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ECONOMIA AZIENDALE:

LEZIONE 1: ECONOMIA COME SCIENZA SOCIALE


21 Settembre 2020

Prof.ssa Angela BESANA

Psw: economia2021

L’insegnamento si propone di trasmettere i fondamentali contenuti di microeconomia e


macroeconomia a supporto della comprensione delle dinamiche competitive in atto, sia a
livello nazionale ed internazionale.

In coerenza con gli obiettivi del corso di laurea, i principali contenuti riguardano:
- L’economia come scienza sociale, CAP. 1
- Il mercato, CAP. 3
- L’elasticità, CAP. 4
- La teoria dell’offerta, CAP. 6, 7
- Concorrenza perfetta e imperfetta, CAP. 8, 9. 10, 15.3, 15.4
- La macroeconomia: le fondamentali identità di contabilità nazionale, CAP. 17
- La teoria del prodotto nazionale, CAP. 18
- La politica fiscale ed il commercio estero, CAP. 19
- La moneta e la politica monetaria, CAP. 20
- Unione europea e politica europea, CAP. 31

L’economia è lo studio di come la società decide:


- cosa
- per chi
- come
L’economia quindi è la scienza sociale che riguarda gli attori economici della loro
domanda e offerta.
Risorse tangibili - come il petrolio - ed intangibili – come la reputazione o i marchi -
consentono di soddisfare i bisogni della società.
Le risorse sono scarse e l’economia studia come le risorse vengono distribuite (o
allocate).
È un punto focale dell’economia i quanto davvero tutte le risorse sono scarse, in quanto ad
un prezzo pari a zero la quantità domandata eccede l’offerta. Anche se fosse gratuita, la
domanda molto speso è più numerosa di colui che offre. Attraverso due esempi, si
comprende come l’economista analizza le scelte della società relative a cosa, come, per
chi.

- Il primo esempio riguarda la storia del prezzo del petrolio, una risorsa scarsa utilizzata
in molte produzioni (cosa produrre), con tecnologie ad hoc (come produrre), per il profitto
di pochi produttori di petrolio esistenti al mondo. Risorsa fondamentale per le rivoluzioni e
post rivoluzioni tecnologiche del secolo scorso.
Serve per spiegare l’approccio economico per rispondere alle 3 domande (cosa, perché,
come produrre).
Constant = prezzo costante, ovvero senza riferimento all’inflazione. Si cerca quindi di
mantenere costante il valore del dollaro che altrimenti avrebbe potere
d’acquisto differente in base all’anno di riferimento, anche perché le
oscillazioni in campo petrolifero sono continue.
1973 = nasce l’OPEC. Aggregazione di produttori che gestisce buona parte del
panorama petrolifero mondiale, anche se a volte il cartello è crollato.
Il petrolio è un’risorsa che ha modificato le opzioni di produzione da parte dell’uomo.
Le opzioni hanno condizionato cosa e come produce una società (trivellazione, cracking).
La storia del petrolio ha portato la società in età diversa a ragionare sul cosa e sul come
produrre e il perché. Con l’OPEC si è assistito ad un aumento del costo del petrolio, in
qualche modo ha agito rendendo ancora più scarsa una risorsa scarsa di natura (=
aumento dei prezzi).
Le tre domande negli anni sono cambiate:
il cosa è cambiato,
il come ha iniziato ad includere la produzione che non necessita di petrolio,
Il per chi ha modificato i soggetti.
Dall’azienda alle offerte del petrolio, si capisce che il cartello deve far fronte al mercato e
anche alle energie se vogliamo che si sono innovate e spostate sempre più verso il
green.

- Il secondo esempio riguarda la crisi internazionale, iniziata nel 2007 come crisi
finanziaria e poi diventata reale. La crisi è iniziata nel mercato immobiliare statunitense.
In particolare, nel mercato legato ai mutui immobiliari che dal 2002 è cresciuto
notevolmente.
Per comprendere quanto successo bisogna tornare al settembre 2001. L’attacco delle
torri gemelle ha fatto si che gli Stati Uniti percepissero maggiormente la fragilità dei loro
confini. Il governo federale rifletteva sul fatto che per ridare sicurezza bisognasse dare
sicurezza creando e portando avanti il sogno americano. Il sogno americano era
rappresentato dall’aiuto nel comprare la dream house tipica americana. Dal 2001 vi è
quindi un incremento delle case nel loro prezzo (i cittadini dovevano avere certezze e
dovevano poter soddisfare i grandi sogni). Il concedere muti e prestiti per acquistare la
casa di proprietà a tutti a portato a una crisi (quell’oggetto, ovvero la casa, è un grande
sogno che doveva essere garantito a tutti).
Il grafico rappresentata l’andamento del prezzo delle case negli Stati Uniti.
L’aumento del prezzo porta ad un aumento della domanda (il livello dei prezzi è collegato
al mercato immobiliare). La casa però rappresenta sempre una risorsa scarsa per una
domanda che aumenta esponenzialmente. Si dava così la possibilità anche ai Sub-
primer (coloro che non potevano garantire solidità patrimoniale), perché la casa in caso
di mancato pagamento delle rate, la banca può rivendere la casa a un prezzo più alto
rispetto a prima in modo che possa guadagnare molto.
Una banca cosa può fare? Il fatto che i Sub-primer non inizi a pagare fa si che la banca
possa aggregare diverse promesse di ammortamento delle rate a scadenza, se la banca
cartolarizza, questo è un credito (asset finanziario) che può essere trattato nel mercato
finanziario (new housing solution). Anche perché oltre al valore della casa si
aggiungono anche gli interessi.
Nel 2006 il mercato ha raggiunto il suo picco e i prezzi hanno iniziato a scendere. Il
prezzo delle case sul fiume del 2007 collassa al principio della crisi.

Emissioni di titoli obbligazionari legate ai mutui ed altre tipologie di prestito, 1995-2008. La


scarsità obbliga alla scelta
- Se le risorse sono scarse, la società deve fare delle scelte su come distribuirle tra
produzioni alternative.
- La frontiera delle possibilità produttive rappresenta, per ogni livello produttivo di un
bene, la massima quantità producibile di un altro bene.
- Il costo opportunità è la quantità di un bene o servizio cui si deve rinunciare per avere
un’unità addizionale di un altro bene o servizio.

Per ogni livello di produzione di un bene, la frontiera delle possibilità produttive mostra la
massima quantità di un altro bene che il sistema economico è in grado di produrre.
Il trasferimento di risorse (lavoratori) dalla produzione di cibo a quella di film comporta un
incremento della produzione di film ed una riduzione della produzione di cibo.
Il punto B è inefficiente. La società potrebbe impiegare le risorse a disposizione in
maniera più efficiente, stando su un punto della frontiera. Il punto A corrisponde ad una
combinazione produttiva irrealizzabile.

Calcolo dei costi-opportunità


L’allocazione delle risorse è cruciale per una società e può essere organizzata in modi
diversi, a seconda del grado di intervento dello Stato:
- economia dirigistica, con un massiccio intervento dello Stato
- economia mista, dove il Governo ed il settore privato interagiscono nel soddisfare gli
interessi della società ( ospedali e casa di cure private).
- economia di libero mercato, dove domina la Mano Invisibile di Adam Smith (1776). È la
società stessa senza stato che decide come distribuire le risorse.
- Individuals pursuing their self-interest would be led “as an invisible hand” to do things that
are in the interests of society as a whole-
Nel “mercato”
- le decisioni delle famiglie circa il consumo di beni diversi
- le decisioni delle imprese circa il cosa ed il come produrre
- le decisioni dei lavoratori circa quanto e per chi lavorare
sono rese possibili attraverso aggiustamenti dei prezzi.
L’economia può essere:
- positiva= tratta di spiegazioni oggettive e scientifiche, ad esempio, se si impone una
tassa sulla produzione di un bene il prezzo di quel bene tenderà̀ ad
aumentare. Parla di fenomeni, dice come si sta comportando un determinato
fenomeno.
- normativa= propone soluzioni basate su giudizi di valore personali, ad esempio si
potrebbe proporre una tassa sulle sigarette per scoraggiarne il consumo.
L’economia si occupa di tutte e due (commercio delle armi e tassi crescenti dell’acquisto).
La Microeconomia propone una trattazione dettagliata delle decisioni (scelte)
individuali in merito alla domanda ed all'offerta di beni e servizi. Scelte di imprese volte a
perseguire il profitto, facendo marketing virale o social media marketing o il call to action.
La Macroeconomia riguarda il sistema economico nel suo complesso. Uno dei possibili
indicatori macroeconomici è il PIL, Prodotto Interno Lordo, cioè̀ il valore di tutti i beni e
servizi finali prodotti da un sistema economico in un periodo di tempo. Studia quindi grandi
fenomeni.

LEZIONE 2: CLASSIFICAZIONE DELLA SCIENZA ECONOMICA


24 Settembre 2020

La frontiera delle possibilità produttive = per ogni livello di produzione di un bene, la


frontiera delle possibilità produttive mostra la massima quantità di un alto bene che il
sistema economico è in grado di produrre. Ogni punto sulla frontiera indice massima
produzione di beni date le risorse disponibili (risorse che ricordiamoci sono scarse).
Interpreta il tema della scarsità.

Nella tabella la risorsa scarsa sono i lavoratori, quando i lavoratori che sono massimo 4
vengono ripartiti nelle diverse produzioni, aumenta la quantità prodotta di un bene. A
rinuncia di un ‘altro bene. Quando la colonna dei lavoratori per cibo diminuisce, lavoratori
per film aumenta. Dietro la scarsità delle risorse esiste una legge fondamentale per gli
economisti, ed è uno dei grandi motivi per cui la frontiera è cosi.
Legge dei rendimenti decrescenti dei fattori= se un fattore produttivo come il lavoro lo
trasferisco da una produzione all’altra devo anche istruirlo. Il punto G sta ad indicare,
essendo al di sotto della frontiera, che le risorse disponibili potrebbero essere utilizzare
per migliorare modalità o raggiungere l’efficienza di uno degli altri punti (combinazione
inefficiente). F, che è un punto al di sopra della frontiera, sa ad indicare una combinazione
irrealizzabile, se le risorse fosse meglio utilizzate si potrebbe raggiungere, ma per le
risorse attualmente disponibili, non è una combinazione producibile.
DOMANDA, OFFERTA, MERCATO

Domanda = relazione inversa tra quantità domandata di un bene e prezzo del bene, a
parità di altre condizioni. Al diminuire del prezzo la quantità domandata
aumenta e viceversa. Altre condizioni comprendono: il numero dei
consumatori, i prezzi dei beni correlati (il conto è il prezzo di una applicazione,
e quindi quando incide il costo di un bene che nel caso dello smartphone
viene utilizzato insieme), il reddito dei consumatori, le
preferenze dei consumatori. La variazione di queste “altre condizioni”
influenzano la posizione e lo spostamento della domanda.

La domanda e l’offerta parto in un punto esatto dell’asse verticale. Il prezzo da cui parte la
domanda (il prezzo più alto a cui corrisponde la quantità domandata 0) si chiama prezzo
di riserva dei consumatori, prezzo più alto che i consumatori sono teoricamente disposti
a spendere per quel prodotto.

Si chiama spostamento lungo la domanda quel fenomeno che è causato dalla variazione
del prezzo. Se diminuisce il prezzo il passaggio dal punto A al punto B ci dice che la
quantità domandata aumenta. Lungo la domanda spiega come i consumatori reagiscono
alla variazione del prezzo.
Ma se non tronchiamo la parte a parità di altre condizioni e ceteris paribus e si pensa che
vari il numero dei consumatori o il reddito dei consumatori. Cosa succede alla domanda?
La domanda si sposta da DD a DD’. Uno spostamento della domanda da DD a DD’
provoca un aumento della quantità domandata per ogni livello di prezzo. Ad esempio per
P’ la quantità domandata aumenta da Q a Q’.

Offerta = relazione diretta tra quantità offerta di un bene e prezzo del bene a parità di altre
condizioni. All’aumentare del prezzo aumenta l’offerta e viceversa. Altre
condizioni comprendono: il numero dei produttori, la tecnologia, i prezzi dei
fattori, la regolamentazione pubblica. Variazione di queste “altre condizioni”
influenzano la posizione e lo spostamento dell’offerta.

Anche l’offerta parte da un punto sull’asse verticale, si chiama prezzo di riserva dei
produttori, che è il prezzo minimo per il quale le imprese sono disposte a offrire e
introdurre quel bene sul mercato.
Lo spostamento lungo l’offerta è spiegazione della relazione diretta dell’offerta. Ad un
aumento del prezzo, la quantità offerta aumenta e viceversa.

L’offerta si è sposta da SS a SS’. Il prezzo resta costante ma cambiano le altre condizioni.


A parità di P, la quantità offerta aumenta a seguito di uno spostamento verso destra
dell’offerta.

Mercato = sistema di strumenti istituzionali, regole e standard comportamentali, tramite il


quale, acquirenti e venditori entrano in contatto, al fine di scambiare beni o
servizi Analisi di alcuni comportamenti ed è l’insieme degli stand
comportamentali o regole che intervengo per spiegare il comportamento. È un
insieme oltre che luogo. Se si sovrappongono domanda ed offerta quello che si
ottiene è il mercato unificato, in realtà è questo il fenomeno mercato inteso
come comportamento di domanda e offerta letti assieme.
L’equilibrio di mercato è nel punto E, punto in cui la quantità domandata eguaglia la
quantità offerta, per un prezzo PE e una quantità QE. Definendo un unico prezzo per una
quantità di equilibrio (quantità domanda = quantità offerta).
Il fatto che corrisponda ad uno standard comportamentale vuol dire che si può leggere il
punto di equilibrio come una condizione stabile e tendenziale del mercato.

Se il prezzo fosse superiore PE vi sarebbe un eccesso di quantità offerta. Nel grafico, per
P’, l’eccesso di offerta è evidenziato dal segmento AB. A P’ i produttori offrono di più di ciò
che i consumatori domandano. Decidono allora di offrire una quantità inferiore per
riduzione di prezzo (lungo l’offerta) che causano un aumento della quantità domandata
(lungo la domanda). Viceversa, vi sarebbe un eccesso di quantità domandata se il presso
fosse inferiore a PE. Per P ‘’, pari al segmento FG...

Il prezzo è a causa del fenomeno quantità domandata o offerta, ciò che mi permette di fare
una valutazione.
Prezzo di equilibrio= prezzo per il quale la quantità offerta è uguale alla quantità
domandata.

Costo opportunità marginale= mostra la quantità di bene a cui occorre rinunciare per
ottenere una quantità maggiore dell'altro bene

LEZIONE 3: EQUILIBRIO DI MERCATO, RICAVO TOTALE=SPESA TOTALE,


SURPLUS, REGOLAMENTAZIONE DEL PREZZO
28 settembre 2020

Mercato = non è semplicemente luogo fisico o virtuale ma anche regole e standard


comportamentale.
L’equilibrio di mercato= è nel punto di incontro tra domanda ed offerta. Consumatori e
produttori sono d’accordo nello scambio di una quantità ad un
unico prezzo PE, che è il prezzo di equilibrio di mercato. Per
quanto tempo? Il prezzo di equilibrio viene fissato ogni giorno alla
chiusura della borsa, ma all’apertura successiva potrebbe sere
cambiato se ci sono nuove contrattazioni. Se si sovrappone
domanda e offerta nel punto di incontro c’è l’equilibrio di mercato.
Questo punto d’incontro è il punto di arrivo e si può ragionare in
termini di aggiustamento di prezzo al di sotto e al di sopra
dell’equilibrio e constatare come l’equilibrio sia il punto d’arrivo.

Si immagini non esita né un prezzo né una quantità di equilibrio. Siamo in un mercato il qui
prezzo inziale è P’’. Se si pensa ad una linea parallela a quella orizzontale, F è un punto
sull’offerta (a un prezzo così basso questa sarà l’offerta), G è un punto invece sulla
domanda nell’asse delle quantità. F-G rappresenta un eccesso della quantità domanda
rispetto alla quantità offerta. Cosa dice l’invisibile hand = la quantità offerta aumenta
all’aumentare del prezzo. E se c’è una coda fuori dal negozio, c’è qualcuno che è disposto
a conquistare il prodotto a prezzi crescenti. L’offerta reagisce all’ipotesi che qualcuno sia
disposto a comprare quel bene, ma si arriva all’equilibrio con gli aggiustamenti di prezzo.
Se il prezzo fosse P’, particolarmente alto, la quantità domandata corrisponde al punto A,
che è un punto sulla domanda, e poi scendere sull’asse della quantità si arriva al punto b.
È evidente che i produttori offrono di più di quanto i consumatori desiderano.
L’equilibrio è una situazione di arrivo che deriva da fenomeni di aggiustamenti di prezzo
(punto di incontro tra domanda ed offerta).

SS
P’’
E
PE
A B
P’ DD

QE
Nella condizione di equilibrio è importante conosce, in un’ottica di valutazione delle scelte
strategiche di prezzo, cosa è surplus die consumatori e dei produttori.
L’offerta parte dal prezzo di riserva, così come la domanda parte da prezzo di riserva. Per
i consumatori il prezzo di riserva è il prezzo massimo che sono disposi a pagare per quella
merce e per gli offerenti è il prezzo minimo da cui gli offerenti sono disponibilità offrire
quella merca.
Il segmento AB per il segmento P’ rappresenta un eccesso di quantità domandata.
Si supponga che ci sia P’’, prezzo superiore alla condizione di equilibrio, per il livello di
prezzo la quantità offerta eccede la quantità domanda, esiste quindi merce invenduta, ma
allora qualche produttore sarà disponibile a ridurre il prezzo perché così qualche
consumatore, a fronte della riduzione di prezzo, sarà disponibile. Chiedere una maggiore
quantità di prodotto. Nella condizione di equilibrio, per i diversi aggiustamenti di prezzi, si
giunge ad una stabile situazione di mercato tendenziale indicativa di una quotazione che
rimane tale fino a che non intervengano ulteriori contrattazioni a seguito di eventuali
spostamenti della domanda o dell’offerta.

A seguito dell’aumento del prezzo di un bene sostituito, la DD di un bene (il cui mercato
stiamo analizzando) si sposta verso destra. La DD aumenta a D’D’. L’ equilibrio passa da
E a E’. Quale potrebbe essere una causa di spostamento da DD A D’ D’.? le preferenze
dei consumatori condizionano la posizione della domanda, anche perché le preferenze si
possono modificare grazie alla pubblicità e al marketing. Aumento del reddito dei
consumatori. Cosa succede a parità di offerta? Lo spostamento da DD a D’D’ comporta
questo nuovo equilibrio, a seguito dell’aumento della domanda, aumenta la quantità
domandata offerta sia il prezzo di equilibrio.
A seguito dell’aumento del prezzo di un fattore produttivo, la SS del bene si sposta verso
sinistra. La SS si contrae in S’S’. L’equilibrio passa da E a E’. Altre cause dello
spostamento? Diminuzione del numero dei produttori, aumento di norme che garantiscano
assicurazione della quantità.

Se si moltiplica la quantità venduta per il prezzo di equilibrio, avremo la spesa totale dei
consumatori e il ricavo totale dei produttori.
Nell’equilibrio di mercato E l’area BPEE è pari al surplus (o rendita) dei produttori; l’area
PEEA corrisponde al surplus (o rendita) dei consumatori.
È un’area di benefico perché in equilibrio di mercato il prezzo A non si spenderebbe.
Triangolo nero= come i consumatori sarebbero disponibili a pagare di più.

La regolamentazione del prezzo= si supponga che una carestia sposti la curva di offerte
fino a SS. Il governo potrebbe voler difendere i più poveri, che prima della carestia
potevano permettersi l’acquisto nella condizione di equilibrio B, fissando un prezzo
massimo PMAX che è inferiore a PE, prezzo di equilibrio per SS. È necessario allora un
razionamento per far fronte all’eccesso di quantità domanda AB.

Si supponga che il mercato di prodotto agricolo sia, inizialmente in E. Il governo potrebbe


volere sostenere i produttori agricoli, fissando un prezzo minimo P MIN, che è superiore a
PE, prezzo di equilibrio in E. È necessario allora gestire l’eccesso di produzione FG.
Il mercato non esiste se il prezzo di riserva dei consumatori è inferiore al prezzo di riserva
dei produttori.

LEZIONE 4: IL “PREZZO MASSIMO” NEL MERCATO DEGLI ALLOGGI IN LOCAZIONE.


L’ELASTICITÀ DEL MERCATO.
1 Ottobre 2020

Regolamento del prezzo nel mercato immobiliare.

Cosa interpreta il grafico?


Sull’asse verticale prezzo (quanto paga colui che vuole prendere in affitto un alloggio) e
orizzontale la quantità offerta (immobili richiesti). SS gli immobili in affitto. Viene però
imposto dallo Stato un prezzo massimo inferiore a quelle che sono le tariffe commerciali,
perché la casa deve essere garantita in termini di affitto a tutti (= prezzo distorto).
Qs = quantità offerta
Qd = quantità domandata
Se si presenta un eccesso di quantità, qualcuno può approfittare e si può chiedere un
prezzo che non è equocanone, che in realtà viene messo a nero e quindi un prezzo più
alto. Coloro che costituiscono l’offerta decidano di togliere gli appartamenti da questo
prezzo a equocanone perché non conviene (spostamento dell’offerta da SS a SS’.) il
punto di equilibrio rimane identico al precedente, ma se vado a considerare a quantità
offerta in corrispondenza del prezzo massimo si è contratta rispetto a Qs (=Qs’).
L’eccesso di quantità quindi andrà sul mercato nero.
Gli Stati o le autorità impongono dei prezzi con un intento meritevole, ma poi si verificano
dei mutamenti nel mercato, verso mercati illegali, o spostamenti dell’offerta ma vanno a
modificare anche alla sua elasticità.
Elasticità = mettere insieme e studiare variazioni nel tempo, utile le strategie di prezzo.
Finora si è considerata una rappresentazione statica del mercato e del suo equilibrio, ma
prezzi e quantità cambiano nel tempo.
L’elasticità della domanda al prezzo (diretta, cioè della quantità domandata del bene x al
prezzo del bene x) misurare la reattività, variazione percentuale, della quantità domanda
da un bene a variazione percentuale del prezzo del bene stesso. Aumenta dal breve al
lungo periodo, quando il consumatore percepisce l’esistenza di un abbondante numero di
beni sostituti. L’elasticità non tiene conto del segno “-“ del suo risultato.
In valore assoluto:
- se è superiore a 1 la domanda è elastica
- se è compreso tra 0 e 1, la domanda è inelastica
- se è 1, la domanda è di elasticità unitaria

% della quantità domandata


-------------------------------------------
% prezzo del bene

La domanda 'retta' non è della stessa elasticità in qualsiasi suo punto.


L’elasticità̀ puntuale (SU PUNTI DELLA DOMANDA) si può calcolare come

 = VARIAZIONE Qd= variazione della quantità domandata in un periodo di tempo, tra la


data di fine e la data di inizio di questo periodo.
Sulla domanda si possono distinguere e calcolare tratti di diversa elasticità̀ e punti di
elasticità̀ caratteristica, A, M, B.
Elasticità diretta della domanda e ricavo (spesa) = Se il prezzo diminuisce nel tratto
elastico .... I ricavi aumentano. Immaginate nel mercato degli spettacoli dal vivo (preCovid)
a quanta offerta e competizione ci sia a ore 20 in città italiana, meta turistica di alta
frequentazione... Conviene diminuire il prezzo dei biglietti... perchè la domanda è elastica.

Se il prezzo diminuisce nel tratto elastico i ricavi aumentano.

Se il prezzo diminuisce nel tratto inelastico i ricavi diminuiscono.


Immaginate il mercato di abbonamenti a canali tematici, durante il lockdown.

Se il prezzo diminuisce nel tratto inelastico ... I ricavi diminuiscono.


L’elasticità della domanda ed i ricavi totali del produttore.
Quando il prezzo di un bene varia, l’effetto sui ricavi totali RT (pari alla spesa totale del
consumatore) dipenderà dall’elasticità della domanda rispetto al prezzo.

Le seguenti domande hanno sempre la stessa elasticità, qualsiasi sia il punto nel quale si
intenda calcolare l’elasticità.
- Domanda anelastica, di elasticità nulla

- Domanda di elasticità infinita

- Domanda di elasticità unitaria (iperbole equilatera)

L’elasticità incrociata della domanda di un bene al prezzo di un altro bene. L’elasticità


incrociata della quantità domandata del bene i rispetto al prezzo del bene j è:
È positiva se i due beni sono sostituti: ad esempio, tè e caffè. Oppure, metropolitana e
bike-sharing.
È negativa se i due beni sono complementari: ad esempio, tè e zucchero. Oppure,
volo+hotel.
L’elasticità della domanda incrociata al reddito L’elasticità della domanda al reddito
misura la reattività̀
della Qd rispetto ad una variazione del reddito:

Può essere positiva o negativa.


- Se positiva e superiore a 1, IL BENE è DI LUSSO.
- Se positiva e compresa tra 0 e 1, IL BENE è NORMALE O NECESSARIO.
- Se negativa, IL BENE è POVERO (inferiore).

LEZIONE 5: L’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA


5 Ottobre 2020

L’elasticità della domanda di diretta al prezzo che tipo di informazione aggiuntiva ci


consenti di avere?
Di quanto la quantità domandata varia a seguito di una variazione del prezzo. Ad una
variazione del prezzo la quantità domandata vari di tanto e questa indica che la domanda
è sensibile alle variazioni di prezzo. Oppure una piccola variazione del prezzo porti a una
variazione ne domanda ancor più piccola di quella che l’ha creata (= poco elastica).

Misura la variazione percentuale del bene alla variazione percentuale del prezzo che l’ha
provocata. Si utilizzerà questa formula per tutte le altre definizioni di coefficiente di
elasticità.
Domanda del bene mette in relazioni le due quantità ma senza la %. L’elasticità mette in
relazione l’ampiezza.
Il coefficiente è sempre negativo, perché le due variazioni che stiamo mettendo in
relazione sono di segno opposto. Quindi lo si può considerare come un numero puro
che prescinde dal segno (da 0 a infinito).
Elasticità > 1 = la variazione % della quantità domandata è più che proporzionale alla
variazione del prezzo. La variazione domandata è maggiore della
variazione del prezzo che l’ha provocata.
Elasticità tra 0 e 1= una curva inelastica, ovvero la variazione percentuale della domanda
è meno che proporzionale alla var5iazione del prezzo.
Elasticità nulla = qualunque sia il prezzo del bene o servizio, la quantità acquistata dai
consumatori non varia (medicinali salvavita, beni che creano dipendenza,
sigarette ecc).
Elasticità a infinito = a una piccolissima variazione del prezzo la quantità domandata varia
infinitamente, che si può addirittura annullarsi.
Quali sono i valori del coefficiente di elasticità = range molto alto tra o e infinito. 1 è lo
spartiacque tra domanda anelastica e
elastica.
Esiste un collegamento tra il valore del coefficiente della domanda e il ricavo che le
imprese ottengono dalla vendita del bene sul mercato.
Un’ impresa può fare dei ragionamenti di convenienza. Cosa succede se decidere di
diminuire il prezzo di mercato nel tratto elastico della curva di domanda?

Esiste una parte di ricavo che è stata persa perché ha diminuito il prezzo, ma l’area che ha
guadagnato corrisponde all’amento della quantità prodotta. L’area persa è minore di quella
guadagnata. Se l’impresa diminuisce il prezzo nel tratto di cui curva in cui è elastica il suo
ricavo totale aumenta. La variazione più consistente quando la domanda è elastica è la
quantità domandata.
Ci stiamo muovendo nella parte rigida della domanda. Se l’impresa diminuisce il prezzo
nella parte rigida (inelastica) della domanda è l’area persa (area rosa) è diminuita invece
l’area che l’impresa che ha guadagnato è più piccola ancora (area gialla). Il ricavo totale
dell’impresa tende a diminuire se il prezzo diminuisce nella parte rigida della domanda.

Se la funzione di offerta si contrae nel tratto inelastico della curva di domanda, quali sono
le conseguenze del ricavo totale dei produttori? porta ad un aumento della funzione del
ricavo totale.

Coefficiente di elasticità incrociata della quantità domandata = mette in relazione la


variazione percentuale della quantità domandata del bene x rispetto alla variazione
percentuale del prezzo di un altro bene. I due beni in relazioni sono indipendenti, perché
quello che succede in n mercato non ha conseguenze sull’altro mercato. In questo caso il
segno del coefficiente diventa importante, perché a seconda del segno che il coefficiente
può assumere, scambia la relazione che esiste tra i due beni.
Valore positivo = beni sostituti (zucchero e miele), aumento del prezzo del miele porta alla
diminuzione della domanda, e quindi c’è un aumento della quantità di zucchero.
Valore negativo = beni complementari (caffè e zucchero), se aumenta il prezzo dello
zucchero, la quantità domandata di zucchero diminuisce, la quantità domandata di caffè
diminuisce. Se diminuisce il prezzo dello zucchero, aumenta la quantità domandata di
caffè.

LEZIONE 6: LA TEORIA DELL’OFFERTA


8 Ottobre 2020

Coefficiente di elasticità domanda-reddito= variazione della quantità percentuale di un


bene rispetto alla variazione percentuale del reddito dei consumatori. A che pro viene
utilizzato questo coefficiente? Viene utilizzato per individuare diverse categorie di beni e
come i consumatori reagiscono alle variazioni dei loro redditi rispetto all’acquisto di
determinate categorie di beni. Anche in questo caso il coefficiente di elasticità può
assumere valori sia positivi che negativi.
E<0 = beni poveri
0<E<1 = beni necessari
E>1 = beni di lusso

Coefficiente di elasticità dell’offerta= la variazione percentuale della variazione offerta di


un bene rispetto alla variazione percentuale del suo prezzo. È sempre positiva.
Inelastica 0<E<1
Isoelastica E=1
Elastica E>1

LEZIONE 7: FUNZIONE DI PRODUZIONE E COSTI DI BP


12 Ottobre 2020

In che modo le imprese assumo decisioni rispetto alla quantità di bene o servizio che deve
essere prodotto. cosa devono tenere conto le imprese per capire quanto produrre? Ci
sono due punti fondamentali:
- Quanto mi costa produrre un bene o un servizio? Quale è il prezzo di questi input per poi
conoscere i costi che devo sostenere per produrre o bene o servizio?
- Come si produce questo bene? Quali sono gli input produttivi che consentono di produrre
un certo output o bene?
Le due facce della medaglia sono i coti e poi i ricavi. Quindi una volta che so quanto mi
costa devo capire quali sono i ricavi, e una volta che ha questi dati deciderà se gli
conviene oppure no produrre. Se un bene ha costi maggiori dei ricavi gli conviene uscire
dal mercato. Le imprese hanno come obbiettivo la massimizzazione del profitto (differenza
tra i ricavi totali e i costi totali) e minimizzare i costi di produzione. Spendere il meno
possibile per produrre un bene per rendere massimo il suo guadagno. 
Quali sono i fattori della produzione: i macchinari, il lavoro, l’energia, la banda larga.
Quindi noi per sapere quali fattori abbiamo bisogno facciamo riferimento alla funzione di
produzione (dati gli input produttivi tecnicamente necessari per produrre un bene come e
quanto devono essere impiegati per ottenere una certa quantità di prodotto. Q= f(K,L)   
Kà capitale, Là lavoro  qà la massima quantità di prodotto)
Vedi tabella pag. 109 à è possibile ottenere una stessa quantità di prodotto (in questo
caso 100) attraverso due differenti tecniche produttive una che usa 4 macchine e 4
lavoratori e l’altra utilizza 2 macchine e 6 lavoratori.  Quello che hanno in comune è che
sono tecniche che ottengono il massimo prodotto utilizzando al meglio i fattori produttivi
anche con una combinazione diversa di fattori produttivi. L’obiettivo è ottenere in massimo
prodotto possibile. Se l’impresa vuole aumentare la quantità prodotto deve aumentare la
quantità di input produttivi.
La tecnologia produttiva per produrre un bene o servizio è rappresentata dalla funzione di
produzione: una relazione che definisce la massima quantità prodotto tecnicamente
ottenibile con ogni data combinazione di fattori produttivi (lavoro, capitale, risorse
naturali…) sintetizza la possibilità tecnicamente efficienti di combinare i fattori produttivi
per l’ottenimento di un determinato prodotto.
Le decisioni di un’impresa sulla quantità prodotta dipendono dall’orizzonte temporale
all’interno del quale si muove l’impresa: 
 Breve periodoà tempo in cui l’impresa è vincolata da 1 o più fattori fissi di
produzione, non ha una possibilità infinita di modificare l’organizzazione dei fattori
di produzione. La funzione di produzione diventa  Q= F (K0,L)   k0 à la quantità di
capitale è data, ha un numero fisso di macchinari. per accrescere la quantità
prodotta si può incrementare solo il fattore variabile, il lavoro. Anche se l’impresa
non può continuare a immettere lavoratori all’infinito. Potrà si aggiungere nuova
forza lavoro ma oltre un tot non si potrà immettere ulteriore personale all’interno
dell’azienda perché immettere troppi lavoratori avendo un numero fisso di
macchinari può essere controproducente quindi l’impresa cercherà di adattarsi alla
maggiore quantità domandata (aumento dei fattori esogeni costruendo per esempio
nuovi impianti produttivi)
 Lungo periodoà situazione in cui l’impresa ha la liberta di modificare le sue decisioni
rispetto alla quantità di produrre perché ha la possibilità di modificare
l’organizzazione dei fattori di produzione. L’impresa qui si adatta alle condizioni
esterne.
Tabella pag. 116à se ho 3 macchinari e 0 lavoratori non produco niente. che cosa succede
alla quantità prodotta se ho 3 macchinari a 1 lavoratori la quantità prodotta aumenta. La
terza colonna ci dà un’informazione aggiuntiva man mano che aumentiamo il numero dei
lavoratori di quanto aumenta la quantità prodotta, l’aggiunta del terzo lavoratori mi
consente di incrementare la quantità prodotta di molto. L’incremento di lavoratori fa
aumentare di tanto la quantità prodotto con una quantità fissa di macchinari, ma se la
quantità di lavoratori aumenta e supera il fattore produttivo macchinari che è fisso
diminuirà. L’aumento della quantità prodotta legato al quarto lavoratori è inferiore rispetto
all’aumento della quantità prodotto del terzo lavoratore.

I primi tre lavoratori hanno dati una sferzata alla produzione perché ogni lavoratori
occupava una macchina 

 
  
La legge dei rendimenti decrescenti afferma

Ad un ceto diminuisce quando si supera la piena ed efficiente capacità dei fattori produttivi
fissi come in questo caso i macchinari
I COSTI 
Io so che ho diverse tecniche produttive e abbiamo visto che queste che a volte utilizzano
più capitale e altre utilizzano più lavoro, una volta che io considero anche il prezzo dei
fattori posso considerare quale delle due tecniche diventa più convenite. 
L’impresa che conosce la quantità di fattori che deve utilizzare deve conoscere anche il
prezzo dei fattori di produzione. Devo sapere quando capitale utilizzare, quale è il prezzo
del capitale.
CTQ = PL . LQ + PK . KQ  il costo totale è dato dalla spesa dei fattori produttivi utilizzati
Il costo totale di produzione dipende da due cose: dalla tecnologia produttiva e il prezzo
dei fattori  
Autovalutazione 
1. Il surplus dei produttori è parte del ricavo totale (la differenza tra il prezzo che
sarebbero disposti a vendere e quello che vendono realmente) 
2. Scendendo da sinistra verso destra sulla frontiera delle possibilità produttive il costo
opportunità aumenta
3.

 
4.
 

5. Il surplus dei consumatori diminuisce se a parità di offerta diminuisce il numero dei


consumatori 
6. Per un prezzo inferiore al prezzo di equilibrio eccesso di quantità domandata 
7. La domanda di mascherine è inelastica. Al diminuire dell’offerta la spesa totale dei
consumatori aumenta
8. Il prezzo della moto d’acqua aumenta del 30%. La quantità domandata di pattini
aumenta del 60%. I due beni sono sostituti
9. A parità di domanda, l’offerta aumenta spostandosi verso destra il prezzo di
equilibrio diminuisce e la quantità di equilibrio aumenta 
10. all’aumentare del 30 % del prezzo del telefono xx, la quantità domandata
diminuisce del 10%.la domanda è inelastica
11. L’imposizione di un salario minimo nelle professioni infermieristiche causa un
eccesso di quantità offerta 
12.  

13. Se il reddito aumenta ma la domanda diminuisce è perché si tratta di un bene


povero
14. Se viene fissato un prezzo minimo, quindi superiore al prezzo di equilibrio, vi è un
eccesso di quantità offerta rispetto alla quantità domandata.
15. Se viene fissato un prezzo massimo, quindi al di sotto del prezzo di equilibrio, c’è
un eccesso di quantità domandata  
Breve e lungo periodo 
 Il breve periodo è quell’orizzonte temporale entro il quale l’impresa può variare
solo parzialmente l’impiego degli input. Esiste sempre almeno un fattore (input)
fisso che comporta un costo fisso. Nel breve periodo esistono i costi fissi che sono
quei costi che l’impresa deve sostenere anche quando non produce nulla. Oltre ai
costi fissi esistono costi variabili di produzione che sono quei costi che variano al
variare della quantità prodotta. Nel breve periodo non posso cambiare i costi fissi
ma posso solo cambiare i costi variabili. i costi totali di breve periodo di un’impresa
sono costituiti da due componenti di costià dai costi fissi totali e dai costi variabili
(formula 5). Il costo totale di breve periodo aumenta perché aumentano i costi
variabili di produzione 
 Il lungo periodo è quell’orizzonte temporale entro il quale l’impresa può variare la
quantità ti tutti gli input, quindi i costi sono tutti…
Funzione di costo totale

LEZIONE 8: COSTI DI BREVE PERIODO E DI LUNGO PERIODO


15 Ottobre 2020
I costi totali, tranne le categorie dei costi fissi, presentano un andamento crescente, dal
momento che al crescere della quantità prodotta il costo totale cresce, perché aumentare
la produzione implica aumentare l’utilizzo di tutti i fattori produttivi e implica
necessariamente l’aumento dei costi. A fronte di un costo totale che aumenta è possibile
che non aumenti sempre nello stesso modo, e anzi si è notato che il costo totale di breve
periodo aumenta da prima a passi decrescenti, poi esiste un punto in cui cambia la
tipologia di crescita e inizia a crescere a tassi crescenti. La stessa cosa che abbiamo
notato per il costo totale, vale anche per il costo variabile. A che cosa è dovuta la
differenza nel modo in cui cresce il costo totale? Si sa che nel breve periodo l’impresa è
vincolata ad almeno un fattore fisso della produzione, di conseguenza quando nella
produzione di un bene comincia ad operare la legge dei rendimenti decrescenti dei fattori
variabili, il costo totale di breve periodo comincia a crescere a tassi crescenti. La prima
parte della funzione del costo totale di breve periodo e variabile di breve periodo, quella in
cui il costo totale cresce a tassi decrescenti è legata al fatto che fino a quella quantità
segnata con il puntino, esistono rendimenti crescenti del fattore variabile di produzione,
ossia la produttività marginale del fattore variabile è crescente.
Quando si arriva alla saturazione dei fattori fissi disponibili inizia ad operare la legge dei
rendimenti decrescenti e il costo totale di breve periodo inizia a crescere a tassi crescenti.
STC = costi totali di breve periodo
SVC = costi variabili di breve periodo
SFC = costi fissi di breve periodo

La fondamentale caratteristica delle funzioni di costo di breve periodo è legata


all’esistenza di due categorie di costo che compongono il costo totale:
- costi fissi totali di produzione = costi che non variano al variare della quantità prodotta.
- costi variabili totali di produzione = impiego del processo produttivi di fattori variabili della
produzione, costi variano al variare della produzione.
una delle caratteristiche è che non parte dall’origine
degli assi, ad indicare che se non viene prodotta un
quantità positiva di output il costo variabile di
produzione nullo
La funzione del totale di produzione parte da un punto sull’asse verticale che è
esattamente in corrispondenza del volume di costi fissi sostenuti dall’impresa.
Legati loro volta al fatto che nel breve periodo esiste una funzione di produzione in cui
alcuni dei fattori produttivi sono disponibili in quantità fissa. L’esistenza di fattori fissi della
produzione determina l’esistenza di costi fissi di produzione.
Per ciascuna categoria di costo totale è possibile ricavare le corrispondenti funzioni di
costo medio e marginale, non si aggiungono delle categorie di costo ma per ciascuna
possiamo ricavare le funzioni che mi permettono di conoscere l’andamento della
corrispondente funzione del costo medio totale che è data da un rapporto tra
corrispondente totale e quantità prodotta. L’informazione che ci fornisce è il costo per unità
prodotta, ovvero quanto mediamente ci viene a costare un’unità prodotta.
La differenza fondamentale tra la rappresentazione grafica del costo totale e del costo
variabile, è che il costo totale parte non dall’origine degli assi ma da un punto sull’asse
orizzontale in corrispondenza del volume dei costi fissi che l’impresa deve sostenere. I
costi fissi sono rappresentati come una funzione orizzontale rispetto all’asse delle quantità,
proprio ad indicare che i costi fissi non cambiano al variare della quantità. Sia i costi
variabili che i costi totali sono crescenti, da prima a tassi decrescenti, finché la produttività
marginale del fattore variabile è crescente, iniziano a crescere a tassi crescenti quando la
produttività marginale del fattore variabile è decrescente e inizia ad operare la legge degli
andamenti decrescenti del fattore variabile di produzione. Tutto ciò si riferisce solamente
al breve periodo, nel periodo in cui, la funzione di produzione dell’impresa è vincolata
all’esistenza di uno o più fattori fissi di produzione.

Si è detto che il costo totale è la somma di due componenti: costo variabile di produzione
e costo fisso di produzione. Nell’esempio la quantità prodotta è Q, e in corrispondenza di
questa quantità, si va a leggere sulla funzione dei costi totali di produzione, e si legge che
il valore del costo totale di produzione per la quantità prodotta Q è pari a 100. Si potrebbe
non avere il valore del costo di produzione fisso, ma sapere che in corrispondenza della
quantità prodotta, il costo variabile di produzione è pari a 60. Se si volesse ricavare il costo
fisso totale di produzione avendo sia il costo totale di produzione che il costo variabile di
produzione, cosa si deve fare? Se il costo totale è la somma di costo fisso e costo
variabile, evidentemente il costo fisso di produzione è la somma del costo totale e del
costo variabile. Ciò vale anche per il costo variabile di produzione.
Cosa succede quando si hanno determinate categorie di costi? Per le categorie di costo di
breve periodo occorre distinguere tra categorie di costo totale, dati dalla somma di costi
variabili e costi fissi. Nel breve, e così sarà anche nel lungo periodo, per ciascuna
categoria di costo totale è possibile ricavare le corrispondenti funzioni di costo medio e
marginale. Questo non significa andare ad aggiungere delle categorie di costo rispetto a
quelle che si è studiato, ma semplicemente che per ciascuna delle categorie di costo che
si ha introdotto, funzione di costo totale di breve periodo, data dalla somma di costo
variabile di breve periodo più il costo fisso di breve periodo, per ciascuna di queste tre
categorie di costo si può ricavare le corrispondenti funzioni medie. Cosa vuol dire funzione
media? Significa che, se per esempio, ci si sta riferendo alla funzione del costo totale di
breve periodo, si può essere interessati a conoscere l’andamento e quindi i valori della
corrispondente funzione del costo medio totale di breve periodo. Come tutte le funzioni
medie, la funzione di costo medio totale è data da un rapporto tra il corrispondente totale e
la quantità prodotta, per cui il costo medio totale di produzione sarà pari al rapporto tra il
costo totale di produzione e la corrispondente quantità prodotta. Che tipo di informazione
ci fornisce il costo medio di produzione? È il costo per unità prodotta, ossia quanto,
mediamente, viene a costare un’unità di prodotto.

Quindi per ciascuna delle componenti del costo totale, si potrà ottenere la corrispondente
funzione media. Ovvero, per passare dal costo totale di produzione al costo medio totale,
bisognerà calcolare il rapporto tra il costo totale di produzione e la corrispondente quantità
prodotta, ossia SATC sarà il rapporto tra STC e Q. il costo variabile totale, che è una delle
due componenti del costo totale di produzione, può essere, a sua volta, interpretato come
costo medio variabile di produzione, che sarà dato dal rapporto tra SVC e la quantità
prodotta, infine il costo medio fisso di produzione sarà il rapporto tra SFC e la quantità
prodotta. Le categorie di costo da studiare nel breve periodo sono sempre le stese. Il
costo totale di produzione è dato dalla somma di due categorie di costi, ovvero costo
variabile di produzione e costo fisso di produzione, ciascuna di queste componenti di costo
può essere interpretata attraverso il suo valore medio e di conseguenza potremmo
calcolare e rappresentare graficamente il costo medio totale di produzione, dato dal
rapporto tra costo totale di produzione e la quantità prodotta, il costo medio variabile di
produzione, dato dal rapporto tra costo variabile di produzione e la quantità prodotta, e il
costo medo fisso di produzione, dato dal rapporto tra costo fisso di produzione e la
quantità prodotta.

Il costo marginale di produzione, che a sua volta da un’ulteriore informazione differente, in


quanto indica di quanto varia il costo totale, se aumento la produzione di una unità. Che
tipo di informazione fornisce quindi? Esplicita il costo dell’ultima unità prodotta. Il costo
medio indica qual è il costo medio, quindi per unità prodotta, il costo marginale invece da
una informazione differente.
Costo marginale = di quanto varia il costo totale se si produce una unità in più.
Considerando che nel breve periodo il costo totale è composto da due componenti, una
Componente variabile, ovvero quei costi che variano al variare quella quantità prodotta, ed
una componente fissa, per definizione un costo che non varia al variare della quantità
prodotta, il costo marginale varia se varia il costo variabile o se varia il costo fisso? Se
varia il costo variabile. Il costo marginale quindi indica la variazione del costo totale
quando varia la quantità prodotta, tenendo conto che l’unica componente di costo che
varia è la componente di costo variabile, quindi il costo marginale di produzione risente
solo ed esclusivamente delle variazioni legate al costo variabile.
Un’altra categoria di costo rilevante quando un’impresa decidere se espandere o meno la
produzione è legata al costo marginale di produzione di breve periodo che indica come
varia il costo totale quando varia la produzione di una unità prodotta, quindi qual è il costo
dell’ultima unità prodotta.

Il costo medio fisso = è una funzione che è costantemente decrescente. Perché il costo
medio fisso è il costo fisso totale rispetto alla quantità prodotta. È una funzione che
diminuisce continuamente, perché se il costo fisso è una quantità fissa, è evidente che se
si divide uno stesso numero per una quantità sempre maggiore prodotta, il costo medio
fisso delle successive unità prodotte sarà sempre inferiore. Si ipotizzi di avere un costo
fisso per la palestra pari a 100 mensili, che cosa succede al costo medio per ingresso in
palestra man mano che il numero delle volte in cui vado in palestra aumenta, se si va una
sola volta al mese, il costo medio è 100, se però si inizia ad andare due volte costerà 50 e
così via. Se il costo totale è sempre uguale a sé stesso e la quantità prodotta da una
impresa aumenta, questo significa che il costo medio, che è rappresentato dal rapporto tra
il costo fisso totale e la quantità prodotta, è destinato a diminuire continuamente man
mano che la quantità prodotta aumenta.

L’unica configurazione che le curve rappresentanti il costo medio totale, variabile e


marginale è una forma ad U.
Si ipotizzi di partire dall’analisi del costo marginale, si può notare che esso decresce,
raggiunge un punto di minimo e poi inizia a cresce. Si ricordi che il costo marginale è la
variazione del costo totale quando si produce una unità in più.
Cosa succede quando nel breve periodo vengono prodotte le prime unità di bene o
servizio tenendo conto che si hanno alcuni fattori fissi di produzione e che si aggiungono
unità successive di fattori variabili di produzione. Finché l’attività marginale del fattore
variabile è crescente, il costo marginale decresce. Fin tanto che non inizia ad operare la
legge dei rendimenti decrescenti del fattore variabile, ma anzi la produttività marginale del
fattore lavoro è crescente, il costo marginale è crescente e quindi l’ultima unità di prodotto
costa sempre meno rispetto a quella precedente perché si sta massimizzando e raggiunge
il punto minimo quando si sono esauriti i fattori fissi di produzione, ovvero quando il
prodotto marginale del fattore lavoro raggiunge il suo punto di massimo. Quando inizia ad
operare la legge dei rendimenti decrescenti, il costo marginale inizia ad aumentare. Fin
tanto che il costo totale inizia a crescere a tassi decrescenti, il costo marginale è
decrescente, nel punto di flesso del costo totale, il costo marginale raggiunge il suo punto
di minimo, quando il costo totale inizia a crescere a tassi crescenti, il costo marginale a
sua volta è crescente.
L’andamento sia della funzione del costo totale che delle funzioni di costo medio e
marginale dipendono sempre strettamente dalla funzione di produzione. Finché la
funzione di produzione mostra rendimento crescenti del fattore variabile di produzione, il
costo marginale decresce, quando il prodotto marginale del fattore variabile raggiunge il
suo punto di massimo, il costo marginale raggiunge il suo punto minimo, da quel punto in
poi il costo marginale inizia a crescere.

Il costo marginale per alcuni valori della quantità prodotta corre al di sotto della funzione
del costo medio, i valori del costo marginale sono inferiori al valore del costo medio. Fin
tanto che il costo marginale corre al di sotto del costo medio, il costo medio è in una fase
decrescente. Prendendo un punto oltre il punto di intersezione delle due funzioni, in
corrispondenza di questa quantità, il valore del costo medio è inferiore rispetto al valore
del costo marginale. Nel tratto in cui il costo marginale è superiore al costo medio, il costo
medio è crescente.
Se per esempio lo studente ha una media del 26 e prende un voto inferiore rispetto alla
sua media, la media è destinata a diminuire. Finché il voto marginale sarà inferiore rispetto
alla media dei voti, la media è destinata a decrescere. Si ipotizzi che all’esame di prenda
29, la media aumenta, e quindi quando l’ultimo voto marginale è superiore alla media dei
voti, la media è crescente.
La differenza tra il costo totale e il costo variabile totale darà il costo fisso totale. Per cui la
distanza verticale tra queste due funzioni è sempre la stessa, sono perfettamente
parallele. In corrispondenza del punto di flesso, quando cioè la funzione di costo totale che
da prima cresce a tassi decrescenti e poi a tassi crescenti, corrisponde alla quantità Q F.

La distanza verticale tra la funzione del costo medio totale e quella del costo medio
variabile darà il costo medio fisso. In corrispondenza del punto di flesso si ha anche il
punto di minimo della funzione di costo marginale. La curva decresce quando il costo
marginale corre al di sotto del costo medio e viceversa quando cresce.

Si è sottolineato un punto, identificato poi con Q’’, in cui si nota che la pendenza della
semiretta che è tangente alla funzione nello stesso punto, coincide con la pendenza della
retta. La pendenza della funzione di costo totale coincide sempre con il costo marginale. Il
costo medio variabile coincide invece con la pendenza della semiretta che parte
dall’origine degli assi e che poi va sulla funzione del costo totale per ogni quantità. Nel
punto Q’’ il valore del costo medio e del costo marginale coincidono.
I costi medi crescono da prima a tassi decrescenti, raggiungono un punto minimo, e poi
crescono, ed esiste anche una precisa relazione tra il costo medio e il costo marginale.
Nel punto in cui il costo marginale interseca rispettivamente il costo medio variabile e di
costo medio totale sono al loro punto di minimo.
Il costo totale cresce per definizione, perché se si vuole aumentare la quantità prodotta
bisogna utilizzare più input produttivi. La legge dei rendimenti decrescenti del fattore
variabile dice come cresce il costo totale di produzione. il costo totale di produzione cresce
a tassi decrescenti fintanto che il prodotto marginale del fattore lavoro è crescente.
Quando inizia ad operare la legge della produttività marginale decrescente inizia a
crescere a tassi crescenti. Il costo marginale scende fin tanto che il prodotto marginale del
fattore variabile (lavoro) è crescente e raggiunge il suo punto di minimo nel punto in cui la
produttività marginale del fattore lavoro è massima. Cosa si può dire della funzione
medie? Anche loro sono strettamente dipendenti dall’andamento delle funzioni di costo
totale e di costo variabile totale, che da prima decrescono, raggiungono un punto di
minimo e poi iniziano a crescere. In particolare, il punto di minimo, si ha quando la
pendenza della retta della funzione di costo totale coincide con la pendenza della
semiretta che parte dall’origine degli assi.

La caratteristica principe del lungo periodo è che la funzione di produzione prevede che
tutti i fattori della produzione siano variabili. Nel lungo periodo la funzione di costo totale
parte dall’origine degli assi perché si è ipotizzato che tutti i fattori siano variabili e quindi
non ci siano fattori fissi, il che significa che se l’impresa non produce nulla non sostiene
nessun costo, non è vincolata all’esistenza di costi fissi di produzione come nel breve
periodo. Analogamente a quanto abbiamo visto nel breve periodo, al crescere della
quantità prodotta anche in questo caso il costo totale cresce necessariamente perché
l’aumento della produzione implica l’aumento dell’utilizzo dei fattori produttivi e quindi
l’aumento dei costi. Tuttavia, al crescere della produzione, i costi totali possono aumentare
in modo più o meno rilevante a seconda che la tecnologia favorisca la grande o la piccola
dimensione dell’impresa. La funzione di costo totale presenta un diverso andamento nella
crescita del costo, che può sembrare molto simile a quello del breve periodo, ossia la
funzione inizialmente cresce a tassi decrescenti e poi incomincia a crescere a tassi
crescenti. Ma questo non è l’unico andamento possibile della funzione di costo di lungo
periodo, come si è visto essere nel breve periodo. L’andamento di questa funzione
dipende dai rendimenti di scala, che misurano una caratteristica dei fattori di produzione,
ovvero di quanto varia la quantità prodotta quando variano tutti gli input produttivi nella
stessa proporzione. Se si raddoppia l’utilizzo di due fattori produttivi, se i rendimenti di
scala sono crescenti significa che la quantità prodotta aumenta di più del doppio. Se si
variano tutti i fattori produttivi vuol dire che si è nel lungo periodo. Quando i rendimenti di
scala sono decrescenti, vuol dire che la quantità prodotta varia meno che il
proporzionalmente rispetto agli input della produzione. Quando i rendimenti di scala sono
costanti, significa che la funzione di produzione varia proporzionalmente alla variazione
degli input. La funzione di produzione di lungo periodo può presentare rendimenti di scala
crescenti, vuol dire che la quantità prodotta aumenta più che proporzionalmente rispetto
alla variazione degli input, i rendimenti decrescenti di scala, che sono chiamati anche
diseconomia di scala, indicano che la quantità prodotta cresce meno che
proporzionalmente rispetto alla variazione degli input produttivi, invece i rendimenti di
scala costanti sono quelli in cui c’è una proporzionalità tra la variazione degli input
produttivi e la variazione della quantità prodotta, aumentano nella stessa produzione.
A fronte di una rappresentazione grafica della funzione del costo totale, è possibile
ricavare un particolare andamento delle funzioni del costo medio e marginale.

LEZIONE 9: IL RICAVO TOTALE, IL RICAVO MEDIO E IL RICAVO MARGINALE


19 Ottobre 2020

Se in un grafico, si va a rappresentare questa funzione. Quella funzione che parte


dall’origine degli assi e il costo totale di lungo periodo. La sua natura dipende da
rendimenti di scala che possono essere sia crescenti che decrescenti, perché si è nel
lungo periodo e, siccome tutti i fattori sono variabili, nella funzione ci sono due curvature:
parte dall’origine degli assi perché quando producono 0 il costo è 0, poi cresce con una
concavità verso il basso fino al punto di flesso, dal quale la concavità va verso l’alto. Dopo
un determinato andamento in cui cresce con una curvatura verso il basso, iniziare a
crescere con una curvatura convessa o rivolta verso l’alto. Che intervengano più
rendimenti diversi, lo si vedrà, l’importante però è che fino al punto di flesso, le risorse
produttive, che sono tutte variabili, sono utilizzate con rendimenti in scala che possono
essere ben crescenti.
Asse verticale = costo marginale di lungo periodo, costo totale di lungo periodo
Asse orizzontale = quantità prodotta 
Dove c’è il punto di flesso sta il minimo del costo marginale della medesima quantità. Se il
costo marginale rappresenta di quanto aumenta il costo totale per ogni unità in più
prodotta, il costo medio è il costo totale fratto la quantità. Ed è il costo medio emblematico
sintomo di rendimenti di scala.

Si immagini di far passare per la funzione, una retta, che parte dall’origine degli assi, ed è
tangente al costo totale, tocca il costo totale in un unico punto, in corrispondenza di quel
punto corrisponde una quantità ben diversa dal punto di flesso. In corrispondenza di quella
quantità il minimo del costo medio del lungo periodo. Il costo totale di lungo periodo cresce
al crescere delle quantità.

Il costo totale di lungo periodo cresce con concavità diverse e fino al punto di flesso cresce
a tassi decrescenti, dopo il flesso cresce proporzionalmente con concavità volta verso
l’alto. Se al punto di flesso corrisponde il minimo del costo marginale, qualsiasi retta che
parte dall’origine degli assi potrà toccare il costo totale in più punti, solo una però vi è
tangente, per questo punto, il costo marginale che sta già crescendo, passa nel minimo
del costo medio, e il punto minimo è la scala minima efficiente. Il minimo del costo
marginale corrisponde ad un altro punto per una quantità più piccola. Il costo totale di
lungo periodo cresce con concavità diverse e fino al punto di flesso cresce a tassi
decrescenti. In corrispondenza del punto al quale corrisponde il minimo del costo medio di
lungo periodo, la produzione è caratterizzata da rendimenti di scala crescenti. Le
economie di scala corrispondono a rendimenti di scala crescenti. Il costo medio di
economie di scala, quando decresce al crescere della quantità prodotta. Oltre il suo
minimo, i rendimenti cominciano a diventare decrescenti, tant’è che il costo medio
incomincia a crescere e questo fenomeno si chiama diseconomia di scala.
Fino al punto di flesso, rispetto al costo totale, possiamo definire il minimo del costo
marginale. Il punto rosso sul costo totale risponde al minimo del costo medio di lungo
periodo e per quel punto passa il costo marginale. Fintanto che il costo medio di lungo
periodo decresce al crescere della quantità, questa è una cosa positiva ma vuol dire che vi
sono rendimenti di scala crescenti. Oltre quel minimo quando il costo medio di lungo
periodo cresce, ci sono le diseconomie di scala. In Italia oggi c’è un settore
particolarmente sofferente, vicino a quello del turismo, che è quello del teatro. Si immagini
una compagnia teatrale, a parte avere un teatro in proprietà che permette di creare le
scene come meglio si crede, le compagnie incominciano a provare le parti. Durante le
prove le compagnie lavorano per economie o diseconomie di scala? Quando una
compagnia prova le parti, poi finisce per averle in repertorio e quindi se replicano quelle
parti, dovranno ripetere le parti molto meno rispetto alla prima volta che le hanno provate,
perché si è versatili in quel ruolo. Nel lungo periodo, quando si ha un teatro in cui fare
fondali, spostare tutto quello che è l’organico e il palcoscenico, si ha dei rendimenti di
scala crescenti, soprattutto se dopo un certo numero di prove si può realizzare quello
spettacolo con l’elemento che il copione è in repertorio. A rendimenti di scala crescenti,
corrispondono economie di scala, perché la compagnia man mano che propone delle
rappresentazioni, i costi medi di lungo periodo sono decrescenti. Se la compagnia
raggiunge un costo medio minimo, dove c’è la scala minima efficiente, perché i costi medi
di lungo periodo possono aumentare e a costi medi di lungo periodo crescenti
corrispondono rendimenti di scala decrescenti? perché la compagnia può pensare di
andare in tournée, o di aprire un nuovo teatro a Londra. Si comincia a desiderare di
ingrandire la compagnia teatrale piuttosto che l’attività. È possibile che incomincio ad
intervenire problemi logistici, al trasporto per esempio delle scenografie, oppure problemi
manageriali, perché bisogna avere una sede manageriale che si adegui alle regole che
sono imposte dalle performing arts a Londra. Oltre alla scala minima efficiente, se ci si
vuole ingrandire, è molto probabile che i costi media siano via via crescenti, e nel lungo
periodo a costi medi crescenti corrispondono rendimenti di scala decrescenti.

Introduzione alla teoria dell’offerta


Dopo i costi analizziamo i ricavi. Analisi tabellare e analisi per grafici.

Ricavi = tutto ciò che l’azienda ottiene dalla vendita di un bene o servizio.
Prima colonna =quantità venduta, e quindi se venduta anche domandata
Seconda colonna =prezzo del bene o servizio
Terza colonna = ricavo totale
Quarta colonna = ricavo medio
Quinta colonna = ricavo marginale 
La prima e la seconda colonna corrispondono a quantità via via prodotte e in particolar
modo si sta parlando di quantità prodotte e vendute, ovvero da qualcuno richieste. La
terza colonna corrisponde al ricavo totale, ovvero prezzo per quantità.
La quarta colonna corrisponde al ricavo medio, ovvero ricavo totale/quantità.
La quindi colonna è il ricavo marginale, ovvero quanto varia il ricavo totale al variare di una
piccola quantità, ovvero anche solo una unità in più venduta.
Il teatro oggi non vende semplicemente tutti i posti in platea o in galleria a un qualsiasi
prezzo, ci sono tantissime formule di abbonamento, di utilizzo di servizi complementari,
combinazione per acquistare due o più biglietti a prezzi minori o altre opzioni. Alla tariffa di
21 € può corrisponde a un biglietto ma anche alla tariffa coppia più due caffè al bar.
All’aumentare della quantità prodotto il prezzo decresce. Man mano che il prezzo scende
la quantità è via via crescente. Quel prezzo che via via decresce può corrispondere a
tariffe diverse che si applicano durante la stagione, perché per esempio c’è la prima fila
che corrisponde a un determinato prezzo e il loggione che ne corrisponde ad un altro.
Dopo aver visto i costi del teatro e della compagna che ogni tanto ha delle economie e
ogni tanto delle diseconomie di scala. Si può andare a vedere quanto vende la compagnia
in un anno, tenendo conto che non si vendono tutti i posti ad un unico prezzo, ma li si
vende combinando diversi prezzi. Diverse tariffe con diverse opportunità.
Per riga se si moltiplica la Q con il P si ottiene il ricavo totale. Che poi possa essere ricavo
di tutta la stagione o di una serata il valore può cambiare. Se si ha dei dati di domanda in
termini di prezzo e quantità e si vende esattamente per quelle che sono le Q richieste dai
consumatori, prezzo per quantità è il ricavo totale. Il ricavo totale cresce al crescere della
quantità venduta. A un certo punto il ricavo totale diventa massimo (numero evidenziato
giallo). Quando raggiunge 121 raggiunge un picco, cresce e raggiunge un massimo per
poi decresce del medesimo andamento (picco con valori prima e dopo equivalenti). Nella
medesima crescita poi decresce, dopo 121 c’è 120 che è speculare al 120 sopra, poi c’è
117 che è speculare al 117 sopra e via andare. Ha un andamento curva, è una parabola
con un massimo.
Ricavo medio = il ricavo medio è il ricavo totale /quantità. Perché i teatri calcolano il ricavo
medio? Alcune volte per capire, se fossero diverse serate, qual è stata la serata di
maggior successo, qual è l’ipotesi di categoria di prezzo che possa essere più
interessante, ma in realtà è una questione utile nell’applicazione economico-aziendale
strategica di andare a vedere qual è l’andamento medio del ricavo. Il ricavo medio
corrisponde alla colonna del prezzo.
Ricavo marginale = di quanto varia il ricavo totale per una unità in più venduta. Il ricavo
marginale è quindi di conseguenza leggere le righe del ricavo totale e sottrarle. Fintanto
che si vende 0 il ricavo totale è 0, si inizia a vendere 1 quantità 21 – 0 = 2, il ricavo
marginale è 21, si vende due il ricavo totale è 40, quindi 40 – 21 = 19, poi vendo 3 il ricavo
totale 57- 40= 17. Il ricavo marginale è di conseguenza via via decrescente.
Sia il ricavo medio che il ricavo totale sono decrescenti, il ricavo marginale al crescere
della quantità, e può raggiungere anche un valore negativo per differenze. Che rapporto
c’è tra ricavo medio e prezzo? all’aumentare della quantità venduta entrambe le colonne
sono decrescenti. Il ricavo medio è decrescente e il ricavo marginare gli è al di sotto, o
inferiore. Il ricavo marginale è una grandezza che dipende da quando vendiamo, ma se si
vende a prezzi via via decrescenti, quando si vendono 2 unità non si può considerare che
la prima la si vende a 21, ma entrambe le unità le si vende a 20, se si passa a vendere 3
unità si deve che pensare che la quantità precedente non la si vende a 20 e la quantità
successivamente precedente a 21, tutte le tre unità si venderanno a 19, quando si
vendono 4 unità le si vende tutte e 4 a 18 euro. Il ricavo marginale è decrescente perché
chiunque venda risponde a una domanda che è una relazione inversa (al diminuire del
prezzo aumenta la quantità domandata) e questa diminuzione del prezzo vuol dire
rinunciare a dei ricavi, perché man mano che il prezzo scende il venditore perde qualcosa.
La compagnia teatrale non è che non vende serate a prezzi diversi, ma si deve
immaginare che se propone prezzi diversi, perché lo fa? Nel creare la sua strategia di
prezzo sta cercando di rispondere a famiglie, single, coppie e altri servizi, quello che viene
venduto non è solo lo spettacolo dal vivo, ma tante diverse esperienze. La domanda per
sua relazione è decrescente, soltanto al diminuire del prezzo, la quantità domandata
aumenta. Il ricavo marginale quindi è simile alla domanda, o risponde al medesimo
andamento della domanda, non le è uguale o le si sovrappone perfettamente, perché il
ricavo marginale proprio perché corrisponde a variazioni del ricavo totale deve tener conto
che quando si vende una quantità via via crescente a prezzi decrescenti, purtroppo si
hanno delle perdite marginali, perché vendere quantità 4 e tutte queste 4 unità al prezzo
18, non significa che la 3 la vendi a 19 o la 2 a 20, tutte e 4 le vendi a 18. Il ricavo
marginale purtroppo sconta tutte le perdite di ricavo. Il ricavo marginale è di andamento
simile alla domanda ma subisce il fatto che se il ricavo totale cresce, cresce in quantità via
via decrescenti. Quando il ricavo totale scende dal suo massimo a 120 il ricavo marginale
passa da 1 a -1. Fra 1 e -1 c’è 0 quindi quando il ricavo totale è massimo il ricavo
marginale passera da una quantità positiva a una quantità negativa.
Il ricavo marginale è una quantità via via decrescente per sconta il fenomeno della
relazione inversa, e se si vuol vendere le unità lo si dovrà fare al prezzo inferiore.
Con le prima due colonne della tabella si può rappresentare la domanda di mercato,
sull’asse verticale il prezzo e su quella orizzontale la quantità domandata.

I dati di quantità e prezzo corrispondono all’equazione della domanda.


Q= -P+22 è ala domanda di mercato per i dati riportati nelle prime due colonne della
tabella. C’è una quantità 0 a qui corrisponde il prezzo 22. La quantità massima
acquistabile è 22, e la domanda è di equazione -P+22.
Passando alla terza colonna, ovvero quella del ricavo totale

TR= PXQ
P= -Q+22 TR= -Q2 +22Q
In corrispondenza di questa domanda fin tanto che la quantità domandata e venduta è 0, il
ricavo totale è 0. Infatti, il ricavo totale parte dall’origine degli assi. Quello sotto la
domanda non vuole essere un semplice quadrato, però per come è fatta la domanda,
questo per 11 di prezzo e 11 di quantità, è il punto medio della domanda. Dove il ricavo
totale è massimo c’è il punto medio della domanda.

Scendendo lungo la colonna si arriva al massimo, ovvero 121, dopo di che decresce.
Anche se non si è calcolato tutte le possibili righe diventa pari a 0 quando la quantità
massima acquistabile teoricamente viene venduta a un prezzo pari a 0.
Nel teatro ci sono le tariffe in cui chi entra paga 0, alcune fase minori di una data età, o
maggiore di determinate età e altro ancora. Anche per dati tabellari quando sulla domanda
si va a calcolare il punto medio di elasticità unitaria, per come è fatta la tabella e in
corrispondenza di 11 quantità e prezzo, al ricavo totale corrisponde il punto medio e
l’elasticità unitaria della domanda.
Per quanto riguarda il ricavo marginale?
Con le prime due colonne della tabella precedente, si può rappresentare la domanda di
mercato.

Q = -P+22 è la domanda di mercato per i dati riportati nelle prime due colonne della tabella
MR =-2Q+22
DD=AR (RICAVO MEDIO)
Con riferimento ai ricavi, non si farà mai riferimento al breve o lungo periodo, perché i
ricavi dipendono dal momento in cui si produce e si vende, ma non esiste un ricavo fisso,
o nel breve periodo. Un ricavo può essere solo variabile.
Il ricavo medio è uguale alla domanda, perché se il ricavo totale è prezzo per quantità, il
ricavo medio è prezzo per quantità /quantità, e quantità/quantità è uguale a 1, e quindi
resta solo il prezzo. Se il ricavo marginale, per tabella, era compreso tra quanto si sta
producendo tra 0 e 1, è simile al ricavo medio, perché ha lo stesso andamento. Il ricavo
marginale, proprio perché ci sono le perdite intramarginali, è sempre sotto di qualche unità
rispetto al ricavo medio.
Il ricavo medio della domanda è DD= AR, il ricavo marginale gli sta al di sotto. Quando il
ricavo totale è massimo, la domanda è nel suo punto medio o di elasticità unitaria, il ricavo
marginale è 0. In corrispondenza del punto medio della domanda, MR=0, TR MASSIMO,
elasticità = 1.

La retta, che interpreta i prezzi che i consumatori sono disposti a pagare per questa
merce, è la domanda e questa corrisponde anche al ricavo medio. Per una quantità pari a
0 il ricavo totale è pari a 0, raggiunge 121 in corrispondenza della quantità 11 e poi
scende. In corrispondenza del punto medio si è detto che il ricavo totale era massimo, ma
per come si rappresenta il ricavo marginale, in corrispondenza del ricavo medio, per quella
quantità per la quale il ricavo totale è massimo, l’elasticità unitaria, il ricavo marginale è
pari a 0.
L’ambizione del teatro è, per qualsiasi livello di output (produzione):
- L’impresa cerca di minimizzare i propri costi
- L’impresa cerca di massimizzare i profitti, la differenza positiva tra i ricavi e i costi totali,
RT> CT
Il ricavo non è massimo quando si massimizza il profitto, perché l’importante per
un’impresa è minimizzare i costi.
I profitti dipendono sia dai costi che dai ricavi, ognuno dei due varia al variare dell’output:
- il costo marginale (MC) è la variazione del costo totale conseguente alla produzione di
una unità addizionale
- il ricavo marginale (MR) è la variazione del ricavo totale conseguente alla vendita di una
unità addizionale
DOVE STA IL VOLUME (output o quantità) CHE ASSICURA IL MASSIMO PROFITTO?  
Il costo totale è un costo di breve periodo. Un periodo in cui il teatro non ha tutti i fattori
variabili, ma anche un fattore fisso, che può essere anche il costo di manutenzione,
quando per esempio il teatro non produce. Una prima analisi per vedere dove un’impresa
massimizza il profitto è guardare dove il ricavo totale è di massima differenza rispetto al
costo totale. Una prima analisi inoltre può essere fatta evidenziando la q* per la quale è
massima la distanza tra ricavo totale e costo totale. La quantità che assicura il massimo
profitto è la quantità in cui è massima la differenza tra ricavo totale e costo totale. Il ricavo
totale è di massima distanza rispetto al costo totale per q*.
Il profitto massimo è per una quantità in cui è massima la distanza tra il ricavo totale e il
costo totale. La quantità a cui corrisponde il ricavo massimo non è la quantità a cui
corrisponde il massimo profitto. Dove c’è il ricavo totale non c’è il profitto massimo.

In base ai dati in possesso la quantità alla quale si raggiunge il massimo profitto è la


quantità dove sta la massima differenza tra ricavo totale e costo totale.  
Questo costo totale è rappresentato dalla curva azzurra nel grafico sopra.
La quantità per il quale si raggiunge il massimo profitto è la quantità dove sta la massima
differenza tra RT e CT che è quella con i numeri in rosso. Quindi la quantità che assicura il
massimo profitto è 6. 

AUTOVALUTAZIONE:
Quali tra i seguenti eventi può provocare una contrazione della domanda di tostapane?
1. aumento del prezzo di tostapane
2. riduzione del prezzo di tostapane
3. il lancio con successo sul mercato di un forno elettrico per tostare il pane (modalità
alternativa e quindi bene sostituto)
4. la diffusione di notizie sui possibili effetti negatici sulla salute del pane tostato

In ipotesi di scarsità, la Food and Drug Administration statunitense impone un prezzo


massimo al caffè, prezzo massimo inferiore al prezzo di equilibrio. Questa politica ha lo
scopo di:
1. favorire i produttori di caffè
2. favorire i consumatori di caffè
3. portare il mercato all’equilibrio, tramite i naturali aggiustamenti
4. garantire un reddito minimo ai produttori di caffè (se fosse un prezzo minimo)

Cosa provoca lo spostamento da SS a S’S’?


1. aumento del prezzo di un bene sostituto (riguarda la domanda)
2. introduzione di norme che assicurano premi all’imprenditoria (SS si sposterebbe verso
destra)
3. diminuzione del prezzo (di che cosa? Se fosse dei fattori produttivi si sposterebbe a
destra)
4. introduzione di una imposta proporzionale
5. aumento della spesa totale (allora dovrebbe essere uno spostamento nel tratto
inelastico della domanda)
6. diminuzione del ricavo totale in tratto elastico di DD
7. diminuzione del prezzo nel nuovo equilibrio (perché nel nuovo equilibrio il prezzo
aumenta)
8. diminuzione dell’elasticità della domanda nel nuovo equilibrio (elasticità superiore
all’unità e quindi aumenta)

 
LEZIONE 10: LA SCELTA DEL VOLUME OTTIMO DI PRODUZIONE
22 Ottobre 2020

Si è riprodotto il ricavo totale e la quantità prodotta e venduta di breve periodo. C’è un


difetto in questo grafico, è misurato perfettamente ciò che viene richiesto nell’asse
orizzontale, mentre sull’asse verticale il ricavo totale e i costi totali di breve periodo.
Questo grafico però non indica esattamente il ricavo totale o la quantità prodotta. La curva
verde rappresenta la funzione del costo totale, c’è un flesso per la quantità 4, ovvero
cresce con concavità rivolta verso il basso fino a 4, poi cresce di concavità rivolta verso
l’alto, quindi ci sono dei rendimenti di scala decrescente legati ai fattori variabili e non si
può andare oltre a una determinata quantità di variabile fisso. Cos’è il profitto? È la
distanza che sta tra ricavo e costo. Il profitto massimo è la massima distanza tra ricavo e
costo. Differenza tra ricavo e costo totale. A Q’ corrisponde profitto? No, perché a Q’
corrisponde l’intersezione tra ricavo totale e costo totale. Il teatro potrebbe anche avere
dei punti di pareggio, in corrispondenza di Q’ esiste l’intersezione tra ricavo totale e costo
totale. Si esclude che in quel punto ci sia il breakeven point, perché può avere una diversa
interpretazione perché in economia aziendale, può rappresentare il punto di pareggio,
nelle aule invece di economia politica, può essere quella quantità che assicura già un
profitto positivo. Il flesso è il punto in cui il costo totale dopo essere crescita a tassi via via
decrescenti, incomincia a crescere a tassi crescenti. Il flesso è sicuramente un punto
importante, perché il costo da li in poi inia a crescere con concavità verso l’alto. Questa è
una funzione di costo che fino ad una determinata quantità, sarà caratterizzata da
rendimenti decrescenti dei fattori variabili perché questi fattori crescono ma esiste un
fattore fisso, che costituisce un vincolo.
6 è la riga di quantità per la quale 96 - 69 dà il profitto massimo 27, che non si troverà per
qualsiasi altra riga.
Quando c’è 11 il ricavo totale è massimo ma la distanza tra il punto di ricavo totale e il
costo è più piccola di quella che corrisponde al massimo profitto di 27.
Non è detto che la quantità che dà il massimo profitto è quella che dà anche il massimo
ricavo. La quantità che assicura il massimo profitto (6) può essere diversa da quella
quantità che assicura il massimo ricavo (11). C’è un criterio che consente come
un’impresa possa massimizzare il profitto è fare la differenza, ma un altro criterio è quello
che prende in considerazione costo marginale e ricavo marginale, è un criterio alternativo
ma con la stessa efficacia dell’altro, la quantità che assicura il massimo profitto intesa
come differenza massima tra costo totale e ricavo totale è la stessa è una quantità per la
quale in costo e il ricavo marginale si eguagliano. Nella tabella ci sono i costi marginale,
raggiunge il suo minimo di 7 per la quantità 4 è anche la quantità per cui il costo totale ha il
suo flesso. Al punto di flesso del costo totale corrisponde il minimo del osto marginale. Il
costo marginale per questo dati diventa minimo a 7, aa questo 7 corrisponde la quantità 4,
quantità per cui il costo totale cambia la curvatura ovvero il flesso. 
Il costo marginale è una curva.
Il ricavo marginale è una quantità continua ed è retta decrescente. Tra la quantità 6 e 7 io
guardano questi dati di costo marginale o ricavo marginale possono dire che il costo
marginale 10 in corrispondenza di 6 per arrivare a 12 ha dei campi di variazione, nel
passaggio dalla 6 a 7 il ricavo marginale passa da 11 a 9, tra la q 6 e 7 ci sono campi di
variazione dove il ricavo marginale e il costo marginale si incontrano. C’è un campo di
variazione tra 10 e 12, e tra 11 e 9 e si incontrano per forza, la tabella è una tabella che
per sua natura è rappresentata a variazioni unitarie. Per quella quantità (6-7) che assicura
il massimo profitto il costo marginale e il ricavo marginale si incontrano, cioè il volume out
put quantità che assicura il massimo profitto è anche quella quantità in cui il ricavo
marginale e il costo marginale si eguagliano ovvero si incontrano. Nella quantità (6) o
nell’intervallo (6-7) dove il profitto è massimo, il costo marginale e il ricavo marginale si
incontrano/si eguagliano. 
Ma perché il profitto dovrebbe essere massimo? costo marginale e ricavo marginale si
incontreranno, nonostante si eguaglino il profitto è massimo. Perché l’impresa non
avrebbe altrimenti convenienza andare dopo la quantità 6.

LEZIONE 11: INTRODUZIONE ALLA CONCORRENZA PERFETTA


26 Ottobre 2020

Rappresentare graficamente le funzioni di ricavo e le funzioni di costo insieme, nel breve


periodo esistono i costi fissi di produzione che sono moto importante nell’equilibrio di
breve periodo.
Relazione tra la funzione del costo medio e totale variabile rispetto al costo marginale?
Fino a quando il costo marginale corre al disotto del costo medio il costo medio decresce. 
Gli economisti utilizzano l’analisi marginalistica per individuare quel volume ottimo di
produzione cioè quel volume di produzione in corrispondenza del quale il profitto
economico è massimo.
(grafico 17) Quando il ricavo marginale è superiore al costo marginale l’impresa può avere
del profitto, se invece il costo marginale è superiore al ricavo l’impresa allora ha interesse
a diminuire la produzione. Quando l’impresa ha interessa a bloccare la produzione?
Quando il costo marginale e il ricavo marginale si eguagliano/si incrociano e questo indica
la massimizzazione del profitto economico. Dopo aver individuato il volume devo cercare il
prezzo a cui devo vendere questa quantità appena trovata andando sulla curva di
domanda (linea rosa). In questo caso l’impresa ha i profitti positivi perché i ricavi sono
superiori ai costi. 
Come individuare l’area del ricavo totale? RT > STC area rosa 
Valore del costo medio totale di produzione della quantità Qstar = devo andare dal punto
Qstar fino al punto sulla curva SATC e trovo l’area (area blu) area dei costi totali 
Area profitto positivo (area gialla), 
Costo opportunità = miglior impiego alternativo 
Differenza tra costo medio totale e costo medio variabile ci dà il costo medio fisso 

Teoria dell’offerta
Un settore è l’insieme delle imprese omogenee per tipi di produzione (settore
automobilistico, settore abbigliamento, settore alimentare...) che operano come offerenti in
uno stesso mercato. La produzione di un settore è la somma delle produzioni delle
imprese che lo compongono.
Ci sono settore in cui è molto facili entrare come quello della ristorazione perché ci sono
poche barriere all’entrata invece ci sono altri settori in cui è molto difficile entrare dovute
alle mote e alte barriere d’entrata 
L’impresa deve decidere quanto produrre e a quale prezzo: 
- queste decisioni sono collegate e dipendono dalle caratteristiche del mercato in cui opera
l’impresa 
la struttura di mercato è l’insieme delle caratteristiche della D e della S che determina
comportamento e performance di acquirenti e venditori.
I principali caratteri strutturali di un mercato sono:
- libertà di entrata e di uscita del mercato
- concentrazione della domanda e dell’offerta
- differenziazione del prodotto
- diffusione dell’informazione fra gli acquirenti e i venditori 
Si faranno 4 forme d mercato diverse a si applicheranno questi caratteri. Oggi faremo la
prima tipologia di mercato ovvero CONCORRENZA PERFETTA. 

CONCORRENZA PERFETTA
Nel punto di intersezione troveremo l’equilibrio di mercato. Il singolo producendo non è in
grado di influenzare l’equilibrio del mercato, perché i produttori presenti sono così tanti che
le decisioni di un singolo on possono modificare l’equilibrio del mercato (1 caratteristica).
Le imprese offrono un prodotto esattamente uguale uno con l’altro e i consumatori
percepiscono esattamente come identico l’uno all’altro e quindi i prezzi non possono
essere diversi. In una concorrenza perfetta l’impresa deve subire il prezzo di equilibrio già
presente sul mercato, la curva di domanda è orizzontale in corrispondenza al prezzo che
ha trovato sul mercato. Questa curva di domanda è caratterizzata da un coefficiente di
elasticità infinito (infinitamente elastica) l’impresa non ha interesse ad aumentare il prezzo.
Le imprese non hanno interesse a diminuire il prezzo perché possono vendere tutto quello
che producono allo stesso prezzo, e quello che producono è legato ai costi di produzione.
Quindi io già sapendo il prezzo posso adeguare la prima produzione ai miei costi.
Rappresentare un certo tipo di equilibrio (breve periodo e lungo periodo).

La curva di domanda è relativa al prezzo, qualsiasi quantità venda la vende allo stesso
prezzo. La curva di domanda corrisponde al ricavo medio perché il ricavo medio è il ricavo
per unità prodotta e quale è il ricavo do unità prodotta? È il prezzo ed è per questo che
coincidono. Di quanto varia il ricavo totale se produco un’unità in più? Non vaia perché
quell’unità in più è venduta allo stesso preso ed è per questo che coincide anche MR. 
Cerchiamo il volume di produzione= punto verde. Determinato il volume ottimo di
produzione devo vedere se con i mii ricavi riesco coprire i miei costi totali.
Area rosa = ricavi totale
Area blu = costi totale 
Il ricavo marginale coincide con la curva di domanda perché vendo anche quell’unità in più
allo stesso prezzo MR=P
Area gialla = area dell’extra profitto positivo, ovvero il ricavo totale è maggiore dei costi.
Guadagno oltre al costo totale
In concorrenza perfetta la regola marginalistica viene vista come l’uguaglianza tra costo
marginale e prezzo perché prezzo e ricavo marginale coincidono.
Equilibrio con profitti positivi 
Siamo nella seconda ipotesi.
Se tutte le imprese subiscono lo stesso prezzo possiamo immaginare che tutte abbiamo la
stessa curva di domanda, quindi cosa distingue le imprese l’una dall’altra? I costi. 
I costi medi sono uguali ai ricavi.
Il profitto economico è nullo ovvero uguale a 0 (perché RT=CT) però all’impresa consente
di coprire i costi delle risorse dell’impresa, le risorse sono completamente remunerate dai
ricavi, non ha un profitto ma i costi sono coperti dai ricavi. 
Il profitto economico nullo è detto profitto normale.
Il punto E si chiama punto di pareggio perché è il punto in cui i ricavi totale e costi totali si
eguagliano. 

Siamo nella terza ipotesi. I costi totali sono maggiori dei ricavi, ma continuando a produrre
l’impresa potrebbe minimizzare le sue perdite. Quali sono i costi che riesce a coprire?
L’impresa copre tutti i costi variabili totali di produzione (area rossa). Quale è allora il
volume di costi che l’impresa in riesce a coprire? La differenza tra il costo medio totale e il
costo medio variabile è il costo medio fisso (parte verde). Con il ricavo riesco anche a
coprire una parte dei costi fissi che non producendo non riuscirei a coprire quindi è meglio
che l’impresa continui a produrre e non chiuda. La parte gialla è quella che non copre 

I costi sono maggiori dei ricavi, per l’impresa produrre e non produrre è la stessa cosa 
La curva di offerta di una singola impresa in concorrenza perfetta nel breve periodo
corrisponde al tratto crescente della funzione del costo marginale (SMC) a partite dal
punto di chiusura (è il punto di minimo della funzione del costo medio variabile di
produzione =C)
Profitto economico = differenza tra ricavo totale e costi totale (sia i costi espliciti e costi
impliciti) 
Profitto contabile = differenza tra ricavo totale e i costi espliciti
POSSIBILI DOMANDE ESAME:
1. Nel mercato, se la curva di domanda è anelastica, un aumento dell’offerta provoca:
- un aumento della quantità di equilibrio
- un aumento del prezzo di equilibrio
- l’aumento del surplus dei consumatori
- una diminuzione del prezzo di equilibrio

2. Se il prezzo aumenta:
- aumenta il surplus dei consumatori
- aumenta la quantità domandata
- aumenta la quantità offerta
- diminuisce il surplus dei produttori

3. Il coefficiente di elasticità domanda/prezzo:


- è nullo per i beni indifferenziati (o indipendenti)
- è compreso tra 0 e infinito
- è pari ad 1 per i beni complementari
- è nullo in corrispondenza dell’intercetta verticale della curva di domanda

4. il coefficiente di elasticità domanda/reddito:


- è nullo per i beni indifferenti (o indipendenti)
- è compreso tra 0 e infinito
- è negativi per i beni necessari
- è negativo per i beni inferiori (poveri)
è positivo se individua la categoria dei beni normali (necessari, compresi tra 0 e 1 e di
lussi, superiore all’unità

LEZIONE 13: MONOPOLIO


10 Novembre 2020

Il modo in cui sono declinate che le barriere fossero nulle, la concentrazione della
domanda e dell’offerta p nulla, la differenziazione del bene o servizio è nulla perché s
tratta di un servizio omogeneo, e vi è una perfetta informazione che esiste.

Monopolio = forma di mercato dove esiste una sola impresa.


È una forma di mercato teorica, perché esistono forme di mercato molto vicine al
monopolio assoluto ma non esiste veramente. Insieme alla concorrenza perfetta è una
delle sue forme estreme di mercato.
Declinazione delle caratteristiche strutturali:
BARRIERE ALL’ENTRATA = sono assolute, perché un mercato in cui deve esserci
l’impossibilità di altre imprese di entrare nel mercato.
BARRIERE ALL’USCITA = sono nulle, perché nessuno ha interesse ad uscirne, perché è
sempre un mercato profittevole
CONCENTRAZIONE DELLA DOAMDNA = nulla, ovvero frammentata dietro una grande
curva di consumatori
CONCENTRAZIONE DELL’OFFERTA= se è concentrata su un’unica impresa, essa è
assoluta.
DIFFERENZIAZIONE DEL BENE E SERVIZIO = è assoluta, perché esiste un’unica
impresa che offre il bene o servizio
TRASPARENZA E INFORMAZIONE= è perfetta
Quali sono le barriere all’ingresso che possono consentire all’impresa di rimanere da sola?
Legali o economiche.
Legali = situazione in cui si viene a trovare un’impesa che abbia registrato un brevetto, per
un periodo di tempo limitato potrà trattenere la proprietà assoluta. Il brevetto garantisce
per legge ad un’impresa che offre in un mercato il bene e servizio di cui ha scoperto le
caratteristiche.
Economiche= riferite al possesso in esclusiva di una risorsa produttiva, o legate a vantaggi
di costo (=monopolio naturale).
La domanda dell’impesa coincide con la domanda del mercato o settore, mentre in
concorrenza perfetta si doveva fare una distinzione, estremamente rilevante per lo studio
delle situazioni di bp e lp, e si era distinto l’equilibrio del mercato e della singola impresa,
la domanda rivolta all’impresa coincide con la domanda di mercato nel monopolio, e
questa coincidenza è legata alle caratteristiche strutturali del monopolio.

La curva del ricavo marginale = decrescente al di sotto della curva di domanda


Curva del ricavo totale = cupola, punto massimo è uguale a 1, mentre nel tratto inelastico
diminuisce il prezzo di mercato nella curva di domande, e quindi diminuisce il ricavo totale.

Esiste una precisa relazione tra domanda, ricavo marginale e ricavo totale, la curva di
domanda è decrescente (= relazione tipo inverso negativo tra prezzo e quantità
domandata), il ricavo marginale è variazione del ricavo totale quanto vendo una quantità in
più. Il ricavo marginale sarà pari al nuovo prezzo meno la perdita sulle unità inframarginali
(16-5= 11 inferiore al ricavo medio). Curva di domanda in relazione al ricavo totale, nel
tratto elastico della curva di domanda, se l’impresa vuole aumentare le unità prodotte
dovrà diminuire il prezzo, il ricavo totale aumenta. Si può verificare in che modo
un’impresa in monopolio può calcolare la quantità che le garantisce la massimizzazione
del monopolio, pensando che l’obiettivo del monopolista sia quello di massimizzare il
profitto economico. La regola per individuare la massimizzazione del profitto = regola
massimalistica (mr= mc).
Il punto è quello in cui le funzioni si intersecano e in corrispondenza di esso vado a
calcolare il volume di produzione costar, che è quello che garantisce il maggiore profitto.
Da questo punto, in cui ho individuato la quantità di equilibrio senza informazioni sul
prezzo perché si possono trovare solo curva di domanda, e risalendo il punto arrivo al
punto in cui si interseca con la curva di domanda e riesco ad ottenere il prezzo di equilibrio
per il monopolista. Occorre fare una verifica ulteriore, ovvero in corrispondenza di questa
quantità il prezzo sia superiore al costo medio variabile nel bp e che sia superiore al costo
medio totale nel lp.
Il ricavo totale è il prodotto tra prezzo e quantità, che danno l’area del rettangolo
evidenziata in rosso. SI possono verificare i costi medi totali che l’impresa sostiene per
produrre la quantità, dalla quantità di equilibrio sale fino alla,
ossia il costo medio che l’impresa sostiene per produrre qstar.

Rispetto al rapporto tra e costo marginale, è inferiore rispetto al prezzo perché esso è
superiore al costo marginale, il divario (=markup), tra prezzo e costo marginale è il potere
monopolistico dell’impresa, e sta nella possibilità dell’impresa di fissare un prezzo
superiore al costo marginale.
Il monopolio sta provocando delle inefficienze, in questo caso riguarda l’allocazione delle
risorse ed emerge dal fatto che il prezzo è maggiore del costo marginale e che viene
misurato dalla distanza tra prezzo e costo marginale può essere misurato con l’indice di
Lerner, e si calcola come prezzo/costo marginale – prezzo.
Si ipotizzi di rappresentare un settore o mercato in concorrenza perfetta, la cui curva è il
tratto crescente della curva di costo medio marginale …
Incrocio tra costo marginale e domanda= prezzo di concorrenza perfetta …
Si ipotizzi che un’unica grande impresa riesca ad appropriarsi di tutte le imprese
concorrenziali presenti sul mercato, cosa bisognerà aggiungere per confrontare il mercato
di concorrenza perfetta quando il monopolista ha afferrato tutte le imprese; per diventare
equilibrio di monopolio bisognerà aggiungere le funzioni che permetteranno di
In corrispondenza di questo punto leggiamo la quantità che il monopolista vuole produrre,

Il surplus dei consumatori in concorrenza perfetta è l’area del triangolo PCPEC, ma cosa
succede nel passaggio al monopolio? Al nuovo prezzo il surplus si riduce a PPMEM,
esiste un minore surplus legato in maniera intuitiva al fatto che viene venduta una quantità
inferiore ad un prezzo maggiore, ma l’area che i consumatori detenevano prima in forma di
surplus? Una parte diventa profitto del monopolista (=EMPCCEM), non si è perso nulla ma
si sono ridistribuite le risorse, mente EMCEC si è persa, e infatti quest’area rappresenta
perdita di benessere sociale netto o secca di monopolio o di surplus, il passaggio dal
mercato di concorrenza perfetta a monopolio porta a una perdita secca.
Se ampliasse la produzione una parte del profitto torna ad essere surplus del
consumatore, ma al monopolista non conviene perche vedrebbe diminuire i suoi guadagni.
La situazione di monopolio porta a delle inefficienze, ovvero occorrerebbe produrre di più
per aumentare il benessere sociale, mentre riducendo la produzione provoca una perdita
secca.
Il monopolio può essere desiderabile nella situazione di monopolio naturale: una sola
impresa è in grado di soddisfare l’intera domanda di mercato. Quali sono le condizioni che
devono esistere? Si tratta di una situazione di mercato caratterizzata da economie di scala
così rilevanti che la scala efficiente di produzione è cosi ampia da soddisfare l’intera
domanda di mercato tanto che la scala si trova oltre la domanda. Se la quantità prodotta
venisse divisa tra imprese dovrebbe essere più elevato e in questa situazione si
verrebbero a perdere i benefici delle economie di scala che invece gode l’impresa in
questa situazione.
Si ipotizzi una situazione di monopolio naturale, la scala efficiente di produzione è oltre
l’intera domanda di mercato. In assenza di qualsiasi intervento da parte dello stato, il
monopolista porterebbe avanti la massimizzazione del profitto. Se si lascia il monopolista
libero di agire, egli ottiene extraprofitti e fino ad un certo punto usa le economie di scala.
È necessario un intervento del governo, perché se si lascia agire il monopolista per i propri
benefici, il governo deve intervenire attraverso diverse ipotesi di regolamentazione: la
nazionalizzazione dell’impresa, e quindi cerca di produrre la massima quantità possibile
per sfruttare le economie di scala che l’impresa dispone, deve regolamentare il prezzo
all’interno del mercato perché se non lo fa si approfitta per tenere alto il prezzo e bassa la
quantità scambiata.

Il monopolista deve vendere ad un prezzo uguale al costo marginale di lungo periodo.


In corrispondenza di quale punto si realizza questa uguaglianza? Si intersecano nel punto
blu e questa è una quantità concorrenziale che deve essere venduta a un prezzo
concorrenziale Pc.
Quali sono i problemi? Se si va a guardare il volume del ricavo totale e si va a verificare
quali sono i costi che l’impresa sostiene per produrre e vendere la quantità concorrenziale
il ricavo dell’impresa sarebbe pari all’area blu. Per calcolare i costi bisogna risalire da Qc
alla curva di domanda, e si può vedere che l’area del costo totale è superiore dell’area del
ricavo totale, quindi il monopolista si trova in una situazione di sostenere una perdita pari
all’area in verde. Il monopolista non ci sta e quindi il governo potrebbe nazionalizzare
l’impresa e sostenere questa perdita che si verificherebbe inserendo dei sussidi alla
produzione, investendo una parte della spesa pubblica.
Esiste un’alternativa di regolamentazione? Imporre al monopolista uguale al costo medio
totale. imponendo un prezzo pari al costo medio si va a individuare un puto di intersezione
tra curva di domanda e la funzione del costo medio, in corrispondenza del quale andrebbe
a produrre la quantità regolamentata e andrebbe a vendere la quantità domandata al
prezzo Pr. Vantaggio? In corrispondenza del prezzo regolamentato (ricavo medio)
coincide con il costo medio di produzione e quindi il pareggio tra costi e ricavi.

1. Se LTC>TR l’impresa opera:


a. in pareggio
b. in perdita
c. in profitto
d. nessuna alternativa

2. SATC=45+SAFC
a. costo medio variabile
b. costo medio fisso
c. costo marginale massimo
d. costo fisso totale

LEZIONE 14: MONOPOLIO


13 Novembre 2020

Cap. 15.3 e 15.4

È interesse del monopolista fissa un prezzo nel tratto elastico della curva di
domanda, perché se la domanda è elastica, una variazione del prezzo comporta una
variazione di segno opposto del ricavo totale.

Il monopolista tutte le volte che può cercare di discriminare il prezzo, ovvero cerca di
modificare i prezzi a seconda delle persone a cui vende e della quantità. Devo ricorrere
una serie di condizioni: disponibilità ad acquistare dell’acquirente e impedire la rivendita
del bene o servizio da un gruppo che lo paga ad un prezzo inferiore a quello che lo paga
ad un prezzo maggiore.
La discriminazione del prezzo solitamente non avviene tanto per i beni, quanto per i
servizi.
Il monopolista non eguaglia il costo marginale al ricavo marginale, perché il ricavo
marginale nel mercato 2 è maggiore rispetto al mercato 1.
Il monopolista dovrebbe eguagliare il ricavo marginale in tutti e due i mercati, perché la
sua capacità di massimizzare il profitto in ciascuno dei due mercati.
Il monopolista piuttosto che fissa un prezzo unico, applica la regola della massimizzazione
del profitto in ogni mercato dato che conosco la curva di entrambi. La linea rossa viene
posta al ricavo marginale e nel puto in cui si interseca con il prezzo marginale, si fissa il
prezzo per ciascuna categoria.
Discriminano il prezzo, il monopolista riesce a imporre un prezzo per i consumatori che
hanno una domanda.
L’azione del monopolista non è un’azione di generosità, ma un’azione che gli consente di
ottenere un profitto maggiore rispetto alla vendita ad un prezzo unico. Riducendo il prezzo
rispetto ad alcune categorie di consumatori riesce a vendere beni e servizi che altrimenti
non avrebbe venduto.
Questa situazione si chiama = discriminazione di terzo ordine o tipo.
Ipotesi di discriminazione perfetta (primo tipo) = monopolista riesce a discriminare il
prezzo ossia riesca a far pagare ad ogni consumatore il suo prezzo di riserva (=prezzo
massimo che il consumatore è disposto a pagare per ottenere una unità di prodotto)
Se si vende a ciascun consumatore al prezzo massimo che è disposto, il ricavo marginale
sarà sempre inferiore alla domanda? Se si vendono le successive unità di prodotto al
prezzo massimo, il ricavo marginale sarà sempre uguale al prezzo che via via si farà
pagare ai consumatori. Il nostro monopolista continuerà a produrre? Finché il ricavo
marginale eguaglia il costo marginale.

DOMANDE SIMIL ESAME

1. Nel lungo periodo un’impresa in concorrenza perfetta:


- realizza extra profitti
- copre sia i costi fissi che variabili di produzione
- produce in corrispondenza del minimo costo marginale
- produce al minimo costo medio

2. Il ricavo totale in concorrenza perfetta nel breve periodo:


- è nullo
- è costante
- è sempre crescente (non cambia se in lungo o breve periodo)
- dapprima cresce, raggiunge un massimo e poi decresce

3. Il costo marginale decresce:


- finché la produttività marginale del fattore variabile è decrescente
- finché la produttività marginale del fattore variabile è crescente
- quando il costo medio è crescente
- quando il costo medio diminuisce

4. Il costo medio decresce quando:


- il valore del costo marginale è inferiore ad esso
- coincide con il valore del costo marginale
- il costo totale è decrescente
- l’elasticità dell’offerta è superiore a 1

5. Il ricavo medio di una singola impresa in concorrenza perfetta:


- è la variazione del TR in seguito alla vendita di una unità in più
- coincide con il ricavo marginale
- è il rapporto tra ricavo medio e ricavo marginale
- coincide con il costo marginale
6. Il ricavo medio di una singola impresa in concorrenza perfetta:
- è la variazione del TR in seguito alla vendita di una unità in più
- è il rapporto tra ricavo totale e quantità venduta
- coincide con il ricavo totale
- coincide con il costo marginale

7. Spostamenti lungo la curva LAC sono dovuti a variazioni:


- dei prezzi dei fattori produttivi
- del volume di produzione
- della tecnologia produttiva
- nell’impiego del fattore fisso di produzione

8. Se il costo marginale è inferiore al ricavo marginale:


- il costo medio è crescente
- l’impresa aumenta la produzione
- l’impresa diminuisce la produzione
- il costo medio è decrescente

9. Il costo fisso è
- nullo per Q=0
- la differenza tra il costo medio totale e il costo medio variabile
- la differenza tra il costo totale e il costo variabile
- sempre decrescente

10. il costo fisso è


- nullo per Q=0
- la differenza tra il costo medio totale e il costo medio variabile
- la differenza tra il costo medio totale e il costo marginale
- una semiretta orizzontale in corrispondenza del suo valore

LEZIONE 15: CONCORRENZA MONOPOLISTICA

La maggior parte di mercati si pongono tra la concorrenza perfetta e il monopolio, la


maggior parte dei mercati sono mercati imperfettamente concorrenziali cioè significa che
le imprese godono di un certo potere di mercato all’interno del mercato stesso in cui si
trovano ad operare di conseguenza la maggior parte delle imprese si trova a fronteggiare
una curva di domanda che è negativamente inclinata e non orizzontale come quella della
concorrenza perfetta. 
Quali sono le caratteristiche principali della concorrenza monopolistica:
ha delle caratteristiche in parte comuni con la concorrenza perfetta e in parte comuni con il
monopolio. In assoluta sintonia con la concorrenza perfetta anche la concorrenza
monopolistica ha una frammentazione elevata sia per la domanda che l’offerta cioè il fatto
che la concentrazione si a della domanda che dell’offerta sia irrilevante indica che in
questo mercato esistono una molteplicità di consumatori e di venditori. È possibile entrare
in questo mercato ma è costoso. Mentre nella concorrenza perfetta il prodotto era
assolutamente omogeneo qui il prodotto è differenziato da un produttore ad un altro
produttore ma all’interno di un mercato il prodotto è sostituibile. (es: cereali, dentifricio,
pasta, abbigliamento ovvero sono tutti prodotti differenziati agli occhi dei consumatori e li
trovo sostituibili l’uno con l’altro). Una barriera all’entrata in questo mercato potrebbe
essere il fatto di dover far conoscere il proprio prodotto perché ci sono già marche
affermate e farci conoscere potrebbe essere costoso. 
La prima considerazione è che avremo due curve di domanda inclinate negativamente:
- La curva di domanda di mercato
- La curva di domanda della singola impresa 
Questo è importante perché distingue la concorrenza monopolistica sia dalla concorrenza
perfetta sia dal monopolio perché in concorrenza perfetta la curva del mercato è una curva
di domanda inclinata negativamente invece la curva di domanda della singola impresa è
una curva di domanda orizzontale. In monopolio la curva di domanda del mercato coincide
con la curva di domanda della singola impresa avremo per cui un’unica curva di domanda
per il mercato e per l’impresa. 
La dove la curva di domanda sia decrescente ad essa corrisponde una funzione del ricavo
marginale che a sua volta è decrescente e corre al disotto della curva di domanda.
Anche nella concorrenza monopolistica vedremo che esiste come in concorrenza perfetta
un equilibrio di breve e lungo periodo invece nel monopolio tendenzialmente non ci sono
grosse differenze tra il breve e lungo periodo. 

Equilibrio esattamente uguale a quello visto nel monopolio. Abbiamo una curva di
domanda decrescente, una curva del ricavo marginale, una curva del costo medio totale di
breve periodo con la consueta forma ad U che viene intersecata nel suo punto di minimo
dalla funzione del costo marginale di breve periodo.
Quale è la regola che un‘impresa deve seguire per ottenere il volume ottimo di
produzione? Il ricavo marginale e il costo marginale si eguagliano.  Sul grafico vediamo
che il volume ottimo è il punto rosso. Esiste un profitto positivo perché il costo medio che
l’impresa sostiene per produrre questa quantità è inferiore rispetto al ricavo medio e di
conseguenza si crea nel grafico un’area di extra profitto che è pari a quell’area gialla,
la presenza di profitto positivi nel mercato sollecita l’ingresso di nuove imprese di
conseguenza la curva di domanda di ogni singola impresa diminuisce ossia l’ingresso di
nuove imprese restringe la domanda delle imprese già esistenti, e questa contrazione
continua fintanto che esistono profitti positivi sul mercato. Quando cesserà l’ingresso di
nuove imprese nel passaggio dal breve al lungo periodo in concorrenza monopolistica?
Quando non esiste più un extra profitto. qui vedremo che troveremo un’altra similitudine
con il mercato di concorrenza perfetta. 

La curva di domanda in un’impresa monopolistica si è ridotta fino a diventare tangente alla


curva del costo medio. In corrispondenza del volume ottimo di produzione (punto rosso) e
risalendo fino alla curva di domanda io individuo sia il prezzo di mercato sia che in quel
unto la curva di domanda è tangente anche alla funzione del costo medio e quindi il
corrispondete del costo medio. La conclusione è che l’impresa in concorrenza
monopolistica nel lungo periodo non consegue più extra profitti ma consegue un profitto
economico nullo ossia ha un volume di ricavo totale esattamente coincidente con i costi
totali.
L’impresa gode ancora di potere di mercato (è il mark up cioè la possibilità di fissare un
prezzo superiore rispetto al costo marginale)? In questo caso continua ad avere potere di
mercato ossia continua a fissare un prezzo superiore rispetto al costo marginale
nonostante i suoi profitti siano nulli. Esiste efficienza produttiva nel lungo periodo (ovvero
l’impresa produce al costo medio minimo? No perché per raggiungere l’efficienza
produttiva l’impresa dovrebbe aumentare la produzione ma il fatto che produca a un costo
medio superiore al costo medio minimo è una conseguenza del costo della varietà. La
mancanza di efficienza produttiva ossia il fatto che l’impresa non produca al costo medio
minimo è il costo della varietà, i consumatori preferiscono avere a disposizione un
ventaglio più ampio di beni e servizi tra cui scegliere e sono disponibili a dover pagare un
prezzo superiore per poter ottenere una maggiore varietà. 

MERCATO DI OLIGOPOLIO
Esistono importanti barriere all’ingresso, è molto costoso entrare in un mercato di questo
tipo. Anche le barriere all’uscita possono essere significative (es: mercato del petrolio). 
Un’altra caratteristica è il fatto che l’offerta si concentrata nelle mani di poche grandi
imprese o possono esserci un’impresa leader e altre imprese che sono seguaci
dell’impresa leader. La domanda è frammentata tra un gran numero di consumatori.
Prodotto altamente sostituibile agli occhi dei consumatori. 
L’altra caratteristica importante è che questo mercato è l’unico in cui la trasparenza
informativa è altamente imperfetta cioè le imprese realizzano che le loro azioni possono
provocare delle reazioni da parte di altre imprese e che le reazioni da parte delle altre
imprese non sono note, non sono certo di quello che gli altri faranno. ogni venditore deve
formulare delle congetture su quello che le altre imprese potrebbero fare.  Tra le imprese
esiste un’interdipendenza consapevole cioè l’azione di un venditore può provocare delle
reazioni sugli altri venditori che e le reazioni degli altri venditori non sono note perché in
questo mercato l’informazione non è perfetta e che di conseguenza l’impresa deve fare
delle congetture sul modo in cui reagiranno gli altri produttori. 
Perché le imprese non decidono di cooperare attuando delle strategie comuni piuttosto di
competere? Perché non possono firmare un accoro esplicito per ridurre la quantità al
prezzo monopolistico
La sola possibilità teorica che una delle imprese facenti parte dell’accordo possa venire
meno all’accordo stesso diventa un elemento che condiziona le azioni di una delle imprese
presenti sul mercato. 
No grafico figura 10.3 fino a pag 168 paragrafo 10.3 escluso.
Teoria dei giochià perché si possa parlare di un gioco occorrono una serie di condizioni:
devono esistere die giocatori (imprese), le imprese devono avere una strategia, a seconda
della strategia che le imprese attuano esistono diversi pay off che sono i risultati della
strategia. È possibile interpretare un gioco attraverso una matrice di questi pay off:

Due imprese A e B si trovano in un mercato e hanno la possibilità di aumentare o ridurre la


produzione, potrebbero mettersi d’accordo per ridurre la produzione per cercare di tenere
altri i prezzi sul mercato e otterrebbero determinati pay off (ossia determinati risultati)
oppure potrebbero aumentare la produzione con il che necessariamente comportando una
diminuzione dei prezzi ed ottenendo altri pay off ossia altri profitti. Questo esempio ce
stiamo analizzando è un esempio di gioco che si chiama “dilemma del prigioniero”, è un
tipico esempio di gioco non cooperativo i cui i due giocatori hanno una strategia
dominante. 
Iniziamo ad analizzare il prigioniero X i cui pay off sono segnalati in azzurro se il
prigioniero X confessa indipendentemente da quello che fa il prigioniero Y si prende 5 anni
se invece il prigioniero X non confessa si prende 20 anni. Tra 5 e 20 quale è la strategia
più utile per il prigioniero X? Ovviamente confessare. Ma cosa può succedere? Può
succedere che il prigioniero X confessi mentre il prigioniero Y non confessi in questo caso
se lui confessa a 5 anni ma se l’altro con confessa ha 1 anno? Quale è la strategia
dominante per il prigioniero X? Confessare, quindi la strategia dominante per il prigioniero
x è confessare.
Ora guardiamo il prigioniero Y se il prigioniero y confessa i pay off sono 5 anni se invece
non confessa sono 20 anni? Qui ovviamente la strategia dominante è confessare. 
Quindi possiamo notare che se entrambi seguono la strategia dominante e quindi con un
pay off maggiore si trovano in una situazione in cui prendono 5 anni per ciascuno ma se
entrambi non avessero confessato avrebbero potuto chiudere la tornata con 1 anno di
galera. Quindi che cos succede? La strategia dominante è quella che li porta a confessare
ma se loro avessero seguito la strategia che non è dominante ma che gli avrebbe
garantito una minor permanenza in galera sarebbero stati meglio rispetto a come stanno.
Quindi entrambi avendo scelto la strategia dominante si trovano in una situazione
peggiore rispetto a quella generata dalla scelta alternativa.
Ma perché il prigioniero X non confessa? Perché se solo X confessa e l’altro non confessa
X può ottenere 0 anni mentre l’altro 20 anni. La strategia dominante è confessare perché
nessuno dei due si fida del possibile comportamento dell’altro prigioniero. 
Vediamo come questo gioco può valere anche in termini economici:

Abbiamo 2 imprese e ognuna può decidere se aumentare o ridurre la propria produzione


ed entrambe sanno che i loro profitti sono interdipendenti cioè il profitto che si consegue
dopo aver scelto se aumentare o diminuire la produzione è interdipendente con la
decisione che ha preso l’altra impresa. 
Come vediamo ciascuna impresa ha la strategia dominante se aumenta la produzione,
quindi entrambe le imprese decidono di aumentare la produzione, quando invece se
avessero scelto di ridurre entrambe la produzione il loro profitto sarebbe stato maggiore
ovvero 200 000 euro a testa. Per quale ragione nessuna delle due ha deciso di ridurre la
produzione? Perché se entrambe si mettessero d’accordo rindurendo la produzione
garantendosi un profitto congiunto c’è sempre il rischio che una delle due venga meno
all’accordo preso lasciando l’altra impresa priva di ogni profitto. 
Questo è un classico esempio di gioco non cooperativo con strategia dominante in cui la
strategia dominante porta le due imprese a ottenere un pay off che comunque è inferiore a
quello che avrebbero potuto ottenere se avessero potuto stabilire un accordo e avere
avuto la certezza che questo accordo sarebbe stato rispettato. 
All’interno di un mercato oligopolistico in cui abbiamo detto che la mancanza di
informazione e quindi l’interdipendenza consapevole tra le imprese è una delle
caratteristiche più importanti quello che succede è che le imprese sono costantemente nel
dilemma tra cooperare o competere ed esistono una serie di modelli che c fanno capire
che mentre sarebbe la maggior parte delle volte nell’interesse delle imprese cooperare
spesso c’è il rischio che queste imprese volgiano venir meno all’accordo singolarmente
per cercare di aumentare i propri profitti a discapito dei concorrenti e questo l’abbiamo
visto sia con l’esempio del cartello sia con l’esempio della teoria dei giochi. Quello che
succede nei mercati reali è che spesso e volentieri laddove ci siano delle situazioni in cui
le imprese possono effettivamente realizzare degli accordi nel caso più noto l’OPEC
vengono spesso inserite delle clausole in cui sci sono degli impegni che vengono assunti
tali per cui se qualcuno non rispetta i termini dell’accordo viene attuata una strategia
punitiva che rende poco conveniente venir meno all’accordo. 
Le imprese quindi scelgono sempre la strategia dominante anche se non porta a loro il
profitto maggiore perché il rischio di rispettare un accordo con l’altra impresa può
compromettere il pay off finale.
L’ultimo modello di oligopolio che vediamo è il modello della curva di domanda ad angolo
che ci serve per spiegare un altro aspetto del mercato oligopolistico cioè bei mercati
oligopolistici questa stori a dell’interdipendenza consapevole che cosa porta come
conseguenza? Porta al fatto che le imprese proprio perché sanno che ad azione
corrisponde reazione si dice che una delle caratteristiche dei mercati oligopolistici sia la
stabilità dei prezzi, si parla di vischiosità dei prezzi (ovvero i prezzi tendono a rimanere
stabili ma soprattutto a non scendere, cioè i prezzi in questi mercati tendono o a salire o a
rimanere stabili ma tendenzialmente sono vischiosi verso il basso quindi tendono a non
diminuire).
E uno dei modelli che viene utilizzato per spiegare questa situazione è proprio il modello
della curva di domanda ad angolo.
(grafico 27) abbiamo ipotizzato la situazione di un’impresa che si trova all’interno di un
mercato oligopolistico e che vende il suo bene servizio al prezzo P 0 e a questo prezzo
vende la quantità Q0.
Il modello della curva di domanda ad angolo ci mostra quali sono le congetture ossi le
ipotesi che la nostra impresa fa rispetto a una possibile variazione del prezzo di mercato.
L’impresa si chiede se le converrà diminuire il prezzo, quale è la congettura o meglio
l’ipotesi che l’impresa che stiamo considerando fa rispetto ad una sa possibile zione nella
direzione di diminuire il prezzo di mercato. L’impresa ipotizza che se dovesse diminuire il
prezzo di mercato le altre imprese la seguirebbero nella strategia della diminuzione del
prezzo di mercato (perché sappiamo che i mercati oligopolistici hanno prodotti sostituibili)
e di conseguenza l’impresa stessa si troverebbe a fronteggiare un tratto rigido o inelastico
della curva di domanda. Quindi le altre imprese avranno una politica imitativa e di
conseguenza il tratto di curva di domanda che io mi troverà a dover fronteggiare
nell’ipotesi di una diminuzione del prezzo sia un tratto inelastico della curva di domanda
(tratto blu) (quindi se io diminuisco il prezzo e mi aspetto che questo avvenga su un tratto
di domanda inelastico la mia ipotesi è che il mio ricavo totale diminuisca).
Visto che ha notato che non le conviene diminuire il prezzo ora prova a vedere cosa
succede se l’impresa decide di aumentare il prezzo. Anche in questo caso l’impresa dovrà
fare delle congetture rispetto a quale sarà la possibile reazione dei concorrenti rispetto ad
una sua azione di aumento del prezzo di equilibrio del mercato rispetto a P 0. Cosa fanno le
altre imprese secondo l’impresa considerata? Se decidesse si aumentare il prezzo le altre
imprese avrebbero un’azione non imitativa cioè la lascerebbero in autonomia aumentare il
prezzo, se l’impresa si aspetta di non essere imitata in una strategia di aumento del
prezzo si aspetta di fronteggiare una curva di domanda elastica rispetto al prezzo di
partenza (tratto rosso). E quindi vediamo che la curva di domanda dell’impresa avrà un
angolo in corrispondenza de prezzo P0. Le congetture dell’impresa sono che se decidesse
di aumentare il prezzo le altre imprese non la seguirebbero e di conseguenza lei si
troverebbe a fronteggiare una curva di domanda elastica. Al di sotto del prezzo attuale
P0 se l’impresa decidesse di diminuire il prezzo di mercato ritiene che verrebbe imitata
dalle altre imprese e che di conseguenza si troverebbe a fronteggiare una curva di
domanda inelastica. 
Ora cosa succede se vado ad aumentare il prezzo nel tratto in cui la mia curva di
domanda è elastica? Quindi se il prezzo aumento nel tratto elastico della domanda il
ricavo totale diminuisce. 
Quindi a questo punto non le conviene ne diminuire il prezzo nel tratto inelastico ne
aumentare il prezzo nel tratto elastico perché diminuirebbe sollo il ricavo totale quindi
decide che le conviene operare in corrispondenza de prezzo (P 0) che sta attualmente
applicando alla sua quantità. 
Questo modello tende a spiegare il perché tende ad esistere una certa stabilità dei prezzi
nei mercati oligopolistici, una stabilità di prezzi che tendono a non diminuire quasi mai. 
Tra la curva del ricavo marginale del tratto elastico e la curva del ricavo marginale del
tratto inelastico esiste una discontinuità evidenziato in giallo con le lettere H K questo
significa che se l’impresa dovesse avere delle variazioni di costo marginale all’interno di
questo tratto di discontinuità non cambierebbe il prezzo di partenza a differenza di altri
mercati che come abbiamo visto se c’è una variazione dei costi marginali ci sarà anche
una variazione del prezzo di partenza. 
Quado invece nel settore si verificano invece rilevanti variazioni di costo allora quello che
nel settore è destinato a succedere è che allora tute le imprese siano destinate a
aumentare il prezzo di mercato a seguito di una variazione dei loro costi quindi quello che
può succedere in un mercato oligopolistico è che i prezzi tendono a rimanere stabili, che
anche per piccole variazioni d costo non ci siano modifiche nel prezzo di equilibrio e quindi
si realizzano variazioni di costo rilevanti che riguardano l’intero mercato ci saranno allora
variazioni di prezzo che riguarderanno tutte le imprese in tutto il mercato. 
Questo modello però non ci dice come sono state stabilite il prezzo di partenza e la
quantità di partenza. Come abbiamo fatto a stabilire P 0 e Q0? Una delle spiegazioni è che
probabilmente questo modello fa nascere il prezzo iniziale la quantità iniziale da un
accordo collusivo o implicito da parte delle imprese che operano all’interno d questo
stesso mercato.

LEZIONE 16: INTRODUZIONE ALLA MACRO ECONOMIA


24 Novembre 2020

La macroeconomia dà la possibilità di avere uno sguardo d’insieme e di come i mercati


possono interagire tra di loro e avere effetti ulteriori rispetto a quelli che abbiamo visto
nella microeconomia. La macroeconomia, per esempio, suggerisce la lettura del reddito di
un sistema economico, della ricchezza di un sistema economico, della produzione di un
sistema economico, attraverso una serie di indicatori, come per esempio il prodotto interno
lordo. L’oggetto della macroeconomia sono tutti gli oggetti legati alla disoccupazione,
all’inflazione, che quasi più affligge i sistemi economici, visto e considerato che siamo in
una fase non di crescita di un sistema economico, la crescita e la recessione di un sistema
economico, vedere perché alcuni paesi crescono più di altri e quali sono le ragioni per le
quali invece un sistema economico può entrare in una fase recessiva ossia di decrescita
della sua ricchezza.
La macroeconomia = studia l’interazione con diverse parti del sistema economico.
Il flusso circolare del reddito = tutti i flussi monetari e reali che possono esistere
all’interno di un sistema economico estremamente
semplificato. Perche? Perché è un sistema economico
nel quale operano esclusivamente due attori economici:
le famiglie e le imprese.
Cosa succede? Per quanto riguarda il flusso reale, le famiglie sono le proprietarie ultime
dei fattori produttivi all’interno di un sistema economico. Ovvero dietro alle aziende ci sono
comunque individui e famiglie, quindi i fattori produttivi vengono forniti alle imprese dalle
famiglie.
Chi è il proprietario ultimo dell’impresa? Ovviamente è un individuo, e in quanto individuo
rientra nella categoria famiglie.
Famiglie = proprietarie ultime dei servizi dei fattori produttivi (=quello che serve alle
imprese per poter produrre beni e servizi). Cosa fanno? Forniscono i servizi dei
loro fattori produttivi alle imprese.
E le imprese cosa fanno? Producono beni e servizi, che vendono sul mercato alle famiglie.
Esiste un flusso reale nel quale le famiglie forniscono i servizi produttivi alle imprese e le
imprese utilizzano questi fattori produttivi per produrre beni e servizi che tornano alle
famiglie.
In questa ipotesi di rappresentazione dell’economia attraverso questo flusso circolare del
reddito, a questo flusso reale che dalle famiglie passa alle imprese e viceversa, esiste
anche un flusso monetario estremamente collegato al flusso reale, perché le famiglie che
hanno ceduto i servizi dei propri fattori produttivi alle imprese, ottengono in cambio dalle
imprese stesse il reddito dei fattori produttivi, chi ha fornito il lavoro otterrà un salario, chi
ha fornito la terrà otterrà una rendita, chi ha fornito capitale otterrà interessi, chi è
proprietario ultimo dell’impresa percepirà profitti. Quindi l’aver offerto servizi alle imprese
sotto forma di fattori produttivi, comporta che le imprese diano in cambio dei servizi dei
loro fattori produttivi alle stesse famiglie un reddito per aver utilizzato i fattori della
produzione.
Cosa fanno le famiglie con questo reddito? Nell’ipotesi semplificata le famiglie utilizzano
per intero questo reddito per l’acquisto di beni e servizi. Questa spesa di beni e servizi
torna quindi alle imprese  è un circolo, flusso che mostra questi flussi reale che esistono
all’interno di un sistema economico tra le unità di decisione economica o attori economici.
L’osservazione di questo grafico, suggerisce che esistono 3 modi equivalenti per
misurare l’attività produttiva di un sistema economico, si può cioè misurare la produzione
di un sistema economico attraverso: - il valore dei beni e servizi che sono prodotti
- la remunerazione ottenuta dalle famiglie per la
cessione dei servizi dei fattori produttivi alle imprese
- la spesa per beni e servizi
Il reddito, la ricchezza di un sistema economico può essere misurata attraverso 3 metodi
che sono tutti equivalenti e che vengono ben rappresentati in questo grafico ossia: il valore
di beni e servizi che vengono prodotti all’interno di un sistema economico, che sarò pari al
reddito dei fattori, cioè la remunerazione che i fattori produttivi ottengono per essere stati
utilizzati dalle imprese nel ciclo produttivo e la spesa per i beni e servizi. Esiste quindi una
precisa coincidenza tra il valore per la spesa di beni e servizi, il valore dei beni e servizi
stessi ed infine il reddito dei fattori produttivi per la cessione dei servizi dei fattori produttivi.
È evidente che si siano delle semplificazioni, per esempio che le imprese possono
acquistare beni e servizi da altre imprese, perché si sta parlano solo della spesa per beni
e servizi finali, si esclude anche un’altra complicanza, ossia che le famiglie decidano di
non spendere tutto il reddito che hanno percepito, avendo ceduto i fattori produttivi, ma
desiderino in parte risparmiare invece che spenderlo per intero per acquistare beni e
servizi. Al fine di complicare il modello si devono utilizzare dei concetti non prettamente
economici e politici, ma di contabilità nazionale.
Contabilità nazionale = insieme di procedure statiche predisposte per misurare l’attività
produttiva complessiva di un paese. Esisteranno quindi un
insieme di identità contabili, che si prenderanno come dato di
fatto, che possono aiutare nel funzionamento di un sistema
economico che sono invece propri dell’economia politica.
Per cominciare ad utilizzare i concetti di contabilità nazionale, utilizziamo la misura
principale ovvero il PIL o prodotto interno lordo, che è sicuramente la misura principale
dell’attività economica di un paese.
PIL = è il valore del mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti nell’ambito di un sistema
economico in un dato periodo di tempo, dai fattori produttivi residenti (all’interno),
indipendentemente dalla loro nazionalità.
È espresso in un valore di moneta di tutti i beni e servizi finali, ovvero quelli che
vengono venduti agli acquirenti finali nell’arco di un anno. Tutti coloro che operano
all’interno del paese, indipendentemente dalla loro nazionalità, quello che
produrranno in termini di beni e di servizi finali rientrerà nel PIL di quel paese.
Il PIL è: - la spesa per i beni e servizi finali
- il valore della produzione
- il reddito percepito dai fattori di produzione
E queste 3 grandezze coincidono
Il PIL è il valore di mercato dei beni e dei servizi finali= ciò vuol dire che qualcuno ha
acquistato questi beni e servizi finali, e chi può averli
acquistati? Tendenzialmente il PIL = spesa per i beni
di consumo che viene realizzata dalle famiglie più
la spesa per i beni di investimento dei capitali
acquistati dalle imprese. Esiste quindi un’identità
contabile, cioè il PIL è uguale al consumo e
all’investimento indipendentemente dal valore dei
consumi e degli investimenti. È sempre vero che il PIL
è uguale alla spesa per i consumi più la spesa per
investimenti in un settore economico in cui operano
due soli attori le famiglie e le imprese.
Qual è quindi la spesa che viene realizzata dalle famiglie all’interno del sistema
economico? Le famiglie siamo noi e la spesa è quella per i beni e i servizi di consumo.
I beni finali sono solo quelli acquistati dalle famiglie ma possono essere anche quelli
acquistati dalle imprese (= spesa per investimento, in cui le imprese acquistano i beni
capitali che non si esauriscono in un unico ciclo produttivo).
Il PIL non comprende i beni intermedi che sono quei beni che rappresentano l’input per
altri processi produttivi. Per quale ragione non sono conteggiati all’interno del PIL? Perché
altrimenti sarebbero conteggiati due volte.
Una misura alternativa dell’attività produttiva di un paese è basata sul valore aggiunto
prodotto dal complesso delle imprese di un paese.
Valore aggiunto= è la differenza tra il valore finale di un bene o servizio e gli input
intermedi che sono stati utilizzati nel processo produttivo. È il valore del
bene finito al netto del valore del prodotto intermedio utilizzato nella
produzione. Si può quindi misurare il PIL come il valore della spesa per
i beni finali prodotti oppure posso conteggiare il valore aggiunto, quanto
cioè ciascun passaggio prima di arrivare al bene finale, di ogni
passaggio produttivo in modo da arrivare allo stesso risultato ma
valorizzando anche i beni intermedi utilizzati per produrre il bene finale.
Una terza misura dell’attività produttiva di un paese è = somma dei redditi ricevuti dai
fattori produttivi come compensi per la prestazione dei servizi
dei fattori produttivi stessi.

In che modo è possibile dimostrare che le misurazioni viste fin ora siano equivalenti
all’interno di un sistema economico? Nella tabella è presente la tipologia di bene che viene
prodotto, il venditore, in questo caso 4 (= IMPRESA A,B,C,D), il compratore, che sarà una
di queste 4 imprese che compra dalle altre imprese, il valore della transazione, ciascuna
transazione che avviene tra gli attori economici all’interno del mercato, valore aggiunto,
spesa per i beni finali e redditi dei fornitori. Tenendo conto gli ultimi 3 sono i metodi che
esistono per misurare il PIL di un sistema economico e il cui valore dovrebbe essere
assolutamente equivalente qualsiasi metodo si utilizzi.
L’impresa A produce acciaio e non ha costi intermedi, quindi lo produce essendo
proprietaria delle risorse che occorrono per produrre l’acciaio. Cosa fa? Vende all’impresa
B, che produce macchinari, acciaio per 1000€, non essendoci costi intermedi, il valore
aggiunto di questo processo produttivo è esattamente pari al valore della transazione
ossia 1000, che per l’impresa A rappresentano anche la remunerazione che dovrà essere
poi distribuita tra i fattori della produzione.
L’impresa A sempre vende acciaio anche all’impresa D, che produce automobili, l’impresa
D acquista dall’impresa A 3000€ di acciaio, in questo caso, ancora una volta, l’impresa A
non ha costi intermedi per cui il valore aggiunto è esattamente pari al valore della
transazione e ancora una volta questi 3000€ andranno a rappresentare il reddito dei
fattori, ossia quanto dovrà essere distribuito tra coloro che operano all’interno dell’impresa
A o sarà il profitto della stessa impresa.
L’impresa B ha acquistato acciaio pari a 1000€ dall’impresa A e utilizza questo acciaio
per realizzare un macchinario, che rappresenta un bene di investimento ossia capitale, e
lo vende all’impresa D, che produce automobili, per 2000€ tenendo conto però che 1000€
li aveva spesi per acquistare l’acciaio che rappresenta un bene intermedio nella
realizzazione del macchinario. A fronte quindi di un valore di transazione pari a 2000€ il
valore aggiunto è pari a 1000€ (2000-1000). L’impresa D acquista il macchinario come
bene di investimento quindi si avrà anche un valore di 2000€ pari alla spesa per beni finali
rappresentata dalla spesa per beni di investimento dell’impresa D. Si avrà anche in questo
caso un reddito dei fattori pari a 1000€, che sarà la remunerazione che l’impresa B potrà
distribuire ai lavoratori o rappresentare profitto per l’impresa stessa.
L’impresa C produce pneumatici, ed è proprietaria della gomma per produrre pneumatici
visto che non esistono costi intermedi, e vende pneumatici per 500€ all’impresa D, questi
550€ rappresentano sia il valore aggiunto della produzione sia il reddito dei fattori della
produzione che hanno operato all’interno dell’impresa C.
L’impresa D ha comprato 3000€ di acciaio dall’impresa A e 500€ di pneumatici
dall’impresa D. l’impresa D vende l’auto ai consumatori per 5000€. Qual è il valore
aggiunto dell’attività per l’impresa D? L’impresa D vende l’auto per 5000€, ma 3000€ li
aveva spesi per l’acquisto dell’acciaio e 500€ per comprare i pneumatici, quindi 5000-
3500, il valore aggiunto è pari a 1500€, però si ha una spesa per beni finali rappresentata
dai 5000€ che i consumatori hanno speso per acquistare l’autovettura e si ha il reddito dei
fattori pari a 1500€.
Se si va a sommare il valore delle singole transazioni, i valori delle transazioni sono pari a
11500€, ma non è il valore del PIL, perché è una somma inferiore perché il valore della
transazione sovrastima il valore della produzione. Il PIL in questo sistema economico sarà
pari a 7000€ sia che lo si calcoli come valore aggiunto, sia come somma dei valori
aggiunti, sia come spesa per beni finali, sia come somma dei redditi percepiti dai fattori
della produzione.
Le famiglie hanno percepito un reddito pari a 7000€ ma hanno speso per beni e servizi di
consumo solo 5000? Cosa possono aver fatto con quei 2000€ che non tornano nella
spesa? Hanno risparmiato.
Il risparmio = quella parte del reddito che non viene destinata alla spesa per beni e servizi
di consumo. S = Y (=PIL) – C però sappiamo che Y= C+I quindi S=I.

Le imprese che realizzano la spesa per investimento utilizzano quello che le famiglie
accantonano sotto forma di risparmio.
S, ovvero il risparmio all’interno del sistema economico, rappresenta un prelievo dal flusso
circolare del reddito, cioè un flusso monetario che esce dal flusso circolare del reddito e
riduce la spesa, perché la parte del mio reddito non la utilizzo per acquistare beni di
consumo ma la metto da parte e questo risparmio rappresenta un prelievo, qualcosa che
viene tolto dal flusso circolare del reddito e che di conseguenza va a ridurre la spessa per i
beni e servizi di consumo.
La spesa per investimento, invece, rappresenta un flusso monetario che va ad arricchire il
flusso circolare del reddito, cioè rappresenta una immissione, un flusso monetario che
entra nel flusso aumentando la spesa per beni e servizi da parte delle imprese.
Se il risparmio e investimenti non dovessero coincidere esistono degli escamotage di
contabilità nazionale che consentono di ottenere sempre l’uguaglianza tra le entità del
risparmio e degli investimenti.
Se le famiglie decidono di risparmiare un ammontare diversi da quanto le imprese
decidono di investire, esiste un meccanismo contabile che riporta in pareggio investimenti
e risparmi.
Se i risparmi sono superiori rispetto agli investimenti, le imprese rimangono con della
produzione invenduta, e questa va ad incrementare le scorte e di conseguenza il risparmio
sarà uguale all’investimento che le imprese avevano programmato più questa variazione
delle scorte che garantirà sempre l’uguaglianza tra risparmio e investimento.
Meccanismo automatico= garantisce il pareggio fra risparmio e investimento ed è basato
sulla variazione delle scorte
Scorte= valore di beni finali e intermedi e di fattori produttivi che vengono immagazzinati
dalle imprese per essere successivamente utilizzati o venduti
Gli investimenti misurati dalla contabilità nazionale contengono:
- sia gli investimenti programmati, desiderati dalle imprese
- che la variazione involontaria delle scorte, dovuta a produzione invenduta
Cercando in rendere il sistema economico sempre più realistico, si deve introdurre il
settore pubblico.
In che modo il governo viene ad operare all’interno di un sistema economico? Attraverso
le sue entrate e le sue uscite che vengono normalmente considerate all’interno di un
documento contabile che si chiama bilancio pubblico.
Bilancio pubblico = documento che registra l’intervento pubblico in economia sotto forma
di entrate e uscite.
Quali sono gli strumenti con i quali il settore pubblico entra nel flusso circolare del reddito?
Il governo ha delle entrate e delle uscite, cioè il suo bilancio pubblico è fatto di entrate e
uscite. Quali sono le entrate del sistema economico, cosa rappresenta un’entrata per il
governo? Tasse, di cui ne esistono diversi tipi. Il settore pubblico poi interviene
nell’economia anche con delle spese, che possono essere di due tipi:
- G, governament = spese per l’acquisto di beni e servizi che servono al governo per
poter svolgere la propria attività (es. acquisto di posti letto per le
terapie intensive)
- B = trasferimenti di reddito a famiglie e imprese, compresi gli interessi sul dibattito
pubblico, pagamento a cui non è associato uno scambio di beni e servizi
Le entrate pubbliche provengono da:
- imposte dirette = colpiscono reddito e patrimoni, sottraggono reddito alle famiglie
(=ridurre la quantità di reddito di cui si dispone e quindi la capacità di
spesa)
- imposte indirette = colpiscono gli scambi di beni e servizi o i trasferimenti di patrimonio,
creano un divario tra il prezzo che viene pagato dai consumatori,
perché contiene la tassa, e il prezzo che ricevono i produttori che è
al netto della tassazione, perché la tassazione viene presa dal
governo.
La tassazione all’interno di un sistema economico può essere interpretata come
un’immissione o come un prelievo? La tassazione va a ridurre il reddito, la spesa per i
consumi ma è un prelievo, perché il flusso di reddito viene diminuito di una somma che
viene poi ad essere trasferita in capo al governo e il governo utilizzerà quella somma per
realizzare le sue spese per beni e servizi o trasferimenti, quindi è un prelievo dal sistema
economico che viene poi utilizzato dal governo per effettuare i suoi acquisti o realizzare
trasferimenti.
Entrate e uscite possono avere un saldo positivo o negativo. Se le entrate sono superiori
alle sue uscite, se l’entità delle tasse è superiore all’entità della spesa, si avrà un avanzo
di bilancio, un surplus. Quando invece succede che le entrate sono inferiori rispetto alle
uscite, e di conseguenza la spesa è superiore rispetto alla tassazione si avrà un
disavanzo o deficit di bilancio.
Il divario tra prezzi al consumo e prezzi ricevuti dai produttori, dovuto alla tassazione
indiretta, fa sorgere la necessità di una duplice definizione del PIL. Il PIL ai prezzi di
mercato misura il valore dei beni e servizi finali valutati ai prezzi pagati dai consumatori,
comprensivi di imposte indirette.
- PIL ai prezzi di mercato = comprese le tasse indirette comprese sugli scambi Y= C+I+G
(G va ad accrescere il PIL)
- PIL al costo dei fattori = escludendo dal computo del valore l’entità della tassazione
Indiretta Y= C+I+G-T (legato solo al costo dei fattori)
Perche nel valore del PIL non ci sono i benefit? Perché ci sono spese che vanno ad
influire positivamente sul valore del PIL.
La presenza dei benefit, come quella della tassazione, modifica la definizione di reddito
disponibile, ovvero quello che le persone ottengono dalla cessione dei fattori della
produzione che gli appartengono.
Come si modifica il reddito disponibile dopo che è stato introdotta la presenza del settore
pubblico? È minore rispetto al precedente dopo l’introduzione delle tasse, perché prima
tutto il reddito che veniva pagato era reddito disponibile da utilizzare per tutti gli usi
necessari. Quindi il reddito viene diminuito di quella quota che si va a pagare al governo
sotto forma di tassazione.
I trasferimenti non è che scompaiono dal sistema economico, ma vanno a modificare il
reddito disponibile dei soggetti che in questo caso sarà pari al reddito integrato da
eventuali trasferimenti ma al netto della tassazione. Anche il risparmio cambia, perché
prima era reddito- consumo, ma a questo punto sarà reddito con l’aggiunta dei
trasferimenti e al netto della tassazione – il consumo.
Come cambia il flusso circolare del reddito allorché si inserisce il ruolo del
governo?

Le famiglie che percepiscono un certo reddito possono destinare questo reddito a due
utilizzi, possono realizzare una spesa per beni e servizi di consumo o risparmiare questo
reddito. Il reddito che viene risparmiato, è un prelievo dal sistema economico in quanto
riduce il flusso di moneta e il valore della spesa, ma al risparmio corrisponde l’investimento
che è invece la spesa realizzata dalle imprese per i beni e servizi capitali da utilizzare
all’interno dell’attività e invece gli investimenti è un’immissione all’interno del flusso
circolare del reddito. Il governo a sua volta entra nel flusso circolare del reddito con la
spesa pubblica. Le tre voci di spesa che abbiamo considerato sono: spesa per consumi da
parte delle famiglie, a spesa per investimenti da parte delle imprese, la spesa pubblica da
parte del governo. C+I+G è il PIL, come la somma delle spese realizzate all’interno del
sistema economico dai soggetti che abbiamo considerato. Il valore di questa spesa torna
in parte al governo sotto forma di tassazione indiretta. Questa spesa attiva alle imprese,
perché sono loro che hanno offerto i beni e i servizi sul mercato, e le imprese che
ottengono il valore della spesa da parte dei soggetti esistenti all’interno del sistema
economico danno un reddito alle famiglie che hanno ceduto i fattori di produzione alle
imprese stesse. Questo reddito può essere aumentato da parte del governo dei
trasferimenti, e ridotto da parte del governo per l’esistenza della tassazione. Le famiglie
quindi si trovano con un certo reddito disponibile che sarà in parte risparmiato e in parte
consumato e il flusso circolare di un’economia a 3 fattori viene ben rappresentato in
questa figura.
La contabilità impone che: S+T=I+G  valga sempre l’uguaglianza tra prelievi dal flusso
circolare del reddito e immissione nel flusso
circolare del reddito.
La tassazione diretta, al netto dei benefici, è un prelievo dal flusso circolare.
Questa uguaglianza afferma che il valore dei prelievi deve essere uguale al valore delle
immissioni.
La precedente identità può essere riorganizzata: S-I=G-T (il governo a un disavanzo
pubblico, ossia che le entrate del governo sono inferiori
rispetto alle uscite)
Il fatto che debba sempre esistere un’uguaglianza contabile tra i prelievi e le immissioni
sta ad indicare che se esiste un disavanzo per esempio nel settore pubblico, allora dovrà
esistere un surplus nel settore privato.
Quando le spese del governo sono maggiori rispetto alle tassazioni cosa fa il governo?
Aumentare le tasse significa andare a toccare il reddito disponibile delle famiglie e delle
imprese e questa pratica non viene vista bene da chi paga le tasse, quindi molte volte il
governo se si trova in deficit chiede un prestito ai propri cittadini mediante titoli di stato. I
cittadini devono avere un risparmio superiore rispetto a quello che hanno destinato agli
investimenti in modo da poter gestire questo risparmio per acquistare i titoli di stato che il
governo ha messo in gioco.
L’ultimo attore economico utile è il resto del mondo, che tiene conto del fatto che un paese
vende una parte della propria produzione ad altri paesi, ovvero esporta beni e servizi e
che nello stesso tempo all’interno di un paese vengono acquistati beni e servizi da parte di
altri paesi.
L’ultimo settore è quello estero. Si avrà anche in questo caso un prelievo dal sistema
economico, un flusso economico che in questo caso è rappresentato dalle importazioni,
ovvero beni e servizi esteri che vengono acquistati da residenti nel paese nazionale.
X = valore delle merci e servizi venduti all’estero
Y = valore delle merci e dei servizi prodotte all’estero e acquistate da residenti nel paese
nazionale
Le esportazioni costituiscono una componente aggiunti della richiesta di domanda, ma si
dovrà tenere conto del valore netto ossia della differenza tra esportazioni e importazioni.
La definizione di PIL non cambia ma si completa  Y= C+I+G+X+Z=C+I+G+NX
Cambiano anche le identità:
- tra prelievi e immissioni al flusso circolare  S+T+Z=I+G+X
- tra saldi finanziari dei settori istituzionali  S-I=(G-T)+NX
Il PIL può essere ottenuto utilizzando fattori produttivi posseduti da cittadini stranieri,
analogamente, i fattori produttivi nazionali possono essere impiegati per la produzione di
PIL estero. Ciò crea un divario tra PIL e reddito nazionale:
- la remunerazione dei fattori produttivi esterni utilizzati nel paese nazionale provoca una
fuoriuscita di reddito
- la remunerazione dei fattori produttivi nazionali utilizzati all’estero provoca un afflusso di
reddito
Quindi esistono dei redditi netti dall’estero, misurano gli afflussi al netto dei deflussi del
reddito.
Il Prodotto Nazionale Lordo, detto anche reddito nazionale lordo è pertanto uguale a:
PNL ai prezzi di mercato – PIL ai prezzi di mercato + Redditi netti dall’estero.
Il prodotto nazionale lordo misura il reddito complessivo ottenuto dai fattori nazionali
indipendentemente dal paese nel quale questi fattori sono utilizzati.
Dal PNL si ottiene il Prodotto Nazionale Netto sottraendo gli ammortamenti
 PNN ai prezzi di mercato = PNL – ammortamenti
L’ammortamento misura la perdita di valore dei beni capitali nell’arco di tempo utilizzato e
misura l’usura fisica e l’obsolescenza, tecnologica dei capitali impiegati nel processo
produttivo.

LEZIONE 17: MODELLO REDDITO-SPEDA O METODO KEYNESIANO


27 Novembre 2020
1. Il prezzo in concorrenza perfetta nel breve periodo coincide con il:
- Ricavo totale 
- Costo medio variabile 
- Ricavo medio
- Costo medio minimo

2. Il prezzo in concorrenza perfetta nel breve periodo coincide con il:


- Ricavo totale
- Costo medio variabile
- Ricavo marginale
- Costo medio minimo

3. Il prezzo in concorrenza perfetta nel breve periodo non coincide con:


- Il ricavo totale
- Il ricavo medio
- Il ricavo marginale
- La domanda 

4. Il ricavo marginale è negativo quando: (grafici 28)


- Il ricavo totale è decrescente in corrispondenza e tratto inelastico della domanda  
- Il costo marginale è crescente 
- Il ricavo medio è crescente
- Il costo medio è minimo 

Se il ricavo totale aumenta il ricavo marginale è positivo. Se il ricavo totale decresce il


ricavo marginale è negativo. 

5. Il ricavo marginale è negativo quando:


- L’elasticità è maggiore di 1
- L’elasticità è minore di 1 quindi nel tratto inelastico della domanda  
- L’elasticità è uguale a 1
- L’elasticità è uguale a 0 

6. In concorrenza perfetta per la singola impresa:


- Il ricavo totale è decrescente
- Il costo marginale è costante
- Il ricavo medio è costante
- Il costo medio è massimo 

7. In monopolio:
- Il ricavo totale è crescente
- Il costo marginale è costante
- Il ricavo medio è decrescente perché coincide con la curva di domanda che è inclinata
negativamente 
- Il costo medio è massimo 

8. In concorrenza perfetta nel BP (breve periodo) la singola impresa deve sempre coprire:
- I costi fissi
- I costi variabili totali
- I costi marginali 
- I ricavi marginai 

9. In concorrenza monopolistica:
- Il ricavo totale è crescente
- Il costo marginale è costante
- Il ricavo medio è decrescente
- Il costo medio è massimo

10. Il Pil al costo dei fattori:


- È calcolato a prezzi costanti
- Non tiene conto delle imprese indirette
- Coincide con il Pil reale 
- Coincide con il PNL

11. In concorrenza monopolistica la curva di domanda del settore:


- È orizzontale
- È decrescente
- Coincide con la curva di domanda dell’impresa
- Coincide con il ricavo marginale 

12. In concorrenza perfetta la curva di domanda del settore:


- È orizzontale
- È decrescente
- Coincide con la curva di domanda dell’impresa
- Coincide con il ricavo marginale 

13. In concorrenza monopolistica nel lungo periodo la singola impresa:


- È in pareggio
- È in profitto
- Produce al costo medio minimo
- Ottiene il ricavo totale massimo 

14. In concorrenza monopolistica nel lungo periodo la singola impresa: non produce al
costo medio minimo
MODELLO REDDITO-SPESA O METODO KEYNESIANO

Il reddito o PIL viene determinato dalla spesa realizzata dalle famiglie, dalle imprese, dal
governo e dal resto del mondo. il modello si bada su 2 ipotesi principali:
1. Il sistema è economico si torva in una situazione di sottoccupazione delle risorse.
questo modello viene pensato dopo la grande depressione quindi co uno stato di
regressione molto avanzato. Cioè non tutte le risorse economiche del paese sono state
utilizzate
2. Vi sia un livello stabile dei prezzi e dei salari questa è una limitazione del modello ma
nel breve periodo potrebbe avere senso. Le imprese non aumentano settimanalmente o
mensilmente i prezzi ma sono abbastanza stabili perché esistono vincoli contrattuali, ma
anche perché non tutte le imprese sono a conoscenza dell’aumento o diminuzione della
domanda sul mercato, in più perché molti negozi hanno una clientela fedele e quindi se
cambiassero i prezzi ogni giorno la clientela potrebbe andarsene 

La produzione in ogni momento è determinata dal livello di spesa aggregata (cioè è pari
alla somma di consumi e investimenti) e in presenza di capacità produttiva inutilizzata e di
prezzi non flessibilià la quantità prodotta vinee determinata dalla domanda. (siamo arrivati
a pag 296)

LEZIONE 18: MODELLO REDDITO-SPESA


1 Dicembre 2020

Spesa dei beni di servizi e di consumo  spesa dei consumatori 


Spesa di beni e servizi di investimento à spesa delle imprese 
(grafico 29) La somma di queste due forme la domanda aggregata à AD= C+I
La funzione economica del consumo è formata da due componenti:
- Componente autonomo  (è la lettera A nella formula) = esistono persone che sono
prive di reddito in un anno e come fanno a consumare? Devono consumare il consumo di
sopravvivenza, e questo consumo autonomo del reddito vuol dire che queste persone
chiedono dei prestiti per vivere ovvero possono attingere risparmi che hanno messo da
parte in anni precedenti. Quindi non percependo reddito esiste una componente di
consumo che quel consuma realizzato dalle famiglie che non percepiscono un reddito
positivo nell’arco di quell’anno che stiamo studiando. Chi consuma senza produrre reddito
non sarà in grado di risparmia re e quindi ci sarà un risparmio negativo.  Parliamo di
consumo autonomo dal redito nazionale nel senso che non dipendono dal reddito steso
ma dipenderanno da qualcosa d’altro.  Quindi abbiamo detto che il reddito delle famiglie è
destinata o al risparmio o all’acquisto di beni e servizi 
- c (propensione marginale al consumo) à è legato al reddito nazionale. la c minuscola
indica la propensione marginale al consumo, questa c minuscola ci dice di quanto varia il
consumo per ogni incremento del reddito. Cioè ci dice quale è il tasso di incremento del
consumo in corrispondenza dell’aumento del reddito. Ci dice che per ogni euro aggiuntivo
una parte di questo viene destinata all’acquisto di beni e servizi di consumo per una
percentuale che è misurata ci dice che di questo euro aggiuntivo di reddito una
percentuale è destinata all’acquisto di beni di consumo. Questa componente è compresa
tra 0 e 1 
Una volta interpretato il consumo, rappresentiamo graficamente la funzione
macroeconomica (grafico 29), il consumo aumenta all’aumentare del reddito. Avremo una
funzione che cresce al crescere del reddito nazionale. 
Non parte dall’origine degli assi perché a reddito 0 il consumo non è uguale a zero, anche
se il redito è nullo esiste un valore positivo del consumo (per esempio 5) e da lì parte una
funzione che cresce al crescere del reddito secondo la propensione arginale al consumo e
da quest’ultima dipende la pendenza della funzione. La propensione marginale al
consumo fa sì che la funzione sia più o meno pendente.
Da che cosa dipende il fatto che la propensione marginale al consumo sia più o meno
elevato? La maggiore propensione delle famiglie a consumare è contestualizzata
all’interno di quello che sta succedendo nel sistema economico mondiale in questo
momento (quindi la certezza del lavoro, stabilità economica, sicurezza porta ad avere una
propensione marginale al consumo alta, invece ce l’avremo bassa quando c’è instabilità,
disoccupazione come in questo momento). 
La formula della domanda aggregata abbiamo visto che è formata dal consumo delle
famiglie che abbiamo appena visto e dal consumo delle imprese ovvero gli investimenti
che vediamo adesso. 
(grafico 30) Gli investimenti sono una componente della domanda aggregata che non
risente del reddito sono considerata autonoma dal reddito nazionale e dipendono da altre
variabili. è una spesa autonoma dal reddito, qualsiasi sia il reddito la quantità degli
investimenti non si modifica. E per esempio numerico mettiamo 100
(grafico 31) Funzione della domanda aggregata sommando la funzione del consumo e la
funzione dell’investimento.
L’intercetta verticale della funzione della domanda aggregata è pari alla somma delle
componenti autonome dal reddito (consumo autonomo e gli investimenti à 5+100)
La funzione dalla domanda aggregata sarà caratterizzata da una intercetta verticale
formata dal consumo autonomo e investimenti autonomi e la pendenza sarà coincidente
alla pendenza della funzione macroeconomica del consumo (ovvero il grafico 29) le due
semirette (AD e c) sono parallele, la differenza verticale tra le due è semplicemente il
valore degli investimenti (visto che abbiamo detto che AD è la somma di A +I) (freccia
gialla) 
(grafico 32) Tutti i punti sulla semiretta rossa sono i punti in cui il valore della domanda
aggregata sono uguali al valore del reddito. In corrispondenza del punto E troviamo il
reddito di equilibrio del sistema economica, quindi il punto di intersezione (E) è l’unico
punto in cui la domanda desiderata è corrispondete al reddito stesso. Il punto di
intersezione è l’unico punto in cui la domanda desiderata è pari al redito stesso, nel
modello keynesiano è il livello della domanda aggregata che determina il reddito di
equilibrio (intersezione tra la funzione della domanda aggregata e la bisettrice stessa)
Un aumento degli investimenti è in grado di determinare una nuova funzione della
domanda aggregata e un nuovo livello del reddito (A’ +I’) 
Relazione tra la funzione macroeconomica del consumo e la funzione del risparmio. Il
risparmio è la differenza tra il reddito e il consumo à S (risparmio) = Y – C
(formula 6) tuto quello che non viene consumato sarà destinato al risparmio. Esiste una
propensione marginale al risparmio ovvero. 
(grafico 33) È crescente al crescere del reddito, la pendenza è determinata dalla
propensione marginale al risparmio, ed esiste un’intercetta negativa che si ha in
corrispondenza del valore del reddito pari a 0àcon un reddito nullo c’è risparmio negativo
ed è pari esattamente al consumo autonomo. Coloro che consumano a redito nullo non
solo non risparmiano ma addirittura avranno dovuto indebitarsi o ricorrere ai risparmi per
consumare. 
La funzione macroeconomico del consumo e la funzione del risparmio corrispondono
perché abbiamo detto che il reddito delle famiglie o è destinato al consumo o al risparmio. 
(Grafico 34) gli investimenti sono aumentati, la distanza verticale tra AD e AD’ ci dice di
quanto sono cariati gli investimenti e troviamo anche un nuovo equilibrio del reddito Y’. A
variazione degli investimenti è in grado di provocare una variazione più che proporzionale
del reddito di equilibrio cioè gli investimenti hanno un effetto moltiplicativo sul reddito di
equilibrio. E questo perché? Perché entra inazione il meccanismo del moltiplicatore
keynesiano del reddito. 
Questa spesa per investimenti comporta un nuovo reddito per i soggetti che saranno i
percettori idei 100 milioni di euro e loro avranno nuove spese per una somma che sarà in
parte diminuita e in parte rientrerà sotto forma di spesa per bei e servii di consumo. 
Il moltiplicatore del reddito mostra:
K = variazione Y /variazione di una componente autonoma (I) di quanto varia il redito del
sistema economico a seguito di una variazione degli investimenti   e si calcola: K = 1 / 1-c
(formula 7) 
Tanto maggiore sarà la propensione marginale al risparmio tanto il moltiplicatore sarà più
piccolo. Il valore del moltiplicatore keynesiano del reddito è tanto maggiore tanto maggiore
è la propensione a risparmio. Più risparmio più funziona il moltiplicatore. 
Il moltiplicatore keynesiano del redito mostra di quanto varia il reddito a seguito di una
variazione degli investimenti (che sono una componente autonoma della domanda
aggregata) in questo caso
(grafico 35) Ora parliamo del Governo intervien nel flusso circolare del redto attraverso
una spesa che va ad aggiungersi al PIL mentre il prelievo che il governo realizza dal flusso
circolare del reddito è rappresentato dalle tasse. Come cambia la nostra funzione della
domanda aggregata quando inseriamo anche la spesa pubblica?
La spesa pubblica come gli investimenti si rappresenta come autonoma rispetto al reddito
nazionale, dipende dalle decisioni di politica fiscale (azioni svolte dal governo per
stabilizzare l’economia e i 2 strumenti che il governo ha per farlo sono la spesa pubblica
che rappresenta un’uscita e la tassazione che rappresenta invece una fonte di entrata per
il governo).
La pendenza è determinata dalla propensione marginale al consumo delle famiglie.
Un aumento della spesa pubblica indica un aumento della domanda aggregata. 
Il consumo dei cittadini è legato al reddito disponibile ossia quel reddito che rimane alle
famiglie dopo il pagamento delle tasse. Il reddito delle famiglie risente dell’esistenza non
solo di un prelievo come il risparmio ma anche alle tasse. Quindi il reddito delle famiglie
una parte va consumato, una parte va risparmiato ee uno è destinato alle tasse. Quindi le
tasse vanno a modificare la nostra domanda aggregata. 
Vediamo come si modifica la nostra funziona con l’inserimento delle tasse. 
(formula 8) (grafico 36) la propensione marginale al consumo deve tenere conto che esiste
un’aliquota fiscale che devo pagare al governo. Una parte del reddito deve esse destinata
al pagamento delle tasse e questo comporta che la funzione macroeconomica del
consumo C’ è inferiore perché una parte del reddito deve essere destinata al pagamento
delle tasse. C è la funzione macroeconomica del consumo prima di inserire il governo nel
nostro modello, adesso avendo inserito il governo C diventa C’ in quanto c’è una
diminuzione perché una parte del reddito deve essere destinata alle tasse. quindi la nostra
funzione del consumo diventa meno ripida, meno pendente rispetto al caso precedente.
l’introduzione dello stato come percettore di reddito sotto forma di tasse rede inferiore il
valore della propensione marginale al consumo e quindi meno pendente la funzione del
consumo. 

LEZIONE 19: MODELLO REDDITO-SPESA


4 Dicembre 2020

Il reddito di equilibrio all’interno di un sistema economico può essere visto come somma
della spesa nel sistema, ma anche deve esistere sempre una uguaglianza tra il valore
delle immissioni e dei prelievi nel sistema stessa. (nel sistema a due settori le immissioni
sono componenti indipendenti dal reddito si identificano negli investimenti, e i prelievi sono
rappresentati dai risparmi).
Immissioni sono gli investimenti, esportazioni e spesa pubblica che danno il valore
dell’intercetta della funzione, indicano il punto da cui la funzione parte. 
(grafico 37) Modello immissioni e prelievi (investimenti, risparmi)
È un altro modo per arrivare al redito di equilibrio. 
PARADOSSO DELLA PARSIMONIA 
Risparmiare sia una virtù. a livello aggregato il risparmiò può rappresentare un vizio. 
(grafico 38) quando il risparmio nazionale aumenta, a parità di investimenti le
conseguenze sul reddito di equilibrio sono in termini di diminuzioni del valore dello stesso.
È un vizio perché le conseguenze di u aumento del risparmio portano riduco il reddito di
equilibrio.
Conseguine di auemto del risparmio utilizzando il modello reddito spesa.
Quale è il valore del moltiplicatore keynesiano del reddito? mostra di quanto varia il reddito
a seguito del claorre di una componente autonoma di una speda aggregata. 
Quale è il valore di K? (formula 8) 
La spesa pubblica è un’immissione e questo nono componenti che non dipendono dal
reddito ma dalle decisioni di politica fiscale che vengono assunte dal governo. 
Quando inseriamo il settore pubblico intendiamo un sistema economico a 3 settore ovvero
famiglie, imprese e governo. Se io aggiungo la spesa pubblica cambia l’intercetta sposta
parallelamente verso l’laro la funzione della domanda aggregata perché è una
componente autonoma. Quindi diminuisce la pendenza della funzione e il reddito di
equilibrio. 
Il valore del moltiplicatore cambia perché con l’inserimento di un’aliquota fiscale riduce il
valore del moltiplicatore keynesiano del reddito 
Bilancio pubblico à documento contabile, 
l’obiettivo del governo è stabilizzare il reddito.
(grafico 39) il bilancio pubblico rappresenta un deficit o disavanzo perché le tasse/uscite
sono maggiori delle entrate 
Politiche si stabilizzazione sono le importazioni ed esportazioni à le esportazioni sono
una componente autonoma dal reddito perché dipendono dal reddito dei paesi altrui. Se
inserisco un’ulteriore immissione avrò un intercetta di valore superiore e il reddito di
equilibrio sarà superiore.
Le importazioni sono considerate come un prelievo, il prelievo importazione viene
considerato come una finzione dipendente dal reddito nazionale secondo un coefficiente
numerico chiamato propensione marginale alle importazioni (definizione di questo
coefficiente quale è il tasso di incremento delle importazioni al variare del reddito)
(formula 9) Il valore del moltiplicatore cambia perché (tanto minore saranno i prelievi tanto
maggiore sarà il moltiplicatore) a ogni nuova spesa c sarà una parte di reddito che
fuoriesce per il prelievo risparmio, per il prelievo tassazione e perché verranno acquistati
beni e servizi esteri. Il valore keynesiano si abbassa ancora di più. 
(grafico 40) z= importazioni dipendenti dal reddito x= esportazioni non dipendenti dal
reddito
Man mano che le importazioni crescono avremo un deficit della bilancia commerciale (D).
se invece le entrate sono maggiori delle entrate avremo un surplus (quando le
esportazioni sono maggiori delle importazioni) uscite= importazione entrate= esportazioni

LEZIONE 20: ESERCITAZIONE

1.  Un aumento degli investimenti. Si è modificata l’intercetta verticale dell’AD il che


comporta che si siamo modificata una delle componenti autonome della domanda
aggregata stessa
2. La risposta è Politica fiscale espansiva (può essere aumentando il valore della spesa
pubblica)
Politica fiscale restrittiva tende a ridurre la domanda aggregata e quindi a far diminuire il
reddito 

3.Quello che si modifica è l’intercetta della domanda aggregata e quindi si possono essere
modificate una o più delle componenti autonome della domanda aggregata come gli
investimenti o la spesa pubblica. Se la funzione si sosta parallelamente vuol dire che la
pendenza della funzione rimane uguale ma si è modificato solo l’intercetta ovvero o il
consumo autonomo, o gli investimenti la spesa pubblica o le esportazioni. 

4. I trasferimenti:
- Sono pagamenti ai quali non è associato uno scambio di beni e servizi
- Sono uno strumento di politica commerciale
- Sono pagamenti ai quali è associato uno scambio di beni e servizi
- Coincidono con il rapporto tra spesa pubblica e tasse 
5. I trasferimenti:
- Sono un’immissione nel sistema economico
- Sono uno strumento di politica commerciale
- Sono pagamenti ai quali è associato uno scambio di beni e servizi
- Modificano il reddito disponibile
6.
CA
Un aumento della propensione marginale al consumo fa aumentare la pendenza della
funzione, invece uno spostamento parallelo della funzione può essere dovuto sollo alla
variazione della componente autonoma 

7.
La risposta è un aumento di t (ovvero aumento dell’aliquota fiscale) 
La pendenza della funzione non è solo influenzata dalla propensione marginale al
consumo ma è influenzata anche dalla presenza dell’aliquota fiscale che va ad incider
sulla pendenza della funzione, un aumento di questa fa diminuire la pendenza della
funzione. Se aumento l’aliquota fiscale diminuisce la propensione marginale al consumo e
viceversa 

8.
una minore Pmgz. 
Il moltiplicatore K = mostra come varia il reddito al variare di una delle componenti
autonome della spesa aggregata. Il moltiplicatore è pari a 1/ 1-c. il moltiplicatore è
qualcosa per cui ad ogni nuova immissione di reddito c’è qualcuno che percepisce il
reddito che è stato immesso, quel qualcuno cosa farà di questo reddito? In parte lo
consumerà e in parte lo risparmieranno, la parte risparmiata non viene immessa nel flusso
di reddito e quindi non fa parte del reddito. il moltiplicatore sarà sempre più altro quanto
maggiore è la propensione marginale al consumo. Il valore del moltiplicatore è
direttamente proporzionale alla propensione marginale al consumo invece è
indirettamente proporzionale alla propensione marginale al risparmio cioè aumenta al
diminuire della propensione marginale al risparmio 
Il moltiplicatore aumenta se aumenta la propensione marginale al consumo, se aumenta la
propensione marginale al consumo la propensione marginale al risparmio diminuisce e
questo vuol dire che il moltiplicatore aumenta quando diminuiscono tutti gli altri prelievi
(1.07)
Il moltiplicatore diminuisce se diminuisce la propensione marginale al consumo e se
diminuiscono tutte le immissioni e quindi vuol dire che la propensione marginale al
risparmio è aumentato. 
Il moltiplicatore è proporzionale alla propensione marginale al consumo e inversamente
proporzionale alla propensione marginale al risparmio e a tutti gli altri prelievi. 

9.

Aumento del moltiplicatore. C’è una maggiore pendenza e quindi un maggiore reddito di
equilibrio, il moltiplicatore è aumentato 

10. Il paradosso della parsimonia afferma che a parità di investimenti:


- L’aumento della propensione marginale al risparmio è positivo per il moltiplicatore del
reddito
- Il risparmio è una virtù sociale
- Un aumento del risparmio è positivo per il reddito di equilibrio
- Se diminuisce il risparmio il reddito aumenta  
11. Il moltiplicatore:
- Dipende dal reddito
- Può essere positivo o negativo
- Aumenta se aumenta s
- Aumenta se aumenta c
12. Il moltiplicatore varia se varia/variano:
- il reddito
- la pmgZ (propensione marginale alle importazioni)
- gli investimenti
- la spesa pubblica

LEZIONE 20: LA MONETA


15 Dicembre 2020
Si potrebbe pensare che la moneta è qualcosa che ha nulla a che vedere con il modello di
determinazione del reddito di equilibrio. Finora si è ipotizzato, per semplicità, che la
domanda aggregata.
In che modo il tasso di interesse influenza la domanda aggregata? Sia per la spesa per i
consumi che la
Esiste una relazione inversa negativa tra il tasso di interesse e volume di investimento.
Moneta= rappresenta qualsiasi mezzo di pagamento generalmente accettato per lo
scambio di beni e servizi per l’estinzione di debiti.
La moneta è l’insieme di beni o titoli finanziari accettati come pagamenti nelle transazioni
economiche.
Le funzioni della moneta:
- mezzo di scambio = è un mezzo per scambiare beni e servizi più efficiente del baratto
- unità di conto = unità di misura dei prezzi e dei pagamenti correnti e futuri
- riserva di valore = può essere conservata e usata per fare acquisti anche in futuro
- misura di pagamento differito nel tempo = può essere utilizzata per pagamenti dilazionati
nel tempo e consenti i prestiti
le motivazioni per le quali si detiene la moneta:
- motivazione transazionale = poter effettuare acquisti
- motivazione precauzionale = poter disporre di liquidità per far fronte ad imprevisti:
l’incertezza dell’ammontare e il profilo temporale degli
incassi e delle spese future crea la necessità di
accantonamenti cautelativi
- motivo di diversificazione del rischio di un portafoglio finanziario = il detenere moneta,
anche se non genera rendimenti, può costituire un’attività
finanziaria sicura: la determinazione di parte del portafoglio
di attività finanziaria in moneta permette di ridurre la
rischiosità del portafoglio.
La moneta è una attività finanziaria e detenerla comporta costi e ,si perde il tasso di
interesse che potrei avere.
Il costo della detenzione della moneta è la detenzione di parte delle attività finanziarie in
moneta comporta un costo opportunità, e detenere moneta comporta ridurre
La banca centrale europea p l’istituzione
La banca centrale di un sistema economico ha

Se diminuisce il coefficiente di riserva obbligatoria = le banche dovranno tenere in riserva


quantità di depositi minori.
Maggiore la quantità di depositi realizzabile maggiore sarà la riserva di moneta.
Politica espansiva= diminuirà coefficiente  diminuirò tasso ufficiale di rifermento
(chiedere anticipi di quantità in modo da
liberare più risorse per realizzare investimenti
e prestiti)
Politica restrittiva = aumenterà coefficiente  aumenterò tasso ufficiale di riferimento
Compravendita di titoli sul mercato aperto:
Restrittiva = vendere titoli  ritira moneta dal sistema economico
Espansiva = acquistare titoli  cede in cambio moneta perché vuole
SEMINARIO “PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TRA CONTINUITÀ e CAMBIAMENTO
22 Dicembre 2020
Dott.ssa Tiziana Alti – Membro del comitato tecnico della Fondazione Romagnosi

Sfide che vengono poste al sistema pubblico, svolte dalla dottoressa in prima linea da
funzionario pubblico.
Sistema pubblico = sistema organizzativo attraverso il quale lo stato esercita le sue
mansioni
Si deve parlare, anche solo brevemente, di quelli che sono gli eleemnti fondamentali della
burocrazia così come sono stati proposte dalle teorie classiche di matrice weberiana.
Il modello di organizzazione burocratica è un sistema basato su norme e agire razionale, è
un’organizzazione gerarchica, è una struttura rigida e fissa, è esplicazione dell’attività
attraverso produzione di atti
Si sono sviluppate però dei punti di debolezza e inefficienza che insieme ai costi alti hanno
generato insoddisfazione dei cittadini.
Si crea quindi una mala administration che porta ad una crisi di legittimazione, fiducia e
reputazione creando un imprinting fragile del sistema burocratico e uno sviluppo rallentato.
A fronte di questa energia nel produrre leggi e riforme il sistema pubblico è stato intaccato
parzialmente e con una certa lentezza.
MARGINE DISCREZIONALE = cittadini che richiede ad accedere a un documento si
troverà di forme un ufficiale pubblico che si atterrà ad una
norma alla base dell’agire legale e razionale e fare una
decisone ovvero avere un agire discrezionale. Il sistema
burocratico-legislativo ragione secondo una logica
normativa razionale che gli consentono di agire anche
secondo discrezionalità, ovvero applicando una sua
valutazione che deve essere puramente tecnica.
Il bilanciamento degli interessi è al centro di n potere autoritativo del sistema pubblico che
deve realizzare le decisioni politiche rispetto a questo tipo di scelte.
A fronte di queste riforme, la pubblica amministrazione è ancora percepita come uno
mondo chiuso, popolato da tetri burocratici che utilizzano un linguaggio incomprensibile,
popolato da meccanismi misteriosi e procedure versatorie nei confronti dei cittadini, un
atteggiamento difensivo, e un mondo che è orientato in modo stretto e sordo
all’osservazione della norma più che al proseguimento del benessere dei cittadini, ed è un
mondo che cerca un distacco dall’ingerenza degli organi politici.
Dopo 30 anni di tentativi di riforme e leggi non si è innalzata la reputazione della pubblica
amministrazione tra i cittadini, anche se sono dati che cambiano rapidamente.
Tutte queste evidenze di scollamento porta ad una mancanza di legittimazione e fiducia.
Le teorie economiche tradizionali che sono state incentrate sul ridimensionamento
dell’agire dello stato sull’economia, sul libero mercato, nel contesto complesso attuale
dimostra la presenza di falle tra interessi privati e collettivi e la ricerca del bene individuale
e della salute.
Il rapporto Censis “la società italiana al 2020” = lo stato, pur percepito come impreparato
di fronte all’ondata dei contagi, si è palesato come il salvagente a cui aggrapparsi nel
massimo pericolo.
Proprio perché lo stato si mostra da salvagente, c’è stata la necessità di chiedere più
interventismo, perché quel liberalismo che aveva connotato l’orientamento politico-
culturale degli ultimi anni ha dimostrato la lacuna di voler rispondere solo al bisogno
individuale.
Quali sono le sfide che attraversano le pubbliche amministrazioni?
- risorse umane = sono l’insieme delle persone che danno i loro contributo all’interno del
processo produttivo dell’azienda pubblica.
Come si organizza la popolazione all’interno del luogo di lavoro? C’è
uno stereotipo che vede uffici pubblici con impiegato sfaccendanti e
introvabili ed ecco che si profila la possibilità di passare a un modello
diverso visto la sfida che stiamo vivendo, passando dall’attività in sede
allo smartworking, questo può segnare un cambiamento importante.
Questo cambiamento implica uno scardinamento totale del modo di
lavorare e una ridefinizione dei processi di lavoro e
Facendo saltare il vincolo spazio-temporale si deve sostituire con altro
ovvero con la misurazione della performance.
Per quanto riguarda il settore pubblico, ciò che rappresenta una grossa
sfida di cambiamento è la valutazione della performance e della
capacità di ottenere risultati, cultura dei risultati.

SLIDE

- trasparenza = è uno dei termini chiave per interpretare ed affrontare l’emergenza che
stiamo vivendo. La crisi pandemica è in misura non secondaria una crisi
frutto dell’opacità e la trasparenza contiene, sotto più angolazioni.
Prima = modello di separazione tra cittadini e amministrazione (vetri
oscurati)
Introduzione del diritto di accesso (L.241/1990) per soddisfare “un
interesse
legittimo diretto, concreto e attuale2, previa istruttoria, al titolare di una
situazione giuridicamente rilevante, e riferita ad un preciso atto o
documento in possesso dell’Amministrazione.
Dopo =
SLIDE

Le funzioni della trasparenza hanno a che fare con:


- legittimazione
- rendicontazione
- anticorruzione
- partecipazione

- digitalizzazione = La pubblica amministrazione sta cercando di portare avanti nuove sfide

SLIDE

La pubblica amministrazione dovrebbe essere un pilastro per una società moderna ed


evoluta con servizi più efficaci e accompagni la collettività verso il benessere.
Ci sono deficit di partenza che possono essere annullati attraverso dei cambaimenti.

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