Sei sulla pagina 1di 7

ELSA MORANTE , VITA E OPERE

Nel 1936 tramite il pittore Capogrossi conosce lo scrittore Alberto


Moravia che sposa nel 1941. Nell’anno delle nozze esce anche la
raccolta di racconti Il gioco segreto che riunisce pezzi già usciti sui
giornali. L’anno dopo è la volta delle fiabe Le bellissime avventure di
Caterì dalla trecciolina che la stessa Elsa illustra. Intanto dal 1938 inizia
a tenere un diario nel quale emergono le inquietudini personali, la
difficile situazione familiare, il piacere della finzione che per la
scrittrice è “riflesso letterario della vita” quindi vita stessa.

Quando tu passi, e mi chiami,


assente son io.
Per lunghe ore ti aspetto,
e tu, distratto, voli altrove.

Sarà una relazione tormentata quella con Moravia, fatta di continui


avvicinamenti e separazioni, ansia di indipendenza e bisogno di
protezione, fino a quando Elsa prenderà casa da sola in via del Babuino
nel 1960. Pur senza divorziare dal marito e mantenendo sia la casa
insieme in via dell'Oca che lo studio ai Parioli. Finché restano
insieme viaggiano moltissimo: Unione Sovietica, Cina, Stati
Uniti, Grecia, India (con Pasolini), Brasile, Messico, Galles. E
poi lei sola in Andalusia, più volte, per scrivere il suo ultimo
romanzo Aracoeli.

Prima però condividono l’esperienza della guerra che li costringe –


lui ebreo, lei di madre ebrea – ad allontanarsi precipitosamente da
Roma. Lei interrompe la stesura di Menzogna e Sortilegio, il manoscritto
rimane a Roma e qualche mese dopo sfiderà i pericoli del ritorno in città
per recuperarlo.

La fuga si arresta a Fondi, in provincia di Latina, perché i treni non


procedono oltre. Lì vivono per 9 mesi in una stanza con un semplice
pagliericcio, poco cibo e due soli libri, la Bibbia e i Fratelli Karamazov. A
Roma tornano nel 1944 dopo un breve periodo a Napoli. Nella loro casa
accolgono tutti gli intellettuali di spicco della città. Elsa stringe amicizia
tra gli altri con Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro
Penna. E Pasolini. Sarà di lunga data l’amicizia con il poeta friulano,
interrotta solo in seguito alla stroncatura del romanzo La storia. E
chiusa con una poesia d’addio alla morte dell’amico.

E così,
tu – come si dice – hai tagliato la corda.
In realtà, tu eri – come si dice – un disadattato
e alla fine te ne sei persuaso
anche se da sempre lo eri stato: Un disadattato.

Proprio insieme a Pasolini (e Sandro Penna) inaugurerà la collana di


poesia di Longanesi. La raccolta Alibi esce nel 1958. Sono 16 poesie
lontane da ogni corrente letteraria dell’epoca. Elsa non si adatta allo
sperimentalismo coevo, al contrario attinge a una tradizione per niente
novecentesca. Preferisce la tradizione greca, la mitologia e la poesia
italiana delle origini. E al tempo stesso dà a modelli considerati superati
una nuova freschezza. Il tema della raccolta è l’amore, non ha
importanza che sia un amore reale o solo immaginario. È la sua
forza divina a interessare la poetessa.

Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!

Ma Elsa stessa non dà troppo peso ai suoi “radi versi”. In una nota
all’edizione del 1958 specifica che queste poesie sono solo “un’eco, o, se si
voglia, un coro” delle sue prose. Alibi contiene in effetti versi già
pubblicati in Menzona e Sortilegio e L’isola di Arturo. Così come le
poesie de Il mondo salvato dai ragazzini del 1968 saranno strettamente
correlate al romanzo La storia. In un certo senso le raccolte poetiche
sono laboratorio dei romanzi ma per quanto la poetessa li consideri
corollari sono capaci di vita propria e rappresentano un aspetto più
intimo della sua scrittura.

Quando mi sei vicino, non più che un fanciullo m’appari.


Le mie braccia rinchiuse bastano a farti nido
e per dormire un lettuccio ti basta.
Ma quando sei lontano, immane per me diventi.
Il tuo corpo è grande come l’Asia, il tuo respiro
è grande come le maree.

La poesia che dà il nome alla raccolta Alibi, uscita su Tempo


Presente l’anno prima del libro, è zeppa di riferimenti a L’isola di Arturo.
Ma anche al suo amore infelice per Luchino Visconti. Sono stati
tutti infelici gli amori di Elsa. Anche quello per l’artista americano Bill
Morrow morto suicida precipitando dalla finestra di un grattacielo. Un
dolore così grande che la Morante abbandonò ogni scrittura per qualche
anno. Vi tornerà con il Mondo.

Hai tu un cuore? La leggenda vuole che tu non l’abbia.


Al vedermi, che per te mi consumo d’amore,
tutti mi dicono: «Ah, pazza, mangiata dalle streghe, rosa dalle fole,
soldato d’imprese disperate, marinaio senza veli né remi,
dove t’avventuri? in quali deserti di sabbia

Nei suoi versi non è centrale la metrica ma il ritmo, al di là della specifica


forma poetica – e nella seconda raccolta c’è una grande varietà di forme:
poesie in versi liberi, canzoni, favolette morali, persino un atto teatrale e
forme futuriste. Le sue poesie, dice, sono un abbandonarsi al
“semplice piacere della musica”. La poetessa ha amato molto la
musica come testimonia un puntuale catalogo della sua vastissima
raccolta di dischi, da Mozart all’opera italiana, da Bach a Bob Dylan fino
al jazz. Non a caso Pasolini volle la sua consulenza per i film Il Vangelo
secondo Matteo e Medea.

Insieme alla musica il cinema è stato un altro grande amore. Con


Lattuada scrive il soggetto del film Miss Italia (considerato troppo poco
commerciale e prodotto più avanti su soggetto diverso). Per Zeffirelli
scrive le parole del giullare in Romeo e Giulietta. Per Pasolini recita un
cameo in Accattone. E per Radio Rai tiene una rubrica cinematografica
presto conclusa a causa di un intervento censorio. I ritmi di musica e
cinema si ritrovano nelle sue poesie come nei romanzi.
Dal luogo illune del tuo silenzio
mi riscuote ogni giorno l’urlo del mattino.

PUBBLICITÀ - CONTINUA A LEGGERE DI SEGUITO

In Alibi si attinge soprattutto alla tradizione precedente gli


sperimentalismi poetici dell'epoca mentre in Mondo si rintracciano echi
di quelle avanguardie che la poetessa rifiuta (spesso con intento
parodico), qualche influenza della Dickinson e anche
del Ginsberg di Urlo che la Morante aveva apprezzato. Se Alibi è Mozart
e mito, ha sottolineato la critica, allora il Mondo è jazz ed è storia.

Come potete giudicare dal frastuono colossale, la rappresentazione in


questo momento fa un effetto micidiale! Tutti s’intruppano
s’accapigliano
si sbatacchiano
si schiaffeggiano
s’addensano
si pèstano
si stuprano
si sturbano
urlano gemono ridono stridono soffiano sbattono cascano rotolano.

In ogni caso la lingua poetica di Elsa Morante cerca uno spazio nuovo e
una voce chiara lontano dagli ermetismi e dalle avanguardie. Torna alle
cose, non è mai avulsa dal contingente, la sua è poesia del presente. Anzi
è convinta che lo scrittore sia “un uomo a cui sta a cuore tutto
quanto accade”. Lo dice nel saggio Pro e Contro la bomba atomica che
pur affrontando un tema angosciante consegna un messaggio di
ottimismo: l’arte si assume il compito di combattere l’irrealtà restituendo
la realtà attraverso la trasformazione poetica.

Anche quando nei versi (e nei romanzi) si dà spazio all’incanto, al


fiabesco, alla meraviglia, c’è sempre il ritorno alla realtà, alla storia, al
presente. Alla disillusione, anche. La letteratura è specchio nel quale
vedere la realtà. Con speranza: Elsa crede nella bellezza che
l’invenzione poetica è capace di restituire al mondo.

“L’arte è il contrario della disintegrazione… la sua funzione è, appunto,


questa: di impedire la disgregazione della coscienza umana, nel suo
quotidiano, e logorante, e alienante uso col mondo.”

Le poesie ne sono testimonianza. In Alibi dominano i temi del doppio,


della memoria, dell’incanto della coscienza, del ricordo e del sogno. Le
parole – semplici, chiare, concrete – rinfrescano una tradizione che si
considera superata per raccontare la poesia dell’umanità.

Lo fa pure in Mondo dove il poemetto Grande Opera riproduce anche


visivamente la frammentazione del mondo e parla degli Infelici Molti
contrapposti ai Felici Pochi capaci di opporre la loro gioia a ogni
tentativo di sopraffazione. I Felici Pochi si incarnano (nella storia
come nella letteratura) nei personaggi più visionari e rivoluzionari. La
loro immaginazione è capace di sovvertire il mondo in una
prefigurazione degli imminenti movimenti giovanili del 68.
Il successo dei romanzi finisce per mettere in ombra la produzione
poetica di Elsa che intanto affronta gli anni più duri. La vita già stata
segnata da amori infelici e dolorose perdite (incluso il rimpianto di non
avere avuto figli) sembra finire con la frattura di un femore nel 1980 che
la costringe a lungo a letto. Nonostante un intervento chirurgico non
riacquista l’uso delle gambe. Nel 1983 scopre anche di essere gravemente
ammalata e tenta il suicidio, è una domestica a salvarle la vita. Se ne va
due anni dopo per un infarto, il 25 Novembre 1985. Le sue ceneri
vengono sparse nel mare di Procida, isola tanto cara.

Potrebbero piacerti anche