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Omero era molto amato dai romantici poiché egli aveva espresso il sentimento dei greci, le
loro caratteristiche sentimentali e culturali. Inoltre era molto amato anche perché nel
romanticismo si vogliono evidenziare e rilevare le radici nazionali, con omero si rilevano
quelle greche
CONTESTO:
ILLUMINISMO→ Fede nel progresso scientifico (terremoto di Lisbona di Voltaire)
Uso della ragione
Leopardi vive tra epoca illuminista e romantica.
Il cafè aveva tentato di rendere la cultura facilmente avvicinabile da tutti, di essere utile alla
società (letteratura utile che Leopardi rifiuta in un certo punto di vista).
Riviste come la “nuova antologia”, il conciliatore per dare all'inizio dell’ ‘800 una cultura per
tutti
Madame De Stael dice basta con la letteratura classica che esclude persona dalla cultura, è
necessario tradurre (Napoleone la metterà anche in galera)
Letteratura si pone come utile per la società (chiave illuminista), deve andare d’accordo con
la religione cattolica
Leopardi è tra illuminismo e pre romantica
No nichilismo nel suo pensiero, c’è la noncuranza della natura (da nichilista avrebbe diffidato
da tutti, ma non è così)
Il romanticismo italiano
La polemica tra Classicisti e Romantici
Diffusione delle idee romantiche in Italia: Ne De l’Allemagne, pubblicata nel 1813 (vedi
l’opera mediatrice della De Stael appunti in classroom)e tradotta nel 1814,
Madame De Stael, oppositrice di Napoleone,
invita ad abbandonare l’imitazione dei Greci e
dei Romani ed esalta la letteratura tedesca,
“vera e moderna”. L’opera ha notevoli
ripercussioni nell’ambiente letterario italiano,
già aperto al gusto della poesia ossianica e
sepolcrale e agli influssi delle letterature
straniere (Goethe, Byron,ecc.)
La Stael e le prime polemiche tra Nel 1816 M.De Stael scrive un articolo
Classicisti e Romantici intitolato Sulla maniera e sull’utilità delle
traduzioni. L’articolo, tradotto da Giordani ,
amico di Leopardi,e pubblicato nella
“Biblioteca
Italiana”(organo dei classicisti), è incentrato su
tre punti essenziali:
a. l'invito agli Italiani perché leggano e
traducano le opere moderne straniere ed
escano dal loro orgoglioso isolamento;
b. l’esortazione ad abbandonare la vuota
imitazione dei classici, mondo grandissimo
ma inattuale
c. la necessità di avvalersi di un linguaggio più
vivo e moderno, aderente ai nuovi contenuti
Suoi nessi con l’Illuminismo 1.Come il “Caffè”, che auspica una letteratura
“utile” e “tutta cose”, anche il “Conciliatore”
vuole una letteratura popolare e divulgativa.
2. Come il “Caffè”, anche il “Conciliatore”si
occupa di problemi scientifico-tecnologici,
economici, pedagogici, sociali, e voleva
sprovincializzare la cultura. I collaboratori si
definivano un’
“avanguardia borgese illuminata”, anche se
erano nobili, poiché si erano trasformati in
imprenditori agrari sin dall’occupazione
napoleonica. Nel microcosmo del Conciliatore
è già possibile individuale in nuce le
componenti della futura classe dirigente
liberal-moderata italiana.
E divergenze 1.Mancava agli Illuministi la coscienza della
funzione nazionale della cultura. Il
“Conciliatore” persegue invece l’ideale di “una
patria letteraria comune”, base della futura
unità della nazione. 2. Mancava agli Illuministi il
fervore religioso che anima invece il Gruppo del
“Conciliatore”. Nella dottrina evangelica i
romantici vedevano incarnati gli ideali
democratici ed egualitari ereditati
dall’Illuminismo. L’opera di Manzoni sarà
espressione di questa sintesi.
-BIOGRAFIA
Leopardi nasce a Recanati nel 1798 in un ambiente chiuso, con famiglia nobile, madre
nobile, rigida e severa e poco empatica “donna religiosissima ma dei figli ti importa poco,
preferiresti vederli in difficoltà per dimostrare il tuo spirito cristiano” (gira per casa con un
mazzo di chiavi di tutto il palazzo perchè ha lei il controllo), il padre reazionario ha
sperperato tutti i beni, non ha saputo ben amministrarli.
Il padre, di cultura attardata e accademica, ama a tal punto i ragazzi che e li chiude in casa a
Recanati, ha una grande biblioteca in cui studiano molto lingue come il greco, latino, il
francese (lingua dei filosofi francesi illuministi, da sapere per potersi ritenere colto) e
condusse lavori filologici notevoli, componimenti poetici, odi…(tutti di cultura
arcadico-illuministica ormai superata).
Ambiente bigotto e trasformatore: padre e atmosfera autoritaria: madre
Tanto che la prima opera di Leopardi è contro la minestra
crebbe in un contesto bigotto e conservatore
Tra il 1815 e il 1816 si entusiasma per i grandi poeti come Virgilio, Omero, Dante….
Poi amicizia con Giordani.
Leopardi vuole andarsene da Recanati ma non ha né salute, né soldi (soprattutto); raggiunta
la maggiore età tenta di scappare da Recanati nel 1819, ma viene preso perchè scoperto e
viene riportato e controllato ancora più rigidamente. Leopardi pensa al suicidio.
Raggiunge uno stato di totale prostrazione e aridità in cui ebbe la percezione della nullità di
tutte le cose e inizia il pessimismo, fece intense sperimentazioni letterarie (Zibaldone, Idilli e
Canzoni) e passa dal “bello” al “vero” → da poesia dell’immaginazione alla filosofia
Nel 1822 Leopardi riesce ad andare a Roma (centro del mondo in quel momento); rimane
sconvolto dalla corruzione e dal degrado morale della città (in una lettera scrive di aver visto
addirittura vescovi mettere mani nelle scollature delle donne).
Nel 1823 a Recanati scrisse le operette morali (prosa)
Va a Milano (cuore dell’editoria), dove l’editore Stella paga Leopardi per scrivere: idea che
l’ideale aristocratico vivesse di rendita, in realtà Leopardi era povero e accetta questo
stipendio. Gira Milano, Bologna e Firenze e conosce intellettuali dell’antologia del
Vieusseux, e questi circoli culturali, ma questa gente lo rifiuta e lo respinge perché lui non
ritiene che tutti i mali dell'uomo non abbiano un fondamento problematiche sociali, ma che
l’uomo si in balia dell’infelicità non per fatti concreti, ma per la condizione connaturata
nell’uomo ed è quel sentimento di noia leopardiana.
Leopardi dice che la società ha anche bisogno di un progresso morale, non solo sociale ed
economico. L’uomo deve creare da sé la forza per sopravvivere, la religione non può aiutare.
A Pisa la dolcezza del clima e la tregua dei suoi mali favoriscono un “risorgimento” in cui
scrisse i “grandi idilli”.
Uscito da Pisa nel 1828 torna a Recanati, vivendo mesi di buio e disperazione, ma dal 1828
al 1832 Leopardi conclude i “grandi idilli” (mentre i “piccoli idilli” tra il 1819 e il 1821).
Idilio→ genere letterario che deriva da Teocrito che aveva scritto dei quadretti, degli idilli di
ambito agreste, pastorale e che poi diventano il filone principale della letteratura: l’Arcadia In
leopardi rimane l’idea del piccolo quadretto descrittivo, ma non con soggetto pastorale e
agreste (riferimento a genre greco, ma trasformato→ Leopardi aveva studiato e amava il
greco, e adorava Saffo: poetessa che scriveva versi d’amore).
Nel 1830 viene aiutato economicamente da amici fiorentini per trasferirsi a Firenze.
Trasferitosi, dice che Recanati è il centro dell’ignoranza europea e dell’inciviltà.
Rimasto senza soldi, scriverà al padre ma Leopardi rifiuterà di tornare se non quando sarà
morto. A Firenze si innamora di una donna di alta società: Fanny Targioni Tozzetti dedita al
ciclo di Aspasia (Aspasia: amante del tiranno Pericle) e stringe amicizia con Antonio Ranieri
(giovane esule napoletano).
Nel 1831 torna a Roma con lui e Leopardi viene accusato di essere apatriottico, apolitico,
perché era fuori dagli schemi e non era classificabile. Negli ultimi anni della sua vita andò a
Napoli con Ranieri perchè, siccome è molto ammalato, il caldo di Napoli giova alla sua
salute. Qui scrisse l'ultima poesia (testamento morale), ossia la “Ginestra” in cui esplicita il
suo pensiero materialistico (non concorde con la cultura napoletana) e il tema della social
catena (unione degli uomini) e morì nel 1837 a Napoli e poco prima di morire aveva scritto a
questa donna che l’amore e la morte sono le uniche cose belle del mondo e degne di essere
considerato (tema dell’amore, eros, e la morte, tantos, é tipicamente classico).
-LEOPARDI E RELIGIONE
Leopardi pensa che il cristianesimo sia stato la rovina della realtà, “suprema illusione” che
ha rovinato il genere umano perché ha fatto credere che esistesse una vita dopo la morte.
Leopardi legato alla cultura materialistica del ‘600 (come Voltaire).
Foscolo dice che la tomba non serve ai morti, ma ai vivi, perché è un simbolo solamente
(clima in cui si muove Leopardi). Ultima figura citata nei Sepolcri da Foscolo: Ercole (eroe
sconfitto)
Idea di Foscolo e Leopardi: Terra= eterno ciclo di distruzione e di nascita di cui l'uomo fa
parte, nessuno lo salverà dalla distruzione, neanche Dio
Foscolo nello Jacopo Ortis (epistolare) dirà che la Terra è una foresta di belve e che l'uomo
sta dentro il ciclo della distruzione della natura c9ome tutte le altre forme animali e vegetali
Foscolo e Leopardi dicono che senza l’illusione l’uomo non può vivere, perché consentono
all’uomo di immaginarsi ciò che sta intorno a lui (il cristianesimo però è un’illusione che
inganna l’uomo). Le illusioni sono legate al tema del ricordo, della rimembranza.
Pirandello nella premessa di Mattia Pascal fa dire ai suoi protagonisti: maledetto copernico
(concorda con Leopardi)
Leopardi scrive “Copernico” in cui mette in luce il relativismo (rivoluzione copernicana contro
la religione: diverso dalle sacre scritture e uomo non al centro)
La ragione non salva l’uomo, uomo fa parte del ciclo di distruzione
massima illusione: Cristianesimo (negativa per l’uomo, ingannevole, perché aiuta l’uomo a
vivere ma non ne giustifica la dignità perchè gli fa credere nella vita dopo la morte)
-NOIA LEOPARDIANA
Pietro Giordani è un classicista, ma è anche un laico, amico che Leopardi ama moltissimo,
controparte del padre.
Leopardi parla nelle epistole a Giordani che a Recanati tutto è morte, insensataggine e
stupidità (30 aprile 1817)
Bisogna sfuggire dalla noia persistente che Orazio chiama Taedium vitae.
Taedium vitae→ stanchezza, noia esistenziale
Lettera di Orazio ("bullazio"): è inutile cambiare luogo se non cambi il tuo stato d'animo
(genere di taedium vitae, stanchezza esistenziale, avere tutto ma niente)
Leopardi, studioso dei classici, recepisce questo concetto e lo modifica, la noia leopardiana
è l’aspirazione dell’uomo al piacere infinito (irraggiungibile per l’uomo, che si accontenta dei
piaceri piccoli)
La “teoria del piacere” di Leopardi nel 1820 sta al centro dello Zibaldone. Leopardi, come
insegnato dai classici, fa esempi concreti: è come un uomo che desidera moltissimo un
cavallo e quando lo ottiene nn lo vuole più e desidera qualcos'altro (piaceri finiti che l’uomo
scambia per piaceri infiniti)
Noia francese che Baudelaire definiva con Spleen (milza, perché si pensava che la bile
prodotta dal fegato definisse l’umore)
-LEOPARDI E SUICIDIO
Leopardi dice in un dialogo di “Plotinio e Porfirio” che l’essere umano non deve mai arrivare
al suicidio, non per motivi morali, ma perchè è un atto che implica la sofferenza di chi rimane
in vita.
Poi nella poesia “Ginestra” Leopardi elabora l’idea di una social catena: un legame tra gli
esseri umani di aiuto e soccorso tra gli esseri umani.
Equilibrio tra sentimento e ragione
LETTERE
Non scritte per la pubblicazione.
Le più significative sono quelle per Giordani dal 1817 (Leopardi, isolato nella piccola città,
trova in Giordani un ideale sostituto della figura paterna, un confidente a cui confessare i
suoi tormenti interiori e le proprie idee letterarie).
Scrisse lettere per i familiari come al fratello Carlo (suo complice a cui raccontava le sue
esperienze), alla sorella Paolina (in cui trova un alter ego a cui confidare le vicende intime),
al padre (difficoltà di rapporto: differenze ideologiche e culturali). Traspare il bisogno di
affetto e calore umano.
Scrisse lettere per personalità della cultura come Monti, Vieusseux, de Sinner
(comunicazione personale e privata).
ROMANZO AUTOBIOGRAFICO
“storia di un’anima” (no narrazione di fatti esteriori, ma vicenda intima) o “Vita di Silvio
Sarno” scritta da Leopardi nel 1819, ispirata al “Werther” di Goethe e all’ “Ortis” di Foscolo.
Appuntò ricordi di esperienze passate, infantili e adolescenziali, sensazioni, immaginazioni
(quasi un “flusso di coscienza” ininterrotto).
NATURA BENIGNA
Prima fase: natura benigna→ uomo infelice per la sua stessa condizione, mentre la natura è
madre benigna che ha dato origine e offre un rimedio per l’uomo: immaginazione e illusioni
(Greci e Romani antichi erano felici perché ignoravano con le illusioni la loro reale infelicità).
Poi il progresso, avvenuto tramite la ragione, ha messo crudamente sotto gli occhi umani il
“vero” e lo ha reso infelice.
Leopardi elabora un sistema di idee continuamente meditate e sviluppate, come visibile
anche nello “Zibaldone”.
Centro riflessione: Infelicità dell’uomo, un motivo pessimistico (mentre felicità dell’uomo:
piacere sensibile e materiale). L’uomo però desidera il piacere infinito per estensione e
durata, che sempre gli sfugge e pertanto lo lascia inappagato e con la percezione di nullità
delle cose.
IL PENSIERO
-PESSIMISMO LEOPARDIANO
Bensì non uomo depresso, ma energico e innamorato della vita, tanto che scrive una lettera
a Sinner in cui dice che imputano il suo pessimismo alla sua malattia, bensì Leopardi dice
che il pessimismo leopardiano non è legato alla sua condizione fisica, bensì alla sua
intelligenza e alla sua testa. (aveva capito come funzionavano le cose)
INFINITO NELL’IMMAGINAZIONE
Realtà immaginata è la compensazione, la realtà parallela in cui l’uomo trova l’illusorio
appagamento al suo bisogno di infinito. (“Vago e indefinito” rende possibile
l’immaginazione).
“teoria del piacere” (1820) : nucleo germinale della sua filosofia pessimistica, ma anche il
punto d’avvio della sua poetica. Piacere infinito è irraggiungibile, si trova solo
nell'immaginazione.
“teoria della visione” : visione piacevole di un ostacolo per le idee vaghe e indefinite che
elabora, perchè allora in luogo della vista lavora l’immaginazione e il fantastico sottentra al
reale.
“teoria del suono” : serie di suoni suggestivi perché vaghi.
IL BELLO POETICO
Teoria filosofica dell’indefinito: il bello poetico consiste nel “vago e indefinito” (teoria della
visione e del suono), in quanto evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli→
“rimembranza” e poetica si fondono (recupero della visione immaginosa della fanciullezza
attraverso la memoria).
ANTICHI E MODERNI
Gli antichi erano maestri della poesia vaga e indefinita (anche loro immaginosi come
fanciulli).
I moderni invece hanno perduto questa capacità immaginosa e fanciullesca per colpa della
ragione, quindi sono disincantati e infelici, elaborando la consapevolezza del “vero”
Antichi→ poesia dell’immaginazione
Moderni→ poesia sentimentale
Leopardi segue la poetica del “vago ed indefinito”, seppur consapevole del vero, non si
rassegna a escludere il carattere immaginoso dai suoi versi.
IL CLASSICISMO ROMANTICO DI LEOPARDI
Leopardi crebbe con una formazione classicistica (anche amico Giordani era classicista).
La società italiana era romantica e, per questo, dal 1816 vi fu una polemica tra classicisti e
romantici (Leopardi contro tesi romantiche anche in scritti mai pubblicati).
In realtà assunse posizioni originali anche rispetto i classicisti:
critica il classicismo accademico e pedantesco (imitazione, regole imposte…) e preferisce
dare libero sfogo alla spontaneità e all’immaginazione.
critica il romanticismo per l’artificiosa retorica, la loro ricerca dell’orrido e la loro aderenza al
“vero” che spegne ogni immaginazione (logica>fantasia).
Si ispira ai classici antichi ma con uno spirito romantico→ classicismo romantico.
TESTI LEOPARDI
I CANTI
La raccolta chiamata “Canti” viene chiamata così perché si ricollega al suo passato e ai suoi
studi classici (forma melodiosa con cui gli antichi cantavano le vicende epiche: “cantami o
musa…”).
Formata da 41 componimenti (piccoli idilli+grandi idilli)
I “Canti” furono pubblicati in più edizioni: 31 (fiorentina), 35 (napoletana) e 45 (edizione
ultima fatta uscire da Ranieri pubblicata a Firenze).
L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, Ho sempre amato questo colle solitario
E questa siepe, che da tanta parte e questa siepe, che impedisce al mio sguardo di
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. scorgere l’interezza dell’estremo orizzonte.
Ma sedendo e mirando, interminati Ma quando sono qui seduto, e guardo,
Spazi di là da quella, e sovrumani
5
A SILVIA
1828, mentre l'Infinito era del 1820, quindi fa parte dei “grandi idilli”, pubblicati (3 edizioni)
dopo il ritorno da Roma e fa il viaggio a Pisa.
Canto che inaugura la nuova stagione leopardiana: dopo Roma Leopardi non riesce a
scrivere versi, in quanto non riesce più ad avere sentimenti che lo portino a scrivere in versi.
Tra piccoli e grandi idilli lui scrisse testi in prosa filosofici (operette morali) e lo Zibaldone. I
“grandi idilli” sono una sorta di risorgimento in cui lui riprende a scrivere in versi avendo di
nuovo la capacità di provare sentimenti
Pessimismo cosmico
Il suo animo aveva ricominciato a sentire, ad avere una capacità sentimentale
Canzone libera, numero di versi e rima liberi (reinterpretazione della chiave petrarchesca)
Silvia è metafora della speranza nella giovinezza: solo i giovani sanno nutrire questa
speranza nella giovinezza.
Silvia era il nome di un poema epico di Tasso (uno degli autori preferiti di Leopardi). Silvia
era una ninfa amata da un pastore in Tasso, forse riprende proprio questo Leopardi.
Silvia è un SENHAL (nella sua poesia gioca tra Silvia e la parola salivi)
Inizialmente un forte TU
v.4-5 “ridenti e fuggitivi” e “lieta e pensosa”: endiadi (fuggitivi o perché guarda in avanti per la
giovinezza, non si sofferma per le cose, o perchè è timida e non sostiene lo sguardo)
Parallelismo: Lieto-evidenti
Parallelismo: pensoso-fuggitivi
Salivi-Silvia-fuggitivi: ripresa della I e V e del tema della poesia (morfema temporale che
individua l’imperfetto, come se lei morendo giovane avesse fermato il tempo per sempre;
imperfetto=eterno presente)
Suono che fa parte del vago ed indefinito
v.9: “canto”: riprende il mito classico con Circe
v.13 “maggio odoroso”: sinestesia
Alla fine l’IO e il TU si uniscono in un NOI (anche Leopardi è destinato al destino di Silvia:
morire giovane)
v.56 serie di domande retoriche per smuovere le risposte che non ci sono
v.56: enumerazione per asindeto
Vero poetico: non è successo, ma se lo immagina
v.60 “all’apparir del vero”: verso ripreso da Ariosto quando dubitò della verginità di Angelica
“cadesti”: concetto gnomica→ di presa d’atto della realtà (usa il passato remoto perché è
finita la speranza)
Finale a modo di sentenza
v.62 “tomba ignuda”: nuda perché è senza speranza (collegato al v.34 "acerbo e
sconsolato”)
v.61 “Tu”: tu vita,speranza, Silvia
v.62 “fredda morte-tomba ignuda”: chiasmo
Esercizi a pag.62-63
1. I Invito al ricordo della giovinezza→ Il poeta chiede a Silvia se ricorda la giovinezza,
quando era bella, gioiosa, e al tempo stesso assorta
II Rievocazione infanzia, passato di lei→ Il poeta ricorda il canto della fanciulla
intenta ai lavori femminili nel mese di maggio
III Rievocazione infanzia, passato del poeta→ Il poeta, analogamente alla II strofa,
ricorda il suo studio, la contemplazione di lei e il suo sentimento che non può essere
adeguatamente espresso
IV Anatema contro l’inganno della natura→ Il poeta compiange la sua sventura e,
sconsolato, si rivolge alla crudele natura
V Illusioni della gioventù di lei→ Il poeta espone il suo dolore e compiange Silvia per
il fatto che non entrò nemmeno nella giovinezza
VI Fine speranza del poeta e dura realtà→ Il poeta accosta il suo destino a quello di
Silvia, poichè anche a lui fu negata la giovinezza e identifica in lei la speranza e
associa simbolicamente la morte con il “vero”.
3. Nella poesia ricorrono numerose inversioni come per esempio “beltà splendea” al
v.3, “il limitare di gioventù salivi” al v.4-5, “intenta sedevi” al v. 10-11, “che in mente avevi” al
verso successivo… Leopardi se ne serve per creare un senso di libertà assoluta in modo da
riprendere il tema del vago ed indefinito.
6. Al registro aulico appartengono termini quali “leggiardi” al v.15, “veroni” al v.19 e
“ostello” (dall’antico francese) al medesimo verso, “quinci” al v.25, “negre” al v.45 (derivante
dal latino)... Leopardi conferisce, così, alla poesia un senso di incorporeità e evanescenza
7. Il verbo ragionare al verso 48 è riferito alle compagne, amiche di Silvia, mentre al
verso 58 è rivolto dal poeta direttamente alla fanciulla; il verbo viene utilizzato con accezioni
diverse in quanto se inizialmente viene utilizzato con il significato di parlare d’amore, poi
assume il significato di parlare di speranze d’amore
12. Caratteristiche fisiche (poeta) → nulla
Caratteristiche morali (Silvia) → “lieta e pensosa" “assai contenta di quel futuro
indefinito”, prevalgono le caratteristiche morali in quanto il poeta non vuole concentrare
l’attenzione sull’aspetto fisico della fanciulla, bensì sul significato vero e proprio che lei
assume: giovinezza e speranza.
LA GINESTRA
Ultima poesia
è stata scritta nel 37 a Napoli, pubblicata da Ranieri nel 45 (un po’ come fosse il suo
testamento)
Presenti tutti i temi leopardiani: Pessimismo, solidarietà umana, polemica alla religione, tema
della morte, della natura (rappresentata dal Vesuvio), tema degli intellettuali moderni che
ritengono che l'uomo possa e sia in grado di fare tutto, filone cimiteriale (legato al romanzo
gotico, cupo, orrorifico), tema dell’assenza di antropocentrismo (nella descrizione di un
esercito di formiche) (tema di Copernico).
OPERETTA MORALE DEL COPERNICO→ in cui afferma con durezza la credenza
dell’uomo che sia al centro del mondo e con la scoperta di Copernico si scopre che l’uomo è
solo un’infinitesima parte, non al centro (tema presenta anche in “fu Mattia Pascal”)
La ginestra è emblema e simbolo resilienza, resistenza ad oltranza (la ginestra è il fiore che
resiste sulle falde del vesuvio e rinasce continuamente oltre la lava e le condizioni
atmosferiche non favorevoli)
La ginestra è Leopardi (Leopardi va contro agli artisti del suo periodo),
Endecasillabi e settenari (si riflette e si corre)
Inizia con il vangelo di San Giovanni (la luce è la religione cristiana che ha illuminato le
tenebre del paganesimo) → Leopardi dicono che gli uomini preferiscono avere fede nel
progresso, che nella ragione (l’uomo si illude che ci sia un destino di gloria, senza ascoltare
la ragione che fa vedere la realtà)
Tenebre: progresso
Luce: ragione
Quindi, conseguentemente, dice anche qualcosa di negativo sulla religione
Ragiona sul tema della natura
“Odorata”:ricorda il maggio odoroso in “A Silvia”
“formidabile sterminatore”: Natura (il Vesuvio)
“Arbore”: termine latino (femminile, quindi il Vesuvio è madre natura)
Il profumo che la Ginestra sparge è il senso che la vita deve avere al di là di ogni illusione
(aria che porta Leopardi, ossia l’aria di “arido vero”)
“erme contrade”: "ermo colle”
sta parlando di popoli antichi: Roma, Ercolano, Pompei
“donna de mortali” :domina di popoli: Eoma
v.12 "taciturno aspetto”: sinestesia
v.16 “Afflitte fortune”: memoria petrarchesca nella canzone “all’Italia”
Afflitte fortune: allitterazione “f”
v.17 descrive quello che rimane dopo un’eruzione lavica
Tema del viandante tipico dell’800 ( “peregrin”, “passeggero”)
“Covile”: trovata anche nella quiete dopo la tempesta
v.25 “biondeggiare”: metafore (erano gialle per il sole)
Molti iperbati
Leopardi fa riferimento che Napoli era la città più amata dagli imperatori romani
v.30-31 “altero monte dall'ignea bocca”: perifrasi per Vesuvio
v.33 “ruina”: termine colto di Machiavelli
v.34 “siedi” → la Ginestra è una personificazione
v.37 “deserto consola“: ossimoro
Prossima frase pronunciata con amara ironia→ tono antifrastico
Fa una polemica
Cita quello che dicevano gli intellettuali: l’uomo è destinato a magnifiche sorti e a un futuro e
progresso meraviglioso
Parla proprio di una scossa di terremoto
Sono gli anni del colera, lui vede morte ovunque
Il colera è come il Vesuvio, è quell’elemento imperscrutabile, è la natura che senza
avvedersene colpisce l'uomo e lo annichilisce
“Potrà”: usa il futuro
Tema del dialogo della natura e dell’islandese→ annichilimento
v.55 “risorto pensiero”: pensiero del Rinascimento, del Risorgimento, del nuovo, della
modernità
v.56 “volti addietro i passi”: siam tornati ad una forma di superstizione come nel Medioevo
Sta dicendo che:
1. il secolo superbo è sciocco è il 1800,
2. se la prende con chi è troppo ottimista (futuro=progresso costante)
3. il 1800 ha abbandonato l’illuminismo e si è rifugiato nella religione ed è tornato
indietro→ abbiano perduto quello guadagnato con l’Illuminismo, siamo tornati nel
Medioevo e voi questo lo chiamate progresso (critica anche però Leopardi)
Leopardi sostiene che gli intellettuali abbiano il compito di portare a galla la verità, era
materialista, sensista, deista (Luna: dea Artemide)
IDEA RELATIVISMO
ZIBALDONE
Raccolta di pensieri, ragionamenti, ricordi, suggestioni scritti in prosa tra il 1820 e il 1827 (no
1830) a Recanati. Lo aveva lasciato a Ranieri e venne pubblicato alla fine dell’ ‘800-inizi ‘900
da Carducci. (La prosa lo aiutava nell’argomentare, la poesia nell’esporre in modo poetico).
Il nome "Zibaldone" forse deriva dal nome di un medico Veneziano Cibaldone che aveva
tradotto gli scritti di uno scienziato arabo in modo confuso, alcuni pensavano derivasse da
zabaione, tradizione classica/umanistica della raccolta di pensieri…no risposta univoca.
Vi sono gli aspetti che poi tratterà anche nella sua poetica: nel 1820 scrive la teoria del
piacere nello Zibaldone, c’è la natura, la ragione, la noia.
Scritto a Recanati, circa negli stessi anni della teoria del piacere.
I bambini hanno la capacità di immaginare
Figure retoriche con cui inizia: anafora e legame per asindeto
Dittologia sinonimica: vano e indeterminato
Le immaginazioni che abbiamo dopo la fancioullezza derivano dalla rimembranza della
fanciullezza (oggetti sono intrisi di sentimento)
Quindi unica poesia moderna possibile per Leopardi: poesia sentimentale
Rimembranza: ricordo, questo termine (rimembranza)
La rimembranza, la fanciullezza, il riflesso del passato nel presente
INDEFINITO E INFINITO
“...una campagna arditamente declive in guisa che la vista in certa lontananza…”: la
campagna la vedi arrivare come se tu non riesca ad arrivare fino in fondo alla valle
Endiadi: “efficacissimo e sublimissimo”
sublimissimo: termine romantico
Richiamo all’infinito e contrasto tra finito e indefinito
RICORDANZA E POESIA
Le corrispondenze di immagini poetiche
Usa termini latini perché si rivolgeva ad un pubblico dotto, studiava i classici ed era
influenzato da Pietro Giordani perché era un classicista (lingua mutuata sui classici).
Poesia come modo per suscitare la ricordanza, il sentimento.
SUONI INDEFINITI
La bellezza dei suoni indefiniti
LA DOPPIA VISIONE
La visione reale e la visione poetica
Ognuno sente il suono in maniera diversa in base al sentimento che ha, a quello che è
Chi non ha capacità di immaginare, di andare oltre quello che sente, è molto triste per
Leopardi.
Gli oggetti appaiono non per come sono, ma per come li vedi→ la bellezza sta negli occhi di
chi guarda
Come vero poetico e vero storico (Manzoni vuole rende verosimile ciò che scrive e non
veritiero, scrive di chi la storia si dimenticherebbe)
Visione storica ha termini
Visione poetica ha parole
LA RIMEMBRANZA
La rimembranza e il sentimento poetico
Tesi: la rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico (perché il presente
non è poetico)
Poetica della lontananza, di vedere le cose sfumate
OPERETTE MORALI
Ha a che fare con i pologi morali (racconto con scopo educativo), con le favole
Scritte dopo Roma (entro il 24), anni in cui dice di non avere più la capacità di non sentire
nulla, quando ha preso il sopravvento l’arido vero (dal lato della ragione)
1824 La ragione porta alla verità è che la Natura distrugge, in un meccanismo ciclico
devastante, le sue creature e l’unico modo per accantonare questo incubo sono le illusioni.
“Operette” in diminutivo per diminuire l’importanza dei suoi testi, hanno una fort componente
ironica, ironia amara.
Sono per lo più dialoghi (dialogo filosofico platonico) → forma in cui punti di vista diversi si
contrappongono (sempre Leopardi però dietro ai suoi personaggi, è come se si dividesse in
più parti sostenere una tesi e la contraria contemporaneamente)
1818: anno della malattia agli occhi, amore per la cugina Gertrude già sposata,
1819-21 piccoli idilli
22 viaggio a roma
poi operette morali
poi grandi idilli
1835 Ginestra (testamento spirituale di Leopardi)
ALLA LUNA
La Luna diventa una personificazione della Natura (sempre tema del passaggio delle
stagioni, dell’angoscia)
Ripresa dell’iliade
Alla fine dice che il ricordo gli salva la vita, nonostante l’affanno duri anche oggi
Endecasillabi sciolti
La Luna è metafora vita, uomo e stagione
Personificazione della Luna→ Natura personificata (Luna=Natura)
Primo titolo dell’opera: “La ricordanza”, poi “Alla Luna”
Nel mondo classico e medievale la Luna era vista come qualcosa che influenzava le maree
e l’umore come la tragedia greca “stregati dalla Luna” → per Leopardi non così, ma per
Leopardi LUNA RAPPRESENTA LA CICLICITà
O graziosa luna, io mi rammento O graziosa luna, mi ricordo che, un anno fa, venivo
Che, or volge l'anno, sovra questo colle pieno di angoscia su questo colle a contemplarti e
Io venia pien d'angoscia a rimirarti: che anche allora, come adesso, tu stavi sospesa su
E tu pendevi allor su quella selva quella selva che rischiari interamente.Ma a causa
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
del pianto che sgorgava dalle ciglia ai miei occhi il
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
tuo volto appariva annebbiato e tremulo, perché la
Il tuo volto apparia, che travagliosa mia vita era dolorosa, e lo è ancora, né dà segno di
Era mia vita: ed è, né cangia stile, voler cambiare, o mia cara luna.Eppure mi dà
O mia diletta luna. E pur mi giova sollievo il ricordare, e il contare gli anni della mia
La ricordanza, e il noverar l'etate sofferenza.Oh come giunge gradito nell'età
Del mio dolore. Oh come grato occorre giovanile, quando la speranza ha ancora dinanzi a
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo sé un lungo cammino e la memoria si lascia dietro
La speme e breve ha la memoria il corso, un tratto breve, il ricordo del passato, benché esso
Il rimembrar delle passate cose, sia stato triste e il dolore perduri ancora!
Ancor che triste, e che l'affanno duri!
“La quiete dopo la tempesta” di Leopardi, composta nel 1829, inizia descrivendo il quadro
della vita borghigiana quando, in seguito alla tempesta, il "sole torna a sorridere” e tutti
tornano alla loro quotidianità. Successivamente il tono gioioso cambia in riflessivo
sostenendo che il piacere del rivedere il cielo sereno provenga dalla fine del dolore e dalla
paura di morire appena provata, seppur Leopardi in conclusione consideri la morte
cessazione di ogni pena.”
La quiete dopo la tempesta= il piacere che deriva dalla fine del dolore
Tesi:"Piacere figlio d’affanno…”
Verso finale “morte risana”: ossimoro
La quiete dopo la tempesta= il piacere illusorio che segue la fine del dolore (tempesta)
Dal verso 35: climax “fredde...tacite...smorte” (Ripreso dal filone cimiteriale dei sepolcri di
Foscolo
Temi: Tema del vano e dell’indefinito (suoni lontani, grido giornaliero, e paesaggio tranquillo
indefinito) deittici e indicatori spaziali→ paesaggio interiorizzato
Tema della natura come maligna (pessimismo cosmico), nella seconda strofa la natura
dimostra attraverso la tempesta quello che riesce a generare contro l’uomo
Tema della morte come fine del dolore (ripreso da Petrarca: morte come porto sicuro)
v.42 Tono antifrastico “natura cortese sono questi i doni…”
v.45-46: tesi
v.49 “miracol mostrare”: citazione stilnovistica a Dante (beatrice scende a miracol mostrare)
Mostro e miracolo: figura etimologica (hanno la stessa radice)
“Gran guadagno”: parola derivata dal campo economico (arricchimento dal breve momento
di felicità, gioia)
“uomo di pena” espressione di Ungaretti
Leopardi descrive suggestioni, non quadretti realistici
La seconda strofa della quiete risente del filone cimiteriale del 1600 (che appartiene a
Foscolo, ai promessi sposi, alla visione materialistica…)
Ultima strofa è legata ad un tono antifrastico violento
In questo componimento sono presenti varie scene in cui gli abitanti del villaggio si
preparano al dì di festa, la domenica. All'inizio c'è una contadinella che ritorna dalla
campagna con dei fiori e incontra una vecchietta che rimembra i giorni della sua giovinezza
dove anche lei si ornava il capo con i fiori. Si fa sera e il suono della campana ricorda ai
paesani l'arrivo del dì di festa. I fanciulli giocano e lo zappatore pregusta il riposo mentre il
falegname termina il lavoro. Il sabato è il giorno più gradito perché è intriso di speranza
mentre la domenica prelude già alle preoccupazioni della settimana.
In conclusione il poeta esorta il fanciullo ad essere felice durante la sua fanciullezza prima
che svaniscano le gioie nell'età adulta.
AMORE E MORTE
Infelicità cosmica, poesia del vero, il ciclo eterno e imperscrutabile della natura e, al
contrario, la caducità dell’uomo, il dramma della vita
Stessa indeterminatezza e vaghezza del dialogo della natura e dell’Islandese
Utilizzata non per sviluppare il tema della illusioni che addolciscono l’uomo, ma per ribadire
che la vita dell’uomo è un ciclo di nascita e distruzione, che non ha possibilità di risoluzione
Leopardi si identifica in questo pastore che chiede alla natura indifferente motivo e conto
della sua triste condizione esistenziale
Tema dell’ idillio pastorale (espediente narrativo del quadretto agreste per dire qualcosa dei
sentimenti, diventa filosofico)
Composto nel 1829 e pubblicato nei Canti da 1831
Ultimo in ordine di tempo dei Canti pisano-recanatesi
Idea del canto suggerita da un articolo di giornale (vedi libro intestazione) → come nel caso
del vulcano: trasforma l’informazione in poesia
Citazione diretta da Petrarca: Petrarca paragona sé stesso ad un vecchio che va a vedere a
Roma il velo della veronica (sacra sindone)
1 strofa:
Inizia con un’apostrofe→ tono allocutivo
Paragone diretto con “alla luna" (“graziosa, diletta…) in cui la luna era una confidente. Qui la
Luna diventa
Luna personificata (“contempla”)
v.4 “posi” come in “A silvia” (erbo metaforico)
Domande retoriche per mettere in luce i temi
Tesi: “somiglia alla tua vita la vita del pastore.” Vita della luna e vita del pastore sempre
uguali, fanno sempre le stesse cose
"Vagar mio breve”: vita del pastore
“corso immortale”: vita della luna
2 strofa:
Vecchio debole che si trascina un peso: vecchio che trascina la vita come fosse un peso
sulle spalle (peso: metafora della vita)
Bianco come Catone
Paesaggio immaginario (c’è tutto)
Settenario rapido e asindeto aiutano la corsa del verso
“cade e risorge”: ricorda il 5 Maggio di Manzoni (scrivono contemporaneamente e si
conoscono)
Il vecchio raggiunge la destinazione (metafora della morte)
“Gela” “sassi acuti” ….: immagini dell’Inferno (Dante)
Vita è metaforicamente un abisso orrido, immenso che finisce nella morte
Morte: voragine spaventosa che poi finisce tutto
Termina con un'apostrofe alla Luna che diventa una divinità (verginità è identificata con
Artemide nella mitologia classica)
3 strofa:
Appena il bambino nasce, piange→ i due genitori tentano da subito di consolarlo, come se
dovessero consolarlo del fatto che è venuto al mondo
Anche nella crescita i genitori lo conoscono e lo sostengono
v.48 “Studiasi”: impegnarsi a (da studeo: fare qualcosa in modo appassionato)
v.50 “ufficio”: dovere
v.54 "consolar convenga”: nesso allitterante
v.55 Tesi
Tema del suicidio (la domanda delle domande, il tema dei temi, diceva Camiu)
Campo semantico della vergine: intatta, pura
“poco ti cale”: poco ti importa (latinismo)
4 strofa:
"supremo scolorar del sembiante”: citazione a Dante (perdere il rossore, la sanità della vita)
→ abbandonare la vita
Privare di noi, attraverso la morte, chi ci ama
v.72 “tacito infinito andar del tempo: sinestesia (dimensione spaziale a una dimensione
sensoriale)
Mentre dice che la natura sa, dentro di sé sa che seppur sappia non se ne cura
v.77 mille fai mille scopri: iperbole
v. 78 identificazione di Leopardi e dell'umanità con un pastore che gira a vuoto sempre
Molti termini vaghi e indefiniti
v.90 si torna alla ragione (impone di stare con i piedi per terra)
v. 97 “uso alcuno-alcun frutto” chiasmo
v.100 “io conosco e sento”: “intellego e sentio” di Seneca
v.102 “fragile” lo userà Ungaretti nella poesia “fratelli”
5 strofa:
Apostrofe al gregge
Probabile che le pecore non abbiano il sentimento di noia dentro di loro (crede)
v110-111 “ogni...ogni...ogni…”: anafora
v.110-111: climax
Noia è sentimento sublime e quindi appartiene solo all’uomo
Fastidio provato dall’uomo è il fastidio della ragione
Periodo ipotetico dell’irrealtà
gregge-Luna: sono accomunati dall’assenza della noia (sono proprio la Natura)
v.138 “candida”: tema della divinità vergine
“covile” e “cuna”: metonimie
Covile è usato nei Promessi Sposi (palazzotto di Don Rodrigo)
“cuna”: riprende il tema del bambino piccolo