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ESTRATTO
da
TODOMODO
Rivista internazionale di studi sciasciani
A Journal of Sciascia Studies
Fondata da / Founded by
Francesco Izzo
Anno VI - 2016
Amici di Leonardo Sciascia
TODOMODO
Rivista internazionale di studi sciasciani
A Journal of Sciascia Studies
Fondata da / Founded by
Francesco Izzo
Anno VI - 2016
TODOMODO
Rivista internazionale di studi sciasciani
A Journal of Sciascia Studies
Fondata da / Founded by
Francesco Izzo
Anno VI - 2016
FINITO DI STAMPARE
PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE
PRESSO ABC TIPOGRAFIA • SESTO FIORENTINO (FI)
NEL MESE DI OTTOBRE 2016
EDITORIALE / EDITORIAL
L’INIQUO CANONE
— VII —
INDICE / INDEX
LETTURE /READINGS
— VIII —
INDICE / INDEX
ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY
(a cura di Lavinia Spalanca)
— IX —
INDICE / INDEX
Luisa Avellini, La giustizia e gli addetti alla legge fra Albert Camus
e Leonardo Sciascia (Alessandro La Monica). . . . . . . . . . . . . . . » 371
Antonio Fiscarelli, Danilo Dolci e Leonardo Sciascia. Sguardi cri-
tici su violenza e non violenza in Sicilia (Andrea Verri). . . . . . . . » 371
Étienne Klein, Cercando Majorana (Francesco Bonfanti) . . . . . . . » 372
Sebastiano Gesù, Oltre lo sguardo la memoria. Leonardo Sciascia e
il Cinedocumentario (Maria Teresa Giaveri). . . . . . . . . . . . . . . . » 375
Segnalazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 376
GRAN FINALE
— X —
Todomodo, VI, 2016, pp. 51-66 Rassegna
Francesco Cassata *
LA SCOMPARSA DI MAJORANA
E IL DIBATTITO SULLE «DUE CULTURE» IN ITALIA
ABSTRACT
The essay – based on the paper presented at the sixth Leonardo Sciascia
Colloquium, « “E possibilmente anche dopo”. 1938, 1975, 2015, La scomparsa
di Majorana: riflessioni e inquietudini» (‘And perhaps beyond’. 1938, 1975,
2015, The disappearance of Majorana: reflections and concerns’), which took
place on 20-21 Nov. 2015 in Palermo – sets Sciascia’s book in the context of
the wider public debate on the ‘two cultures’, in Italy, between 1964 and
1976, crucially when the opposing views crystallised. The analysis focuses
firstly on the reception, in Italy, of Charles P. Snow’s essay, The Two Cultures,
1964-1965; and secondly, on the discussion of the ‘non neutrality’ of science,
fuelled by the success of the Apollo 11 mission of July 1969 and culminating
in the publication, by physicist Marcello Cini, of L’ape e l’architetto (‘The
architect and the bee’), in 1976.
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FRANCESCO CASSATA
Uscito per Cambridge University Press nel 1959, Le due culture di Char-
les P. Snow venne tradotto e pubblicato da Feltrinelli soltanto nel luglio
1964, all’interno della collana I fatti e le idee diretta da Paolo Rossi. Nella
prefazione all’edizione italiana, Ludovico Geymonat sottolineava le pro-
fonde differenze rispetto al contesto britannico, esplicitando i propri dub-
bi sull’efficacia risolutiva, per l’Italia, di una riforma del sistema educati-
vo – quale quella auspicata da Snow – che favorisse un maggior dialogo tra
scienze naturali e scienze umane:
È ben noto (…) che le nostre istituzioni scolastiche si reggono su una tradi-
zione filosofica che da secoli afferma (sia pure con notevoli varianti) l’assoluta
separazione del “vero” sapere dal sapere tecnico-scientifico, ed è anzi giunta a
sostenere (con l’idealismo crociano) che l’attività scientifica non fa parte in al-
cun modo dell’attività conoscitiva. Stando così le cose, non è possibile, in Italia,
illudersi di poter rinnovare le istituzioni scolastiche senza affrontare una previa,
approfondita, discussione del rapporto scienza-cultura su un piano largamente
filosofico.
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7 Ibid.
8 Norberto Bobbio, La grossa trave nell’occhio altrui, «Paese Sera», 27 novembre 1964, p. iii.
9 Alberto Moravia, La scienza vuole un uomo umile, Ivi, 23 ottobre 1964, p. iii.
10 Elio Vittorini, L’umanesimo tradizionale deve togliersi di scena, Ivi, 5 febbraio 1965, p. iii.
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ca. Vittorio Somenzi approfittava delle pagine di «Paese Sera» per scagliarsi
contro le debolezze strutturali dell’università italiana e la sua incapacità di
formare intellettuali eclettici come Norbert Wiener, Aldous Huxley e Arthur
Koestler.11 Nel contesto italiano – affermava amaramente Somenzi – il gio-
vane ricercatore ipotetico sarebbe invecchiato dopo dieci o quindici anni di
borse di studio, condannandosi a un «ciclo improduttivo di fatiche».12 Il do-
cumentarista Virgilio Tosi puntava invece il dito contro la scarsa divulgazio-
ne scientifica in Italia, soprattutto nei settori del cinema e della televisione:
La scuola (quando sarà veramente ristrutturata) potrà risolvere per le future
generazioni il problema di una moderna e unitaria cultura di base. Ma, per l’oggi
e per l’immediato domani, la questione delle due culture potrebbe invece essere
affrontata e in parte risolta con la utilizzazione intensiva del cinema e della televi-
sione, non tanto in forma didascalica, quanto spettacolare, problematica, appas-
sionante. Una grande impresa per rendere più moderna la dialettica culturale nel
nostro Paese.13
11 Vittorio Somenzi, Le storture dell’università italiana, Ivi, 15 gennaio 1965, p. iii.
12 Ibid.
13 Virgilio Tosi, Le strutture di base sono la vera piaga, Ivi, 31 dicembre 1964, p. iii.
14 Alessandro Alberigi Quaranta, La scienza deve divenire popolare, Ivi, 12 febbraio
1965, p. iii.
15 Carlo M. Lerici, Unità nella diversità, Ivi, 12 marzo 1965, p. iii.
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della logica, della storia della scienza, della psicologia – il dialogo tra scien-
ze naturali e scienze umane.16
In ambito pedagogico, per Giovanni Maria Bertin – e in parte anche per
Dina Bertoni Jovine 17 – la «formazione plurilaterale della personalità dell’a-
lunno», non schiacciata sulla specializzazione a senso unico, e il principio
dell’educazione permanente, potevano costituire uno stimolo importante
non tanto per la soluzione del dissidio tra le «due culture», quanto per il
superamento di un contrasto più profondo e radicale: quello
tra una cultura che tende a chiudersi in forme circoscritte e morte, e cultura che
tende ad aprirsi incessantemente in forme ampie e rinnovate, e cioè tra cultura
orientata sul piano intellettuale in senso dogmatico e cultura orientata in senso
critico, tra cultura inducente all’alienazione della personalità e cultura rivolta al
suo potenziamento, tra cultura che vuol mantenersi disimpegnata (…) e cultura
socialmente impegnata.18
16 Lucio Lombardo Radice, Necessità di mediazioni, Ivi, 8 gennaio 1965, p. iii.
17 Dina Bertoni Jovine, È schematica la distinzione di Snow, Ivi, 19 febbraio 1965, p. iii.
18 Giovanni Maria Bertin, Per una pedagogia problematica e creatrice, Ivi, 22 gennaio 1965,
p. iii.
19 Pier Paolo Pasolini, Fare nostro il rischio della scienza, Ivi, 20 novembre 1964, p. iii.
20 Ibid.
21 Franco Ferrarotti, Non serve spiegare Shakespeare agli ingegneri, Ivi, 6 novembre 1964,
p. iii.
22 Angiola Massucco Costa, Esiste anche la terza cultura, Ivi, 30 ottobre 1964, p. iv.
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ormai gli anni degli entusiasmi per la scienza staliniana, aveva celebrato per
l’occasione, sulle pagine de «l’Unità», la «rivoluzione scientifico-tecnologica
in atto»,33 il fisico fiorentino reagiva con una lettera al direttore del quotidia-
no, accusando il giornale di aver ingenuamente assecondato l’entusiastica
esaltazione della «più perfetta speculazione che la società capitalistica, rap-
presentata dalla sua punta più avanzata e aggressiva, sia riuscita ad orga-
nizzare ai danni degli oppressi e degli sfruttati».34 Poche pagine prima, era
Achille Occhetto a fornire una prima, implicita risposta a Cini: le conquiste
della scienza – si leggeva nell’editoriale, intitolato La Luna e il Vietnam – da
qualsiasi parte vengano, reclamavano il socialismo, cioè «l’unica organiz-
zazione della società corrispondente alla nuova era cosmica».35 Il dibattito
successivo, nel luglio-agosto 1969, avrebbe sostanzialmente ribadito, con
poche sfumature, quest’ultimo orientamento. Secondo Giovanni Berlin-
guer, la scienza non poteva essere vista come uno strumento necessaria-
mente al servizio del capitalismo; 36 per Ignazio Usiglio, imprese come quel-
la dell’Apollo 11 contribuivano «ad aprire meglio gli occhi agli sfruttati»; 37
per Franca Sobelli, il «ripensamento dei rapporti reali e dello sfruttamento»
passava attraverso la «giusta comprensione» e la «valorizzazione delle con-
quiste scientifiche», e non attraverso il «ripetuto e ostentato disprezzo per
tutto ciò che ha a che vedere con la scienza».38 Ciò che conta – dichiarava
Valentino Gerratana – non era il cielo, ma la terra: occorreva, quindi, che
il progresso scientifico-tecnologico fosse accompagnato dalla «trasforma-
zione rivoluzionaria della società».39 A prendere le difese di Cini erano, in
maniera diversa, soltanto Renato Guttuso e Lucio Lombardo Radice: se per
il primo esistevano, infatti, uno «scientismo» e un «tecnicismo» del tutto
funzionali alle strategie del potere capitalistico,40 il secondo puntava, inve-
ce, il dito contro il trionfalismo retorico del PCI e contro l’autoritarismo e il
centralismo sovietici, responsabili dell’evidente gap scientifico-tecnologico
nella corsa alla spazio.41 Chiusa da un duro e ortodosso intervento di Gior-
gio Napolitano, che ribadiva la sua solidarietà a Sereni contro «i fulmini del
33 Emilio Sereni, Sulle vie della Terra e del cosmo, in «L’Unità», 20 luglio 1969, p. 1.
34 Marcello Cini, Siamo caduti nella trappola?, Ivi, 26 luglio 1969, p. 3.
35 Achille Occhetto, La Luna e il Vietnam, Ivi, p. 1.
36 Giovanni Berlinguer, La Luna e il destino dell’uomo, Ivi, 27 luglio 1969, p. 3.
37 Ignazio Usiglio, Progresso scientifico e arretratezza sociale, Ivi, 3 agosto 1969, p. 13.
38 Franca Sobelli, Né scienziati né luddisti, Ivi, 10 agosto 1969, p. 3.
39 Valentino Gerratana, Non siamo i luddisti del progresso tecnico-scientifico, Ivi, 5 agosto
1969, p. 3.
40 Renato Guttuso, L’uomo, la scoperta dell’America e quella della Luna, Ivi, 8 agosto 1969, p. 3.
41 Lucio Lombardo-Radice, Perché primi loro?, Ivi, 14 agosto 1969, p. 3.
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42 Giorgio Napolitano, Il dibattito sulla Terra e sulla Luna, Ivi, 15 agosto 1969, p. 10.
43 Cfr. M. Cini, Il satellite della luna, «il manifesto», I, n. 4, settembre 1969, pp. 55-62. Sul
gruppo del Manifesto, cfr. Nello Ajello, Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal 1958 al 1991, Ro-
ma-Bari, Laterza 1997, pp. 94-99.
44 Lucio Colletti, La dea Sragione, «l’Espresso», XXII, n. 17, 25 aprile 1976, p. 71.
45 Ibid.
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54 Giovanni Maria Pace, Neutrale o partigiana la scienza alle masse, «la Repubblica», 23
aprile 1976, p. 11.
55 Chiara Valenziano, Ma Lenin non basta, Ivi,6 maggio 1976, p. 11.
56 Chiara Valenziano, Serve al proletariato lo scienziato borghese, Ivi, 25 aprile 1976, p. 11.
57 Giulio A. Maccacaro, Strappare la scienza al potere borghese, Ivi, 28 aprile 1976, p. 11.
58 Ibid.
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Per Gianluigi Degli Esposti, sul «Resto del Carlino», «più dei fatti e delle
prove materiali», valeva «la sicurezza psicologica delle motivazioni, la cer-
59 Cfr. Susanna Bisi, Sciascia, Savinio e La scomparsa di Majorana, Soveria Mannelli (CZ),
Rubbettino 2011, pp. 161-207.
60 Archivio storico Giulio Einaudi Editore, Recensioni di volumi pubblicati, cartella 326,
fascicolo 4363 (Sciascia Leonardo, La scomparsa di Majorana, 1975-1976).
61 Lucio Lombardo-Radice, Scienza e moralità nel «giallo» Majorana, «l’Unità», 2 novembre
1975.
62 Ibid.
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tezza morale, resa trasparente dalla triste storia del mondo seguita alla fuga
di un genio umile, scettico, disperatamente e lucidamente consapevole».63
Di fronte alle «paure» cadute sull’umanità – l’incremento demografico,
l’inquinamento, la bomba atomica, il Vietnam – ciò che contava, nel libro
di Sciascia, era il «richiamo al coraggio della consapevolezza», l’«alto inter-
vento morale».64 Anche per Enrico Pasini, su «Brescia Medica», al cuore del
Majorana sciasciano vi era la preoccupazione non tanto per la verità dei fat-
ti, quanto per i «problemi morali» e le «responsabilità che assillano scienziati
ed intellettuali del nostro tempo».65 Una visione, quest’ultima, condivisa da
«Famiglia Cristiana», per la quale il «dramma religioso» del Majorana scia-
sciano aveva il valore dell’«intuizione» morale, della «testimonianza», e come
tale risultava superiore a «tutte le altre indagini “serie” e “approfondite”».66
Un secondo filone interpretativo trasformò il Majorana di Sciascia in
un padre illustre della denuncia della “non neutralità della scienza”. Nell’a-
gosto 1976, il critico letterario Giovanni Falaschi e il fisico Piergiovanni Pel-
fer inauguravano la loro collaborazione a «Il Ponte» con un lungo articolo,
che etichettava lo scontro tra Sciascia e Amaldi come un dialogo tra sordi,
individuando per contro l’importanza de La scomparsa di Majorana nell’aver
focalizzato il problema del nesso stringente tra teorie fisico-matematiche e
conseguenze politico-sociali:
Il libro di Sciascia ha un indiscutibile funzione progressista e propone molto
bene il compito dello scienziato moderno che è quello di impostare la ricerca
prevedendone gli sviluppi in modo che il momento della sua verifica non sia più
interno al discorso logico-matematico ma, in modo molto più complesso, ai risul-
tati della sua applicazione quando si tratti di ricerche sperimentali.67
63 Gianluigi Degli Esposti, Il mistero Majorana, «il Resto del Carlino», 14 novembre 1975.
64 Ibid.
65 Enrico Pasini, Recensione di L. Sciascia, La scomparsa di Majorana, «Brescia Medica»,
gennaio 1976.
66 Mariagrazia Cucco, Il mistero continua, «Famiglia Cristiana», 12 gennaio 1976.
67 Giovanni Falaschi – Piergiovanni Pelfer, «La scomparsa di Majorana». Un’occasione di
dibattito mancata, «Il Ponte», 25 agosto 1976, p. 718.
68 Carlo Alberto Augeri, Il “giallo” Majorana, «La Tribuna del Salento», 18 febbraio 1976.
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LA SCOMPARSA DI MAJORANA E IL DIBATTITO SULLE «DUE CULTURE» IN ITALIA
La dura reazione dei fisici nei confronti del libro e il loro tentativo di
«confutare la credibilità del “giallo filosofico” di Sciascia» 70 evidenziavano,
dunque, agli occhi del recensore, la volontà di rimuovere un dilemma etico
che continuava a rimanere aperto e irrisolto.
In questa chiave interpretativa, la lettura probabilmente più interes-
sante fu quella fornita da Lucio Del Cornò su “Il Giornale dei genitori”.
L’articolo prendeva le mosse dal problema dell’insegnamento scientifico
nella scuola di base come strumento di contestazione dell’autorità e, in
un’ultima analisi, di critica della scienza stessa.71In quest’ottica, La scom-
parsa di Majorana assumeva i contorni, per Del Cornò, di uno straordina-
rio esperimento didattico-pedagogico a disposizione delle classi scolastiche
italiane, «scientificamente denutrite». Il dissidio del Majorana sciasciano si
traduceva così in invito alla rivoluzione antiautoritaria: «La scelta di fron-
te a cui si trova Majorana deve essere messa di fronte alla coscienza del-
le nuove generazioni: siamo disposti a farci opprimere o siamo pronti ad
emanciparci?».72
Di segno opposto erano invece le recensioni inclini a descrivere il Majo-
rana di Sciascia non come un «rivoluzionario» antisistema, ma come un
«impolitico». Contrapponendo La scomparsa di Majorana alla Vita di Galileo
di Brecht e Sul caso di J. Robert Oppenheimer di Heinar Kipphardt, tanto «Il
Giornale d’Italia» quanto il «Corriere letterario» scorgevano nel Majorana
sciasciano una «fuga mistica» 73 o al massimo una riflessione etica, incapa-
ce tuttavia di approfondire criticamente la dimensione complessa del rap-
porto tra politica e ricerca scientifica. Per l’agenzia «Roma Informazioni»,
Giorgio Rinaldi chiudeva la sua recensione evidenziando il «maggior limite
del libro»:
Il problema del rapporto tra intellettuale e potere – posto in questi termini –
diventa un falso problema, perché non consente soluzioni reali, al di fuori del
rifiuto individuale, che resta privo di effetti; il nodo della questione sta a monte,
69 Alfonzo Zaccaria, Una natura religiosa e di grande esigenza morale alla base della misterio-
sa scomparsa di Majorana, «La prealpina», 23 gennaio 1976.
70 Ibid.
71 Lucio Del Cornò, Quale scienza. Majorana, Sciascia e l’insegnamento scientifico, «Il Gior-
nale dei genitori», gennaio 1976.
72 Ibid.
73 Scienza e potere, «Il Giornale d’Italia», 16 gennaio 1976.
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FRANCESCO CASSATA
74 Archivio storico Giulio Einaudi Editore, Recensioni di volumi pubblicati, cartella 326,
fascicolo 4363 (Sciascia Leonardo, La scomparsa di Majorana, 1975-1976): Giorgio Rinaldi, Scia-
scia e il “caso Majorana” (Roma, 10 novembre 1975); dattiloscritto.
75 Enzo Siciliano, Majorana come Mattia Pascal, «Il Mondo», 27 novembre 1975.
76 Leonardo Sciascia, Il successo e l’utopia, «La Stampa – Tuttolibri», 27 dicembre 1975.
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ISSN 2240-3191