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Diritto Commerciale

Parte Prima

1 La Vendita
La vendita è il contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o di un
diritto verso il suo corrispettivo in denaro (art. 1470 c.c.).

La vendita non è un contratto tipico d’impresa in quanto entrambe le parti possono non essere
imprenditori, ha però rilievo centrale nell’attività d’impresa.

La vendita è un contratto consensuale che si perfeziona con un semplice accordo fra le parti, senza
la necessità della consegna della cosa venduta o del pagamento del prezzo.

È un contratto con effetti reali quando è sufficiente che la proprietà della cosa si trasferisca dal
venditore al compratore, con conseguente passaggio in testa a quest’ultimo del rischio di
pagamento (effetti reali immediati). Si parla di vendita obbligatoria quando gli effetti reali della
vendita si producono in un momento successivo alla stipulazione del contratto senza che occorra
un’ulteriore manifestazione di volontà (effetti reali differiti).

Si ha contratto di vendita anche nella vendita di cose generiche, future o altrui. Nella vendita di
cose generiche la proprietà passa al compratore con l’individuazione delle cose oggetto della
vendita. Nella vendita di cose future il compratore ne acquista la proprietà quando la cosa viene
ad esistenza purché siano cose individuate. Nella vendita di cose altrui il venditore è obbligato a
procura sull’acquisto della cosa del venditore, ne diventa proprietario nel momento stesso in cui il
venditore acquista da un terzo.

Il venditore deve consegnare la cosa al compratore, nel luogo e alla scadenza convenuti, onde
consentirgli la materiale disponibilità del bene acquistato, con i titoli e i documenti relativi alla
proprietà e all’uso della cosa venduta, fargli acquistare la proprietà della cosa e garantire il
compratore dall’evizione e dai vizi della cosa.

Nella vendita con trasporto il venditore si libera dall’obbligo di consegna affidando la cosa al
vettore o allo spedizioniere, le cui spese sono a carico del compratore.

La vendita su documenti riguarda merci già consegnate ad un vettore per il trasporto o depositate
in magazzini generali per le quali si sia già rilasciato un titolo di credito rappresentativo. La vendita
su documenti è realizzata mediante il trasferimento dei suddetti titoli rappresentativi dato che il
possesso degli stessi consente al compratore di ritirare la merce o di rivenderla.

Se la vendita ha per oggetto cose in viaggio e tra i documenti c’è la polizza di assicurazione, i rischi
della merce sono a carico del compratore.
Il venditore è tenuto a garantire il compratore contro l’evizione. Si ha evizione quando il
compratore perde in tutto o in parte la proprietà della cosa acquistata e subisce una limitazione
nel godimento della stessa a seguito dell’azione giudiziaria di un terzo che vanta diritti sulla cosa.
La legge distingue tre momenti nella disciplina della garanzia per evizione: il pericolo di evizione,
l’evizione minaccia e l’evizione compiuta. Nel pericolo di evizione il compratore può sospendere il
pagamento del prezzo ancora dovuto quando abbia ragione di temere che la cosa acquistata possa
essere rivenduta da un terzo, salvo che il venditore presti idonea garanzia; il pagamento non può
essere sospeso se il pericolo d’evizione era noto al compratore al tempo della vendita.
Nell’evizione minacciata il compratore chiamato in giudizio da un terzo deve a sua volta chiamare
in causa il venditore, dato l’evidente interesse di questi a far respingere la domanda del terzo; in
mancanza, intervenuta l’evizione, il compratore perde il diritto alla garanzia se il venditore prova
che esistevano ragioni sufficienti per far respingere la domanda del terzo. Subita l’evizione, con il
passaggio in giudicato della sentenza a favore del tempo, il compratore ha diritto al risarcimento
dei danni subiti. Se la garanzia per evizione è totale, il venditore deve rimborsare al compratore il
prezzo pagato interamente e le spese sostenute; se parziale, il compratore ha diritto solo ad una
riduzione del prezzo e al risarcimento danni.

Il venditore deve garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendono inidonea all’uso
o che ne diminuiscano il suo valore considerevolmente. La garanzia copre di regola solo i vizi
occulti, cioè quelli non riconosciuti facilmente o non conosciuti dal compratore. Il compratore può
chiedere alternativamente: la risoluzione del contratto con conseguente rimborso integrale del
prezzo e delle spese sostenute o la semplice riduzione del prezzo in rapporto al minor valore a
causa dei vizi. Copre anche i vizi riconoscibili quando il venditore ha dichiarato che la cosa era
esente da vizi, o i vizi apparenti quando si tratta di cose da trasportare o cose che il compratore
non ha potuto esaminare al momento dell’acquisto. In presenza di vizi garantiti il compratore può
chiedere la risoluzione del contratto (azione redibitoria) e la riduzione del prezzo. In caso di
mancanza di qualità vi è una garanzia che sussiste quando la cosa venduta non ha le qualità
promesse ovvero quelle essenziali per l’uso a cui è destinata, in tal caso il compratore ha diritto ad
ottenere la risoluzione del contratto. Inoltre c’è la garanzia di buon funzionamento, usata per
periodi di tempo stabiliti, in cui il compratore ha diritto alla sostituzione o riparazione della cosa
acquistata per difetti di funzionamento anche se non sono dovuti a vizi occulti o alla mancanza di
qualità. Infine, la garanzia di conformità viene applicata quando la vendita ha per oggetto beni di
consumo e cioè qualsiasi bene venduto da un imprenditore ad un consumatore; in base a tale
disciplina il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi al contratto di
vendita ed è responsabile nei confronti dello stesso per qualsiasi difetto di conformità esistente al
momento della consegna del bene; in caso di difetto di conformità il compratore può chiedere a
sua scelta la sostituzione a spese del venditore, una riduzione del prezzo o la risoluzione del
contratto; il venditore è tuttavia responsabile solo se il difetto si manifesta entro due anni dalla
consegna del bene.

Nelle vendite commerciali, soprattutto quando non è possibile l’esame preventivo della merce,
sono utilizzate particolari tipologie di garanzia: la vendita con riserva di gradimento, è una vendita
perfezionata dopo che il compratore ha esaminato la merce; la vendita a prova, in cui il contratto è
sottoposto alla condizione sospensiva che la merce abbia le qualità pattuite e che sia idonea
all’uso; la vendita su campione o su tipo di campione, riguarda il paragone per la qualità della
merce.

La principale obbligazione del compratore è quella di pagare il prezzo convenuto. La


determinazione del prezzo è rimessa alla libera contrattazione delle parti, salvo che non si tratti di
beni il cui prezzo è imposto dall’autorità amministrativa. Sono a carico del compratore le spese del
contratto di vendita e le spese accessorie e di trasporto. In caso di inadempienze, se si tratta di
inadempienze da parte del venditore, il compratore può acquistare la cosa a spese del venditore
senza pretendere una differenza di prezzo da quello stabilito, oltre il risarcimento danni. Compera
e vendita in danno devono avvenire senza ritardi e con avviso immediato alla controparte.

La vendita con riserva di proprietà ricorre nelle vendite a rate, quindi pagamenti frazionati nel
tempo, il venditore ha diritto alla restituzione della cosa e a sua volta restituisce le rate, il
compratore invece non può vendere la cosa fino al pagamento dell’ultima rata. La vendita con
patto di riscatto si ha quando il venditore si riserva il diritto di riacquistare la proprietà della cosa
entro i termini stabiliti, mediante la restituzione del prezzo e delle spese sostenute entro il termine
massimo di due anni per i beni mobili e cinque anni per i beni immobili. La vendita fuori dai locali
commerciali riconosce al compratore il diritto di revocare l’ordine di acquisto o di recedere il
contratto concluso entro 10 giorni dal momento in cui visiona la merce e risulta essere non idonea
all’uso cui è destinata o con vizi, in seguito al recesso l’operatore commerciale è tenuto a restituire
il prezzo pagato entro 30 giorni.

2 Il Contratto Estimatorio
Il contratto estimatorio è il contratto con il quale una parte (tradens) consegna una o più cose
mobili all’altra parte (accipiens) e questa si obbliga a pagare il prezzo entro il termine stabilito, a
meno che non restituisca le cose nello stesso termine (art. 1556).

Il contratto estimatorio noto nella pratica anche come contratto di conto deposito è usato nei
rapporti tra fornitori e rivenditori, nel contratto di vendita in cui il rivenditore non vuole accollarsi
il rischio economico di dover pagare al fornitore la merce invenduta dopo un certo periodo di
tempo. Tale rischio è elevato quando si tratta di beni che possono trovare acquirenti solo nell’arco
di un breve tempo o possono essere successivamente rivenduti solo con forti sconti o quando si
richiedono notevoli immobilizzazioni di capitali. Questo contratto si perfeziona solo con la
consegna della merce all’accipiens e l’obbligo, che nasce a suo carico, è quello di pagare il prezzo
stabilito al momento della conclusione del contratto.

All’accipiens è riconosciuta la facoltà di liberarsi delle obbligazioni restituendo le cose nel termine
pattuito. Con la consegna della cosa tutti i rischi passano a carico dell’accipiens secondo il principio
resperit domino.
3 L’Appalto
L’appalto è il contratto con il quale una parte (l’appaltatore) assume, con l’organizzazione dei
mezzi necessari e con la gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio
verso un corrispettivo in denaro (art. 1655).

È appalto d’opera il contratto con il quale un’azienda edile si obbliga a costruire un palazzo; è
appalto di servizi il contratto stipulato con un’impresa di ristorazione o un’impresa di pulizia.

È necessario che l’appaltatore sia un imprenditore commerciale non piccolo.

C’è differenza tra appalto e vendita e somministrazione. L’appalto ha per oggetto una prestazione
specifica del fare, la vendita e la somministrazione invece hanno per oggetto un dare.

Obbligazione fondamentale dell’appaltatore è quella di compiere l’opera o il servizio


commissionatogli, secondo le modalità concordate con il committente, descritte nel documento
scritto chiamato capitolato; deve compiere l’opera a regola d’arte e cioè con perizia tecnica
professionale; è tenuto a rilevare e a far presente al committente eventuali difetti, la fornitura di
materie prime necessarie per il compimento dell’opera (salvo diversa pattuizione) e a far presente
variazioni di progetto, la cui regola generale è che l’appaltatore non può apportare variazioni a
quanto stabilito senza l’autorizzazione del committente, inoltre se il prezzo dell’opera è stato
determinato globalmente, l’appaltatore ha diritto ad un compenso aggiuntivo solo se
espressamente pattuito (regola che subisce eccezioni quando si dimostra che le modifiche sono
necessarie o se ordinate dal committente).

Il committente ha diritto di controllare lo svolgimento dei lavori e verificare le spese. Prima della
consegna, è tenuto a controllare l’opera stessa (collaudo) dandone notizia all’appaltatore qualora
l’esito sia negativo, non è necessaria una dichiarazione espressa di accettazione in quanto
omettere di procedere alla verifica oppure riceverla senza riserve equivale ad un tacito assenso.

Con l’accettazione dell’opera i rischi di perimento o deterioramento dell’opera passano


dall’appaltatore al committente, l’appaltatore quindi è liberato dalla garanzia per difformità e vizi
dell’opera riconoscibili dal committente. Se l’opera è stata accettata senza riserve, la garanzia va a
coprire solo i vizi e le difformità occulte. I vizi e le difformità devono essere denunciati
dall’appaltatore entro 60 giorni dalla scoperta, a meno che non siano occulte. Il committente può
richiedere la risoluzione del contratto solo se le difformità e vizi dell’opera sono tali da rendere
inidonea la sua destinazione. In questo caso ha diritto al risarcimento danni se vizi e difformità
sono imputabili all’appaltatore e viene richiesta una riduzione del prezzo con l’eliminazione dei
difetti e dei vizi a spese dell’appaltatore.

Se l’appalto ha per oggetto la costruzione di un edificio o di un immobile, alla garanzia si aggiunge


la responsabilità dell’appaltatore per la durata di 10 anni dal compimento dell’opera. Questa
responsabilità scatta solo in caso di rovina totale o parziale dell’immobile o in caso di gravi difetti
imputabili a vizi del suolo o a difetti di costruzione. L’appaltatore deve denunciare il fatto entro 1
anno dalla scoperta, a meno che non siano occultati. È esonerato da responsabilità quando vi sono
errori di progettazione nel cosiddetto appalto a regia, quando cioè il progetto è predisposto senza
alcuna possibilità di iniziativa.

Obbligazione fondamentale del committente è quella di pagare un corrispettivo in denaro. Il


prezzo può essere determinato per tutta l’opera (appalto a corpo o a forfait); per ogni unità di
misura dell’opera (appalto a misura); sono ammessi comunque pagamenti in forma mista. La
revisione del prezzo può essere richiesta da entrambe le parti quando: il costo dei materiali o della
mano d’opera subisce variazioni dovute a circostanze imprevedibili tali da determinare un
aumento superiore al decimo del prezzo dell’appalto; in caso di difficoltà di esecuzione dell’opera
derivanti da cause geologiche, idriche o simili e quindi non previste dalle parti, che rendono
notevolmente più onerosa la prestazione.

È consentito solo al committente di recedere dal contratto in corso d’opera, senza una giusta
causa.

La morte dell’appaltatore non scioglie il contratto, salvo che non sia pattuito diversamente. Il
committente può comunque recedere dal contratto se gli eredi non sono idonei al completamento
dell’opera; in tal caso non è tenuto a dare agli eredi il guadagno ma versare solo le quote per le
spese sostenute per il valore dell’opera eseguita.

Il subappalto è un contratto d’appalto stipulato fra appaltatore e un terzo, avente come oggetto
l’esecuzione della stessa opera o dello stesso servizio dal primo assunti nei confronti del
committente. L’appaltatore quindi assume il ruolo di sub committente nei confronti del
subappaltatore. Il subappalto, totale o parziale, è possibile solo se è stato autorizzato dal
committente.

Quando le imprese si affidano a terzi, alcune fasi della lavorazione dei propri prodotti o alcune
componenti, si trovano a sottoscrivere un contratto di subfornitura. Tale contratto viene stipulato
per iscritto, nel quale devono essere specificati: i requisiti dei beni o i servizi richiesti dal
committente, il prezzo pattuito, i termini e le modalità di consegna, collaudo e pagamento. Il
subfornitore è responsabile del funzionamento e della qualità dei prodotti ma non dei materiali
con cui lavora, purché abbia segnalato i difetti.

Sono nulli i contratti tra subfornitori e terzi. Infatti è stato imposto il divieto d’abuso dello stato di
dipendenza economica tra cliente o fornitore. È dipendenza economica quando un’impresa è in
grado di determinare uno squilibrio di diritti e di obblighi nei rapporti commerciali con un’altra
impresa.

4 Il Contratto di Trasporto
Con il contratto di trasporto una parte (il vettore) si obbliga, con la base di un prezzo, a trasportare
persone o cose da un luogo all’altro (art. 1678). Oggetto del contratto è quindi l’esecuzione di un
servizio: il trasferimento nello spazio di persone e cose.
Il codice civile disciplina solo i trasporti terrestri su strada perché: il trasporto marittimo ed aereo
sono regolati dal codice della navigazione e da regolamenti comunitari e il trasporto ferroviario
interno, gestito da Ferrovie dello Stato, è disciplinato da leggi speciali.

Disciplina comune a tutti i tipi di trasporto è quella dettata per le imprese, private e pubbliche, che
gestiscono servizi di linea in regime di concessione amministrativa. Per assicurare il servizio alla
generalità degli utenti e per evitare abuso a loro danno, la libertà di contrarre, di tali imprese,
subisce limiti identici a quelli posti per le imprese che operano in regime di monopoli, il
concessionario infatti: è obbligato ad accettare le richieste di trasporto che siano compatibili con i
mezzi ordinari dell’impresa e deve rispettare la parità di trattamento fra i diversi richiedenti.

Tipi di contratto di trasporto sono quello gratuito e quello amichevole. Il contratto gratuito
prevede un impegno contrattuale del vettore senza pagamento del prezzo, mentre quello
amichevole non ha contatto e il vettore risponderà dei danni a titolo di responsabilità
extracontrattuale.

Per il trasporto di persone è esclusiva responsabilità del vettore. La conclusione di questo


contratto non ha regole particolari ed è accompagnato dal rilascio di un biglietto di viaggio, che è
un documento di legittimazione. Il vettore si obbliga a trasportare l’avente diritto e a farlo arrivare
indenne e senza perdita delle sue cose. Il vettore è responsabile per il ritardo da mancata
esecuzione del trasporto, dei sinistri che colpiscono il viaggiatore durante il trasporto e della
perdita o avaria del bagaglio (responsabilità ex recepto, assoggettat ad una specifica e più rigorosa
disciplina, per sottrarsi al risarcimento danni, il vettore è tenuto a fornire la prova positiva e
specifica che la perdita o l’avaria sono dovute ad a cause a lui non imputabili: caso fortuito, natura
o vizi delle cose trasportate o del loro imballaggio) se non prova di aver attivato tutte le misure di
sicurezza per evitare il danno. Obbligo del mittente è quello di pagare il corrispettivo del trasporto,
a meno che non sia a carico del destinatario con apposite clausole. Obbligazione principale del
vettore è quella di eseguire il trasporto secondo le modalità pattuite e di consegnare la merce al
destinatario, avvisandolo dell’arrivo. Può assumersi l’obbligo di riscuotere per conto del mittente il
prezzo della merce consegnata. Alle responsabilità contrattuali si aggiunge quella
extracontrattuale fondata sul principio generale del neminem laedere, il che comporta che il
danneggiato potrà agire contro il vettore pur dopo la scadenza del termine annuale di prescrizione
dell’azione contrattuale. Il destinatario non ha diritti sulla cosa finché non ne paga la quota.

Il trasporto di cose è un contratto consensuale tra mittente e vettore. Il mittente è tenuto a fornire
al vettore tutte le indicazioni necessarie della cosa trasportata e per il trasporto, con i relativi
documenti (lettera di vettura). La lettera di vettura è connessa alla merce durante il trasporto ed è
esibita al destinatario nel momento della consegna. Su richiesta del mittente, il vettore è tenuto a
rilasciare una copia della lettera di vettura o la ricevuta del carico trasportato. Titoli
rappresentativi sono anche: nel trasporto marittimo, la polizza di carico, la polizza ricevuta per
l’imbarco e gli ordini di consegna; nel trasporto aereo, la lettera di trasporto aereo. Quando non è
stato emesso alcun titolo rappresentativo della merce e nel contratto è indicato come destinatario
una persona diversa dal mittente, il contratto di trasporto è prevalentemente configurato come
contratto a favore di un terzo. In tal caso il destinatario non acquista i diritti derivanti dal contratto
al momento della stipulazione ma nel momento in cui, arrivate le cose a destinazione, ne chiede la
riconsegna al vettore.

Il trasporto con pluralità di vettori è il trasporto che viene utilizzato quando un singolo vettore non
è in grado di eseguire, con la propria organizzazione, l’intero trasporto dal luogo di partenza a
quello di arrivo. Tale esecuzione può assumere forme giuridiche diverse e diversamente regolate
come: sub trasporto, trasporto con rispedizione e trasporto cumulativo. Nel sub trasporto il primo
vettore si impegna direttamente verso il mittente ad eseguire il trasporto, avvalendosi dell’aiuto di
altri vettori (sub vettori) con i quali stipula un contratto di trasporto in nome e per conto proprio,
assumendo nei loro confronti la veste di sub mittente. Il trasporto con rispedizione riguarda il
trasporto di cose e si ha quando il vettore si obbliga verso il mittente ad eseguire il trasporto per
una parte del percorso complessivo e a stipulare per i tratti successivi uno o più contratti con altri
vettori, in nome proprio e per conto del mittente; il primo vettore si obbliga ad eseguire il
trasporto nella prima parte, mentre lo spedizioniere nelle successive. Nel trasporto cumulativo più
vettori si obbligano con un unico contratto ad eseguire il trasporto fino alla destinazione, ciascuno
per un tratto dell’intero percorso; nel trasporto cumulativo di persone ogni vettore è responsabile
per i sinistri nel proprio tratto, mentre nel trasporto cumulativo di cose i vettori sono responsabili
in solido per l’intero percorso; l’ultimo vettore rappresenta i precedenti per la riscossione dei
crediti.

5 Il contratto di agenzia
Con il contratto di agenzia una parte (l’agente) assume, stabilmente e con retribuzione, l’incarico
di promuovere contratti in una zona determinata (art. 1742).

L’agente assume il ruolo di rappresentante di commercio quando promuove la conclusione di


contratti e ha il potere di concluderli per nome e per conto del preponente. Agenti e
rappresentanti di commercio costituiscono una particolare categoria di ausiliari autonomi
dell’imprenditore. La loro funzione tipica è quella di consentire la distribuzione capillare dei
prodotti attivi prendendo contatti con la clientela di una determinata zona e stimolandone gli
ordini. L’agente di commercio opera avvalendosi di una propria autonomia e organizzazione e a
proprio rischio. L’agente, anche se legato da un rapporto stabile al preponente, si distingue
nettamente dagli ausiliari subordinati dell’imprenditore, quindi è un lavoratore autonomo e non
subordinato.

L’attività di agente e di rappresentante di commercio può essere esercitata solo dagli iscritti in
appositi registri tenuti dalla camera di commercio. Questa attività è regolata sia dal codice civile
che dagli accordi collettivi di settore, stipulati con le associazioni professionali degli imprenditori
preponenti. Una disciplina speciale è poi prevista per alcune categorie d’agenti, come gli agenti di
assicurazione e gli agenti promotori di servizi finanziari. All’agente è vietato trattare, nella stessa
zona, gli affari di più imprese in concorrenza, deve agire con lealtà e in buona fede e attenersi alle
istruzioni dategli dal preponente.
Il contratto di agenzia può essere concluso anche verbalmente, deve però essere provato per
iscritto. Per evitare situazioni di incertezza, ciascuna parte ha diritto di ottenere dall’altro un
documento della stessa sottoscrizione che riproduca il contenuto del contratto e delle clausole
aggiuntive (tale diritto è irrinunciabile). Il contratto di agenzia comporta un diritto reciproco di
esclusiva per la zona prefissata. Salvo patto contrario il preponente può avvalersi di più agenti
nella stessa zona e per lo stesso tipo di attività.

All’agente è riconosciuta una limitata rappresentanza attiva e passiva del preponente, per
l’esecuzione di contratti conclusi per suo tramite. Di regola l’agente promuove soltanto la
conclusione dei contratti, mentre sarà il preponente a stipularli direttamente. Inoltre l’agente non
ha il potere di riscuotere i crediti del preponente. Tuttavia il preponente può conferire all’agente la
rappresentanza per la conclusione dei contratti che quindi saranno stipulati direttamente con
l’agente, che potrà riscuotere anche i crediti.

Diritto dell’agente è il compenso, costituito da una percentuale sull’importo degli affari


(provvigione) se il contratto avesse buon fine, altrimenti non è tenuto nemmeno al rimborso
spese. L’agente ha diritto al compenso anche per gli affare conclusi dopo lo scioglimento del
rapporto se la proposta è pervenuta in data precedente, nonché quando gli affari sono stati
conclusi successivamente, ma la conclusione è da ricondurre prevalentemente all’attività da lui
svolta. Le provvigioni devono essere pagate entro il mese successivo al trimestre in cui sono
maturate, con relativo estratto conto consegnato all’agente dal preponente stesso. A parziale
temperamento della disciplina alle provvigioni, è previsto che: se il preponente ed il terzo si
accordano per non dare esecuzione in tutto o in parte al contratto, l’agente ha diritto, per la parte
inseguita, ad una provvigione ridotta; salvo patto contrario, l’agente ha diritto alla provvigione
anche per gli affare conclusi direttamente da preponente con terzi che l’agente aveva in
precedenza acquisito come cliente o appartenuti alla zona, categoria o gruppo di clienti riservati
all’agente.

Il contratto di agenzia può essere a tempo determinato o indeterminato. Nel caso in cui sia
indeterminato ciascuna delle parti può recedere dal contratto dando preavviso all’altra parte nel
termine fissato proporzionalmente alla durata del rapporto. Se il contratto continua ad essere
eseguito dalle parti anche dopo la scadenza del termine, il contratto da determinato diventa
indeterminato. All’atto di scioglimento del rapporto, il preponente deve corrispondere all’agente
un’indennità di fine rapporto. Indennità che viene pagata solo per giusta causa. È necessario che il
preponente continui a ricevere sostanziali vantaggi dalle relazioni di affari con la clientela
procuratagli dall’agente affinché nasca l’obbligo di indennità di fine rapporto. Non sarà dovuto
nulla all’agente qualora il preponente provi che la clientela procuratagli dallo stesso sia passato ad
un altro imprenditore con cui l’agente collabori, quando il rapporto si scioglie per cause imputabili
all’agente o quando, di accordo con il preponente, questi ceda a terzi il contratto di agenzia.

Il patto di concorrenza è il patto con cui si limita la concorrenza da parte dell’agente dopo lo
scioglimento del contratto. È obbligatorio che sia fatto per iscritto. La durata non può superare i
due anni e deve riguardare la stessa zona, clientela e genere di beni o servizi oggetto del contratto
d’agenzia.
Particolare categoria di agenti sono gli agenti di assicurazione, che si distinguono in agenti in
economia e agenti a gestione libera. Gli agenti in economia sono legati all’assicuratore da un
rapporto di lavoro subordinato e operano in sedi secondarie assumendo la veste di institori e
procuratori. Gli agenti a gestione libera sono legati all’assicuratore da un vero e proprio contratto
di agenzia, sono tenuti all’iscrizione nell’apposito registro e sono soggetti al controllo dell’ISVAP.

6 La Mediazione
Il codice non tratta della mediazione vera e propria bensì definisce la figura del mediatore. È
mediatore colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare, senza essere
legato d alcune di essere da rapporti di collaborazione, dipendenza o rappresentanza (art. 1754).

Funzione del mediatore è quella di mettere in contatto potenziali contraenti, tale funzione può
essere svolta da un intermediario sia spontaneamente che su incarico di una o entrambe le parti.

Il mediatore si distingue dagli altri soggetti che agevolano la conclusione di affari (commissionari e
agenti) per la posizione di interdipendenza rispetto alle parti, a favore delle quali esplica l’attività,
per l’assenza di vincoli di collaborazione, dipendenza e rappresentanza.

In base a questa sua posizione di interdipendenza, ne consegue che: il mediatore conserva piena
libertà di azione anche se è incaricato e può in ogni momento disinteressarsi dell’affare, le parti
sono libere di concludere o meno l’affare, anche se il mediatore è stato conferito con specifico
incarico, salvo in tal caso il diritto del mediatore al solo rimborso delle spese; il mediatore ha
diritto ad un compenso (provvigione) per il solo fatto che l’affare si è concluso per l’effetto del suo
intervento e quindi anche se non aveva ricevuto alcun incarico di mediazione.

L’esercizio del mediatore, anche se occasionale e discontinuo, è incompatibile con altre attività di
lavoro autonomo e subordinato. È vietato delegare le proprie funzioni a meno che non si tratti di
un altro mediatore iscritto al ruolo, infatti è subordinato all’iscrizione in appositi registri presso la
camera di commercio.

Il diritto del mediatore alla provvigione matura con la conclusione dell’affare. A differenza
dell’agente, il mediatore non corre il rischio del buon fine dell’affare ed ha diritto alla provvigione
anche se le parti non danno esecuzione al contratto concluso. In caso di più parti la provvigione è
di regola dovuta al mediatore da ciascuna delle parti, mentre in caso di più mediatori ciascuno di
questi ha diritto ad una quota della provvigione. Non ha diritto alla provvigione, il mediatore non
iscritto al ruolo.

Il mediatore è responsabile verso le parti se omette di far conoscere loro le circostanze a lui note
relative alla valutazione ed alla sicurezza dell’affare, che possono influire sulla conclusione
dell’affare stesso (in tal caso ricorre l’imparzialità del mediatore); il mediatore risponde
dell’autenticità della sottoscrizione delle scritture e dell’ultima girata dei titoli trasmessi per suo
tramite.
Il mediatore è di regola estraneo all’esecuzione del contratto. Può però essere incarico da una
delle parti nei relativi atti di esecuzione. È responsabile ex lege, inoltre, per l’esecuzione del
contratto quando tace ad un contraente il nome dell’altro (questo avviene quando un contraente
vuole rimanere occulto o quando il mediatore vuole impedire che le parti si conoscano, per evitare
che si giunga a conclusione dell’affare senza il suo intervento).

Una particolare categoria di mediatori è riservata ai mediatori di assicurazione o brokers. I


mediatori di assicurazione mettono in relazione imprese di assicurazione e assicurandi per la
conclusione dei contratti. Il brokers assume anche compiti di assistenza e consulenza nei confronti
dell’assicurando. L’attività di questi mediatori è inquadrata nell’attività di intermediazione
assicurativa ed è sottoposta al controllo dell’ISVAP.

7 I Titoli di Credito
I titoli di credito sono documenti destinati alla circolazione che attribuiscono il diritto ad una
determinata prestazione.

I titoli di credito possono consistere: nel pagamento di una somma di dinaro in quanto titoli in
senso stretto (cambiale, assegno bancario e circolare, obbligazioni seriali); nel diritto alla
riconsegna di merci depositate o viaggianti per quanto riguarda i titoli di credito rappresentativi di
merce (fede di deposito, polizza di carico, duplicato della lettera di vettura), questi titoli
attribuiscono al possessore il diritto alla consegna delle merci che sono in essi specificati, il
possesso delle medesime e il potere di disporne mediante il trasferimento del titolo; infine sono
titoli di credito quelli che rappresentano le azioni della società e le quote di partecipazione (titoli di
partecipazione).

Altri titoli di credito sono: i titoli di massa, che rappresentano frazioni di uguale valore nominale di
un’unitaria operazione economica di finanziamento ed attribuiscono ciascuno uguali diritti; i titoli
individuali, che sono emessi per distinguere operazioni economiche; i titoli causali, che sono
emessi in base ad un determinato tipo di rapporto fondamentale, determinato per legge (azioni
societarie, titoli rappresentativi di merce); e i titoli astratti, emessi in base ad un qualsiasi rapporto
fondamentale e che non contengono alcuna menzione del rapporto che li ha emessi
concretamente (cambiali e assegni).

Caratteri essenziali dei titoli di credito sono: l’autonomia del diritto, chi acquista la proprietà del
documento diventa titolare del diritto in esso menzionato; la letteralità, chi acquista un titolo di
credito acquista un diritto il cui contenuto è determinato esclusivamente dal tenore letterale del
documento; la legittimazione, chi ha conseguito il possesso materiale del titolo di credito, nelle
forme prescritte dalla legge, è senz’altro legittimato all’esercizio del diritto cartolare, può cioè
pretendere dal debitore la prestazione senza essere tenuto a provare l’acquisto della proprietà del
titolo e della titolarità del diritto; i vincoli, devono essere effettuati sul titolo e non hanno effetto
se non risultano dal titolo.

Nei titoli astratti c’è letteralità completa e cioè il contenuto del diritto cartolare è determinato
esclusivamente dalla lettera del titolo, resta perciò preclusa in radice ogni possibilità di far
riferimento ad altre fonti regolamentari anche legali. Nei titoli causali c’è letteralità incompleta e
cioè il contenuto del diritto cartolare è determinato non solo dalla lettera del titolo ma anche dalla
disciplina legale del rapporto obbligatorio tipico richiamato nel documento.

Funzione dei titoli di credito è quella di rendere più semplice, rapida e sicura la circolazione dei
diritti di credito neutralizzando i rischi o gli inconvenienti.

Il titolo di credito attribuisce a chi lo acquista in sede di circolazione un diritto letterale e


autonomo. Un diritto cioè il cui contenuto è determinato esclusivamente dalla lettera del titolo ed
un diritto inoltre che è indipendente dalla posizione dei precedenti portatori. Il titolo di credito
quindi è un documento necessario e sufficiente per la costituzione, la circolazione e l’esercizio del
diritto letterale ed autonomo in esso incorporato.

Il titolo di credito è soggetto quindi a tre momenti: creazione, circolazione ed esercizio. La


circolazione del titolo riguarda il rapporto tra emittente e primo prenditore (rapporto
fondamentale o causale) e in un accordo in cui si fissa nel titolo di credito la prestazione dovuta dal
primo momento del rapporto (convenzione di rilascio o esecutiva).

Uno dei profili caratterizzanti la disciplina dei titoli di credito è la distinzione fra titolarità del diritto
cartolare e legittimazione all’esercizio dello stesso: titolare del diritto cartolare è il proprietario del
titolo mentre legittimato al suo esercizio è il possessore del titolo nelle forme prescritte dalla
legge. Le qualità di proprietario/titolare e di possessore/legittimato di regola circolano
congiuntamente e coincidono nella stessa persona. Nel caso della circolazione del titolo si può
verificare una dissociazione delle due posizioni ed allora è necessario distinguere fra circolazione
regolare e irregolare. Si ha circolazione regolare quando il titolo viene trasferito dal proprietario ad
un altro soggetto in forza di un valido negozio di trasmissione, è irregolare quando il titolo non è
sorretto da un valido negozio di trasferimento (ad esempio se è stato rubato).

Le regole di circolazione più semplici e sicure sono certamente quelle previste per i beni mobili ed
allora si è creato un modello che consente di far circolare i crediti secondo le regole analoghe a
quelle che governano la circolazione dei beni ed infatti la funzione giuridica consiste nel ritenere
che oggetto di circolazione sia il documento (come mobile) anziché il diritto in esso menzionato.

Fissata la distinzione fra rapporto causale e rapporto cartolare è necessario tener presente che
l’emissione di un titolo di credito produce effetti diversi a seconda che si consideri l’immediato
prenditore del titolo o il terzo portatore, cioè a seconda che il titolo abbia o meno circolato. Se
l’adempimento è richiesto dal primo prenditore, il debitore può opporgli tutte le eccezioni
derivanti dal rapporto fondamentale. Se il titolo ha invece circolato e l’adempimento è richiesto da
un terzo, la situazione cambia in quanto a lui non sono opponibili le eccezioni derivanti da
rapporto fondamentale.

Chi ha acquistato in buona fede il possesso di un titolo di credito, in conformità delle norme che ne
disciplinano la circolazione, non è soggetto a rivendicazione e quindi diventa anche proprietario
del titolo e titolare del diritto cartolare. La sua posizione è perciò inattaccabile dall’ormai ex
proprietario, che potrà esercitare azione di risarcimento danni nei confronti di colui che gli ha
sottoscritto il titolo. Perché si perfezioni questo acquisto devono ricorrere tre presupposti: un
negozio astrattamente idoneo a trasferire la proprietà del titolo e cioè un negozio valido ed
efficace salvo che per il difetto di titolarità del dante causa; l’investitura dell’acquirente nel
possesso del titolo, con l’osservanza delle formalità prescritte dalla relativa legge di legittimazione;
la buona fede dell’acquirente.

In base alla legge di circolazione i titoli di credito si distinguono in: titoli al portatore, titoli
all’ordine e titoli nominativi.

Sono al portatore i titoli di credito che recano la clausola al portatore, anche se contrassegnati da
un nome. Questi titoli circolano mediante la semplice consegna del titolo. Il possessore è
legittimato all’esercizio del diritto in essi menzionato in base alla sola presentazione del titolo al
debitore. Sono titolo a legittimazione reale. Possono essere al portatore: gli assegni bancari, i
libretti di deposito, le azioni di risparmio e i titoli di debito pubblico.

I titoli all’ordine sono titoli intestati ad una determinata persona. Circolano mediante consegna
accompagnata dalla girata. Il possessore è legittimato in base ad una serie continua di girate. Sono
titoli all’ordine: la cambiale e l’assegno bancario e circolare. Questi titoli sono definiti a
legittimazione nominale. La girata è una dichiarazione scritta sul retro del titolo e sottoscritta, con
la quale l’attuale possessore (il girante) ordina al debitore cartolare di adempiere nei confronti di
un altro soggetto (il giratario). La girata può essere in pieno, quanto contiene il nome del giratario,
o in bianco. Chi riceve il titolo in bianco può: riempire la girata con il proprio nome o con quello di
un altro, girare di nuovo il titolo in pieno o in bianco e trasmettere il titolo ad un terzo senza
riempire la girata e senza apporne un’altra. La girata non può essere sottoposta a condizioni e
qualsiasi condizione apposta si considera non scritta; quando vi sono più girate, l’attuale
possessore del titolo si legittima in base ad una serie continua di girate, di cui l’ultima a lui
intestata o in bianco, in questo caso il debitore dovrà controllare solo la regolarità formale della
girata e non la sua validità o autenticità; di regola la girata non ha funzione di garanzia e quindi il
girante non assuma alcuna responsabilità verso i giratari successivi per l’inadempimento
dell’emittente. La girata può essere per procura o in garanzia: è per procura quando il giratario
assume la veste di rappresentante per l’incasso del girante, titolare del credito cartolare resta il
girante e il giratario non acquista alcun diritto autonomo; è in garanzia quando attribuisce al
giratario un diritto di pegno sul titolo, a garanzia di un credito che il giratario stesso vanta nei
confronti del girante, il giratario acquista perciò un diritto autonomo, sia pure limitato.

I titoli nominativi sono intestati ad una determinata persona, la cui intestazione non risulta solo
dal titolo ma anche da un apposito registro tenuto dall’emittente (doppia intestazione). Sono titoli
nominativi: le obbligazioni e i titoli di debito pubblico. Per il trasferimento di questi titoli è
necessaria la cooperazione dell’emittente. Una prima procedura prevede il cambiamento
contestuale delle intestazioni a cura dell’emittente (trasfert). Il trasfert può essere richiesto sia
dall’alienante che dall’acquirente. Altrimenti vi è il trasferimento mediante girata. La girata in
questo caso deve essere datata, deve contenere l’indicazione del giratario e deve essere
sottoscritta anche da quest’ultimo se il titolo non è interamente liberato. Deve essere autenticata
da un notaio o da un agente di cambio o, per le azioni, da un funzionario bancario.
Le eccezioni cartolari si distinguono in reali e personali. Le eccezioni reali sono opponibili a
qualunque portatore di titolo e danno luogo: alle eccezioni di forma, alle eccezioni sul contesto
letterale del titolo, alla falsità della firma, al difetto di capacità o rappresentanza all’emissione del
titolo e alla mancanza delle condizioni per l’esercizio dell’azione. Le eccezioni personali sono
opponibili solo ad un determinato portatore e non si ripercuotono su altri; sono personali le
eccezioni: derivanti da un rapporto fondamentale, fondate su altri rapporti personali con i predetti
possessori e l’esercizio di difetto di titolarità del diritto cartolare.

La legittimazione del titolo può essere: attiva, se il possessore di un titolo di credito, legittimato
nelle forme previste dalla legge, ha diritto alla prestazione in esso indicata verso presentazione del
titolo, è così spostato sul debitore l’onere di provare il difetto di titolarità; passiva, se il debitore,
che senza dolo o colpa grave adempie la prestazione nei confronti del possessore, è liberato anche
se questi non è il titolare del diritto.

Per i titoli all’ordine e per i titoli nominativi è previsto l’istituto dell’ammortamento. È un


procedimento diretto ad ottenere la dichiarazione che un titolo originario non è più strumento di
legittimazione (decreto di ammortamento). Chi ha ottenuto l’ammortamento può esigere il
pagamento su prestazione del relativo decreto e, se il titolo non è scaduto, ottenerne un duplicato.
La procedura di ammortamento è ammessa solo in caso di smarrimento, sottrazione o distruzione
del titolo, e si articola in varie fasi. Questa procedura inizia con la denuncia al debitore della
perdita del titolo e con il ricorso al presidente del tribunale; il ricorrente deve menzionare i
requisiti essenziali del titolo; il presidente del tribunale, dopo accertamenti sommari, pronuncia
con decreto l’ammortamento, pubblicato sulla GU; il debitore può pagare l’ammontare del titolo
dopo 30 giorni dalla pubblicazione; entro questo termine il terzo detentore del titolo può proporre
opposizione contro il decreto di ammortamento; il decreto diventa definitivo anche senza
opposizione. Nel caso di smarrimento o sottrazione del titolo, chi ha subito il danno ha diritto,
dandone prova, alla prestazione del titolo.

I titoli vanno distinti dai documenti che hanno solo la funzione di legittimazione e che quindi non
attribuiscono un diritto letterale ed autonomo. L’art. 2002 del codice civile prevede due categorie
di questi documenti: i documenti di legittimazione ed i titoli impropri. I documenti di
legittimazione servono ad identificare l’avente diritto alla prestazione, ne sono esempio i biglietti
di viaggio, del cinema o della lotteria. I titoli impropri consentono il trasferimento del diritto senza
l’osservanza delle forme proprie della cessione, ma con questi effetti, ne sono esempio la polizza
d’assicurazione all’ordine o al portatore.

8 Il Mandato
Secondo l’art. 1703 il mandato è il contratto con il quale una parte (il mandatario) si obbliga a
compiere uno o più atti giuridici per conto dell’altra parte (il mandante). Il mandato è quindi un
contratto di cooperazione giuridica esterna cui tipicamente si ricorre quando un soggetto non può
o non vuole provvedere di persona alla cura dei propri interessi.
Il mandato può riguardare il compimento di atti giuridici sia specifici che generali. Il mandato
specifico riguarda affare di un determinato tipo (mandato speciale), mentre quello generale
comprende solo gli atti di ordinaria amministrazione.

Tipologie di mandato sono: mandato collettivo, un mandato conferito da più mandanti ad uno
stesso mandatario con unico atto e per un affare di interesse comune; mandato res propriam, un
mandato conferito nell’interesse del mandatario o di un terzo; mandato con o senza
rappresentanza, è con rappresentanza quando il mandatario è legittimato ad agire non solo per
conto ma anche in nome del mandante, mentre è senza rappresentanza quando stipula in proprio
nome i contratti con i terzi ed assume in proprio nome obbligazioni nei loro confronti, il
mandatario senza rappresentanza acquista i diritti ed assume gli obblighi derivanti dagli atti
compiuti con i terzi, anche se questi hanno avuto conoscenza del mandato, inoltre i terzi non
hanno alcun rapporto con il mandante. Nel mandato senza rappresentanza gli effetti, sia attivi che
passivi, degli atti posti in essere dal mandatario sono imputati direttamente al mandatario e non al
mandante; mandato gratuito od oneroso, si presume oneroso se è determinato dalle tariffe
professionali o agli usi se non è stabilito nel contratto, altrimenti è determinato dal giudice.

Il mandatario può eseguire il mandato anche a mezzo di un’altra persona (sostituto) senza
autorizzazione del mandante, nel caso il mandatario è responsabile anche degli atti compiuti dal
sostituto. Comunque il mandante è tutelato poiché può agire direttamente contro il sostituto. Il
mandatario inoltre deve rispettare i limiti fissati dal mandato ed eseguirlo secondo la diligenza del
buon padre di famiglia, deve operare in modo da realizzare nel miglior modo possibile gli interesse
del mandante, deve rendere conto al mandante del suo operato e rimettergli tutto ciò che ha
ricevuto a causa del mandato e, infine, deve dare comunicazione immediata al mandante
qualunque sia l’esito del mandato.

Il mandante, oltre a dare un compenso al mandatario, deve dargli i mezzi necessari per
l’esecuzione del mandato e per l’adempimento delle obbligazioni a suo nome, deve rimborsargli le
somme anticipate con gli interessi legali e risarcirlo eventualmente dei danni subiti a causa
dell’incarico, anche se il mandato è gratuito.

Il mandato è sempre revocabile, dando un congruo preavviso se il mandato è a tempo


indeterminato, risarcendo dei danni subiti il mandatario se il mandato è oneroso e non ricorre una
giusta causa. Il mandato è revocabile anche se le parti hanno espressamente previsto il contrario.
È irrevocabile ex lege il mandato conferito nell’interesse del mandatario o di un terzo (mandato
res propriam) salvo che non sia diversamente convenuto o ricorra una giusta causa.

Il mandato si estingue in caso di morte, interdizione o inabilitazione del mandante o del


mandatario, tranne: quando il mandato ha per oggetto atti pertinenti l’esercizio d’impresa o se è
nell’interesse del mandatario o di un terzo; in caso di fallimento del mandatario, mentre se a fallire
è il mandante l’esecuzione del contratto è sospesa; per rinuncia del mandatario, ma deve risarcire
i danni al mandante se non ricorre una giusta causa, in ogni caso la rinuncia deve essere fatta nei
modi e nei tempi tali che il mandante possa provvedere alla sostituzione.
È previsto che il mandante, sostituendosi al mandatario, possa esercitare i diritti di credito derivati
dall’esecuzione del mandato, purché ciò non pregiudichi i diritti che spettano al mandatario. La
legge quindi conferisce al mandante una semplice legittimazione ad esigere i crediti di cui il
mandatario è e resta titolare.

Commissione e spedizione sono sottotipi di mandato senza rappresentanza che si caratterizzano


per l’oggetto specifico dell’incarico conferito al mandatario. La commissione è un mandato che ha
per oggetto l’acquisto o la vendita di beni per conto del committente ed in nome del
commissionario; elementi della commissione sono: operazioni di fido, il commissionario si
presume autorizzato a concedere dilazioni di pagamento, provvigione, il commissionario ha diritto
ad un compenso che di regola è costituito da una percentuale sul valore dell’affare. La spedizione
invece, è un mandato con il quale lo spedizioniere si obbliga a concludere, in nome proprio e per
conto del mandante, un contratto di trasporto e operazioni accessorie; la spedizione si differenzia
dal trasporto per il fatto che lo spedizioniere si obbliga a stipulare con un vettore un semplice
contratto di trasporto mentre il vettore si occupa del trasporto vero e proprio.

Parte Seconda

9 Imprenditore
L’art. 2082 afferma che è imprenditore colui che esercita professionalmente un’attività economica
al fine dello scambio di beni o servizi.

La qualifica di imprenditore si acquista nel momento in cui si esercita professionalmente l’attività


di impresa (attività economica condotta con metodo economico finalizzata alla produzione e allo
scambio di beni e servizi, è un complesso di interdipendenze tra beni e persone che operano
scambiando con l’esterno conoscenza e produzione) di natura economica e non agricola
(imprenditore commerciale).

Diventa imprenditore colui che esercita personalmente l’attività d’impresa compiendo in proprio
nome gli atti relativi. L’esercizio di attività di impresa dà luogo ad un fenomeno analogo a quello
determinato dal mandato senza rappresentanza. È imprenditore chi esercita la propria attività
spendendone il proprio nome, attraverso rappresentanti, volontari o legali. Secondo l’art. 1705
rispetto ad altro soggetto il reale interessato, anch’egli persona fisica o giuridica, che somministra
al primo i mezzi finanziari, dirige in fatto un’impresa e fa suoi tutti i guadagni: dunque il dominus
dell’impresa.

È imprenditore chi agisce servendosi di prestanomi, cosiddette teste di legno, i cui proventi
dell’attività economica sono di suo esclusivo appannaggio. È imprenditore inoltre chi gestisce i
servizi di impresa con metodo economico se: ispirato da un fine pubblico o ideale, le condizioni di
mercato non consentono di remunerare i fattori produttivi.
È imprenditore occulto chi non agisce direttamente nella propria attività, ma tramite un
prestanome. In tal modo riesce a compiere l’attività d’impresa pur non apparendo come colui che
la esercita. Questa figura permette di associare l’imprenditore occulto al fallimento, in quanto
obbligato in solido col prestanome, pur non avendone i requisiti formali. La teoria
dell’imprenditore occulto porta a sanzionare con la responsabilità personale e dunque il fallimento
personale, anche il dominus, quindi ogni forma di dominio occulto o palese dell’altrui impresa.
Secondo l’art. 147 doveva essere applicato anche all’ipotesi in cui i soci abbiano occultato ai terzi
l’esistenza della società di persone, sicché quest’ultimi hanno creduto di avere a che fare con un
imprenditore individuale.

Non si è imprenditori quando l’attività produttiva si fonda esclusivamente sul lavoro personale del
soggetto. Non è imprenditore chi produce beni e servizi che vengono erogati gratuitamente o a
prezzo politico. Non è imprenditore infine, chi: compie un’isolata operazione di acquisto e di
successiva rivendita di merci, organizza un singolo servizio di trasporto o un singolo spettacolo
sportivo.

È imprenditore commerciale colui che non rientra nella categoria di imprenditore artigiano o
agricolo. Sono imprese commerciali quelle le cui attività sono dirette all’attività industriale diretta
alla produzione di beni e servizi, al trasporto per terra mare e aria, all’intermediazione della
circolazione dei beni, all’attività bancaria e assicurativa ed attività ausiliari a queste. L’imprenditore
commerciale è obbligato ad iscriversi al registro delle imprese ed è obbligato alle scritture
contabili, le scritture contabili sono i documenti che contengono la rappresentazione dei singoli
atti di impresa, della situazione del patrimonio dell’imprenditore e del risultato economico
dell’attività svolta; è soggetto a fallimento e può servirsi dell’aiuto di ausiliari (institori, procuratori
e commessi). L’imprenditore commerciale è obbligato alle scritture del libro giornale, dove sono
annotate l’operazione dell’esercizio d’impresa secondo un criterio cronologico, e all’inventario,
redatto all’inizio della società e poi annualmente. Oltre alle scritture contabili ci sono altre scritture
obbligatorie che dipendono dalle dimensioni e dalla natura dell’impresa: il libro mastro, dove
vengono annotate le operazioni secondo un criterio sistematico; il libro magazzino, che registra le
entrate e le uscite delle merci in magazzino e le lettere, i telegrammi e le fatture ricevute ed
inviate; e il libro cassa, in cui vanno registrati i pagamenti e gli incassi. Tutte le scritture contabili
possono essere usate a favore o contro l’imprenditore, quindi affinché l’imprenditore possa
utilizzare le proprie scritture contabili come mezzo processuale di prova contro terzi è necessario
che ricorrano tre condizioni: si deve trattare di scritture contabili regolarmente tenute, è
necessario che la controparte sia a sua volta un imprenditore, la controversia deve essere relativa
a rapporti inerenti l’esercizio d’impresa. Nello svolgimento dell’attività di impresa l’imprenditore si
avvale dell’aiuto di ausiliari: gli institori, che sono preposta dal titolare all’esercizio dell’impresa o
di una sede secondaria o di un ramo particolare dell’azienda e hanno la qualifica di dirigenti posti
al vertice della gerarchia del personale, vertice che può essere assoluto, se l’institore dipende
direttamente dall’imprenditore, e relativo, se l’institore è messo a capo di un ramo particolare
dell’azienda o di una sede secondaria, è tenuto all’iscrizione nel registro delle imprese e alle
scritture contabili; i procuratori, sono coloro che in base ad un rapporto continuativo hanno il
potere di compiere per l’imprenditore gli atti pertinenti l’esercizio dell’impresa pur non essendo
preposti ad essa, non sono soggetti all’iscrizione nel registro delle imprese né sono tenuti alle
scritture contabili; e i commessi, che sono ausiliari subordinati cui sono affidate mansioni esecutive
che li pongono a contatto con terzi, non possono esigere il prezzo delle merci, non possono
concedere dilazioni o sconti, l’imprenditore può ampliare o limitare i poteri dei commessi.

Secondo l’art. 2083 è piccolo imprenditore colui che esercita un’attività professionale organizzata
prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. A tutti gli imprenditori si
applica lo statuto generale dell’imprenditore, applicabile all’impresa senza ulteriori specificazioni.
Lo statuto dell’impresa commerciale è una disciplina ulteriore che si applica a chi esercita attività
commerciali. Lo statuto del piccolo imprenditore è riferito a coloro che hanno ridotte dimensioni.
È esonerato dalle scritture contabili ma deve iscriversi al registro delle imprese in una sezione
speciale.

È imprenditore agricolo colui che esercita la coltivazione del fondo, la selvicoltura, l’allevamento di
animali e attività connesse, quali la manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione e valorizzazione delle risorse dell’azienda impiegate nell’attività agricola
essenziale, la fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzo prevalente di attrezzature o risorse
normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata e la valorizzazione del territorio del
patrimonio rurale e forestale, e attività agrituristiche. Per coltivazione del fondo, selvicoltura e
allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico
o di una fase necessaria al ciclo stesso.

Il registro delle imprese è istituito in ciascuna provincia presso la camera di commercio ed è gestito
da un giudice delegato dal presidente del tribunale del capoluogo di provincia dove ha sede la
camera di commercio. Il registro è articolato in due sezioni, ordinaria e speciale. Nella sezione
ordinaria si iscrivono gli imprenditori commerciali, le società (tranne le SS), i consorzi con attività
esterna tra imprenditori, i gruppi europei di interesse economico con sede in Italia, le associazioni
e le fondazioni che svolgono attività d’impresa, gli enti pubblici con attività economica
commerciale e le società estere che hanno la sede amministrativa in Italia. Alle tre sezioni speciali
di iscrivono: alla prima, gli imprenditori agricoli, i piccoli imprenditori, le SS e gli imprenditori
artigiani; alla seconda, le società tra professionisti; e nella terza, le società o gli enti che esercitano
attività di direzione e coordinamento. Gli atti soggetti alla registrazione sono: gli elementi di
individuazione dell’imprenditore e dell’impresa e gli atti che riguardano la struttura e
l’organizzazione della società. Le iscrizioni vanno fatte nella provincia dove ha sede la società.
L’iscrizione può avere efficacia: dichiarativa, in cui l’atto è disponibile a terzi; costitutiva, che
determina l’esistenza o meno dell’atto; e normativa, che determina l’applicazione di un
determinato regime giuridico.

L’attività di impresa si può avere anche quando si opera per il compimento di un unico affare, se
questo comporta il compimento di operazioni molteplici e l’utilizzo di un apparato produttivo
completo.

L’impresa può essere individuale o collettiva. Può essere esercitata da una persona fisica o da una
persona giuridica. Nell’impresa individuale il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde
coi propri beni delle eventuali mancanze dell’impresa; può essere considerata impresa individuale
sia quella familiare, dove il 51% dei proventi spetta al capofamiglia mentre il restante 49% va ai
suoi familiari, sia quella coniugale, gestita da marito e moglie. Se l’impresa è esercitata da una
persona giuridica assume invece una veste societaria, che può essere di varia natura: privata,
gestita da persona fisiche, e pubblica, gestita da enti pubblici.

La teoria del potere d’impresa sostiene una responsabilità cumulativa dell’imprenditore palese e
del dominus. Nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità è sempre riconosciuta a carico di
colui o colore che detengono il potere di gestione. Chi esercita il potere di direzione in un’impresa
ne assume anche necessariamente il rischio e risponde delle relative obbligazioni.

Ci sono due criteri di imputazione della responsabilità per debiti d’impresa: il criterio formale della
spendita del nome e il criterio sostanziale del potere di direzione. La teoria del potere d’impresa e
la teoria dell’imprenditore occulto, sono state criticate. Nel nostro ordinamento l’unico criterio
utilizzabile per l’imputazione dell’attività è il principio della spendita del nome.

10 Imputazione

11 L’Azienda e la sua circolazione


L’art. 2555 definisce l’azienda come il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per
l’esercizio dell’impresa, e quindi l’apparato strumentale di cui l’imprenditore si avvale per lo
svolgimento della propria attività economica organizzata rivolta alla produzione e allo scambio di
beni e servizi. Si ha azienda anche quando non ci sono ancora rapporti di clientela.

L’azienda è un insieme di beni eterogenei caratterizzato dall’unità funzionale per il coordinamento


fra diversi elementi costitutivi e per l’unitaria destinazione ad uno specifico fine produttivo. I beni
quindi sono le cose che possono formare oggetto di diritti. È definito bene aziendale quel bene
destinato dall’imprenditore a tale uso, non è importante il titolo giuridico che legittima
l’imprenditore ad utilizzarli. Sono beni aziendali anche i beni di terzi usati dall’imprenditore
nell’attività d’impresa (i locali presi in fitto o il macchinario in leasing).

L’azienda è contraddistinta da segni distintivi: ditta, marchio e insegna, che favoriscono la


formazione e il mantenimento della clientela in quanto consentono al pubblico di distinguere fra i
vari operatori economici e di operare scelte consapevoli. La ditta è il nome commerciale
dell’imprenditore, è un segno distintivo necessario; in mancanza di diversa scelta coincide con il
nome dell’imprenditore; deve rispettare i limiti di verità, il cui principio è diverso se si tratti di dita
originaria o ditta derivata (la ditta originaria è formata dall’imprenditore che la utilizza e deve
contenere almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore, la ditta derivata è formata da un dato
imprenditore e poi trasferita insieme all’azienda); il segno distintivo della ditta non deve essere
uguale o simile a quella usata da un altro imprenditore. Il marchio p il segno distintivo dei prodotti
o dei servizi dell’impresa; se ne può servire il fabbricante del prodotto, il commerciante (grossista
o rivenditore), le imprese che producono servizi; è disciplinato sia dall’ordinamento nazionale che
dalla proprietà industriale ed è tutelato da due convenzioni sulla registrazione dei marchi
(convenzione dell’unione di Parigi e accordo di Madrid); al marchio è affidata la funzione di
differenziare i prodotti rispetto a quelli dei concorrenti; l’imprenditore può scegliere di utilizzare
un unico marchio per tutti i prodotti (marchio generale) o servirsi di più marci per lo stesso
prodotto (marchio speciale); il marchio può essere costituito solo da parole (marchio
denominativo), da figure, lettere, cifre, disegni o colori (marchio figurativo) e da suoni; può
assumere la forma del prodotto (marchio tridimensionale) e può essere collettivo, quando il
titolare è un soggetto che svolge la funzione di garantire l’origine, la natura o la qualità di
determinati prodotti o servizi, non viene utilizzato dall’ente che ne ha ottenuto la registrazione ma
concesso in uso a produttori o commercianti consociati; il marchio risponde ai requisiti di: liceità,
poiché i marchi d’impresa non possono essere segni che vanno contro la legge, contro l’ordine
pubblico o contro il buon costume, né possono essere marchi i segni protetti da convenzioni né
possono violare i diritti d’autore; verità, nel caso in cui nel marchio siano indicate posizioni
geografiche o indicazioni sulla qualità dei prodotti e servizi; originalità e novità, in modo tale che il
marchio eviti confusione e contraffazione; il marchio ha la durata di 10 anni e può essere
rinnovato per innumerevoli volte; infine è trasferibile separatamente dall’azienda (franchising).
L’insegna invece contraddistingue un ramo particolare dell’azienda o l’intero complesso aziendale,
non può essere simile o uguale a un’altra insegna ed è soggetta al principio della liceità.

L’azienda può essere soggetta ad avviamento oggettivo, se ricollegabile a fattori che permangono
anche se muta il titolare dell’azienda, e soggettivo, se dovuto all’abilità operativa dell’imprenditore
sul mercato.

L’azienda può formare oggetto di atti di disposizione di diversa natura, ne sussegue il


trasferimento d’azienda per: vendita, donazione, usufrutto e affitto. È vendita se il patto prevede il
conferimento di quote o azioni, ovvero se è stato pattuito un prezzo. Si ha donazione quando il
trasferimento dell’azienda viene effettuato a titolo gratuito. Quando l’azienda è costituita in
usufrutto e in affitto, l’usufruttuario e l’affittuario si trovano nella posizione di condurre l’azienda
senza modificarne l’assetto organizzativo né la destinazione, hanno pieno godimento dei beni
aziendali e possono acquistarne di altri che diverranno di loro proprietà.

Con il trasferimento l’imprenditore cede a terzi il diritto di godere dei beni che compongono
l’azienda. Per aversi trasferimento d’azienda, non è necessario che l’atto di disposizione
comprenda l’intero complesso aziendale ma anche un ramo dell’azienda. Necessario e sufficiente
è che sia trasferito un insieme di beni potenzialmente idoneo ad essere utilizzato per l’esercizio di
un’attività d’impresa, anche se il nuovo titolare dovrà integrare il complesso con ulteriori fattori
produttivi per farlo funzionare.

L’art. 2556 detta la distinzione fra la forma necessaria per la validità del trasferimento e la forma
richiesta ai fini probatori, e per l’opponibilità a terzi. Per le imprese soggette a registrazione con
effetti di pubblicità legale ogni atto di disposizione dell’azienda deve essere provato per iscritto e
iscritto al registro delle imprese nel termine di 30 giorni, a cura del notaio. Per ottenere l’iscrizione
occorrà che il contratto sia redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata.
L’alienazione dell’azienda produce effetti ex lege che riguardano il divieto di concorrenza
dell’alienante, i contratti, i crediti e i debiti aziendali. Chi l’aliena l’azienda commerciale deve
astenersi per un periodo di 5 anni dal trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che possa
sviare la clientela dall’azienda ceduta. Il divieto di concorrenza è derogabile ed ha carattere
relativo. Esso sussiste nei limiti in cui la nuova attività d’impresa dell’alienante sia potenzialmente
idonea a sottrarre clientela all’azienda ceduta. È vietato prolungare, oltre i 5 anni, la durata del
divieto.

12 La Società
L’art. 2247 afferma che con il contratto di società due o più persone conferiscono beni e servizi per
l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.

Le società quindi, sono enti associativi a base contrattuale che si caratterizzano per la presenza:
dei conferimenti dei soci, per l’attività economica in comune e la divisione degli utili.

I conferimenti sono le prestazioni cui i soci del contratto di obbligano, contribuendo alla
formazione del patrimonio sociale iniziale. La loro funzione è quella di dotare la società di un
capitale di rischio per lo svolgimento dell’attività di impresa e può essere considerato oggetto di
conferimento ogni entità suscettibile di valutazione economica e che i soci ritengano necessario
per lo svolgimento dell’impresa (denaro, beni in natura trasferiti in proprietà o concessi in
godimento alla società, prestazioni lavorative). Ciascun socio quindi destina stabilmente parte
della propria ricchezza personale all’attività comun e si espone al rischio d’impresa.

Il patrimonio sociale è il complesso dei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo alla società.
È costituito dai conferimenti dei soci, subisce in seguito variazioni qualitative e quantitative in
relazione alle vicende economiche della società, costituendo la garanzia della società. La
consistenza del patrimonio sociale è accertata periodicamente attraverso la redazione annuale del
bilancio d’esercizio.

Il capitale sociale invece rappresenta il valore in denaro dei conferimenti quali risulta dall’atto
costitutivo, funge da valore storico e ha due funzioni: vincolistica, la cui cifra iniziale indica la quota
ideale ovvero la frazione del patrimonio netto non distribuibile fra i soci e perciò assoggettata ad
un vincolo di stabile destinazione all’attività sociale, e organizzativa, che accerta che la società
abbia conseguito utili o subito perdite. Si hanno utili quando le attività superano le passività
aumentate del capitale sociale nominale, si hanno perdite quando le attività sono inferiori alle
passività più il capitale sociale. Il capitale sociale rimane immutato nel corso della vita della società
fin quando non se ne decide l’aumento o la riduzione.

Esiste una garanzia patrimoniale supplementare che si ha quando i creditori possono fare
affidamento su un attivo patrimoniale eccedente le passività per un valore corrispondente almeno
all’ammontare del capitale sociale.

Le società non possono essere costituite al solo scopo di consentire il godimento dei beni conferiti
dai soci. Si ha comunione quando i crediti personali dei singoli comproprietari potranno
liberamente aggredire anche la cosa comune per soddisfare il proprio credito dato che la
comunione non gode dell’autonomia patrimoniale.

L’esercizio in comune dell’attività economica consiste nel cosiddetto scopo/mezzo del contratto di
società attraverso cui i contraenti si prepongono di raggiungere la finalità ultima di carattere
lucrativo (o di profitto, è una società che può essere costituita per svolgere attività d’impresa con
terzi allo scopo di conseguire utili, destinati ad essere successivamente divisi fra i soci), consortile e
mutualistico. L’esercizio in comune sottintende che i risultati economici della società devono
essere imputati a tutti i soci, sia che si tratti di utili sia che si tratti di perdite. Tutti i tipi di società,
tranne le SS, possono essere utilizzate anche per la realizzazione di uno scopo consortile. Lo scopo
consortile si distingue da quello mutualistico perché è tipicamente imprenditoriale, visto che i soci
sono tutti imprenditori.

Le società si dividono in società di capitali (SPA e SRL) e società di persone (SS, SNC e SAS). Le
società di capitali e le cooperative hanno personalità giuridica e si caratterizzano per l’espressa
previsione inderogabile (salvo che per le SRL) di un’organizzazione di tipo corporativo, per la
circostanza che il funzionamento degli organi è dominato dal principio maggioritario, per il fatto
che il singolo socio non ha alcun potere diretto di amministrazione e controllo. Le società di
persone sono prive di capacità giuridica, non è prevista una pluralità degli organi di
amministrazione infatti l’attività di queste società è basata su modelli organizzativi che
riconoscono ad ogni socio con responsabilità illimitata il potere di amministrare e rappresentare la
società, indipendentemente dall’ammontare del capitale conferito e dalla consistenza di quello
personale.

Per una società di persone non è necessario un atto scritto. Il contratto non è soggetto a forme
speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti. Il contratto cioè può essere concluso
verbalmente e può risultare da comportamenti concludenti (società di fatto).

Nella società di fatto il contratto si perfeziona per fatti concludenti; è regolata dalle norme della
società semplice, se l’attività esercitata non è commerciale, collettiva irregolare, se l’attività è
commerciale; una società di fatto che esercita un’attività commerciale è esposta al fallimento che
si estende a tutti i soci, sia quelli noti al momento della dichiarazione di fallimento, sia occulti di
società palese; il coinvolgimento del maggior numero possibile di persone nel fallimento di un
imprenditore individuale dà luogo alla società apparente, anch’essa soggetta a fallimento.

Per società tra professionisti si intende l’attività dei professionisti intellettuali come attività
economica non legislativamente considerata attività d’impresa. Ad esempio la società tra avvocati
ha per oggetto esclusivo l’esercizio in comune dell’attività professionale di rappresentanza,
assistenza e difesa in giudizio svolta dai propri soci. È regolata dalle norme della SNC dove non
diversamente disposto dalla relativa disciplina speciale. Tutti i soci devono essere in possesso del
titolo di avvocati e non è consentita la partecipazione ad altra società di avvocati. La società tra
professionisti agisce sotto la ragione sociale costituita dal nome o dal titolo professionale di tutti i
soci ovvero di uno o più soci, seguito dalla locuzione “ad altri”. Deve essere iscritta in una sezione
speciale del registro delle imprese e in una sezione speciale dell’albo degli avvocati. Non è
soggetta a fallimento in quanto non svolge attività d’impresa. L’amministrazione della società non
può essere affidata a terzi, ma il cliente ha diritto di chiedere che l’esecuzione dell’incarico
conferito alla società sia affidata ad uno o più soci da lui scelti. Sono responsabili illimitatamente
tutti i soci qualora si ometta di comunicare prima dell’inizio dell’esecuzione del mandato quali di
essi sono stati incaricati.

Esiste poi la società di mezzi fra professionisti, costituita da professioni per l’acquisto e la gestione
in comune di beni. Ad esempio la società di ingegneria, la cui attività non si esaurisce nella
semplice progettazione di opere di ingegneria, ma comprende anche ulteriori prestazioni quali la
realizzazione e la vendita di impianti ed attrezzature industriali.

13 Le Società di Persone
Nelle società di persone per le obbligazioni sociali rispondono sia la società con il proprio
patrimonio che tutti i soci.

La SS è un tipo di società che può svolgere solo attività non commerciali e si deve iscrivere in una
sezione speciale del registro delle imprese. La sua disciplina è applicabile dove non risulti che le
parti abbiano voluto costituire la società secondo uno degli altri tipi.

La SNC può essere usata sia a scopo commerciale che non, è soggetta all’iscrizione nel registro
delle imprese con effetti di pubblicità legale, e tutti i soci rispondono illimitatamente e
solidalmente per le obbligazioni sociali. La SNC può essere sia regolare, se iscritta al registro delle
imprese, che irregolare, quando si tratta di una società di fatto o di società irregolari in senso
proprio. L’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico o scrittura privata autenticata e
deve contenere le generalità dei soci, la ragione sociale, i soci che hanno l’amministrazione e la
rappresentanza della società, la sede principale e l’eventuale sede secondaria, l’oggetto sociale, i
conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione, le prestazioni cui
sono obbligati i soci d’opera, i criteri di distribuzione degli utili, le quote di ciascun socio per gli utili
e le perdite e la durata della società.

La SAS si caratterizza per la presenza di due tipi di soci: i soci accomandatari, che rispondono
solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali e possono essere nominati
amministratori, e i soci accomandanti, che rispondono limitatamente alla quota conferita e che
non possono essere nominati amministratori. L’atto costitutivo dovrà indicare quali sono gli uni e
quali gli altri, l’omessa indicazione renderà irregolare la società. Una deviazione dalla disciplina
della SNC si ha per la formazione della ragione sociale. Nella SAS la ragione sociale deve essere
formata: col nome di almeno uno dei soci accomandatari e con l’indicazione del tipo sociale. Nella
SAS la ragione sociale non può contenere il nome dei soci accomandanti per evitare che si possa
fare affidamento sulla responsabilità personale di tali soci. L’accomandante che violi tale divieto:
risponde illimitatamente e solidalmente con i soci accomandatari per le obbligazioni sociali e
fallisce insieme ai soci accomandatari; non diventa un socio accomandatario e non acquista il
diritto di partecipare all’amministrazione della società. Gli accomandanti non possono compiere
atti di amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società, se non in forza di
procura speciale per singoli affari. L’accomandante che viola il divieto d’immistione: risponde di
fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tutte le obbligazioni sociali imputabili alla società;
in caso di fallimento della società, sarà automaticamente dichiarato fallito; è esposto all’esclusione
della società, con decisione a maggioranza degli altri soci. Agli accomandanti sono riconosciuti (per
legge o per contratto) alcuni diritti e poteri: possono concorrere con gli accomandatari alla nomina
e alla revoca degli amministratori, con il consenso di tutti i soci accomandatari e di tanti soci
accomandanti che rappresentano la maggioranza del capitale; possono dare autorizzazioni e pareri
per determinate operazioni, nonché compiere atti di ispezione e di controllo; hanno diritto ad
avere comunicazione annuale del bilancio e di controllarne l’esattezza. Gli accomandanti non sono
tenuti a restituire gli utili fittizi eventualmente riscossi, purché essi siano in buona fede e se gli utili
risultino da un bilancio regolarmente approvato. La diversa posizione degli accomandatari e degli
accomandanti si riflette sulla disciplina del trasferimento della partecipazione sociale. Il consenso
unanime è necessario solo per il trasferimento della partecipazione degli accomandatari. La SAS si
scioglie per le cause previste pera la SNC e se rimangono solo i soci accomandatari, se non viene
reintegrato il numero entro sei mesi, o accomandanti. Se vengono meno i soci accomandatari, gli
accomandanti devono nominare un amministratore provvisorio i cui poteri sono limitati al
compimento degli atti di ordinaria amministrazione, l’amministratore provvisorio comunque non
diventa socio accomandatario. Se vengono meno i soci accomandanti, gli accomandatari
continuano a esercitare l’attività sociale. Per il procedimento di liquidazione e l’estinzione della
società valgono le regole dettate la per la SNC. Tuttavia, cancellata la società dal registro delle
imprese, i creditori rimasti insoddisfatti possono rivalersi nei confronti dei soci accomandanti
limitatamente.

Il singolo socio può cessare di far parte della società per morte, recesso od esclusione. Se muore
un socio, i soci superstiti sono obbligati per legge a liquidare la quota del socio defunto ai suoi
eredi entro sei mesi, altrimenti possono decidere che la società venga sciolta o che continui con gli
eredi del socio defunto; con lo scioglimento anticipato della società gli eredi del socio defunto non
hanno più diritto alla liquidazione e devono attendere la conclusione della liquidazione della
società per partecipare alla divisione dell’attivo; con la continuazione della società con gli eredi è
necessario il consenso di tutti i soci superstiti e il consenso degli eredi. Il recesso deve essere
comunicato agli altri soci con un preavviso di tre mesi e diventa produttivo dopo tale termine, se la
società è a tempo determinato il recesso è ammesso solo per giusta causa. Quanto all’esclusione,
può essere di diritto o facoltativa; l’esclusione di diritto avviene nel caso di fallimento del socio o
dei soci il cui creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota; mentre l’esclusione
facoltativa avviene per gravi inadempienze degli obblighi di legge e del contratto sociale, per
interdizione, inabilitazione o condanna che comporta anche un allontanamento momentaneo dai
pubblici uffici e per impossibilità di eseguire il conferimento per causa non imputabile al socio; il
provvedimento di esclusione varia a seconda che la società sia costituita da soli due soci o più. Le
cause di scioglimento di questo tipo di società, valide per la SS e la SNC, sono: decorso del termine
fissato nell’atto costitutivo, conseguimento o impossibilità di conseguimento dell’oggetto sociale,
volontà di tutti i soci, venir meno della pluralità dei soci se entro sei mesi non si è ricostituita e
altre cause previste dal contratto sociale. Le cause di scioglimento e lo stato di liquidazione sono
indicati negli atti e nella corrispondenza (per le SNC). La società non si estingue automaticamente
si deve provvedere al soddisfacimento dei creditori sociali e alla distribuzione fra i soci
dell’eventuale residuo attivo.

Per quanto riguarda i conferimenti il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel
contratto sociale. Se i conferimenti non sono determinati, i soci sono obbligati a conferire, in parti
uguali fra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale. Può essere conferita
ogni entità suscettibile di valutazione economica ed utile per il conseguimento dell’oggetto sociale.
Il codice detta una specifica disciplina per alcuni tipi di conferimenti diversi dal denaro:
conferimento di beni in natura e di proprietà, conferimento di crediti e conferimento d’opera o di
servizi. Per il conferimento di beni in proprietà, la garanzia dovuta dal socio e il passaggio dei rischi
sono regolati dalle norme sulla vendita (garanzia per vizi e per evizione). Sul socio grava il rischio
del perimento per caso fortuito della cosa conferita fin quando la proprietà non sia passata alla
società, secondo il principio consensualistico ciò si verifica con la stipulazione del contratto di
società se si tratta di cosa determinata. Per le cose individuate solo nel genere, il trasferimento
della proprietà avviene solo in seguito alla loro specificazione; per le cose conferite in godimento,
il rischio resta a carico del socio che le ha conferite. Il bene conferito in godimento resta di
proprietà del socio, la società ne può godere ma non ne può disporre, il socio ha diritto alla
restituzione del bene al termine della società nello stato in cui si trova. Il socio che conferisce
crediti: risponde nei confronti della società dell’insolvenza del debitore ceduto, è tenuto al
rimborso delle spese e degli interessi, se non versa tale valore può essere escluso dalla società.
Per il conferimento d’opera o di servizi, nelle società di persone il conferimento può essere
costituito dall’obbligo del socio di prestare la propria attività lavorativa a favore della società. Il
socio d’opera non è un lavoratore subordinato e non ha diritto al trattamento salariale e
previdenziale proprio dei lavoratori subordinati, riceve come compenso la partecipazione ai
guadagni della società, corre il rischio di lavorare invano, corre il rischio dell’impossibilità di
svolgimento della prestazione anche per causa a lui non imputabile, può essere escluso dagli altri
soci per l’inidoneità a svolgere l’opera conferita.

I conferimenti dei soci formano il patrimonio iniziale della società (attivo patrimoniale iniziale). La
società diventa proprietaria dei beni conferiti dai soci. I soci non possono servirsi delle cose
appartenenti al patrimonio sociale (conferimenti iniziali e beni successivamente acquistata dalla
società) per fini estranei a quello della società. La violazione del divieto espone al risarcimento
danni e all’esclusione dalla società. Una disciplina del capitale sociale è del tutto assente nella SS,
probabilmente perché la SS non è obbligata alla tenuta delle scritture contabili ed alla redazione
annuale del bilancio. Per la SNC invece, l’atto costitutivo deve indicare non solo i conferimenti dei
soci ma anche il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione. Non è dettata alcuna disciplina
per la determinazione del valore dei conferimenti diversi dal denaro, rimessa alla libertà delle
parti. Tale lacuna si riflette sulla corretta applicazione delle due sole nome dettate a tutela
dell’integrità del capitale sociale: art. 2303 e art. 2306. L’art. 2303 vieta la ripartizione fra i soci di
utili non realmente conseguiti (utili fittizi) e stabilisce che, se si verifica una perdita del capitale
sociale, non può farsi luogo alla ripartizione di utili fino a che il capitale non sia reintegrato o
ridotto in misura corrispondente. L’art. 2306 vieta agli amministratori di rimborsare ai soci i
conferimenti eseguiti o di liberarli dall’obbligo di ulteriori versamenti, in assenza di una specifica
deliberazione di riduzione (reale) del capitale sociale. Ai creditori è riconosciuto il diritto di opporsi
alla riduzione del capitale entro tre mesi. Nonostante l’opposizione, il tribunale può però disporre
che la riduzione abbia ugualmente luogo.

Tutti i soci hanno diritto di partecipare agli utili e alle perdite della gestione sociale. I soci godono
della più ampia autonomia eccetto il limite del divieto del patto leonino: è nullo il patto con il
quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite. Se il contratto nulla
dispone, le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite si presumono proporzionali ai
conferimenti; se, neppure il valore dei conferimento è stato determinato, le parti si presumono
uguali; se è determinata soltanto la parte di ciascuno nei guadagni nella stessa misura si determina
la partecipazione alle perdite (e viceversa); se la parte spettante al socio d’opera non è
determinata nel contratto, è fissata dal giudice. Nella SS, salvo patto contrario, il diritto del socio di
percepire la sua parte di utili nasce con l’approvazione del rendiconto che deve essere predisposto
dai soci amministratori al termine di ogni anno, salvo che il contratto stabilisca un termine diverso.
Nella SNC il documento destinato all’accertamento degli utili e delle perdite è un bilancio
d’esercizio, redatto con l’osservanza dei criteri stabiliti per il bilancio della SPA. Il bilancio deve
essere predisposto dai soci amministratori e deve essere approvato da tutti i soci a maggioranza.
L’approvazione del bilancio o del rendiconto è condizione sufficiente perché ciascun socio possa
pretendere l’assegnazione della sua parte di utili (nelle società di capitali occorre una delibera di
distribuzione degli utili).

La società col proprio patrimonio costituisce la garanzia primaria di quanti concedono credito alla
società: garanzia primaria ma non esclusiva per le obbligazioni sociali. Per le obbligazioni sociali,
rispondono personalmente ed illimitatamente anche i singoli soci. Nella SS la responsabilità
personale di tutti i soci non è principio inderogabile. Secondo l’art. 2267 è possibile escludere o
limitare, con apposito atto, la responsabilità dei soci che non siano investiti del potere di
rappresentanza della società. Il patto deve essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei,
altrimenti la limitazione della responsabilità o l’esclusione della solidarietà non è opponibile a
coloro che non ne hanno avuto conoscenza. Nella SNC la responsabilità illimitata e solidale di tutti i
soci è inderogabile, l’eventuale patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi. Nella SS e
nella SNC la responsabilità per le obbligazioni sociale precedentemente contratte è estesa anche ai
nuovi soci. Nel caso di scioglimento del rapporto sociale, per morte, recesso o esclusione (ex
socio), si distingue tra: SS irregolari non iscritte nel registro delle imprese, SNC regolari. Nelle SS e
SNC irregolari lo scioglimento del rapporto sociale non fa venire meno la responsabilità personale
del socio per le obbligazioni sociali anteriori al verificarsi di tali eventi, che devono essere portati a
conoscenza dei terzi altrimenti lo scioglimento non è opponibile ai terzi che lo hanno senza colpa
ignorato. Nelle SNC regolari l’opponibilità ai terzi delle cause di scioglimento del rapporto sociale
resta soggetta al regime di pubblicità legale delle modificazioni dell’atto costitutivo, intervenuta
l’iscrizione nel registro delle imprese dello scioglimento del rapporto, la cessazione della
responsabilità personale per le obbligazioni successive sarà opponibile anche ai terzi che l’abbiano
in fatto ignorato.
Nella SS e nella SNC i creditori sociali possono soddisfarsi sul patrimonio della società e sul
patrimonio dei singoli soci illimitatamente responsabili. I soci sono responsabili in solido fra loro;
sono responsabili in via sussidiaria rispetto alla società; godono del beneficio di preventiva
escussione del patrimonio sociale. I creditori sociali devono tentare di soddisfarsi sul patrimonio
della società prima di poter aggredire il patrimonio personale dei soci. Il beneficio opera
diversamente nella SS e nella SNC irregolare e nella SNC regolare. Nella SS il creditore sociale può
rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile, questi dovrà invocare la
preventiva escussione del patrimonio sociale indicando i beni sui quali il creditore possa
agevolmente soddisfarsi. Questa disciplina si applica anche alla SNC irregolare fermo restando la
responsabilità solidale e illimitata di tutti i soci. Nella SNC regolare il beneficio di preventiva
escussione opera automaticamente. I creditori sociali non possono pretendere il pagamento dai
singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale. È necessario che abbiano
infruttuosamente esperito l’azione esecutiva sul patrimonio sociale.

Il creditore personale del socio non può aggredire direttamente il patrimonio sociale per
soddisfarsi né nella SS né nella SNC. Il creditore personale del socio non può compensare il suo
credito verso il socio con il debito che eventualmente abbia verso la società. Se la compensazione
fosse possibile, il creditore del socio-debitore della società finirebbe col soddisfarsi sul patrimonio
di quest’ultima. Il creditore personale del socio non è sprovvisto di tutela. Sia nella SS che nella
SNC egli può: far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al socio suo debitore, compiere atti
conservativi alla quota allo stesso spettante nella liquidazione della società. Il creditore personale
del socio, nella SS e nella SNC irregolare, può chiedere anche la liquidazione della quota del suo
debitore. Deve provare però che gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi
crediti. La richiesta opera come causa di esclusione di diritto del socio; la società sarà tenuta a
versargli, entro tre mesi, una somma di denaro corrispondente al valore della quota al momento
della domanda. Nella SNC regolare, il creditore particolare del socio non può chiedere la
liquidazione della quota del socio debitore finché dura la società, neppure se prova che gli altri
beni dello stesso siano insufficienti a soddisfarlo. Sia nel rapporto tra responsabilità del patrimonio
sociale e responsabilità dai singoli soci sia in riferimento al creditore particolare del socio, c’è
distinzione fra SNC regolare e SS e SNC irregolare.

C’è differenza tra amministrazione della società, attività di gestione dell’impresa sociale, e potere
di amministrazione, potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale. Ogni socio
illimitatamente responsabile è amministratore della società. L’atto costitutivo può prevedere che
l’amministrazione sia riservata solo ad alcuni soci, in contrapposizione tra soci amministratori e
soci non amministratori. Quando l’amministrazione della società spetta a più soci ed il contratto
sociale nulla dispone in merito alle modalità di amministrazione si applica il modello
dell’amministrazione disgiuntiva. Ciascun socio amministratore può intraprendere da solo tutte le
operazioni che rientrano nell’oggetto sociale, senza richiedere il consenso o il parere degli altri soci
amministratori e senza informarli preventivamente delle operazioni progettate. L’ampio potere di
iniziativa individuale è temperato dal diritto di opposizione riconosciuto a ciascuno degli altri soci
amministratori. L’opposizione deve essere esercitata prima che l’operazione sia stata compiuta.
Sulla fondatezza dell’opposizione decide la maggioranza dei soci (amministratori e non). È previsto
anche un metodo alternativo di amministrazione: l’amministrazione congiunta, che deve essere
espressamente convenuta nell’atto costitutivo. La maggior rigidità dell’amministrazione congiunta
è temperata dal riconoscimento ai singoli amministratori del potere di agire individualmente
quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società. In mancanza di diversa disposizione
dell’atto costitutivo, la rappresentanza della società spetta a ciascun socio amministratore,
disgiuntamente o congiuntamente. Nel caso di amministrazione disgiunta, ogni amministratore
può da solo decidere e stipulare atti in nome della società. Nell’amministrazione congiunta le
decisioni possono essere adottate all’unanimità o a maggioranza e tutti i soci amministratori
devono partecipare alla stipulazione dell’atto. Il potere di gestione e il potere di rappresentanza si
estendono a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale senza distinzione fra atti di ordinaria e
di straordinaria amministrazione. La rappresentanza è sostanziale e processuale. La previsione di
limitazioni convenzionali al potere di rappresentanza degli amministratori solleva il problema della
loro opponibilità ai terzi. Nelle SS le limitazioni originarie sono sempre opponibili ai terzi; i terzi
devono accertare se il socio che agisce in nome della società ha il potere di rappresentanza. Nella
SS le limitazioni successive o l’estinzione del potere di rappresentanza devono essere portate a
conoscenza dei terzi con mezzi idonei, altrimenti sono loro opponibili solo se la società prova che
le conoscevano. Nella SNC irregolare l’omessa registrazione si ritorce contro i soci; è tutelato
l’affidamento dei terzi sulla corrispondenza della situazione di fatto al modello legale di
rappresentanza; i patti modificativi del potere di rappresentanza sono opponibili ai terzi, salvo che
non si provi che questi ne erano a conoscenza; il problema è linearmente risolto attraverso lo
strumento della pubblicità legale; le limitazioni del potere di rappresentanza degli amministratori
non sono opponibili ai terzi se non sono iscritte nel registro delle imprese e se non si provi che i
terzi ne hanno avuto conoscenza. I soci investiti dell’amministrazione possono essere nominati
nell’atto costitutivo o con atto separato. La distinzione acquista rilievo ai fini della revoca della
facoltà di amministrare. La revoca dell’amministratore nominato nel contratto sociale: comporta
una modifica di quest’ultimo, deve essere decisa dagli altri soci all’unanimità, non ha effetto se
non ricorre una giusta causa. L’amministratore nominato per atto separato è revocabile secondo le
norme del mandato ed è revocabile anche se non ricorre giusta causa. L’amministratore è investito
dal potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale. I soci amministratori hanno
diritto al compenso per il loro ufficio, tale compenso può essere costituito anche da una più
elevata partecipazione negli utili. I doveri degli amministratori sono: amministrare la società con la
diligenza e responsabilità verso la società.

14 Le Società per Azioni


È una società di capitali nella quale per le obbligazioni sociali risponde solo il patrimonio della
società, la cui partecipazione sociale è rappresentata da azioni. È per legge trattata come soggetto
di diritto distinto dalle persone dei soci e gode quindi di una piena e perfetta autonomia
patrimoniale.

Nella SPA tutti i soci hanno responsabilità limitata e sono obbligati ad eseguire solo i conferimenti.
Il capitale sociale minimo è di 120.000 €, salvo i casi in cui leggi speciali impongono un capitale
minimo più elevato.
Si rende possibile la compartecipazione di un ristretto numero di soci: azionisti imprenditori e
azionisti risparmiatori.

La SPA non si identifica solo con l’impresa di grandi dimensioni, esistono un gran numero di società
composte da un numero non elevato di soci e costituite per la gestione di imprese di dimensioni
modeste.

L’utilizzo della SPA per esigenze economiche profondamente diverse solleva problemi di disciplina
alquanto differenziati. Nelle società che fanno istituzionalmente appello al pubblico risparmio, il
problema è: garantire il corretto funzionamento dell’intero mercato azionario e tutelare il pubblico
indifferenziato dei potenziali investitori.

La costituzione della SPA si articola in due fasi: la stipulazione (o costrizione) del contratto e
l’iscrizione al registro delle imprese. la stipulazione dell’atto costitutivo può avvenire in due modi:
la stipulazione simultanea, in cui l’atto è stipulato immediatamente da coloro che assumono
l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori), e la stipulazione per pubblica
sottoscrizione, in cui vi è un complesso procedimento che consente la raccolta del capitale iniziale
sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’iniziativa (promotori); l’atto
costitutivo deve essere redatto per atto pubblico a pena nullità della società e deve indicare: le
generalità dei soci e dei promotori e il numero delle azioni assegnate ad ognuno, la
denominazione e il comune dove ha sede la società, l’oggetto sociale, l’ammontare del capitale
sottoscritto e versato e il valore nominale delle azioni, il valore attribuito ai crediti e ai beni
conferiti in natura, le norme secondo cui gli utili devono essere ripartiti, i benefici eventualmente
accordati ai promotori e ai soci fondatori, il numero degli amministratori e i loro poteri, il sistema
di amministrazione adottato, la nomina dei primi amministratori e sindaci, il numero dei
componenti del collegio sindacale, l’importo globale delle spese della società e la durata della
società. Se le azioni non sono quotate in un mercato regolamentato, i soci possono liberamente
recedere dalla società decorso un periodo di tempo non superiore a un anno dalla costrizione e
con un preavviso di 180 giorni. Dopodiché la società va iscritta al registro delle imprese, il cui atto è
depositato dal notaio entro 20 giorni nel registro della provincia dove ha sede la società; l’ufficio
del registro verificherà la regolarità formale della documentazione cosicché la società possa
acquisire personalità giuridica e venire ad esistenza. Se il notaio non provvede, l’obbligo incombe
sugli amministratori nominato nell’atto costitutivo. Il notaio dovrà svolgere un controllo di legalità
(formale e sostanziale), volto ad accertare la conformità alla legge della costituenda società. Se
tale controllo riceve esito positivo, il notaio: riceve l’atto costitutivo e richiede l’iscrizione della
società al registro delle imprese.

L’atto costitutivo contiene la manifestazione di volontà di costituire la società. Lo statuto contiene


le regole di funzionamento della società e si considera parte integrante dell’atto costitutivo; deve
essere redatto per atto pubblico a pena di nullità. Occorre che sia sottoscritto per intero il capitale
sociale; siano rispettate le disposizioni relative ai conferimenti; sussistano le autorizzazioni per la
costituzione della società in relazione al suo particolare oggetto.
La SPA può essere dichiarata nulla in tre occasioni: la mancata stipulazione dell’atto costitutivo
nella forma dell’atto pubblico, l’illiceità dell’oggetto sociale e la mancanza nell’atto costitutivo (o
nello statuto) di ogni indicazione riguardante la denominazione della società o dei conferimenti o
dell’ammontare del capitale o dell’oggetto sociale. L’azione di nullità: è imprescrittibile, può essere
fatta da chiunque abbia interesse, può essere rilevata dall’ufficio del giudice.

I conferimenti rappresentano i contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della
società. Dotano la società di un capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’attività d’impresa.
Per le SPA è prevista una specifica disciplina dei conferimenti: garantire che i conferimenti
vengano effettivamente acquisiti dalla società e garantire che il valore assegnato dai soci sia
veritiero. Nella SPA i conferimento devono essere effettuati in denaro, se nell’atto costitutivo non
è stabilito diversamente. Per garantire, fin dalla costituzione della società, l’effettività almeno
parziale del capitale, è disposto l’obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il
25% dei conferimenti in denaro, che restano vincolati fino al compimento del procedimento di
costituzione. Costituita la società, gli amministratori sono liberi di chiedere in ogni momento ai
soci i versamenti ancora dovuti. La responsabilità dell’alienante è però limitata nel tempo ed ha
carattere sussidiario. Permane solo per il periodo di 3 anni dall’iscrizione del trasferimento nel
libro dei soci. Il socio in mora non può esercitare diritto di voto e la società potrà vendere le sue
azioni. In mancanza di offerte da parte degli altri soci, la società potrà far vendere queste azioni da
una banca o da un intermediario autorizzato. I conferimenti in denaro comunque dovranno essere
sottoposti a una fase di controllo (verifica della stima) entro 180 giorni dalla costituzione della
società. È espressamente stabilito che non possono formare oggetto di conferimento le
prestazioni d’opera o di servizi, che fungono solo da prestazioni accessorie. Per i conferimenti dei
beni in natura e dei crediti la legge dispone che le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono
essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione. Questa ulteriore limitazione
preclude l’apporto a titolo di conferimento di cose generiche, future o altrui, nonché di prestazioni
periodiche di beni. È conferibile ogni prestazione di dare suscettibile: di valutazione economica
oggettiva e di immediata messa a disposizione della società. I conferimenti diversi dal denaro
tanto se effettuati in sede di costituzione della società quanto se effettuati in sede di aumento del
capitale sociale, devono formare oggetto di uno specifico procedimento di valutazione. La
relazione deve essere allegata all’atto costitutivo completato il procedimento di costituzione, deve
rimanere depositata presso l’ufficio del registro delle imprese. entro 180 giorni dalla costituzione
della società, gli amministratori devono: controllare le valutazioni contenute nella relazione di
stima e procedere alla revisione di stima. Se dalla revisione risulta che il valore dei beni o dei
crediti è inferiore di oltre un quinto rispetto a quello per cui avvenne il conferimento, la società
deve: ridurre proporzionalmente il capitale sociale e annullare le azioni che risultano scoperte. Il
socio può: versare la differenza in denaro o recedere dalla società. Nel caso del recesso, il socio ha
diritto alla restituzione in natura del bene conferito, con conseguente necessità di conguagli in
denaro per pareggiare il valore del bene con il valore di liquidazione della partecipazione. I risultati
della revisione devono essere preventivamente comunicati al socio in modo da consentirgli
l’esercizio di tali scelte alternative e permettergli di impugnare di fronte all’autorità giudiziaria la
revisione operata dagli amministratori. L’atto costitutivo può prevedere che a seguito
dell’annullamento delle azioni, quelle residue siano diversamente ripartite fra i soci, nel rispetto
del principio che il valore complessivo dei conferimenti non può essere inferiore all’ammontare
globale del capitale sociale. Non si fa ricorso al procedimento di stima per i titoli quotati nel
mercato dei capitali; quando il valore equo del conferimento in natura è ricavabile dal bilancio
approvato di una società soggetta a revisione legale dei conti; quando il valore equo dei beni o
crediti da conferire risultante da una valutazione di stima non anteriore di oltre 6 mesi il
conferimento, è conforme ai principi e criteri di valutazione generalmente riconosciuti e si
consente al conferente di procedere ad incaricare l’esperto, facendo a meno della nomina da
parte del tribunale. Gli amministratori possono richiedere una nuova valutazione del conferimento
in natura qualora ritengano inattendibile il valore ad esso attribuito. Gli amministratori nel
medesimo termine, iscrivono nel registro delle imprese una dichiarazione, nella quale descrivono i
conferimenti in natura sottratti al procedimento di stima e la loro valutazione, dando atto delle
circostanza che giustificano l’esenzione.

La SPA ha un’organizzazione basata su tre organi: assemblea, amministratori e collegio sindacale.

L’assemblea è composta dalle persone dei soci, la cui funzione è quella di formare la volontà della
società nelle materie riservate alla sua competenza; il cui funzionamento è dominato dal principio
maggioritario in cui ogni socio è proporzionato alla quota di capitale sottoscritto e al numero di
azioni possedute, di uguale valore e che danno uguali diritti, il che rende le azioni liberamente
trasferibili, consentendo la loro circolazione attraverso documenti assoggettati alla disciplina dei
titoli di credito; a seconda dell’oggetto può essere sia ordinaria che straordinaria; è assemblea
unica e generale, se la società ha emesso solo azioni ordinarie, mentre quando sono state emesse
diverse categorie di azioni o strumenti finanziari che conferiscono diritti amministrativi,
all’assemblea generale si affiancano le assemblee speciali di categoria; la convocazione
dell’assemblea è decisa dall’organo amministrativo o dal consiglio di gestione, i quali possono
convocarla sempre; l’assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società, per avviso
pubblicato sulla GU 15 giorni prima della riunione o pubblicato su un quotidiano indicato nello
statuto, o mediante avviso comunicato 8 giorni prima, o con qualunque mezzo garantisca prova
dell’avvenuto ricevimento; l’avviso deve contenere data, ora, luogo e oggetto dell’assemblea; è
costituita quando è rappresentato l’intero capitale sociale o quando partecipa la maggioranza dei
componenti degli organi amministrativi e di controllo, agli assenti verrà fatta comunicazione delle
deliberazioni; è presieduta dalla persona indicata nello statuto o da quella eletta con maggioranza
dei voti; il presidente è assistito da un segretario, designato nelle stesse modalità; le delibere
devono essere verbalizzate e firmate dal presidente e dal segretario (o dal notaio); se l’assemblea
è straordinaria il verbale deve essere redatto dal notaio; i verbali vanno poi trascritti nell’apposito
libro delle assemblee; le delibere dell’assemblea devono essere sottoposte a quorum costitutivo,
quando la parte del capitale deve essere rappresentata in assemblea perché questa sia
regolarmente costituita e possa iniziare i lavori, e deliberativo, quando la partecipazione del
capitale sociale si deve esprimere a favore di una specifica decisione approvata; per evitare che
l’assenteismo degli azionisti impedisca di deliberare, è prevista una seconda convocazione con
quorum inferiore; l’attuale disciplina consente che lo statuto preveda convocazioni ulteriori, sia
dell’assemblea ordinaria che di quella straordinaria, alle quali si applicano le disposizioni della
seconda convocazione; possono intervenire in assemblea insieme agli amministratori, i sindaci, i
rappresentanti comuni degli azionisti di risparmio e delle obbligazioni, gli azionisti con diritto al
voto e tutti quelli che, pur non essendo soci, hanno diritto di voto; gli azionisti possono partecipare
all’assemblea sia personalmente che per mezzo rappresentante, la cui delega è conferita per
iscritto e deve contenere il nome del rappresentante, questa delega è sempre revocabile; il socio
deve esercitare il diritto di voto in modo da non arrecare danno al patrimonio della società; le
deliberazioni assembleari sono annullabili solo se la maggioranza si sia ispirata esclusivamente ad
interessi extra sociali, con danno per la società, per la disciplina del conflitto di interessi, infatti
versa in conflitto di interessi l’azionista che in una determinata delibera ha un interesse personale
contrastante con l’interesse della società; la delibera adottata con il voto del socio in conflitto di
interessi non è annullabile, bensì è necessario che ricorrano due ulteriori condizioni: prova di
resistenza e danno potenziale, se non ricorre la condizione del danno potenziale, la delibera resta
inattaccabile anche se approvata con il voto determinante del socio in conflitto di interessi.

Per quanto riguarda gli organi di amministrazione e controllo, la SPA si avvale del: sistema
tradizionale, basato sulla presenza dell’organo amministrativo e del collegio sindacale, il cui
controllo è affidato al revisore contabile o alla società di revisione; sistema dualistico, basato sulla
presenza di un collegio di sorveglianza, investito di competenze che nel sistema tradizionale sono
proprie dell’assemblea, e un consiglio di gestione; sistema monistico, dove l’amministrazione è
gestita dal consiglio di amministrazione e il controllo è gestito dal comitato per la gestione. Il
controllo contabile esterno è previsto per le società che adottano il sistema dualistico e il sistema
monistico. La SPA non quotata può avere un amministratore unico e un consiglio di
amministrazione. Gli amministratori sono l’organo a cui è affidata in via esclusiva la gestione
dell’impresa sociale, ad essi spetta compiere tutte le operazioni necessarie per l’attuazione
dell’oggetto sociale; sono sia soci che non soci e il numero è fissato nello statuto, la cui nomina
non può essere fatta per un periodo superiore a tre esercizi e che, insieme alla cessazione della
carica, sono soggette ad iscrizione nel registro delle imprese. Gli amministratori hanno diritto ad
un compenso e partecipano a tutti i segreti aziendali. Devono avere specifici requisiti: onorabilità,
professionalità e indipendenza (qualità richieste per gli amministratori che svolgono determinate
attività). Hanno specifici obblighi e divieti, ad esempio il divieto di concorrenza. L’amministrazione
può essere affidata a più persone (consiglio di amministrazione) retta da un presidente scelto dallo
stesso consiglio fra i suoi membri, la cui attività è esercitata collegialmente: le decisioni devono
essere adottate in riunioni alle quali devono assistere i sindaci. Il consiglio di amministrazione può
delegare le proprie attribuzioni ad un comitato esecutivo, che è un organo collegiale, o ad uno o
più amministratori delegati, che sono organi uni personali. Più amministratori delegati possono
agire: disgiuntamente o congiuntamente. Gli amministratori delegati svolgono la funzione di
rappresentanza della società. Sia gli amministratori delegati che i membri del comitato esecutivo
sono designati dallo stesso consiglio di amministrazione che determina l’ambito della delega. Gli
amministratori hanno: potere di rappresentanza generale e non circoscritto agli atti che rientrano
nell’oggetto sociale; la rappresentanza processuale, attiva e passiva, della società.

Infine il collegio sindacale è l’organo di controllo interno della SPA, con funzione di vigilanza
sull’amministrazione della società. Il collegio sindacale delle SPA non quotate si compone di: 3 o 5
membri effettivi e 2 membri supplenti. Vengono nominato dei sindaci, i primi nominati nell’atto
costitutivo e i successivi nell’assemblea ordinaria. Il controllo è la funzione primaria del collegio
sindacale e ha per oggetto l’amministrazione della società globalmente intesa. I sindaci hanno il
potere di: procedere in qualsiasi momento ad atti di ispezione e di controllo; richiedere agli
amministratori notizie sull’andamento delle operazioni sociali o su determinati affari. Il controllo
contabile è esercitato sulle società non quotate: per le società che non fanno ricorso al mercato
del capitale di rischio, da un revisore dei conti o da una società di revisione, salvo il caso in cui è
possibile affidare il controllo al collegio sindacale; per le società che fanno ricorso al mercato del
capitale di rischio diverse dalle società quotate, da una società di revisione iscritta nei registri dei
revisori contabili con esclusione dei revisori persone fisiche. La revisione contabile è disciplinata
dal TUF (testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) ed è esercitata
sulle società: con azioni quotate, che controllano e che sono controllate da una società quotata, da
una società di revisione iscritta nell’albo speciale tenuto dalla Consob. Il sistema dualistico
prevede: un consiglio di gestione e un consiglio di sorveglianza, il cui controllo contabile è affidato
ad un revisione contabile o a una società di revisione. Il consiglio di gestione volge le funzioni
proprie del consiglio di amministrazione nel sistema tradizionale. Si tratta di un modello
organizzativo particolarmente adatto per società con azionariato diffuso e prive di uno stabile
nucleo di azionisti imprenditori. Il collegio di sorveglianza: è formato da soci e non soci, il numero
dei componenti è fissato nello statuto, almeno un componente effettivo deve essere scelto tra gli
inscritti nel registro dei revisori contabili. Nel sistema monistico vi è la soppressione del collegio
sindacale, l’amministrazione e il controllo sono esercitati dal consiglio di amministrazione e da un
comitato per il controllo sulla gestione costituito al suo interno. Il controllo contabile è affidato
senza eccezioni ad un revisore contabile o ad una società di revisione. Al consiglio di
amministrazione, eletto dall’assemblea, si applicano le disposizioni dettate per gli amministratori
nel sistema tradizionale. Il comitato per il controllo sulla gestione: è formato da componenti
nominati dal consiglio di amministrazione fra i consiglieri in possesso di requisiti di indipendenza,
onorabilità e professionalità; svolge le stesse funzioni del collegio sindacale.

È consentita la costituzione della SPA con atto unilaterale di un unico socio fondatore. Nella SPA
uni personale per le obbligazioni sociali di regola risponde solo la società col proprio patrimonio,
salvo alcuni casi eccezionali. L’unico socio è tenuto a versare integralmente, al momento della
sottoscrizione, i conferimenti in denaro sia in sede di costituzione della società sia in sede di
aumento del capitale sociale. Per consentire ai terzi di conoscere agevolmente se la società è uni
personale, la legge prescrive che, sia negli atti che nella corrispondenza della società, deve essere
indicato se questa ha un unico socio. Per consentire l’agevole identificazione dell’unico socio i dati
anagrafici dello stesso devono essere iscritti nel registro delle imprese a cura degli amministratori.

La SPA si scioglie ed entra in stato di liquidazione quando: è decorso il termine di durata, è stato
conseguito o è impossibile conseguire l’oggetto sociale, c’è inattività dell’assemblea, c’è una
riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale e quando c’è delibera in assemblea
straordinaria dello scioglimento anticipato. Il verificarsi dello scioglimento della società non
determina comunque l’immediata estinzione della società, prima bisogna provvedere alla
liquidazione, al pagamento quindi dei creditori sociali e alla ripartizione dell’eventuale residuo.
Verificatasi una causa di scioglimento gli amministratori devono procedere al suo accertamento,
ed all’iscrizione nel registro delle imprese della relativa dichiarazione. Si producono nei confronti
dei terzi tutti gli effetti che l’ordinamento ricollega al verificarsi di una causa di scioglimento. Il
procedimento di liquidazione si apre con la nomina di uno o più liquidatori che, salvo diversa
disposizione dello statuto, sono nominati dall’assemblea straordinaria. I liquidatori restano in
carica per tutta la durata del procedimento di liquidazione, salvo che non sia espressamente
fissato un termine. Devono redigere poi il bilancio e farlo approvare in assemblea dai singoli soci. I
liquidatori possono essere revocati dall’assemblea con le maggioranze prescritte per l’assemblea
straordinaria. I provvedimenti di nomina e revoca dei liquidatori sono soggetti ad iscrizione nel
registro delle imprese. I liquidatori devono redigere ogni anno il bilancio e sottoporlo
all’approvazione dell’assemblea. Il bilancio finale di liquidazione deve essere approvato dai singoli
soci e non dall’assemblea, dato che a questo punto entra in gioco l’interesse del singolo
all’ottenimento della quota di liquidazione. Approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori
devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle imprese.

Dopodiché la società subisce la: trasformazione, fusione o scissione.

La trasformazione omogenea è il cambiamento del tipo di società, cambiandone l’assetto


organizzativo, il socio non accetta la trasformazione e può recedere. Con la riforma del 2003 è
stata consentita la trasformazione delle società cooperativa in società lucrative e consorzi. La
trasformazione può avvenire anche in pendenza di procedura processuale, purché sia compatibile
con le finalità e lo stato della stessa. La trasformazione omogenea deve essere deliberata secondo
le modalità previste per le modificazioni dell’atto costitutivo e con l’osservanza delle relative
maggioranze. La delibera di trasformazione fissa le basi organizzative della società nella nuova
veste giuridica. La delibera di trasformazione in società di capitali, al pari dell’atto costitutivo, è
soggetta: a controllo di legittimità da parte del notaio che ha redatto il verbale e all’iscrizione nel
registro delle imprese. Ogni socio ha diritto all’assegnazione di un numero di azioni o quote
proporzionale alla sua partecipazione, mentre regole specifiche sono dettate per l’assegnazione al
socio d’opera. L’attuale disciplina regola anche l’invalidità della trasformazione, adottando
soluzione identica a quella già prevista per la fusione. La trasformazione può comportare un
mutamento del regime di responsabilità dei soci. Tale responsabilità opera anche per le
obbligazioni anteriori alla trasformazione.

La fusione è l’unione di due o più società in una sola e può essere realizzata in due modi: con la
costituzione di una nuova società che prende il posto delle altre che si fondono (fusione in senso
stretto) o mediante assorbimento in una società preesistente di una o più società (fusione per
incorporazione). La fusione è un istituto che dà luogo ad una concentrazione giuridica e non solo
economica. Il procedimento di fusione si articola in tre fasi: progetto di fusione, tutte le società
partecipanti alla fusione devono avere lo stesso contenuto e deve essere iscritto al registro delle
imprese; delibera di fusione, in cui tutte le società partecipanti decidono di approvare il progetto
iscrivendo la delibera al registro delle imprese, previo controllo di legalità da parte del notaio
verbalizzante se la società risultante dalla fusione è una società di capitali; il procedimento si
conclude con la stipulazione dell’atto di fusione, stipulato dai rappresentanti legali di tutte le
società interessate, che così danno attuazione alle relative delibere assembleari e poi iscritto al
registro delle imprese. Al socio che non ha consentito la fusione, è riconosciuto il diritto di recesso
dalla società. Nelle società di capitali la fusione deve essere deliberata dall’assemblea straordinaria
con le normali maggioranze. La società risultante dalla fusione assume tutti i diritti e gli obblighi di
quelle partecipanti che si estinguono.

Con la scissione invece il patrimonio della società viene scomposto ed assegnato in tutto o in parte
ad altre società preesistenti o di nuova costituzione. La scissione può essere totale o parziale.
Beneficiarie della scissione possono essere: società di nuova costituzione, una o più società
preesistenti. Il procedimento di scissione ricalca, con i necessari adattamenti, quello dettato per la
fusione. Gli amministratori delle società partecipanti alla scissione devono redigere un unitario
progetto di scissione sottoposto alla stessa pubblicità legale per il progetto di fusione. Le azioni o le
quote della società sono acquistate dai soci della società che si scinde; la scissione inoltre può
essere totale o parziale e diventa efficace dal momento in cui è stata fatta l’ultima iscrizione
dell’atto di scissione al registro delle imprese.

La SPA può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno
specifico affare, sia pure entro i limiti del 10% del proprio patrimonio netto e purché non si tratti di
affari attinenti attività riservate in base a leggi speciali. La costituzione di un patrimonio destinato
avviene con apposita deliberazione adottata dal consiglio di amministrazione della società a
maggioranza assoluta dei componenti. La deliberazione deve essere verbalizzata da un notaio ed è
soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese. Diventa però produttiva di effetti solo dopo che
siano decorsi due mesi dall’iscrizione. Entro tale termine i creditori sociali anteriori all’iscrizione
possono fare opposizione in tribunale. Delle obbligazioni contratte per realizzare lo specifico affare
la società risponde di regola solo nei limiti del patrimonio destinato, salvo che la delibera di
costituzione non stabilisca diversamente. Perché la separazione patrimoniale operi è necessario
che: gli atti compiuti in relazione allo specifico affare rechino espressa menzione del vincolo di
destinazione, in mancanza ne risponde la società con il suo patrimonio residuo. I creditori
insoddisfatti possono chiedere entro tre mesi la liquidazione del patrimonio destinato osservando
in quanto compatibile le disposizioni sulla liquidazione della società. Al contratto di finanziamento
di uno specifico affare, al rimborso totale o parziale del finanziamento, è destinato, in via esclusiva,
tutto o parte dei proventi dell’affare stesso. Il contratto deve indicare: gli elementi essenziali
dell’operazione, i beni strumentali necessari per la realizzazione e il relativo piano finanziario. È
necessario che la copia del contratto sia stata iscritta nel registro delle imprese e che la società
adotti sistemi di incasso e di contabilizzazione separati. Il patrimonio separato sarà formato: dai
proventi dell’affare, dai relativi frutti e dagli investimenti eventualmente effettuati. I creditori
generali della società potranno esercitare solo azioni conservative a tutela dei loro diritti.

15 Le Azioni
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella SPA. Sono omogenee, standardizzate,
trasferibili e rappresentate da documenti (titoli azionari) che circolano secondo la disciplina dei
titoli di credito.
La singola azione rappresenta l’unità minima di partecipazione al capitale sociale e l’unità di
misura dei diritti sociali. È perciò indivisibile. Ogni azione ha carattere di uguaglianza di valore e di
diritto di indivisibilità, autonomia e circolazione in forma cartolare.

Le azioni devono essere tutte di uguale valore e devono rappresentare un’identica parte del
capitale sociale nominale. Si definisce valore nominale delle azioni la parte del capitale sociale da
ciascuna rappresentata in cifra monetaria. Nelle azioni senza valore nominale, lo statuto ed i titoli
azionari devono indicare solo il capitale sottoscritto e il numero delle azioni emesse.

Il valore di emissione: per tutte le azioni (con o senza valore nominale) in nessun caso il valore
complessivo dei conferimenti può essere inferiore all’ammontare globale del capitale sociale; le
azioni possono essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro valore nominale. Il
valore di bilancio si ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero di azioni. Il
valore di mercato risulta giornalmente dai listini ufficiali quando le azioni sono ammesse alla
quotazione in un mercato regolamentato (borsa valori).

Ogni azione costituisce una partecipazione sociale ed attribuisce al suo titolare un complesso di
diritti e poteri: amministrativi (diritto di intervento e di voto nelle assemblee); di natura
patrimoniale (diritto agli utili); e a contenuto complesso, amministrativo e patrimoniale (diritto di
opzione o recesso).

Esistono vari tipi di azioni. Le azioni speciali, che possono essere create con lo statuto o per la
successiva modificazione dello stesso; alle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio è consentita la possibilità di emettere azioni dove il diritto di voto sia limitato ad una misura
massima; tra le azioni speciali vi sono: le azioni privilegiate, che permettono ai loro titolari
l’attribuzione di un diritto di preferenza nella distribuzione degli utili e/o nel rimborso del capitale
nel momento dello scioglimento della società; le azioni correlate, fornite di diritti patrimoniali
correlati ai risultati dell’attività sociale di un determinato settore, anche quando non si danno vita
a patrimoni separati destinati a uno specifico affare. Le azioni di risparmio, che possono essere
emesse solo da società la cui azioni ordinarie sono quotate in mercati regolamentati italiani e della
UE, il cui scopo è incentivare l’investimento in azioni, offrendo ai risparmiatori dei titoli che meglio
rispondono ai loro specifici interessi; queste azioni non possono superare, in concorso con le
azioni a voto limitato, la metà del capitale sociale; sono prive del diritto di voto nelle assemblee
ordinarie e straordinarie. Quando gli utili sono imputati a capitale e, per l’importo corrispondente,
la società emette speciali categorie di azioni che vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di
lavoro, si parla appunto di azioni a favore dei prestatori di lavoro.

Le azioni possono essere costituite in usufrutto o in pegno e possono formare oggetto di misure
cautelari ed esecutive. Salvo convenzione contraria, il diritto di voto compete al creditore
pignoratizio o all’usufruttuario, nel caso di sequestro di azioni il voto è esercitato dal custode. In
caso di pegno è il socio che deve provvedere al versamento delle azioni mentre in caso di usufrutto
è l’usufruttuario che deve provvedere al versamento.

In nessun caso la società può sottoscrivere azioni proprie. Il divieto opera sia in sede di
costituzione della società sia in sede di aumento del capitale sociale. Il divieto colpisce tanto la
sottoscrizione diretta, compiuta in nome della società quanto la sottoscrizione indiretta, compiuta
da terzi in nome proprio ma per conto della società. L’acquisto di azioni proprie può costituire una
proficua forma di investimento delle eccedenze patrimoniali disponibili dalla società. Se la società
è quotata in borsa, l’acquisto e la vendita di azioni proprie è un mezzo per stabilire le quotazioni e
neutralizzare manovre speculative. L’acquisto di azioni proprie è consentito rispettando quattro
condizioni: le somme impiegate non possono eccedere l’ammontare degli utili distribuibili e le
riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio, le azioni acquistate devono essere interamente
liberate, l’acquisto deve essere autorizzato dall’assemblea ordinaria la cui delibera deve fissare le
modalità d’acquisto e il valore delle azioni acquistate non può eccedere la decima parte del
capitale sociale. Gli acquisti compiuti senza l’osservanza delle suddette condizioni restano validi
ma espongono gli amministratori a sanzioni penali. Nell’inerzia dell’assemblea, la riduzione del
capitale sociale deve essere disposta d’ufficio dal tribunale, su richiesta degli amministratori e dei
sindaci. Esistono delle proroghe previste per l’acquisto di azioni proprie quando sono: a titolo
gratuito, se si tratta di azioni interamente liberate; per effetto di successione universale, di fusione
o di scissione o di successione universale; in caso di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un
credito della società. In tutti i casi bisogna rispettare il limite del 10% sul capitale sociale. Le altre
operazioni sulle azioni proprie regolate dalla legge sono: l’assistenza finanziaria per l’acquisto o la
sottoscrizione di azioni proprie; l’accettazione di azioni proprie in garanzia. L’attività di assistenza
finanziaria consiste nel concedere prestiti e fornire garanzie di qualsiasi tipo, direttamente o
indirettamente, a favore di soci o di terzi per la sottoscrizione o l’acquisto di azioni proprie.

Le partecipazioni reciproche fra le società di capitali danno luogo a pericoli di carattere


patrimoniale ed amministrativo. La riforma del 2003 detta per la sottoscrizione di azioni o quote
della società controllante una disciplina del tutto identica a quella prevista per la sottoscrizione di
azioni proprie. Le SPA sono libere di sottoscrivere o acquistare azioni o quote di altre società di
capitali. L’assunzione di partecipazioni è lo strumento principale attraverso il quale si realizza il
fenomeno dei gruppi di società. Il gruppo di società è un’aggregazione di imprese societarie
formalmente autonome ed indipendenti l’una dall’altra, ma assoggettate tutte ad una direzione
unitaria. Il fenomeno del gruppo di società è largamente diffuso e tipicamente assunto dalle
imprese di grandi dimensioni a carattere sia nazionale che multinazionale. Il gruppo di società è un
fenomeno che può assumere svariate configurazioni e diverse articolazioni. La presenza di
aggregazioni societarie sollecita una specifica disciplina diretta a soddisfare un triplice ordine di
esigenze: assicurare un’adeguata informazione; evitare che eventuali intrecci di partecipazioni
alterino l’integrità patrimoniale delle società coinvolte; evitare che le scelte operative delle singole
società del gruppo pregiudichino le aspettative di quanti fanno affidamento esclusivamente sulla
consistenza patrimoniale e sui risultati economici di quella determinata società.

È società controllata la società che si trova direttamente o indirettamente sotto l’influenza


dominante di un’altra società. È società controllata: la società in cui un’altra società dispone della
maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria; la società in cui un’altra società dispone
dei voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria; le società che
sono sotto influenza dominante di un’altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con
essa. Nelle società collegate, un’altra società esercita un’influenza notevole ma non dominante.
Notevoli passi avanti sono stati fatti in tema di informazione, sull’esistenza e sull’architettura dei
gruppi.

Resta fermo nel nostro ordinamento il principio cardine della distinta soggettività e della formale
indipendenza giuridica della società di gruppo. L’indipendenza formale porta ad escludere che la
capogruppo sia responsabile per le obbligazioni assunte dalle controllate in attuazione della
politica di gruppo. L’indipendenza formale comporta che la capogruppo non può legittimamente
imporre alle società figlie il compimento di atti che contrastino con gli interessi delle stesse
separatamente considerate. La riforma del 2003 legittima il perseguimento dell’interesse di
gruppo. La riforma del 2003 specifica strumenti di tutela a favore degli azionisti di minoranza e dei
creditori delle società controllate. La società capogruppo è tenuta ad indennizzare direttamente gli
azionisti ed i creditori delle società controllate. L’azione esercitata dai soci e dai creditori sociali è
azione diretta e non surrogatoria di quella che eventualmente spetta alla società controllata. Il
diritto di recesso è riconosciuto ai soci di una società non quotata che entra a far parte di un
gruppo, ed esce se deriva un’alterazione delle condizioni di rischio dell’investimento. Il diritto di
recesso è riconosciuto quando il socio della controllata abbia esercitato nei confronti della
capogruppo l’azione di responsabilità prevista dall’art. 2497 ed abbia ottenuto una sentenza di
condanna esecutiva. Attualmente manca una compiuta disciplina del gruppo insolvente. In caso di
direzione unitaria del gruppo, gli amministratori della società che hanno abusato di tale direzione
rispondono in solido con gli amministratori della società dichiarata insolvente dei danni da questa
cagionati alla società stessa.

16 Le operazioni della Società sulle Azioni proprie

17 Gli organi sociali della SPA

18 Il Bilancio
La SPA deve redigere annualmente il bilancio d’esercizio. Il bilancio è un documento contabile che
rappresenta la situazione finanziaria e patrimoniale della società alla fine di ogni esercizio.

Il bilancio è costituito da: relazione sulla gestione dell’organo amministrativo, relazione del collegio
sindacale e del revisore contabile. Il bilancio d’esercizio è un atto della società alla cui redazione
cooperano tre organi sociali: amministratore, collegio sindacale ed assemblea e il soggetto
incaricato dal controllo contabile.

Il bilancio si articolare in tre parti: lo stato patrimoniale, che rappresenta sinteticamente la


composizione quantitativa e qualitativa della società e la situazione finanziaria nel giorno di
chiusura dell’esercizio; il conto economico, che espone il risultato economico dell’esercizio
attraverso la rappresentazione dei costi sostenuti, dei ricavi e degli altri proventi; e la nota
integrativa, che specifica le voci dello stato patrimoniale e del conto economico, dando
informazioni sullo stato patrimoniale e finanziario sul risultato economico dell’esercizio, sul
numero dei dipendenti, sui compensi degli amministratori, sulle azioni e sugli altri strumenti
finanziari della società.

La redazione di bilancio comporta il compimento di una serie di stime da parte degli


amministratori. I principi da osservare sono quello della prudenza e quello della continuità dei
criteri di valutazione.

La relazione di bilancio va fatta 30 giorni prima l’assemblea, il cui progetto deve essere depositato
in copia presso la sede della società durante i 15 giorni che precedono l’assemblea finché non è
stato approvato. Entro 30 giorni dall’approvazione deve essere depositato in copia presso l’ufficio
del registro delle imprese. L’assemblea che approva il bilancio delibera sulla distribuzione degli
utili ai soci.

Esiste il bilancio consolidato di gruppo che è il bilancio redatto dalla capogruppo in aggiunta al
proprio bilancio. In esso è rappresentata la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica del
gruppo di un’unità societaria. Costituisce un utile strumento di informazione sulla situazione
globale del gruppo.

L’aumento del capitale sociale può essere sia reale (o a pagamento) che nominale (o gratuito). Nel
primo caso si ha un aumento del capitale sociale nominale e del patrimonio della società per
effetti di nuovi conferimenti. Nel secondo si incrementa solo il capitale nominale mentre il
patrimonio della società resta invariato. L’aumento reale dà luogo all’emissione di nuove azioni a
pagamento, che vengono sottoscritte dai soci. L’aumento nominale non dà luogo a nuovi
conferimenti e non determina l’incremento del patrimonio sociale. Anche la riduzione può essere
reale o nominale. È riduzione reale quando è ridotto il capitale sociale e pregiudica lo svolgimento
dell’attività; è riduzione nominale la riduzione del capitale sociale per perdite, cioè scende al di
sotto del minimo legale.

Il diritto d’opzione è il diritto dei soci di essere preferito a terzi nella sottoscrizione dell’aumento di
capitale a pagamento. Consente di mantenere inalterata la proporzione in cui ogni socio partecipa
al capitale e al patrimonio sociale.

19 Il Contratto preliminare di Società per Azioni

20 La responsabilità per le operazioni compiute prima dell’iscrizione

21 Società di Capitali e patto Leonino


22 Il problema della simulazione e dell’intestazione fittizia delle azioni
nella SPA iscritta

23 La Circolazione delle Azioni

24 I vincoli sulle Azioni

25 L’esercizio dei diritti sociali da parte del custode in caso di sequestro


delle azioni

26 Conflitto di interesse e danno potenziale

27 Conflitto di interesse e diritto della società al risarcimento del danno

28 L’abuso del diritto di voto

29 L’abuso di minoranza

30 L’abuso di minoranza

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