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CAPITOLO 2
Il semema è un testo virtuale e il testo è un’espansione di un sesema. Da ciò Pierce elabora la sua teoria e
da una nuova definizione di interpretante: “Un segno è qualcosa che sta per qualcos’altro, questo
qualcos’altro è l’oggetto della frase ovvero ciò che veicola il suo significato, ovvero il suo interpretante.”
Quest’ultimo non è un’idea ma un secondo segno.
Abbiamo 2 tipi di segni, l’oggetto dinamico l’oggetto Dinamico, l’oggetto in sé, motiva il segno che istituisce
l’Oggetto Immediato che si propone attraverso il Ground. L’oggetto immediato è la rappresentazione
mentale, l’idea. Il ground è una componente elementare del significato, una qualità ed è tra tutti i caratteri
generali dell’oggetto, quello che è stato scelto per mettere a fuoco l’oggetto. L’Oggetto immediato è il
risultato, l’oggetto come viene rappresentato dal segno in un dato momento, selezionato dal ground. Il
ground è solo uno tra i possibili predicati dell’oggetto, io dico “la stufa è nera”, ma potrebbe essere anche
calda, grande, sporca. Il ground è ciò che è trasmesso di un dato oggetto sotto un certo profilo.
Per Pierce non è sogno solo un termine o un’immagine, ma addirittura anche un intero libro.
L'interpretante logico finale permette di sospendere lo slittamento potenzialmente infinito del senso nel
processo di semiosi. Ma l'unico interpretante che può essere definito come ultimo, cioè che non sia segno
di nient'altro, è un mutamento d'abito, cioè la disposizione ad agire in un certo modo. Un segno stabilisce a
poco a poco una abitudine (habit), una sorta di abito che è la tendenza ad agire in modo simile in
circostanze simili nel futuro. L’interpretante logico finale è questa abitudine quale risultato. Dopo aver
ricevuto una sequenza di segni il nostro modo di agire nel mondo cambia. Questa nuova attitudine è
l’interpretante finale. In sostanza, quando questa serie apparentemente interminabile di rappresentazioni
di rappresentazioni sconfina dal contesto mentale a quello pratico, determinando un comportamento
diverso, il nostro modo di agire nel mondo ne viene permanentemente o transitoriamente mutato. È
questo atteggiamento nuovo, questo aspetto pragmatico, l'interpretante finale, che pone fine allo
spogliarello continuo del significato proponendo un risultato concreto a cui appigliarsi.
CAPITOLO 3
Un testo, rappresenta una catena di artifici espressivi che debbono essere attualizzati dal destinatario. in
quanto da attualizzare, un testo è incompleto. Il testo è infatti intessuto di non-detto.
Data la porzione testuale:
Giovanni entrò nella stanza. “Sei tornato allora!”, esclamò Maria raggiante.
In questo caso il lettore deve compiere delle valutazioni. In base al testo, egli disegna una porzione di
mondo abitata da due individui Giovanni e Maria. Deve attualizzare la propria enciclopedia in modo da
comprendere che l’uso del verbo “tornare” indica che il soggetto si fosse precedentemente allontanato.
Nella comunicazione faccia a faccia intervengono infinite forme di rafforzamento extralinguistico (gestuale
ad esempio), ma cosa succede con un testo scritto che l’autore affida all’interpretazione del lettore?
Nella strategia militare lo stratega si disegna un modello di avversario. Ma mentre sul campo di battaglia lo
stratega vuol far perdere l’avversario, l’autore vuol far vincere il lettore. Così come nella battaglia possono
intervenire accidenti casuali che lo stratega deve prevedere attraverso un vcalcolo probabilistico, lo stesso
deve fare l’autore. “Quel ramo del lago di Como…” e se all’autore capita un lettore che non ha mai sentito
parlare di Como? Bisognerà fare in modo di recuperarlo più avanti, magari facendo riferimenti alla
Lombardia, a Como. Il lettore enciclopedicamente carente viene atteso al varco.
L’autore deve assumere che l’insieme di competenze a cui si riferisce sia lo stesso a cui si riferisce il proprio
lettore: la scelta di una lingua, di una enciclopedia, la scelta di un dato patrimonio lessicale…
In semiotica, un testo aperto è un testo che permette interpretazioni multiple o mediate dai lettori. Al
contrario, un testo chiuso conduce il lettore ad una sola interpretazione. Durante la stesura di un testo, un
autore in carne e ossa, detto autore empirico, definisce quale immagine vuole dare di sé al lettore,
definisce cioè l'autore modello. Questi stabilisce a sua volta un lettore modello, un individuo immaginario
che potrebbe leggere il suo testo. Il testo, però, finisce tra le mani di una persona vera e propria: il lettore
empirico, il quale non sempre corrisponde al lettore modello. Il lettore empirico fa poi delle ipotesi
sull'autore empirico. Dopo avere ripreso i concetti di Autore e Lettore Modello e averli ridefiniti, Eco si
sofferma ulteriormente sul secondo termine suggerendo la distinzione tra “lettore modello di primo livello”
e “lettore modello di secondo livello”.
Il testo si rivolge a un lettore modello di primo livello, che desidera sapere come la storia vada a finire ma si
rivolge anche a un lettore modello di secondo livello, il quale si chiede quale tipo di lettore quel racconto gli
chiedesse di diventare, e vuole scoprire come proceda l’autore modello che lo sta istruendo passo per
passo. Al lettore di primo livello, che desidera sapere come si conclude una storia, basta leggere una volta.
Quello invece di secondo livello, che vuole individuare l’Autore Modello, è costretto a rileggere il testo più e
più volte. Quando il lettore di secondo livello avrà individuato l’Autore Modello, diventerà un lettore
modello a pieno titolo.
C’è una profonda differenza tra uso e interpretazione: Per Eco il testo non ammette di essere interpretato
in qualunque modo, ma ci sono delle interpretazioni possibili. Se decidiamo di interpretare i Promessi Sposi
come un racconto di spionaggio, stiamo usando il testo e non lo stiamo interpretando. Eco sostiene che ci
sono 3 intenzioni:
- l’intenzione dell’autore, cioè quello che voleva dire l’autore
- l’intenzione dell’opera, ciò che il testo vuole dire in riferimento ai propri sistemi di significazione
- l’interpretazione del lettore, ciò che il destinatario fa dire al testo in riferimento ai propri sistemi di
significazione, alle proprie credenze. Nell’interpretazione c’è un equilibrio tra queste intenzioni, nell’uso
prevale l’intenzione del lettore che porta avanti le sue aspettative non tenendo conto del testo. Io posso
dire “mamma ho perso l’aereo” non è un film di Natale, ma sto usando il testo e non lo sto interpretando.
Perché il testo, in questo caso il film, evidenzia che la sua intenzione è quella di essere un film di Natale.
Autore e lettore come strategie testuali
Quando un testo viene considerato in quanto testo, Emittente e Destinatario sono presenti nel testo non
tanto come poli dell'atto di enunciazione (Emittente-Messaggio-Destinatario) quanto come ruoli
attanzialidell'enunciato. Se Autore e Lettore Modello sono due strategie testuali, ci troviamo allora di fronte
a una duplice situazione. Da un lato, l'autore empirico, quale soggetto dell'enunciazione testuale, formula
un'ipotesi di Lettore Modello e, nel tradurla in termini della propria strategia, disegna se stesso autore in
termini altrettanto "strategici". Ma dall'altro anche il lettore empirico, come soggetto concreto degli atti di
cooperazione, si deve disegnare un'ipotesi di Autore, deducendola appunto dai dati di strategia testuale.
L'ipotesi formulata dal lettore empirico circa il proprio Autore Modello sembra più garantita di quella che
l'autore empirico formula circa il proprio Lettore Modello. Infatti, il secondo deve postulare qualcosa che
non esiste ancora attualmente. Ma non di rado il lettore empirico tende ad appiattirlo su notizie che già
possiede circa l'autore empirico quale soggetto dell'enunciazione.