align:center;"><b>Liguria</b></h1> <h2 style="color:black;font-family:arial;font-size:24px;text-align:center;">Pesto alla genovese</h2> <center> <img src="https://static.cookist.it/wp- content/uploads/sites/21/2020/06/cucina_ligure_pesto_genovese-1024x683.jpg" width="640" height="427"> </center> <p style="color:black;font-family:arial;font-size:20px;text- align:center;"><b>Mortaio di marmo</b>, pestello in legno, olio di gomito e <b>sette ingredienti<br>fondamentali</b>: ecco ciò che rende unico e inimitabile il <ins>pesto alla<br>genovese</ins>. In realtà di pesti, oltre a mille, inutili imitazioni, ne esistono<br>infinite varianti locali. Per semplificare se ne distinguono due tipologie:<br><b>quello di Ponente</b> (di cui fa parte il pesto alla genovese), più semplice<br>e dal sapore deciso, e <b>quello di Levante</b>, più raffinato e corposo grazie<br>alla proporzione minore di aglio e all’aggiunta di altri ingredienti che ne<br>ingentiliscono il risultato finale. </p> <p style="color:black;font-family:arial;font-size:20px;text-align:center;">Gli elementi inderogabili, su cui nessun genovese cederà mai<br>e poi mai, sono l’impiego del <b>basilico</b> giovane di Genova, coltivato sulle <b>alture di<br>Pra’</b>, e caratterizzato da un sapore delicato e non mentolato; dell’<b>olio<br>extravergine di oliva</b> della Riviera Ligure, prodotto a marchio Dop,<br>dolce e poco fruttato; dell’<b>aglio</b>, meglio se di <b>Vessalico</b> (comune<br>imperiese), dal gusto meno intenso e pungente, e infine dei <b>pinoli</b>,<br>preferibilmente <b>pisani</b>.</p> <p style="color:black;font-family:arial;font-size:20px;text-align:center;">Secondo la formula attuale, il pesto di Ponente si prepara raccogliendo<br>nel mortaio le tenere e piccole foglie di basilico, colte nel momento in<br>cui la pianta è in fiore; si aggiungono un pizzico di sale marino grosso –<br>necessario per il frangimento delle fibre del basilico e per conservarne il<br>colore brillante − e gli spicchi di aglio e si schiacciano gli ingredienti<br>contro le pareti del mortaio con <b>movimento rotatorio</b> (e non dall’alto<br>verso il basso). Quando tutto è ben triturato, si aggiungono parmigiano,<br>pecorino sardo (quest’ultimo, invece, non compare nella ricetta del<br>pesto genovese tratta da <i>La vera cuciniera genovese</i> di Emanuele<br>Rossi, sostituito con un poco di formaggio d’Olanda) e olio a filo e si<br>prosegue a lavorare il tutto fino a ottenere un <b>composto</b> cremoso e<br>omogeneo. Nella versione di Levante, invece, utilizzata da Nervi fino a<br>Sestri Levante, si riduce la quantità di aglio e compaiono i pinoli, freschi<br>o tostati leggermente in forno.</p> <p style="color:black;font-family:arial;font-size:20px;text-align:center;">Questa saporita e inimitabile salsa ligure è il <b>condimento d’elezione</b> di<br><ins>trenette</ins>, <ins>lasagne</ins>, <ins>trofie</ins>, testaroli e gnocchi, magari stemperato con un<br>po’ di <i>prescinsoeua</i> (una cagliata acida), ma si utilizza anche per<br>arricchire il minestrone genovese. Diventa “<b>avvantaggiato</b>”, invece,<br>quando si unisce a patate e fagiolini lessi per dare vita a un godurioso<br>primo piatto di pasta (anche qui la scelta ricade fra trofie o trenette).</p> </body> </html>