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soprattutto in Francia e, infine, nel resto dell’Europa. Il suo obiettivo era quello di illuminare le
menti degli uomini con la luce della ragione.
Questo movimento fu considerato laico, in quanto non aderiva a una religione in particolare, ma
ciò non indicava che non si credesse in Dio: gli illuministi condannavano le guerre a carattere
religioso e promuovevano una tolleranza, opposta al fanatismo religioso, proclamando il diritto di
tutti ad osservare la propria religione in pace con le altre.
Essi contestavano l’antico regime, ovvero la situazione politica e sociale di quel tempo, i cui
principi erano basati su una monarchia assoluta, sui privilegi dei nobili, sull’intolleranza, le
persecuzioni religiose, la censura e la disuguaglianza nelle leggi.
Gli illuministi rifiutavano quindi la fiducia cieca nella tradizione, sia politicamente che
culturalmente. Condannavano, infatti, l'autorità dei sovrani basata sul diritto divino, dimostrando
che fosse frutto dell’invenzione umana e che, quindi, i sudditi avessero il diritto di ribellarsi al
potere se esso calpesta i loro diritti. Inoltre, erano anche contro la Chiesa, in quanto essa
imponeva di avere fede, al contrario dell’ideologia illuminista, che sosteneva il servirsi della ragione
per raggiungere la verità e la felicità.
Il modello di società a cui ambivano gli illuministi era quella dell’Inghilterra, in quanto la sua
rivoluzione aveva dato vita ad un equilibrio tra monarchia e parlamento, garantendo le libertà
individuali grazie alla costituzione.
Il ruolo degli intellettuali cambia rispetto al passato e, al posto di dover custodire il sapere della
tradizione, ora si puntava ad indicare alle persone, e in particolare ai governanti, il modo di agire
secondo la ragione, per garantire il benessere generale della popolazione.
Tra gli illuministi più famosi troviamo: Montesquieu, Voltaire, Rousseau e Beccaria.
Il francese Montesquieu sosteneva che ogni popolo dovesse scegliere la forma di governo più
adatta, in quanto non non può esistere un modello politico ugualmente valido per tutti. Egli afferma
la teoria della separazione dei poteri, per cui è necessario che ci sia una divisione tra i tre poteri
fondamentali dello Stato: il potere legislativo, quello di fare leggi e quello esecutivo. Per lui, quando
questi poteri sono concentrati nelle mani di una singola persona o gruppo, allora ci sarà sempre
ingiustizia.
Il filosofo Voltaire trattò invece la questione della tolleranza da parte del governo nei confronti
dell’individuo, che deve essere libero di non seguire ideali in cui non crede. Per quanto riguarda
l'organizzazione dello Stato, egli pensava che un sovrano assoluto, ma tuttavia illuminato, fosse
accettabile, in quanto guidato dalla ragione , e quindi favorevole al progresso e alla cultura.
Lo svizzero Rousseau colui che avanzò l’idea di uno Stato democratico, tale da rendere tutti gli
uomini liberi e uguali. Lo stato nasce quindi come un patto tra cittadini, chiamato da egli contratto
sociale, che fa sì che il popolo detenga il potere politico e che i governanti siano semplici
funzionari a cui la popolazione ha affidato dei compiti.
Cesare Beccaria, illuminista italiano, fu colui che scrisse un’opera intitolata “Dei delitti e delle
pene”, in cui si schierava fermamente contro la tortura e la pena di morte, in quanto punizioni che
andavano contro la giustizia che nasce dalla ragione. Per lui, la ragione ci fa comprendere che chi
ha intenzione di commettere un reato, non si ferma davanti la paura di essere condannato, ma
piuttosto per la certezza di essere condannato, perciò occorre aumentare l'efficienza della
giustizia, non aumentare le pene.
Gli illuministi, al tempo, si dedicarono anche all’economia. Questo settore era privo di libertà: per
commerciare c’era il bisogno di licenze e permessi da parte del sovrano e dei suoi funzionari e, per
far uscire le merci dalle città, era necessario pagare dei dazi. A questo gli illuministi si opposero, in
quanto pensavano che ognuno dovesse essere libero di svolgere l’attività che desiderava. Così, lo
scozzese Smith propose il modello del liberismo economico, che consisteva nella libertà di
produrre commerciare qualsiasi bene, e di comprare e vendere liberamente merci all'interno di uno
stato o fra stati diversi.
Gli illuministi diedero vita all’enciclopedia, un’opera scritta da circa 150 autori e pubblicata tra il
1751 e il 1772, che conteneva oltre 60’000 voci relative a tutti i campi del sapere, divisi in 28
volumi. Per il suo obiettivo di persuadere il lettore verso le idee illuministe, essa fu censurata sia
dal Re di Francia, sia dalla Chiesa, ma ricevette comunque un gran successo in Paesi come Gran
Bretagna e Olanda.