LEZIONE 1
IL NEONATO
Il periodo di competenza del pediatra è l’età evolutiva, periodo che va dalla nascita al completamento
dell’adolescenza, “completamento” che avviene in momenti diversi dell’età cronologica (un soggetto può
diventare adulto a 18/20 anni), e che è inteso non solo come il completamento del processo accrescitivo
(crescita somatica), ma anche come la completa maturazione funzionale di tutti gli organi e apparati, che
portano il soggetto a divenire adulto.
L’età evolutiva comprende diverse fasce, che si susseguono dall’età neonatale all’adolescenza e ognuna delle
quali si caratterizza di uno specifico aspetto fisiologico, patologico e burocratico (a seconda della fascia di
età, il soggetto sarà ricoverato in uno specifico reparto →il neonato è quello che in genere viene ricoverato
con la mamma).
La prima fascia dell’età evolutiva è rappresentata dall’ETA NEONATALE, un periodo molto breve, della
durata di 28-30 gg, trascorsi i quali, il NEONATO verrà chiamato LATTANTE, e il cui parametro di
crescita importante da conoscere per identificare il rischio di patologia neonatale e il grado di maturazione
fetale è l’età gestazionale.
L’età gestazionale è definita come il numero di settimane tra il primo giorno dell'ultimo ciclo mestruale
normale della madre e il giorno del parto. Più precisamente, l'età gestazionale è la differenza di 14 giorni
prima della data del concepimento e il giorno del parto. L’età gestazionale ci permette quindi di conoscere la
durata della gravidanza e quindi:
➢ Se il neonato è un nato a termine (se la gravidanza è completa, ossia compresa tra il compimento
della 37° settimana di gravidanza e la 41°),
➢ Se è un nato pre-temine o prematuro (se nato prima della 37 settimana) o
➢ ancora post-termine, (se nato al completamento della 41 settimana).
Altro criterio molto importante con cui classificare il neonato alla nascita è il PESO, parametro che, essendo
il riflesso di ciò che è avvenuto in gravidanza, ci dice quanto bene è cresciuto il bambino e se quindi
dobbiamo aspettarci o meno determinati problemi. In genere:
➢ Il peso di un neonato a termine è definito “normale” se compreso tra i 2,5Kg e i 4kg;
➢ Se il peso è al di sotto dei 2,5kg, il neonato si definisce di “basso peso”;
➢ Al di sotto del kilo e mezzo si dirà che il neonato è di “peso molto basso”: più basso è il peso più
alto è il numero di problemi che ci aspettiamo di dover affrontare, sia per quanto riguarda la sua
capacità di adattarsi alla vita extrauterina, sia per come abbiamo detto, per i problemi a cui è andato
in contro durante la gravidanza.
Oltre che dal peso, però, la crescita del bambino dipende anche dall’età gestazionale, e quindi dal tempo che
ha avuto in gravidanza per crescere, perché un bambino può essere nato a 39 settimane ed essere di basso
peso, o avere un peso basso, ma corretto perché è nato prematuramente. Ecco che allora conoscere anche il
tempo ci aiuta a capire se il peso è adeguato alla sua età gestazionale o meno. Per questo motivo per ogni età
gestazionale avremo dei riferimenti di normalità del peso (in realtà li abbiamo anche della lunghezza, ma il
parametro a cui si dà più importanza anche perché più facile da rilevare con precisione è il peso,
specialmente in sala parto). Diremo allora se, ricorrendo a delle curve di riferimento, il neonato è AGA, SGA
o LGA:
➢ Se il neonato nasce con un peso appropriato per l’età gestazionale (10°- 90° centile), lo indichiamo
con la sigla anglosassone AGA (APPROPRIETE GESTATIONAL AGE);
➢ Se il neonato nasce con un peso basso per l’età gestazionale (< 3°- 10° centile), lo indichiamo con la
sigla SGA (SMALL GESTATIONAL AGE);
➢ Se il peso del neonato è grande per l’età gestazionale (> 90°- 97° centile), verrà indicato con la sigla
LGA (LARGE FOR GESTAZIONAL AGE).
CIRCOLAZIONE FETALE
La nascita del bambino è un momento cruciale in cui si verificano una serie di complessi fenomeni, noti
come FENOMENI DI ADATTAMENTO ALLA VITA EXTRAUTERINA, che segnano il passaggio dal
feto al neonato e l’acquisizione, col parto in ambiente extrauterino, di autonomie che prima non aveva, in
quanto dipendenti esclusivamente dalla mamma, come il funzionamento della circolazione fetale.
Il sistema circolatorio del feto è costituito dalla placenta e dalle vene e arterie ombelicali ad essa collegate. A
differenza di quello che avviene nella vita extrauterina, il feto è immerso nel liquido amniotico, per cui lo
scambio di aria che dovrebbe avvenire nei polmoni a livello degli alveoli, dove l’aria entra e il sangue
venoso viene liberato dell’anidride carbonica e si ossigena, avviene invece a livello della placenta, principale
struttura deputata agli scambi gassosi, collegata al feto tramite le vene e le arterie ombelicali.
La VENA OMBELLICALE (che nella vita
extrauterine trasporta sangue deossigenato) è
deputata al trasporto di sangue ossigenato dal
contatto con la placenta materna. La vena ombelicale
si dirige al fegato, dove tramite uno shunt anatomico
tipico del feto, il DOTTO VENOSO DI
ARANZIO, immette il sangue ossigenato nella vena
cava inferiore, attraverso la quale raggiunge poi la
metà destra del cuore. Mentre da qui normalmente il
sangue passa per andare ad ossigenarsi a livello dei
polmoni, questa funzione nel feto non avviene,
perché il sangue non ha questa propulsione a
raggiungere i due organi respiratori polmoni, a cui
comunque arriva, ma si tratta di una piccola quantità
utile a nutrire i polmoni stessi.
Dal cuore destro, il sangue passa quindi alla metà
sinistra tramite un altro shunt anatomico funzionante
solo nel feto e non nel bambino o nel soggetto
adulto, detto FORAME OVALE. Dalla metà
sinistra del cuore, che normalmente pompa il sangue
che va a irrorare tutto l’organismo tramite una
circolazione in serie (con il cuore destro che pompa nel polmone e il cuore sinistro che pompa il
sangue ossigenato nel resto del corpo), nel feto si avvia invece la circolazione cosiddetta in parallelo:
il sangue ossigenato dal cuore sinistro e indirizzato tramite l’ARCO DELL’AORTA all’aorta,
prende 2 vie: una immediata che raggiunge i distretti superiori del corpo (cervello), e l’altra che,
mescolandosi ad altro sangue, si immette nell’AORTA DISCENDENTE, irrorando gli organi
addominali e la periferia, per poi ritornare alla placenta per mezzo dell’ARTERIA
OMBELICALE, che porta quindi sangue deossigenato (di ritorno dall’ossigenazione della periferia)
alla placenta, a livello della quale il sangue si riossigena e ricomincia il circolo attraverso la vena
ombelicale.
ADATTAMENTO NEONATALE
Per adattamento neonatale si intende l’insieme delle modifiche delle funzioni a carico:
o della respirazione polmonare;
o della circolazione (affinché il sistema circolatorio fetale si trasformi in circolazione in serie);
o della termoregolazione, non necessaria durante la vita intra-uterina, in quanto il feto è costantemente
immerso nel liquido amniotico alla costante temperatura di 37°C;
o e del metabolismo (adattamento inteso come l’avvio di tutti quei processi biochimici che non era
necessario mettere in funzione durante la gravidanza e svolti in parte dalla madre, che devono
svolgersi autonomamente).
Riassumendo, le caratteristiche della condizione intrauterina sono:
➢ Alveoli polmonari pieni di liquido;
➢ Dotto arterioso e forame ovale pervi per permettere gli shunt, ossia i passaggi del sangue che stanno
alla base di questo tipo di circolazione che si modificherà con la nascita;
➢ Scarso apporto di sangue ai polmoni, utile solo ad ossigenare il tessuto polmonare;
➢ Scambi gassosi affidati alla placenta.
Alla nascita, segnata dal passaggio del feto nell’ambiente extrauterino:
➢ Avviene il primo atto respiratorio: riflesso innescato da una serie di stimoli (quali cambio della
temperatura, stimolazione tattile, abbassamento della glicemia e del PH), che permettono all’aria di
entrare nell’albero bronchiale e di giungere agli alveoli, che distendendosi, si riempiono di aria,
determinando l’inizio della respirazione polmonare.
Ma affinché possa avvenire questo, è necessario che una grande quantità di sangue arrivi ai polmoni,
per cui è necessario ridurre le resistenze del circolo polmonare, così che il sangue contenuto nella
rete di vasi che circonda gli alveoli, venga a contatto con l’aria che è entrata nell’alveolo e lo ha
disteso, ossigenandosi.
➢ D’altra parte, il fatto che il sangue venga deviato dal cuore destro al polmone, modifica anche a
livello cardiaco le pressioni, per cui il forame ovale e il dotto di Botallo si chiudono, prima
funzionalmente e poi, nelle settimane successive alla nascita, anche anatomicamente.
Questo è quello che fisiologicamente dovremmo aspettarci, ma non sempre il tutto avviene in maniera
efficiente: possono infatti presentarsi diversi problemi, le cui cause sono diverse, come:
➢ La persistenza del liquido polmonare, che deve essere riassorbito affinché l’aria possa entrare nei
polmoni;
➢ Persistenza dei cortocircuiti fetali: se non si chiude il forame ovale, o il dotto di Botallo,
continueranno a funzionare gli shunt;
➢ Mantenimento delle alte resistenze polmonari, un’inadeguata azione di pompa da parte del cuore
destro, o un non adeguato funzionamento del controllo centrale da parte del sistema nervoso.
IL PUNTEGGIO DI APGAR
Non sempre il bambino si adatta in maniera perfetta e nei primissimi minuti all’ambiente extrauterino come
dovrebbe avvenire. Questo viene allora monitorato, valutando il punteggio di Apgar, un linguaggio
universale, creato nei primi del ‘900 da Virginia Apgar, anestesista e neonatologa-pediatra, e adottato al
momento del parto per valutare l’adattamento del neonato alla nascita.
Questo punteggio viene fuori dalla valutazione di 5 parametri:
▪ La FREQUENZA CARDIACA, (può essere misurata anche su 20 secondi), utile a verificare la
presenza del battito e quindi, a seconda del suo valore:
o Assegniamo un punteggio di 0, se il battito è assente;
o Assegniamo un punteggio di 1, se il cuore batte, ma con una frequenza inferiore a 100;
o mentre assegniamo un punteggio di 2, se quest’ultima supera i 100/min, parametro
inversamente proporzionale alla massa corporea, quindi più piccolo è il corpo del soggetto,
più elevata è la frequenza cardiaca. Per cui è fisiologico per il neonato sia perché è molto
piccolo, sia perché sta avviando questo adattamento alla vita extrauterina, di avere una
frequenza cardiaca elevata, che per essere quindi considerata normale deve essere superiore
a 100.
▪ Il RESPIRO (no frequenza respiratoria), quindi verificare se il bambino respira bene o con difficoltà
o se il respiro è assente. Il pianto è ad esempio un riflesso dell’attività respiratoria, quindi se c’è un
pianto valido, forte e rigoroso, vuol dire che il bambino respira bene; se il pianto è flebile è indice di
una respirazione non del tutto efficiente e quindi darò a questo parametro un punteggio di 0, 1,2 a se
il respiro è assente, non sufficiente o se il pianto è vigoroso e valido.
▪ REATTIVITA RIFLESSA, ossia come il neonato reagisce agli stimoli a cui è sottoposto al
momento della nascita (quali il pizzicotto a cui il neonato può:
o Non reagire (e quindi assegnare un punteggio di 0);
o Può reagire con una smorfia (punteggio di 1);
o o con il pianto o con la tosse se stimolato a livello dell’oro-faringe (punteggio di 2).
Il punteggio di APGAR viene calcolato al 1° e al 5° minuto dalla nascita, per dare il tempo al bambino di
adattarsi. Per cui nei cartellini della nascita che si rilasciano sempre dal punto nascita quando il bambino va a
casa, è trascritto l’Apgar a 1 e a 5 minuti. Consideriamo:
➢ NORMALE un neonato sano che ha bisogno di minime cure, se il punteggio di Apgar è superiore a
7;
➢ Si parla di neonato MODERATAMENTE DEPRESSO, che necessita di maggiori cure e di lievi
interventi di rianimazione (che si fanno in sala parto), se il punteggio è invece compreso fra 4 e 7;
➢ È considerato GRAVEMENTE DEPRESSO, quel neonato che necessita di manovre rianimatorie
più importanti e in genere seguite dalla terapia intensiva neonatale, a cui assegniamo quindi un
punteggio di Apgar inferiore a 4.
➢ Inoltre, se il punteggio di APGAR a 5 minuti è basso, potrebbe essere un problema di respirazione
non adeguatamente avviata (che andiamo a supportare con interventi di rianimazione lievi), mentre
se l’Apgar è ancora basso a 10 minuti, si assiste ad una compromissione neurologica primitiva
(l’adattamento non si è avviato proprio per dei problemi a livello celebrale) o secondaria
(determinata dal fatto che il mancato funzionamento dell’attività cardiocircolatoria, ha portato ad
ipossia celebrale).
➢ Suture lambdoidee (tra occipitale e i due parietali) palpabili sino al 3°-4° mese
2. Valutando il cranio, potremmo osservare anche eventuali deformità legate al parto, la cui più frequente è
il cosiddetto TUMORE DA PARTO (caput succedaneum), una tumefazione che si forma nell’aria del
cranio impegnata particolarmente a lungo nel canale del parto: il bambino nasce infatti con la testa
deformata e allungata per la presenza di un edema molle, ossia di un liquido che si è accumulato nel
sottocute per una questione esclusivamente meccanica. Non è patologico e si riassorbe da solo in pochi
giorni.
3. CEFALOEMATOMA: è invece un trauma da parto, quindi qualcosa legato al parto ma che essendo
stato traumatico, ha determinato la formazione di una raccolta di sangue sotto il periostio (parietale), che
a differenza della tumefazione da parto che è diffusa, è limitata, in quanto avviene in corrispondenza
dell’osso in cui si è verificata la rottura e il versamento dei vasi, per cui non oltrepassa le suture (Se il
processo emorragico si estende oltre le suture si parla di ematoma subgaleale difficile da differenziare
dal tumore da parto). Inoltre, compare dopo qualche giorno e per dare il tempo di riassorbire il sangue,
regredisce entro alcune settimane.
4. Infine, nel valutare il cranio del neonato, possiamo riscontrare una CRANIOTABE, un rammollimento
delle ossa craniche in prossimità delle suture, dovuto alla demineralizzazione ossea che si risolve entro
poche settimane a seconda però del motivo (o perché il bambino è un grande pretermine o perché la
mamma ha avuto un deficit di calcio e di vitamina D o perché il bambino è affetto da una malattia
genetica, come l’osteogenesi imperfetta).
2. I TONI CARDIACI: bisogna imparare ad ascoltare il rumore dei toni cardiaci riprodotti dal cuore,
sapendo distinguere un rumore anomalo, il soffio, chiamato così perché nel battito sembra di sentore
qualcuno che soffia: alcuni soffi sono fisiologici, come quelli dovuto al fatto che il forame ovale o il
dotto di Botallo siano ancora pervi, altri sono indice di una condizione di anemia (parafonici (rotture
alveolari); ectopici (pneumotorace sinistro, ernia diaframmatica, destrocardia).
3. E poi possiamo controllare i POLSI PERIFERICI: sentendo quindi il battito non sul cuore, ma a
distanza, come a livello dell’arteria radiale (più accessibile) o il polso a livello delle arterie pedidie,
radiali e brachiali.
ADDOME
Nell’ispezionare l’addome del bambino, che fino a 2-3 anni è fisiologicamente globoso con pareti cedevoli
per ipotonia della muscolatura, è importante rilevare eventuali anomalie, quali:
• Onfalocele: i visceri addominali coperti dal sacco erniario protrudono dal cordone ombelicale),
gastroschisi,
• Sindrome del ventre a prugna (assenza della muscolatura addominale).
• Addome piatto (scafoide) spesso associato a ernia addominale o agenesia renale
• Eccessiva distensione: ostruzione o perforazione del tratto GI (ileo da meconio);
• Nel pretermine: addome meno globoso ma con un più evidente reticolo superficiale venoso, il
vedere sotto la cute sottile le vene più superficiali) o un’ernia ombelicale, più frequente in caso di
ipotonia della muscolatura addominale
OMBELICO: importante nella valutazione dell’addome è la valutazione dell’ombelico. L’ombelico si trova
a metà di una linea ideale tra lo xifoide, sotto lo sterno, e il pube. Il moncone che residua dopo il clampaggio
e il taglio cade entro le prime due settimane di vita.
All’inizio il moncone ombelicale è translucido, (tanto da riconoscerne il contenuto, ossia le due arterie e la
vena ombelicali (alterazione del numero può essere indicativo di malattie renali o genetiche), va incontro ad
un processo di mummificazione, trattato con antisettici per ridurre la colonizzazione batterica e favorire la
necrosi asettica (distacco dopo 5-7 giorni);
Spesso vi è una particolare abbondanza di gelatina nel figlio di madre diabetica; mentre nel neonato
prematuro o piccolo per l’età gestazionale, il contenuto del moncone è più sottile.
Se il meconio è fuoriuscito prima della nascita del bambino, il Liquido amniotico sarà tinto di meconio: che
può quindi avere una colorazione verdastra.
Caduto il moncone tra la 12-15^ giornata dopo la nascita, rimane nel punto in cui il moncone si stacca una
ferita ombelicale che va trattata fino alla completa cicatrizzazione.