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“LA ROMA DELLE ORIGINI” 1.

UNA STORIA “DIFFICILE” La ricostruzione della storia di Roma presenta


notevoli difficoltà, perché le fonti che abbiamo a disposizione, sono scarse di numero, di differente tipologia
e di ardua interpretazione. Gli storici + antichi furono: Tito Livio, Diodoro Siculo e Dionigi di Alicarnasso.
Questo riferirono gli eventi in forma + estesa e continuativa, ma vissero e operarono in età, cesariano-
augustea, dunque a molti secoli di distanza dai fatti oggetto della loro narrazione. I romani a lungo quindi
affidarono la loro memoria storica a forme di trasmissione orale o alle immagini. Le uniche fonti scritte dei
principali eventi pubblici, erano curate dal collegio sacerdotale dei pontefici, i quali predisponevano ogni
anno una tavola bianca (tabula dealbata) su cui trascrivevano le notizie. Tali documenti vennero archiviati
nella Regia, un edificio, che fu però distrutto nel 390, dai guerrieri celtici. Ricomposte le parti che andarono
perdute, furono pubblicate poi in 80 libri, con il titolo di Annali Massimi, dal pontefice Scevola, nel 130, e
furono utilizzati dagli storici latini, detti appunto annalisti, perché scandivano la loro esposizione con un
racconto anno per anno. Il periodo precedente al 390, invece, risulta esposto a molte alterazioni. Così, di
fronte ad una tradizione storiografica compromessa, a lungo si è ritenuto che i dati provenienti dalle
indagini archeologiche, rappresentassero una chiave per una puntuale verifica. Una nuova prospettiva di
indagine è poi maturata grazie all’evoluzione degli studi antropologici, i quali hanno fornito una valida
chiave di lettura x miti, saghe e leggende. Infine, un altro campo di studio è rappresentato dall’inserimento
dell’esperienza di Roma, nel quadro del popolamento dell’Italia antica. Molti popoli furono infatti, coinvolti
nella fondazione della città (es. gli Etruschi o i Greci). È necessario però spiegare Roma attraverso i romani,
e non come spesso si è fatto, attraverso interpretazioni estranee o distorte. 2. STORIA PRE-URBANA IN
AREA LAZIALE Le prime tracce di insediamenti umani nella futura città di Roma, risalgono al X e IX sec. a.C.
In questo momento, che corrispose al passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro, alcune comunità si
stanziarono sul colle Palatino e sul colle Esquilino. Esse appartenevano alla cosiddetta etnia paleo latina, un
ramo della grande famiglia indoeuropea che si era diffusa in Italia durante la seconda metà del II millennio.
Si trattava di piccoli insediamenti, collocati in zone molto alte, poiché mancava all’epoca il controllo delle
acque, per cui le aree di pianura, erano di conseguenza esposte all’impaludamento e alla diffusione di
epidemie. Le loro abitazioni erano delle capanne costruite con legno, fango e frasche, erano di forma ovale,
ed avevano pavimenti in terra battuta e tetti a spiovente. Gli scavi hanno poi portato alla luce anche
numerose urne sepolcrali, sempre a forma di capanna, dove sono state ritrovate numerose tombe con
oggetti di corredo e grandi contenitori di ceramica che ospitavano i resti dei defunti. L’economia era di tipo
Silvo-pastorale. L’agricoltura era circoscritta a forme di mera sussistenza: l’unico cereale coltivato era
infatti, il farro, compatibile ai terreni paludosi e dotato di un buon valore nutritivo. Alcuni elementi poi
suggeriscono che non vi fosse la proprietà privata: ad esempio, gli oggetti ritrovati nelle tombe non rilevano
dislivelli patrimoniali che avrebbero potuto generarsi a seguito del possesso privato della terra. La mancata
esibizione di oggetti di lusso nei corredi sepolcrali, potrebbe però essere dipesa dall’incapacità di produrli o
dalla scelta di ostentare gli status con indicatori diversi da quelli funerari. Per quanto concerne invece
l’organizzazione politica, si ritiene esistesse una regalità connessa all’asp3. LA FONDAZIONE DÌ ROMA Un
problema di cronologia Per quanto riguarda la data della fondazione di Roma, in età imperiale, finì per
affermarsi come + accreditata la cronologia fissata da Varrone, che individuò nel 21 Aprile del 753 a.C.: la
data in cui si svolse fra Romolo e Remo la contesa che doveva indicare chi fra i 2 gemelli ne sarebbe stato il
fondatore. Remo voleva fondare la città sul colle Aventino, dandole il nome di Remonia, mentre Romolo,
voleva fondarla sul Palatino, chiamandola Roma. Dato che i 2 non riuscivano a mettersi d’accordo si
affidarono al responso degli dei, i quali stabilirono che la scelta sarebbe toccata a chi avesse visto in cielo, il
maggior numero di uccelli. Remo segnalò il volo di 6 avvoltoi, mentre Romolo annunciò la comparsa di 12
uccelli. Vinse così Romolo, che subito iniziò a tracciare il solco sacro, (il “pomerio”: dietro le mura), che
avrebbe delimitato la città. Ma Remo attraversò la linea del confine tracciata dal gemello e così sarà punito
con la morte. A lungo si è ritenuto che tale leggenda non avesse elementi di attendibilità, ma il
ritrovamento di un muro in corrispondenza del pomerio, la cui datazione corrisponde alla fondazione della
città, confermerebbe la nascita di Roma nel VIII sec. a.C. Fondazione o sinecismo? È stata però avanzata 1
altra ipotesi circa la nascita della città di Roma. I ritrovamenti archeologici documentano infatti, l’esistenza
di insediamenti, già dall’età del bronzo, sui 3 colli: Palatino Esquilino e Celio e che dunque Roma
probabilmente non è stata fondata da un atto volontario, bensì dalla progressiva unione di questi nuclei
abitativi sparsi, attraverso il fenomeno del sinecismo. Allo sviluppo di tali insediamenti hanno contribuito
vari fattori geografici: la natura delle alture, che li rendeva facilmente difendibili, la presenza di ricchi
pascoli o la vicinanza al fiume Tevere, luogo ideale per la costruzione di ponti. Ma il sito in cui sorse Roma,
si trovava soprattutto, in corrispondenza dell’antichissima strada, nota come via Salaria, poiché attraverso il
suo tragitto il sale giungeva dai bacini costieri tirrenici per proseguire poi verso le regioni interne. In via
Tiberina invece vi erano dei veri e propri centri di culto, dove, sotto l’ala protettrice delle divinità, si
svolgevano scambi commerciali tra soggetti appartenenti ad etnie diverse. Multiple influenze Non si
registrano però dati che documentino in questi insediamenti residenze di tipo monumentale, si ritiene,
quindi, che le dimore private e le strutture pubbliche fossero realizzare con tecniche molto semplici e con
materiali deperibili. Nelle sepolture si rileva invece una forte differenziazione di rango: nelle tombe ricche,
sono riposti infatti, prodotti di oreficeria e manufatti ceramici di lusso. Non è chiaro però se questa
differenziazione si debba leggere come prova della nascita di una stratificazione sociale, oppure si debba
intendere come espressione di una gerarchia sociale già esistente. Tuttavia, le anfore da vino e i servizi da
mensa, suggeriscono l’adozione dell’istituto aristocratico del banchetto, segno che si erano prodotti
all’interno delle comunità significativi mutamenti sociali, economici e culturali. Tali innovazioni sembrano il
risultato di multiple influenze che videro a Roma l’innesto di un insieme di apporti esterni: italici, etruschi,
greci. Lo stimolo al cambiamento provenne però soprattutto dai nuovi saperi, quali la coltura della vite e
dell’olivo, introdotti dalle presenze greche in Italia. Dionigi di Alicarnasso sosteneva, addirittura, la tesi di
un’origine greca di Roma.etto sacro, riconducibile alla figura del re-sacerdote.

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