Il sito, ove ora sorgono le chiese di san Procolo e san Zeno, era occupato a partire dal II-III secolo d. C. da
una necropoli romana, che si estendeva fino all’Adige ed era posta lungo la via Gallica (diretta a Brescia).
Una legge scritta nelle antichissime XII tavole vietava le sepolture in città, quindi esse si trovavano lungo le
vie che uscivano da esse, per essere fuori delle mura e mantenere, però, allo stesso tempo il legame tra vivi
e defunti.
Con la nascita della prima piccola comunità cristiana a Verona, collocabile verso la metà del III secolo,
accanto alle altre tombe iniziarono ad essere disposte anche quelle cristiane e proprio in questa necropoli
trovarono sepoltura per un certo periodo i vescovi della città, dal primo, Euprepio, al quarto, Procolo e
all’ottavo, il famoso Zeno.
In epoca tardogotica fu collocata nel presbiterio la statua di san Procolo, seduto in cattedra e
benedicente, espressiva nella sua austera, ma anche benevola, severità. La statua è eccezionalmente
firmata e datata 1392 da Giovanni di Rigino, scultore e notaio dei Signori Scaligeri.
Seicento e Settecento
Nel 1620 fu aperta nel fianco sinistro del presbiterio una grande cappella dedicata alla Beata Vergine, nella
quale fu eretto un maestoso altare barocco con la statua della pietà, che ora si trova in san Zeno.
Nel 1685, l’allora arciprete decise di conferire maggiore rilievo all’abside, sopraelevandone a sue spese,
in forme barocche, l’arco trionfale e conseguentemente anche il muro esterno.
Nel 1739 furono sopraelevati il tetto e la facciata per portarli a un livello consono a quello del presbiterio
rialzato nel Seicento.
Nei primi anni del Settecento erano state murate due arcate del portico rinascimentale per ricavare la
sede della compagnia del santissimo Sacramento, molto attiva e benemerita della parrocchia. Per
riconoscenza la compagnia incaricò il famoso architetto Francesco Bibiena di costruire un nuovo altare
maggiore per la chiesa.
Ottocento
Il secolo iniziò con la soppressione napoleonica della parrocchia di san Procolo (1806), che fu trasferita a
san Zeno, divenuta nel frattempo parrocchia, dopo la soppressione dell’abbazia benedettina.
San Procolo fu quindi sconsacrata e passò al demanio militare. Tutti i suoi arredi, altari compresi, furono
trasferiti in san Zeno.
La chiesa, usata anche come stalla da Francesi e Austriaci, dopo l’annessione del Veneto all’Italia del 1866,
diventò deposito del genio militare italiano
Il Novecento e i restauri
Interventi d’urgenza
L’edificio, ceduto al Comune, fu occasionalmente rifugio di senzatetto, divenne magazzino-palestra della
Guardia di Finanza e perfino cinematografo, finché nel 1927 la soprintendenza ottenne dal podestà lo
sgombero dell’edificio e l’inizio dei lavori più urgenti. Mancavano, però, I fondi per restauri sistematici, il
podestà ritenendo la chiesa inagibile, la fece chiudere, poi subentrarono gli eventi bellici.
Nell’immediato dopoguerra la nuova soprintendenza tornò a insistere sulla necessità di interventi
urgenti, preoccupata per le condizioni del tetto che, infatti, di lì a poco nel 1948 crollò, rovinando sul
pavimento, con grave pericolo per la cripta sottostante, la quale fu subito puntellata e tale rimase fino agli
ultimi restauri. Il tetto fu rifatto nel 1951 eliminando il discutibile peso della sopraelevazione settecentesca
e riportando muri e facciata alle presumibili dimensioni romaniche.
Riapertura al culto
Il 23 marzo 1988 la chiesa, solennemente riconsacrata, alla presenza delle autorità cittadine, viene riaperta
al culto dal vescovo Giuseppe Amari.
Leonardo Venturini
Bibliografia
“La chiesa di San Procolo in Verona: un recupero e una restituzione”, A cura di P. Brugnoli, Verona 1988