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Nella formazione economico-sociale capitalistica la sovrastruttura è «gigantesca» come dice Marx. Più
si sviluppano le forze produttive della società capitalistica più si sviluppa la sovrastruttura. Ciò
corrisponde ad un processo socialmente necessario a determinati rapporti di produzione poiché scopo
fondamentale della società divisa in classi è quello di perpetuare tutte le condizioni che ne permettono
un funzionamento ininterrotto.
Il meccanismo produttivo deve essere posto nelle condizioni migliori per poter continuare a
formare quote crescenti di plusvalore e per poter trasformare questo in una quota crescente di
accumulazione capitalistica.
Il processo di produzione del capitale necessita di un processo complessivo della produzione
capitalistica per potersi realizzare. In questo processo complessivo il plusvalore prodotto dal
proletariato viene ripartito tra l'interesse, la rendita, il profitto commerciale, le imposte ed il profitto
industriale. Sulla base di questa ripartizione del plusvalore si sviluppano strati sociali parassitari e
tutta la gigantesca sovrastruttura estremamente articolata e ramificata che trova nella organizzazione
statale la forma tipica e fondamentale di organizzazione. Tutti gli strati sociali parassitari e tutta la
sovrastruttura sono socialmente interessati alla continuità e alla difesa del processo di formazione del
plusvalore.
Il ruolo specifico della attuale sovrastruttura nei rapporti di produzione capitalistici è, quindi,
determinato dalle funzioni di continuità e di difesa del processo di formazione del plusvalore.
Assolvendo questo compito lo Stato esercita le sue funzioni di apparato repressivo della dittatura
della classe capitalistica, funzioni che si esercitano nel campo economico, nel campo politico, nel
campo ideologico.
L'organizzazione scolastica è la principale forma di organizzazione della dittatura del capitalismo
esercitata dallo Stato nel campo ideologico, anche se ovviamente non è la sola. La scuola pubblica è
parte integrante dell'apparato statale di repressione per la continuità e la difesa del processo di
formazione del plusvalore. E' un settore indispensabile in questo apparato. Consuma una parte
considerevole del plusvalore che lo Stato ha assorbito come imposta nel processo complessivo della
produzione capitalistica.
Per questo suo carattere fondamentale la scuola non solo non può essere da un punto di vista di
classe, trasformata ma deve essere decisamente combattuta così come decisamente devono essere
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combattute tutte le altre ramificazioni organizzative dello Stato. Ogni teoria e posizione che si
proponga di modificare la scuola senza aver preliminarmente rovesciato gli attuali rapporti di
produzione non è altro chela traduzione in un campo specifico, di quelle teorie e posizioni, di matrice
borghese e socialdemocratica, che si propongono di modificare la natura sociale e l'organizzazione
dello Stato o che affermano il carattere socialmente «neutro» dello Stato. Se fosse possibile modificare
anche un solo aspetto, come è la scuola, dello Stato non sarebbe necessaria la rivoluzione proletaria
per il passaggio da una società capitalistica ad una socialistica. In realtà la modifica anche di un solo
aspetto della organizzazione statale non è altro che l'azione riformistica di miglioramento delle
funzioni dello Stato, in altre parole del suo grado di efficienza come apparato dittatoriale del
capitalismo.
In termini marxisti occorre ribadire che la cosiddetta cultura non è altro che l'insieme delle idee
dominanti che la classe dominante impone alla società attraverso una sua «organizzazione della
cultura», cioè una sua organizzazione di oppressione ideologica, una sua organizzazione specifica di
lotta sul fronte ideologico della lotta di classe.
La scuola è una delle componenti fondamentali di questa «organizzazione della cultura», di
questa organizzazione di lotta ideologica della borghesia. Nella scuola la classe dominante elabora la
sua ideologia, la perfeziona, la collauda nel processo di diffusione nelle giovani generazioni, seleziona,
riproduce, estende i suoi quadri, seleziona, riproduce, estende i quadri al suo servizio degli strati
parassitari, burocratici, piccolo-borghesi. Ma, soprattutto, ribadisce ed estende la sua influenza
ideologica sulle nuove generazioni operaie, stabilisce il suo dominio sulla classe operaia. Quest'opera
capillare, compiuta da un apparato burocratico di ben 400 mila precettori di ideologia borghese, si
estende su 8 milioni di allievi. In pratica si estende su tutta la futura classe operaia. Dalla scuola le
nuove generazioni escono adattate a subire tutta la pressione della organizzazione culturale-ideologica
borghese (mezzi di comunicazione, organizzazioni politiche ecc).
Vedere in questo processo capillare, come elemento caratterizzante, il cosiddetto «autoritarismo
scolastico» o «autoritarismo accademico» che riproduce le forme di organizzazione gerarchica della
fabbrica capitalistica è un errore idealistico d'impostazione metodologica. E' lo scambiare particolari
forme con i reali processi di diffusione ideologica, oltre che stabilire un rapporto deterministico tra
struttura e sovrastruttura (in questo caso fabbrica-scuola) senza individuare lo specifico carattere di
mediazione della diffusione ideologica nella scuola.
Non c'è nessuna ragione oggettiva che determini una forma di organizzazione scolastica
corrispondente alla organizzazione di fabbrica. E, poi, le forme di organizzazione della fabbrica sono
mutate nel tempo, mutano, e possono mutare in corrispondenza delle esigenze produttive e
produttivistiche, degli sviluppi tecnologici e del corso della lotta di classe, così come mutano le forme
di proprietà privata e statale mentre non mutano i rapporti di produzione (capitale e salario).
Le forme di organizzazione scolastica, anche se ne subiscono una forte influenza, non seguono
necessariamente il mutamento delle forme organizzative aziendali, anche per il fatto stesso che le
forme organizzative delle aziende, grandi, medie e piccole capitalistiche, operanti nella società, sono
molteplici così come sono molteplici i tipi di azienda nella produzione e nella distribuzione.
L'organizzazione scolastica della diffusione della ideologia e della istruzione deve adeguarsi alle
esigenze di tutta la società capitalistica e se non vi riesce manifesta una delle tipiche crisi di
disfunzione burocratica. Le sue forme organizzative non solo possono ma debbono variare così come
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debbono essere diversificate al suo interno. Il cosiddetto «autoritarismo scolastico» è una delle
forme e non può essere visto come un obiettivo strategico di lotta rivoluzionaria contro la diffusione
dell'ideologia borghese. Occorre sapere individuare tutte le forme di organizzazione scolastica per
poter condurre con efficacia una lotta contro questa particolare organizzazione della diffusione
ideologica borghese nella classe operaia così come occorre sapere individuare tutte le attuali e
possibili forme di altri tipi di organizzazione (mezzi di diffusione, organizzazioni politiche ecc.).
In termini marxisti occorre dire che l'istruzione è il rapporto uomo natura, rapporto che varia
nelle differenti condizioni sociali, cioè nei differenti rapporti tra gli uomini. La istruzione acquisisce
un carattere sociale determinato dai caratteri sociali in cui si svolge l'attività del lavoro in una data
società.
Nella società capitalistica questo carattere è determinato dalla divisione in classi, dalla divisione
del lavoro, dalla divisione del lavoro intellettuale e del lavoro manuale. Il tipo attuale di istruzione
riproduce questa divisione sociale, questa divisione del lavoro. E' impossibile riunificare
nell'istruzione la divisione del lavoro, la divisione sociale. E' impossibile nella scuola come in ogni
altro tipo di organizzazione. Tentarlo in sede teorica non vuol dire altro che elaborare una nuova
"cultura", cioè un'altra ideologia un'altra mistificazione. Questi tentativi sono particolarmente
frequenti negli intellettuali della piccola borghesia studentesca, cioè in gruppi che, per la loro
formazione sociale hanno sempre la tendenza a credere di poter risolvere con le idee ciò che può
essere solo risolto dalla pratica.
Il tipo attuale di istruzione deve necessariamente riprodurre il tipo di società che lo esprime. Ciò
avviene a tutti i livelli: da quello della cosiddetta «ricerca pura» a quello della cosiddetta "applicazione
tecnica ".
Il problema dell'istruzione, in termini marxisti, il problema di una cultura, di una scienza, di una
tecnica espressioni organiche del collettivo lavoro intellettuale e lavoro manuale della specie umana
integrata può essere risolto solo con la scomparsa della divisione sociale e della divisione del lavoro:
cioè può essere risolto con l'unificazione dello studio e del lavoro e con l'istituzione socialista di una
organizzazione scuola-fabbrica.
Solo in questa prassi sociale la scienza può essere recuperata dalla ideologia e dalla tecnica di
classe così come Marx ed il marxismo l'hanno recuperata nell'analisi della società e nella teoria e nella
organizzazione del partito rivoluzionario.
La lotta contro la diffusione della ideologia borghese non si può esaurire nella scuola. Crederlo
sarebbe una illusione che porterebbe inevitabilmente ad una visione riformistico settoriale, così come
in una visione di questo tipo finiscono con il cadere tutti quei gruppi e correnti che vedono come
terreno esclusivo di scontro la fabbrica.
Ma la lotta contro l'ideologia borghese deve essere combattuta in tutta la società e soprattutto
nell'ambito della classe operaia, la quale non vive socialmente solo nella fabbrica. Questa lotta sul
fronte ideologico richiede uno strumento specifico, il partito leninista, e due specifiche forme di
attività: la propaganda del programma marxista e la agitazione delle idee rivoluzionarie. Queste forme
di attività devono essere sviluppate nel corso della lotta di classe perché non debbono e non possono
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essere un intervento «illuministico» e «programmistico» sulla classe operaia ma debbono e
possono inserirsi partendo dalle lotte più elementari del proletariato per far maturare, in un processo
di formazione materialistica, la sua coscienza politica, la sua coscienza rivoluzionaria. Senza una lotta
implacabile, metodica e costante, sul fronte ideologico per sgretolare l'influenza della borghesia, della
socialdemocrazia, del riformismo, dell'opportunismo sulla classe operaia non è possibile sviluppare
efficacemente la lotta sul fronte economico e su quello politico, cioè stabilire una influenza
rivoluzionaria nelle lotte operaie e far sì che queste lotte si inseriscano in una prospettiva di uscita
dalla attuale fase controrivoluzionaria e di preparazione della rivoluzione socialista.
Per portare avanti la lotta sui tre fronti, e nella loro organica successione, occorre sviluppare il
partito leninista e per sviluppare il partito occorre organizzare gli operai più coscienti d'avanguardia,
formare e organizzare i militanti e i quadri rivoluzionari della classe operaia e in particolare, di quei
settori che per condizioni oggettive non sono assimilabili a posizioni di aristocrazia operaia. Il
raggruppamento di tutto l'attuale potenziale di militanti operai rivoluzionari non può essere un
processo spontaneo ma deve essere un processo organizzato. Il partito rivoluzionario deve svilupparsi,
quindi, organizzativamente utilizzando le possibilità che gli sono date. La lotta contro la diffusione
ideologica borghese nella scuola può essere una di queste possibilità. Lo sviluppo organizzativo per la
formazione di militanti rivoluzionari operai rappresenta, nello stesso tempo la formazione di militanti
rivoluzionari provenienti dalle agitazioni studentesche e che si pongono fuori e contro le formule di
marca socialdemocratica, di «unità fra studenti e operai» e dei fronti unici interclassisti cosiddetti
«antimperialistici», di marca maoista e castrista.
La crisi della scuola deve essere utilizzata leninisticamente e deve essere utilizzata ai fini della
classe operaia e della sua lotta contro il sistema capitalistico ed imperialistico mondiale.
Dati i caratteri particolari della crisi della scuola in Italia, quindi della crisi parziale dello Stato,
possono essere possibili diversi utilizzi. L'avanguardia proletaria deve cercare di utilizzarla dal suo
punto di vista e per i suoi interessi di lotta. Possono essere individuate due serie di cause di questa
crisi: una di carattere generale e comune a tutte le società capitalistiche private o capitalistiche statali
avanzate e l'altra di carattere particolare, riguardante l'Italia, paese capitalistico avanzato a maturità
imperialistica che si colloca tra le prime dieci potenze mondiali.
Cause generali: 1 ) lo sviluppo produttivo di certi settori determina uno sviluppo tecnico
adeguato. Il crescente aumento della massa del plusvalore alza la composizione organica del capitale.
Aumenta la parte costante del capitale e, in questa aumenta in termini relativi, ed anche assoluti, la
componente fissa. Una parte sempre più crescente dell'investimento del capitale entra nel processo
produttivo nella forma di nuove macchine elaborate e complesse che sostituiscono parte del capitale
variabile. Sorge per il sistema capitalistico l'esigenza di elevare ed estendere il livello tecnico di tutto il
processo produttivo e, di conseguenza, di elevare ed estendere il livello tecnologico.
2) Sorge la necessità di adeguare la massa e la composizione della forza lavoro al grado stesso
della composizione organica del capitale. Ciò comporta introduzione di forza-lavoro in nuovi settori,
spostamenti di forza-lavoro da un settore all'altro, riduzione della massa di forza-lavoro, aumento
dell'esercito industriale di riserva. La sovrastruttura, e quindi anche la scuola, deve adeguarsi a questi
movimenti della struttura, a questi movimenti del capitale. L'adeguamento non è mai simultaneo e ciò
determina permanenti squilibri nel sistema. Quando, poi l'adeguamento è estremamente ritardato gli
squilibri diventano acuti.
Per quanto riguarda la scuola essa deve adeguarsi a tutti gli aspetti del complesso processo dei
movimenti del capitale, e non solo ad alcuni, pena il ricreare nel suo seno altri squilibri. Vedere solo
alcuni aspetti di adeguamento della scuola è estremamente limitativo, conduce ad errori di
prospettiva, porta alla incomprensione della reale natura della crisi della scuola. Non si può ridurre la
crisi della scuola ad uno scarto tra la formazione di forza-lavoro specializzata e l'effettiva esigenza di
tale forza-lavoro da parte della produzione. Questo è solo un aspetto anche se importantissimo. La
scuola deve adeguarsi a tutti i movimenti del capitale, quindi oltre che alla formazione di forza-lavoro
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specializzata per determinati settori, alla formazione di forza-lavoro adatta allo spostamento da
un settore all'altro, alla riduzione della massa di forza-lavoro, allo stesso aumento dell'esercito
industriale di riserva.
3) Necessità di una istruzione estremamente differenziata ed estremamente variabile che riesca a
precedere tutti i movimenti del capitale. Dato che il capitale nel suo complesso non può prevedere
tutti i suoi movimenti in tutti i suoi settori della produzione e della distribuzione, ne deriva
l'impossibilità della organizzazione scolastica di prevedere tutti i tipi di istruzione che dovrebbe
fornire. Le stesse richieste delle aziende capitalistiche riflettono tale situazione oggettiva e tale
complesso di contraddizioni, aggravate dagli squilibri di ritmo che ogni azienda subisce nelle tendenze
del mercato locale e del mercato mondiale. Lo stesso processo di internazionalizzazione esaspera
queste contraddizioni e rende praticamente impossibile ogni previsione di piano di produzione e di
distribuzione. Rende, quindi, praticamente impossibile ogni previsione qualitativa e quantitativa
dell'istruzione di forza-lavoro.
Vi sono, indubbiamente, tendenze di sviluppo sulla composizione della classe operaia in certe
aziende di certi settori che alzano sensibilmente la percentuale della manodopera specializzata, dei
cosiddetti tecnici. Ma gli stessi dirigenti aziendali sostengono l'impossibilità di prevedere i tipi di
specializzazione occorrenti per il futuro. E' stata ad esempio, avanzata come soluzione la proposta
della formazione di un "tecnologo", cioè di un diplomato che abbia una istruzione generale non
specializzata, ma nello stesso tempo adeguata per permettere all'azienda che l'utilizzerà, di spostarlo
rapidamente da una lavorazione all'altra e infine da un tipo di industria all'altra.
4) Sviluppo crescente della burocratizzazione. Nella società capitalistica avanzata gli strati
parassitari e burocratici si estendono e ne sorgono dei nuovi. Una forte quota della piccola borghesia
produttrice e detentrice dei mezzi di produzione si trasforma, nel processo di concentrazione, in una
piccola borghesia terziaria parassitaria burocratica. Compito della scuola è anche quello di fornire un
tipo di istruzione adatto a questa trasformazione della piccola borghesia e al generale processo di
burocratizzazione.
Una buona parte di erogazione di istruzione è dedicata alla riproduzione e all'allargamento della
burocratizzazione e del parassitismo sociale.
La scuola deve fornire oltre che forza-lavoro specializzata alle aziende industriali burocrazia allo
Stato e alla società.
5) Dato che il grado ed il tipo di istruzione fornito dalla scuola si incorpora in una serie di
funzioni sociali e in parte, interviene sul mercato della forza-lavoro ne deriva che la scuola è una delle
fonti della valorizzazione del lavoro e della forza-lavoro, indipendentemente dal fatto che questo
lavoro e questa forza-lavoro diventino lavoro produttivo o lavoro improduttivo. Lo Stato legalizza
questa valorizzazione sotto la forma giuridica dei diplomi di vario tipo. Già il processo di
valorizzazione è un fattore di incremento, della differenziazione sociale, e un fattore della
stratificazione sociale.
L'aumento della scolarizzazione diventa un fattore del processo in atto che vede da un lato, una
tendenza alla valorizzazione (qualificazione; giuridicamente diplomi e lauree) e dall'altro di
devalorizzazione e di degradazione sociale (operai specializzati devalorizzati dalle trasformazioni
tecniche ecc.; strati operai degradati a sottoproletariato ecc.).
E' un violento processo in atto che vede gli Stati Uniti, coi suoi ghetti e «con sacche di miseria»
del 30% della popolazione, all'avanguardia e che trova la sua spiegazione storica nei processi di
proletarizzazione in differenti fasi di sviluppo capitalistico: nella fase ascendente il sottoproletariato è
la condizione di passaggio al proletariato, nella fase discendente il termine di degradazione di
deproletarizzazione. In tutti i paesi capitalistici avanzati le tendenze di questo processo sono in atto.
La crisi della scuola, le masse studentesche, le loro agitazioni sono un polo dialettico di questo
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processo.
Ogni classe, ogni strato sociale lotta per riprodurre il suo valore, e quindi la sua collocazione
sociale, al livello della qualificazione richiesta dall'attuale e dal futuro grado delle forze produttive. La
tendenza è perciò all'ingresso dei figli di strati operai nelle scuole superiori. Negli Stati Uniti abbiamo
circa 6 milioni di allievi universitari di vario tipo, cioè addirittura il 43% delle loro generazioni.
Rivendicare l'allargamento dell'Università ai figli di operai fa parte della tendenza riformista, fa parte
di un processo di estrema stratificazione nella classe operaia e della conseguente degradazione di una
parte di essa. Questo processo crea, forse una nuova figura sociale dello studente, una nuova classe,
un nuovo strato? No. Lo studente, come la casalinga, è caratterizzato socialmente dal nucleo familiare.
Per quanto riguarda il valore della forza-lavoro esso è determinato dalla sussistenza e dalla
riproduzione della forza-lavoro stessa, quindi dal nucleo famigliare. Le spese di istruzione in questa
riproduzione "entrano dunque nel ciclo dei valori spesi per la produzione della forza lavoro" (Marx, Il
capitale, I).
Esse riguardano il rapporto capitale-salario. Debbono essere impostate come lotta salariale e non
come richiesta di aumento di spese scolastiche, spese che vanno a vantaggio di strati piccolo-borghesi
e burocratici sia nella forma diretta reddito sia in forma indiretta di valorizzazione. Aumento di spese
scolastiche significa aumento della quota delle imposte nella ripartizione del plusvalore. Aumento del
salario è, invece, risultato della lotta di classe.
VI) A queste cause generali della crisi della scuola possiamo aggiungere, per l'Italia, alcune cause
particolari:
1) Presenza e contrasto di due tendenze fondamentali del capitalismo che sono presenti anche in
altri paesi ma che in Italia si manifestano particolarmente. Semplifichiamo col termine «tendenze»
per meglio identificarle a livello di manifestazione politica e nel caso in esame di politica verso lo Stato
e verso la scuola e per caratterizzarle come tendenza "conservatrice" e tendenza «riformistica». In
realtà si tratta di gruppi e di settori capitalistici a diversa composizione organica di capitale per cui il
settore dove più alto è il capitale costante richiede un tipo di istruzione ed il settore dove più alto è il
capitale variabile un altro tipo. Nelle tendenze che si esprimono, invece, a livello politico influiscono
anche strati parassitari e burocratici non interessati direttamente alla produzione.
2) Ciò spiega perché questi strati abbiano un peso nell'organizzazione scolastica, nella sua crisi,
nelle sue agitazioni non proporzionato al loro reale peso nella produzione. Nella Università italiana,
ad esempio, la composizione sociale piccolo-borghese è altissima. In Università di altri paesi, invece,
la composizione proletaria ha una forte incidenza e ciò determina certi caratteri delle agitazioni e dei
problemi presenti. Ciò determina, inoltre, problemi specifici di tattica al partito rivoluzionario.
3) Disorganizzazione burocratica, caratteristica di tutta la sovrastruttura statale che non si è
ancora adeguata ai forti ritmi di sviluppo produttivo dell'ultimo decennio ed a tutti i fenomeni ad esso
connessi.
4) Squilibri particolari si innestano in quelli generali e provocano crisi e movimenti. Questo
complesso di cause finisce con il mettere a nudo tuta una serie di aspetti sovrastrutturali. Gli attuali
schieramenti politici con le loro attuali ideologie dimostrano un logoramento perchè sono ancora il
prodotto di una situazione in parte superata dal più recente sviluppo capitalistico. Ciò pone per il
sistema la necessità di attrezzare nuovi schieramenti politici e nuove ideologie utilizzando, in parte,
quelle presenti e portando elementi di innovazione. Una crisi di transizione è iniziata e le agitazioni
studentesche ne sono il sintomo più evidente, anche se meno evidenti ma pur presenti altri sintomi si
manifestano nella classe operaia.
A quale soluzione condurrà questa fase transitoria è difficile dirlo. Un dato è chiaro: le agitazioni
studentesche hanno debordato gli attuali schieramenti politici. E se le organizzazioni politiche, specie
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quelle riformistiche, non servono a controllare e dirigere i movimenti sociali esse non servono più
al sistema. Sono diventate inutili, a meno che si trasformino alle nuove necessità. Ma la crisi è
complicata dal fatto che anche gli schieramenti politici internazionali dimostrano tutto il loro
logoramento. L'assetto dei rapporti interimperialistici, stabiliti dopo la seconda guerra mondiale dalla
sconfitta dell'imperialismo tedesco da parte della alleanza imperialistica russo-americana che si divise
il mondo in sfere d'influenza, in crisi nell'Europa occidentale e orientale, nell'America Latina, in Africa
e particolarmente in Asia.
Il dominio del mercato mondiale da parte degli Stati Uniti, possibile quanto questo imperialismo
rappresentava il 50% della produzione industriale mondiale, non è più possibile oggi che ne
rappresenta il 30-35%. In Asia e in Europa risorgono gruppi imperialistici che intervengono nella
ripartizione del mercato, oggi con certi mezzi economici e politici, domani con altri.
L'URSS, che ha seguito una politica di penetrazione imperialistica in tutti i continenti, non ha la
possibilità di mantenere il dominio sul mercato dell'Europa Orientale il quale si è disgregato in
tendenze centrifughe.
Si stanno preparando le basi oggettive di nuovi contrasti, di nuovi conflitti, di nuovi schieramenti,
di nuove alleanze, di nuove lotte propagandistiche ed ideologiche. Le masse studentesche in tutti i
paesi sono, per la loro natura un settore di incubazione di nuovi quadri politici, sensibili, più di altri
strati, a queste crisi di transizione e suscettibili a fornire gruppi e base a nuovi movimenti politici
espressi dalle nuove condizioni. Ogni soluzione è possibile specie dove la prevalenza piccolo-borghese
impedisce di trovare un punto fermo, anche se minimo, nella lotta di classe. Le agitazioni
studentesche possono costituire una fase preparatoria alla formazione di quadri rivoluzionari per lo
sviluppo del partito leninista di classe. In questo caso il futuro corso di lotta di classe che la crisi
interimperialistica prepara avrà un forte impulso e troverà una sufficiente organizzazione per
imprimergli una direzione rivoluzionaria nello scontro con l'opportunismo. I quadri provenienti dalle
agitazioni studentesche ed i quadri provenienti dalle agitazioni di fabbrica si salderanno nella lotta e
nel partito leninista.
Se invece le agitazioni studentesche finiranno col fornire nuovi gruppi alle lotte imperialistiche,
all'opportunismo riformato o ai giovani capitalismi, la lotta di costruzione del partito leninista avrà,
come tante volte nella storia, ostacoli addizionali da superare. Questo è in fondo il problema dello
sviluppo del partito leninista. Questo è in fondo il problema della tattica leninista nella lotta contro
l'organizzazione scolastica di diffusione dell'ideologia borghese e della sua crisi generale e parziale.
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Ultima modifica 26.2.2002
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