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Diritto dei gruppi di imprese

Capitolo 1 : Profili introduttivi . Il gruppo nel diritto societario italiano.


Il gruppo rappresenta la forma di organizzazione più evoluta dell'impresa medio-
grande. Nel secolo scorso sono emersi due modelli alternativi :
1. Un sistema a proprietà dispersa con forti mercati finanziari ( realtà
anglosassone )
2. Un sistema a proprietà concentrata , caratterizzato dalla forte presenza del
gruppo come forma di organizzazione( Europa continentale)
La realtà italiana è senza dubbio da ricomprendere in quest'ultimo modello. Modello
che ha permesso alle imprese italiane di  essere competitive sul mercato globale.
L'appartenenza a un gruppo , oltre a una serie di vantaggi , solleva anche complessi
problemi giuridici.  Sarebbe necessaria infatti :
1. Una tutela preventivaper assicurare un'ampia informazione  a coloro che sono
coinvolti nella vita di gruppo.
2. Una tutela repressivaper eliminare i danni illegittimamente causati ai soci e ai
creditori della società.
3. Individuare le regolesulla base delle quali una società può esercitare o essere
soggetta ad attività di direzione e coordinamento.
La riforma del diritto societario( d. lgs 17 gennaio 2003 , n.6 ) ha introdotto per la
prima volta nell'ordinamento italiano una disciplina organica del gruppo di imprese,
più in particolare si fa riferimento alle disposizioni del Capo IX , Titolo  V , Libro V ,
del c.c rubricato ''Direzione e coordinamento di società''. Nonostante ciò non
viene mai utilizzata la parola ''gruppo'' , pur essendo l'oggetto della disciplina. Al
contrario , vengono specificamente  regolate le ipotesi di responsabilità , l'obbligo di
motivazione delle decisioni , il sistema di pubblicità. Il legislatore della riforma ha
disciplinato il gruppo anche in alcune specifiche disposizioni dedicate alla s.p.a ,
quando quest'ultima riveste la posizione di società dominante o dipendente ( art
2381 quinto comma c.c - art 2403 bis secondo comma c.c )
Bisogna infine ricordare  che nell'attuale contesto normativo lo statuto organizzativo
di una società di gruppo è il risultato dell'applicazione congiunta di più disposizioni ,
e in particolare :
1. le disposizioni del Capo rubricato '' Direzione e coordinamento di società''
2. le disposizioni specifiche
3. le disposizioni relative al singolo tipo adottato
Diritto dei gruppi di imprese ( Capitolo
2)
La disciplina sulla Direzione e Coordinamento di società . 
Caratteristiche e principi generali della disciplina su direzione e coordinamento.
In via preliminare bisogna osservare che gli art. 2497 ss. cc , non hanno introdotto
una disciplina del gruppo di diritto.  Nonostante ciò , si può dire che con la
locuzione ''gruppo di diritto''  si intende far riferimento ad istituti quali il contratto
di denominazione oppure la dichiarazione di gruppo attraverso i quali la società
capogruppo acquista il diritto di impartire alle società dipendenti direttive
anche pregiudizievoli per queste ultime senza alcuna necessità di un vantaggio
compensativo.
E' necessario sottolineare che gli art 2497 ss.  si ispirano a un principio di effettività
nel senso che assumerà rilevanza NON il profilo statico del controllo societario  e
nemmeno la mera possibilità di esercitare una influenza dominante ,  bensì il profilo
dinamico ossia l'esercizio effettivo di  quest'influenza.  Il legislatore tuttavia , ben
consapevole  delle difficoltà riguardo la dimostrazione dell'effettivo esercizio ,
nell'art. 2497 sexties ha previsto una presunzione relativa stabilendo che salvo prova
contraria l'attività di direzione e coordinamento di società è esercitata dalla società o
ente tenuto al consolidamento dei loro bilanci o che comunque le controlla ai sensi
dell'art. 2359.
Si ribadisce quindi che ai fini dell'applicabilità degli art 2497 ss. non rilevano gli indici
formali della situazione di controllo ma l'effettivo esercizio della direzione unitaria.
Gli art. 2497 ss. prescindono anche dalla forma organizzativa , in quanto sono ritenuti
applicabili a ogni società o ente che esercita o è assoggettato ad attività di direzione
e coordinamento.
Bisogna a questo punto approfondire cosa si intende per ''attività di direzione e
coordinamento ''.  Ricordando che la nozione non è stata espressamente definita dal
legislatore della riforma , si può affermare che l'attività di direzione  e
coordinamento consiste nell'esercizio effettivo del potere di una società o di un
ente di dirigere e coordinare  altre società o enti secondo un progetto unitario e
questo mediante un coordinamento ( non per forza un accentramento ) di una o
più funzioni essenziali dell'impresa dipendente ( es : finanza , vendite , acquisti ).
In questa prospettiva non è sufficiente un mero atto di controllo ma è richiesta
un'attività continuata nel tempo di direzione e coordinamento. Parlare quindi di
attività di direzione e coordinamento di società equivale a parlare di direzione
dell'impresa organizzata in forma di gruppo. Occorre a questo punto ricordare che il
processo di direzione dell'impresa si articola sostanzialmente in 4 fasi :
1. pianificazione  e programmazione
2. organizzazione
3. coordinamento e la guida
4. il controllo
Queste fasi NON vengono necessariamente svolte da un medesimo soggetto di
conseguenza si può affermare  la società che esercita attività di direzione e
coordinamento sia quella che svolge, in via principale , le fasi appena elencate.
Il sistema di pubblicità
Per quanto riguarda il sistema di pubblicità (art 2497 bis) si articola in due
sottosistemi :
1. Un' informazione riguardo la soggezioneall'altrui attività di direzione e
coordinamento
2. Un'informazione contabile a carico della società diretta e coordinata. 
Quest'ultimo tipo di informazione  comporta l'obbligo degli amministratori
della società dipendente  di :
a) esporre un prospetto riepilogativo dell'ultimo bilancio della società che esercita
att. dir. e coord.
b) indicare i rapporti con chi esercita attività di dir. e coord. e  con le altre che ne
sono soggette , e gli effetti di questa attività.
Per quanto riguarda la società dipendente ( sulla capogruppo non incombe nessun
obbligo pubblicitario ai sensi dell'art 2497 bis 1-2 comma ) , quest'ultima deve
indicare la capogruppo attraverso una duplice forma di pubblicità :
1. Negli atti e nella corrispondenza
2. Mediante iscrizione  presso la sezione del registro delle imprese , che
rappresenta una pubblicità notizia , e quindi non ha efficacia costitutiva del
gruppo e non determina l'inizio dell'att. dir.e coord. , in quanto rileva , anche a
questi fini , il principio di effettività  dell'inizio e cessazione della relativa attività
Per quanto riguarda il termine  entro cui deve essere effettuata questa pubblicità ,
nulla è previsto da un punto di vista legislativo ; si ritiene però che sia cura degli
amministratori effettuarla entro un congruo termine.
Il sistema di pubblicità svolge 2 funzioni essenziali :
1. indica al mercato se una società opera in un contesto imprenditoriale
autonomo o di gruppo
2. individua la società che esercita att. di dir. e coord.  (molto importante per
l'applicazione della disciplina della responsabilità )
Per ultimo  si ribadisce che questa forma di pubblicità non è idonea ad assumere il
ruolo di titolo costitutivo tale da fondare una responsabilità da affidamento nella
capogruppo, in quanto manca una norma che espressamente sancisce questa
possibilità.

La responsabilità da abuso di direzione unitaria.

La disposizione generale sulla responsabilità (art 2497 cc.) rappresenta non solo un
mezzo di tutela dei soci di minoranza e dei creditori della società dipendente , ma
anche una regola in positivo per lo svolgimento dell'att. di dir. e coord. La
disposizione appena citata da un lato presuppone la legittimità di quest'attività ,
dall'altro subordina questa legittimità al rispetto dei principi di corretta gestione
societaria.  Bisogna anche sottolineare un importante cambiamento rispetto al
passato in quanto la responsabilità era incentrata sugli amministratori della società
dipendente e della capogruppo, adesso ai sensi dell'art 2497 viene prevista una
responsabilità diretta della società o ente capogruppo, che rappresenta una tra
le maggiori novità del nuovo diritto di gruppo. La società capogruppo quindi , in
caso di mancato rispetto dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale  ,
si espone a una responsabilità direttamente nei confronti dei soci della società
dipendente.  La giurisprudenza tende a qualificare la natura di tale tipo di
responsabilità (art 2497 cc ) come aquiliana.
Per quanto riguarda gli elementi costitutivi di questa responsabilità, l'art 2497
presuppone che la società o ente capogruppo :
abbia esercitato un'attività di direzione e coordinamento
in funzione  esclusivamente dell'interesse imprenditoriale proprio o di un
soggetto terzo. Si specifica che NON è sufficiente il perseguimento di interessi
esterni, ma interessi che si pongono in una dimensione imprenditoriale.
in violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale
della società dipendente ( ossia quando viene preclusa a quest'ultima la
possibilità di operare come autonomo centro di profitto)
arrecando ai soci o ai creditori della società figlie  un pregiudizio alla
redditività e al valore della partecipazione sociale , ovvero della lesione
cagionata all'integrità del patrimonio della società.
Per quanto riguarda l'elemento soggettivo ( dolo o colpa ) , se si  opta per la natura
extracontrattuale di questa responsabilità sarà necessario dimostrare  la colpa della
società capogruppo.
NON sussiste invece responsabilità quando il danno risulta mancante alla luce del
risultato complessivo  ( e non quindi singole operazioni )dell'attività di dir. e coord.
ovvero integralmente eliminato a seguito di operazioni a ciò dirette.
L'ultimo comma dell'art 2497 prevede che nel caso di fallimento , l'azione spettante
ai creditori di questa è esercitata dal curatore o dal commissario liquidatore o dal
commissario straordinario .

I legittimati attivi e passivi , art 2497 terzo comma cc.


Per quanto riguarda i soggetti legittimati attivi essi possono essere :
Il singolo socio di qualunque società dipendente
Ogni creditore della società diretta e coordinata

Per quanto riguarda invece i soggetti legittimati passivi sono in via principale la
società o l'ente che ha esercitato illegittimamente l'att. di dir. e coord.
E' sorta poi una questione per quanto riguarda l'applicabilità della disciplina di cui
all'art 2497 cc nei confronti dello Stato e degli altri enti pubblici territoriali che
detengono partecipazioni di controllo in società. La legge n102 del 2009 prevede
espressamente che l'art. 2497 si interpreta nel senso che per enti si intendono i
soggetti giuridici collettivi, diversi dallo Stato. Non altrettanto può dirsi invece per gli
altri enti pubblici territoriali che , al contrario dello Stato , possono essere soggetti a
tale disciplina.
La figura della responsabilità in esame si estende anche nei confronti di chiunque
abbia preso parte al fatto lesivo e che ne abbia consapevolmente tratto beneficio.

L'obbligo di motivazione delle decisioni


L'art 2497 ter dispone chele decisioni delle società soggette ad att. dir e coord. ,
quando da queste influenzate , devono essere analiticamente motivate e recare
puntuale indicazione delle ragioni e degli interessi la cui valutazione ha inciso sulla
decisione . La finalità di questa disposizione è quella di assicurare una trasparenza
sulla gestione del gruppo  , valutando in particolare se l'apparente diseconomicità di
un atto , isolatamente considerato , trovi giustificazione nel quadro generale dei
costi e dei benefici. Bisogna quindi individuare :
1. Quali sono gli atti soggetti all'obbligo di motivazione
2. La struttura della motivazione
3. Modalità di trascrizione e forme di pubblicità

1)Per quanto riguarda il primo profilo , la disposizione si applica a tutte le decisioni


che hanno un contenuto decisorio , e più in particolare le decisioni che implicano
apparentemente conseguenze antieconomiche o quelle in cui non esiste un
vantaggio immediatamente apprezzabile per la società.
2)La motivazione dovrà contenere  :
il riferimento all'esistenza del contenuto della direttiva  impartita dalla
società dominante
la giustificazione della decisione apparentemente pregiudzievole.

3)  - In caso di delibera assembleare o del consiglio di amministrazione la


motivazione deve essere riportata nei verbali e trascritta rispettivamente nel libro
delle adunanze delle assemblee oppure del consiglio di amministrazione .
-Se la decisione viene assunta dall'amministratore delegato o direttore generale ,
quest'ultimo deve informare il consiglio di amministrazione alla prima riunione utile
ove verrà formalizzata e verbalizzata la decisione.
Per garantire anche a terzi la conoscibilità delle decisioni è previsto che gli
amministratori debbano dare conto delle decisioni influenzate e delle motivazioni
nella relazione sulla gestione , la quale costituisce un documento soggetto a
pubblicità (art 2435 cc)

La disciplina dei finanziamenti.

Uno dei  momenti centrali dell'att. dir. e coord.  riguarda il finanziamento


infragruppo ossia il coordinamento sul piano finanziario delle società appartenenti
a un gruppo. L'art 2497 quinquies  stabilisce che i finanziamenti effettuati   DA chi
esercita attività di direzione e coordinamento nei suoi confronti o DA altri soggetti ad
essa sottoposti a favore della società, si applica l'art 2467 , e quindi la normativa sul
finanziamento dei soci in un s.r.l.
Per quanto riguarda l'ambito di applicazione della disciplina in esame , si ritiene che
la regola della postergazione secondo cui “il rimborso dei finanziamenti dei soci a
favore della società è posticipato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori '' è
applicabile a prescindere dalla circostanza che il finanziatore sia socio , a rilevare è
infatti l'assoggettamento a direzione unitaria , venendo postergato il
finanziamento dei soci  della società dipendente .
Bisogna  sottolineare che il finanziamento si ritiene giuridicamente sussistente
quando viene concesso in un momento in cui vi è un eccessivo squilibrio
dell'indebitamento rispetto al patrimonio netto  , oppure una situazione finanziaria
tale da poter giustificare il conferimento. Questi elementi devono essere valutati su
un piano oggettivo , senza indagare l'intento del finanziatore ,ma chiedendosi se un
terzo esterno al gruppo  in quella specifica situazione finanziaria sarebbe stato
disponibile o meno  a finanziare la società. , valutando anche se la società offrisse o
meno adeguate garanzie di rimborso al finanziamento. In caso di risposta
negativa si applica la disciplina del finanziamento infragruppo. (art 2497 quinquies)
Il diritto di recesso del socio di società soggetta ad attività di direzione e
coordinamento.
PRIMA IPOTESI  2497 quater primo comma lettera a
La disciplina riguardo la direzione e il coordinamento di società prevede specifiche
cause di recesso , a favore delle società soggette ad' att. dir. e coord. Esse sono
mirate a tutelare gli equilibri interni sull'assetto economico e organizzativo alla
società diretta e coordinata e gli interessi dei soci . Inoltre le cause di recesso
condividono anche un elemento in comune :  il mutamento delle condizioni di
rischio dell'investimento .
L'art 2497 quater dispone infatti che : quando la società o ente che esercità att. dir. e
coord. ha deliberato una trasformazione che implica il mutamento del suo scopo o
oggetto sociale tale da alterare in modo sensibile e diretto le condizioni
economiche e patrimoniali della società soggetta ad att. di dir. e coord. , il socio di
quest'ultima può recedere. La finalità dell'art 2497 quater  è da ricondurre alla
possibilità che la modifica dello scopo e dell'oggetto sociale possa comportare
un'alterazione  delle condizioni di rischio dell'investimento della società
controllata non solo sotto un profilo organizzativo ma anche economico-
patrimoniale. Da un punto di vista pratico tuttavia ,sembra difficilmente pensabile
che una modifica dell'oggetto sociale della capogruppo sia in grado , anche solo
potenzialmente , di alterare in modo sensibile le condizioni economiche e
patrimoniali soggetta ad attività di dir. e coord.
SECONDA IPOTESI art 2497 lettera c
L'art 2497  quater primo comma cc riconosce al socio di società soggetta ad att. di
dir. e coord. il diritto di recedere all'inizio e alla cessazione dell'att. di dir. e coord,
quando :
quando non si tratta di una società con azioni quotate in mercati
regolamentati
ne deriva un'alterazione delle condizioni di rischio dell'investimento
non venga promossa un'offerta pubblico di acquisto.
Da  questa disposizione si desume che l'entrata e l'uscita dal gruppo cambia le
condizioni  di esercizio dell'impresa. Per l'applicabilità della fattispecie si ricorda che
il legislatore individua il presupposto positivo nell'alterazioni delle condizioni di
rischio di investimento ,  che non necessariamente derivano dall'entrata o
dall'uscita da un gruppo ; bisogna invece valutare se quella  specifica circostanza
possa comportare effettivamente la predetta alterazione.
TERZA IPOTESI '' lettera b
Sempre l'art 2497 prevede che il socio di società soggetta ad att. di dir e coord.  ha
diritto di recedere quando  a suo favore sia stata pronunciata , con decisione
esecutiva , condanna di chi esercita att. di dir. e coord. Anche in questo caso si può
parlare di una alterazione delle condizioni di rischio dell'investimento che in questa
terza ipotesi di recesso è diversa dalle precedenti  in quanto in queste ultime ne
risulta modificato l'assetto imprenditoriale in cui si opera , invece  l'art.2497 lettera b
presuppone che l'attività sia stata diretta in modo contrario al principio di
correttezza.
Per quanto riguarda i termini e le modalità di esercizio del recesso , l'art 2497
quater non detta una disciplina specifica , limitandosi a stabilire che si applicano a
seconda dei casi e in quanto compatibili le disposizioni previste per il diritto di
recesso del socio nella s.p.a o nella s.r.l. Difficile sarà il ruolo dell'interprete che di
volta in volta dovrà valutare la compatibilità delle disposizioni appena citate con la
disciplina della direzione e coordinamento e con le ipotesi di recesso ivi previste. 
L'efficacia dell'istituto  è inoltre condizionata dalla possibilità data ai soci di
conoscere in via preventiva il valore attribuito alle loro partecipazioni.
Diritto dei Gruppi di imprese (Capitolo
3)
Società lucrativa appartenente a un gruppo .
La trasformazione di una spa autonoma in una spa di gruppo / capogruppo
Il passaggio (trasformazione) di una società per azione dallo status di società
autonoma a quella di appartenente a un gruppo  in posizione di capogruppo o
dipendente , vede coinvolti molteplici interessi conflittuali e rappresenta una dei
problemi principali del diritto dei gruppi di imprese.  A questo proposito sarebbe
opportuno chiedersi :
Quale sia l'organo competente a intraprendere questo processo di
trasformazione
se ed in quali termini esista un diritto al disinvestimento del socio dissenziente
rispetto a una determinata decisione
Bisogna però ricordare che le modalità di ingresso di una s.p.a in un gruppo può
avvenire attraverso una pluralità di tecniche e modalità , con la conseguenza che i
problemi sopra accennati possono trovare una soluzione soltanto facendo
riferimento a ciascuna specifica ipotesi.  Per questo motivo la nostra analisi si
soffermerà su una determinata circostanza ossia quando una s.p.a decide di conferire
l'intero complesso aziendale a un'altra società ( nuova o preesistente)  che
diventerà , per effetto di questa operazione , la società che esercita att. di dir e
coord. Per questo caso si può con certezza affermare che la competenza spetta
all'organo amministrativo , in quanto la  decisione di conferire un'azienda
rappresenta un atto gestorio.
Il tema è stato oggetto di particolare approfondimento in Germania . In particolare è
stato osservato dalla dottrina e dalla giurisprudenza tedesca che :
E' necessario prevedere ,nella clausola statutaria dell'oggetto sociale, che la
società possa procedere alla formazione di un gruppo mediante acquisto di
partecipazioni e che in assenza di questa , la formazione del gruppo
comporterebbe una modifica di fatto dell'oggetto sociale. Tale previsione ,
tuttavia, non è sufficiente per attribuire agli amministratori una competenza
decisoria.
Secondo l'opinione dominante ,infatti, gli azionisti di una s.p.a sono chiamati a
pronunciarsi ogni qualvolta la decisione gestoria abbia una profonda influenza
sui diritti partecipativi e patrimoniali dei soci.
l'assemblea deve decidere con maggioranza qualificata di 3/4 del capitale
sociale rappresentato in assemblea.
Per quanto riguarda l'ordinamento italiano è stato sostenuto che il dovere di
diligenza impone agli amministratori  di chiedere l'intervento oppure un
'autorizzazione non scritta da parte dell'assemblea  per tutte quelle volte in cui un
atto gestionale potrebbe comportare una modifica alla struttura e all'organizzazione
della società. Sarebbe tuttavia negato in ogni caso un diritto al disinvestimento per il
socio dissenziente rispetto all'operazione, (ossia la trasformazione di società
operativa in holding ) il quale avrà a disposizione soltanto altri rimedi (Es : la
denunzia di gravi irregolarità davanti al tribunale).
In alternativa , si potrebbe ritenere  che la trasformazione di una spa operativa in
capogruppo rientri tra le competenze decisionali non scritte dell'organo
assembleare, e ciò in quanto sarebbe possibile anche nel nostro ordinamento
riconoscere una competenza gestoria eccezionale in capo all'assemblea in
presenza di operazioni che per la loro rilevanza economica incidono in profondità
sulla struttura e organizzazione della società , seppur astrattamente questa
competenza spetterebbe all'organo amministrativo. Nemmeno in quest'ipotesi ,
tuttavia , sarebbe previsto un diritto al disinvestimento in capo al socio dissenziente.
Il potere di direzione e coordinamento di una spa capogruppo : caratteristiche e limiti
Uno dei più importanti interrogativi che si pongono all'interprete è quello riguardo
le caratteristiche e i limiti di una spa capogruppo. Si può con certezza affermare che
l'ordinamento societario italiano a seguito della riforma, prevede che il potere della
capogruppo si configuri NON come potere di fatto ma come un vero e proprio
potere giuridico. In questa prospettiva è opportuno sottolineare che l'art. 2497 ,
riconoscendo la liceità dell'att. di dir e coord. , ha una chiara funzione di privilegio in
quanto consente alla capogruppo non solo di impartire direttive nei confronti della
società dipendente , ma anche direttive prima facie ( a prima vista ) pregiudizievoli.
Funzione di privilegio che ovviamente si deve leggere sotto un duplice punto di vista
:
Dal lato della società dipendente corrisponde ad una sottoposizione della
propria volontà a una volontà esterna (quella della capogruppo)
Dal lato della società capogruppo implica il riconoscimento della possibilità di
impartire direttive anche pregiudizievoli.
Tale potere decisionale risiede nell'organo amministrativo.  A questo proposito
sembrerebbe esserci una discordanza , considerando che l'art 2497 attribuisce
questo potere in capo alla società e non ai suoi amministratori , ciò è tuttavia 
coerente con il carattere transtipico della disposizione. Ad esempio nelle srl , il
potere decisionale può essere attribuito anche direttamente ai soci.
Si ricorda che la capogruppo potrà quindi sia imporre le linee strategiche generali ,
sia ingerirsi nella gestione ordinaria della controllata.
Le funzioni dell'organo amministrativo della società diretta e coordinata.
Restano da chiarire le forme e le modalità attraverso le quali il potere della
capogruppo si inserisce nel sistema delle competenza della società dipendente. A
tale proposito si può osservare quanto segue. In particolare gli amministratori di
una società diretta e coordinata:
Sono PRIVI del potere di alta amministrazione ( ossia di poter definire le linee
strategiche della propria società) e possono anche essere privati di alcuni
poteri di gestione ordinaria.
Devono eseguire le direttive legittime e collaborare con la capogruppo nel
perseguimento della politica imprenditoriale di gruppo , fornendo ad esempio
all'organo amministrativo della società dominante le informazioni necessarie
per l'esercizio dell'att. di dir. e coord.
Svolgono una funzione di  "filtro’’ . Nel senso che sono tenuti a eseguire
soltanto quelle direttive che non contrastano con i principi di corretta gestione
societaria.
La disciplina degli interessi degli amministratori in una spa di gruppo.
Bisogna chiarire se ed eventualmente in quali termini in una spa di gruppo sia
applicabile la disposizione di cui all'art. 2391.

Si ricorda che nell'art 2497  primo comma cc. impone alla società o ente 
capogruppo il rispetto dei principi di corretta gestione societaria. Ebbene , per
quanto riguarda il problema in esame  si deve rilevare che la disciplina di cui all'art
2391 rientra senza dubbio nella sfera dei predetti principi , con la conseguenza che
le disposizioni relative agli interessi degli amministratori dovranno essere rispettate
dalla società che esercita direzione unitaria, nonché coloro che eseguono direttive e
attuano l'att. di dir. e coord , ovvero innanzitutto dagli amministratori della società
diretta e coordinata.

Funzioni e responsabilità dei sindaci di una spa capogruppo.


Prima di indagare sulle funzioni (poteri-doveri) che il collegio sindacale è chiamato
a svolgere in una spa capogruppo , nonché i profili di responsabilità conseguenti a
eventuali inadempimenti  di tali funzioni , bisogna preliminarmente ricordare che la
riforma del diritto societario :
Ha ridisegnato la disciplina dei sindaci
Ha introdotto per la prima volta una regolamentazione specifica dei gruppi di
società,  e disposizioni dedicate al collegio sindacale di una spa di gruppo.

Non c'è alcun dubbio che il principale dovere dei sindaci si identifica nella vigilanza
sull'osservanza della legge e dello statuto nonché sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo,
amministrativo e contabile adottato dalla società e del suo concreto funzionamento.
(art 2403)
Al collegio sindacale , quindi , viene attribuito il compito di verificare che l'organo
amministrativo esercito l'attività di direzione e coordinamento in modo legittimo ,
ossia nel rispetto dei principi di corretta gest. soc. E una società dipendente viene
diretta in modo contrario a tali principi quando non può operare come autonomo
centro di profitto.  E' opportuno precisare che l'organo di controllo della società
dominante non è allo stesso tempo l'organo di controllo del gruppo , nel senso che
NON è tenuto a verificare la legittimità dei comportamenti degli amministratori di
tutte le società appartenenti al gruppo , quello che deve controllare è invece la
liceità dell'att di dir. e coord. nei limiti in cui questa è posta in essere dagli
amministratori della capogruppo , i quali sono i destinatari ESCLUSIVI della sua
attività di controllo.

E' ovvio che la dimensione di gruppo amplia, rispetto a una società autonoma ,il
bisogno di informazioni del collegio sindacale , il quale deve essere informato su
quanto avviene non solo nella propria società , ma anche nelle altre società del
gruppo. Il legislatore non è rimasto insensibile rispetto quest'esigenza. Infatti il
collegio sindacale dispone di poter significativi per poter assolvere in modo
efficace i suoi compiti:
1. In primo luogo attraverso il potere-dovere di assistere alle adunanze del
consiglio di amministrazione e alle riunioni del comitato esecutivo , i sindaci
sono messi nelle condizioni di acquisire direttamente dati sulla gestione del
gruppo.
2. La riforma ha inoltre riconosciuto al collegio sindacale della capogruppo il
potere di chiedere agli amministratori notizie , anche con riferimento a società
controllate, sull'andamento delle operazioni sociali o su determinati affari , e
inoltre la possibilità di scambiare informazioni con i corrispondenti organi
delle società controllate sui sistemi di amministrazione e controllo ed
all'andamento generale dell'attività sociale.
Bisogna poi sottolineare l'obbligo degli amministratori delegati (persona a cui il
consiglio di amministrazione delega, per l'appunto, le decisioni più importanti e i
propri poteri) di riferire ai sindaci , oltre che sul generale andamento della gestione ,
le operazioni di maggior rilievo, compiute dalla società e dalle sue controllate.
Considerato dunque che i sindaci hanno a disposizioni vari strumenti per svolgere
un certo tipo di controllo sulla condotta degli amministratori , rimane da chiedersi
quali poteri reattivi siano azionabili dal collegio sindacale , qualora accerti
un'illegittimità da parte dell'organo amministrativo . Se prima della riforma i sindaci
non disponevano di poteri reattivi adeguati, la situazione attuale risulta
profondamente  diversa :
1. Sono in possesso di un potere collegiale che permette di impugnare le
delibere consiliari
2. E' stato modificato l'art 2393  , prevendo la possibilità per il collegio di
promuovere l'azione di responsabilità verso gli amministratori con delibera
assunta a maggioranza dei 2/3 dei suoi componenti
3. Il collegio sindacale della società capogruppo è legittimato a promuovere
una denuncia di gravi irregolarità al tribunale. (art 2409)

Le funzioni e i poteri del collegio sindacale di una spa ha inevitabili conseguenze


anche sotto un profilo di responsabilità dell'organo. Oltre alla responsabilità
concorrente prevista dall'art 2407 secondo comma cc

il sindaco potrebbe  anche essere chiamato a rispondere del suo negligente


operato   in forza dell'art 2497 secondo comma cc in quanto soggetto che ha preso
parte al fatto lesivo. Infatti , in presenza di una direttiva illegittima da parte degli
amministratori della dominante ,  il danno cagionato ad una società dipendente
dovrebbe esporre a responsabilità anche i sindaci , in quanto con il loro
comportamento omissivo ( ossia l'omesso controllo oppure la mancata attivazione
dei meccanismi di reazione) , hanno concorso a cagionare il danno.

Diritto dei gruppi e altre società lucrative. Srl appartenente a un gruppo.


Per quanto riguarda la società a responsabilità limitata  , dopo la riforma , questo
tipo societario risulta essere utilmente impiegato in una struttura di gruppo , in
qualità di società diretta e coordinata. Si può osservare che  lo statuto organizzativo
del socio di controllo in una srl è stato declinato dal legislatore in modo tale da
consentire un'efficiente trasmissione ed esecuzione delle direttive della capogruppo.
Più in particolare:
1. La competenza della gestione dell'impresa in una srl può essere attribuita alla
decisione dei soci attraverso una pluralità di strumenti :  da una riserva
statutaria a una richiesta di decisione ai soci che rappresentano almeno 1/3 del
capitale sociale. E' stato poi ulteriormente precisato che la sovranità del
gruppo dei soci non si esprime soltanto nel potere di determinare  e modificare
l'assetto organizzativo , finanziario e strutturale dell'impresa , MA si esprime
soprattutto nella possibilità di avocare a sé ogni decisione in merito a
qualsivoglia operazione gestoria.
2. E' prevista la possibilità che l'atto costitutivo attribuisca a singoli soci
particolari diritti riguardanti l'amministrazione della società. E' opinione
diffusa infatti che possa essere essere previsto a favore di un determinato socio
la riserva della funzione di amministrazione ovvero il diritto di decisione su
determinati atti gestori. Sulla base di quanto detto , si può facilmente
ipotizzare una previsione statutaria , in forza della quale si attribuisce ad un
socio un formale potere di direttiva su alcuni aspetti dell'alta
amministrazione e/o della gestione sociale.
Si possono poi sintetizzare  alcuni momenti dello statuto normativo di una srl
appartenente a un gruppo :
L'art 2497 richiede necessariamente per la trasformazione di una srl in società
capogruppo , una decisione dei soci in forma assembleare.
Per quanto riguarda le disposizioni sul conflitto degli interessi degli
amministratori , rientrando nella sfera dei principi di corretta gestione
societaria e imprenditoriale , saranno applicabili anche a una srl appartenente a
un gruppo che la capogruppo deve rispettare sulla base dell'art 2497.
L'art 2497 trova applicazione anche in una srl eterodiretta. Ricordando la
funzione di privilegio di tale disposizione , che permette alla capogruppo di
poter impartire direttive prima facie pregiudizevoli , purché il danno venga
integralmente eliminato o risulti mancante.
Resta da capire se in una srl dipendente trovi applicazione anche la
responsabilità del socio. A questo proposito pare opportuno richiamare
nuovamente l'art 2497  che legittima sia il singolo socio , sia il singolo
creditore della società diretta e coordinata , ad agire verso la capogruppo per il
risarcimento dei danni conseguenti ad una illegittima direzione unitaria.
Le società di persone  come parti di un gruppo di imprese.
Se gli elementi costitutivi  di una struttura di gruppo sono normalmente società di
capitali , nella realtà imprenditoriali italiana si possono riscontrare anche gruppi
composti da società in nome collettivo o in accomandita semplice. E' inoltre da
rilevare che le società di persone sono presenti non solo in gruppi familiari di ridotta
grandezza , anche in gruppi multinazionali di notevoli dimensioni.  La liceità di
questo fenomeno sembra possa dirsi acquisita a seguito della riforma societaria del
2003 , la quale ha riconosciuto la legittimità della partecipazione di società di capitali
in società di persone.
Diritto dei Gruppi di Imprese ( Cap.4 )
Diritto dei gruppi di imprese , società cooperative ed enti non profit.
E' un dato difficilmente contestabile che per lungo tempo l'impresa mutualistica è
stata identificata con la società monade (singola). Ciò ha sicuramente rallentato lo
sviluppo di modelli aggregativi di gruppo nella realtà cooperativa. In questo
senso si manifestava un palese paradosso : alla tendenza della società cooperativa
alla cooperazione con altre imprese mutualistiche , corrispondeva una discordanza
tra le regole cooperative e le modalità di funzionamento dei gruppi societari. La
riforma del diritto societario del 2003 è intervenuta in modo significativo al fine di
soddisfare l'esigenza , propria anche della realtà cooperativa, di poter usufruire di
modelli di modelli che permettono l'integrazione tra imprese e idonei a sviluppare
forme di aggregazione di gruppo , riformando organicamente la disciplina delle
società cooperative , consentendo la costituzione di un gruppo cooperativo
paritetico.
Il modello del gruppo cooperativo paritetico (art.2545-septies,c.c.)
In via preliminare occorre chiarire il significato di tale locuzione. Innanzitutto
bisogna chiedersi se la pariteticità attenga all'esercizio del potere , oppure alla sfera
dei criteri di decisione inderogabili  ( ossia ai criteri nel rispetto dei quali tale
potere debba essere esercitato ) . Al riguardo sembra potersi accogliere la seconda
tesi , nel senso che la pariteticità viene prevista dal legislatore  come inderogabile
"criterio di decisione". Più in particolare questa conclusione si fonda su determinati
dati normativi :
1. L'art 2545-septies , al primo comma , ammette espressamente che la direzione
del gruppo possa essere attribuita dal contratto anche AD UNA SOLA società
cooperativa. Il gruppo cooperativo può quindi essere strutturato come un
gruppo gerarchico , con a capo una sola società cooperativa , senza alcun
obbligo che tutte le società cooperative contraenti contribuiscano alla
creazione di una volontà comune in merito all'attività di direzione e
coordinamento del gruppo.
2. Al n.5  dell'art 2545 septies è previsto che il contratto deve necessariamente
indicare i criteri di compensazione e soprattutto l'equilibrio nella
distribuzione dei vantaggi derivanti dall'attività comune.
Il gruppo paritetico deve quindi caratterizzarsi per il rispetto di un inderogabile
criterio di decisione , e di esercizio del potere di direzione del gruppo , a prescindere
dal soggetto o dai soggetti ai quali è attribuito e dalla necessità o meno della
formazione di una volontà comune di tutti i contraenti. Ciò che deve essere
garantito è l'equilibrio nella distribuzione dei vantaggi derivanti dall'attività comune.
Il riconoscimento dei criteri di compensazione consente poi di valutare gli effetti
della direzione unitaria non in modo atomistico , ma in termini complessivi di attività.
Il modello del gruppo paritetico , per come disciplinato , può inoltre avere diversi
contenuti , potendo porre in essere accordi , mediante i quali più società alienano il
governo delle proprie imprese attribuendolo alternativamente :
1. Ad una di esse , che eserciterà il potere di dir. e coord. , rispettando l'obbligo
di garantire la "pariteticità" come equilibrio nella distribuzione dei risultati
2. Ad una o più società o ente, che rappresenti tutte le società contraenti e
funga da strumento per una direzione concentrata del gruppo.
La novità del gruppo paritetico si identifica proprio nella possibilità di consentire la
sovraordinazione di una cooperative ad altre imprese attraverso lo strumento
contrattuale e non la partecipazione al capitale. In conclusione sembra opportuno
precisare che il gruppo cooperativo paritetico non acquisisce soggettività giuridica
ed ha quindi una rilevanza meramente interna, rimanendo ferma la possibilità di
conferire alla capogruppo un potere di rappresentanza per il compimento di uno o
più atti nel nome delle altre società aderenti al contratto

Il contenuto del contratto

L'art 2545-septies dispone che il gruppo paritetico si fonda su un contratto , mediante


il quale più cooperative appartenenti anche a categorie diverse , regolano , anche in
forma consortile , la direzione e il coordinamento delle rispettive imprese. Con
specifico riferimento al contenuto del contratto , quest'ultimo deve indicare :
La durata
La cooperativa o le cooperative a cui è attribuita la direzione del gruppo ,
indicandone i relativi poteri
L'eventuale partecipazione di altri enti pubblici e privati
I criteri e le condizioni di adesione e di recesso dal contratto
I criteri di compensazione e l'equilibrio nella distribuzione dei vantaggi
derivanti dall'attività comune.
Nonostante la perentorietà dell'inciso "deve indicare" ,  è da chiedersi se il
legislatore abbia inteso questi requisiti come essenziali , oppure se il gruppo
cooperativo possa costituirsi anche in assenza di uno o più dei suddetti
elementi.  E' da preferire la seconda ipotesi , infatti la primo opzione , oltre ad
essere eccessivamente drastica , prospetterebbe problemi pratici di difficile
soluzione.
Con riferimento al termine di durata dell'accordo , il legislatore NON ha previsto
né un termine massimo né minimo. Per questo motivo non si è mancato di
sottolineare  la dubbia legittimità di una eventuale clausola che stabilisca la durata
illimitata del contratto , optando in questo caso , o per la nullità della clausola stessa
oppure , quale necessario contrappeso ad una eventuale durata illimitata del gruppo
, attribuendo il diritto di recesso in favore della società aderenti all'accordo.
Sempre con riferimento al contenuto del contratto , sembra potersi affermare che
quest'ultimo possa anche prevedere l'alienazione , da parte delle società contraenti
ad una o più di esse , di alcune tra le principali funzioni essenziali dell'impresa. In
questa prospettiva però il contratto dovrà prevedere :
L'obbligo per la cooperativa di uniformarsi alle deliberazione assunte dagli
organi di vertice e di favorirne l'attuazione
L'obbligo di fornire tutte le notizie e i dati richiesti dalla struttura di vertice.
Il problema della disciplina applicabile alle società al momento dell'adesione al 
contratto e successivamente.
Nonostante l'art.2545 septies garantisce la liceità della figura contrattuale in esame
stabilendo parzialmente il contenuto e la disciplina del contratto , rimane ancora
aperto il problema di identificare le regole organizzative alle quali devono
sottostare le società
1. Al momento della decisione di stipulare il contratto
2. E successivamente quando si trova ad operare sotto la direzione e il
coordinamento della capogruppo.
1) Sotto il primo profilo , la questione da affrontare è quella determinare l'organo
societario competente a decidere l'annessione della società al contratto e quindi al
gruppo paritetico. Per rispondere al quesito , sembra opportuno dover distinguere a
seconda che per effetto del contratto si verifichi o meno un'alienazione del governo
dell'impresa. Solo nel caso di attribuzione del potere di dir. e coord. ad un'unica
società la stipulazione del negozio deve essere considerato non come un mero atto
gestorio , e quindi di competenza dell'organo amministrativo , ma come una
decisione a forte valenza organizzativa , da ricondursi quindi nell'ambito delle
competenze assembleari.
2)Per quanto riguarda il secondo quesito  , non sembra potersi dubitare che trovi
applicazione la disciplina di cui agli art. 2497  ss.  E ciò si può agevolmente affermare
grazie all'art 2497 septies :
Rimane ferma la necessità di interpretare gli art. 2497 ss in modo adeguato ai
modelli societari aderenti al gruppo cooperativo paritetico e di coordinare la
disciplina con quella specificamente dettata per questi modelli.
E' opportuno precisare che gli amministratori mantengono l'obbligo di recepire solo
le direttive gestionali che siano in linea con il criterio di decisione della pariteticità.
In caso di abuso di direzione unitaria da parte della capogruppo si prospetta per
quest'ultima una duplice forma di responsabilità nei confronti:
1. Della società dipendente per i danni conseguenti alla violazione degli
obblighi contrattuali.
2. Dei singoli soci delle società soggette a direzione e coordinamento in forza
dell'art 2497.

Ente non profit capogruppo.


Ormai è un dato di fatto che le organizzazioni non profit svolgono diverse funzioni
nella società e molte di loro sono coinvolte in attività di tipo imprenditoriale. E'
infatti opinione da tempo condivisa che un ente non profit possa detenere
partecipazioni sociali di controllo in una o più società lucrative e per questa via
esercitare un'attività di direzione e coordinamento o detto in altri termini , il ruolo di
holding all'interno di un gruppo di imprese.
In linea generale e astratta si può affermare che la nuova disciplina sull'attività di
direzione e coordinamento è applicabile anche agli enti non profit che esercitano
effettivamente tale tipo di attività. A questa soluzioni si giunge attraverso più
disposizioni contenute negli art 2497 ss : basti pensare che queste , espressamente
si riferiscono non solo a società ma anche enti . In altri caso le disposizioni parlano
genericamente di chi esercita attività di direzione e coordinamento. In sostanza , il
legislatore della riforma ha preso atto che non è raro che la funzione di capogruppo
sia svolta da un'associazione o fondazione. Può essere opportuno rilevare la
soluzione prospettata non ostacola la disciplina delle associazioni e fondazioni dal
momento che a queste ultime è consentito produrre e/o scambiare beni o fornire
servizi , impiegando gli eventuali utili nel perseguimento degli scopi loro
propri. Se quindi su un piano teorico sembra difficile negare l'applicazione degli
art.2497 ss. alle ipotesi in cui un ente non profit eserciti un att. di dir.e coord. , il
problema si sposta sul caso concreto , dovendosi accertare se si possa sostenere che
effettivamente  esista una direzione e coordinamento da parte dell'associazione o
fondazione controllante. Al riguardo bisogna osservare che in molti casi la risposta
sarà negativa , nel senso che l'ente non profit , anche in ipotesi di controllo ,
potrebbe non esercitare un'attività di dir. e coord. sulle società controllate , ma
semplicemente un'influenza e senza alcuna ingerenza sulla gestione.

Alcuni esempi
Di seguito alcuni esempi su come possono estendersi agli enti non profit
capogruppo alcune tra le principali disposizioni della nuova disciplina del gruppo di
imprese:

Quando vi è un rapporto tra gli art.2497 ss. e la realtà della associazioni e


fondazioni , uno dei momenti più delicati è quello conseguente a una
eventuale applicazione della proposizione normativa della responsabilità (art
.2497). Al riguardo si potrebbe sostenere che questa disposizione non è
destinata a trovare applicazione nel caso di ente non profit capogruppo, dal
momento che la norma appena citata richiede che l'ente abbia agito
nell'interesse imprenditoriale proprio o altrui , e tale circostanza non dovrebbe
mai verificarsi nel caso di specie , in quanto associazioni e fondazioni
perseguono sempre uno scopo non lucrativo. La  realtà tuttavia è diversa ;
infatti è da ricordare che l'art 2497 prevede come elemento costitutivo il
perseguimento non semplicemente di interessi esterni , ma di interessi esterni
che si pongono una dimensione imprenditoriale.  Ed è di fondamentale
importanza tenere a mente che l'interesse imprenditoriale NON EQUIVALE
in alcun modo a scopo lucrativo, con la conseguenza che l'ente non profit
potrà essere chiamato a rispondere ex art.2497, qualora , pur nel rispetto del
proprio scopo non lucrativo , persegua interessi esterni di natura
imprenditoriale.

Per quanto riguarda la disciplina della pubblicità ex art.2497-bis si profilano


due questioni. In particolare :
1. Considerando che l'ente non profit capogruppo è già iscritto nel registro delle
persone giuridiche istituite presso le prefetture , può sorgere il problema in
ordine a quale registro utilizzare per la pubblicità. Al riguardo , non si dubita
che la pubblicità in esame, si realizza mediante iscrizione nel registro delle
imprese.
2. Per quanto attiene alla disciplina dell'art.2497-bis quarto comma

è da chiedersi come essa si atteggi quando l'ente che esercita su una società
lucrativa attività di direzione e coordinamento sia un ente non profit.

Non sembra potersi escludere l'applicabilità dell'art.2497 quinquies :

Più in particolare la norma appena richiamata è applicabile ai finanziamenti


infragruppi effettuati dalla fondazione a favore delle società nei confronti della quale
esercita att. di dir. e coord.

Non si dubita nemmeno della legittimità della costituzione , attraverso un


contratto , di gruppi gerarchici (o paritetici) con un ente non profit in funzione
di holding.
Diritto dei gruppi di imprese ( Cap.5)
Attività di direzione e coordinamento ed autonomia privata.
Se già prima della riforma del diritto societario era stato prospettato e discusso il
ruolo dell'autonomia privata nella formazione e nella disciplina del gruppo , il
tema è diventato ancora più rilevante a seguito dell'introduzione dell'art 2497
septies , il quale stabilisce che   :

Il tema in esame sarà affrontato sarà affrontato sotto tre punti di vista , e più in
particolare :
1. Se lo strumento contrattuale possa essere legittimamente impiegato per la
costituzione e/o per la regolamentazione di un gruppo non solo paritetico , ma
anche e soprattutto gerarchico.
2. Quali problemi pongono i contratti di servizio infragruppo.
3. Se ed eventualmente in quali termini lo statuto delle singole società
appartenenti a un gruppo possa contribuire alla formazione di un diritto di
organizzazione dell'attività di direzione e coordinamento.
Prima di proseguire nell'analisi , è opportuno rilevare che secondo un'opinione assai
diffusa , devono considerarsi astrattamente lecite e ammissibili  tutte le
manifestazioni di autonomia privata finalizzate a costituire o disciplinare il gruppo
nel rispetto dei principi dettai dagli art. 2497 ss.
Il contratto di "coordinamento gerarchico ".
La nuova disciplina italiana dei gruppi non riconosce la legittimità del "contratto di
dominio" (tipico della legge azionaria tedesca)  intendendosi con tale locuzione un
contratto mediante il quale la società capogruppo acquista il diritto di impartire alle
società dipendenti direttive anche pregiudizievoli per queste ultime e senza alcuna
necessità di un vantaggio compensativo , essendo previste garanzie alternative a
favore della società dipendenti , dei suoi soci e creditori , sia nel momento della
conclusione del contratto sia in quello della sua esecuzione. Più in particolare
attraverso il contratto di dominio si realizza un'alienazione del governo della società
in quanto :
Una società acquisisce il diritto di impartire agli amministratori di un'altra
società direttive gestionali anche pregiudizievoli , purché siano nell'interesse
della società dominante o di un'altra società sorella
I componenti dell'organo amministrativo della società dipendente sono
obbligati a eseguire tali direttive , andando esenti da responsabilità per i
danni che possono derivare dalla loro esecuzione.

Non sembra invece potersi dubitare sulla legittimità di costituire e/o disciplinare ,
attraverso un contratto , un  gruppo gerarchico, ossia un gruppo ove la direzione e
il coordinamento è esercitata dalla società capogruppo , senza alcuna forma di
concertazione con le altre società soggette a tale direzione. Più in particolare è da
ritenersi lecita la costituzione di un gruppo gerarchico , attraverso un contratto di
collegamento o coordinamento gerarchico, nell'ambito del quale la società
capogruppo può esercitare l'att. di dir. e coord. nel rispetto dei principi di corretta
gestione societaria e imprenditoriale.
Tale tipo di contratto è destinato a svolgere un ruolo di primo piano non solo nella
costituzione , ma anche nella disciplina della direzione e del coordinamento : è
evidente che il contratto in esame può essere utilmente impiegato anche in presenza
di società (non più autonome , ma ) appartenenti ad un gruppo. In presenza di
questo schema contrattuale diviene possibile stabilire con chiarezza e precisione
quali siano il contenuto, limiti , modalità, gli organi investiti dell'att. di dir. e coord. i
doveri di adempimento delle società sottoposte e le regole di controllo.
Non c'è dubbio che la conclusione del contratto di coordinamento gerarchico  ,
essendo un contratto che coinvolge due o più società , sarà affidata ai legali
rappresentanti di ciascuna di esse e dunque a un componente dell'organo
amministrativo dotato dei necessari poteri rappresentativi. Il problema che si pone è ,
tuttavia , quale sia l'organo competente a prendere una decisione così rilevante per
la struttura e l'organizzazione della società e quindi per i diritti/interessi dei suoi soci
:
In caso di contratto stipulato tra società (non autonome , ma) appartenenti a
un gruppo , la decisione dovrebbe rientrare nella competenza dell'organo
amministrativo sia nella s.p.a. che nella s.r.l. trattandosi di una decisione che
non implica alcuna modifica dell'area di rischio delle società coinvolte
La questione invece assume una diversa rilevanza quando  in forza del
contratto , sono più società autonome a decidere di entrare a far parte di un
gruppo gerarchico.  In questo caso volendo sintetizzare :
1. In una s.r.l. la decisione in esame dovrebbe ricadere nella competenza
dell'assemblea dei soci in quanto si tratterà di una decisione che comporta
una sostanziale modificazione dell'oggetto sociale. 
2. Più complessa è la soluzione in caso di una s.p.a.  Al riguardo si potrebbe
ricordare che il dovere di diligenza imponga agli amministratori di chiedere
l'autorizzazione non scritta dell'assemblea in sede ordinaria per questo atto
gestionale , volto a determinare una modifica rilevante alla struttura
organizzativa della società. In alternativa si potrebbe prospettare direttamente
una competenza decisionale non scritta dell'organo assembleare  in sede
straordinaria. 

I contratti di servizio infragruppo.


Nella prassi è molto frequente imbattersi in contratti di prestazioni di servizi
connessi e strumentali all'attività di direzione e coordinamento o rilevare che la
competenza a svolgere determinate operazioni di massima rilevanza sia riservata
direttamente alla controllante e preclusa alle altre società. Questo è il fenomeno dei
c.d. contratti di servizio infragruppo , in forza dei quali in genere la capogruppo
viene a svolgere direttamente le attività relative a servizi amministrativi , tecnici o
gestionali , lasciando invece , nella sfera di competenza di ciascuna società diretta e
coordinata le attività relative alla gestione operative. Risulta indubbia la legittimità di
tale contratto ( stipulato tra capogruppo e società coordinate ) , in quanto
traduce e specifica negozialmente il legittimo potere di direzione e coordinamento
della capogruppo.
Per facilitare l'effettività di questo modello gestionale , la capogruppo in alcuni casi ,
può essere incaricata a svolgere  le attività previste dal contratto di servizio in nome
e per conto delle società dirette e coordinate. Per quanto riguarda il contenuto della
procura , bisogna sottolineare che :
Gli amministratori delle società dirette e coordinate mantengono tutti i poteri
impliciti nel proprio ruolo
La procura viene rilasciata per il compimento di specifiche e ben identificate
tipologie di atti.
E' quindi corretto affermare che le procure speciali rilasciate a favore della
capogruppo altro non siano che la lecita proiezione esterna dei poteri di
eterogestione della capogruppo , e in questo contesto il contratto di servizio
infragruppo rappresenta un efficace strumento giuridico per l'attuazione dell'attività
di direzione e coordinamento.
Infine si discute sull'ammissibilità , in ambito societario , del rilascio a soggetti terzi
di mandati o procure generali. Accanto all'indirizzo che nega la legittimità di queste
procure , si è progressivamente affermato un altro orientamento , più permissivo , la
quale considera astrattamente ammissibile il conferimento di mandati o procure
generali a terzi , purché tali atti NON producano l'effetto di affidare ai terzi stessi  la
completa direzione dell'attività sociale , e conseguentemente , un totale
svuotamento dei poteri degli amministratori.

Lo statuto delle società appartenenti a un gruppo come strumento di disciplina


dell'attività di direzione e coordinamento.
Si deve prendere atto che lo statuto di una società di gruppo deve essere pensato
considerando che la società appartiene ad una più ampia struttura organizzativa
(il gruppo) , e ciò ha eventuali ripercussioni non solo sulla clausola dell'oggetto
sociale , ma anche su altre clausole quali quelle relative alle funzioni degli organi ,
alla previsione di eventuali comitati consultivi di gruppo.  Sarà quindi necessario
procedere a un reciproco coordinamento di contenuti tra gli statuti delle società
dipendenti e quello della dominante , nonché tra gli stessi statuti delle dipendenti , al
fine di costituire un sistema omogeneo di regole organizzative dell'att. di dir. e
coord.
Si pensi poi a possibili strumenti di reazione in caso di un eventuale
inadempimento da parte degli amministratori delle società soggette a direzione
e coordinamento , alle direttive della capogruppo. A tal fine si potrebbe
ipotizzare una clausola statutaria ( negli statuti delle società dipendenti )
diretta  a definire , in modo specifico , entro quali limite sussiste un obbligo
degli amministratori di dare esecuzione alle direttive emanate dalla società
dominante.
Oppure , infine , si pensi allo statuto di una s.p.a. Nella prospettiva di
regolamentare la trasformazione di una s.p.a. autonoma in capogruppo ,
potrebbe essere interesse dei soci inserire una clausola in forza della quale è
espressamente prevista un'autorizzazione dell'assemblea , relativamente ad ogni
decisione in merito.

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