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di J. Guichard e M. Huteau
Parte prima
Ambiti, contesti e finalità dell'orientamento
Aiutare un giovane a trovare la formazione o il lavoro più adatto, non significa portarlo a
costruire una rappresentazione del problema che deve affrontare, ma permettergli di
prendere coscienza di alcune dimensioni di sé che hanno a che fare con la propria scelta,
aiutarlo a sviluppare determinate attitudini, stimolarlo a impegnarsi. Nei paesi
industrializzati le professioni legate alla consulenza di orientamento sono nate all'inizio del
XX secolo. L'orientamento consisteva, allora, in un percorso basato su un'investigazione di
natura psicologica avente l'obiettivo di favorire il passaggio dalla scuola al lavoro, fondato
essenzialmente sulle attitudini dei giovani. Oggi, le procedure per l'orientamento appaiono
decisamente diverse e molto più differenziate. ln primo luogo, non si limitano più al problema
del passaggio dalla scuola al lavoro: si parla, infatti, di orientamento nel corso di tutta la vita.
Da una parte l'orientamento ha trovato spazio all'interno delle stesse scuole; dall' altra viene
concepito come un insieme di pratiche che mirano ad aiutare gli adulti nei momenti di
transizione che segnano il corso della loro vita. ln secondo luogo, le attuali pratiche di
orientamento hanno una prospettiva più ampia e il loro oggetto di studio è quello che Donald
Super definisce "LO SVILUPPO DELLA CARRIERA NELLO SPAZIO DI UNA VITA" ovvero il
problema dell'articolazione dinamica dei diversi ruoli sociali. ln terzo luogo, le pratiche di
orientamento non si rivolgono più unicamente ai ragazzi di origini modeste, come avveniva
all'inizio del secolo, ma a ragazzi e ragazze, uomini e donne di ambienti sociali diversi.
L'idea dominante è quella di un soggetto che deve autodeterminarsi; si tratta quindi di
aiutarlo a rappresentarsi nella maniera più esaustiva possibile, di fare delle scelte per il
proprio orientamento e definire la priorità rispetto al proprio sviluppo personale. Questo
soggetto viene visto come una persona in evoluzione. Alcune delle attuali pratiche di
orientamento hanno l'obiettivo di aiutare l'adulto a scoprire delle competenze che ha
costruito nel corso delle proprie attività professionali o personali, e di definire gli ambiti in
cui potrebbe perfezionarle.
CAP. 2 1 CONTESTI
2.2.3 GESTIONE DEI FLUSSI DI ALLIEVI E PRATICHE DI ORIENTAMENTO
DA INSERIRE
2.3. L'ORIENTAMENTO DEI GIOVANI NON SCOLARIZZATI E DEGLI ADULTI
Fino agli anni 70, l'orientamento era essenzialmente quello dei giovani scolarizzati e la
maggior parte dei consulenti di orientamento erano funzionari del Ministero Dell'Educazione
Nazionale. La crescita della disoccupazione ha reso più fragile la situazione professionale di
numerose categorie (persone anziane, donne, immigrati, giovani). I giovani non essendo
protetti dalle condizioni acquisite e dovendo trovare il loro spazio, sono stati particolarmente
colpiti, e tra essi in particolar modo i meno formati e i meno qualificati. Negli anni 70 si vede
comparire, nelle inchieste sul lavoro, la parola "inserimento"; in questi anni e in quelli che
seguirono viene misurato il ritardo nell'accesso al lavoro. Dagli studi condotti si evince che la
crisi ha portato non soltanto alla disoccupazione e al precariato, ma anche allo stravolgimento
della situazione dei giovani di 15- 25 anni. Le soglie di ingresso nella vita adulta sono state
sconvolte e non vi è più sincronia tra l'uscita dalla famiglia e dalla scuola e l'ingresso nel
mondo del lavoro e nella vita coniugale. Il periodo di accesso alla stabilità professionale si è
allungato. I percorsi di ingresso nella vita attiva si sono diversificati; attualmente più che
parlare di inserimento si parla di "transizione professionale", indicando con questa l'insieme
delle forme sociali di avvicinamento al lavoro, composto da formazione, impiego,
disoccupazione, vissuto degli individui, e gestito da un certo numero di istituzioni sociali.
Queste istituzioni sono per lo più strutture di orientamento al fine di dedicarsi maggiormente
ai problemi che colpiscono i giovani.
2.4. LA FORMULAZIONE SCIENTIFICA DELLE DOMANDE Dl ORIENTAMENTO: LE PSICOLOGIE
DELL'ORIENTAMENTO
Se le domande di orientamento sono fondamentalmente sociali e se sono determinate dagli
ambiti e dai contesti in cui vengono formulate, esse possono essere definite anche delle
problematiche delle scienze umane, e in particolare della psicologia; si può parlare quindi di
psicologia dell'orientamento.
2.4.1. LA PSICOLOGIA DIFFERENZIALE E IL PROBLEMA DEL LEGAME INDIVIDUO
PROFESSIONE
Per Parsons, il metodo scientifico dell'orientamento consiste nel collegare attraverso un
"ragionamento corretto" le proprietà degli individui con quelle dei lavori. Il problema
scientifico principale è quindi quello di determinare la natura dei legami tra individui e
professioni. Questo problema fu affrontato scientificamente nell'ambito di una psicologia che
considera l'individuo dotato di una personalità stabile, e che ritiene lo si possa descrivere in
base alle principali dimensioni del suo funzionamento intellettuale e ai principali tratti di
personalità . Una definizione più allargata del funzionamento intellettuale ci porterebbe a
introdurre l'intelligenza sociale, l'intelligenza emotiva e l'intelligenza pratica. Nel campo
specifico dell'orientamento professionale, la psicologia differenziale portò a studiare più in
dettaglio le attitudini, i valori, gli interessi e le tipologie professionali; è stato osservato che la
nozione di ATTITUDINE corrisponde all'idea di un legame fondamentale tra individui e
professioni.
2.4.2. LE PROBLEMATICHE SOCIALI E DELLO SVILUPPO DELL'ORIENTAMENTO LUNGO TUTTA
LA VITA
A partire dagli anni 50, le ricerche in psicologia dell'orientamento sono state guidate da altre
questioni. Esse vertevano, da una parte, sulla costruzione delle intenzioni future e sulle
preferenze professionali dei giovani, e dall'altra sulla "costruzione" delle carriere personali e
professionali nell'arco della vita. Lo studio di Ginzberg, Ginsburg,Axelrad e Herma, relativo
alla formazione della scelta professionale di ragazzi provenienti da ambienti favoriti, fu uno
dei primi in questo campo. Questo studio dimostra, infatti, che questi ragazzi hanno o meno la
possibilità di fare determinate esperienze o svolgere alcune attività determinanti per le loro
scelte di orientamento, a seconda della loro età e in funzione dell'ambiente in cui si trovano. Il
modello di Donald: lo sviluppo della carriera personale e professionale lungo tutta la vita,
costituisce una sorta di sintesi generale di numerose analisi precedenti. Esso non si limita allo
studio della formazione delle preferenze professionali ma considera l'intero ciclo di vita. Più
recentemente le ricerche hanno tentato di descrivere soprattutto i processi di socializzazione
e di studiare le transizioni personali e professionali. Il concetto dominante non è più quello di
"sviluppo", ma piuttosto quello di "transizione".
2.4.3. CARL ROGERS E IL COUNSELLING PSICOLOGICO
Per quanto concerne lo sviluppo delle tecniche, Carl Rogers è stato sicuramente uno degli
autori più importanti. La sua idea principale è che un COLLOQUIO NON DIRETTIVO, condotto
da un esperto che adotti un atteggiamento di EMPATIA e APERTA COMPRENSIONE,
permetterà alla persona che si ha di fronte di ristrutturare la propria personalità . Da allora, si
sono sviluppate numerose nuove metodologie incentrate sull’importanza dell'interazione nel
colloquio di orientamento, che si iscrivono più o meno in questa prospettiva. Così quando
all'inizio del secolo i consulenti di orientamento professionale tentarono di far riconoscere le
loro pratiche come facenti capo a una professione specifica, essi si appoggiarono sulla
psicologia, che tentava allora di diventare una "scienza" autonoma dalla filosofia.
2.4.4. IL LEGAME TRA RICERCA IN PSICOLOGIA SOCIALE E PRATICHE DI ORIENTAMENTO
DA INSERIRE
Parte seconda
Differenze individuali e orientamento
Parte terza
La costruzione e lo sviluppo delle identità personali e professionali
8.5 DONALD SUPER: LA CARRIERA NELLO SPAZIO E NEL CORSO DELLA VITA
La teoria dello spazio e del corso della vita è rappresentata sotto forma di grafico con
l'arcobaleno del corso della vita personale e professionale. Questo schema mira a integrare
due dimensioni fondamentali: lo sviluppo dell'individuo lungo tutta la vita e l'articolazione
dei suoi diversi ruoli sociali. Lo spazio della vita corrisponde a sei grandi ruoli sociali:
bambino, studente, uomo o donna nel tempo libero, lavoratore, cittadino, padre o madre di
famiglia. Questi ruoli non sono specifici di un certo periodo della vita; ogni età , al contrario,
tende a caratterizzarsi per un peso più o meno grande attribuito a ciascun ruolo. Per esempio,
l'uomo maturo generalmente privilegia i ruoli dei di lavoratore e di padre di famiglia, ma li
articola anche con quelli di cittadino, di uomo nel tempo libero e coi residui del suo ruolo di
bambino. Per un dato individuo, in ogni momento della propria esistenza, certi ruoli sono
centrali mentre altri sono marginali; questi diversi ruoli interagiscono e possono tanto
rafforzarsi l'un l'altro, quanto essere neutri oppure in opposizione. Le strutture di vita non
sono immutabili: il corso della vita consiste nel modificare gli equilibri tra i diversi ruoli. Per
la maggioranza degli adulti, l'attività professionale costituisce un elemento fondante
dell'organizzazione della personalità . Tuttavia, non è così per tutti: talvolta sono centrali altri
ruoli.
8.5.1 I SEI RUOLI SOCIALI DELLO SPAZIO DI VITA
DA INSERIRE
8.6 CONCLUSIONE
DA INSERIRE
CAP.10 CONCLUSIONE
DA INSERIRE
Parte quarta
Le pratiche di aiuto all’orientamento