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CAPITOLO 1

Dovremo riportare Pierino allo zoo.


Dovremo riportare il leone allo zoo.
Queste due frasi sono identiche se non fosse per il complemento, nella prima frase è Pierino che deve
essere ricondotto al parco zoologico, nella seconda è il leone. In base al contesto possiamo dire che le due
frasi sono “ambientate” in situazioni differenti visto che nella prima possiamo pensare che o i genitori di
Pierino, o la sua insegnante vogliano riportarlo dento il parco per motivi didattici, nel secondo caso invece si
può intuire che il leone sia fuggito dalla gabbia e metta in pericolo le persone stando al di fuori dello zoo e
che quindi i domatori o qualcuno esperto in materia tenti di mettere al sicuro sia l’animale che le persone.
Queste due frasi devono quindi essere espresse in situazioni ben distinte l’una dall’altra.
Contesto e circostanza sono la base per capire il senso profondo della frase.
Il contesto è la possibilità astratta che un termine appaia in connessione con altri termini appartenenti allo
stesso sistema semiotico, ad esempio dalla parola “cane” una selezione contestuale potrebbe porre il
termine con espressioni come “fucile”, “grilletto”. Quando poi il termine effettivamente co-occorre con
quei termini, ecco che abbiam ìo il co-testo.
La circostanza rappresenta la possibilità astratta che un termine appaia in connessione con circostanze di
enunciazione, per fare un esempio, quando uno stesso termine può essere espresso durante un viaggio, in
un campo di battaglia etc…
Ci sono termini come “invece” che funzionanano semanticamente solo il rapporto al loro co-testo. “invece”
fuori contesto non significa nulla, solo in una collocazione contestuale ci dice qualcosa.
Il termine presupposizione ricopre fenomeni diversi riguardo la sua natura semiotica. Il testo non è altro
che una macchina presupposizionale perché richiede al lettore di riempire gli spazi di “non detto” e “già
detto “. Peirce Introduce il concetto di semiosi illimitata: ciò significa che dopo qualsiasi pensiero, il flusso
delle idee non si ferma e segue l'associazione mentale: questo significa che ogni pensiero suggerisce
qualcosa per far si che si formi un pensiero successivo. Tale percorso formato da un eterno rinvio di
pensieri senza limiti si chiama Semiosi illimitata. Esempio pagina 25. “La Monaca di Monza era nubile ma
non le faceva certo difetto il gusto di violare il voto di castità”. Questa frase implica delle presupposizioni,
nel senso che il termine nubile si riferisce al fatto che la donna non può avere marito, ma il /le/ successivo
implica che la nubile debba essere la stessa persona che poi nella seconda frase sarà anche casta.

CAPITOLO 2
Il semema è un testo virtuale e il testo è un’espansione di un sesema. Da ciò Pierce elabora la sua teoria e
da una nuova definizione di interpretante: “Un segno è qualcosa che sta per qualcos’altro, questo
qualcos’altro è l’oggetto della frase ovvero ciò che veicola il suo significato, ovvero il suo interpretante.”
Quest’ultimo non è un’idea ma un secondo segno.
Abbiamo 2 tipi di segni, l’oggetto dinamico l’oggetto Dinamico, l’oggetto in sé, motiva il segno che istituisce
l’Oggetto Immediato che si propone attraverso il Ground. L’oggetto immediato è la rappresentazione
mentale, l’idea. Il ground è una componente elementare del significato, una qualità ed è tra tutti i caratteri
generali dell’oggetto, quello che è stato scelto per mettere a fuoco l’oggetto. L’Oggetto immediato è il
risultato, l’oggetto come viene rappresentato dal segno in un dato momento, selezionato dal ground. Il
ground è solo uno tra i possibili predicati dell’oggetto, io dico “la stufa è nera”, ma potrebbe essere anche
calda, grande, sporca. Il ground è ciò che è trasmesso di un dato oggetto sotto un certo profilo.
Per Pierce non è sogno solo un termine o un’immagine, ma addirittura anche un intero libro.
L'interpretante logico finale permette di sospendere lo slittamento potenzialmente infinito del senso nel
processo di semiosi. Ma l'unico interpretante che può essere definito come ultimo, cioè che non sia segno
di nient'altro, è un mutamento d'abito, cioè la disposizione ad agire in un certo modo. Un segno stabilisce a
poco a poco una abitudine (habit), una sorta di abito che è la tendenza ad agire in modo simile in
circostanze simili nel futuro. L’interpretante logico finale è questa abitudine quale risultato. Dopo aver
ricevuto una sequenza di segni il nostro modo di agire nel mondo cambia. Questa nuova attitudine è
l’interpretante finale. In sostanza, quando questa serie apparentemente interminabile di rappresentazioni
di rappresentazioni sconfina dal contesto mentale a quello pratico, determinando un comportamento
diverso, il nostro modo di agire nel mondo ne viene permanentemente o transitoriamente mutato.   È
questo atteggiamento nuovo, questo aspetto pragmatico, l'interpretante finale, che pone fine allo
spogliarello continuo del significato proponendo un risultato concreto a cui appigliarsi.

CAPITOLO 3
Un testo, rappresenta una catena di artifici espressivi che debbono essere attualizzati dal destinatario. in
quanto da attualizzare, un testo è incompleto. Il testo è infatti intessuto di non-detto.
Data la porzione testuale:
Giovanni entrò nella stanza. “Sei tornato allora!”, esclamò Maria raggiante.
In questo caso il lettore deve compiere delle valutazioni. In base al testo, egli disegna una porzione di
mondo abitata da due individui Giovanni e Maria. Deve attualizzare la propria enciclopedia in modo da
comprendere che l’uso del verbo “tornare” indica che il soggetto si fosse precedentemente allontanato.
Nella comunicazione faccia a faccia intervengono infinite forme di rafforzamento extralinguistico (gestuale
ad esempio), ma cosa succede con un testo scritto che l’autore affida all’interpretazione del lettore?
Nella strategia militare lo stratega si disegna un modello di avversario. Ma mentre sul campo di battaglia lo
stratega vuol far perdere l’avversario, l’autore vuol far vincere il lettore. Così come nella battaglia possono
intervenire accidenti casuali che lo stratega deve prevedere attraverso un vcalcolo probabilistico, lo stesso
deve fare l’autore. “Quel ramo del lago di Como…” e se all’autore capita un lettore che non ha mai sentito
parlare di Como? Bisognerà fare in modo di recuperarlo più avanti, magari facendo riferimenti alla
Lombardia, a Como. Il lettore enciclopedicamente carente viene atteso al varco.
L’autore deve assumere che l’insieme di competenze a cui si riferisce sia lo stesso a cui si riferisce il proprio
lettore: la scelta di una lingua, di una enciclopedia, la scelta di un dato patrimonio lessicale…
In semiotica, un testo aperto è un testo che permette interpretazioni multiple o mediate dai lettori. Al
contrario, un testo chiuso conduce il lettore ad una sola interpretazione. Durante la stesura di un testo, un
autore in carne e ossa, detto autore empirico, definisce quale immagine vuole dare di sé al lettore,
definisce cioè l'autore modello. Questi stabilisce a sua volta un lettore modello, un individuo immaginario
che potrebbe leggere il suo testo. Il testo, però, finisce tra le mani di una persona vera e propria: il lettore
empirico, il quale non sempre corrisponde al lettore modello. Il lettore empirico fa poi delle ipotesi
sull'autore empirico. Dopo avere ripreso i concetti di Autore e Lettore Modello e averli ridefiniti, Eco si
sofferma ulteriormente sul secondo termine suggerendo la distinzione tra “lettore modello di primo livello”
e “lettore modello di secondo livello”.
Il testo si rivolge a un lettore modello di primo livello, che desidera sapere come la storia vada a finire ma si
rivolge anche a un lettore modello di secondo livello, il quale si chiede quale tipo di lettore quel racconto gli
chiedesse di diventare, e vuole scoprire come proceda l’autore modello che lo sta istruendo passo per
passo. Al lettore di primo livello, che desidera sapere come si conclude una storia, basta leggere una volta.
Quello invece di secondo livello, che vuole individuare l’Autore Modello, è costretto a rileggere il testo più e
più volte. Quando il lettore di secondo livello avrà individuato l’Autore Modello, diventerà un lettore
modello a pieno titolo.
C’è una profonda differenza tra uso e interpretazione: Per Eco il testo non ammette di essere interpretato
in qualunque modo, ma ci sono delle interpretazioni possibili. Se decidiamo di interpretare i Promessi Sposi
come un racconto di spionaggio, stiamo usando il testo e non lo stiamo interpretando. Eco sostiene che ci
sono 3 intenzioni:
- l’intenzione dell’autore, cioè quello che voleva dire l’autore
- l’intenzione dell’opera, ciò che il testo vuole dire in riferimento ai propri sistemi di significazione
- l’interpretazione del lettore, ciò che il destinatario fa dire al testo in riferimento ai propri sistemi di
significazione, alle proprie credenze. Nell’interpretazione c’è un equilibrio tra queste intenzioni, nell’uso
prevale l’intenzione del lettore che porta avanti le sue aspettative non tenendo conto del testo. Io posso
dire “mamma ho perso l’aereo” non è un film di Natale, ma sto usando il testo e non lo sto interpretando.
Perché il testo, in questo caso il film, evidenzia che la sua intenzione è quella di essere un film di Natale.
Autore e lettore come strategie testuali
Quando un testo viene considerato in quanto testo, Emittente e Destinatario sono presenti nel testo non
tanto come poli dell'atto di enunciazione (Emittente-Messaggio-Destinatario) quanto come ruoli
attanzialidell'enunciato. Se Autore e Lettore Modello sono due strategie testuali, ci troviamo allora di fronte
a una duplice situazione. Da un lato, l'autore empirico, quale soggetto dell'enunciazione testuale, formula
un'ipotesi di Lettore Modello e, nel tradurla in termini della propria strategia, disegna se stesso autore in
termini altrettanto "strategici". Ma dall'altro anche il lettore empirico, come soggetto concreto degli atti di
cooperazione, si deve disegnare un'ipotesi di Autore, deducendola appunto dai dati di strategia testuale.
L'ipotesi formulata dal lettore empirico circa il proprio Autore Modello sembra più garantita di quella che
l'autore empirico formula circa il proprio Lettore Modello. Infatti, il secondo deve postulare qualcosa che
non esiste ancora attualmente. Ma non di rado il lettore empirico tende ad appiattirlo su notizie che già
possiede circa l'autore empirico quale soggetto dell'enunciazione.

L’autore come ipotesi interpretativa


Anzitutto per cooperazione testuale non si deve intendere l'attualizzazione delle intenzioni del soggetto
empirico dell'enunciazione, ma le intenzioni virtualmente contenute dall'enunciato. La cooperazione
testuale è fenomeno che si realizza, lo ripetiamo, tra due strategie discorsive, non tra due soggetti
individuali. Naturalmente, il lettore empirico, per realizzarsi come Lettore Modello, ha dei doveri
"filologici": ha cioè il dovere di ricuperare con la massima approssimazione possibile i codici dell'emittente.
Si ha Autore Modello come ipotesi interpretativa quando ci si configura il soggetto di una strategia
testuale, quale appare dal testo in esame e non quando si ipotizza, dietro alla strategia testuale, un
soggetto empirico che magari voleva o pensava o voleva pensare cose diverse da quello che il testo dice al
proprio Lettore Modello.Tuttavia non ci si può nascondere il peso che acquistano le circostanze di
enunciazione, spingendo a formulare una ipotesi sulle intenzioni del soggetto empirico dell'enunciazione,
nel determinare la scelta di un Autore Modello.

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