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Tesi sulla tattica leninista


nella crisi della scuola
Cervetto (maggio 1968)
  

Pubblicato per la prima volta su Lotta Comunista N° 27-28, maggio 1968


Trascritto per internet da Antonio Maggio, febbraio 2002

  

Nella formazione economico-sociale capitalistica la sovrastruttura è «gigantesca» come dice Marx. Più 
si  sviluppano  le  forze  produttive  della  società  capitalistica  più  si  sviluppa  la  sovrastruttura.  Ciò 
corrisponde ad un processo socialmente necessario a determinati rapporti di produzione poiché scopo 
fondamentale della società divisa in classi è quello di perpetuare tutte le condizioni che ne permettono 
un funzionamento ininterrotto. 

Il  meccanismo  produttivo  deve  essere  posto  nelle  condizioni  migliori  per  poter  continuare  a 
formare  quote  crescenti  di  plusvalore  e  per  poter  trasformare  questo  in  una  quota  crescente  di 
accumulazione capitalistica. 

Il  processo  di  produzione  del  capitale  necessita  di  un  processo  complessivo  della  produzione 
capitalistica  per  potersi  realizzare.  In  questo  processo  complessivo  il  plusvalore  prodotto  dal 
proletariato viene ripartito tra l'interesse, la rendita, il profitto commerciale, le imposte ed il profitto 
industriale.  Sulla  base  di  questa  ripartizione  del  plusvalore  si  sviluppano  strati  sociali  parassitari  e 
tutta la gigantesca sovrastruttura estremamente articolata e ramificata che trova nella organizzazione 
statale  la  forma  tipica  e  fondamentale  di  organizzazione.  Tutti  gli  strati  sociali  parassitari  e  tutta  la 
sovrastruttura sono socialmente interessati alla continuità e alla difesa del processo di formazione del 
plusvalore. 

Il  ruolo  specifico  della  attuale  sovrastruttura  nei  rapporti  di  produzione  capitalistici  è,  quindi, 
determinato dalle funzioni di continuità e di difesa del processo di formazione del plusvalore. 

Assolvendo questo compito lo Stato esercita le sue funzioni di apparato repressivo della dittatura 
della  classe  capitalistica,  funzioni  che  si  esercitano  nel  campo  economico,  nel  campo  politico,  nel 
campo ideologico.  

L'organizzazione scolastica è la principale forma di organizzazione della dittatura del capitalismo 
esercitata dallo Stato  nel campo ideologico, anche se ovviamente  non è  la sola. La  scuola pubblica  è 
parte  integrante  dell'apparato  statale  di  repressione  per  la  continuità  e  la  difesa  del  processo  di 
formazione  del  plusvalore.  E'  un  settore  indispensabile  in  questo  apparato.  Consuma  una  parte 
considerevole  del  plusvalore  che  lo  Stato  ha  assorbito  come  imposta  nel  processo  complessivo  della 
produzione capitalistica. 

Per questo suo carattere fondamentale la scuola non solo non può essere da un punto di vista di 
classe,  trasformata  ma  deve  essere  decisamente  combattuta  così  come  decisamente  devono  essere 
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combattute  tutte  le  altre  ramificazioni  organizzative  dello  Stato.  Ogni  teoria  e  posizione  che  si 
proponga  di  modificare  la  scuola  senza  aver  preliminarmente  rovesciato  gli  attuali  rapporti  di 
produzione non è altro chela traduzione in un campo specifico, di quelle teorie e posizioni, di matrice 
borghese  e  socialdemocratica,  che  si  propongono  di  modificare  la  natura  sociale  e  l'organizzazione 
dello Stato o che affermano il carattere socialmente «neutro» dello Stato. Se fosse possibile modificare 
anche un solo aspetto, come è la scuola, dello Stato non sarebbe necessaria la rivoluzione proletaria 
per il passaggio da una società capitalistica ad una socialistica. In realtà la modifica anche di un solo 
aspetto  della  organizzazione  statale  non  è  altro  che  l'azione  riformistica  di  miglioramento  delle 
funzioni  dello  Stato,  in  altre  parole  del  suo  grado  di  efficienza  come  apparato  dittatoriale  del 
capitalismo. 

L'organizzazione  scolastica  come  ramo  dell'apparato  statale  ha  particolari  caratteristiche 


derivanti  dal  suo  rapporto  con  l'organizzazione  della  produzione  capitalistica.  La  scuola  è 
un'organizzazione duplice: è un'organizzazione di elaborazione e di diffusione della ideologia, ed è una 
organizzazione di elaborazione e di diffusione dell'istruzione. L'ideologia borghese mistifica questi due 
aspetti  col  termine  «cultura»  e  compie  una  doppia  mistificazione  dividendo  la  "cultura"  in 
«umanistica» e «tecnica». 

In termini marxisti occorre ribadire che la cosiddetta cultura non è altro che l'insieme delle idee 
dominanti  che  la  classe  dominante  impone  alla  società  attraverso  una  sua  «organizzazione  della 
cultura», cioè una sua  organizzazione  di  oppressione  ideologica,  una sua  organizzazione  specifica  di 
lotta sul fronte ideologico della lotta di classe. 

La  scuola  è  una  delle  componenti  fondamentali  di  questa  «organizzazione  della  cultura»,  di 
questa organizzazione di lotta ideologica della borghesia. Nella scuola la classe dominante elabora la 
sua ideologia, la perfeziona, la collauda nel processo di diffusione nelle giovani generazioni, seleziona, 
riproduce,  estende  i  suoi  quadri,  seleziona,  riproduce,  estende  i  quadri  al  suo  servizio  degli  strati 
parassitari,  burocratici,  piccolo-borghesi.  Ma,  soprattutto,  ribadisce  ed  estende  la  sua  influenza 
ideologica sulle nuove generazioni operaie, stabilisce il suo dominio sulla classe operaia. Quest'opera 
capillare,  compiuta  da  un  apparato  burocratico  di  ben  400  mila  precettori  di  ideologia  borghese,  si 
estende  su  8  milioni  di  allievi.  In  pratica  si  estende  su  tutta  la futura  classe operaia.  Dalla  scuola  le 
nuove generazioni escono adattate a subire tutta la pressione della organizzazione culturale-ideologica 
borghese (mezzi di comunicazione, organizzazioni politiche ecc). 

Vedere in questo processo capillare, come elemento caratterizzante, il cosiddetto «autoritarismo 
scolastico»  o  «autoritarismo  accademico»  che  riproduce  le  forme  di  organizzazione  gerarchica  della 
fabbrica capitalistica è un errore idealistico d'impostazione metodologica. E' lo scambiare particolari 
forme  con  i  reali  processi  di  diffusione  ideologica,  oltre  che  stabilire  un  rapporto  deterministico  tra 
struttura e sovrastruttura  (in questo caso fabbrica-scuola) senza individuare lo  specifico carattere di 
mediazione della diffusione ideologica nella scuola. 

Non  c'è  nessuna  ragione  oggettiva  che  determini  una  forma  di  organizzazione  scolastica 
corrispondente alla organizzazione di fabbrica. E, poi, le forme di organizzazione della fabbrica sono 
mutate  nel  tempo,  mutano,  e  possono  mutare  in  corrispondenza  delle  esigenze  produttive  e 
produttivistiche, degli sviluppi tecnologici e del corso della lotta di classe, così come mutano le forme 
di proprietà privata e statale mentre non mutano i rapporti di produzione (capitale e salario). 

Le  forme  di  organizzazione  scolastica,  anche  se  ne  subiscono  una  forte  influenza,  non  seguono 
necessariamente  il  mutamento  delle  forme  organizzative  aziendali,  anche  per  il  fatto  stesso  che  le 
forme organizzative delle aziende, grandi, medie e piccole capitalistiche, operanti nella società, sono 
molteplici così come sono molteplici i tipi di azienda nella produzione e nella distribuzione. 

L'organizzazione  scolastica  della  diffusione  della  ideologia e  della  istruzione  deve  adeguarsi  alle 
esigenze  di  tutta  la  società  capitalistica  e  se  non  vi  riesce  manifesta  una  delle  tipiche  crisi  di 
disfunzione burocratica. Le sue forme organizzative non solo possono ma debbono variare così come 
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debbono  essere  diversificate  al  suo  interno.  Il  cosiddetto  «autoritarismo  scolastico»  è  una  delle 
forme e non può essere visto come un obiettivo strategico di lotta rivoluzionaria contro la diffusione 
dell'ideologia  borghese.  Occorre  sapere  individuare  tutte  le  forme  di  organizzazione  scolastica  per 
poter  condurre  con  efficacia  una  lotta  contro  questa  particolare  organizzazione  della  diffusione 
ideologica  borghese  nella  classe  operaia  così  come  occorre  sapere  individuare  tutte  le  attuali  e 
possibili forme di altri tipi di organizzazione (mezzi di diffusione, organizzazioni politiche ecc.). 

La scuola  è anche  una organizzazione di  elaborazione  e di  diffusione  dell'istruzione. Dato  che  il 


compito  di  diffusione  dell'istruzione  non  è  mai  stato  prevalentemente  della  scuola,  ma  della  società 
anche se nella tendenza di sviluppo l'incidenza della scuola è destinata ad aumentare, ne deriva che la 
diffusione dell'istruzione non è mai stata e non è il compito prevalente della scuola. 

In  termini  marxisti  occorre  dire  che  l'istruzione  è  il  rapporto  uomo  natura,  rapporto  che  varia 
nelle differenti condizioni  sociali, cioè  nei  differenti rapporti  tra gli  uomini.  La istruzione  acquisisce 
un  carattere  sociale  determinato  dai  caratteri  sociali  in  cui  si  svolge  l'attività  del  lavoro  in  una  data 
società. 

Nella società capitalistica questo carattere è determinato dalla divisione in classi, dalla divisione 
del  lavoro,  dalla  divisione  del  lavoro  intellettuale  e  del  lavoro  manuale.  Il  tipo  attuale  di  istruzione 
riproduce  questa  divisione  sociale,  questa  divisione  del  lavoro.  E'  impossibile  riunificare 
nell'istruzione  la  divisione  del  lavoro,  la  divisione  sociale.  E'  impossibile  nella  scuola  come  in  ogni 
altro  tipo  di  organizzazione.  Tentarlo  in  sede  teorica  non  vuol  dire  altro  che  elaborare  una  nuova 
"cultura",  cioè  un'altra  ideologia  un'altra  mistificazione.  Questi  tentativi  sono  particolarmente 
frequenti  negli  intellettuali  della  piccola  borghesia  studentesca,  cioè  in  gruppi  che,  per  la  loro 
formazione  sociale  hanno  sempre  la  tendenza  a  credere  di  poter  risolvere  con  le  idee  ciò  che  può 
essere solo risolto dalla pratica. 

Il tipo attuale di istruzione deve necessariamente riprodurre il tipo di società che lo esprime. Ciò 
avviene a tutti i livelli: da quello della cosiddetta «ricerca pura» a quello della cosiddetta "applicazione 
tecnica ". 

Il problema dell'istruzione, in termini marxisti, il problema di una cultura, di una scienza, di una 
tecnica  espressioni organiche  del  collettivo  lavoro  intellettuale  e  lavoro  manuale  della  specie  umana 
integrata può essere risolto solo con la scomparsa della divisione sociale e della divisione del lavoro: 
cioè può essere risolto con l'unificazione dello studio e del lavoro e con l'istituzione socialista di una 
organizzazione scuola-fabbrica. 

Solo  in  questa  prassi  sociale  la  scienza  può  essere  recuperata  dalla  ideologia  e  dalla  tecnica  di 
classe così come Marx ed il marxismo l'hanno recuperata nell'analisi della società e nella teoria e nella 
organizzazione del partito rivoluzionario.  

La  lotta  contro  la  diffusione  della  ideologia  borghese  non  si  può  esaurire  nella  scuola.  Crederlo 
sarebbe una illusione che porterebbe inevitabilmente ad una visione riformistico settoriale, così come 
in  una  visione  di  questo  tipo  finiscono  con  il  cadere  tutti  quei  gruppi  e  correnti  che  vedono  come 
terreno esclusivo di scontro la fabbrica. 

Ovviamente  la lotta contro  la diffusione  ideologica nella  scuola, così  come  nella  fabbrica, ha  un 


ruolo  importantissimo  e  richiede  forme  specifiche  di  azione  (agitazione,  propaganda,  occupazioni, 
contro corsi marxisti, mobilitazioni di massa, lotte di piazze ecc.). 

Ma  la  lotta  contro  l'ideologia  borghese  deve  essere  combattuta  in  tutta  la  società  e  soprattutto 
nell'ambito  della  classe  operaia,  la  quale  non  vive  socialmente  solo  nella  fabbrica.  Questa  lotta  sul 
fronte  ideologico  richiede  uno  strumento  specifico,  il  partito  leninista,  e  due  specifiche  forme  di 
attività: la propaganda del programma marxista e la agitazione delle idee rivoluzionarie. Queste forme 
di attività devono essere sviluppate nel corso della lotta di classe perché non debbono e non possono 
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essere  un  intervento  «illuministico»  e  «programmistico»  sulla  classe  operaia  ma  debbono  e 
possono inserirsi partendo dalle lotte più elementari del proletariato per far maturare, in un processo 
di formazione materialistica, la sua coscienza politica, la sua coscienza rivoluzionaria. Senza una lotta 
implacabile, metodica e costante, sul fronte ideologico per sgretolare l'influenza della borghesia, della 
socialdemocrazia,  del  riformismo,  dell'opportunismo  sulla  classe  operaia  non  è  possibile  sviluppare 
efficacemente  la  lotta  sul  fronte  economico  e  su  quello  politico,  cioè  stabilire  una  influenza 
rivoluzionaria  nelle  lotte  operaie  e  far  sì  che  queste  lotte  si  inseriscano  in  una  prospettiva  di  uscita 
dalla attuale fase controrivoluzionaria e di preparazione della rivoluzione socialista. 

Per  portare  avanti  la  lotta  sui  tre  fronti,  e  nella  loro  organica  successione,  occorre  sviluppare  il 
partito leninista e per sviluppare il partito occorre organizzare gli operai più coscienti d'avanguardia, 
formare e organizzare i militanti e i quadri rivoluzionari della classe operaia e in particolare, di quei 
settori  che  per  condizioni  oggettive  non  sono  assimilabili  a  posizioni  di  aristocrazia  operaia.  Il 
raggruppamento  di  tutto  l'attuale  potenziale  di  militanti  operai  rivoluzionari  non  può  essere  un 
processo spontaneo ma deve essere un processo organizzato. Il partito rivoluzionario deve svilupparsi, 
quindi,  organizzativamente  utilizzando  le  possibilità  che  gli  sono  date.  La  lotta  contro  la  diffusione 
ideologica borghese nella scuola può essere una di queste possibilità. Lo sviluppo organizzativo per la 
formazione di militanti rivoluzionari operai rappresenta, nello stesso tempo la formazione di militanti 
rivoluzionari provenienti  dalle agitazioni  studentesche e  che  si  pongono fuori  e  contro le  formule  di 
marca  socialdemocratica,  di  «unità  fra  studenti  e  operai»  e  dei  fronti  unici  interclassisti  cosiddetti 
«antimperialistici», di marca maoista e castrista. 

La  crisi  della  scuola  deve  essere  utilizzata  leninisticamente  e  deve  essere  utilizzata  ai  fini  della 
classe operaia e della sua lotta contro il sistema capitalistico ed imperialistico mondiale. 

Dati i caratteri particolari della crisi della scuola in Italia, quindi della crisi parziale dello Stato, 
possono  essere  possibili  diversi  utilizzi.  L'avanguardia  proletaria  deve  cercare  di  utilizzarla  dal  suo 
punto  di  vista  e  per  i  suoi  interessi  di  lotta.  Possono  essere  individuate  due  serie  di  cause  di  questa 
crisi: una di carattere generale e comune a tutte le società capitalistiche private o capitalistiche statali 
avanzate e l'altra di carattere particolare, riguardante l'Italia, paese capitalistico avanzato a maturità 
imperialistica che si colloca tra le prime dieci potenze mondiali. 

Cause  generali:  1  )  lo  sviluppo  produttivo  di  certi  settori  determina  uno  sviluppo  tecnico 
adeguato. Il crescente aumento della massa del plusvalore alza la composizione organica del capitale. 
Aumenta la parte costante del capitale e, in questa aumenta in termini relativi, ed anche assoluti, la 
componente  fissa.  Una  parte  sempre  più  crescente  dell'investimento  del  capitale  entra  nel  processo 
produttivo nella forma di nuove macchine elaborate e complesse che sostituiscono parte del capitale 
variabile. Sorge per il sistema capitalistico l'esigenza di elevare ed estendere il livello tecnico di tutto il 
processo produttivo e, di conseguenza, di elevare ed estendere il livello tecnologico. 

2)  Sorge  la  necessità  di  adeguare  la  massa  e  la  composizione  della  forza  lavoro  al  grado  stesso 
della composizione organica del capitale. Ciò comporta introduzione di forza-lavoro in nuovi settori, 
spostamenti  di  forza-lavoro  da  un  settore  all'altro,  riduzione  della  massa  di  forza-lavoro,  aumento 
dell'esercito industriale di riserva. La sovrastruttura, e quindi anche la scuola, deve adeguarsi a questi 
movimenti della struttura, a questi movimenti del capitale. L'adeguamento non è mai simultaneo e ciò 
determina permanenti squilibri nel sistema. Quando, poi l'adeguamento è estremamente ritardato gli 
squilibri diventano acuti. 

Per  quanto  riguarda  la  scuola  essa  deve  adeguarsi  a  tutti  gli  aspetti  del  complesso  processo  dei 
movimenti del capitale, e non solo ad alcuni, pena il ricreare nel suo seno altri squilibri. Vedere solo 
alcuni  aspetti  di  adeguamento  della  scuola  è  estremamente  limitativo,  conduce  ad  errori  di 
prospettiva, porta alla incomprensione della reale natura della crisi della scuola. Non si può ridurre la 
crisi della scuola ad uno scarto tra la formazione di forza-lavoro specializzata e l'effettiva esigenza di 
tale  forza-lavoro  da  parte  della  produzione.  Questo  è  solo  un  aspetto  anche  se  importantissimo.  La 
scuola deve adeguarsi a tutti i movimenti del capitale, quindi oltre che alla formazione di forza-lavoro 

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specializzata  per determinati  settori,  alla  formazione di  forza-lavoro adatta  allo  spostamento  da 
un  settore  all'altro,  alla  riduzione  della  massa  di  forza-lavoro,  allo  stesso  aumento  dell'esercito 
industriale di riserva. 

3) Necessità di una istruzione estremamente differenziata ed estremamente variabile che riesca a 
precedere  tutti  i  movimenti  del  capitale.  Dato  che  il  capitale  nel  suo  complesso  non  può  prevedere 
tutti  i  suoi  movimenti  in  tutti  i  suoi  settori  della  produzione  e  della  distribuzione,  ne  deriva 
l'impossibilità  della  organizzazione  scolastica  di  prevedere  tutti  i  tipi  di  istruzione  che  dovrebbe 
fornire.  Le  stesse  richieste  delle  aziende  capitalistiche  riflettono  tale  situazione  oggettiva  e  tale 
complesso di contraddizioni, aggravate dagli squilibri di ritmo che ogni azienda subisce nelle tendenze 
del  mercato  locale  e  del  mercato  mondiale.  Lo  stesso  processo  di  internazionalizzazione  esaspera 
queste  contraddizioni  e  rende  praticamente  impossibile  ogni  previsione  di  piano  di  produzione  e  di 
distribuzione.  Rende,  quindi,  praticamente  impossibile  ogni  previsione  qualitativa  e  quantitativa 
dell'istruzione di forza-lavoro. 

Vi  sono,  indubbiamente,  tendenze  di  sviluppo  sulla  composizione  della  classe  operaia  in  certe 
aziende  di  certi  settori  che  alzano  sensibilmente  la  percentuale  della  manodopera  specializzata,  dei 
cosiddetti  tecnici.  Ma  gli  stessi  dirigenti  aziendali  sostengono  l'impossibilità  di  prevedere  i  tipi  di 
specializzazione  occorrenti  per  il  futuro.  E'  stata  ad  esempio,  avanzata  come  soluzione  la  proposta 
della  formazione  di  un  "tecnologo",  cioè  di  un  diplomato  che  abbia  una  istruzione  generale  non 
specializzata, ma nello stesso tempo adeguata per permettere all'azienda che l'utilizzerà, di spostarlo 
rapidamente da una lavorazione all'altra e infine da un tipo di industria all'altra. 

4)  Sviluppo  crescente  della  burocratizzazione.  Nella  società  capitalistica  avanzata  gli  strati 
parassitari e burocratici si estendono e ne sorgono dei nuovi. Una forte quota della piccola borghesia 
produttrice e detentrice dei mezzi di produzione si trasforma, nel processo di concentrazione, in una 
piccola borghesia terziaria parassitaria burocratica. Compito della scuola è anche quello di fornire un 
tipo  di  istruzione  adatto  a  questa  trasformazione  della  piccola  borghesia  e  al  generale  processo  di 
burocratizzazione. 

Una buona parte di erogazione di istruzione è dedicata alla riproduzione e all'allargamento della 
burocratizzazione e del parassitismo sociale. 

La scuola deve fornire oltre che forza-lavoro specializzata alle aziende industriali burocrazia allo 
Stato e alla società. 

5)  Dato  che  il  grado  ed  il  tipo  di  istruzione  fornito  dalla  scuola  si  incorpora  in  una  serie  di 
funzioni sociali e in parte, interviene sul mercato della forza-lavoro ne deriva che la scuola è una delle 
fonti  della  valorizzazione  del  lavoro  e  della  forza-lavoro,  indipendentemente  dal  fatto  che  questo 
lavoro  e  questa  forza-lavoro  diventino  lavoro  produttivo  o  lavoro  improduttivo.  Lo  Stato  legalizza 
questa  valorizzazione  sotto  la  forma  giuridica  dei  diplomi  di  vario  tipo.  Già  il  processo  di 
valorizzazione  è  un  fattore  di  incremento,  della  differenziazione  sociale,  e  un  fattore  della 
stratificazione sociale. 

L'aumento della scolarizzazione diventa un fattore del processo in atto che vede da un lato, una 
tendenza  alla  valorizzazione  (qualificazione;  giuridicamente  diplomi  e  lauree)  e  dall'altro  di 
devalorizzazione  e  di  degradazione  sociale  (operai  specializzati  devalorizzati  dalle  trasformazioni 
tecniche ecc.; strati operai degradati a sottoproletariato ecc.). 

E' un violento processo in atto che vede gli Stati Uniti, coi suoi ghetti e «con sacche di miseria» 
del  30%  della  popolazione,  all'avanguardia  e  che  trova  la  sua  spiegazione  storica  nei  processi  di 
proletarizzazione in differenti fasi di sviluppo capitalistico: nella fase ascendente il sottoproletariato è 
la  condizione  di  passaggio  al  proletariato,  nella  fase  discendente  il  termine  di  degradazione  di 
deproletarizzazione. In tutti i paesi capitalistici avanzati le tendenze di questo processo sono in atto. 
La  crisi  della  scuola,  le  masse  studentesche,  le  loro  agitazioni  sono  un  polo  dialettico  di  questo 
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processo. 

Ogni  classe,  ogni  strato  sociale  lotta  per  riprodurre  il  suo  valore,  e  quindi  la  sua  collocazione 
sociale, al livello della qualificazione richiesta dall'attuale e dal futuro grado delle forze produttive. La 
tendenza è perciò all'ingresso dei figli di strati operai nelle scuole superiori. Negli Stati Uniti abbiamo 
circa  6  milioni  di  allievi  universitari  di  vario  tipo,  cioè  addirittura  il  43%  delle  loro  generazioni. 
Rivendicare l'allargamento dell'Università ai figli di operai fa parte della tendenza riformista, fa parte 
di un processo di estrema stratificazione nella classe operaia e della conseguente degradazione di una 
parte di essa. Questo processo crea, forse una nuova figura sociale dello studente, una nuova classe, 
un nuovo strato? No. Lo studente, come la casalinga, è caratterizzato socialmente dal nucleo familiare. 

Per  quanto  riguarda  il  valore  della  forza-lavoro  esso  è  determinato  dalla  sussistenza  e  dalla 
riproduzione della  forza-lavoro stessa,  quindi  dal  nucleo  famigliare. Le  spese  di  istruzione  in  questa 
riproduzione "entrano dunque nel ciclo dei valori spesi per la produzione della forza lavoro" (Marx, Il 
capitale, I). 

Esse riguardano il rapporto capitale-salario. Debbono essere impostate come lotta salariale e non 
come richiesta di aumento di spese scolastiche, spese che vanno a vantaggio di strati piccolo-borghesi 
e burocratici sia nella forma diretta reddito sia in forma indiretta di valorizzazione. Aumento di spese 
scolastiche significa aumento della quota delle imposte nella ripartizione del plusvalore. Aumento del 
salario è, invece, risultato della lotta di classe.  

VI) A queste cause generali della crisi della scuola possiamo aggiungere, per l'Italia, alcune cause 
particolari: 

1) Presenza e contrasto di due tendenze fondamentali del capitalismo che sono presenti anche in 
altri  paesi  ma  che  in  Italia  si  manifestano  particolarmente.  Semplifichiamo  col  termine  «tendenze» 
per meglio identificarle a livello di manifestazione politica e nel caso in esame di politica verso lo Stato 
e  verso  la  scuola  e  per  caratterizzarle  come  tendenza  "conservatrice"  e  tendenza  «riformistica».  In 
realtà si tratta di gruppi e di settori capitalistici a diversa composizione organica di capitale per cui il 
settore dove più alto è il capitale costante richiede un tipo di istruzione ed il settore dove più alto è il 
capitale variabile un altro tipo. Nelle tendenze che si esprimono, invece, a livello politico influiscono 
anche strati parassitari e burocratici non interessati direttamente alla produzione. 

2) Ciò spiega perché questi  strati abbiano un peso nell'organizzazione scolastica, nella sua crisi, 
nelle sue  agitazioni non proporzionato  al loro reale peso  nella produzione. Nella Università  italiana, 
ad esempio, la composizione sociale piccolo-borghese è altissima. In Università di altri paesi, invece, 
la composizione proletaria ha una forte incidenza e ciò determina certi caratteri delle agitazioni e dei 
problemi presenti. Ciò determina, inoltre, problemi specifici di tattica al partito rivoluzionario. 

3)  Disorganizzazione  burocratica,  caratteristica  di  tutta  la  sovrastruttura  statale  che  non  si  è 
ancora adeguata ai forti ritmi di sviluppo produttivo dell'ultimo decennio ed a tutti i fenomeni ad esso 
connessi. 

4)  Squilibri  particolari  si  innestano  in  quelli  generali  e  provocano  crisi  e  movimenti.  Questo 
complesso di cause finisce con il mettere a nudo tuta una serie di aspetti sovrastrutturali. Gli attuali 
schieramenti  politici  con  le  loro  attuali  ideologie  dimostrano  un  logoramento  perchè  sono  ancora  il 
prodotto  di  una  situazione  in  parte  superata  dal  più  recente  sviluppo  capitalistico.  Ciò  pone  per  il 
sistema  la  necessità  di  attrezzare  nuovi  schieramenti  politici  e  nuove  ideologie  utilizzando,  in  parte, 
quelle presenti e portando elementi  di innovazione. Una crisi di transizione è iniziata  e le agitazioni 
studentesche ne sono il sintomo più evidente, anche se meno evidenti ma pur presenti altri sintomi si 
manifestano nella classe operaia. 

A quale soluzione condurrà questa fase transitoria è difficile dirlo. Un dato è chiaro: le agitazioni 
studentesche hanno debordato gli attuali schieramenti politici. E se le organizzazioni politiche, specie 
http://www.marxists.org/italiano/cervetto/1968/05/scuola.htm
quelle riformistiche, non servono a controllare e dirigere i movimenti sociali esse non servono più 
al  sistema.  Sono  diventate  inutili,  a  meno  che  si  trasformino  alle  nuove  necessità.  Ma  la  crisi  è 
complicata  dal  fatto  che  anche  gli  schieramenti  politici  internazionali  dimostrano  tutto  il  loro 
logoramento. L'assetto dei rapporti interimperialistici, stabiliti dopo la seconda guerra mondiale dalla 
sconfitta dell'imperialismo tedesco da parte della alleanza imperialistica russo-americana che si divise 
il mondo in sfere d'influenza, in crisi nell'Europa occidentale e orientale, nell'America Latina, in Africa 
e particolarmente in Asia. 

Il dominio del mercato mondiale da parte degli Stati Uniti, possibile quanto questo imperialismo 
rappresentava  il  50%  della  produzione  industriale  mondiale,  non  è  più  possibile  oggi  che  ne 
rappresenta  il  30-35%.  In  Asia  e  in  Europa  risorgono  gruppi  imperialistici  che  intervengono  nella 
ripartizione del mercato, oggi con certi mezzi economici e politici, domani con altri. 

L'URSS, che ha seguito una politica di penetrazione imperialistica in tutti i continenti, non ha la 
possibilità  di  mantenere  il  dominio  sul  mercato  dell'Europa  Orientale  il  quale  si  è  disgregato  in 
tendenze centrifughe. 

Si stanno preparando le basi oggettive di nuovi contrasti, di nuovi conflitti, di nuovi schieramenti, 
di  nuove  alleanze,  di  nuove  lotte  propagandistiche  ed  ideologiche.  Le  masse  studentesche  in  tutti  i 
paesi sono, per la loro natura un settore di incubazione di nuovi quadri politici, sensibili, più di altri 
strati,  a  queste  crisi  di  transizione  e  suscettibili  a  fornire  gruppi  e  base  a  nuovi  movimenti  politici 
espressi dalle nuove condizioni. Ogni soluzione è possibile specie dove la prevalenza piccolo-borghese 
impedisce  di  trovare  un  punto  fermo,  anche  se  minimo,  nella  lotta  di  classe.  Le  agitazioni 
studentesche  possono  costituire  una  fase  preparatoria  alla  formazione  di  quadri  rivoluzionari  per  lo 
sviluppo  del  partito  leninista  di  classe.  In  questo  caso  il  futuro  corso  di  lotta  di  classe  che  la  crisi 
interimperialistica  prepara  avrà  un  forte  impulso  e  troverà  una  sufficiente  organizzazione  per 
imprimergli una direzione rivoluzionaria nello scontro con l'opportunismo. I quadri provenienti dalle 
agitazioni studentesche ed i quadri provenienti dalle agitazioni di fabbrica si salderanno nella lotta e 
nel partito leninista. 

Se invece le agitazioni studentesche finiranno  col fornire nuovi gruppi alle lotte imperialistiche, 
all'opportunismo  riformato o ai  giovani  capitalismi,  la lotta di costruzione  del  partito leninista  avrà, 
come  tante  volte  nella  storia,  ostacoli  addizionali  da  superare.  Questo  è  in  fondo  il  problema  dello 
sviluppo  del  partito  leninista.  Questo  è  in  fondo  il problema  della  tattica  leninista  nella  lotta  contro 
l'organizzazione scolastica di diffusione dell'ideologia borghese e della sua crisi generale e parziale. 

  

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Ultima modifica 26.2.2002

http://www.marxists.org/italiano/cervetto/1968/05/scuola.htm

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