Sei sulla pagina 1di 3

LA SOCIETÀ DI MASSA  UNITÀ 1

1. CHE COS’È LA SOCIETÀ DI MASSA?


La società di massa è quella società in cui si è realizzata una diffusione di massa dei prodotti di consumo: questi
prodotti sono disponibili per un numero illimitato di persone. Nella società di massa, come spiega il filosofo Gasset, si
verifica il fenomeno del “pieno”.
La massa è dunque un insieme omogeneo in cui i singoli individui scompaiono rispetto al gruppo, nuovo e più
importante soggetto politico e civile. Nella società di massa i cittadini vivono nei grandi agglomerati urbani, a stretto
contatto tra di loro; i loro rapporti fanno capo alle grandi istituzioni. Gli individui partecipano ai meccanismi
dell’economia di mercato, comprando ciò di cui hanno bisogno con il denaro ricavato dal lavoro dipendente.
Sono state le trasformazioni politiche, economiche e culturali della seconda rivoluzione industriale a produrre una
società così uniformata e omogenea.
Con la terza rivoluzione industriale la società di massa si diffonderà in tutto il pianeta dando luogo a un fenomeno
che non è solo economico, ma anche politico culturale: la globalizzazione.
Alla fine dell’Ottocento prima Francia, Germania e Svizzera poi quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale concessero
il diritto di voto alla totalità dei cittadini maschi maggiorenni, indipendentemente dal censo e dalla posizione sociale;
in Italia l’introduzione del suffragio universale maschile avvenne nel 1912. L’estensione del diritto di voto alle masse
provocò un mutamento sostanziale, e si andò ad affermare il modello del partito politico di massa.
Contemporaneamente ai partiti di massa, sorsero organizzazioni sindacali, nacquero così:
- In Inghilterra le Trade Unions (1868).
- In Francia le Confédération Générale du Travail (1895).
- In Italia la Confederazione Generale del Lavoro (1906).
Queste organizzazioni potevano contare su milioni d’iscritti. Lo sciopero era lo strumento di lotta che utilizzavano per
dare più forza alle rivendicazioni operaie.
La diffusione su larga scala dei beni di consumo rese più comoda la vita di molte famiglie, si diffusero anche i
cosiddetti mass media, fu proprio la stampa quotidiana e periodica a incrementare maggiormente la produzione e
la vendita. Nell’economia assunse un ruolo importantissimo il terziario, quel settore economico che riguarda i servizi:
commercio, banche, ospedali, scuole, ecc.
Anche il mondo della scuola subì un mutamento sostanziale: l’istruzione non venne più considerata un bene elitario,
ma un’opportunità da offrire a tutti i cittadini. La scuola venne organizzata e finanziata dallo Stato, si giunse a
rendere l’istruzione obbligatoria e gratuita, per superare quella che ormai si considerava una piaga sociale:
l’analfabetismo.

2. IL DIBATTITO POLITICO E SOCIALE


Nell’Ottocento l’attenzione si era posata sui problemi causati dalla rivoluzione industriale, soprattutto sulla questione
sociale: l’insieme dei problemi legati alle condizioni di miseria e ignoranza in cui vivevano le masse dei lavoratori.
I conservatori guardavano con preoccupazione alle rivendicazioni di operai e contadini e chiedevano allo Stato di
reprimere gli scioperi.
I liberali esaltavano il valore della libertà e dell’iniziativa economica individuale, chiedendo allo Stato di astenersi da
ogni intervento nel campo dell’economia.
I socialisti sostenevano invece che una società più giusta non potesse nascere se non dalle lotte dei ceti più oppressi:
agricoltori e operai. (idee di Karl Marx).
La chiesa condannava sia il socialismo che il libero mercato, invitando imprenditori e lavoratori ad abbandonare lo
scontro e a realizzare una collaborazione pacifica.
Nel corso dell’Ottocento all’interno del movimento socialista si impose la tendenza marxista. Sul finire del secolo, in
tutti i Paesi europei sorsero i partiti socialisti. Il primo a formarsi fu l’SPD, il Partito Socialdemocratico Tedesco, nato
nel 1875 e fu un modello per tutti gli altri partiti socialisti d’Europa.
In Francia un partito di ispirazione marxista si formò nel 1882. In Italia, il Partito socialista venne fondato nel 1892 a
Genova con il nome di Partito dei lavoratori italiani, ma nel 1895 cambiò nome in Partito Socialista Italiano. In Gran
Bretagna, il marxismo non riuscì ad imporsi all’interno dei sindacati, tanto che furono gli stessi dirigenti delle Trade
Unions a prendere l’iniziativa di creare una formazione politica che fosse l’espressione di tutto il movimento operaio.
Nel 1906, nacque il Partito Laburista.
I partiti socialisti europei avevano degli obiettivi comuni:
- Tutti auspicavano il superamento del sistema capitalistico e la gestione sociale dell’economia.
- Tutti erano internazionalisti e pacifisti.
- Tutti facevano capo ad un’organizzazione erede della Prima Internazionale Socialista, che si era disciolta nel
1876.
La nascita della Seconda Internazionale Socialista risale al 1889, quando i principali partiti socialisti europei si
riunirono a Parigi per approvare alcune importanti deliberazioni, come la limitazione della giornata lavorativa a otto
ore e la proclamazione di una giornata mondiale di lotta per il primo maggio di ogni anno.
La seconda Internazionale fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. A dominare ideologicamente la
Seconda Internazionale fu il marxismo. Però all’interno dei partiti socialisti si delinearono due tendenze:
1) Quella revisionista o socialdemocratica che rivedeva i fondamenti stessi dell’analisi di Marx, rifiutando la
rivoluzione.
Il massimo esponente fu Eduard Bernstein che mise in evidenza una serie di fatti che contraddicevano le
previsioni di Marx:
- Il proletariato migliorava lentamente le sue condizioni di vita.
- Il capitalismo si modificava e anziché crollare superare le sue crisi.
- Gli Stati borghesi si evolvevano in senso democratico.
Egli sosteneva che la società socialista non sarebbe nata da una rivoluzione, ma da una trasformazione graduale
realizzata.
2) Quella ortodossa o rivoluzionaria, che non rinunciava all’obiettivo individuato da Marx: una società senza classi
da raggiungere attraverso una rivoluzione violenta.
Il massimo esponente fu Karl Kautsky, egli sosteneva, in coerenza con Marx, che la crisi del capitalismo fosse
inevitabile. I partiti socialisti dovevano preparare il proletariato alla rivoluzione.
In Francia ebbe origine un altro movimento operaio, che prese il nome di sindacalismo rivoluzionario. I sindacati
francesi si muovevano su una linea anarchico-rivoluzionaria. I sindacalisti francesi insistevano sulla necessità di
addestrare le masse operaie alla lotta, più che sulle conquiste economiche dei lavoratori. Lo sciopero era considerato
una “ginnastica rivoluzionaria”, in vista del grande sciopero generale rivoluzionario che avrebbe segnato la fine della
società borghese, l’esponente massimo fu George Sorel. Il sindacalismo rivoluzionario contribuì a rendere più duro il
conflitto sociale in tutta Europa alla vigilia della prima guerra mondiale.
Il pontificato di Leone XIII fu caratterizzato dalla ricerca di una proposta sociale coerente con il messaggio
evangelico. Questa ricerca si concretizzò nel maggio del 1891, con l’enciclica “Sulle cose nuove”, la Rerum Novarum,
contenente:
- Denuncia degli eccessi del capitalismo: viene ribadita la condanna del liberismo, caratterizzato dalla
mancanza di preoccupazioni morali in ambito economico.
- Condanna delle teorie socialiste e collettivistiche che sostengono l’abolizione della proprietà privata, in
quanto diritto naturale.
- Invito allo Stato a intervenire per rimuovere le cause che possono esasperare il conflitto tra operai e
padroni.
- Condanna della lotta di classe e collaborazione tra padroni e operai in associazioni di tipo corporativo.
Negli ultimi anni dell’Ottocento emerse una nuova idea politica, la democrazia cristiana che ebbe come esponente
Romolo Murri. Secondo i democratici cristiani bisognava superare il non expedit, il divieto ai cattolici di partecipare
alla vita politica italiana. Leone XIII mantenne il non expedit, Pio X lo attenuò ma non lo eliminò completamente. Solo
nel 1919 il non expedit sarà completamente abrogato e i cattolici potranno dar vita a un loro partito: il Partito
Popolare Italiano fondato dal sacerdote Luigi Sturzo. Tuttavia, il fatto più clamoroso del pontificato di Pio X fu la
condanna del cosiddetto modernismo, un movimento che proponeva di reinterpretare la dottrina cattolica in chiave
moderna. Vi fu pertanto:
- Il modernismo teologico, dove si proponeva l’insegnamento della Chiesa con il progresso filosofico e
scientifico.
- Il modernismo filosofico, dove si affermava che una nuova forma religiosa più libera ed elevata che doveva
soppiantare il cristianesimo.
- Il modernismo politico, riconducibile a Romolo Murri.
- Il modernismo letterario, riconducibile ad Antonio Fogazzaro.
La condanna del modernismo fu pronunciata da Pio X con l’enciclica Pascendi Domini gregis del 1907. Secondo Pio X
il modernismo minava le fondamenta stesse della dottrina della Chiesa cattolica.
La rivoluzione industriale portò le donne nelle fabbriche. Nell’industria la donna era doppiamente discriminata, da
una parte percepiva un salario minore rispetto all’uomo, dall’altra era esclusa dalle funzioni dirigenziali e di
responsabilità. Sul piano politico, la donna non aveva diritto al voto. Per questo, nella seconda metà dell’Ottocento
nacquero in Inghilterra e negli Stati Uniti i primi movimenti delle suffragette, così chiamate perché rivendicavano
l’estensione del suffragio alle donne. Le suffragette avevano come obiettivo quello di ottenere il diritto al voto, di
essere elette e di ottenere la completa parità tra uomo e donna.

3. NAZIONALISMO, RAZZISMO, IRRAZIONALISMO


L’idea di nazione si affermò in Europa nella prima metà dell’Ottocento, a partire dal 1850, essa assunse un carattere
reazionario e militaresco, fino a diventare un ideologia. Questo mutamento viene spiegato solitamente con il ricorso
alla distinzione tra principio di nazionalità e nazionalismo.
 Nazionalità: consapevolezza dell’identità culturale e storica del proprio popolo, si parla anche di
patriottismo.
 Nazionalismo: consapevolezza della superiorità culturale e anche razziale del proprio popolo sugli altri
ritenuti inferiori.
Il nazionalismo si diffuse in tutta Europa assumendo caratteristiche specifiche:
- Il nazionalismo panslavista russo sostenne la politica di espansione degli zar in nome della riunificazione di
tutte le terre slave.
- Il nazionalismo francese lottò contro ogni diversità interna e sostenne la politica di potenza della Francia.
- Il nazionalismo italiano rivendicò per l’Italia le terre ancora irredente e un ruolo internazionale di prestigio.
- Il nazionalismo tedesco ebbe come programma il pangermanesimo, esaltò la superiorità della razza ariana e
accusò gli Ebrei di tutti i mali della società tedesca.
In contrapposizione dell’antisemitismo venne fondata l’Organizzazione Sionista Mondiale, che tenne il suo
primo congresso a Basilea nel 1897. Lo scopo del sionismo era quello di dare una patria agli Ebrei in Palestina.
Il razzismo consiste nel ritenere che esistano razze superiori e inferiori, e che la razza superiore abbia il diritto e il
dovere di sottomettere quella inferiore (esponente Arthur de Gobineau). Il razzismo tedesco affondò le sue
radici nel mito del popolo, il volk, concepito come comunità di sangue legata misticamente alla terra. Questo
mito aveva origine nella cultura romantica ed era stato ripreso dal compositore Richard Wagner.
Anche se il razzismo riteneva di affondare le proprie radice nella scienza, il suo successo fu legato ad una sorta di
isteria collettiva che pervase l’Europa, e questa isteria si manifestò nei mondi tipici della società di massa.
Tra Ottocento e Novecento anche il contesto culturale mutò: al positivismo subentrò l’irrazionalismo,
caratterizzato dalla volontà di andare al di là della scienza.
In generale, si affermò un’atmosfera di crisi in contrasto con l’ottimismo positivistico, un nuovo clima culturale
che si è soliti definire decadentismo.

Potrebbero piacerti anche