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Kant è uno dei massimi e più importanti rappresentanti dell’illuminismo. Nacque a Konigsberg
(Prussia orientale, attuale Bielorussia) nel 1723 e visse per 81 fino al 1804.
Il suo illuminismo era di tipo SPECULATIVO, a differenza di quello francese che era sociologico-
politico. Con l’illuminismo speculativo tenta di definire la SCIENZA, il SAPERE e la
METAFISICA. L’elemento fondamentale di questo illuminismo era la RAGIONE, di cui tratta nel
suo “Saggio sulla conoscenza dell’illuminismo”.
Il punto fondamentale dell’opera dice che:” La ragione rappresenta l’essenza dell’uomo e attraverso
essa l’uomo può uscire dallo STATO DI MINORITA’ “
STATO DI MINORITA’= l’essere è sotto al principio di autorità (Stato e Chiesa) == Kant diceva
“sapere aude” (abbi il coraggio di utilizzare la ragione) == serve per EMANCIPARSI da questa
condizione e consente di definire l’uomo.
Quindi Kant compie un’operazione di speculazione critica e perciò la sua filosofia è definita
CRITICISMO. Questo criticismo è contenuto tutto nelle 3 critiche:
- CRITICA DELLA RAGION PURA
- CRITICA DELLA RAGION PRATICA
- CRITICA DEL GIUDIZIO
Kant non scrive solo opere filosofiche o teoretiche ma si occupa anche di differenziare MORALE e
DIRITTO e di scrivere riguardo al liberalismo, all’ambito giuridico e all’ambito etico.
I modelli e gli autori che gli forniscono ispirazione sono:
LOCKE (empirismo)
ARISTOTELE (logica)
HUME (principio di causalità che lui negherà)
WOLFE (era un filosofo razionalista tedesco da cui riprenderà il LINGUAGGIO da un suo
specifico manuale)
LEIBNIZ
Possiamo dividere la sua attività filosofica in due periodi:
1. PERIODO PRECRITICO= precede il 1882 (data della prima pubblicazione della “Critica
della Ragion Pura”)
In questo periodo era un filosofo abbastanza conosciuto, una personalità importante ma la
sua grandezza si sarebbe vista con la pubblicazione futura delle critiche. Qui si occupa di
una prima comprensione di quali siano i problemi del criticismo che poi verranno risolti
dalle critiche.
Si occupa anche di problematiche scientifiche.
2. PERIODO CRITICO= inizia nel 1882 con la prima pubblicazione della “Critica della
Ragion Pura”
Durante questi anni si occupa delle 3 critiche che trattano i problemi della filosofia. La
“Critica della Ragion Pura” è la più importante, mentre la “Critica della Ragion Pratica” è
quella più culturalmente attuale.
Queste critiche dovevano rispondere a 3 domande (problemi) e tutte compongono il progetto
critico di Kant che va considerato nel suo complesso.
- “Che cosa posso conoscere? I limiti e le possibilità dell’uomo”
- “Che cosa debbo fare? Le azioni e le azioni morali lecite
- “Che cosa posso sperare? Le finalità dell’uomo nel mondo→ da un giudizio teleologico sul
significato dell’uomo nel mondo.
Tutte queste domande ne presuppongono UNA importantissima: “Che cos’è l’uomo?”
Infatti l’opera di Kant è anche un’antropologia filosofica poiché da risposte sul soggetto umano e
sulle sue facoltà.
Per Kant è l’uomo che risponde a queste questioni sulla base delle proprie facoltà, sulla base di ciò
che lui è e non deve considerare teorie già formulate.
Perciò per Kant bisogna rispondere su una BASE TRASCENDENTALE (da qui sappiamo che il
criticismo, quindi la filosofia kantiana è trascendentale) == perciò la filosofia è considerata
ESPRESSIONE DEL SOGGETTIVISMO MODERNO, quello originato da Cartesio.
Rispetto a Cartesio cambia il modo in cui è considerato il soggetto:
- CARTESIO: considerava il soggetto una sostanza res cogitans che ha sostanzialità
- KANT: considera il soggetto in rapporto alle funzioni che le facoltà del soggetto stesso
esercitano (non ha sostanzialità, è definito ma trascendentale)
INTRODUZIONE:
1)SIGNIFICATO AL TITOLO “CRITICA DELLA RAGION PURA” =
- Per prima cosa parla della METAFISICA che rappresenta il culmine, il tema della critica
della ragion pura.
La definisce attaccando due atteggiamenti, due modi di intendere la Metafisica che erano diffusi
durante il ‘700:
1. DOGMATISMO= nel quale i DOGMI (principi non fondati ma assunti per veri) partono da
presupposti non criticamente fondati che secondo Kant vanno perciò esaminati. (SAN
TOMMASO)
2. INDIFFERENTISMO= gli indifferentisti sono indifferenti e negano la necessità della
metafisica. LA loro scienza è perciò una scienza empirica. Per Kant è impossibile essere
indifferenti davanti alle questioni metafisiche che appartengono alla natura dell’uomo!!
Quelli che ostentano la Metafisica presuppongono per Kant la Metafisica naturalistica nella
quale la realtà coincide con la natura in quanto manifestazione della materia. Perciò gli
indifferentisti per Kant partono da un presupposto metafisico naturalistico (DEISMO).
-Spiega il significato di CRITICA e parla del “tribunale della ragione”:
==Questo tribunale è istituito dalla ragione stessa che è sia giudice che imputata perciò giudica sé
stessa.
Il significato originale di “critica” è giudicare, quindi attribuire legittimità a questioni (non in base a
sentimenti, pregi o difetti) in base a leggi cioè principi della ragione stessa che decide ciò che è
lecito conoscere e ciò che non lo è (i propri limiti).
Tutto ciò si svolge al livello di liceità e legittimità (DE IURE) = e cioè stabilire un principio in base
al quale qualcosa è giusto e qualcosa è sbagliato.
Perciò per Kant si giudica a partire dalla ragione e in base ai principi della ragione stessa ciò che
lecito conoscere e ciò che non lo è, quindi si stabiliscono i limiti della ragione stessa.
# con tutto ciò Kant non vuole parlare male dei filosofi precedenti ma stabilire dei limiti in rapporto
alla conoscenza e alle possibilità:
POSSIBILITA’ E IMPOSSIBILITA’ sono indipendenti dall’esperienza e da ciò che conosco
oggettivamente.
==perciò per stabilire le possibilità e i limiti devo avere un giudizio PURO e conoscere i
TRASCENDENTALI:
PURO= A PRIORI (Sant Anselmo) (Cartesio)= il Cogito che è il principio fondante è indipendente
da esperienza (res cogitans).
TRASCENDENTALE= termine comune usato sempre con un altro.
Con “trascendentali” Kant intende le condizioni a priori che appartengono al soggetto e che sono
rivolte alla determinazione dell’esistenza (degli oggetti).
Non sono empiriche o soggettive ma hanno un significato gnoseologico essendo condizioni a priori
e immanenti al soggetto.
**il termine “trascendentale” apparteneva già alla Metafisica perché era stato usato da San
Tommaso, facendo una differenza fra:
- TRASCENDENTE: indica qualcosa al di là, oltre (oltre l’uomo, cioè DIO e oltre
l’esperienza)
- TRASCENDENTALI: o immanenti (nella modernità), elementi costitutivi dell’ente in
quanto ente. Hanno carattere ontologico e sono UNITA’, VERITA’ e BONTA’
(elementi trascendentali dell’ente per il fatto di essere ente e immanenti all’ente stesso)
2) ESAMINA GLI ELEMENTI PER VEDERE IN CHE MODO L’UOMO HA
CONOSCIUTO METAFISICAMENTE LA REALTA’ prima di lui:
Si perveniva alla conoscenza della realtà tramite la formulazione di GIUDIZI o PREPOSIZIONI
(sintesi soggetto e predicato):
1. FILONE RAZIONALISTA (Cartesio)== GIUDIZI ANALITICI A PRIORI: giudizi in cui il
concetto di un predicato è contenuto nel concetto del soggetto. Assumono la forma del principio
di NON CONTRADDIZIONE e di IDENTITA’ (A=A). Assicurano universalità e necessarietà
della conoscenza ma non la arricchiscono, non arricchiscono le nostre conoscenze riguardo al
soggetto (INFECONDI)
2. FILONE EMPIRISTA (Locke)== GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI: nella forma A=B,
dove B è diverso da A. Sono FECONDI perché arricchiscono le nostre conoscenze sul soggetto
ma sono particolari e non necessari (affermati a partire da un punto di vista particolare).
La conoscenza per essere universale, necessaria e feconda deve strutturarsi secondo GIUDIZI
SINTETICI A PRIORI (universali-necessari-fecondi) = costituiscono la forma della scienza.
*una tesi è scientifica se è giudizio sintetico a priori (sintesi dei giudizi analitici a priori=
universali e necessari e dei giudizi sintetici a posteriori= fecondi)
===PERCIO’ LA METAFISICA NON È UNA SCIENZA IN QUANTO NON È GIUDIZIO
SINTETICO A PRIORI!!
Per pervenire ai giudizi sintetici a priori, al dì fuori dei quali non possiamo conoscere, abbiamo
bisogno delle facoltà dell’uomo, cioè i trascendentali. La soggettività in questo caso si esprime
nella funzione conoscitiva che il soggetto esprime quando conosce.
PRIMA FACOLTA’ DELL’UOMO=
“Sensibilità” (estetica): per estetica si intende studio della sensibilità.
In questo caso la conoscenza è riferita ad oggetti (oggettiva)== tende a determinare gli oggetti e
per intenderla dobbiamo riferirci agli oggetti. Il fatto che possiamo assumere soggettivamente
un oggetto rappresenta un’intuizione di natura EMPIRICA== attraverso di essa ci sono dati gli
oggetti.
Il COGITO ERGO SUM di Cartesio per Kant non è un’intuizione e perciò senza la sensibilità
non è possibile conoscere in modo oggettivo oggetti che ci vengono dati tramite l’intuizione
empirica.
Perciò per Kant l’uomo non può intuire intuizioni intellettuali perché altrimenti sarebbe Dio.
--- La sensibilità ha un carattere RECETTIVO, cioè il soggetto riceve qualcosa dall’esterno.
Infatti il carattere fondamentale dell’uomo è la FINITEZZA, cioè per completarsi deve ricevere
qualcosa (non ha la capacità di intuire oggettivamente, poiché è limitato).
Mentre per CARTESIO= gli oggetti sono dati nel COGITO:
1. SOGGETTO
2. DIO
==determinati ontologicamente dalla ragione stessa…. Per Kant questo non è possibile:
gli oggetti vengono importati nel soggetto attraverso la sensibilità e si esprime
nell’intuizione.
Ciò che rappresentiamo con l’intuizione è RAPPRESENTAZIONE EMPIRICA (determinata).
***l’intuizione di un FENOMENO è un’intuizione empirica privata dell’oggetto reale, non ha
determinazione oggettiva. Infatti ogni sensazione è caratterizzata da:
- MATERIA
- FORMA= permane identica anche se togliamo la materialità
Un FENOMENO (rappresentato dalla forma attraverso cui viene intuito) è intuizione di qualcosa di
non determinato.
== quando intuisco ho una sensazione data dall’oggetto (dalla materia) ma ho anche una forma
della sensibilità che è ciò che intuisco in senso ordinato secondo rapporti, è il modo secondo cui
qualcosa può essere intuito secondo un ordine.
Le FORME dell’intuizione sensibile sono lo SPAZIO e il TEMPO (mi appartengono a priori,
senza di esse non posso intuire)
Quindi io posso intuire perché soggettivamente possiedo le forme dello SPAZIO e del TEMPO
tramite cui posso ricevere l’oggetto.
IN CONCLUSIONE: nell’intuizione di un fenomeno posso eliminare l’aspetto materiale e
mostrare la forma/modo secondo cui intuisco, che è indipendente da ciò che intuisco===
SPAZIO E TEMPO INTUIZIONI PURE
Siccome ci troviamo al livello trascendentale e ci basiamo su condizioni di conoscibilità, ciò
che importa a Kant è il MODO attraverso cui intuisco!!
Essendo le FORME PURE a PRIORI, soggettive, esse appartengono all’uomo dotato di
facoltà sensibile. Esse sono condizioni ma non condizionano ciò che si intuisce.
SPAZIO= è forma pura dell’intuizione esterna (spazializzazione del tempo, secondo una
successione di punti)
TEMPO= è forma pura dell’intuizione interna (anch’esso è una successione che diventerà
condizione a priori per intuire)
Sono entrambe forme ASSOLUTE (infinite) mentre invece prima, per Newton erano
oggettive, cioè proprie degli oggetti.
Per esporre e descrivere le forme, Kant ricorre prima ad un’esposizione metafisica (cos’è il tempo
in quanto forma pura ed elemento trascendentale in quanto tale) e poi ad un’esposizione
trascendentale (come il tempo è in relazione a qualcosa, il suo uso per realizzare la conoscenza).
TEMPO= esposizione metafisica:
- Non è empirico
- Appartiene al soggetto
- Rappresenta una successione (infatti io mi rappresento qualcosa sempre in una successione
temporale, il modo in cui ricevo le cose mi è dato dal tempo, secondo un ordine da lui
stabilito)
- Ho la possibilità di ricevere oggetti tramite il tempo ma potrei anche non riceverli ma
ricevere comunque la successione (FENOMENO)
- NON è un giudizio ma è una forma per intuire. Non ha carattere discorsivo, non esprime un
giudizio ma è intuire attraverso gli oggetti
- Ha carattere finito, perciò noi intuiamo in un tempo determinato
Esposizione trascendentale:
- Mi dà la nozione di movimento= DIVENIRE (non è oggettiva)
Il Divenire appartiene al soggetto che intuisce, non sarebbe possibile senza il tempo (realtà
nel divenire) ed è il modo attraverso cui percepiamo gli oggetti.
- Non esiste in quanto tale, è soggettivo=== se astraggo dall’intuizione le condizioni oggettive
posso rappresentare il tempo, poiché l’intuizione temporale rimane.
- Non esprime oggettività, è modo secondo cui organizziamo la realtà in successione
- Senza il tempo non ci sarebbe lo spazio poiché le figure sono introdotte da una successione
temporale.
FIGURA= determinazione esterna dello stato d’animo interno mentre intuiamo
NON CI SAREBBE NESSUNA INTUIZIONE SENZA IL TEMPO CHE È CONDIZIONE
FORMALE A PRIORI DI TUTTI I FENOMENO (non posso eliminarlo perché altrimenti non
esisterebbe il soggetto).
Nuovo argomento=== LOGICA TRASCENDENTALE:
La conoscenza per Kant è l’insieme/unione delle intuizioni sensibili e dei concetti, che formano
appunto l’UNITA’ CONOSCITIVA.
I giudizi sintetici a priori unificano intuizione e concetti.
Con le INTUIZIONI SENSIBILI, che riguardano l’aspetto sensibile, l’uomo riceve qualcosa da
fuori.
Con i CONCETTI, che riguardano l’aspetto concettuale, l’uomo ottiene una conoscenza necessitata.
== insieme legano l’uomo a qualcosa che va al di là di sé stesso (fenomeni sensibili).
SPONTANEITA’ dei concetti: l’uomo può pensare il concetto di qualsiasi cosa, poiché la ragione
ha un carattere di spontaneità, un carattere libero (libero di formulare concetti).
Le conoscenze sono legate alla spontaneità, e sono tali sono quando ai concetti corrispondono le
intuizioni sensibili.
1. CONSEGUENZA==
Kant fa una distinzione della realtà tutta in FENOMENI e NUMENI che costituiscono la
realtà.
FENOMEI= li conosciamo
NUMENI= li pensiamo ma non li conosciamo (letteralmente “essenza”) ma esistono perché
altrimenti la realtà fenomenica corrisponderebbe con quella essenziale.
Questa distinzione comporta un’altra distinzione, quella fra CONOSCENZA (limitata) e
PENSABILITA’ (concetti puri che diventano conoscenza quando aggiungo le intuizioni sensibili)
Perché i numeni non sono conoscibili ma solo pensabili?? Perché all’essenza non corrisponde
l’intuizione sensibile, altrimenti non sarebbe essenza, ed inoltre è eterna, atemporale mentre le
intuizioni sensibili sono condizionate dal TEMPO.
Essendo l’intuizione sensibile condizionata dal tempo, bisogna fare un’altra distinzione dell’uso
degli elementi logici:
INTELLETTO= fenomeni= conoscenza (uso empirico) === ANALITICA TRASCENDENTALE!
= FISICA
RAGIONE= numeni= pensabilità (uso metaempirico/razionale) === DIALETTICA
TRASCENDENTALE! = METAFISICA (no scienza): si occupa di esporre elementi trascendentali
(meta empirici) che non c’entrano con le intuizioni che sono empiriche.
LOGICA TRASCENDENTALE E LOGICA GENERALE:
1. Generale: ARISTOTELICA= fino a lui la logica era legata a quella di Aristotele e il
sillogismo aveva carattere di validità. A tutto ciò Kant aggiunge l’USO
2. Trascendentale: non si occupa solo di sapere cosa è l’elemento logico, ma esamina
anche l’uso di questo per arrivare alla conoscenza (giudizio sintetico a priori). Kant
esamina l’uso per comprendere se questo è LEGITTIMO (analitica) o ILLEGITTIMO
(dialettica)
Tutti gli elementi trascendentali della logica generale sono dette CATEGORIE (per Aristotele erano
10 ed erano i generi sommi di predicabilità dell’essere, dicono cosa è l’essere ed hanno un
significato ontologico, sono i sensi dell’essere)
Per Kant sono 12 e hanno funzione gnoseologica/conoscitiva e trattano i MODI per formulare i
concetti.
Per Kant inoltre sono VUOTE!!!! (non esprimono ontologicamente nulla, servono in quel caso le
intuizioni sensibili)
DEDUZIONE TRASCENDENTALE==
Come è possibile realizzare una sintesi delle categorie che determinano concettualmente un
oggetto??
Dedurre== legittimare, significa eliminare cosa comporta dubbio== (individuare l’uso
legittimo delle categorie)
FINE DELLA DEDUZIONE= è spiegare perché è legittimo applicare le categorie alle
intuizioni, cioè i concetti alle cose materiali, poiché devono essere unite per dare vita al
giudizio sintetico a priori.
GIUDIZIO= unifica i concetti, ha un carattere UNITARIO E SINTETICO.
Quando formuliamo un giudizio, quindi uniamo un soggetto ad un predicato,
automaticamente abbiamo una sintesi (non importa se analitica o empirica).
Ma ciò che determina la sintesi DELLE CATEGORIE è la funzione gnoseologica “IO
PENSO”, che determina l’unità sintetica a priori che si esprime in un pensiero. Questa
funzione esprime la funzione del pensiero nell’atto di pensare== ha la stessa funzione del
pensiero che pensa in modo sintetico SEMPRE
+++ è “APERCEZIONE PURA” == il concetto di percezione viene ripreso da Leibniz, per lui
la monade, è la sostanza che è percepita e in particolare, alcune monadi come quella di tipo
spirituale (uomo), mentre percepisce ha la coscienza di percepire. Per Kant l’ “IO PENSO” è
APERCEZIONE PURA perché non è rappresentabile, altrimenti si avrebbe un’intuizione
intellettuale, ma invece viene colto mentre viene usato, mentre l’uomo pensa.
Perciò ogni volta che l’uomo pensa, egli pensa in modo sintetico== l’IO PENSO è presente in ogni
rappresentazione dell’uomo.
Come possono le categorie essere applicate alle intuizioni? (applicare il pensiero alle cose)
**LE INTUIZIONI hanno un carattere sintetico. Il TEMPO unifica le rappresentazioni sensibili
secondo una successione e quindi l’intuizione è ordinata.
Perciò è il tempo che unifica l’intuizione sensibile con i concetti e unisce le due eterogeneità.
Il tempo è ciò che unifica poiché è FORMA A PRIORI DEL SENSO INTERNO= infatti le
rappresentazioni sono interiori, perciò tramite esso si perviene all’unità sintetica a priori di concetti
e intuizioni
### il rapporto secondo il tempo, tra intuizioni sensibili e concetti, forma l’IMMAGINE
TRASCENDENTALE!!
Dall’immagine trascendentale si arriva allo SCHEMA TRASCENDENTALE,
un’universalizzazione e formalizzazione delle immagini con cui ci rappresentiamo le cose materiali.
Tutte le conoscenze sono organizzate in categorie secondo il tempo.
Questi SCHEMI trascendentali non spiegano un fatto, ma ne esprimono una legge (a priori).
Perciò negli schemi trascendentali l’IO PENSO diventa IO LEGISLATORE della natura che
organizza la realtà secondo leggi/schemi, e non può creare oggetti poiché devono essere dati
da intuizioni.
La conoscenza qui è nello schema, ed è A PRIORI (appartiene al soggetto) entro il limite della
ragion pura.
Il limite di queste leggi e dell’IO LEGISLATORE è l’INTUIZIONE!!!
Con gli schemi arriviamo ad una conoscenza a priori con il limite dell’INTUZIONE, perciò la
sensibilità rappresenta il limite della RAGION PURA.
** se l’uomo supera questo limite passa da una visione analitica ad una visione dialettica, comincia
cioè a fare metafisica.
La distinzione fra la visione dialettica e la visione analitica sta nell’uso delle categorie che da una
parte è un uso legato all’esperienza che porta alla conoscenza e alla facoltà interiore, mentre
dall’altra è un uso che va oltre l’esperienza e porta alla LOGICA DELLA PARVENZA, dove la
ragione ha un carattere dialettico.
Nella logica della parvenza si attribuisce a proposizioni metaempiriche un substrato ontologico,
pretendendo di conoscere qualcosa.
Perciò la dialettica è il tentativo di andare oltre l’intuizione e ricondurre la realtà fenomenica a una
realtà incondizionata, andare al di là del mondo fenomenico.
Kant concepisce la dialettica nella sua concezione negativa, quella Aristotelica == dialettica è puro
esercizio della ragione. Invece per Platone essa era scienza dell’essere.
La dialettica produce anche delle ILLUSIONI TRASCENDENTALI== quando a una proposizione
attribuisco ontologicamente qualcosa.
La dialettica opera secondo principi a priori=== che sono le IDEE TRASCENDENTALI:
esse sono desunte dalla storia della filosofia e sono gli elementi a priori della dialettica.
La 3 idee sono:
1. ANIMA IMMORTALE=unità del soggetto→ tratta il problema dell’anima e
della sua immortalità. Kant trova il problema nel SOGGETTO ASSOLUTO. A questa
idea corrisponde la disciplina metafisica della PSICOLOGIA RAZIONALE.
2. MONDO COME UNITA’ FENOMENICA= a cui corrisponde l’OGGETTO
ASSOLUTO e a cui corrisponde la COSMOLOGIA RAZIONALE.
3. DIO= è ESSERE ASSOLUTO che ha come attività quella di determinare l’oggetto
assoluto e il soggetto assoluto, attuare l’atto creativo. A ciò corrisponde la disciplina
della TEOLOGIA RAZIONALE.
Queste tre discipline fanno parte della metafisica speciale, poiché per Kant non è possibile
partire da quella generale. Bisogna partire da idee metafisiche che costituiscono l’oggetto della
metafisica speciale.
Queste non hanno un loro carattere conoscitivo e perciò la metafisica non è conoscenza.
Per Kant la metafisica speciale come psicologia razionale non è una scienza perché dà vita ai
PARALOGISMI della ragion pura (sillogismi apparentemente veri ma in realtà falsi)
La cosmologia razionale invece ha dato via alle ANTINOMIE della ragion pura (rapporto tra 2
preposizioni contrarie che possono essere entrambe dimostrabili, perciò non posso propendere
per una o per l’altra perché potrebbero essere vere entrambe)
La teologia razionale invece è la disciplina suprema della metafisica e si basa sulle prove
dell’esistenza di Dio, che sono al vertice della Metafisica. Se distruggiamo queste prove,
distruggiamo tutta la metafisica, poiché le altre discipline si basano sulla teologia razionale da
cui ne derivano.
PROVE ESISTENZA DI DIO=
Sono 3, due a posteriori e una a priori.
Le due a posteriori presuppongono però quella a priori poiché nel passaggio dalla
causalità finita a quella infinita c’è per forza il presupposto che l’essere perfetto sia
esistente.
Queste sono la CAUSALE, nella quale da un effetto finito ricaviamo una causa PRIMA
che deve per forza esistere e la TELEOLOGICA O FISICO FINALE, dove si parla del
finalismo della natura, e cioè al fatto che la natura tende a un fine che non le viene
attribuito dalla natura stessa ma che è posto dal suo creatore che è Dio.
Quindi in queste due prove si presuppone che esista Dio come causa prima, ma in realtà
non provano la sua esistenza, non provano nulla in quanto non c’è legittimità critica,
ovvero non c’è giustificazione nel passaggio dalla causalità finale a quella infinita.
La prova a priori è quello che Kant chiama ARGOMENTO ONTOLOGICO:
Questa per Kant è la prova massima della Metafisica, e se si riuscisse a dimostrarla la
Metafisica sarebbe automaticamente una scienza.
Riprende l’argomento ontologico di Sant Anselmo, ripreso poi da Cartesio e infine da
Leibniz.
Kant critica questa ultima visione nella sua critica della ragion pura.
La visione di Leibniz si basa sul concetto di PERFEZIONE!
Per Cartesio Dio è perfetto e per questo esiste, altrimenti non esisterebbe
Per Leibniz la perfezione è legata alla possibilità o compossibilità, e cioè Dio è possibilità
assoluta e allora esiste e tutti i possibili predicati reali (ONNIPOTENTE,
ONNIPRESENTE, ETERNO, IMMUTABILE) a lui attribuiti sono non contraddittori e
quindi lui esiste.
La critica di Kant a questa visione si sviluppa per punti:
1. Essere possibile= X è possibile
Qualsiasi cosa ha la possibilità di esistere e se per Dio l’esistenza è una delle possibilità,
come si fa a passare dalla possibilità all’esistenza???
Per Kant nella possibilità c’è ANTINOMIA fra essere e non essere, fra la possibilità che una
cosa esista e che quella stessa cosa non esista. Se si realizza una delle due possibilità, la cosa
diventa esistente o inesistente.
Perciò se analizziamo la preposizione “X è possibile” in senso analitico, capiamo che
l’esistenza è già contenuta nell’oggetto del soggetto, mentre in senso sintetico, l’esistenza si
aggiunge a X (secondo Leibniz in senso necessario). Siccome la possibilità non può
contenere l’esistenza, allora Dio non può essere dimostrato così.
2. Essere reale= X è reale
Si parla di RES intesa come essenza.
In filosofia la realtà non vuol dire esistenza e Kant la intende come San Tommaso, a partire
dalla RES, dicendo che la realtà è l’essenza di un oggetto, ma ciò non significa che se una
cosa è reale allora è anche esistente.
Nella prova ontologica di Cartesio per esempio, si dice che il triangolo ha gli angoli interni
che se sommati danno 180° come risultato, ma nulla mi tendere al fatto che esista.
Se dico che Dio è reale solo i suoi predicati reali (che costituiscono la res che chiamiamo
Dio).
Un’ essenza è un qualcosa di pensato (concetti).
===non posso attribuire l’esistenza a Dio perché non posso attribuirla a niente a prescindere,
tanto meno a priori, dal momento che la Posizione si stabilisce a posteriori.
L’esistenza è intuizione nel tempo e attraverso il tempo ed è a priori.
In conclusione la prova a PRIORI è sbagliata poiché scambia predicati reali con l’esistenza.
Se potessi dimostrare questa prova allora tutto esisterebbe.
in base a questo possiamo dire che Kant non era ateo ma AGNOSTICO, ed infatti evidenzia che
non si può dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio.
A questo punto Kant prosegue andando a definire meglio la Metafisica:
dice infatti che essa non dà vita a giudizi sintetici a priori, ma è espressione necessaria della
ragione.
Essa è anche un’esigenza insopprimibile in quanto l’uomo tende sempre ad andare oltre il
fenomeno e questa tendenza è una tendenza naturale, che è contenuta nella natura dell’uomo.
Proprio per questo ultimo motivo le critiche di Kant contengono sempre una divisione fra
ANALITICA e DIALETTICA, proprio per il fatto che c’è sempre una tensione ad andare oltre la
realtà fenomenica da parte dell’uomo.
Quindi per descrivere criticamente la Metafisica, Kant, all’interno dei “Prolegomeni”, le dà
dei SIGNIFICATI sottolineando che non esprime delle conoscenze ma assume nuovi
significati:
- TRASCENDENTALE= Metafisica cioè una trattazione dei principi a priori (elementi
trascendentali) della ragione o delle altre facoltà. (dal momento che gli elementi
trascendentali non sono empirici e sono a priori perciò vanno al di là dell’esperienza)
- REGOLATIVO= poiché le idee trascendentali non danno luogo alla conoscenza ma
sono quelle che unificano la realtà fenomenica con un principio primo.
Queste idee sono 3 e unificano la molteplicità fenomenica che ci viene data in senso
analitico, ma senza dare luogo alla conoscenza degli elementi unificanti, affinché la
nostra conoscenza non venga frammentata in senso analitico.
- DI ORDINE MORALE= cioè basato sul recupero delle idee trascendentali
dell’ANIMA e di DIO e caratterizzato da un carattere particolare.
Infatti per Kant ciò che non ha valore conoscitivo ha valore morale, la quale morale è
caratterizzata da una forte autonomia.
****** Della MORALE Kant parla meglio nella CRITICA DELLA RAGION PRATICA, dove
tratta strettamente questo problema.
Per Cartesio esisteva la MORALE PROVVISIORIA, che serviva a svincolare ogni azione morale
dalla conoscenza, quindi dalla visione teoretica.
Mentre nella metafisica classica la MORALE dipende dalla conoscenza, ed è quindi eteronoma, in
quanto riceve da fuori di sé la norma della propria azione, nella visione Kantiana è l’etica ad essere
eteronoma mentre la MORALE è AUTONOMA e quindi svincolata dalla conoscenza e da ciò che
è.
La MORALE inoltre in quanto espressione della razionalità dell’uomo e della sua spontaneità, ha
carattere di LIBERTA’!!!
Perciò l’uomo, è necessitato da un punto di vista teoretico, poiché la conoscenza è limitata
dall’intuizione e quindi anche l’uomo stesso è limitato. Mentre dal punto di vista morale l’uomo
può scegliere modellando le sue azioni sul DOVERE che è l’elemento trascendentale a priori della
MORALE e quindi della ragion pratica.
Del DOVERE Kant ne parla nella “Metafisica dei costumi”, un’opera speculare alla Critica della
ragion pratica in quanto in essa Kant parte dalla determinazione empirica e arriva ai principi, mentre
nella Critica il processo è esattamente opposto.
All’interno di questa opera sono contenute le MASSIME DELLA RAGION PRATICA, regole
derivanti da comportamenti che esprimono le azioni che devono essere compiute dall’uomo)
Esse appartengono alla DEONTOLOGIA (nel senso che le regole inerenti ad un’azione in
particolare riguardano tutti), infatti una massima è una determinazione deontologica.
Le massime sono 5 ma le più importanti sono 3. Hanno lo scopo di dilatare ambiti e universalizzare
i comportamenti e vengono dal mondo concreto/quotidianità
La terza massima è la più importante e vede l’UOMO NON COME MEZZO MA COME
FINE!
In questo senso il DOVERE è universalizzazione e formalizzazione delle massime.
Dall’universalizzazione nasce proprio l’imperativo categorico.
Il dovere formale non prescrive un comportamento preciso. La morale non ci dice cosa è giusto e
cosa è sbagliato ma ci esprime semplicemente l’azione morale, che quando è giusta diventa
DOVERE.
In conclusione il DOVERE coincide con la RAZIONALITA’ che coincide con la
FORMALIZZAZIONE