyperactivity di-
acceso, e secondo noi sterile, dibattito sull’uti- sorder. Archives of General Psychiatry,
lità o meno di introdurre nel mercato italiano il 56, 1073-1086.
metilfenidato, mentre potrebbe essere più pro- MTA Cooperative Group (1999b). Effects of co-
ficuo esaminarne vantaggi (si potrebbero aiuta- morbid anxiety disorder family poverty,
re tanti bambini gravemente invalidati dai sinto- session attendance, and community medi-
mi del DDAI) e svantaggi, in maniera più reali- cation on treatment outcome for attention-
stica e obiettiva. Questa tematica si renderà deficit hyperactivity disorder. Archives of
ancora più viva quando verrà suggerito l’uso General Psychiatry, 56, 1088-1096.
di farmaci anche per altre problematiche psi- Richters, J., Arnold, L.E.A., Jensen, P.S., Abikoff,
chiche, come già si è cominciato a fare (si H., Conners, C.K., Greenhill, L.L., Hecht-
pensi al caso, largamente menzionato dalla man, L., Hinshaw, S.P., Pelham, W.E.,
stampa, dell’uso negli Stati Uniti del Prozac Swanson, J.M. (1995). NIMH collaborative
con bambini depressi). Lasciamo appunto que- multisite, multimodal treatment study of chi-
sti problemi aperti al dibattito di chi vorrà in- ldren with ADHD, I: Background and rationa-
tervenire. Temi affrontati dal dibattito potranno le. Journal American Academy of Child Ado-
essere scelti fra i seguenti: lescent Psychiatry, 34, 987-1000.

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Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

Schrag, P., Divoky, D (1978). Il mito del bambi- giungo con specializzazione nella specializzazio-
no iperattivo. Milano: Feltrinelli. ne, poiché di sicuro la psichiatria infantile neces-
Swanson, J.M., McBurnett, K., Wigal, T., Pfiff- sita di una cultura ed un training specifico. La
ner, L.J., Lerner, M.A., Williams, L., Chri- conoscenza dettagliata ed aggiornata dei farma-
stian, D., Tamm, L., Willcutt, E., Crowley, ci e della loro cinetica è ovviamente cruciale, ed
K., Clevenger, W., Khouzan, N., Woo, C., il controllo degli effetti positivi e collaterali deve
Crinella, F.M., Fisher, T.D. (1993). Effect basarsi su un monitoraggio puntuale, attraverso
of stimulant medication on children with at- l’uso di scale di valutazione oltre che sull’osser-
tention deficit disorder: A review of re- vazione clinica. Inoltre è importante che accanto
views. Exceptional Children, 60, 154-162. allo studio dell’efficacia, vi sia anche quello della
Vio, C., Offredi, F., Marzocchi, G.M. (1999). Il qualità reale della vita del paziente.
bambino con deficit di attenzione/iperatti- Poiché comunque il quadro clinico è espres-
vità. Diagnosi psicologica e formazione sione della biologia della malattia, ma anche del-
dei genitori. Trento: Erickson. l’interazione con l’ambiente, in proporzioni variabi-
li, è deducibile che la terapia psicofarmacologica
CESARE CORNOLDI non debba mai essere disgiunta da un approccio
Dipartimento di Psicologia Generale di tipo neuropsichiatrico globale, che consideri
Università di Padova appunto il bambino nella sua complessità perso-
Via Venezia, 8 nale ed ambientale, familiare e scolastica. Riten-
35131 Padova go che la terapia psicofarmacologica debba es-
E-mail: cesare.cornoldi@unipd.it sere usata da subito: per usare una frase che
rende bene quello che penso, è necessario tirar
fuori il bambino dalla sua sofferenza, ed è reale
Contributi alla discussione che la diminuzione della sofferenza del bambino
renda più disponibile il benessere del suo ambien-
te e quindi più proficui anche gli interventi psicolo-
Un contributo alla discussione gici, pedagogici e sociali.
Per quanto più specificatamente riguarda il
Daria Riva disturbo DDAI, mi inserisco nel dibattito espri-
mendo la condivisione completa dei parametri
Riguardo al dibattito generale relativo al- di caratterizzazione di questa sindrome e delle
l’uso degli psicofarmaci in età evolutiva mi di- Linee Guida per la diagnosi e la terapia, frutto
chiaro assolutamente favorevole all’implementa- di una collaborazione interdisciplinare importan-
zione del loro uso nei bambini. Le condizioni per- te guidata da Zuddas. Nella mia esperienza,
ché questo accada sono ovvie ma irrinunciabili, che è principalmente di neurologia dello svilup-
e basate sul fatto che il trattamento psicofarma- po, il disturbo si presenta nella maggior parte
cologico deve essere valutato sulla scorta del- con una comorbidità elevata: spessissimo asso-
l’evidente ed oggettivabile cambiamento clinico. ciato a tic, sindrome di Tourette, disordini per-
Perché questo cambiamento sia passibile di va- vasivi dello sviluppo, disordini della comunica-
lutazione, è necessaria la stessa procedura zione e dell’apprendimento in generale, disordi-
messa in atto per il controllo dell’efficacia di al- ni neuroevolutivi genetici, oltre che disordini più
tre terapie (per esempio le terapie antiepiletti- propriamente psichiatrici. Assai frequente l’as-
che). Da qui l’importanza di partire da una dia- sociazione con il Ritardo Mentale, ed abbastan-
gnosi accurata e precisa, con l’uso di criteri dia- za frequente con le epilessie farmacoresistenti,
gnostici condivisibili (DSM IV ed ICD), che serva- soprattutto se frontali. Cito un caso di un bam-
no per la selezione di campioni, ma anche per il bino di tre anni con un disturbo grave da iperec-
monitoraggio del singolo paziente. Riguardo a citabilità, come quadro prevalente, che aveva
questo ritengo di dover riaffermare come sia in- alla NMR una lesione espansiva dei Nuclei della
dispensabile che la diagnosi, venga posta solo Base di Destra che si sviluppava verso il lobo
da specialisti di neuropsichiatria infantile e ag- frontale ed un secondo con una lesione disem-

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G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

briogenetica temporale destra. Entrambi anche del mio maestro Angelo Majorana, mi trovai a
dopo l’intervento chirurgico hanno continuato a fronteggiare nel rapporto quotidiano con i colle-
presentare un disturbo importante. ghi neurologi e psichiatri l’antico dilemma tra
Quindi il momento davvero cruciale è la supremazia dell’uso degli psicofarmaci o della
diagnosi, e sottolineo come la valutazione di psicoterapia nel trattamento delle nevrosi e del-
tipo neuropsicologico debba essere compren- le psicosi.
dere anche la valutazione delle abilità esecutive Da una parte i medici riaffermavano l’indi-
e quindi da effettuarsi in una struttura speciali- spensabilità della terapia farmacologica – an-
stica multidisciplinare. che in dosi massicce – per far uscire i pazien-
Certamente la comorbidità renda comples- ti dalla fase acuta della malattia e poi per evi-
sa la differenziazione dei quadri patologici: ne tare le ricadute; dall’altra gli psicologi, specie
consegue che sempre è necessaria una dia- quelli di formazione psicodinamica, contesta-
gnosi psicopatologica, cognitiva e talvolta neu- vano questo uso su una base sia teorica (la
rologica in senso stretto. La terapia farmacolo- maggior parte delle psicopatologie derivano
gica con gli psicostimolanti deve essere anche da alterazioni della sfera affettivo-relazionale,
qui considerata come un diritto del bambino a e quindi su questa base andrebbero primaria-
star meglio. mente curate) sia pratica: l’uso massiccio di
Fatta la diagnosi il disegno dell’intervento e psicofarmaci, con i pesanti effetti collaterali
terapia farmacologica deve essere integrato e che comportano, impedisce un corretto ap-
non può prescindere da una componente rispet- proccio psicoterapeutico e ne altera le dinami-
to all’altra, nemmeno temporalmente. Certo che. Alcuni colleghi psicoterapeuti rifiutavano
deve essere valutata la severità del disturbo, di trattare pazienti se non «puliti» da psicofar-
quanto impedisce una vita normale per il bambi- maci, e per contro i neuropsichiatri considera-
no e per il suo entourage, la compliance della vano utile l’intervento dello psicologo sui pa-
famiglia e del bambino stesso, ed in questo zienti ricoverati solo per un approccio psico-
caso mai disgiunta da un riabilitazione cogni- diagnostico, ritenendo superfluo se non del
tivo\comportamentale. Riguardo al deficit delle tutto inutile l’intervento psicoterapeutico prima
funzioni esecutive sarebbero fortemente auspi- della definitiva dimissione.
cabili metodologie riabilitative che si dirigessero Non mancavano, anche tra i medici, voci
in modo mirato in questa direzione e che puntas- dissonanti. Alcune di queste erano radicalmente
sero alla riacquisizione consapevole di condotte critiche: «La quasi totalità degli psicofarmaci vie-
metacognitive e di pianificazione. ne prodotta, propagandata e venduta (...) per
sopportare le contraddizioni della vita quotidia-
DARIA RIVA na... Gli psicofarmaci non curano il disturbo, ma
Istituto Nazionale Neurologico «C. Besta» agiscono sui sintomi»1. Ma anche al di là della
Via Celoria, 11 psichiatria alternativa, era diffusa a livello scienti-
20133 Milano fico l’opinione che ci si ritrova spesso a dare ri-
e-mail: driva@istituto-besta.it sposte farmacologiche per problemi che non
sono solo sanitari, che molti medici non sono
preparati alla prescrizione corretta delle sostan-
Farmaci sì, farmaci no: una vecchia que- ze psicoattive, che occorre una conoscenza e
stione che aspetta nuove risposte una «cultura» diversa del farmaco perché esso
possa essere utilizzato correttamente.
Santo Di Nuovo Così scriveva Silvio Garattini, direttore del-
l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Ne-
Negli anni della mia formazione psicologi- gri, nella presentazione dell’edizione italiana del
ca, frequentando la clinica per malattie mentali manuale OMS sulla prescrizione degli psicofar-

1 Centro di Medicina Tradizionale (1978). Farmaco/logicamente. Milano: Unicopli, 1978, pp. 91-92.

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Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

maci2: «Il miglioramento delle prescrizioni ri- tant’anni per il trattamento della sindrome3, ma
chiede certamente un miglioramento delle co- è a partire dal secondo dopoguerra che si è
noscenze; i farmaci psicoattivi possono essere avuto un drastico incremento, specie negli Stati
utili in alcune malattie ma sono anche portatori Uniti. Studi controllati hanno reso noti gli effetti
di effetti tossici a volte anche molto gravi... È positivi dei farmaci sui sistemi inibitori degli sti-
solo una buona “cultura” su questi farmaci che moli distraenti, ma anche gli effetti collaterali
può permettere al medico di valutare a fondo i (riduzione dell’appetito, aumento della pressio-
benefici attesi nei confronti dei rischi e quindi di ne arteriosa, incremento dei tic). Hanno anche
decidere in modo molto più razionale... Esisto- chiarito che il farmaco ha scarso effetto nel ri-
no certamente molti medici che prescrivono tardo mentale medio e grave, là dove pure
farmaci psicoattivi senza mai aver avuto l’iperattività si manifesta con frequenza.
un’educazione formale su questo gruppo di far- I facili entusiasmi e le altrettanto facili pole-
maci né durante il periodo universitario né in miche indotti dall’uso di sostanze come il Metilfe-
seguito (...) ancora troppo scarse sono le ini- nidato, ricordano quelle analoghe poste negli
ziative per assicurare al medico un’informazio- anni ’90 per la terapia dell’Autismo. Sulla base
ne “indipendente” sui farmaci». delle ipotesi sulle cause genetiche e biologiche
Quando gli studi empirici controllati sull’ef- della sindrome, neuropsichiatri e famiglie furono
ficacia delle terapie delle psicopatologie appro- attratti dall’uso di Vitamina B6 e magnesio, della
fondirono le relazioni tra interventi farmacologi- Fenfluramina, della Fluoxetina, del Naltrexone e
ci e psicoterapici, i risultati confermarono una della Melatonina. Ben presto però anche i più en-
ipotesi abbastanza scontata, che le terapie tusiasti si convinsero che non bastano gli psico-
combinate hanno sempre effetti migliori. Ma farmaci per risolvere, o quanto meno lenire in
siamo ancora ben lungi dal comprendere come modo significativo, un disturbo come l’autismo,
avviene l’interazione fra i due interventi, e con pervasivo e certamente legato – al di là delle
quali pazienti e per quale sintomatologia essa componenti biologiche – ad elementi relazionali
funziona meglio, e perché in certi casi invece che investono il sistema familiare e l’intero con-
funziona meno o non funziona affatto. La ricer- testo di accoglienza. Ed ecco allora gli ulteriori
ca continua su questo argomento, e certamen- entusiasmi dell’ultimo decennio sui trattamenti
te in futuro sapremo di più sulla efficacia ed ef- delle famiglie e sulle istruzioni ad esse su come
ficienza della sinergia psicofarmaco-psicotera- trattare i loro figli con questa sindrome. Innume-
pia, che è peraltro diffusa nella pratica clinica. revoli libri spiegano nel dettaglio a chi si occupa
Rispondere alla prima domanda posta da di autismo «cosa fare». Ma non è facile spiegare
Marzocchi e Cornoldi (in che misura è oppor- sul piano razionale o con ricette comportamen-
tuno un incremento di uso di psicofarmaci in tali cosa fare di fronte alle reazioni autodistrutti-
età evolutiva) sarà quindi possibile solo a con- ve e alle reazioni di panico che spesso i bambini
dizione di avere più informazioni scientifiche – autistici hanno di fronte al tentativo di rompere il
e non puramente ideologiche o propagandisti- loro isolamento.
che – sulla interazione tra psicofarmaci e in- Lo stesso discorso vale per la sindrome
terventi psicologici interferenti con i processi ADHD.
di sviluppo. Anche in questo caso i soliti vecchi dilem-
Venendo all’argomento specifico di questo mi organico/psicologico e psicofarmaco/psico-
dibattito, va ricordato che pure per la sindrome terapia hanno fatto passare in secondo piano la
di Deficit di Attenzione con Iperattività (ADHD) il complessità e al tempo stesso specificità di
problema dell’uso degli psicofarmaci non è nuo- questa sindrome.
vo. Gli stimolanti vengono usati da quasi set- Sindrome che va definita con esattezza, in-

2 Ghodse, H., Khan, I. (1989). Prescrivere gli psicofarmaci. Roma: Il Pensiero Scientifico, p. VII. Ed. or. Psycho-
active drugs. Improving prescribing practice. Ginevra: World Health Organization, 1989.
3 Bradley, C. (1937). The behavior of children receiving benzedrine. American Journal of Psychiatry, 94, 557-585.

293
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

quadrata nella giusta tipologia e rilevanza (non porto esiste, all’interno di ciascun approccio,
solo sintomatologica), compresa nelle frequenti tra modello teorico e ipotesi di intervento tera-
sovrapposizioni con altri disturbi, e trattata con in- peutico sulla specifica situazione; quali sono i
terventi specifici e mirati da operatori competenti più adeguati parametri di verifica dell’efficacia
e adeguatamente motivati. Occorre quindi una va- dell’intervento attuato e con quali strumenti di
lutazione diagnostica multidisciplinare accurata, assessment possono essere valutati; quali tec-
specie di tipo differenziale, evitando le genericità niche e condizioni rendono più efficace il tratta-
e i pressapochismi che purtroppo caratterizzano mento nelle sue diverse fasi.
spesso le diagnosi di ADHD. Ma occorre soprat- Il monitoraggio del processo dell’interven-
tutto una modalità di approccio da persona e per- to sul soggetto ADHD è utile in ottica sia appli-
sona e non da tecnico a meccanismo da riparare, cativa che di ricerca.
che è essenziale per un lavoro riabilitativo dell’ipe- Nella prima prospettiva esso consente gli
rattività, così come per l’autismo e per le altre pa- opportuni aggiustamenti in itinere, impedendo
tologie del comportamento che implicano proble- che il trattamento proceda per tempi lunghi su
mi di comunicazione e relazione. canali poco proficui rispetto alle possibilità.
Può essere un luogo comune ripetere che Nell’ottica di ricerca fornisce l’opportunità
nel trattamento di sindromi come l’ADHD occor- di studiare:
re evitare la contrapposizione tra cure biologi- – quale specifico intervento è utile e per
che e psicologiche: un «approccio multimodale quale tipologia di soggetto;
che combina interventi psicosociali con terapie – non solo se e quanto ma perché un trat-
mediche» è ritenuto preferibile dalle «Linee-gui- tamento – farmacologico, o psicologico, o inte-
da per la diagnosi e la terapia farmacologica grato – funziona con una certa tipologia di sog-
del Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività getti e non funziona invece con altri;
in età evolutiva» approvate nel giugno 2002 – quali processi psichici vengono attivati e
dalla Società di Neuro Psichiatria dell’Infanzia e quali assetti cognitivi, comportamentali, familia-
dell’Adolescenza, e lo stesso concetto è stato ri, contestuali vengono modificati.
ribadito nella recente «Conferenza Nazionale di Una review condotta mediante metodolo-
Consenso» di Cagliari4. gia meta-analitica – strategia cumulativa di ana-
È però certamente utile ricordare che – lisi degli effetti sperimentali ricavati dai diversi
come è avvenuto per altre sindromi psicopato- studi condotti sull’argomento – è utile per chia-
logiche – occorrono ulteriori studi controllati rire non solo l’efficacia complessiva dei diversi
per focalizzare l’interazione fra effetto di psico- tipi di interventi, ma anche quali fattori interven-
farmaci e effetto di interventi psicologici, come gono a «moderare» gli effetti, cioè interagisco-
è stato fatto nello studio del MTA Cooperative no con essi nel rendere il trattamento più o
Group citato da Marzocchi e Cornoldi nell’arti- meno efficace.
colo bersaglio di questa discussione5.
Analogamente a quanto avviene per altri SANTO DI NUOVO
trattamenti terapeutici, è indispensabile sotto- Facoltà di Scienze della Formazione
porre a verifica empirica sistematica specifiche Università di Catania
ipotesi circa le variabili che influenzano non Via Ofelia, 2
solo l’esito, ma anche il processo in atto nei di- 95124 Catania
versi tipi di trattamento. Va verificato quale rap- e-mail: s.dinuovo@mail.fmag.unict.it

4 Alle stesse conclusioni erano arrivate la American Academy Child and Adolescent Psychiatry (Practice parame-
ters for the assessment and treatment of Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Journal of American Academy
of Child & Adolescent Psychiatry, 1997, 36, 85S-121S), e la European Society for Child and Adolescent Psychia-
try (Clinical guidelines for hyperkinetic disorder. European Child & Adolescent Psychiatry, 1998, 7, 184-200).
5 MTA Cooperative Group (1999). Moderators and mediators of treatment response for children with Attention-
Deficit/ Hyperactivity Disorder. Archives of General Psychiatry, 56, 1088-1096.

294
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

Un contributo alla discussione Disturbi della Regolazione, inquadrati dal Siste-


ma Diagnostico 0-3, che possono rappresenta-
Massimo Ammaniti re una situazione predisponente per l’insorgere
del DDIA. A tal proposito le radici di questi Di-
Un dibattito che cerchi di approfondire sturbi della Regolazione sarebbero di tipo gene-
l’utilità e il rischio degli psicofarmaci in età evo- tico, temperamentale e relazionale.
lutiva, in particolare nel Disturbo da Deficit di Per riprendere la validità dell’inquadramen-
Attenzione/Iperattività (DDAI) è particolarmente to diagnostico del DDIA non è da trascurare il
utile in questo momento, anche per evitare che fatto che questo disturbo si associ nel 30-50%
sia monopolizzato dai mezzi di comunicazione, dei casi al disturbo della condotta od oppositi-
che inevitabilmente semplificano le argomenta- vo, nel 15-75% a disturbi affettivi e al disturbo
zioni creando il fronte dei favorevoli e dei con- ansioso nel 25% (Biederman, Newcorn e Spri-
trari che non è così definito come si potrebbe ch, 1991). Allo stesso tempo sono stati eviden-
credere. ziati complessi disturbi del linguaggio, della let-
In questo intervento vorrei affrontare vari tura e della scrittura e dell’organizzazione vi-
aspetti che mi sembrano rilevanti. suo-motoria. Un interrogativo è d’obbligo il
In primo luogo quali sono i confini diagno- DDIA è un quadro definito oppure si tratta di un
stici del DDIA ormai sufficientemente accettati sintomo complesso che fa parte di un quadro
dai Manuali Diagnostici più utilizzati come il clinico che ha matrici diverse e variabili di tipo
DSM e l’ICD. Tale definizione diagnostica tutta- genetico, temperamentale, cerebrolesionale ac-
via si è affermata dopo un periodo piuttosto quisito e socio-familiare ed ambientale.
lungo di confusione diagnostica e concettuale, E se la ricerca genetica ne ha messo in
in cui si è parlato di disturbo da deficit di atten- luce la preponderante influenza nell’espressione
zione, iperattività, sindrome ipercinetica, mini- del DDIA, pari allo 0.70 della varianza, sono
mal brain dysfunction (disfunzione cerebrale mi- ugualmente rilevanti i fattori ambientali, soprat-
nima), minimal brain damage (danno cerebrale tutto in una prospettiva di interazione fra geni
minimo) con accezioni, confini ed ipotesi eziolo- ed ambiente (Rutter e Silberg, 2002). A questo
giche spesso discutibili. Pertanto il quadro defi- proposito è utile citare lo studio longitudinale di
nito dal DSM può essere un riferimento diagno- Carlson, Jacobvitz e Sroufe (1995) che ha mi-
stico utile, anche se diverso dalla sindrome surato i predittori endogeni ed esogeni del
ipercinetica descritta dall’ICD. DDIA. Dai dati di ricerca verrebbe confermata
Che una definizione chiara e soprattutto l’influenza nella genesi del DDIA dei processi
condivisa sia importante è fondamentale per comportamentali di controllo da parte della ma-
stabilire l’entità del disturbo e programmare l’in- dre, soprattutto di tipo intrusivo ed iperstimo-
tervento. Utilizzando, ad esempio, criteri restrit- lante. La conclusione di Carlson, Jacobvitz e
tivi il disturbo può riguardare dal 3% al 7,5% Sroufe (1995) è senz’atro condivisibile: vi sa-
dei bambini in età scolare (Goldman, Genel, rebbero molteplici percorsi nello sviluppo del
Bazman e Slanetz, 1998) mentre con criteri più DDIA. Per alcuni bambini il comportamento ma-
ampi ne riguarderebbe il 17% (Barbaresi, Katu- terno intrusivo ed iperstimolante sembrerebbe
sic, Colligan, Pankratz, Weaver, Weber e Mra- giocare un ruolo decisivo, soprattutto quando
zek, 2002) e addirittura il 20% dei bambini ma- la madre viva in una situazione di isolamento e
schi nelle scuole sottoposti a trattamento con di inadeguato supporto emozionale esterno.
psicofarmaci (Lefever, Dawson e Morrow, Per altri bambini sarebbero in primo piano di-
1999). Quest’ultima osservazione è piuttosto sfunzioni cerebrali perlopiù di tipo genetico. Infi-
allarmante perché evidenzia un uso piuttosto in- ne per altri bambini si può invocare un’origine
discriminato di farmaci che va ben aldilà dei interattiva che integra l’influenza di fattori eso-
possibili tassi del DDIA. geni ed endogeni.
Se questi dati riguardano l’età scolare, Tali conclusioni sono rilevanti per la scelta
quando il disturbo si è ormai stabilizzato, nel- degli interventi terapeutici e per quali piani privi-
l’età infantile ci troviamo di fronte ai quadri dei legiare.

295
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

In secondo luogo vorrei affrontare la razio- inadeguate ed evitare che il disturbo della rela-
nalità di usare farmaci psicostimolanti che si zione si organizzi in un disturbo strutturato del
sono dimostrati efficaci nel controllo dei com- bambino. Anche nel caso di una vulnerabilità
portamenti iperattivi ed aggressivi. Come è ben di tipo genetico l’intervento di supporto ai ge-
noto si tratta di farmaci che agiscono rapida- nitori può mitigare l’espressiva genica dell’alte-
mente con effetto che dura non più di 4 ore. razione.
Tuttavia il 40% dei bambini con DDIA non ri- Nel caso del DDIA occorre tener presente
spondono al farmaco più utilizzato negli USA, che il disturbo ha un range continuo con una
ossia il metifenidato. eziologia eterogenea. L’intervento immediato
Sono stati sollevati interrogativi rilevanti deve essere indirizzato in primo luogo a soste-
sull’uso di questo farmaco che deve essere nere i genitori e ad aiutarli a mettere dei chiari
somministrato più volte nella giornata e com- confini e delle regole definite e allo stesso tem-
porta una notevole capacità di compliance da po creare un contesto di sviluppo del bambino
parte del bambino e d’altra parte l’uso delle for- che lo aiuti ad affrontare le tappe dell’apprendi-
me long-acting pone problemi di variabilità con- mento. Una particolare attenzione va rivolta
siderevole in un arco di tempo lungo. D’altra agli insegnanti per evitare che il bambini con
parte possono intervenire reazioni negative che DDIA venga emarginato nella classe accentuan-
hanno a che fare con la riduzione della fame e do il suo senso di frustrazione e di isolamento.
la perdita dell’appetito. Un ultimo ma importan- Solo nei casi più gravi si può ricorrere all’uso
te problema ha a che fare con le conseguenze dei farmaci la cui gestione e il cui dosaggio si
di un trattamento farmacologico prolungato sul può monitorizzare meglio se già vi sia una buo-
cervello proprio in una fase in cui sta maturan- na collaborazione con i genitori e il bambino.
do e si stanno sviluppando i circuiti cerebrali. Occorre soprattutto evitare che si crei una sor-
Se il trattamento farmacologico ha dimo- ta di farmacodipendenza familiare per cui ci si
strato la sua efficacia nella riduzione dei sinto- attenda la risoluzione dei problemi del bambino
mi del DDIA (nel 75% dei casi), nella riduzione dai farmaci, che inevitabilmente scoraggerebbe
dell’aggressività e nel miglioramento dell’adatta- le potenzialità e la capacità dei genitori. Allo
mento sociale più controversi sono i risultati re- stesso tempo un punto problematico rimane
lativi alle performance scolastiche e all’appren- l’uso prolungato dei farmaci fino all’adolescen-
dimento. Per quanto riguarda gli interventi più za senza essere a conoscenza degli effetti a
orientati in senso psicologico, che si tratti di lungo termine non solo sulla maturazione cere-
trattamenti comportamentali, cognitivi, psicodi- brale e sulla costruzione della personalità del
namici, di training dei genitori, pur avendo una bambino.
certa utilità sono in ogni caso meni efficaci di Un ultimo punto da non sottovalutare ri-
quelli farmacologici. Per tal motivo si è fatto ri- guarda il pericolo che questi farmaci siano pre-
corso a trattamenti multimodali che abbinano scritti dai pediatri, che possono assecondare le
interventi psicologici con quelli farmacologici. richieste dei genitori senza fare un’adeguata
In quest’ultimo caso l’aspetto interessante ha a valutazione psicologica, psicopatologica e co-
che fare col fatto che i sintomi ansiosi spesso gnitiva non solo del bambino e dei genitori. Il
copresenti rispondono meglio al trattamento farmaco è l’ultima ratio che dovrebbe essere
combinato che al trattamento farmacologico parte di un intervento indirizzato ad obiettivi di-
soltanto. versi che riguardano il bambino ma anche la fa-
Cercando ora di tirare le fila di questo miglia.
complesso quadro si può affermare che è si-
curamente utile intervenire quanto più precoce-
mente possibile, ossia quando si manifestano i Riferimenti bibliografici
Disturbi della Regolazione. In questo caso sa-
rebbe opportuno un intervento di supporto alla Barbaresi, W.J., Katusic, S.K., Colligan, R.C.,
relazione madre-bambino che può essere effi- Pankratz, V.S., Weaver A.L., Weber, K.J.,
cace nel modificare le interazioni conflittuali ed Mrazek, D.A. (2002). How common is at-

296
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

tention-deficit/hyperactivity disorder? Inci- didattico, questo è ancor più vero nel caso del-
dence in a population-based birth cohort la prescrizione del farmaco.
in Rochester, MN. Arch. Pediatr. Adolesc. Come sappiamo il DSM IV (APA, 1994) in-
Med., 156, 217-224. dividua tre sottotipi del disturbo: Tipo Combina-
Biederman, J., Newcorn, J., Sprich, S. (1991). to, Tipo con Disattenzione Predominante, Tipo
Comorbidy of attention deficit hyperactivi- con Iperattività-Impulsività Predominanti. Tale
ty disorder with conduct, depressive differenziazione è frutto di annosi ripensamenti
anxiety and other disorders. American (Marzocchi e Cornoldi in questo numero). Vista
Journal of Psychiatry, 148, 564-577. la presenza dei tipi con prevalenza di una sola
Carlson, E.A., Jacobvitz, D., Sroufe, L.A. caratteristica, la divisione in tre tipi suona più
(1995). A developmental investigation of come un criterio inclusivo che esclusivo: come
inattentiveness and hyperactivity. Child De- dire che, pur essendo generalmente presenti
velopment, 66, 37-54. entrambe le componenti (disattenzione e iperat-
Goldman, L.S., Genel, M., Bazman, R.J., Sla- tività-impulsività), queste possono presentarsi
netz, P.J. (1998). Diagnostic and treat- anche isolatamente. Ad esempio: l’assenza di
ment of attention-deficit/hyperactivity di- iperattività in un bambino disattento non è un
sorder in children and adolescents. Coun- fattore di esclusione e la diagnosi è autorizza-
cil on Scientific Affairs, American Medical ta, ne deriva logicamente un’estensione del
Association, JAMA, 279, 1100-107. concetto di DDAI ed un corrispondente aumen-
Lefever, G.B., Dawson, K.V., Morrow, A.L. to della prevalenza del disturbo. Più una cate-
(1999). The extent of drug therapy for at- goria è estesa, più i confini perdono di specifi-
tention deficit-hyperactivity disorder cità e possono diventare discutibili. Se si consi-
among children in public shools. American dera anche che il terzo tipo, quello con iperatti-
Journal of Public Health, 89, 1359-1364. vità-impulsività predominanti, è, di fatto, piutto-
Rutter, M., Silberg, J. (2002). Gene-environment sto difficile da distinguere dal tipo combinato
interplay in relation to emotional and beha- poiché in presenza di un’iperattività molto gra-
vioral disturbance. Annual Review of ve è difficile che il bambino presenti livelli nor-
Psychology, 53, 463-490. mali di attenzione (Barkley, 1997), si compren-
de come questa classificazione presti il fianco
MASSIMO AMMANITI ancora a molte plausibili discussioni.
Dipartimento di Psicologia La diagnosi è molto difficile e deve essere
Università di Roma «La Sapienza» fatta con molta accortezza e con una speciale
Via dei Marsi, 78 attenzione alla diagnosi differenziale; infatti, vi
00185 Roma sono molti altri disturbi che presentano una sin-
tomatologia simile, se non uguale. Mentre per
un intervento didattico o educativo può, in alcu-
Pane, burro e metilfenidato ni casi, essere di secondaria importanza un’at-
tenta diagnosi differenziale, non altrettanto può
Lucia Bigozzi dirsi per un intervento psicoterapeutico e tanto
meno per l’intervento farmacologico.
Come per ogni disturbo, anche per il Di- Sappiamo che i bambini con DDAI traggo-
sturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività no beneficio da un’attività didattica molto inte-
(DDAI), il problema della diagnosi è strettamen- ressante, da cambiamenti organizzati nelle atti-
te connesso con il problema del trattamento ed vità monotone e ripetitive, dall’essere ignorati
ogni interrogativo che riguarda l’una riguarda quando esibiscono comportamenti provocatori,
anche l’altro. Se si perde di vista questo punto dal non essere continuamente rimproverati ma
fondamentale qualsiasi discorso su l’argomento dall’essere seguiti da vicino ed aiutati a mante-
diventa una polemica sterile. Se i problemi dia- nere l’attenzione vigile ecc. (Douglas, 1983).
gnostici sono da tenere presenti nel caso si Tutti questi accorgimenti educativi non arreca-
consigli una psicoterapia o un tipo di intervento no danno anche se vi è un errore di diagnosi e

297
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

a riceverli è un bambino ugualmente agitato, di- quando è impegnato in attività particolarmente


sattento e impulsivo. Qualcosa di analogo può interessanti, in una situazione a due e quando il
dirsi per un trattamento psicoeducativo. Più ri- soggetto viene ben ricompensato per essersi
schioso è l’intervento psicoterapeutico condot- comportato in modo adeguato.
to su un bambino con una diagnosi di DDAI im- Poiché i sintomi del disturbo sono molti e
propria. Molto, molto dannoso può essere som- assai diversi (tanto da aver indotto la divisione in
ministrare il metilfenidato ad un bambino che tipi), poiché ognuno di essi può variare nel livello
non ha il DDAI. di gravità, nell’epoca di insorgenza e nelle varie
La valutazione diagnostica è resa più diffi- fasi evolutive, poiché l’espressione sintomatolo-
cile dall’alta comorbilità: Disturbo oppositivo/ gia è in relazione alla qualità dell’ambiente scola-
provocatorio, Disturbo della condotta, Disturbi stico e familiare, di fatto possiamo avere una
d’ansia, Disturbi dell’umore, Disturbi di appren- gamma molto diversificata di casi che compren-
dimento (Biederman, Newcorn e Sprich, 1991; de bambini che hanno solo una vulnerabilità al
Brown 2000). disturbo o che lo hanno in forma assai leggera,
Il DDAI è da distinguere da una reattività a ma che vivono in un ambiente che aggrava il
situazioni socialmente molto compromesse, quadro favorendo l’espressione sintomatologica
nelle quali non è possibile avere la calma e la pur non essendone elemento causale (come
concentrazione necessari: ad esempio tutti quando un adolescente con l’acne contenuta fa
quei bambini che sono agitati e disattenti per- una scorpacciata di Nutella: la cioccolata non fa
ché hanno «altro» a cui pensare, quei bambini venire l’acne ma ne favorisce la manifestazione)
(... nella mia esperienza personale di psicologo e bambini che pur avendo un disturbo conclama-
scolastico ne ho conosciuti moltissimi, troppi) to e grave sono inseriti in un ambiente che ne
che pensano se quando tornano a casa trove- contiene e ostacola le manifestazioni (ad esem-
ranno ancora la mamma in lacrime, o se il bab- pio dei genitori che seguono da vicino il bambi-
bo ancora verrà arrestato per spaccio o se an- no, che lo motivano allo studio, che lo aiutano a
cora abuserà sessualmente della sorellina, piut- contenere le frustrazioni, che hanno organizzato
tosto che concentrarsi sul pensierino, sulle ta- per lui uno spazio personale ordinato e regola-
belline o sulla divisione a due cifre. re). I bambini con DDAI (appartenenti alla mede-
L’ipotesi che il disturbo sia dovuto a cause sima categoria diagnostica) possono essere
neurobiologiche è ampiamente confermata e il così diversi tra di loro da offuscare gli effetti di
DSM IV specifica che «il DDAI deve essere di- somiglianza dati dall’avere lo stesso disturbo.
stinto dalla difficoltà nel comportamento finali- Un ulteriore elemento che ha contribuito a
stico in bambini con ambienti inadeguati, disor- creare una situazione di incertezza e confusio-
ganizzati o caotici». Non vi sono, invece, con- ne deriva dal fatto che per effettuare una dia-
ferme empiriche delle posizioni comportamenti- gnosi accurata il clinico necessita di informa-
ste, secondo le quali uno dei fattori scatenanti zioni raccolte da fonti diverse (genitori, nonni,
il disturbo è un’inadeguata disciplina all’interno insegnanti, baby-sitter, altri) poiché i sintomi
della famiglia o della scuola, i bambini con non sono facilmente rilevabili con test sul sog-
DDAI sono clinicamente diversi dai bambini getto e i livelli di attenzione sono falsati nel mo-
«male-educati» anche se forse alcuni sintomi mento del rapporto uno a uno con chi effettua
sono comuni. la diagnosi. Non intendo sostenere che sia sba-
Tuttavia il disturbo compare con una pre- gliato coinvolgere che vive con il bambino, io
valenza superiore in situazioni sociali grave- stessa adotto questa pratica indispensabile re-
mente disagiate. Secondo alcuni autori (Bark- golarmente, bensì riflettere sul fatto che questo
ley, 1997) l’ambiente sociale sarebbe respon- crea un’inevitabile e necessaria estensione del-
sabile solo del mantenimento della sintomatolo- le persone che «collaborano» alla diagnosi. Se
gia piuttosto che del suo manifestarsi. Il DSM ci atteniamo ai dati sulla prevalenza riportati
IV specifica che i sintomi possono attenuarsi dal DSM IV, scegliendo il valore più severo, i
drasticamente quando il soggetto è sotto con- bambini con DDAI sarebbero il 3% della popola-
trollo molto stretto, in un ambiente nuovo, zione. Ogni bambino ha mediamente 2 genitori

298
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

(quando non di più), 3 o 4 nonni (anche questi farmacologico. In via pregiudiziale non ho niente
spesso aumentano nelle famiglie allargate), di- contro i farmaci, quando ho un’infezione prendo
versi zii, 4 o 5 maestre, educatori vari (sport, volentieri gli antibiotici e mi seccherebbe molto
scout, catechismo, ecc.), uno stuolo di baby- se non me li prescrivessero. Invece evito di dare
sitter, per cui la percentuale di persone che ai miei figli pane, burro e antibiotici a merenda,
«mette bocca», nel bene e nel male, nella dia- perché penso che faccia male se non ce n’è ef-
gnosi è elevatissima, senza considerare, nella fettiva necessità!». Non l’ho più sentita e non so
percentuale, tutti quei bambini (e tutti i loro pa- se hanno fatto la tavola rotonda... o meglio il
renti) per i quali sono stati compiuti gli accerta- «comizio anti-farmaco» senza di me.
menti diagnostici con esito negativo. Tutte que- Riassumendo i punti centrali della mia po-
ste persone (e sono tante), che svolgono tut- sizione in questa discussione sono i seguenti:
t’altri lavori e non si occupano di salute menta- a) la gestione del disturbo necessita di un
le in età evolutiva (anche se il pericolo maggio- intervento multidisciplinare, ma ognuno deve
re viene proprio dall’ingerenza di parenti esper- essere cauto nell’esprimere giudizi su ciò che
ti) tendono, in quanto persone a dire la propria non è di sua specifica competenza e se è di
sulla questione, comunicando tra di loro e con sua competenza istituzionalmente lo deve di-
il resto del mondo, aumentando la confusione. ventare anche di fatto: sarebbe bene che que-
Tutti gli elementi che ho descritto, ovvero sto complesso problema fosse preso in carico
la poca specificità della categoria diagnostica, da operatori autorizzati con specifiche compe-
la discutibilità della suddivisione in tipi, il distur- tenze sulla diagnosi e trattamento del DDAD.
bo arrecato dall’iperattività in classe e la visibili- Come in altri casi il lavoro di equipe prevede un
tà sociale del sintomo, l’aspecificità della sinto- arricchimento reciproco più che una lotta per
matologia che ritroviamo in altri disturbi, l’alta chi si ritaglia più spazio;
comorbilità, il coinvolgimento inevitabile di pa- b) chi opera la diagnosi dovrebbe avere
renti e amici, fanno di questo disturbo un «di- contatti diretti con le persone alle quali chiede
sturbo di moda», sul quale molto si «chiacchie- le informazioni sul bambino e le convincesse a
ra», si polemizza, si prendono posizioni senza non fare il gazzettino ufficiale con tutti gli altri
conoscere i termini della questione, alimentan- parenti, amici e conoscenti, perché questo fun-
do posizioni dicotomiche (farmaco sì/farmaco ziona da amplificatore del problema e nuoce al
no) superate e inutili. bambino;
Qualche tempo fa sono stata invitata ad c) Qualsiasi trattamento farmacologico o
una tavola rotonda sul problema del trattamento psicoterapeutico o educativo o didattico neces-
del DDAI. La persona che mi stava invitando te- sita di prove empiriche di efficacia prima di es-
lefonicamente aveva letto un mio lavoro uscito sere prescritto o consigliato da chi ne è auto-
su questa rivista (Bigozzi, 2001), nel quale ripor- rizzato;
to gli effetti positivi del trattamento sull’autocon- d) il trattamento deve variare al variare
trollo di Cornoldi Gardinale, Masi e Patterò dell’espressione del disturbo e della sua gravi-
(1996), preceduto da un trattamento metacogni- tà, deve cioè essere valutato clinicamente, su
tivo (Cornoldi e Caponi, 1991) e di problem sol- quell’individuo quello che è meglio per lui, nel-
ving e si era così convinta che io fossi la perso- l’ambito dei trattamenti la cui efficacia è stata
na giusta per la battaglia contro gli psicofarma- empiricamente provata. Non ha senso, per que-
ci. La sua proposta fu: «Saremmo molto onorati sto, essere «a favore» o «contro» un trattamen-
di averla con noi ad una tavola rotonda sul tema to del quale si sia dimostrata l’efficacia.
del trattamento di questo disturbo, lei è contra- e) Come è già stato fatto per altri disturbi
ria, vero, all’utilizzo del farmaco?». La risposta fu è necessario elaborare un protocollo diagnosti-
piuttosto secca «Io non sono un medico, forse co condiviso a livello nazionale, compiere studi
lei ha sbagliato persona, perché io sono una psi- epidemiologici ufficiali in Italia e tenere un Regi-
coterapeuta e posso discutere su quale tratta- stro nazionale (National Institutes of Health
mento psicologico o psicoterapeutico o psicoe- Consensus, 2000; Conferenza Nazionale di
ducativo proporre, ma non su quale trattamento Consenso 2003).

299
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

Riferimenti bibliografici Quale terapia per il bambino con Disturbo


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Cornoldi, C., Caponi, B. (1991). Memoria e me- pongono non pochi problemi a riguardo della
tacognizione, Trento: Erickson. opportunità di considerarlo una vera casella no-
Cornoldi, C., Gardinale, M., Masi, A., Patterò, sografica autonoma: quando un disturbo è nel
L. (1996). Impulsività e Autocontrollo. 90% dei casi in comorbidità non è piuttosto ne-
Trento: Erickson. cessario considerarlo come una dimensione
Douglas, V.I. (1983). Attention and cognitive che interessa in modo trasversale molti disturbi
problems. In M. Rutter (a cura di), Deve- psicopatologici (forse tutti)? Non è preferibile
lopmental neuropsychiatry. New York: Guil- considerare l’attenzione, al pari di altre funzioni
ford Press, pp. 280-329. neuropsicologiche, come facente capo ad un
National Institutes of Health Consensus (2000). sistema complesso che può essere reso di-
Development Conference Statement: dia- sfunzionale da molteplici fattori sia di natura
gnosis and treatment of attention deficit/ biologica che ambientale e psicologica? Il pro-
hyperactivity disorder. Journal of American blema è ulteriormente complicato dal fatto che
Academy of Child and Adolescent Psychia- la comorbidità non si limita ai disturbi opposito-
try, 39, 182-193. ri o della condotta (lo studio MTA riporta come
Conferenza Nazionale di Consenso (2003). Indi- presenti in bambini con DDAI: il disturbo oppo-
cazioni e strategie terapeutiche per i bam- sitorio nel 40% e il disturbo della condotta nel
bini e gli adolescenti con disturbo da defi- 14%), in qualche modo accomunati al DDAI dal
cit attentivo e iperattività, Cagliari 6-7 Mar- fattore impulsività e che potrebbero rappresen-
zo 2003. tare declinazioni diverse di uno stesso proble-
ma, ma si allarga ai disturbi internalizzati d’an-
LUCIA BIGOZZI sia e dell’umore (lo studio MTA riporta come
Dipartimento di Psicologia Generale presenti in bambini con DDAI: il disturbo d’ansia
dei Processi di Sviluppo e Socializzazione nel 34%, i disturbi affettivi nel 4%), che vengo-
Università di Firenze no abitualmente considerati il modo alternativo
Via S. Niccolò, 93 di espressività della psicopatologia infantile. Se
50125 Firenze poi si aggiungono i disturbi pervasivi dello svi-
e-mail: lbigozzi@unifi.it luppo e i disturbi cognitivi nei quali anche se in

300
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

modo molto diverso il sistema attentivo è forte- di riflessione che non si limitano al problema
mente implicato, pare proprio che il DDAI attra- del DDAI e che, proprio per la serietà dello stu-
versi a pieno raggio tutta la psicopatologia in- dio che pone a confronto all’interno di un cam-
fantile e solo in una piccola percentuale di casi pione molto ampio di bambini diversi modelli te-
esso si manifesta in modo isolato (lo studio rapeutici – cosa rara negli studi cosiddetti evi-
MTA non riporta quanti bambini con DDAI sono dence based – pongono problemi generali sul
totalmente esenti da comorbidità, ma sulla ruolo dei trattamenti farmacologici e psicotera-
base dei tassi parziali di comorbidità si può im- pici in psicopatologia dello sviluppo.
maginare che bambini con DDAI puro siano una Lo studio in questione mette in evidenza
piccolissima percentuale del campione preso in alcuni aspetti della terapia del DDAI che spesso
esame). Il fatto che il deficit attentivo e l’impul- vengono trascurati limitandosi a sottolineare il
sività siano sintomi molto diffusi e quasi onni- risultato considerato più importante dello stu-
presenti nella costruzione della psicopatologia dio e cioè che la terapia multimodale e la tera-
infantile rende particolarmente difficile spostarli pia farmacologica sono risultate più efficaci nel
dal loro statuto sintomatologico per considerar- ridurre i sintomi del DDAI rispetto alla sola tera-
li il cardine di una entità clinica autonoma. Il ri- pia comportamentale e a quella routinaria che
schio connesso al far diventare un sintomo una spesso prevedeva comunque anche una tera-
malattia è il dileguarsi della soggettività che in- pia con metilfenidato da parte del pediatra di
vece viene favorita dal considerare l’attenzione, famiglia. Due altri punti di questo studio spesso
ed anche i meccanismi che presiedono al con- non vengono adeguatamente sottolineati: 1) gli
trollo del passaggio dal pensiero all’azione, effetti della terapia farmacologica variano a se-
come funzioni che possono essere variamente conda del contesto in cui essa viene sommini-
interferite, nella loro funzione centrale e preco- strata; 2) la terapia multimodale non rappresen-
cissima di costruzione della vita mentale e rela- ta un reale «plus» terapeutico rispetto alla tera-
zionale dell’individuo umano, da percorsi psico- pia farmacologica.
patologici diversi. Una tale visione potrebbe Lo studio MTA mostra cioè chiaramente
permettere di comprendere meglio il valore di- che la terapia con metilfenidato è più efficace
namico del sintomo ed anche un uso più ade- se essa è collocata all’interno di un accurato
guato dei farmaci efficaci nel migliorare il defi- protocollo terapeutico (nello studio si parla in
cit attentivo e l’impulsività. Che il metilfenidato realtà di medication management e non di te-
abbia una importante funzione nel migliorare a rapia farmacologica), rispetto alla semplice
breve termine l’attenzione ed anche il compor- somministrazione «pediatrica». Non è super-
tamento dei bambini è fuori dubbio; che esso fluo sottolineare che il medication manage-
possa e debba essere usato quando il proble- ment prevedeva una procedura individualizzata
ma attentivo è duraturo e disfunzionale è altret- di somministrazione del metilfenidato (in modo
tanto chiaro; ma il fatto che questi effetti non si da minimizzare gli effetti negativi e massimiz-
mantengano a lungo nel tempo pare proprio es- zare quelli positivi), un incontro mensile di cir-
sere lì ad indicare che siamo nell’ambito di una ca mezz’ora con i genitori in modo da discute-
terapia sintomatica piuttosto che sindromica, e re con entrambi i cambiamenti clinici in rela-
ciò rende il metilfenidato un farmaco molto di- zione alla terapia farmacologica praticata, in-
verso da altri farmaci che si sono chiaramente contri con gli insegnanti, consigli ai genitori e
dimostrati capaci di migliorare e modificare suggerimenti riguardo ai libri inerenti il distur-
realmente alcune sindromi cliniche come la schi- bo da leggere a casa. Gli autori segnalano
zofrenia, i disturbi bipolari, ed anche quelli affet- giustamente come questo insieme di provvedi-
tivi e d’ansia. menti ed in particolare la sistematica discus-
Una attenta analisi dell’importante studio sione con i genitori e gli insegnanti degli effet-
conosciuto come MTA fornisce numerosi ele- ti del farmaco non fa parte della routine clini-
menti di riflessione sul ruolo della terapia far- ca e probabilmente costituisce il fattore re-
macologica e sul rapporto che essa intrattiene sponsabile delle differenze significative che
con quella psicoterapica. Si tratta di elementi emergono nello studio tra il medication mana-

301
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

gement e la somministrazione del metilfenida- ruolo della psicoterapia (o meglio delle psico-
to da parte del pediatra di famiglia. Pertanto il terapie) nel trattamento dei disturbi mentali. In
modo di somministrazione delle «pillole» emer- primo luogo è stato mostrato come gli inter-
ge da questo studio come un elemento essen- venti brevi e focali diano effetti simili dal punto
ziale dell’azione del farmaco. Ciò è ulterior- di vista della efficacia a quelli a lungo termine.
mente confermato dal fatto che lo studio MTA In secondo luogo è stato segnalato come non
indica che se il trattamento farmacologico è bisogna sottovalutare l’importanza della fase
ben praticato, associare a tale trattamento di assessment diagnostico come fattore che
l’intervento comportamentale non aggiunge può assumere un ruolo terapeutico non tra-
nulla alla efficacia della terapia farmacologica. scurabile. In terzo luogo sono stati messi in
Questo doppio risultato pare di estremo evidenza effetti a distanza di tempo della psi-
interesse per lo sviluppo di una buona pratica coterapia, in particolare di quelle ad indirizzo
clinica che talora sembra perdersi nella fase dinamico, che non sono presenti in altri tipi di
storica attuale, permeata da posizioni ideologi- trattamento. In quarto luogo i fattori comuni
che, in cui pare obbligatorio schierarsi pro o delle psicoterapie (regolarità degli appunta-
contro gli psicofarmaci o la psicoterapia, oppu- menti, potenziamento di relazioni positive,
re a favore o contro ipotesi psicogenetiche o compliance, attitudine del terapeuta) si sono
neurobiologiche delle malattie mentali. In realtà rivelati più importanti dei fattori specifici legati
tutto pare dimostrare la stretta unione e com- ad una particolare tecnica. Infine gli effetti del-
plementarietà nella costruzione delle malattie la psicoterapia spesso vanno al di là di ciò
mentali, compreso il DDAI, di aspetti genetici per cui il modello psicoterapico era stato mo-
ed ambientali, che comporta dal punto di vista dellato per cui ad esempio le terapie per i di-
terapeutico la necessità di adottare terapie in- sturbi esternalizzati si è visto che spesso ridu-
tegrate capaci di influire sia sui fattori neurobio- cono anche i sintomi internalizzati e viceversa.
logici di base che su quelli ambientali che svol- Questo ultimo punto emerge chiaramente an-
gono un ruolo di plasmatori del disturbo deter- che nello studio MTA che mostra un effetto
minandone la rigidità o la fluidità. Il non consi- positivo del trattamento multimodale messo a
derare questa dialettica tra fattori genetici ed punto per il DDAI anche relativamente ai di-
ambientali nella comprensione e nella terapia sturbi internalizzati associati; in questo caso
dei disturbi mentali comporta il rischio di scin- anche il trattamento comportamentale senza
dere la psicoterapia dalla psichiatria con l’esito farmaci si mostra superiore alla terapia di rou-
di una organizzazione del lavoro terapeutico a tine (che, come già detto, è spesso compren-
due livelli ben distinti uno quello medico-biologi- siva della somministrazione di metilfenidato)
co-farmacologico l’altro quello psicologico-psi- mentre non lo è quando il DDAI si presenta
coterapeutico, che pare una nuova versione dei senza un disturbo d’ansia associato. L’ansia
falsi problemi posti in fasi storiche precedenti pare dunque in grado di svolgere la funzione
quando l’approccio farmacologico veniva visto di moderatore dell’effetto terapeutico, come
come un ostacolo da parte di chi, anche medi- se il trattamento comportamentale avesse bi-
co, praticava la psicoterapia. L’importante ri- sogno dell’ansia per svolgere effettivamente
cerca MTA mette in guardia rispetto al pericolo un ruolo terapeutico che lo differenzi dalla
di una scissione di questo tipo portando in evi- semplice prescrizione di pillole; l’ipotesi che
denza la necessità di considerare i rapporti viene fatta è che il trattamento comportamen-
complessi che le terapie biologiche intrattengo- tale (come altre psicoterapie) ha un effetto
no con le terapie psicologiche nella cura dei di- alone che permette di arrivare a ridurre il
sturbi mentali. DDAI attraverso una riduzione del disturbo
La ricerca attuale in psicoterapia infantile d’ansia.
può contribuire a comprendere alcuni dei punti Tenendo conto di questi elementi derivati
enigmatici dello studio MTA descritti in prece- dalla ricerca nel campo psicoterapeutico è
denza. Essa ha portato in evidenza alcuni fatti possibile domandarsi se l’assetto del medica-
che debbono fare ripensare alla natura e al tion management applicato nel MTA non sia in

302
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

realtà un assetto psico-farmaco-terapeutico al- co che prevede una molteplicità di interventi


l’interno del quale il medico torna a svolgere professionalmente qualificati come appunto il
quel ruolo psicoterapico che è insito nella pro- medication management descritto nello studio
fessione di colui che propone una cura dopo MTA.
una appropriata diagnosi e che segue la cura
passo a passo nel corso del tempo attraverso FILIPPO MURATORI
appuntamenti regolari temporalmente ben ca- Istituto di Neuropsichiatria
denzati e nel corso dei quali viene fornito un e Psicopedagogia dell’Età Evolutiva
sostegno psicologico al paziente e ai suoi ge- Università di Pisa
nitori. L’ipotesi che è possibile fare è che quel- IRCCS Stella Maris
lo che viene descritto come medication mana- Via dei Giacinti, 2
gement («We met with parents monthly and 56018 Calambrone (Pisa)
obtained systematic feedback, from both e-mail: muratori@inpe.unipi.it
them and the children’s teachers. Parent gui-
dance and selected readings were provided»
scrivono gli autori) svolge senza dubbio un im- Discussione dall’articolo di Gian Marco
portante ruolo psicoterapico che crea una rea- Marzocchi e Cesare Cornoldi
le differenza all’interno dei trattamenti presi in
esame. Esso è focale, comprensivo di un Francesco Umberto Benso
buon assessment, basato su una diagnosi
completa, composto di molti elementi comuni L’articolo di Marzocchi e Cornoldi mi dà
alle psicoterapie. Seguendo questa ipotesi l’opportunità di puntualizzare un aspetto, a mio
una delle conclusioni di questo importante stu- parere, di sostanziale importanza per quanto ri-
dio è che i farmaci servono e vanno usati ma guarda i trattamenti: la validità degli esercizi
anche che debbono essere somministrati al- per l’attenzione e per il Sistema Esecutivo (SE)
l’interno di un setting terapeutico capace di per migliorare l’efficacia dei trattamenti cogniti-
considerare il ruolo psicoterapeutico del rap- vi in genere. Pertanto, mi occuperò del quesito
porto medico-paziente. Questa conclusione, proposto dagli Autori che dice: «Quali (altre)
seppure possa apparire scontata, è la miglio- modalità di intervento sembrano più appropria-
re risposta al quesito posto da questo dibatti- te per questi bambini?» Che mi porterà inevita-
to. L’utilità degli psicofarmaci nella gestione bilmente a fare alcune considerazioni anche
dei problemi comportamentali, siano essi pre- sull’aspetto farmacologico. Il punto di partenza
valentemente esternalizzati o internalizzati e a per affermare quanto sopra è molto «forte»,
maggior ragione quando vi è un disturbo psi- ma ben sostenuto e teoricamente condiviso. Il
cotico, costituisce una risorsa non minore nel SE (per una descrizione del modello del Siste-
lavoro clinico con i disturbi mentali infantili, ma Attentivo Supervisore (SAS) o del Sistema
ma non è possibile pensare ad una loro som- Esecutivo Centrale (SEC o SE) vedi Shallice,
ministrazione sganciata da un setting allarga- 1988 e Baddeley, 1986) e la componente at-
to, capace di unire la competenza psicofarma- tentiva sono sempre sottostanti ai vari disturbi
cologica e quella psicoterapeutica, setting che di apprendimento e quindi, tutti i protocolli riabi-
svolge un ruolo di potenziamento indispensabi- litativi, anche per disturbi specifici, vanno so-
le alla stessa azione dello psicofarmaco. At- stenuti con esercizi per l’attenzione e per il SE.
tualmente la legislazione prevede la possibilità La conferma si ha ormai da numerosi lavori,
di somministrare il Ritalin solo nell’ambito di cito ad esempio: Posner e Di Girolamo (2000)
un day hospital. Ciò può apparire strano consi- che illustrano una ricerca eseguita con bambini
derando che la giornata di DH è particolar- di 18 mesi: i risultati portano alla conclusione
mente dispendiosa per il servizio sanitario na- che lo sviluppo del Sistema Attentivo Supervi-
zionale, ma è ben comprensibile se tale prati- sore è importante per l’apprendimento di strut-
ca è posta a garanzia del fatto che la pillola ture complesse e per il controllo del linguaggio
viene data all’interno di un contesto terapeuti- durante il secondo anno di vita. Nelle difficoltà

303
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

di comprensione del testo, si parla di problemi farmacologia) cognitivi comportamentali e psi-


di inibizione delle informazioni irrilevanti, funzio- coeducativi integrati con protocolli per solleci-
ne peculiare del SAS (vedi Gernsbacher, Varner tare i vari tipi di attenzione, compreso il SE.
e Faust, 1990; De Beni, Palladino, Pazzaglia e Per rinforzare quanto voglio sostenere mi allac-
Cornoldi, 1998). Cominciano ad emergere an- cio ad alcune considerazioni fatte dagli Autori
che lavori che dimostrano l’implicazione del- che meritano attenta e profonda riflessione. Mi
l’Esecutivo in un disturbo di apprendimento spe- riferisco alla parte dell’articolo dove viene cita-
cifico come la dislessia (vedi ad es. Brosnan, to lo studio MTA (Multimodal Treatment for
Demetre, Hamill, Robson, Shepherd e Cody, ADHD) che riassumo brevemente seguendo la
2002). Nella stessa teoria gerarchica dei mo- traccia proposta dagli Autori stessi per facilita-
duli (vedi Fodor, 1983) di Moscovitch e Umiltà re il lettore (MTA Cooperative Group, 1999).
(1990), sono previsti assemblamenti di sistemi Nello studio MTA sono stati proposti quat-
specifici per svolgere determinati compiti. Per- tro tipi di trattamento per quattro gruppi di
tanto oltre ai moduli «alla Fodor» troviamo mo- bambini con diagnosi di DDAI: terapia farma-
duli assemblati su base innata integrati ed or- cologica, terapia psicoeducativa comporta-
ganizzati da un elaboratore (leggi SAS o SE). mentale, combinazione di entrambe e terapia
Tali moduli sarebbero, ad esempio, quei sistemi routinaria eseguita dai pediatri di famiglia. Dai
specifici per il riconoscimento degli oggetti e le dati è emerso che la terapia combinata e quel-
abilità linguistiche. In cima alla gerarchia trovia- la farmacologica sono risultate più efficaci nel
mo l’aspetto di assemblamento modulare che ridurre i sintomi del DDAI rispetto alla terapia
più implica il SE, sono i moduli assemblati su comportamentale o a quella del pediatra di fa-
base esperenziale sotto il controllo del già cita- miglia (che per il 63% dei casi ha utilizzato
to elaboratore centrale, ad esempio, le capaci- farmaci). Da questi risultati il farmaco sembra
tà motorie e la lettura. Questo processo di la variabile più pesante (a parte il risultato ot-
«modularizzazione» (vedi anche Benso e tenuto dai pediatri che starebbe ad indicare
Umiltà, 1998) teorizzato anche da Karmiloff- l’utilità di un approccio sistematico e coeren-
Smith (1990) dipenderebbe pertanto, stretta- te). Altre analisi condotte successivamente
mente anche da un SE che ne favorirebbe lo per indagare l’esistenza di altri fattori in grado
sviluppo e il completamento. Ciò, supporta di modulare i risultati hanno fatto emergere
l’idea che qualsiasi disturbo specifico d’appren- che i casi con DDAI, associati ad ansia o a de-
dimento avrebbe sottostante un problema del- pressione ottenevano soddisfacenti risultati
l’esecutivo e attentivo. solo se sottoposti alla terapia combinata. Inol-
Nel caso del Disturbo da Deficit dell’Atten- tre, le famiglie con un livello socio economico
zione/Iperattività (DDAI) il trattamento sull’ese- più elevato traevano maggiori vantaggi dalla
cutivo diventa peculiare essendo tale sistema il terapia combinata rispetto a quella farmacolo-
più implicato nel disturbo. Molto probabilmente gica. Dopo che i soggetti ebbero sospeso
l’integrazione dei protocolli comportamentali e qualsiasi intervento terapeutico (per circa 22
psicoeducativi con esercizi specifici per l’atten- mesi) si riscontrò un peggioramento della si-
zione potrebbe essere una alternativa al farma- tuazione sintomatologica in entrambi i gruppi
co per i casi di DDAI più gestibili dal lato com- che avevano usufruito del farmaco (terapia
portamentale e, a lungo termine, per i casi più farmacologica e combinata): i comportamenti
disturbati che potrebbero aver iniziato la tera- di disattenzione, iperattività e impulsività si
pia col trattamento farmacologico. È mia con- manifestarono in maniera simile al periodo pre
vinzione che, nel tempo (nell’immediato credo trattamento, sicuramente a livelli più gravi di
che non si possa sostituire la rapidità di effica- quelli osservati al termine del trattamento di
cia del farmaco che può far emergere indici di 14 mesi. Coloro che non avevano usufruito
miglioramento già dopo 30 minuti), nessun mi- del farmaco secondo il protocollo MTA non
glioramento possa essere stabile e duraturo manifestarono tale regressione, mantenendo il
come quello ottenuto attraverso trattamenti (da modesto miglioramento conseguito al termine
soli o, quando necessario, abbinati alla terapia dell’intervento terapeutico.

304
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

Quindi il farmaco sembra la variabile di lungo termine possono essere compromessi


maggior peso per ottenere il miglioramento, se i farmaci sono l’ unica strategia di interven-
ma sembra necessaria una continuità nel tem- to» (Prior, 1991 op. cit. p. 494). Il locus of
po, la terapia comportamentale cognitiva ha control esterno può influire, pertanto, sulla ca-
fornito modesti miglioramenti, ma, a differen- pacità di gestione della frustrazione. In base a
za del farmaco, ha tenuto dopo 22 mesi di so- quanto sottolineato dalla Prior dobbiamo os-
spensione del trattamento. È molto importan- servare che non possiamo tralasciare, come
te a questo punto l’osservazione degli Autori. spesso si fa, assorbiti da eccessivo «tecnici-
«La prima, e per ora l’unica, considerazione smo», certi «universali» relativi al «principio di
che si potrebbe fare riguardo le attribuzioni di realtà» il quale suggerisce come il benessere
genitori, insegnanti, e forse anche paziente, interiore debba passare attraverso una conqui-
nei confronti del farmaco è: “quando prendeva sta graduale, spesso faticosa e routinaria, mai
la pastiglia si comportava bene, ora senza di conclusa, in continuo divenire. Conquista che
quella non riusciamo più a gestirlo”. Eppure dà riscontri molto solidi e concreti che agisco-
questi genitori e insegnanti avevano usufruito no sulla motivazione intrinseca e che, comun-
dei training per applicare le tecniche di gestio- que, deve poter perseguire qualsiasi individuo,
ne comportamentale, però forse, si erano la- compreso un bambino con DDAI, per maturare
sciati illudere dai precoci risultati positivi del effettivamente. In altri termini la «clinica» in
farmaco e forse hanno applicato in modo pas- generale (psicologia compresa), può affronta-
sivo quanto veniva discusso durante gli incon- re certe problematiche utilizzando agenti
tri di formazione». «esterni» (farmaci, «buoni» consigli direttivi)
Questo aspetto può essere anche ridefini- che soddisfano spesso la domanda di dipen-
to come uno spostamento indebito (in questo denza dell’individuo, ma che non sono utili,
caso), favorito dal farmaco, del locus of con- anzi controproducenti, per formare una perso-
trol verso l’esterno. Il locus of control è da te- nalità spinta verso l’autoappoggio che sappia
nere in attenta considerazione in quanto i so- prendersi la responsabilità della propria vita.
pracitati fenomeni di attribuzione possono in- Migliorare ogni giorno affrontando sempre
fluire fortemente sull’efficacia dei trattamenti nuovi problematiche sembra il vero destino
comportamentali e cognitivi. Dice la Prior dell’uomo, è il cammino che porta l’individuo
(1991): «Le implicazioni psicologiche dell’uso verso la dignità (di cui non si parla quasi più) e
dei farmaci sono di notevole rilevanza. La pre- l’equilibrio che motiva gli «sforzi». Non si può
scrizione del farmaco per i bambini iperattivi e rinunciare al pensiero dell’uomo come «esse-
con deficit attentivo consolida nei genitori, in- re» spinto da una continua forza interiore ver-
segnanti e bambini l’ idea che c’è una qualche so il progresso (sociale, psicologico è spiritua-
forma di malattia per cui il farmaco costitui- le), come Jung così bene teorizza con il suo
sce la cura. Vengono date attribuzioni esterne principio di individuazione (Jung, 1967). Que-
per qualsiasi comportamento, buono o cattivo sto è anche un discorso più generale che fa
che esso sia. Il bambino giunge a percepire di riflettere sulla tendenza che porta gli psicofar-
avere scarso controllo sul suo comportamen- maci in genere ad essere il tipo di farmaco
to e questo lo ostacola a sviluppare le normali più venduto. È sicuramente un abuso di so-
strategie di affrontamento e i controlli che tut- stanze che non mi trova consenziente, mentre
ti i bambini devono imparare nel corso dello per non essere equivocato, dico che, nei casi
sviluppo. Se né il bambino, né chi si prende appropriati, con il consenso convinto del pa-
cura di lui vede le conseguenze dei comporta- ziente e/o dei genitori, ritengo utile l’interven-
menti come attribuibili a loro, è meno probabi- to farmacologico. Nel caso specifico del DDAI
le che essi si sforzino per migliorare la situa- ritengo appropriata la somministrazione so-
zione modificando il loro comportamento. Si prattutto quando il bambino è «inavvicinabile»
ricordi che l’iperattività è un disturbo transa- e quindi rimarrebbe isolato e «intrattabile». Al-
zionale piuttosto che una “malattia” e che è lorquando il farmaco riesce a «fermare» l’indi-
evidente che sviluppo personale e sociale a viduo affetto da DDAI, sarà il momento di in-

305
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

tervenire con la stimolazione cognitiva e com- giunge la sua massima efficacia in brevissimo
portamentale. Per fare ciò, però, dobbiamo tempo?». La seconda, che reputo più costrutti-
proporre un protocollo cognitivo comporta- va: «Quale livello di miglioramento avrebbero
mentale e psicoeducativo robusto ed appro- ottenuto i casi con DDAI nel trattamento non
priato, in altri termini, più competitivo di quello farmacologico se fosse stato aggiunto il trat-
utilizzato nella ricerca MTA. Si può, pertanto, tamento per l’attenzione applicato direttamente
utilizzare il farmaco quando si è in grado di sul bambino?».
valutare un limite «personalizzato» per la som- Concludendo, viene da ribadire che la via
ministrazione (quindi che tenga conto come da percorrere per rinforzare i trattamenti cogni-
evidenziato dalla ricerca MTA di variabili di tivi comportamentali psicosociali è ancora mol-
tipo socioeconomico e culturale e della even- to aperta e suscettibile di miglioramenti atti a
tuale sovrapposizione di altre patologie); limite colmare la differenza, in efficacia, col farmaco.
che si collochi lungo un continuum che va dai Il protocollo cognitivo comportamentale
disturbi dell’attenzione più gravi a quelli meno psicosociale integrato dovrebbe partire nei pri-
gravi o lievi. A questo punto nasce l’esigenza mi incontri con aspetti relazionali e motivazio-
di una sempre migliore diagnostica per isolare nali, dove l’operatore si occupa di stabilire un
i casi più «neurologici» e quindi più centrati in rapporto comunicativo ed una alleanza col pa-
una diagnosi di DDAI (vedi Shallice, Marzocchi, ziente. Da questo punto in poi l’operatore può
Coser, Del Savio, Meuter e Ruminati, 2002; essere un modello a cui identificarsi e potrà
Benso e Usai, 2001 e Benso e Usai, in prepa- così utilizzare la tecnica del modelling per di-
razione «a»). Quando si opta per la terapia far- venire esempio che sa gestire la frustrazione
macologia, essa andrebbe inserita comunque con ponderatezza, concentrazione e autocon-
e inequivocabilmente in un protocollo multimo- trollo (vedi Kirby e Grimmley, 1989; Cornoldi,
dale. La tendenza dovrebbe essere quella di Gardinale, Pettenò e Masi, 1996). Un altro
progettare un intervento cognitivo comporta- obiettivo da prefiggersi sarebbe lo sviluppo
mentale che si prefigga di sostituire gradual- del linguaggio interno come un «secondo si-
mente l’eventuale assunzione di farmaco, rifiu- stema di controllo» dopo il Sistema Attentivo
tando a priori un progetto di somministrazione Supervisore (vedi Shallice, 1988; Lurija,
indefinita nel tempo, pur sapendo che, per al- 1961; Vygotskij, 1990). Nel frattempo tutto
cuni particolari casi, questa forse potrà esse- l’entourage che ruota attorno al paziente va in-
re l’unica opportunità per mantenere il miglio- formato, sollecitato, coordinato (vedi Vio, Mar-
ramento in atto. Non faccio altre considerazio- zocchi e Offredi, 1999; Cornoldi, De Meo, Of-
ni nel campo farmacologico e tralascio il di- fredi e Vio, 2001). Dopo questa prima fase
battito aperto sui rebound e sugli effetti colla- dove possono essere instaurati anche «con-
terali, se non per dire che attualmente si parla tratti» di tipo comportamentale coinvolgendo
del dexmetilfenidato che sembra avere meno tutto l’entourage del soggetto con DDAI, van-
effetti collaterali. È un isomero (d – enantio- no introdotti gli esercizi che si occuperanno di
mero) del metilfenidato, in altri termini: un de- sollecitare direttamente gli aspetti attentivi ed
rivato del derivato del principio attivo (vedi esecutivi deficitari (vedi Benso e Guerra 2001;
Keating e Figgitt, 2002). Voglio solo ricordare Benso 2003, Benso inviato per la pubblicazio-
che il metilfenidato è un derivato dalla piperidi- ne; Benso e Usai, in preparazione «b»; Mar-
na, sostanza che, a sua volta si ricava dall’al- zocchi, Molin e Polis (2000); Marzocchi et al.,
caloide piperina contenuto nel pepe nero. comunicazione personale).
Dopo il commento alla ricerca MTA le do-
mande che mi pongo, a questo punto, sono
sostanzialmente due: una più banale: «Se i Riferimenti bibliografici
soggetti della ricerca avessero continuato le
varie terapie anche nei successivi 22 mesi si Baddeley, A. (1986). Working memory. Oxford:
sarebbe ulteriormente colmato il distacco con Clarendon Press (trad. it., La memoria di
terapia farmacologia sapendo che essa rag- lavoro. Milano: Raffaello Cortina, 1990).

306
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

Benso, F. (2003). Trattamenti per l’Attenzione e (1990). Investigating differences in gene-


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307
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

Vio, C., Marzocchi, G.M., Offredi, F. (1999). Il essere espresso in termini così semplicistici, e
bambino con deficit di attenzione/iperatti- la risposta non può essere un sì o un no. Essa
vità. Trento: Erickson. implica infatti una serie di riflessioni che riguar-
Vygotskij, L.S. (1990). Pensiero e linguaggio dano l’esistenza o meno dei disturbi psichiatri-
(ed. in lingua inglese, 1962). Roma-Bari: ci, la loro possibile comparsa in età evolutiva,
Laterza. la presenza di una componente biologica nella
loro genesi, la possibilità che interventi non far-
FRANCESCO UMBERTO BENSO macologici (psicologici, educativi, sociali, ecc.)
Dipartimento di Scienze Antropologiche possano talvolta non essere sufficienti, e so-
Sezione di Psicologia prattutto la consapevolezza che l’avere un di-
Vico S. Antonio 5/7 sturbo psichico e/o comportamentale è una
16126 Genova fonte di sofferenza soggettiva e di interferenza
E-mail: fbenso@unige.it nella vita che inquina la qualità della esistenza
di chi ne soffre (indipendentemente dall’età) e
di chi vive con lui.
In che misura vanno usati gli psicofarmaci Tra le convinzioni sulla interpretazione dei
in età evolutiva? disturbi psichiatrici in età evolutiva due sono
particolarmente radicate. La prima è che i di-
Gabriele Masi sturbi psichiatrici in età infantile non esistono,
salvo rarissime eccezioni, e che gran parte
Il problema della prescrizione di psicofar- delle manifestazioni sono una variante della
maci in età evolutiva è comprensibilmente da normalità. Questo porta a confondere l’ADHD
tempo un tema assai complesso e dibattuto, e con normale vivacità, la depressione con insi-
negli ultimi mesi la questione ha avuto nuova e curezza ed introversione, il disturbo bipolare
più ampia risonanza su diversi organi di infor- con eccitazione temperamentale, la fobia so-
mazione. I motivi principali di questa rinnovata ciale con timidezza, il disturbo ossessivo-com-
attenzione al problema sono stati il dibattito re- pulsivo con una tendenziale abitudinarietà, ecc.
lativo alla reintroduzione in Italia del metilfenida- Tale posizione è molto popolare e rassicuran-
to per la terapia farmacologica del Disturbo da te, soddisfacendo il desiderio universale che i
Deficit dell’Attenzione ed Iperattività (ADHD), e bambini siano sempre felici ed indenni da ogni
la più recente decisione della Food and Drug sofferenza, ed esprime una certa confusione
Administration americana di ampliare l’indicazio- tra la realtà che noi desidereremmo e la realtà
ne per l’uso dell’antidepressivo fluoxetina ai di- vera. È spesso difficile individuare il confine
sturbi depressivi ed ossessivo-compulsivi in età della soglia clinica, esistendo un continuum tra
scolare. normalità e patologia (ma questo accade an-
L’argomento ha una serie di implicazioni che per la pressione arteriosa, per la tempera-
che non possono essere limitate ad un dibattito tura corporea o per il livello ematico di cole-
ristretto agli addetti ai lavori, essendo per loro sterolo!), e quindi i soggetti «al confine» posso-
natura i disturbi psichici un ambito specifico in no legittimamente far nascere un dubbio sul si-
termini di diagnosi e di cura, ed è comprensibi- gnificato clinico delle loro manifestazioni. Esi-
le che il dibattito abbia visto la partecipazione stono in età evolutiva manifestazioni che pur
di voci provenienti da diversi contesti. Alcune sembrando francamente patologiche, possono
argomentazioni si sono basate su presupposti in realtà rappresentare una espressione della
che tengono in giusto conto dati che la clinica dinamica evolutiva (ad es. i normali rituali com-
e la ricerca hanno ormai acquisito, e che do- pulsivi o le ansie di separazione). Quando que-
vrebbero rappresentare se non il punto di par- sto accade, tali manifestazioni sono tipicamen-
tenza della discussione, quanto meno uno dei te non troppo intense, oppure sono transitorie
riferimenti da cui non prescindere. (poche settimane), ed in ogni caso non deter-
Il quesito se è giusto o meno dare psico- minano una interferenza significativa e stabile
farmaci in età evolutiva non può evidentemente sulla vita quotidiana e sulla dinamica dello svi-

308
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

luppo. Talvolta alla base dell’insorgenza di que- sta la sede per affrontare il problema del rap-
ste manifestazioni è possibile riscontrare even- porto tra mente e cervello, ma è difficile pre-
ti vitali che possono essere oggetto di inter- scindere dai dati che le neuroscienze portano a
vento. Molti dei bambini ed adolescenti che ve- questo dibattito (Siegel, 1999). I dati oggi di-
diamo in contesti clinici non sono però sul con- sponibili indicano che situazioni stressanti in
fine tra normalità e patologia, ma ben al di là senso lato, in particolare se si verificano in mo-
di esso, per intensità e stabilità delle loro ma- menti critici dello sviluppo, condizionano diret-
nifestazioni. In questi casi è legittimo e dovero- tamente la struttura e la funzione del nostro
so parlare di patologia. SNC (Kandel, 1998). Questo è vero per le psi-
La seconda convinzione è che i disturbi copatologie legate ad esperienze traumatiche
psichiatrici possono in effetti esistere, ma se particolarmente intense e croniche (le cosiddet-
insorgono in età evolutiva, essi sono essenzial- te sindromi post-traumatiche da stress), le cui
mente espressione di una reazione ad una ne- conseguenze sul piano della struttura stessa
gativa influenza ambientale. In effetti le cose del SNC sono sempre più chiare, così come i
stanno generalmente in termini opposti. Se si meccanismi fisiopatologici che ne sono alla
escludono quelle forme transitorie o subclini- base. Ma anche esperienze vitali meno intense
che ricordate precedentemente, o quelle forme e drammatiche possono riflettersi sulla espres-
legate a eventi vitali di intensità tale da avere sione genica, o direttamente sulla struttura ce-
una potenzialità patogena universale (es. gravi rebrale, ad es. attraverso ormoni corticosteroi-
carenze affettive o stati di abuso), una vera psi- di, che hanno recettori nel SNC (ad es. nell’ami-
copatologia ad esordio precoce ha una impor- gdala) con effetti reversibili o permanenti (Sie-
tante componente biologica (ad es. genetica). gel, 1999). L’effetto ambientale può condizio-
Ciò che può sembrare una reazione (per defini- nare la espressione di geni che si riflettono sul-
zione transitoria) ad un evento vitale negativo, la regolazione delle emozioni e del comporta-
se si mantiene nel tempo altro non è che mento, ad es. controllando la produzione di
l’espressione di una vulnerabilità psicopatologi- proteine ad azione strutturale oppure enzimati-
ca portata alla luce dall’evento esterno. Pur- ca, ma anche di altre proteine come i trasmetti-
troppo un mondo perfetto, ammesso che sia tori o modulatori della trasmissione sinaptica, i
realizzabile, non eliminerebbe la possibilità del- recettori cui questi trasmettitori si legano, i tra-
la patologia psichica, anche se la renderebbe sportatori di membrana che recuperano tali tra-
certamente meno frequente e grave. L’attribu- smettitori o i loro prodotti per riportarli dentro
zione dei sintomi psichici ad una pura causalità il neurone. Un particolare interesse rivestono
ambientale comporta spesso un atteggiamento proteine ad azione trofica sul SNC, che posso-
attendista, un ritardo dell’intervento terapeutico no essere prodotte in quantità ridotta, influen-
(di qualunque natura esso sia) e quindi la ridu- zando la struttura (ad es. il grado di arborizza-
zione delle nostre potenzialità curative. zioni dendritiche e connessioni sinaptiche) di
Il riconoscere la realtà della patologia psi- particolari aree del nostro cervello, direttamen-
chiatrica dell’età evolutiva e delle sue compo- te correlate al controllo della nostra sfera emo-
nenti biologiche non implica che una terapia tiva (ad es. il lobo limbico) (Stahl, 2000). Altera-
biologica come la farmacoterapia sia l’unica zioni funzionali e strutturali possono quindi in-
prospettiva possibile di intervento. Lo sviluppo staurarsi a seguito di eventi ambientali, ma poi
vertiginoso delle neuroscienze negli ultimi anni autonomizzarsi da essi ed entro certi limiti per-
ha aumentato le nostre conoscenze sulle basi petuarsi nel tempo, pur non essendo nota la re-
biologiche del funzionamento mentale, ma non versibilità di questi fenomeni nelle diverse fasi
ha limitato il ruolo cruciale che le relazioni inter- della vita (ad es. in età evolutiva rispetto all’an-
personali, le esperienze esterne, i traumi psi- ziano). Questi dati tendono a contraddire una
chici esercitano sullo sviluppo del sistema ner- visione dualistica che riconosce un corpo ed
voso centrale (SNC), in particolare in età evolu- una mente che funzionano in parallelo, e che
tiva. Piuttosto questi aspetti sono stati inseriti possono essere oggetto indipendente di inter-
in un più ampio modello integrato. Non è que- venti terapeutici diversi, con la psicoterapia

309
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

che agisce sulla mente ed il farmaco che agi- cizzazione del disturbo si associa ad una pro-
sce sul corpo. È oggi dimostrato, ad es. in gressiva perdita di sostanza neuronale già in
soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo età adolescenziale, obiettivata da strumenti di
mai trattati con farmaci, che interventi psicote- indagine neurofunzionale, e che è responsabile
rapici si associano ad effetti sul SNC, eviden- non solo della ingravescenza del quadro clini-
ziabili ad es. con RMN funzionale o PET, e che co, ma anche della crescente riduzione di effi-
sono analoghe a quelle che possono riscontrar- cacia degli interventi terapeutici (Thompson, Vi-
si a seguito di alcuni interventi farmacologici dal, Giedd, Gochman, Blumenthal, Nicolson,
(Schwartz, Stoessel, Baxter, Martin e Phelps, Toga e Rapoport, 2001). Non sappiamo quanto
1996). Quindi il nostro SNC è la via finale co- trattamenti possono contrastare questi eventi
mune sulla quale confluiscono non solo i nostri simildegenerativi. Sappiamo però che in molti
geni e le nostre esperienze, ma anche i nostri disturbi psichici uno dei predittori negativi di ri-
trattamenti, quando questi sono (auspicabil- sposta ai trattamenti è la durata dei sintomi,
mente) in grado di incidere in modo significati- cioè il tempo intercorso tra l’esordio ed primi
vo su emozioni e comportamenti (Kandel, trattamenti efficaci. Quindi un trattamento effi-
1998). Un approccio dualistico che vede i trat- cace e tempestivo (farmacologico o non farma-
tamenti in contrapposizione e non in (possibile) cologico) può migliorare la prognosi (Masi, Co-
integrazione non è coerente con questi dati. senza, Brovedani e Mucci, in corso di stampa).
Queste considerazioni hanno implicazioni Se quindi i disturbi psichiatrici in età evolu-
sul piano della gestione clinica dei disturbi psi- tiva esistono, hanno una componente biologica
chici, introducendo una variabile critica che è il e una potenzialità evolutiva tanto più negativa
fattore tempo. Il perdurare di un processo pato- quanto più lungo è periodo intercorso senza un
logico, nel senso di una sua ricorrenza o di una significativo miglioramento, questo ci impone di
cronicizzazione, probabilmente non è senza usare tutti gli strumenti di cui abbiamo disponi-
conseguenze, sia in termini di sviluppo della bilità e che diano garanzie di efficacia e di tolle-
personalità che in termini di impatto sul piano rabilità. Per molti disturbi psichiatrici gli inter-
biologico. Uno stato depressivo stabile (la dura- venti non farmacologici, ed in particolare diver-
ta minima di un disturbo distimico in età evoluti- se forme di psicoterapia, sono ben validati sul
va è per definizione di un anno, e quella media piano empirico e rappresentano la prima scel-
di circa tre anni), attacchi di panico imprevedi- ta, a patto che siano realizzabili, che possano
bili e ricorrenti, esperienze di fallimento croni- essere messe in atto in tempi adeguatamente
co, causate ad es. da un ADHD, con il correla- rapidi e da psicoterapeuti competenti. È co-
to di frustrazioni sul piano scolastico, relaziona- munque opportuno che ogni intervento terapeu-
le, familiare, ecc., possono comprensibilmente tico (farmaci o psicoterapia) implichi la defini-
lasciare tracce stabili sullo sviluppo della perso- zione dei tempi per la valutazione di efficacia,
nalità, in termini di insicurezza, bassa autosti- tempi che dovrebbero essere condizionati non
ma, timorosità di fronte alle novità, ansia nei dalla tecnica terapeutica usata, ma dalle carat-
rapporti sociali, che possono diventare tratti teristiche della malattia. Esistono ad es. alcune
stabili del carattere. Ma c’è probabilmente un patologie, come un disturbo psicotico, un di-
secondo livello di conseguenze che hanno più sturbo bipolare in fase maniacale, uno scom-
direttamente a che fare con la matrice biologi- penso comportamentale di un soggetto autisti-
ca del SNC. Ci sono alcune evidenze che uno co, nelle quali il ricorso alla farmacoterapia si
stato psicopatologico duraturo possa determi- impone per la gravità e la rapida progressione
nare, attraverso i meccanismi neurotrofici che della sintomatologia. Altri disturbi quali ad es.
ricordavamo precedentemente, conseguenze depressioni o disturbi ossessivo-compulsivi par-
anche sul piano morfo-funzionale, ad es. nella ticolarmente gravi non consentono il manteni-
depressione (Stahl, 2000). Dati in questo sen- mento della sintomatologia per tempi lunghi.
so sono confermati per alcuni gravi disturbi psi- Superati i tempi predefiniti senza significativi
chiatrici dell’età evolutiva quali le psicosi schi- miglioramenti, nonostante l’intervento su condi-
zofreniche, nelle quali la ricorrenza e la croni- zioni che potrebbero aver interferito con l’effi-

310
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

cacia della terapia, è doveroso valutare una macologica, a partire ad es. dall’assenso del
modifica del trattamento, ad es. affiancando al- bambino o dell’adolescente al trattamento. Op-
l’intervento psicoterapico una farmacoterapia. pure quando il farmaco viene prescritto non
Una obiezione talvolta rivolta all’uso della per tentare di curare un quadro clinico invali-
farmacoterapia dei disturbi psichiatrici è che dante, ma per interventi di «cosmesi comporta-
l’intervento è sintomatico, e non coglie l’essen- mentale» che ricercano un comodo rimedio a
za della struttura di personalità del soggetto. A situazioni non francamente patologiche, ma
parte la difficoltà di distinguere tra ciò che è che richiederebbero una attivazione di risorse
sintomatico e ciò che è strutturale, sia in termi- personali, familiari o sociali. Il rischio di una vi-
ni di presentazione clinica che in termini di ef- sione funzionalistica ed efficientistica della no-
fetto terapeutico, un aspetto spesso trascurato stra esistenza è quello di amplificare l’uso im-
è quello della azione paralizzante di alcuni gravi proprio di farmaci nel tentativo di eliminare limi-
sintomi (es. depressivi, ossessivi, comporta- ti reali o fittizi in una corsa al soddisfacimento
mentali) sulle capacità di adattamento, ed an- delle richieste di una società sempre più esi-
che sulle possibilità di usufruire in modo effica- gente. Questo rischio esiste negli adulti, ma in
ce di un intervento non farmacologico. La acu- modo più insidioso anche in bambini ed adole-
zie di alcuni sintomi emotivi o comportamentali scenti. Avere sempre presente questo rischio
può rendere virtualmente irrealizzabili interventi non significa però ritenere che ogni disturbo
psicoterapeutici, riabilitativi o psicoeducativi. In psichico sia frutto di questa condizione.
questi casi l’intervento farmacologico consente Ma allora non esistono dubbi e timori nel
e supporta l’intervento non farmacologico (Masi prescrivere un farmaco? Certamente ne esisto-
et al., in corso di stampa). no, e sono molto fondati. I farmaci psicoattivi,
Un’altra possibile obiezione al ricorso ai ma in genere tutti i farmaci in grado di supera-
farmaci è che essi, nel loro meccanicismo e re la barriera emato-encefalica, hanno effetti
ipersemplificazione, impoveriscono la relazione sul SNC, in una fase dello sviluppo caratterizza-
terapeutica, portando al misconoscimento delle ta da imponenti cambiamenti nella struttura e
determinanti psicologiche che, come fattore funzione cerebrale. Abbiamo sufficienti dati per
scatenante o come conseguenza, accompa- poter dire che tale dinamica evolutiva non è in-
gnano un disturbo psichico. Secondo questa fluenzata dalla somministrazione dei farmaci
obiezione mentre la psicoterapia è empatica, la che prescriviamo? Le evidenze empiriche dispo-
farmacoterapia è fredda e distanziante, e rap- nibili sono numerose, ma non sufficienti, in par-
presenta una comoda ma illusoria soluzione ai ticolare nei trattamenti a lungo termine (Vitiello,
problemi. Certamente questa obiezione è del 1998). È probabile che il rischio non sia identi-
tutto giustificata quando si riferisce a prescri- co per le diverse classi di farmaci, e che alcuni
zioni cieche ed automatiche che curano i sinto- principi attivi possano comportare maggiori ri-
mi anziché le persone, proponendosi come la schi. Sono quindi necessarie ulteriori informa-
soluzione miracolosa di ogni problema. I farma- zioni da studi clinici, ma anche dalla ricerca di
ci a volte sono utili, a volte sono necessari, base, che arricchiscano le nostre conoscenze
praticamente mai sono sufficienti. Essi devono sui meccanismi d’azione dei farmaci, sulla loro
essere sempre parte di un intervento terapeuti- farmacocinetica e farmacodinamica in un orga-
co integrato, che non può non comprendere va- nismo ancora in fase di formazione, poiché tali
riabili di tipo psicologico e relazionale. Non si informazioni non possono essere attendibilmen-
sbaglia una farmacoterapia solo quando si fa te inferite dai dati sugli adulti. Queste cono-
una diagnosi sbagliata o quando si sceglie il scenze sono favorite dalla ricerca e dalla speri-
farmaco o la combinazione di farmaci non cor- mentazione clinica controllata e supervisionata
retta, ma anche quando i farmaci vengono pre- sul piano etico, che dovrebbe essere stimolata
scritti nel modo sbagliato. Questo avviene e non demonizzata se aggiunge nuove cono-
quando si disconosce l’importanza del «come» scenze utili per la salute di coloro che parteci-
prescrivere un farmaco, cioè delle componenti pano alla ricerca, oltre che per la collettività (Vi-
psicodinamiche implicite nella prescrizione far- tiello, 2003). Purtroppo spesso sono le case

311
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

farmaceutiche a non essere motivate a questa esistono circa 1.250 lavori scientifici pubblicati
ricerca in età evolutiva, che rischia di essere nella letteratura internazionale sul suo uso nel-
impopolare e non remunerativa, mentre è molto l’ADHD, verificabili con una semplice ricerca su
più agevole scrivere sulla scheda tecnica che Medline, oltre 1.000 dei quali in bambini, ed un
«il farmaco non è consigliabile al di sotto dei ampio numero di studi controllati contro place-
14 anni», privando una parte di possibili pazien- bo che ne dimostrano l’efficacia in età evoluti-
ti di possibili vantaggi. va, con un grado di concordanza di dati supe-
Le considerazioni circa i potenziali rischi e riore a quello di molti farmaci di uso corrente,
le persistenti incertezze sulla farmacoterapia in che è il farmaco in assoluto più studiato nei
età evolutiva sono certamente pesanti come un bambini, che è presente nella stragrande parte
macigno, ma possono essere sufficienti a giu- dei paesi occidentali, e del quale tuttavia anco-
stificare l’affermazione che nei bambini non do- ra si discute in Italia la possibile efficacia (diver-
vrebbero mai essere usati psicofarmaci? Se è so è il discorso sulla doverosa, attenta e rigo-
vero che non esistono dati conclusivi sui rischi rosa regolamentazione che dovrebbe accompa-
derivanti dall’uso prolungato di psicofarmaci nei gnarne l’introduzione per impedirne un uso ec-
bambini e negli adolescenti, molti dati sono in- cessivo e quindi improprio, che niente ha a che
vece disponibili sul rischio evolutivo e sulla sto- fare con la sua efficacia).
ria naturale (in termini di cronicizzazione e resi- Una possibile conclusione è che la farma-
stenza ai trattamenti) di un disturbo psichiatrico coterapia è un intervento che per i suoi rischi
non adeguatamente trattato. e le sue aree d’ombra dovrebbe essere usata
Esiste inoltre una quantità crescente di in età evolutiva con prudenza e competenza,
dati provenienti da studi controllati che suppor- e solo in condizioni cliniche che per la loro
tano l’efficacia della farmacoterapia in una se- gravità, o per il loro rischio evolutivo, o per la
rie di disturbi psichiatrici dell’età evolutiva, tra loro resistenza (verificata) ad interventi non
cui psicosi schizofreniche, depressione, distur- farmacologici richiedono una azione più rapida
bo bipolare, ADHD, disturbo ossessivo-compul- ed incisiva. Questo implica una doverosa co-
sivo, disturbi autistici, sindrome di Tourette, di- noscenza dei dati della letteratura scientifica
sturbi d’ansia. Certamente questi studi non internazionale, che forniscono una base di co-
sono conclusivi, ma costituiscono una base suf- noscenza certamente perfettibile, ma comun-
ficiente sia in termini di efficacia che di tollera- que imprescindibile, e che devono sempre
bilità (Vitiello, 2003). rappresentare un base razionale delle nostre
Di fronte ad un bambino o ad un adole- scelte. In ogni caso il farmaco non è un rime-
scente con una grave ed intensa sintomatolo- dio magico, ma è piuttosto un possibile stru-
gia che interferisce pesantemente con la quali- mento di intervento tra altri non farmacologici
tà della sua vita e che appare resistere ad in- di verificata efficacia. Nessuno di questi stru-
terventi non farmacologici, una scelta onesta è menti è efficace su tutti i pazienti, e diversi
quindi quella di valutare da un lato i possibili ri- pazienti presentano profili di risposta specifici
schi e dall’altro i possibili benefici di un tratta- a diversi trattamenti. L’uso dei farmaci può es-
mento farmacologico, e quindi cercare di agire sere giustificato solo nell’ambito di un proget-
nell’interesse del bambino e della famiglia che to integrato di intervento, che comprende altri
abbiamo di fronte, assumendoci le responsabili- interventi non farmacologici che non devono
tà che la nostra professione implica. Altrimenti, quindi essere considerati alternativi alla farma-
un rifiuto aprioristico di usare strumenti tera- coterapia. In ogni caso i pazienti e le loro fa-
peutici di efficacia sufficientemente provata e miglie dovrebbero essere sempre informati
presenti nella maggior parte delle linee guida sulle possibili alternative terapeutiche di com-
internazionali equivale ad una sorta di obiezio- provata efficacia, in modo da poter esprimere
ne di coscienza, certamente rispettabile, ma una scelta e dare un consenso al trattamento
che non deve essere confusa con una posizio- che sia realmente informato. Esistono alcune
ne scientificamente motivata. È illuminante il patologie nelle quali il ricorso alla farmacote-
caso del metilfenidato, un farmaco sul quale rapia si impone per la loro gravità e rapida

312
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

progressione, come un disturbo psicotico o disorder. Archives of General Psychiatry,


un disturbo maniacale. Altre consentono una 53 (2),109-13.
fase iniziale di un intervento psicoterapico, ma Siegel, D.J. (1999). The developing brain. New
se la intensità dei sintomi è massiccia e lo York: Guilford Press (trad. it., La mente re-
stato di sofferenza soggettiva è molto intenso lazionale. Milano: Raffaello Cortina, 2001).
(ad es. nelle gravi depressioni, o nel disturbo Stahl, S.M. (2000). Essential psychopharmaco-
ossessivo-compulsivo invalidante), dovrebbe logy. Cambridge: Cambridge University
essere attentamente valutata la possibilità di Press.
un intervento combinato psicoterapia-farmaco- Thompson, P.M., Vidal, C., Giedd, J.N., Goch-
terapia, in grado probabilmente di realizzare man, P., Blumenthal, J., Nicolson, R.,
una sinergia non semplicemente additiva, sia a Toga, A.W., Rapoport, J.L. (2001). Map-
livello psicologico (ad es. attraverso l’attenua- ping adolescent brain change reveals dy-
zione di una sofferenza soggettiva) che a livel- namic wave of accelerated grey matter
lo biologico. In altri casi la situazione non ap- loss in very early-onset schizophrenia. Pro-
pare così acuta, ma le conseguenze a lungo ceedings of the National Academy of
termine possono essere invalidanti ed impon- Sciences, 98, 11650-11655.
gono tempi precisi nei quali valutare l’efficacia Vitiello, B. (1998). Pediatric psychopharmacolo-
di interventi non farmacologici prima del ricor- gy and the interaction between drugs and
so alla farmacoterapia, in associazione ad the developing brain. Canadian Journal of
essi (è il caso dell’ADHD). Non indicare in que- Psychiatry, 43, 582-584.
sti casi la possibilità di un trattamento farma- Vitiello, B. (2003). Ethical considerations in
cologico, o affermare addirittura che un tratta- phychoparmacological research involving
mento psicofarmacologico non dovrebbe mai children and adolescents. Psychopharma-
essere prescritto ad un bambino o ad un ado- cology (in corso di stampa).
lescente, così come affermare che un distur-
bo del bambino è sempre colpa di chi «non ha GABRIELE MASI
saputo ascoltare» è una banale semplificazio- Istituto Scientifico di Neuropsichiatria
ne che può essere condivisa dai «sani», ma dell’Infanzia e dell’Adolescenza
generalmente non dai soggetti malati ed i loro IRCCS Stella Maris
familiari. Il pregiudizio ideologico antifarmaco- Via dei Giacinti, 2
logico è infatti un lusso che si possono per- 56018 Calambrone (Pisa)
mettere solo coloro che non hanno problemi. E-mail: gabriele.masi@inpe.unipi.it

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of Psychiatry, 155, 457-469. Mario Di Pietro
Masi, G., Cosenza, A., Brovedani, P., Mucci,
M.A. (in corso di stampa). 3-year naturali- Quando si affronta un argomento quale
stic study of 53 pre-school children with l’utilizzo di farmaci in età evolutiva, in particola-
pervasive developmental disorders treated re nel caso dell’ADHD, credo sia indispensabile
with risperidone. Journal of Clinical mantenere il più possibile un atteggiamento ra-
Psychiatry. zionale. Se infatti da una parte è facile cadere
Schwartz, J.M., Stoessel, P.W., Baxter, L.R. Jr., in sterili ideologismi che ci allontanano da una
Martin, K.M., Phelps, M.E. (1996). Syste- visione obiettiva del problema, dall’altra si può
matic changes in cerebral glucose meta- cadere in posizioni fondamentaliste portando
bolic rate after successful behavior modifi- all’estremo un atteggiamento riduzionista.
cation treatment of obsessive-compulsive Partendo da questa premessa vorrei

313
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

esporre, sia pure in modo schematico, alcune che ha appreso una grafia adeguata. Tant’è
considerazioni sull’argomento. vero che sospendendo il farmaco, la qualità
1) Non vi è ancora unanimità di giudizio della grafia regredisce rapidamente. Vi sono
tra ricercatori e clinici su quando considerare poi carenze comportamentali che non vengono
la costellazione di sintomi facenti parte del- migliorate dal ricorso al farmaco. Il farmaco
l’ADHD sufficientemente grave da rientrare in non può, ad esempio, insegnare al bambino
un quadro psicopatologico meritevole di inter- con ADHD quelle abilità sociali in cui è spesso
vento farmacologico. Si è potuto constatare deficitario. E questo vale anche per altre diffi-
che il disturbo si crea spesso dall’incontro- coltà comportamentali.
scontro tra un bambino che assume determina- 3) Un altro aspetto da considerare con-
te modalità di comportamento e un ambiente cerne ciò che può essere fatto in aggiunta o in
impreparato a reagire nel modo più adatto. In alternativa al farmaco. Al riguardo bisogna te-
molti casi sarebbe preferibile parlare di «bambi- ner presente che nel nostro Paese i metodi di
ni con caratteristiche di iperattività e disatten- intervento psicologico più diffusi tra gli psichia-
zione». Rimane quindi ancora da chiarire se tri e i neuropsichaitri infantili sono quelli di im-
l’ADHD possa essere considerata una sindrome postazione psicodinamica. Ora sappiamo bene
che si presenta a vari livelli di gravità, oppure che questi metodi sono ben lontani dall’essere
se solo nei casi più estremi (circa l’1% dei sog- efficaci od utili con bambini che presentano
getti in età scolare) si possa usare il termine di- ADHD. Potrebbe quindi accadere che nell’am-
sturbo. Inoltre, ciò che spesso rende determi- biente medico si affermi che la «psicoterapia»
nati aspetti del funzionamento del bambino un con l’ADHD non serve, in quanto, a causa di un
disturbo non è tanto l’iperattività o la disatten- diffuso provincialismo culturale o per mancanza
zione, quanto la compresenza di altre proble- di correttezza, tutto ciò che ha a che fare con
matiche quali disturbo della condotta, disturbo la psicoterapia in Italia viene assimilato alla psi-
dell’umore, disturbo dell’apprendimento. Do- coanalisi. In questo modo si lascerebbe spazio
vrebbero quindi essere stabiliti in modo chiaro i solo all’intervento farmacologico, accantonando
criteri per il ricorso al farmaco e tali criteri do- metodi di impostazione comportamentale che
vrebbero essere condivisi all’interno della co- nel nostro ambiente psichiatrico sono ancora
munità dei neuropsichiatri infantili. poco diffusi o a volte tenacemente avversati.
2) Non appena si è cominciato a parlare Del resto qualcosa di analogo stava verifican-
dell’introduzione del metilfenilidato anche nel dosi qualche anno fa a proposito del trattamen-
nostro Paese, questo farmaco è stato presen- to della depressione, quando nel nostro am-
tato come «cura» dell’ADHD. Questo non è un biente psichiatrico qualcuno dichiarava aperta-
modo corretto di dare informazioni. Sarebbe le- mente che l’unico trattamento efficace della de-
gittimo usare il termine «cura» solo se abbinato pressione era quello farmacologico, dal mo-
al termine «palliativo». Ma anche in questo caso mento che la psicoterapia non dava alcun risul-
ci sarebbe da chiedersi se sia opportuno parla- tato con soggetti depressi. Questa posizione
re di cura quando non c’è una vera e propria veniva portata avanti giocando sull’ambiguità
«malattia» da curare. Inoltre una corretta infor- del termine psicoterapia, lasciando credere che
mazione dovrebbe precisare cosa ci si può l’unica psicoterapia esistente fosse quella di im-
aspettare dal farmaco e cosa il farmaco non postazione psicodinamica. Meriterebbero inve-
può fare. Bisognerebbe, ad esempio, informare ce una maggiore divulgazione le strategie deri-
che ciò che si verifica sotto effetto del farmaco vate da quella metodica di intervento psicologi-
non è apprendimento. L’apprendimento, nella co nota come modificazione del comportamen-
sua accezione scientifica, consiste in una modi- to o terapia del comportamento che si è rivela-
ficazione relativamente stabile del comporta- ta in grado di aiutare a migliorare notevolmente
mento dovuta all’esperienza. Quindi anche se la situazione del bambino con ADHD.
un bambino con ADHD che presenta problemi L’attuazione di programmi di modificazione
di disgrafia comincia a scrivere meglio dopo la comportamentale richiede molta sistematicità
somministrazione del farmaco, ciò non significa in ogni sua fase: dalla raccolta delle informazio-

314
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

ni, alla pianificazione dell’intervento, alla sua die, Hattie e Carroll, 2002; Swanson et al.,
realizzazione, alla verifica dei risultati ottenuti. 1993), infatti le rassegne citate indagano i pun-
Solo se applicate da chi ha una specifica pre- ti salienti espressi dai due autori.
parazione in terapia e modificazione del com- In questo contributo saranno trattati tre
portamento queste procedure possono garanti- punti chiave dell’intervento nell’ADHD, il primo
re il conseguimento di risultati concreti. già ampiamente condiviso, e gli altri due invece
Credo che quando si è in una relazione di necessitano di chiarificazione: la multimodalità,
aiuto con chi manifesta una qualche forma di l’automatizzazione e la riduzione dell’entropia.
disagio sia deontologiacamente doveroso sce-
gliere le procedure da adottare non in base La multimodalità. Marzocchi e Cornoldi
alle proprie preferenze personali, né tanto hanno messo in luce il fatto che l’ADHD è un di-
meno in base al fascino culturale di una teo- sturbo che coinvolge tutte le persone significa-
ria, ma tenendo presente l’efficacia, sperimen- tive per il bambino (familiari e insegnanti) e per-
talmente dimostrata, nel produrre cambiamenti tanto l’intervento psicoeducativo va pensato in
positivi e duraturi in assenza di effetti collate- tutti i contesti, cioè, a livello familiare, a livello
rali indesiderabili. scolastico e a livello individuale, talvolta anche
a livello farmacologico.
In questo breve intervento ho cercato Per quanto riguarda l’intervento familiare,
esporre alcune riflessioni mantenendo un atteg- gli autori sottolineano l’importanza di due diver-
giamento il più possibile obiettivo che tenesse si momenti: a) l’interpretazione che i genitori
presente il benessere del bambino. Credo non fanno dei comportamenti negativi dei figli e b)
sarebbe utile trincerarsi in posizioni prese a le modalità educative che talvolta, in condizioni
priori e alimentate più dalla spinta emotiva o da difficili (come quando il deficit di attenzione ha
motivazioni spurie. Ciò non gioverebbe alla ri- anche la componente iperattiva), possono es-
cerca scientifica, ma soprattutto non giovereb- sere del tutto disfunzionali. Circa il primo aspet-
be a chi dovrebbe beneficiare di quanto emer- to (l’interpretazione dei sintomi e le conseguen-
ge da tale ricerca, ossia il bambino. ti autoattribuzioni), sono utili interventi sulle
emozioni e sulle eventuali convinzioni disfunzio-
MARIO DI PIETRO nali alle spalle di queste (Di Pietro, Bassi e Filo-
Servizio per l’Età Evolutiva e Neuropsichiatria ramo, 2001; Vio, Marzocchi e Offredi, 1999),
Infantile circa invece il secondo aspetto, sono utili delle
ASL 17 Monselice metodologie cognitivo-comportamentali per la
E-mail: mariodipietro@tiscalinet.it gestione dei comportamenti problematici.
Per quanto concerne l’intervento a livello
scolastico, gli autori parlano di una consulenza
L’intervento psicoeducativo nell’ADHD, tre sistematica agli insegnanti per chiarire le carat-
parole d’ordine: multimodalità, automatiz- teristiche dell’ADHD e insegnare modalità ade-
zazione e riduzione dell’entropia guate di potenziamento delle risorse emotive,
cognitive e comportamentali degli allievi (Di Pie-
Rosa Angela Fabio tro et al., 2001; Cornoldi, De Meo, Offredi e
Vio, 2001); a queste possono essere aggiunte
La discussione aperta da Marzocchi e indicazioni importanti di tipo strutturale (per
Cornoldi (2003) «Quale terapia per il bambino una rassegna v. Fabio, 2001; Fabio, Mecenero
con Disturbo da Deficit di attenzione e iperatti- e Tiezzi, 2003).
vità? In che misura vanno usati gli psicofarma- Circa il lavoro con il bambino, gli autori
ci?» è in linea con le rassegne che dagli anni mettono in evidenza l’utilità di interventi indivi-
’90 in poi hanno esaminato e comparato l’effi- dualizzati sia sul piano cognitivo che metaco-
cacia dei vari metodi di intervento negli studen- gnitivo (Cornoldi, Gardinale, Pettenò e Masi,
ti con deficit di attenzione e iperattività (Baer e 1996).
Nietzel, 1991; Du Paul e Heckert, 1997; Pur- Per quanto riguarda infine l’intervento far-

315
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

0,7
0,6 Pharmacological

0,5 Multimodal
Effect-size

0,4 Non-School based


School based
0,3
0,2
Parent training
0,1
0
Behavioral Social Cognitive Personal/
emotional

FIG. 1. Tratta da Purdie, Hattie e Carroll, 2002; p. 83.

macologico, gli autori riportano che il farmaco dologie di potenziamento cognitivo che richie-
maggiormente utilizzato nei casi con DDAI è il dono interventi e monitoraggi costanti.
metilfenidato, uno psicostimolante (derivato Questo intervento ha l’obiettivo di dare un
dalle anfetamine) che sembrerebbe in grado di contributo alla domanda aperta degli autori alla
ridurre i sintomi di oltre il 50% in circa il 75% fine della discussione «Dal momento che è sta-
dei casi ma che presenta efficacia solo sinto- to riscontrato che una terapia psicologica del
matologica, cioè la sospensione del farmaco bambino non è in grado di modificare i pattern
provoca la remissione dei sintomi precedenti di comportamenti negativi tipici dell’ADHD (Vio
l’assunzione. Anche la recente rassegna di et al., 1999), come si può ridurre la gravità dei
Pelham et al. (1998) riporta i medesimi dati: sintomi dell’ADHD senza ricorrere ai farmaci?».
l’efficacia del farmaco sembra confinata alla In una rassegna recente Purdie et al.
riduzione dei comportamenti disadattivi emes- (2002) hanno applicato delle metodologie di
si in classe e al comportamento sociale (inclu- meta-analisi su 74 tipi di interventi psicoeduca-
sa la relazione con i pari), mentre non ci sono tivi con i ragazzi con ADHD. Gli autori indagano
miglioramenti sul piano del rendimento scola- gli effetti di un ampio range di interventi (farma-
stico. Infine Du Paul e Barkley (1998) eviden- cologici, scolastici, non scolastici, di parent
ziano che sebbene siano state svolte molte ri- training e multimodali) sullo sviluppo comporta-
cerche sull’intervento farmacologico, esse non mentale, cognitivo, emotivo e sociale dei ra-
hanno indagato gli effetti nel lungo termine gazzi con ADHD.
della somministrazione. Le poche ricerche che I loro risultati mettono in evidenza che i
hanno riportato i risultati degli effetti a lungo trattamenti farmacologico e multimodale hanno
termine, hanno mostrato l’inefficacia dei far- una migliore efficacia sullo sviluppo comporta-
maci. È chiaro che in casi estremi il farmaco mentale. Il trattamento multimodale produce i ri-
può, unitamente alla sinergia dell’intervento sultati migliori nello sviluppo sociale. Per quanto
psicoeducativo, essere utile, probabilmente riguarda invece lo sviluppo cognitivo nessun in-
però la grande enfasi data al farmaco (nono- tervento sembra avere efficacia nei ragazzi con
stante l’effetto di delega educativa insito nello ADHD. L’intervento scolastico produce dei risul-
stesso) è dovuta al fatto che costa poco. Pur- tati lievemente migliori, sebbene statisticamente
die, Hattie e Carroll (2002), fanno notare non significativi. Infine, nessuno dei trattamenti
quanto sia più economico la somministrazione sembra avere efficacia sugli effetti emotivi e per-
di un farmaco rispetto all’applicazione di meto- sonali (senso di autostima, autoefficacia...)

316
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

I dati dell’interazione «trattamento X effet- portamenti di attenzione on/off, e questa alter-


ti» sono esemplificati nella figura 1. nanza dell’attenzione non consente loro di auto-
Dal momento che i vari trattamenti non matizzare, al pari dei coetanei, alcuni «pezzi»
sembrano avere efficacia sullo sviluppo cogniti- cognitivi. Tutto ciò produce una ricaduta sulle
vo, gli autori hanno scomposto questa area in discipline strutturate gerarchicamente come la
tre insiemi: cognizione generale (memoria, QI), matematica e la parte della struttura grammati-
risultati nelle discipline linguistiche e risultati cale e ortografica della lingua.
nelle discipline matematiche. Gli autori che hanno aperto questa discus-
I risultati mostrano che la cognizione ge- sione (Cornoldi e Marzocchi) hanno dei punti di
nerale viene influenzata positivamente dai trat- vista diversi rispetto all’automatizzazione nel-
tamenti scolastici e dal parent training; ma non l’ADHD (comunicazione personale), più possibili-
è influenzata dai trattamenti farmacologici e da- sta il primo, meno il secondo.
gli interventi non scolastici. Il rendimento nelle Sebbene i dati di alcune ricerche siano
discipline linguistiche e matematiche non risulta ambivalenti rispetto a questa direzione per
essere significativamente influenzato da nessu- quanto riguarda il paradigma dell’automatizza-
no dei trattamenti presentati. zione visiva, un’altra ricerca (Fabio e Piran, in
Anche Du Paul e Eckert (1997), in un’altra corso di stampa), che ha applicato un program-
rassegna sull’efficacia degli interventi educativi, ma di intervento che prevedeva esplicitamente
hanno dimostrato che in molti studi non vengo- un programma di potenziamento cognitivo e di
no citati esplicitamente i risultati nelle diverse automatizzazione dei requisiti di base (di un
discipline di studio a scuola; i pochi studi in cui anno), ha portato a risultati positivi anche nelle
questi risultati sono stati presentati hanno mo- discipline linguistiche e matematiche.
strato miglioramenti nell’area comportamentale La ricerca intendeva valutare l’efficacia di
e sociale ma non nelle prestazioni scolastiche un’integrazione positiva fra scuola, famiglia ed
a scuola. educatore all’interno di un intervento psicoedu-
cativo con 18 bambini con ADHD sottotipo C.
L’automatizzazione. Dal momento che I principali obiettivi dello studio erano quelli di
molti lavori sono concordanti con il mancato aumentare la capacità di attenzione, diminuire
miglioramento delle prestazioni cognitive a l’iperattività verbale e motoria e migliorare il
scuola, va riconsiderata attentamente una que- rendimento scolastico e la qualità della vita. Il
stione che chi scrive considera ancora aperta campione è stato suddiviso in 3 gruppi a se-
sia rispetto alla caratterizzazione degli ADHD conda del tipo di intervento applicato: nel pri-
sia, di conseguenza, rispetto all’intervento. Vi è mo gruppo il trattamento interessava tutti e
la possibilità di un deficit negli ADHD, oltre che tre gli agenti educativi, nel secondo solo la
nell’inibizione delle risposte, anche nell’automa- scuola e l’educatore, nel terzo solo la scuola.
tizzazione di alcuni processi di base (non solo I risultati migliori sono stati ottenuti dal grup-
cognitivi); anzi probabilmente la mancata auto- po che aveva ricevuto l’intervento globale e
matizzazione di alcuni processi di base può nel gruppo di intervento di sinergia fra educa-
portare essa stessa al deficit nell’inibizione tipi- tore e scuola.
co dell’ADHD. E la logica sottostante è questa: Questi dati vanno naturalmente considerati
1) il deficit nell’attenzione esiste (sia nel sottoti- con molta cautela perché di fatto il migliora-
po combinato sia nel sottotipo disattento); 2) mento (i ragazzi passano da una valutazione di
l’attenzione è funzionalmente correlata al conti- insufficienza a una di sufficienza o più alta) si
nuum che porta dall’elaborazione controllata al- verifica in modo netto nel sottogruppo che ha
l’elaborazione automatizzata; 3) il deficit dell’at- avuto tutti e tre gli interventi educativi.
tenzione non consente l’automatizzazione; 4) il
carico di risorse cognitive che proviene dalla L’entropia. Un ultimo concetto comune
mancata automatizzazione «pesa» sulla memo- alle diverse concettualizzazioni e ai vari tipi
ria di lavoro e sulle attività di autoregolazione. I di intervento nell’ADHD fa riferimento al fatto
bambini con ADHD in classe hanno tipici com- che sia i docenti, sia i genitori devono attua-

317
G.M. Marzocchi, C. Cornoldi

re metodologie, sia a livello strutturale sia a soggetti ADHD rispetto ai normali in quanto
livello educativo, che rendano l’ambiente co- presentano sia una maggiore attivazione simpa-
stante, coerente, prevedibile e che aiutino tica sia una minore attivazione vagale, durante
l’allievo a strutturare tempi e spazi. Una me- lo stimolo ortostatico. È stata riscontrata an-
tafora tratta dal linguaggio della fisica (se- che una differenza tra i due gruppi di bambini
conda legge della termodinamica) ci può gui- di 10 anni per quanto concerne la frequenza
dare verso l’interpretazione di un modello in- cardiaca e la frequenza respiratoria in condizio-
tegrato: l’entropia. ni di riposo, le quali risultano essere entrambe
L’entropia dei sistemi secondo Brillouin più alte nei soggetti che presentano il disturbo.
(1964), che ha ripreso il concetto di Maxwell Infine c’è una correlazione positiva fra intensità
e Clausius, può essere considerata come il li- degli indici della sottoscala dell’iperattività della
vello di disordine di un sistema. Essa è una SDAI e indici neurovegetativi.
misura della mancanza di informazione detta- Ora, questa iperattivazione neurovegetati-
gliata relativa a un sistema: più grande è l’in- va e questa irrequietezza può essere parago-
formazione, più piccola sarà l’entropia. Da nata ad un indice di «entropia interna» molto
questo punto di vista l’informazione può esse- alto.
re vista come entropia negativa (riduzione del L’indice di entropia esterna può essere in-
disordine). vece rappresentato dall’associazione di vari fat-
I ragazzi con ADHD e in particolare quelli tori correlati al contesto scuola e al contesto
con sottotipo C possono essere visti come ra- familiare: numero di persone che si occupano
gazzi il cui livello di disordine interno è molto del bambino, numero di giochi, mancanza di
alto (irrequietezza, iperattività, dispersione di coerenza nell’intervento educativo (es. stili nor-
attenzione e risorse). Una recente ricerca, tut- mativi e permissivi nella stessa famiglia o nella
tora in fase di raccolta dati, sta rilevando delle stessa classe), mancanza di riti, mancanza di
differenze significative a carico dell’attivazione regole chiare, mancanza di spazi e tempi defini-
neurovegetativa dei ragazzi con ADHD, sottoti- ti con chiarezza.
po C (Antonietti, Fabio, Lucini, Pagani e Tiezzi, Se l’indice di «entropia interna» dei ragazzi
in fase di elaborazione). con ADHD è già alto, è importante che l’indice
Lo scopo della ricerca è la valutazione di «entropia esterna» sia il più possibile conte-
del sistema nervoso autonomo di soggetti con nuto. È probabile infatti che l’interazione fra en-
ADHD e normali. Nello specifico, s’intende mi- tropia interna (iperattivazione neurovegetativa)
surare il livello di arousal attraverso una valu- ed entropia esterna (disordine ambientale e
tazione dell’attività del sistema nervoso auto- educativo) non abbia effetti additivi ma espo-
nomo, utilizzando la tecnica dell’analisi spet- nenziali.
trale della variabilità dell’intervallo RR. L’analisi Tornando alla metafora dell’entropia tratta
spettrale è una tecnica non invasiva che per- dal mondo della fisica, si era affermato che più
mette, agendo nel dominio delle frequenze, di grande fosse stata l’informazione, più piccola
ottenere vari indici relativi al controllo autono- sarebbe stata l’entropia. Da questo punto di vi-
mo: sta l’informazione può essere vista come entro-
LF (nu), marker di prevalente modulazione pia negativa (riduzione del disordine).
simpatica al nodo del sistema autonomo, indi- Fuori dalla metafora l’informazione nel
cato dalla componente a bassa frequenza della mondo educativo può essere assimilata alla
variabilità dell’intervallo RR, espresso in unità prevedibilità e ripetitività di spazi e tempi e si
normalizzate (nu); concretizza con una serie di interventi educativi
HF (nu), marker di prevalente modulazione volti a dare costanza sia a livello strutturale
vagale, indicato dalla componente ad alta fre- (giochi, esposizione ai media, organizzazione e
quenza della variabilità dell’intervallo RR, regolarità di spazio e tempo) sia a livello pro-
espresso in unità normalizzate (nu). fessionale (coerenza, capacità di dare le rego-
Dalle prime analisi (su 12 soggetti) emer- le, capacità di rafforzare e dare ascolto attra-
gono differenze statisticamente significative fra verso l’oasi).

318
Quale terapia per il bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività?

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Fabio, R.A., Piran, S.G. (in corso di stampa). Largo Gemelli, 1
L’integrazione scuola/famiglia/educatore. 20123 Milano
Ricerca sperimentale sul trattamento del E-mail: rosangelafabio@tiscalinet.it

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