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Sara Conforti*, Samantha Salomone**, Francesca Federico**, Antonella Di Vita*, Margherita Orsolini**

*Dipartimento di Psicologia, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma


**Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e di Socializzazione, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma

Diversi studi (Vargha-Khadem et al 1997; Gadian et al 2000; De Haan et al 2006a; Adlam et al 2009), riportano casi di bambini e adolescenti con una
grave compromissione della memoria a lungo termine dovuta ad una selettiva atrofia ippocampale bilaterale. Questo disturbo è stato etichettato come
amnesia evolutiva (DA) (Gadian et al. 2000), una forma di amnesia caratterizzata da una compromissione della memoria episodica (Vargha-Khadem et
al. 1997), con relativo risparmio della memoria semantica. La scoperta delle place cells e delle grid cells nelle stutture ippocampali e paraippocampali dei
roditori fornisce una solida base per poter affermare che l’ippocampo svolge un ruolo critico nella formazione di memorie episodiche, ovvero
caratterizzate da una cornice spaziotemporale in cui componenti sensoriali, emozionali, cognitive di un esperienza vengono integrate insieme (J. J.
Knierim, 2015). L'ippocampo è altamente e selettivamente suscettibile al danno causato da ipossia perinatale e neonatale e, poiché le funzioni di
memoria episodica dell'ippocampo non giocano un ruolo critico nei primi anni di vita, il disturbo può rimanere silente e inosservato per diversi anni. I
soggetti con questo tipo di disturbo mostrano spesso anche deficit di memorizzazione di percorsi spaziali che possono essere necessari per la
navigazione di tutti i giorni (Vargha-Khadem et al., 1997). Il relativo risparmio della memoria semantica è probabilmente dovuto al fatto che questa
funzione è supportata da strutture, come la regione paraippocampale (Mishkin et al 1997; Vargha-Khadem et al 1997), che rimarrebbero meno colpite
rispetto all’ ippocampo (Gadian et al. 2000).

In questo studio presentiamo il caso di G, un bambino di 11 anni e10 mesi valutato al Servizio di Consulenza sui disturbi dell’apprendimento “Laboratorio
della Volpe Rossa”, presso il dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, Sapienza Università di Roma.
I genitori si rivolgono al servizio per via di una discrepanza fra i risultati delle varie valutazioni fatte da G. nel corso dello sviluppo, dalle quali non emerge
nulla di conclamato, e le difficoltà da loro riscontrate nel suo funzionamento quotidiano, relative soprattutto all’area motoria ed a quella mnestica. Rispetto
alla prima area, vengono riferite difficoltà sia nella motricità fine che in quella grossolana; relativamente alle competenze mnestiche, viene riferita una
difficoltà di G nel recuperare informazioni relative ad episodi della sua vita quotidiana.
Viene riportata nascita a 36 settimane, seguita da un distress polmonare che ha determinato ipossia e ha costretto il bambino in rianimazione per i primi
giorni di vita.

In generale il funzionamento esecutivo di G mostra delle fragilità: più il compito è complesso, e quindi
richiede una distribuzione strategica delle risorse attentive, più la prestazione risulta carente.
In particolare, quando la prova richiede l’esecuzione di un doppio compito (come nelle prove di
memoria di lavoro verbale e visuo-spaziale, nel test di Stroop e nei compiti di attenzione divisa), la
prestazione si mostra maggiormente deficitaria.

Il vocabolario (conoscenza semantica e competenza definitoria), la comprensione verbale e la


flessibilità semantica, valutate attraverso i subtest linguistici della WISC IV, risultano in norma.
In norma anche l’attenzione e la memoria a breve termine verbale e visiva.
Si osserva una caduta nella fluenza categoriale.

A fronte di un preservato funzionamento della memoria a breve termine, G mostra un deficit di


memoria episodica (cfr. le storie del Tema), che incidono anche nell’apprendimento di liste di parole
(da una presentazione all’altra non ricorda parole che pure aveva rievocato tre-quattro minuti prima).
Ha inoltre difficoltà di consolidamento e di recupero delle informazioni, siano esse di natura verbale o
visuo-spaziale. Quando la prova contiene suggerimenti strategici per la memorizzazione (cfr. il test
tratto dalla BIA), la prestazione migliora.
G. riferisce di utilizzare soprattutto una codifica di tipo visivo del materiale verbale, che sembra
vincolare la sua modalità di recupero. Infatti, nella prova di apprendimento di parole, la rievocazione
libera è deficitaria, così come il riconoscimento e, sorprendentemente, anche il recupero guidato
attraverso cue verbali; mentre è in norma il recupero attraverso stimoli visivi. Questo dato è linea con
il principio di specificità della codifica (Tulving 1972,1983).

G. mostra una difficoltà nell’apprendimento dei percorsi, al test WalCT (un test in cui il bambino
riproduce la sequenza mostratagli, camminando su un tappeto dove sono stati disegnati dei quadrati.
I quadrati sono nella stessa posizione di quelli del CBT. Vedi foto) mostra uno span superiore alla
norma ma una caduta nell’apprendimento e nella rievocazione della stessa tipologia di materiale
(Piccardi et al., 2015), evidenziando una forte difficoltà nella memorizzazione di informazioni spaziali.

AREA AFFETTIVO-RELAZIONALE: dai racconti spontanei e dalla somministrazione di alcuni questionari, emerge una bassa autostima di G soprattutto in ambito scolastico,
riportando di essere fortemente preoccupato e spesso agitato in classe; questo a volte si risolve in disattenzione e agitazione motoria.
Sono emersi, inoltre, preoccupazioni rispetto ai vissuti di malattia che hanno caratterizzato la sua vita e bisogno di stare “da solo”, in situazioni di calma mentale; ciò
potrebbe riflettere, da una parte, l’esigenza di proteggersi da pensieri intrusivi negativi scaturiti da situazioni vissute come stressanti e, dall’altra, un bisogno di
proteggersi da quello che gli altri potrebbero pensare se mostrasse le sue fragilità nel funzionamento quotidiano.

CONCLUSIONI: Nonostante la mancanza di un reperto neuroradiologico, il particolare profilo di funzionamento mnesico di G porta a ipotizzare un legame
tra il suo profilo cognitivo e l'episodio di ipossia neonatale riportato dai genitori. L’episodio di ipossia potrebbe aver colpito in maniera particolare lo sviluppo
delle strutture ippocampali e di conseguenza aver compromesso lo sviluppo della memoria episodica sia nelle componenti di codifica che di recupero. Le
difficoltà di memoria navigazionale potrebbero in qualche modo essere legate al più generale disturbo di memoria. Non sappiamo invece in che modo
questo episodio possa avere compromesso in qualche maniera altre strutture, o la connettività con altre strutture, spiegando quindi le difficoltà esecutivo-
attentive.

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