Psw: economia2021
In coerenza con gli obiettivi del corso di laurea, i principali contenuti riguardano:
- L’economia come scienza sociale, CAP. 1
- Il mercato, CAP. 3
- L’elasticità, CAP. 4
- La teoria dell’offerta, CAP. 6, 7
- Concorrenza perfetta e imperfetta, CAP. 8, 9. 10, 15.3, 15.4
- La macroeconomia: le fondamentali identità di contabilità nazionale, CAP. 17
- La teoria del prodotto nazionale, CAP. 18
- La politica fiscale ed il commercio estero, CAP. 19
- La moneta e la politica monetaria, CAP. 20
- Unione europea e politica europea, CAP. 31
- Il primo esempio riguarda la storia del prezzo del petrolio, una risorsa scarsa utilizzata
in molte produzioni (cosa produrre), con tecnologie ad hoc (come produrre), per il profitto
di pochi produttori di petrolio esistenti al mondo. Risorsa fondamentale per le rivoluzioni e
post rivoluzioni tecnologiche del secolo scorso.
Serve per spiegare l’approccio economico per rispondere alle 3 domande (cosa, perché,
come produrre).
Constant = prezzo costante, ovvero senza riferimento all’inflazione. Si cerca quindi di
mantenere costante il valore del dollaro che altrimenti avrebbe potere
d’acquisto differente in base all’anno di riferimento, anche perché le
oscillazioni in campo petrolifero sono continue.
1973 = nasce l’OPEC. Aggregazione di produttori che gestisce buona parte del
panorama petrolifero mondiale, anche se a volte il cartello è crollato.
Il petrolio è un’risorsa che ha modificato le opzioni di produzione da parte dell’uomo.
Le opzioni hanno condizionato cosa e come produce una società (trivellazione, cracking).
La storia del petrolio ha portato la società in età diversa a ragionare sul cosa e sul come
produrre e il perché. Con l’OPEC si è assistito ad un aumento del costo del petrolio, in
qualche modo ha agito rendendo ancora più scarsa una risorsa scarsa di natura (=
aumento dei prezzi).
Le tre domande negli anni sono cambiate:
il cosa è cambiato,
il come ha iniziato ad includere la produzione che non necessita di petrolio,
Il per chi ha modificato i soggetti.
Dall’azienda alle offerte del petrolio, si capisce che il cartello deve far fronte al mercato e
anche alle energie se vogliamo che si sono innovate e spostate sempre più verso il
green.
- Il secondo esempio riguarda la crisi internazionale, iniziata nel 2007 come crisi
finanziaria e poi diventata reale. La crisi è iniziata nel mercato immobiliare statunitense.
In particolare, nel mercato legato ai mutui immobiliari che dal 2002 è cresciuto
notevolmente.
Per comprendere quanto successo bisogna tornare al settembre 2001. L’attacco delle
torri gemelle ha fatto si che gli Stati Uniti percepissero maggiormente la fragilità dei loro
confini. Il governo federale rifletteva sul fatto che per ridare sicurezza bisognasse dare
sicurezza creando e portando avanti il sogno americano. Il sogno americano era
rappresentato dall’aiuto nel comprare la dream house tipica americana. Dal 2001 vi è
quindi un incremento delle case nel loro prezzo (i cittadini dovevano avere certezze e
dovevano poter soddisfare i grandi sogni). Il concedere muti e prestiti per acquistare la
casa di proprietà a tutti a portato a una crisi (quell’oggetto, ovvero la casa, è un grande
sogno che doveva essere garantito a tutti).
Il grafico rappresentata l’andamento del prezzo delle case negli Stati Uniti.
L’aumento del prezzo porta ad un aumento della domanda (il livello dei prezzi è collegato
al mercato immobiliare). La casa però rappresenta sempre una risorsa scarsa per una
domanda che aumenta esponenzialmente. Si dava così la possibilità anche ai Sub-
primer (coloro che non potevano garantire solidità patrimoniale), perché la casa in caso
di mancato pagamento delle rate, la banca può rivendere la casa a un prezzo più alto
rispetto a prima in modo che possa guadagnare molto.
Una banca cosa può fare? Il fatto che i Sub-primer non inizi a pagare fa si che la banca
possa aggregare diverse promesse di ammortamento delle rate a scadenza, se la banca
cartolarizza, questo è un credito (asset finanziario) che può essere trattato nel mercato
finanziario (new housing solution). Anche perché oltre al valore della casa si
aggiungono anche gli interessi.
Nel 2006 il mercato ha raggiunto il suo picco e i prezzi hanno iniziato a scendere. Il
prezzo delle case sul fiume del 2007 collassa al principio della crisi.
Per ogni livello di produzione di un bene, la frontiera delle possibilità produttive mostra la
massima quantità di un altro bene che il sistema economico è in grado di produrre.
Il trasferimento di risorse (lavoratori) dalla produzione di cibo a quella di film comporta un
incremento della produzione di film ed una riduzione della produzione di cibo.
Il punto B è inefficiente. La società potrebbe impiegare le risorse a disposizione in
maniera più efficiente, stando su un punto della frontiera. Il punto A corrisponde ad una
combinazione produttiva irrealizzabile.
Nella tabella la risorsa scarsa sono i lavoratori, quando i lavoratori che sono massimo 4
vengono ripartiti nelle diverse produzioni, aumenta la quantità prodotta di un bene. A
rinuncia di un ‘altro bene. Quando la colonna dei lavoratori per cibo diminuisce, lavoratori
per film aumenta. Dietro la scarsità delle risorse esiste una legge fondamentale per gli
economisti, ed è uno dei grandi motivi per cui la frontiera è cosi.
Legge dei rendimenti decrescenti dei fattori= se un fattore produttivo come il lavoro lo
trasferisco da una produzione all’altra devo anche istruirlo. Il punto G sta ad indicare,
essendo al di sotto della frontiera, che le risorse disponibili potrebbero essere utilizzare
per migliorare modalità o raggiungere l’efficienza di uno degli altri punti (combinazione
inefficiente). F, che è un punto al di sopra della frontiera, sa ad indicare una combinazione
irrealizzabile, se le risorse fosse meglio utilizzate si potrebbe raggiungere, ma per le
risorse attualmente disponibili, non è una combinazione producibile.
DOMANDA, OFFERTA, MERCATO
Domanda = relazione inversa tra quantità domandata di un bene e prezzo del bene, a
parità di altre condizioni. Al diminuire del prezzo la quantità domandata
aumenta e viceversa. Altre condizioni comprendono: il numero dei
consumatori, i prezzi dei beni correlati (il conto è il prezzo di una applicazione,
e quindi quando incide il costo di un bene che nel caso dello smartphone
viene utilizzato insieme), il reddito dei consumatori, le
preferenze dei consumatori. La variazione di queste “altre condizioni”
influenzano la posizione e lo spostamento della domanda.
La domanda e l’offerta parto in un punto esatto dell’asse verticale. Il prezzo da cui parte la
domanda (il prezzo più alto a cui corrisponde la quantità domandata 0) si chiama prezzo
di riserva dei consumatori, prezzo più alto che i consumatori sono teoricamente disposti
a spendere per quel prodotto.
Si chiama spostamento lungo la domanda quel fenomeno che è causato dalla variazione
del prezzo. Se diminuisce il prezzo il passaggio dal punto A al punto B ci dice che la
quantità domandata aumenta. Lungo la domanda spiega come i consumatori reagiscono
alla variazione del prezzo.
Ma se non tronchiamo la parte a parità di altre condizioni e ceteris paribus e si pensa che
vari il numero dei consumatori o il reddito dei consumatori. Cosa succede alla domanda?
La domanda si sposta da DD a DD’. Uno spostamento della domanda da DD a DD’
provoca un aumento della quantità domandata per ogni livello di prezzo. Ad esempio per
P’ la quantità domandata aumenta da Q a Q’.
Offerta = relazione diretta tra quantità offerta di un bene e prezzo del bene a parità di altre
condizioni. All’aumentare del prezzo aumenta l’offerta e viceversa. Altre
condizioni comprendono: il numero dei produttori, la tecnologia, i prezzi dei
fattori, la regolamentazione pubblica. Variazione di queste “altre condizioni”
influenzano la posizione e lo spostamento dell’offerta.
Anche l’offerta parte da un punto sull’asse verticale, si chiama prezzo di riserva dei
produttori, che è il prezzo minimo per il quale le imprese sono disposte a offrire e
introdurre quel bene sul mercato.
Lo spostamento lungo l’offerta è spiegazione della relazione diretta dell’offerta. Ad un
aumento del prezzo, la quantità offerta aumenta e viceversa.
Se il prezzo fosse superiore PE vi sarebbe un eccesso di quantità offerta. Nel grafico, per
P’, l’eccesso di offerta è evidenziato dal segmento AB. A P’ i produttori offrono di più di ciò
che i consumatori domandano. Decidono allora di offrire una quantità inferiore per
riduzione di prezzo (lungo l’offerta) che causano un aumento della quantità domandata
(lungo la domanda). Viceversa, vi sarebbe un eccesso di quantità domandata se il presso
fosse inferiore a PE. Per P ‘’, pari al segmento FG...
Il prezzo è a causa del fenomeno quantità domandata o offerta, ciò che mi permette di fare
una valutazione.
Prezzo di equilibrio= prezzo per il quale la quantità offerta è uguale alla quantità
domandata.
Costo opportunità marginale= mostra la quantità di bene a cui occorre rinunciare per
ottenere una quantità maggiore dell'altro bene
Si immagini non esita né un prezzo né una quantità di equilibrio. Siamo in un mercato il qui
prezzo inziale è P’’. Se si pensa ad una linea parallela a quella orizzontale, F è un punto
sull’offerta (a un prezzo così basso questa sarà l’offerta), G è un punto invece sulla
domanda nell’asse delle quantità. F-G rappresenta un eccesso della quantità domanda
rispetto alla quantità offerta. Cosa dice l’invisibile hand = la quantità offerta aumenta
all’aumentare del prezzo. E se c’è una coda fuori dal negozio, c’è qualcuno che è disposto
a conquistare il prodotto a prezzi crescenti. L’offerta reagisce all’ipotesi che qualcuno sia
disposto a comprare quel bene, ma si arriva all’equilibrio con gli aggiustamenti di prezzo.
Se il prezzo fosse P’, particolarmente alto, la quantità domandata corrisponde al punto A,
che è un punto sulla domanda, e poi scendere sull’asse della quantità si arriva al punto b.
È evidente che i produttori offrono di più di quanto i consumatori desiderano.
L’equilibrio è una situazione di arrivo che deriva da fenomeni di aggiustamenti di prezzo
(punto di incontro tra domanda ed offerta).
SS
P’’
E
PE
A B
P’ DD
QE
Nella condizione di equilibrio è importante conosce, in un’ottica di valutazione delle scelte
strategiche di prezzo, cosa è surplus die consumatori e dei produttori.
L’offerta parte dal prezzo di riserva, così come la domanda parte da prezzo di riserva. Per
i consumatori il prezzo di riserva è il prezzo massimo che sono disposi a pagare per quella
merce e per gli offerenti è il prezzo minimo da cui gli offerenti sono disponibilità offrire
quella merca.
Il segmento AB per il segmento P’ rappresenta un eccesso di quantità domandata.
Si supponga che ci sia P’’, prezzo superiore alla condizione di equilibrio, per il livello di
prezzo la quantità offerta eccede la quantità domanda, esiste quindi merce invenduta, ma
allora qualche produttore sarà disponibile a ridurre il prezzo perché così qualche
consumatore, a fronte della riduzione di prezzo, sarà disponibile. Chiedere una maggiore
quantità di prodotto. Nella condizione di equilibrio, per i diversi aggiustamenti di prezzi, si
giunge ad una stabile situazione di mercato tendenziale indicativa di una quotazione che
rimane tale fino a che non intervengano ulteriori contrattazioni a seguito di eventuali
spostamenti della domanda o dell’offerta.
A seguito dell’aumento del prezzo di un bene sostituito, la DD di un bene (il cui mercato
stiamo analizzando) si sposta verso destra. La DD aumenta a D’D’. L’ equilibrio passa da
E a E’. Quale potrebbe essere una causa di spostamento da DD A D’ D’.? le preferenze
dei consumatori condizionano la posizione della domanda, anche perché le preferenze si
possono modificare grazie alla pubblicità e al marketing. Aumento del reddito dei
consumatori. Cosa succede a parità di offerta? Lo spostamento da DD a D’D’ comporta
questo nuovo equilibrio, a seguito dell’aumento della domanda, aumenta la quantità
domandata offerta sia il prezzo di equilibrio.
A seguito dell’aumento del prezzo di un fattore produttivo, la SS del bene si sposta verso
sinistra. La SS si contrae in S’S’. L’equilibrio passa da E a E’. Altre cause dello
spostamento? Diminuzione del numero dei produttori, aumento di norme che garantiscano
assicurazione della quantità.
Se si moltiplica la quantità venduta per il prezzo di equilibrio, avremo la spesa totale dei
consumatori e il ricavo totale dei produttori.
Nell’equilibrio di mercato E l’area BPEE è pari al surplus (o rendita) dei produttori; l’area
PEEA corrisponde al surplus (o rendita) dei consumatori.
È un’area di benefico perché in equilibrio di mercato il prezzo A non si spenderebbe.
Triangolo nero= come i consumatori sarebbero disponibili a pagare di più.
La regolamentazione del prezzo= si supponga che una carestia sposti la curva di offerte
fino a SS. Il governo potrebbe voler difendere i più poveri, che prima della carestia
potevano permettersi l’acquisto nella condizione di equilibrio B, fissando un prezzo
massimo PMAX che è inferiore a PE, prezzo di equilibrio per SS. È necessario allora un
razionamento per far fronte all’eccesso di quantità domanda AB.
Le seguenti domande hanno sempre la stessa elasticità, qualsiasi sia il punto nel quale si
intenda calcolare l’elasticità.
- Domanda anelastica, di elasticità nulla
Misura la variazione percentuale del bene alla variazione percentuale del prezzo che l’ha
provocata. Si utilizzerà questa formula per tutte le altre definizioni di coefficiente di
elasticità.
Domanda del bene mette in relazioni le due quantità ma senza la %. L’elasticità mette in
relazione l’ampiezza.
Il coefficiente è sempre negativo, perché le due variazioni che stiamo mettendo in
relazione sono di segno opposto. Quindi lo si può considerare come un numero puro
che prescinde dal segno (da 0 a infinito).
Elasticità > 1 = la variazione % della quantità domandata è più che proporzionale alla
variazione del prezzo. La variazione domandata è maggiore della
variazione del prezzo che l’ha provocata.
Elasticità tra 0 e 1= una curva inelastica, ovvero la variazione percentuale della domanda
è meno che proporzionale alla var5iazione del prezzo.
Elasticità nulla = qualunque sia il prezzo del bene o servizio, la quantità acquistata dai
consumatori non varia (medicinali salvavita, beni che creano dipendenza,
sigarette ecc).
Elasticità a infinito = a una piccolissima variazione del prezzo la quantità domandata varia
infinitamente, che si può addirittura annullarsi.
Quali sono i valori del coefficiente di elasticità = range molto alto tra o e infinito. 1 è lo
spartiacque tra domanda anelastica e
elastica.
Esiste un collegamento tra il valore del coefficiente della domanda e il ricavo che le
imprese ottengono dalla vendita del bene sul mercato.
Un’ impresa può fare dei ragionamenti di convenienza. Cosa succede se decidere di
diminuire il prezzo di mercato nel tratto elastico della curva di domanda?
Esiste una parte di ricavo che è stata persa perché ha diminuito il prezzo, ma l’area che ha
guadagnato corrisponde all’amento della quantità prodotta. L’area persa è minore di quella
guadagnata. Se l’impresa diminuisce il prezzo nel tratto di cui curva in cui è elastica il suo
ricavo totale aumenta. La variazione più consistente quando la domanda è elastica è la
quantità domandata.
Ci stiamo muovendo nella parte rigida della domanda. Se l’impresa diminuisce il prezzo
nella parte rigida (inelastica) della domanda è l’area persa (area rosa) è diminuita invece
l’area che l’impresa che ha guadagnato è più piccola ancora (area gialla). Il ricavo totale
dell’impresa tende a diminuire se il prezzo diminuisce nella parte rigida della domanda.
Se la funzione di offerta si contrae nel tratto inelastico della curva di domanda, quali sono
le conseguenze del ricavo totale dei produttori? porta ad un aumento della funzione del
ricavo totale.
In che modo le imprese assumo decisioni rispetto alla quantità di bene o servizio che deve
essere prodotto. cosa devono tenere conto le imprese per capire quanto produrre? Ci
sono due punti fondamentali:
- Quanto mi costa produrre un bene o un servizio? Quale è il prezzo di questi input per poi
conoscere i costi che devo sostenere per produrre o bene o servizio?
- Come si produce questo bene? Quali sono gli input produttivi che consentono di produrre
un certo output o bene?
Le due facce della medaglia sono i coti e poi i ricavi. Quindi una volta che so quanto mi
costa devo capire quali sono i ricavi, e una volta che ha questi dati deciderà se gli
conviene oppure no produrre. Se un bene ha costi maggiori dei ricavi gli conviene uscire
dal mercato. Le imprese hanno come obbiettivo la massimizzazione del profitto (differenza
tra i ricavi totali e i costi totali) e minimizzare i costi di produzione. Spendere il meno
possibile per produrre un bene per rendere massimo il suo guadagno.
Quali sono i fattori della produzione: i macchinari, il lavoro, l’energia, la banda larga.
Quindi noi per sapere quali fattori abbiamo bisogno facciamo riferimento alla funzione di
produzione (dati gli input produttivi tecnicamente necessari per produrre un bene come e
quanto devono essere impiegati per ottenere una certa quantità di prodotto. Q= f(K,L)
Kà capitale, Là lavoro qà la massima quantità di prodotto)
Vedi tabella pag. 109 à è possibile ottenere una stessa quantità di prodotto (in questo
caso 100) attraverso due differenti tecniche produttive una che usa 4 macchine e 4
lavoratori e l’altra utilizza 2 macchine e 6 lavoratori. Quello che hanno in comune è che
sono tecniche che ottengono il massimo prodotto utilizzando al meglio i fattori produttivi
anche con una combinazione diversa di fattori produttivi. L’obiettivo è ottenere in massimo
prodotto possibile. Se l’impresa vuole aumentare la quantità prodotto deve aumentare la
quantità di input produttivi.
La tecnologia produttiva per produrre un bene o servizio è rappresentata dalla funzione di
produzione: una relazione che definisce la massima quantità prodotto tecnicamente
ottenibile con ogni data combinazione di fattori produttivi (lavoro, capitale, risorse
naturali…) sintetizza la possibilità tecnicamente efficienti di combinare i fattori produttivi
per l’ottenimento di un determinato prodotto.
Le decisioni di un’impresa sulla quantità prodotta dipendono dall’orizzonte temporale
all’interno del quale si muove l’impresa:
Breve periodoà tempo in cui l’impresa è vincolata da 1 o più fattori fissi di
produzione, non ha una possibilità infinita di modificare l’organizzazione dei fattori
di produzione. La funzione di produzione diventa Q= F (K0,L) k0 à la quantità di
capitale è data, ha un numero fisso di macchinari. per accrescere la quantità
prodotta si può incrementare solo il fattore variabile, il lavoro. Anche se l’impresa
non può continuare a immettere lavoratori all’infinito. Potrà si aggiungere nuova
forza lavoro ma oltre un tot non si potrà immettere ulteriore personale all’interno
dell’azienda perché immettere troppi lavoratori avendo un numero fisso di
macchinari può essere controproducente quindi l’impresa cercherà di adattarsi alla
maggiore quantità domandata (aumento dei fattori esogeni costruendo per esempio
nuovi impianti produttivi)
Lungo periodoà situazione in cui l’impresa ha la liberta di modificare le sue decisioni
rispetto alla quantità di produrre perché ha la possibilità di modificare
l’organizzazione dei fattori di produzione. L’impresa qui si adatta alle condizioni
esterne.
Tabella pag. 116à se ho 3 macchinari e 0 lavoratori non produco niente. che cosa succede
alla quantità prodotta se ho 3 macchinari a 1 lavoratori la quantità prodotta aumenta. La
terza colonna ci dà un’informazione aggiuntiva man mano che aumentiamo il numero dei
lavoratori di quanto aumenta la quantità prodotta, l’aggiunta del terzo lavoratori mi
consente di incrementare la quantità prodotta di molto. L’incremento di lavoratori fa
aumentare di tanto la quantità prodotto con una quantità fissa di macchinari, ma se la
quantità di lavoratori aumenta e supera il fattore produttivo macchinari che è fisso
diminuirà. L’aumento della quantità prodotta legato al quarto lavoratori è inferiore rispetto
all’aumento della quantità prodotto del terzo lavoratore.
I primi tre lavoratori hanno dati una sferzata alla produzione perché ogni lavoratori
occupava una macchina
La legge dei rendimenti decrescenti afferma
Ad un ceto diminuisce quando si supera la piena ed efficiente capacità dei fattori produttivi
fissi come in questo caso i macchinari
I COSTI
Io so che ho diverse tecniche produttive e abbiamo visto che queste che a volte utilizzano
più capitale e altre utilizzano più lavoro, una volta che io considero anche il prezzo dei
fattori posso considerare quale delle due tecniche diventa più convenite.
L’impresa che conosce la quantità di fattori che deve utilizzare deve conoscere anche il
prezzo dei fattori di produzione. Devo sapere quando capitale utilizzare, quale è il prezzo
del capitale.
CTQ = PL . LQ + PK . KQ il costo totale è dato dalla spesa dei fattori produttivi utilizzati
Il costo totale di produzione dipende da due cose: dalla tecnologia produttiva e il prezzo
dei fattori
Autovalutazione
1. Il surplus dei produttori è parte del ricavo totale (la differenza tra il prezzo che
sarebbero disposti a vendere e quello che vendono realmente)
2. Scendendo da sinistra verso destra sulla frontiera delle possibilità produttive il costo
opportunità aumenta
3.
4.
Si è detto che il costo totale è la somma di due componenti: costo variabile di produzione
e costo fisso di produzione. Nell’esempio la quantità prodotta è Q, e in corrispondenza di
questa quantità, si va a leggere sulla funzione dei costi totali di produzione, e si legge che
il valore del costo totale di produzione per la quantità prodotta Q è pari a 100. Si potrebbe
non avere il valore del costo di produzione fisso, ma sapere che in corrispondenza della
quantità prodotta, il costo variabile di produzione è pari a 60. Se si volesse ricavare il costo
fisso totale di produzione avendo sia il costo totale di produzione che il costo variabile di
produzione, cosa si deve fare? Se il costo totale è la somma di costo fisso e costo
variabile, evidentemente il costo fisso di produzione è la somma del costo totale e del
costo variabile. Ciò vale anche per il costo variabile di produzione.
Cosa succede quando si hanno determinate categorie di costi? Per le categorie di costo di
breve periodo occorre distinguere tra categorie di costo totale, dati dalla somma di costi
variabili e costi fissi. Nel breve, e così sarà anche nel lungo periodo, per ciascuna
categoria di costo totale è possibile ricavare le corrispondenti funzioni di costo medio e
marginale. Questo non significa andare ad aggiungere delle categorie di costo rispetto a
quelle che si è studiato, ma semplicemente che per ciascuna delle categorie di costo che
si ha introdotto, funzione di costo totale di breve periodo, data dalla somma di costo
variabile di breve periodo più il costo fisso di breve periodo, per ciascuna di queste tre
categorie di costo si può ricavare le corrispondenti funzioni medie. Cosa vuol dire funzione
media? Significa che, se per esempio, ci si sta riferendo alla funzione del costo totale di
breve periodo, si può essere interessati a conoscere l’andamento e quindi i valori della
corrispondente funzione del costo medio totale di breve periodo. Come tutte le funzioni
medie, la funzione di costo medio totale è data da un rapporto tra il corrispondente totale e
la quantità prodotta, per cui il costo medio totale di produzione sarà pari al rapporto tra il
costo totale di produzione e la corrispondente quantità prodotta. Che tipo di informazione
ci fornisce il costo medio di produzione? È il costo per unità prodotta, ossia quanto,
mediamente, viene a costare un’unità di prodotto.
Quindi per ciascuna delle componenti del costo totale, si potrà ottenere la corrispondente
funzione media. Ovvero, per passare dal costo totale di produzione al costo medio totale,
bisognerà calcolare il rapporto tra il costo totale di produzione e la corrispondente quantità
prodotta, ossia SATC sarà il rapporto tra STC e Q. il costo variabile totale, che è una delle
due componenti del costo totale di produzione, può essere, a sua volta, interpretato come
costo medio variabile di produzione, che sarà dato dal rapporto tra SVC e la quantità
prodotta, infine il costo medio fisso di produzione sarà il rapporto tra SFC e la quantità
prodotta. Le categorie di costo da studiare nel breve periodo sono sempre le stese. Il
costo totale di produzione è dato dalla somma di due categorie di costi, ovvero costo
variabile di produzione e costo fisso di produzione, ciascuna di queste componenti di costo
può essere interpretata attraverso il suo valore medio e di conseguenza potremmo
calcolare e rappresentare graficamente il costo medio totale di produzione, dato dal
rapporto tra costo totale di produzione e la quantità prodotta, il costo medio variabile di
produzione, dato dal rapporto tra costo variabile di produzione e la quantità prodotta, e il
costo medo fisso di produzione, dato dal rapporto tra costo fisso di produzione e la
quantità prodotta.
Il costo medio fisso = è una funzione che è costantemente decrescente. Perché il costo
medio fisso è il costo fisso totale rispetto alla quantità prodotta. È una funzione che
diminuisce continuamente, perché se il costo fisso è una quantità fissa, è evidente che se
si divide uno stesso numero per una quantità sempre maggiore prodotta, il costo medio
fisso delle successive unità prodotte sarà sempre inferiore. Si ipotizzi di avere un costo
fisso per la palestra pari a 100 mensili, che cosa succede al costo medio per ingresso in
palestra man mano che il numero delle volte in cui vado in palestra aumenta, se si va una
sola volta al mese, il costo medio è 100, se però si inizia ad andare due volte costerà 50 e
così via. Se il costo totale è sempre uguale a sé stesso e la quantità prodotta da una
impresa aumenta, questo significa che il costo medio, che è rappresentato dal rapporto tra
il costo fisso totale e la quantità prodotta, è destinato a diminuire continuamente man
mano che la quantità prodotta aumenta.
Il costo marginale per alcuni valori della quantità prodotta corre al di sotto della funzione
del costo medio, i valori del costo marginale sono inferiori al valore del costo medio. Fin
tanto che il costo marginale corre al di sotto del costo medio, il costo medio è in una fase
decrescente. Prendendo un punto oltre il punto di intersezione delle due funzioni, in
corrispondenza di questa quantità, il valore del costo medio è inferiore rispetto al valore
del costo marginale. Nel tratto in cui il costo marginale è superiore al costo medio, il costo
medio è crescente.
Se per esempio lo studente ha una media del 26 e prende un voto inferiore rispetto alla
sua media, la media è destinata a diminuire. Finché il voto marginale sarà inferiore rispetto
alla media dei voti, la media è destinata a decrescere. Si ipotizzi che all’esame di prenda
29, la media aumenta, e quindi quando l’ultimo voto marginale è superiore alla media dei
voti, la media è crescente.
La differenza tra il costo totale e il costo variabile totale darà il costo fisso totale. Per cui la
distanza verticale tra queste due funzioni è sempre la stessa, sono perfettamente
parallele. In corrispondenza del punto di flesso, quando cioè la funzione di costo totale che
da prima cresce a tassi decrescenti e poi a tassi crescenti, corrisponde alla quantità Q F.
La distanza verticale tra la funzione del costo medio totale e quella del costo medio
variabile darà il costo medio fisso. In corrispondenza del punto di flesso si ha anche il
punto di minimo della funzione di costo marginale. La curva decresce quando il costo
marginale corre al di sotto del costo medio e viceversa quando cresce.
Si è sottolineato un punto, identificato poi con Q’’, in cui si nota che la pendenza della
semiretta che è tangente alla funzione nello stesso punto, coincide con la pendenza della
retta. La pendenza della funzione di costo totale coincide sempre con il costo marginale. Il
costo medio variabile coincide invece con la pendenza della semiretta che parte
dall’origine degli assi e che poi va sulla funzione del costo totale per ogni quantità. Nel
punto Q’’ il valore del costo medio e del costo marginale coincidono.
I costi medi crescono da prima a tassi decrescenti, raggiungono un punto minimo, e poi
crescono, ed esiste anche una precisa relazione tra il costo medio e il costo marginale.
Nel punto in cui il costo marginale interseca rispettivamente il costo medio variabile e di
costo medio totale sono al loro punto di minimo.
Il costo totale cresce per definizione, perché se si vuole aumentare la quantità prodotta
bisogna utilizzare più input produttivi. La legge dei rendimenti decrescenti del fattore
variabile dice come cresce il costo totale di produzione. il costo totale di produzione cresce
a tassi decrescenti fintanto che il prodotto marginale del fattore lavoro è crescente.
Quando inizia ad operare la legge della produttività marginale decrescente inizia a
crescere a tassi crescenti. Il costo marginale scende fin tanto che il prodotto marginale del
fattore variabile (lavoro) è crescente e raggiunge il suo punto di minimo nel punto in cui la
produttività marginale del fattore lavoro è massima. Cosa si può dire della funzione
medie? Anche loro sono strettamente dipendenti dall’andamento delle funzioni di costo
totale e di costo variabile totale, che da prima decrescono, raggiungono un punto di
minimo e poi iniziano a crescere. In particolare, il punto di minimo, si ha quando la
pendenza della retta della funzione di costo totale coincide con la pendenza della
semiretta che parte dall’origine degli assi.
La caratteristica principe del lungo periodo è che la funzione di produzione prevede che
tutti i fattori della produzione siano variabili. Nel lungo periodo la funzione di costo totale
parte dall’origine degli assi perché si è ipotizzato che tutti i fattori siano variabili e quindi
non ci siano fattori fissi, il che significa che se l’impresa non produce nulla non sostiene
nessun costo, non è vincolata all’esistenza di costi fissi di produzione come nel breve
periodo. Analogamente a quanto abbiamo visto nel breve periodo, al crescere della
quantità prodotta anche in questo caso il costo totale cresce necessariamente perché
l’aumento della produzione implica l’aumento dell’utilizzo dei fattori produttivi e quindi
l’aumento dei costi. Tuttavia, al crescere della produzione, i costi totali possono aumentare
in modo più o meno rilevante a seconda che la tecnologia favorisca la grande o la piccola
dimensione dell’impresa. La funzione di costo totale presenta un diverso andamento nella
crescita del costo, che può sembrare molto simile a quello del breve periodo, ossia la
funzione inizialmente cresce a tassi decrescenti e poi incomincia a crescere a tassi
crescenti. Ma questo non è l’unico andamento possibile della funzione di costo di lungo
periodo, come si è visto essere nel breve periodo. L’andamento di questa funzione
dipende dai rendimenti di scala, che misurano una caratteristica dei fattori di produzione,
ovvero di quanto varia la quantità prodotta quando variano tutti gli input produttivi nella
stessa proporzione. Se si raddoppia l’utilizzo di due fattori produttivi, se i rendimenti di
scala sono crescenti significa che la quantità prodotta aumenta di più del doppio. Se si
variano tutti i fattori produttivi vuol dire che si è nel lungo periodo. Quando i rendimenti di
scala sono decrescenti, vuol dire che la quantità prodotta varia meno che il
proporzionalmente rispetto agli input della produzione. Quando i rendimenti di scala sono
costanti, significa che la funzione di produzione varia proporzionalmente alla variazione
degli input. La funzione di produzione di lungo periodo può presentare rendimenti di scala
crescenti, vuol dire che la quantità prodotta aumenta più che proporzionalmente rispetto
alla variazione degli input, i rendimenti decrescenti di scala, che sono chiamati anche
diseconomia di scala, indicano che la quantità prodotta cresce meno che
proporzionalmente rispetto alla variazione degli input produttivi, invece i rendimenti di
scala costanti sono quelli in cui c’è una proporzionalità tra la variazione degli input
produttivi e la variazione della quantità prodotta, aumentano nella stessa produzione.
A fronte di una rappresentazione grafica della funzione del costo totale, è possibile
ricavare un particolare andamento delle funzioni del costo medio e marginale.
Si immagini di far passare per la funzione, una retta, che parte dall’origine degli assi, ed è
tangente al costo totale, tocca il costo totale in un unico punto, in corrispondenza di quel
punto corrisponde una quantità ben diversa dal punto di flesso. In corrispondenza di quella
quantità il minimo del costo medio del lungo periodo. Il costo totale di lungo periodo cresce
al crescere delle quantità.
Il costo totale di lungo periodo cresce con concavità diverse e fino al punto di flesso cresce
a tassi decrescenti, dopo il flesso cresce proporzionalmente con concavità volta verso
l’alto. Se al punto di flesso corrisponde il minimo del costo marginale, qualsiasi retta che
parte dall’origine degli assi potrà toccare il costo totale in più punti, solo una però vi è
tangente, per questo punto, il costo marginale che sta già crescendo, passa nel minimo
del costo medio, e il punto minimo è la scala minima efficiente. Il minimo del costo
marginale corrisponde ad un altro punto per una quantità più piccola. Il costo totale di
lungo periodo cresce con concavità diverse e fino al punto di flesso cresce a tassi
decrescenti. In corrispondenza del punto al quale corrisponde il minimo del costo medio di
lungo periodo, la produzione è caratterizzata da rendimenti di scala crescenti. Le
economie di scala corrispondono a rendimenti di scala crescenti. Il costo medio di
economie di scala, quando decresce al crescere della quantità prodotta. Oltre il suo
minimo, i rendimenti cominciano a diventare decrescenti, tant’è che il costo medio
incomincia a crescere e questo fenomeno si chiama diseconomia di scala.
Fino al punto di flesso, rispetto al costo totale, possiamo definire il minimo del costo
marginale. Il punto rosso sul costo totale risponde al minimo del costo medio di lungo
periodo e per quel punto passa il costo marginale. Fintanto che il costo medio di lungo
periodo decresce al crescere della quantità, questa è una cosa positiva ma vuol dire che vi
sono rendimenti di scala crescenti. Oltre quel minimo quando il costo medio di lungo
periodo cresce, ci sono le diseconomie di scala. In Italia oggi c’è un settore
particolarmente sofferente, vicino a quello del turismo, che è quello del teatro. Si immagini
una compagnia teatrale, a parte avere un teatro in proprietà che permette di creare le
scene come meglio si crede, le compagnie incominciano a provare le parti. Durante le
prove le compagnie lavorano per economie o diseconomie di scala? Quando una
compagnia prova le parti, poi finisce per averle in repertorio e quindi se replicano quelle
parti, dovranno ripetere le parti molto meno rispetto alla prima volta che le hanno provate,
perché si è versatili in quel ruolo. Nel lungo periodo, quando si ha un teatro in cui fare
fondali, spostare tutto quello che è l’organico e il palcoscenico, si ha dei rendimenti di
scala crescenti, soprattutto se dopo un certo numero di prove si può realizzare quello
spettacolo con l’elemento che il copione è in repertorio. A rendimenti di scala crescenti,
corrispondono economie di scala, perché la compagnia man mano che propone delle
rappresentazioni, i costi medi di lungo periodo sono decrescenti. Se la compagnia
raggiunge un costo medio minimo, dove c’è la scala minima efficiente, perché i costi medi
di lungo periodo possono aumentare e a costi medi di lungo periodo crescenti
corrispondono rendimenti di scala decrescenti? perché la compagnia può pensare di
andare in tournée, o di aprire un nuovo teatro a Londra. Si comincia a desiderare di
ingrandire la compagnia teatrale piuttosto che l’attività. È possibile che incomincio ad
intervenire problemi logistici, al trasporto per esempio delle scenografie, oppure problemi
manageriali, perché bisogna avere una sede manageriale che si adegui alle regole che
sono imposte dalle performing arts a Londra. Oltre alla scala minima efficiente, se ci si
vuole ingrandire, è molto probabile che i costi media siano via via crescenti, e nel lungo
periodo a costi medi crescenti corrispondono rendimenti di scala decrescenti.
Ricavi = tutto ciò che l’azienda ottiene dalla vendita di un bene o servizio.
Prima colonna =quantità venduta, e quindi se venduta anche domandata
Seconda colonna =prezzo del bene o servizio
Terza colonna = ricavo totale
Quarta colonna = ricavo medio
Quinta colonna = ricavo marginale
La prima e la seconda colonna corrispondono a quantità via via prodotte e in particolar
modo si sta parlando di quantità prodotte e vendute, ovvero da qualcuno richieste. La
terza colonna corrisponde al ricavo totale, ovvero prezzo per quantità.
La quarta colonna corrisponde al ricavo medio, ovvero ricavo totale/quantità.
La quindi colonna è il ricavo marginale, ovvero quanto varia il ricavo totale al variare di una
piccola quantità, ovvero anche solo una unità in più venduta.
Il teatro oggi non vende semplicemente tutti i posti in platea o in galleria a un qualsiasi
prezzo, ci sono tantissime formule di abbonamento, di utilizzo di servizi complementari,
combinazione per acquistare due o più biglietti a prezzi minori o altre opzioni. Alla tariffa di
21 € può corrisponde a un biglietto ma anche alla tariffa coppia più due caffè al bar.
All’aumentare della quantità prodotto il prezzo decresce. Man mano che il prezzo scende
la quantità è via via crescente. Quel prezzo che via via decresce può corrispondere a
tariffe diverse che si applicano durante la stagione, perché per esempio c’è la prima fila
che corrisponde a un determinato prezzo e il loggione che ne corrisponde ad un altro.
Dopo aver visto i costi del teatro e della compagna che ogni tanto ha delle economie e
ogni tanto delle diseconomie di scala. Si può andare a vedere quanto vende la compagnia
in un anno, tenendo conto che non si vendono tutti i posti ad un unico prezzo, ma li si
vende combinando diversi prezzi. Diverse tariffe con diverse opportunità.
Per riga se si moltiplica la Q con il P si ottiene il ricavo totale. Che poi possa essere ricavo
di tutta la stagione o di una serata il valore può cambiare. Se si ha dei dati di domanda in
termini di prezzo e quantità e si vende esattamente per quelle che sono le Q richieste dai
consumatori, prezzo per quantità è il ricavo totale. Il ricavo totale cresce al crescere della
quantità venduta. A un certo punto il ricavo totale diventa massimo (numero evidenziato
giallo). Quando raggiunge 121 raggiunge un picco, cresce e raggiunge un massimo per
poi decresce del medesimo andamento (picco con valori prima e dopo equivalenti). Nella
medesima crescita poi decresce, dopo 121 c’è 120 che è speculare al 120 sopra, poi c’è
117 che è speculare al 117 sopra e via andare. Ha un andamento curva, è una parabola
con un massimo.
Ricavo medio = il ricavo medio è il ricavo totale /quantità. Perché i teatri calcolano il ricavo
medio? Alcune volte per capire, se fossero diverse serate, qual è stata la serata di
maggior successo, qual è l’ipotesi di categoria di prezzo che possa essere più
interessante, ma in realtà è una questione utile nell’applicazione economico-aziendale
strategica di andare a vedere qual è l’andamento medio del ricavo. Il ricavo medio
corrisponde alla colonna del prezzo.
Ricavo marginale = di quanto varia il ricavo totale per una unità in più venduta. Il ricavo
marginale è quindi di conseguenza leggere le righe del ricavo totale e sottrarle. Fintanto
che si vende 0 il ricavo totale è 0, si inizia a vendere 1 quantità 21 – 0 = 2, il ricavo
marginale è 21, si vende due il ricavo totale è 40, quindi 40 – 21 = 19, poi vendo 3 il ricavo
totale 57- 40= 17. Il ricavo marginale è di conseguenza via via decrescente.
Sia il ricavo medio che il ricavo totale sono decrescenti, il ricavo marginale al crescere
della quantità, e può raggiungere anche un valore negativo per differenze. Che rapporto
c’è tra ricavo medio e prezzo? all’aumentare della quantità venduta entrambe le colonne
sono decrescenti. Il ricavo medio è decrescente e il ricavo marginare gli è al di sotto, o
inferiore. Il ricavo marginale è una grandezza che dipende da quando vendiamo, ma se si
vende a prezzi via via decrescenti, quando si vendono 2 unità non si può considerare che
la prima la si vende a 21, ma entrambe le unità le si vende a 20, se si passa a vendere 3
unità si deve che pensare che la quantità precedente non la si vende a 20 e la quantità
successivamente precedente a 21, tutte le tre unità si venderanno a 19, quando si
vendono 4 unità le si vende tutte e 4 a 18 euro. Il ricavo marginale è decrescente perché
chiunque venda risponde a una domanda che è una relazione inversa (al diminuire del
prezzo aumenta la quantità domandata) e questa diminuzione del prezzo vuol dire
rinunciare a dei ricavi, perché man mano che il prezzo scende il venditore perde qualcosa.
La compagnia teatrale non è che non vende serate a prezzi diversi, ma si deve
immaginare che se propone prezzi diversi, perché lo fa? Nel creare la sua strategia di
prezzo sta cercando di rispondere a famiglie, single, coppie e altri servizi, quello che viene
venduto non è solo lo spettacolo dal vivo, ma tante diverse esperienze. La domanda per
sua relazione è decrescente, soltanto al diminuire del prezzo, la quantità domandata
aumenta. Il ricavo marginale quindi è simile alla domanda, o risponde al medesimo
andamento della domanda, non le è uguale o le si sovrappone perfettamente, perché il
ricavo marginale proprio perché corrisponde a variazioni del ricavo totale deve tener conto
che quando si vende una quantità via via crescente a prezzi decrescenti, purtroppo si
hanno delle perdite marginali, perché vendere quantità 4 e tutte queste 4 unità al prezzo
18, non significa che la 3 la vendi a 19 o la 2 a 20, tutte e 4 le vendi a 18. Il ricavo
marginale purtroppo sconta tutte le perdite di ricavo. Il ricavo marginale è di andamento
simile alla domanda ma subisce il fatto che se il ricavo totale cresce, cresce in quantità via
via decrescenti. Quando il ricavo totale scende dal suo massimo a 120 il ricavo marginale
passa da 1 a -1. Fra 1 e -1 c’è 0 quindi quando il ricavo totale è massimo il ricavo
marginale passera da una quantità positiva a una quantità negativa.
Il ricavo marginale è una quantità via via decrescente per sconta il fenomeno della
relazione inversa, e se si vuol vendere le unità lo si dovrà fare al prezzo inferiore.
Con le prima due colonne della tabella si può rappresentare la domanda di mercato,
sull’asse verticale il prezzo e su quella orizzontale la quantità domandata.
TR= PXQ
P= -Q+22 TR= -Q2 +22Q
In corrispondenza di questa domanda fin tanto che la quantità domandata e venduta è 0, il
ricavo totale è 0. Infatti, il ricavo totale parte dall’origine degli assi. Quello sotto la
domanda non vuole essere un semplice quadrato, però per come è fatta la domanda,
questo per 11 di prezzo e 11 di quantità, è il punto medio della domanda. Dove il ricavo
totale è massimo c’è il punto medio della domanda.
Scendendo lungo la colonna si arriva al massimo, ovvero 121, dopo di che decresce.
Anche se non si è calcolato tutte le possibili righe diventa pari a 0 quando la quantità
massima acquistabile teoricamente viene venduta a un prezzo pari a 0.
Nel teatro ci sono le tariffe in cui chi entra paga 0, alcune fase minori di una data età, o
maggiore di determinate età e altro ancora. Anche per dati tabellari quando sulla domanda
si va a calcolare il punto medio di elasticità unitaria, per come è fatta la tabella e in
corrispondenza di 11 quantità e prezzo, al ricavo totale corrisponde il punto medio e
l’elasticità unitaria della domanda.
Per quanto riguarda il ricavo marginale?
Con le prime due colonne della tabella precedente, si può rappresentare la domanda di
mercato.
Q = -P+22 è la domanda di mercato per i dati riportati nelle prime due colonne della tabella
MR =-2Q+22
DD=AR (RICAVO MEDIO)
Con riferimento ai ricavi, non si farà mai riferimento al breve o lungo periodo, perché i
ricavi dipendono dal momento in cui si produce e si vende, ma non esiste un ricavo fisso,
o nel breve periodo. Un ricavo può essere solo variabile.
Il ricavo medio è uguale alla domanda, perché se il ricavo totale è prezzo per quantità, il
ricavo medio è prezzo per quantità /quantità, e quantità/quantità è uguale a 1, e quindi
resta solo il prezzo. Se il ricavo marginale, per tabella, era compreso tra quanto si sta
producendo tra 0 e 1, è simile al ricavo medio, perché ha lo stesso andamento. Il ricavo
marginale, proprio perché ci sono le perdite intramarginali, è sempre sotto di qualche unità
rispetto al ricavo medio.
Il ricavo medio della domanda è DD= AR, il ricavo marginale gli sta al di sotto. Quando il
ricavo totale è massimo, la domanda è nel suo punto medio o di elasticità unitaria, il ricavo
marginale è 0. In corrispondenza del punto medio della domanda, MR=0, TR MASSIMO,
elasticità = 1.
La retta, che interpreta i prezzi che i consumatori sono disposti a pagare per questa
merce, è la domanda e questa corrisponde anche al ricavo medio. Per una quantità pari a
0 il ricavo totale è pari a 0, raggiunge 121 in corrispondenza della quantità 11 e poi
scende. In corrispondenza del punto medio si è detto che il ricavo totale era massimo, ma
per come si rappresenta il ricavo marginale, in corrispondenza del ricavo medio, per quella
quantità per la quale il ricavo totale è massimo, l’elasticità unitaria, il ricavo marginale è
pari a 0.
L’ambizione del teatro è, per qualsiasi livello di output (produzione):
- L’impresa cerca di minimizzare i propri costi
- L’impresa cerca di massimizzare i profitti, la differenza positiva tra i ricavi e i costi totali,
RT> CT
Il ricavo non è massimo quando si massimizza il profitto, perché l’importante per
un’impresa è minimizzare i costi.
I profitti dipendono sia dai costi che dai ricavi, ognuno dei due varia al variare dell’output:
- il costo marginale (MC) è la variazione del costo totale conseguente alla produzione di
una unità addizionale
- il ricavo marginale (MR) è la variazione del ricavo totale conseguente alla vendita di una
unità addizionale
DOVE STA IL VOLUME (output o quantità) CHE ASSICURA IL MASSIMO PROFITTO?
Il costo totale è un costo di breve periodo. Un periodo in cui il teatro non ha tutti i fattori
variabili, ma anche un fattore fisso, che può essere anche il costo di manutenzione,
quando per esempio il teatro non produce. Una prima analisi per vedere dove un’impresa
massimizza il profitto è guardare dove il ricavo totale è di massima differenza rispetto al
costo totale. Una prima analisi inoltre può essere fatta evidenziando la q* per la quale è
massima la distanza tra ricavo totale e costo totale. La quantità che assicura il massimo
profitto è la quantità in cui è massima la differenza tra ricavo totale e costo totale. Il ricavo
totale è di massima distanza rispetto al costo totale per q*.
Il profitto massimo è per una quantità in cui è massima la distanza tra il ricavo totale e il
costo totale. La quantità a cui corrisponde il ricavo massimo non è la quantità a cui
corrisponde il massimo profitto. Dove c’è il ricavo totale non c’è il profitto massimo.
AUTOVALUTAZIONE:
Quali tra i seguenti eventi può provocare una contrazione della domanda di tostapane?
1. aumento del prezzo di tostapane
2. riduzione del prezzo di tostapane
3. il lancio con successo sul mercato di un forno elettrico per tostare il pane (modalità
alternativa e quindi bene sostituto)
4. la diffusione di notizie sui possibili effetti negatici sulla salute del pane tostato
LEZIONE 10: LA SCELTA DEL VOLUME OTTIMO DI PRODUZIONE
22 Ottobre 2020
Teoria dell’offerta
Un settore è l’insieme delle imprese omogenee per tipi di produzione (settore
automobilistico, settore abbigliamento, settore alimentare...) che operano come offerenti in
uno stesso mercato. La produzione di un settore è la somma delle produzioni delle
imprese che lo compongono.
Ci sono settore in cui è molto facili entrare come quello della ristorazione perché ci sono
poche barriere all’entrata invece ci sono altri settori in cui è molto difficile entrare dovute
alle mote e alte barriere d’entrata
L’impresa deve decidere quanto produrre e a quale prezzo:
- queste decisioni sono collegate e dipendono dalle caratteristiche del mercato in cui opera
l’impresa
la struttura di mercato è l’insieme delle caratteristiche della D e della S che determina
comportamento e performance di acquirenti e venditori.
I principali caratteri strutturali di un mercato sono:
- libertà di entrata e di uscita del mercato
- concentrazione della domanda e dell’offerta
- differenziazione del prodotto
- diffusione dell’informazione fra gli acquirenti e i venditori
Si faranno 4 forme d mercato diverse a si applicheranno questi caratteri. Oggi faremo la
prima tipologia di mercato ovvero CONCORRENZA PERFETTA.
CONCORRENZA PERFETTA
Nel punto di intersezione troveremo l’equilibrio di mercato. Il singolo producendo non è in
grado di influenzare l’equilibrio del mercato, perché i produttori presenti sono così tanti che
le decisioni di un singolo on possono modificare l’equilibrio del mercato (1 caratteristica).
Le imprese offrono un prodotto esattamente uguale uno con l’altro e i consumatori
percepiscono esattamente come identico l’uno all’altro e quindi i prezzi non possono
essere diversi. In una concorrenza perfetta l’impresa deve subire il prezzo di equilibrio già
presente sul mercato, la curva di domanda è orizzontale in corrispondenza al prezzo che
ha trovato sul mercato. Questa curva di domanda è caratterizzata da un coefficiente di
elasticità infinito (infinitamente elastica) l’impresa non ha interesse ad aumentare il prezzo.
Le imprese non hanno interesse a diminuire il prezzo perché possono vendere tutto quello
che producono allo stesso prezzo, e quello che producono è legato ai costi di produzione.
Quindi io già sapendo il prezzo posso adeguare la prima produzione ai miei costi.
Rappresentare un certo tipo di equilibrio (breve periodo e lungo periodo).
La curva di domanda è relativa al prezzo, qualsiasi quantità venda la vende allo stesso
prezzo. La curva di domanda corrisponde al ricavo medio perché il ricavo medio è il ricavo
per unità prodotta e quale è il ricavo do unità prodotta? È il prezzo ed è per questo che
coincidono. Di quanto varia il ricavo totale se produco un’unità in più? Non vaia perché
quell’unità in più è venduta allo stesso preso ed è per questo che coincide anche MR.
Cerchiamo il volume di produzione= punto verde. Determinato il volume ottimo di
produzione devo vedere se con i mii ricavi riesco coprire i miei costi totali.
Area rosa = ricavi totale
Area blu = costi totale
Il ricavo marginale coincide con la curva di domanda perché vendo anche quell’unità in più
allo stesso prezzo MR=P
Area gialla = area dell’extra profitto positivo, ovvero il ricavo totale è maggiore dei costi.
Guadagno oltre al costo totale
In concorrenza perfetta la regola marginalistica viene vista come l’uguaglianza tra costo
marginale e prezzo perché prezzo e ricavo marginale coincidono.
Equilibrio con profitti positivi
Siamo nella seconda ipotesi.
Se tutte le imprese subiscono lo stesso prezzo possiamo immaginare che tutte abbiamo la
stessa curva di domanda, quindi cosa distingue le imprese l’una dall’altra? I costi.
I costi medi sono uguali ai ricavi.
Il profitto economico è nullo ovvero uguale a 0 (perché RT=CT) però all’impresa consente
di coprire i costi delle risorse dell’impresa, le risorse sono completamente remunerate dai
ricavi, non ha un profitto ma i costi sono coperti dai ricavi.
Il profitto economico nullo è detto profitto normale.
Il punto E si chiama punto di pareggio perché è il punto in cui i ricavi totale e costi totali si
eguagliano.
Siamo nella terza ipotesi. I costi totali sono maggiori dei ricavi, ma continuando a produrre
l’impresa potrebbe minimizzare le sue perdite. Quali sono i costi che riesce a coprire?
L’impresa copre tutti i costi variabili totali di produzione (area rossa). Quale è allora il
volume di costi che l’impresa in riesce a coprire? La differenza tra il costo medio totale e il
costo medio variabile è il costo medio fisso (parte verde). Con il ricavo riesco anche a
coprire una parte dei costi fissi che non producendo non riuscirei a coprire quindi è meglio
che l’impresa continui a produrre e non chiuda. La parte gialla è quella che non copre
I costi sono maggiori dei ricavi, per l’impresa produrre e non produrre è la stessa cosa
La curva di offerta di una singola impresa in concorrenza perfetta nel breve periodo
corrisponde al tratto crescente della funzione del costo marginale (SMC) a partite dal
punto di chiusura (è il punto di minimo della funzione del costo medio variabile di
produzione =C)
Profitto economico = differenza tra ricavo totale e costi totale (sia i costi espliciti e costi
impliciti)
Profitto contabile = differenza tra ricavo totale e i costi espliciti
POSSIBILI DOMANDE ESAME:
1. Nel mercato, se la curva di domanda è anelastica, un aumento dell’offerta provoca:
- un aumento della quantità di equilibrio
- un aumento del prezzo di equilibrio
- l’aumento del surplus dei consumatori
- una diminuzione del prezzo di equilibrio
2. Se il prezzo aumenta:
- aumenta il surplus dei consumatori
- aumenta la quantità domandata
- aumenta la quantità offerta
- diminuisce il surplus dei produttori
Il modo in cui sono declinate che le barriere fossero nulle, la concentrazione della
domanda e dell’offerta p nulla, la differenziazione del bene o servizio è nulla perché s
tratta di un servizio omogeneo, e vi è una perfetta informazione che esiste.
Esiste una precisa relazione tra domanda, ricavo marginale e ricavo totale, la curva di
domanda è decrescente (= relazione tipo inverso negativo tra prezzo e quantità
domandata), il ricavo marginale è variazione del ricavo totale quanto vendo una quantità in
più. Il ricavo marginale sarà pari al nuovo prezzo meno la perdita sulle unità inframarginali
(16-5= 11 inferiore al ricavo medio). Curva di domanda in relazione al ricavo totale, nel
tratto elastico della curva di domanda, se l’impresa vuole aumentare le unità prodotte
dovrà diminuire il prezzo, il ricavo totale aumenta. Si può verificare in che modo
un’impresa in monopolio può calcolare la quantità che le garantisce la massimizzazione
del monopolio, pensando che l’obiettivo del monopolista sia quello di massimizzare il
profitto economico. La regola per individuare la massimizzazione del profitto = regola
massimalistica (mr= mc).
Il punto è quello in cui le funzioni si intersecano e in corrispondenza di esso vado a
calcolare il volume di produzione costar, che è quello che garantisce il maggiore profitto.
Da questo punto, in cui ho individuato la quantità di equilibrio senza informazioni sul
prezzo perché si possono trovare solo curva di domanda, e risalendo il punto arrivo al
punto in cui si interseca con la curva di domanda e riesco ad ottenere il prezzo di equilibrio
per il monopolista. Occorre fare una verifica ulteriore, ovvero in corrispondenza di questa
quantità il prezzo sia superiore al costo medio variabile nel bp e che sia superiore al costo
medio totale nel lp.
Il ricavo totale è il prodotto tra prezzo e quantità, che danno l’area del rettangolo
evidenziata in rosso. SI possono verificare i costi medi totali che l’impresa sostiene per
produrre la quantità, dalla quantità di equilibrio sale fino alla,
ossia il costo medio che l’impresa sostiene per produrre qstar.
Rispetto al rapporto tra e costo marginale, è inferiore rispetto al prezzo perché esso è
superiore al costo marginale, il divario (=markup), tra prezzo e costo marginale è il potere
monopolistico dell’impresa, e sta nella possibilità dell’impresa di fissare un prezzo
superiore al costo marginale.
Il monopolio sta provocando delle inefficienze, in questo caso riguarda l’allocazione delle
risorse ed emerge dal fatto che il prezzo è maggiore del costo marginale e che viene
misurato dalla distanza tra prezzo e costo marginale può essere misurato con l’indice di
Lerner, e si calcola come prezzo/costo marginale – prezzo.
Si ipotizzi di rappresentare un settore o mercato in concorrenza perfetta, la cui curva è il
tratto crescente della curva di costo medio marginale …
Incrocio tra costo marginale e domanda= prezzo di concorrenza perfetta …
Si ipotizzi che un’unica grande impresa riesca ad appropriarsi di tutte le imprese
concorrenziali presenti sul mercato, cosa bisognerà aggiungere per confrontare il mercato
di concorrenza perfetta quando il monopolista ha afferrato tutte le imprese; per diventare
equilibrio di monopolio bisognerà aggiungere le funzioni che permetteranno di
In corrispondenza di questo punto leggiamo la quantità che il monopolista vuole produrre,
Il surplus dei consumatori in concorrenza perfetta è l’area del triangolo PCPEC, ma cosa
succede nel passaggio al monopolio? Al nuovo prezzo il surplus si riduce a PPMEM,
esiste un minore surplus legato in maniera intuitiva al fatto che viene venduta una quantità
inferiore ad un prezzo maggiore, ma l’area che i consumatori detenevano prima in forma di
surplus? Una parte diventa profitto del monopolista (=EMPCCEM), non si è perso nulla ma
si sono ridistribuite le risorse, mente EMCEC si è persa, e infatti quest’area rappresenta
perdita di benessere sociale netto o secca di monopolio o di surplus, il passaggio dal
mercato di concorrenza perfetta a monopolio porta a una perdita secca.
Se ampliasse la produzione una parte del profitto torna ad essere surplus del
consumatore, ma al monopolista non conviene perche vedrebbe diminuire i suoi guadagni.
La situazione di monopolio porta a delle inefficienze, ovvero occorrerebbe produrre di più
per aumentare il benessere sociale, mentre riducendo la produzione provoca una perdita
secca.
Il monopolio può essere desiderabile nella situazione di monopolio naturale: una sola
impresa è in grado di soddisfare l’intera domanda di mercato. Quali sono le condizioni che
devono esistere? Si tratta di una situazione di mercato caratterizzata da economie di scala
così rilevanti che la scala efficiente di produzione è cosi ampia da soddisfare l’intera
domanda di mercato tanto che la scala si trova oltre la domanda. Se la quantità prodotta
venisse divisa tra imprese dovrebbe essere più elevato e in questa situazione si
verrebbero a perdere i benefici delle economie di scala che invece gode l’impresa in
questa situazione.
Si ipotizzi una situazione di monopolio naturale, la scala efficiente di produzione è oltre
l’intera domanda di mercato. In assenza di qualsiasi intervento da parte dello stato, il
monopolista porterebbe avanti la massimizzazione del profitto. Se si lascia il monopolista
libero di agire, egli ottiene extraprofitti e fino ad un certo punto usa le economie di scala.
È necessario un intervento del governo, perché se si lascia agire il monopolista per i propri
benefici, il governo deve intervenire attraverso diverse ipotesi di regolamentazione: la
nazionalizzazione dell’impresa, e quindi cerca di produrre la massima quantità possibile
per sfruttare le economie di scala che l’impresa dispone, deve regolamentare il prezzo
all’interno del mercato perché se non lo fa si approfitta per tenere alto il prezzo e bassa la
quantità scambiata.
2. SATC=45+SAFC
a. costo medio variabile
b. costo medio fisso
c. costo marginale massimo
d. costo fisso totale
È interesse del monopolista fissa un prezzo nel tratto elastico della curva di
domanda, perché se la domanda è elastica, una variazione del prezzo comporta una
variazione di segno opposto del ricavo totale.
Il monopolista tutte le volte che può cercare di discriminare il prezzo, ovvero cerca di
modificare i prezzi a seconda delle persone a cui vende e della quantità. Devo ricorrere
una serie di condizioni: disponibilità ad acquistare dell’acquirente e impedire la rivendita
del bene o servizio da un gruppo che lo paga ad un prezzo inferiore a quello che lo paga
ad un prezzo maggiore.
La discriminazione del prezzo solitamente non avviene tanto per i beni, quanto per i
servizi.
Il monopolista non eguaglia il costo marginale al ricavo marginale, perché il ricavo
marginale nel mercato 2 è maggiore rispetto al mercato 1.
Il monopolista dovrebbe eguagliare il ricavo marginale in tutti e due i mercati, perché la
sua capacità di massimizzare il profitto in ciascuno dei due mercati.
Il monopolista piuttosto che fissa un prezzo unico, applica la regola della massimizzazione
del profitto in ogni mercato dato che conosco la curva di entrambi. La linea rossa viene
posta al ricavo marginale e nel puto in cui si interseca con il prezzo marginale, si fissa il
prezzo per ciascuna categoria.
Discriminano il prezzo, il monopolista riesce a imporre un prezzo per i consumatori che
hanno una domanda.
L’azione del monopolista non è un’azione di generosità, ma un’azione che gli consente di
ottenere un profitto maggiore rispetto alla vendita ad un prezzo unico. Riducendo il prezzo
rispetto ad alcune categorie di consumatori riesce a vendere beni e servizi che altrimenti
non avrebbe venduto.
Questa situazione si chiama = discriminazione di terzo ordine o tipo.
Ipotesi di discriminazione perfetta (primo tipo) = monopolista riesce a discriminare il
prezzo ossia riesca a far pagare ad ogni consumatore il suo prezzo di riserva (=prezzo
massimo che il consumatore è disposto a pagare per ottenere una unità di prodotto)
Se si vende a ciascun consumatore al prezzo massimo che è disposto, il ricavo marginale
sarà sempre inferiore alla domanda? Se si vendono le successive unità di prodotto al
prezzo massimo, il ricavo marginale sarà sempre uguale al prezzo che via via si farà
pagare ai consumatori. Il nostro monopolista continuerà a produrre? Finché il ricavo
marginale eguaglia il costo marginale.
9. Il costo fisso è
- nullo per Q=0
- la differenza tra il costo medio totale e il costo medio variabile
- la differenza tra il costo totale e il costo variabile
- sempre decrescente
Equilibrio esattamente uguale a quello visto nel monopolio. Abbiamo una curva di
domanda decrescente, una curva del ricavo marginale, una curva del costo medio totale di
breve periodo con la consueta forma ad U che viene intersecata nel suo punto di minimo
dalla funzione del costo marginale di breve periodo.
Quale è la regola che un‘impresa deve seguire per ottenere il volume ottimo di
produzione? Il ricavo marginale e il costo marginale si eguagliano. Sul grafico vediamo
che il volume ottimo è il punto rosso. Esiste un profitto positivo perché il costo medio che
l’impresa sostiene per produrre questa quantità è inferiore rispetto al ricavo medio e di
conseguenza si crea nel grafico un’area di extra profitto che è pari a quell’area gialla,
la presenza di profitto positivi nel mercato sollecita l’ingresso di nuove imprese di
conseguenza la curva di domanda di ogni singola impresa diminuisce ossia l’ingresso di
nuove imprese restringe la domanda delle imprese già esistenti, e questa contrazione
continua fintanto che esistono profitti positivi sul mercato. Quando cesserà l’ingresso di
nuove imprese nel passaggio dal breve al lungo periodo in concorrenza monopolistica?
Quando non esiste più un extra profitto. qui vedremo che troveremo un’altra similitudine
con il mercato di concorrenza perfetta.
MERCATO DI OLIGOPOLIO
Esistono importanti barriere all’ingresso, è molto costoso entrare in un mercato di questo
tipo. Anche le barriere all’uscita possono essere significative (es: mercato del petrolio).
Un’altra caratteristica è il fatto che l’offerta si concentrata nelle mani di poche grandi
imprese o possono esserci un’impresa leader e altre imprese che sono seguaci
dell’impresa leader. La domanda è frammentata tra un gran numero di consumatori.
Prodotto altamente sostituibile agli occhi dei consumatori.
L’altra caratteristica importante è che questo mercato è l’unico in cui la trasparenza
informativa è altamente imperfetta cioè le imprese realizzano che le loro azioni possono
provocare delle reazioni da parte di altre imprese e che le reazioni da parte delle altre
imprese non sono note, non sono certo di quello che gli altri faranno. ogni venditore deve
formulare delle congetture su quello che le altre imprese potrebbero fare. Tra le imprese
esiste un’interdipendenza consapevole cioè l’azione di un venditore può provocare delle
reazioni sugli altri venditori che e le reazioni degli altri venditori non sono note perché in
questo mercato l’informazione non è perfetta e che di conseguenza l’impresa deve fare
delle congetture sul modo in cui reagiranno gli altri produttori.
Perché le imprese non decidono di cooperare attuando delle strategie comuni piuttosto di
competere? Perché non possono firmare un accoro esplicito per ridurre la quantità al
prezzo monopolistico
La sola possibilità teorica che una delle imprese facenti parte dell’accordo possa venire
meno all’accordo stesso diventa un elemento che condiziona le azioni di una delle imprese
presenti sul mercato.
No grafico figura 10.3 fino a pag 168 paragrafo 10.3 escluso.
Teoria dei giochià perché si possa parlare di un gioco occorrono una serie di condizioni:
devono esistere die giocatori (imprese), le imprese devono avere una strategia, a seconda
della strategia che le imprese attuano esistono diversi pay off che sono i risultati della
strategia. È possibile interpretare un gioco attraverso una matrice di questi pay off:
In che modo è possibile dimostrare che le misurazioni viste fin ora siano equivalenti
all’interno di un sistema economico? Nella tabella è presente la tipologia di bene che viene
prodotto, il venditore, in questo caso 4 (= IMPRESA A,B,C,D), il compratore, che sarà una
di queste 4 imprese che compra dalle altre imprese, il valore della transazione, ciascuna
transazione che avviene tra gli attori economici all’interno del mercato, valore aggiunto,
spesa per i beni finali e redditi dei fornitori. Tenendo conto gli ultimi 3 sono i metodi che
esistono per misurare il PIL di un sistema economico e il cui valore dovrebbe essere
assolutamente equivalente qualsiasi metodo si utilizzi.
L’impresa A produce acciaio e non ha costi intermedi, quindi lo produce essendo
proprietaria delle risorse che occorrono per produrre l’acciaio. Cosa fa? Vende all’impresa
B, che produce macchinari, acciaio per 1000€, non essendoci costi intermedi, il valore
aggiunto di questo processo produttivo è esattamente pari al valore della transazione
ossia 1000, che per l’impresa A rappresentano anche la remunerazione che dovrà essere
poi distribuita tra i fattori della produzione.
L’impresa A sempre vende acciaio anche all’impresa D, che produce automobili, l’impresa
D acquista dall’impresa A 3000€ di acciaio, in questo caso, ancora una volta, l’impresa A
non ha costi intermedi per cui il valore aggiunto è esattamente pari al valore della
transazione e ancora una volta questi 3000€ andranno a rappresentare il reddito dei
fattori, ossia quanto dovrà essere distribuito tra coloro che operano all’interno dell’impresa
A o sarà il profitto della stessa impresa.
L’impresa B ha acquistato acciaio pari a 1000€ dall’impresa A e utilizza questo acciaio
per realizzare un macchinario, che rappresenta un bene di investimento ossia capitale, e
lo vende all’impresa D, che produce automobili, per 2000€ tenendo conto però che 1000€
li aveva spesi per acquistare l’acciaio che rappresenta un bene intermedio nella
realizzazione del macchinario. A fronte quindi di un valore di transazione pari a 2000€ il
valore aggiunto è pari a 1000€ (2000-1000). L’impresa D acquista il macchinario come
bene di investimento quindi si avrà anche un valore di 2000€ pari alla spesa per beni finali
rappresentata dalla spesa per beni di investimento dell’impresa D. Si avrà anche in questo
caso un reddito dei fattori pari a 1000€, che sarà la remunerazione che l’impresa B potrà
distribuire ai lavoratori o rappresentare profitto per l’impresa stessa.
L’impresa C produce pneumatici, ed è proprietaria della gomma per produrre pneumatici
visto che non esistono costi intermedi, e vende pneumatici per 500€ all’impresa D, questi
550€ rappresentano sia il valore aggiunto della produzione sia il reddito dei fattori della
produzione che hanno operato all’interno dell’impresa C.
L’impresa D ha comprato 3000€ di acciaio dall’impresa A e 500€ di pneumatici
dall’impresa D. l’impresa D vende l’auto ai consumatori per 5000€. Qual è il valore
aggiunto dell’attività per l’impresa D? L’impresa D vende l’auto per 5000€, ma 3000€ li
aveva spesi per l’acquisto dell’acciaio e 500€ per comprare i pneumatici, quindi 5000-
3500, il valore aggiunto è pari a 1500€, però si ha una spesa per beni finali rappresentata
dai 5000€ che i consumatori hanno speso per acquistare l’autovettura e si ha il reddito dei
fattori pari a 1500€.
Se si va a sommare il valore delle singole transazioni, i valori delle transazioni sono pari a
11500€, ma non è il valore del PIL, perché è una somma inferiore perché il valore della
transazione sovrastima il valore della produzione. Il PIL in questo sistema economico sarà
pari a 7000€ sia che lo si calcoli come valore aggiunto, sia come somma dei valori
aggiunti, sia come spesa per beni finali, sia come somma dei redditi percepiti dai fattori
della produzione.
Le famiglie hanno percepito un reddito pari a 7000€ ma hanno speso per beni e servizi di
consumo solo 5000? Cosa possono aver fatto con quei 2000€ che non tornano nella
spesa? Hanno risparmiato.
Il risparmio = quella parte del reddito che non viene destinata alla spesa per beni e servizi
di consumo. S = Y (=PIL) – C però sappiamo che Y= C+I quindi S=I.
Le imprese che realizzano la spesa per investimento utilizzano quello che le famiglie
accantonano sotto forma di risparmio.
S, ovvero il risparmio all’interno del sistema economico, rappresenta un prelievo dal flusso
circolare del reddito, cioè un flusso monetario che esce dal flusso circolare del reddito e
riduce la spesa, perché la parte del mio reddito non la utilizzo per acquistare beni di
consumo ma la metto da parte e questo risparmio rappresenta un prelievo, qualcosa che
viene tolto dal flusso circolare del reddito e che di conseguenza va a ridurre la spessa per i
beni e servizi di consumo.
La spesa per investimento, invece, rappresenta un flusso monetario che va ad arricchire il
flusso circolare del reddito, cioè rappresenta una immissione, un flusso monetario che
entra nel flusso aumentando la spesa per beni e servizi da parte delle imprese.
Se il risparmio e investimenti non dovessero coincidere esistono degli escamotage di
contabilità nazionale che consentono di ottenere sempre l’uguaglianza tra le entità del
risparmio e degli investimenti.
Se le famiglie decidono di risparmiare un ammontare diversi da quanto le imprese
decidono di investire, esiste un meccanismo contabile che riporta in pareggio investimenti
e risparmi.
Se i risparmi sono superiori rispetto agli investimenti, le imprese rimangono con della
produzione invenduta, e questa va ad incrementare le scorte e di conseguenza il risparmio
sarà uguale all’investimento che le imprese avevano programmato più questa variazione
delle scorte che garantirà sempre l’uguaglianza tra risparmio e investimento.
Meccanismo automatico= garantisce il pareggio fra risparmio e investimento ed è basato
sulla variazione delle scorte
Scorte= valore di beni finali e intermedi e di fattori produttivi che vengono immagazzinati
dalle imprese per essere successivamente utilizzati o venduti
Gli investimenti misurati dalla contabilità nazionale contengono:
- sia gli investimenti programmati, desiderati dalle imprese
- che la variazione involontaria delle scorte, dovuta a produzione invenduta
Cercando in rendere il sistema economico sempre più realistico, si deve introdurre il
settore pubblico.
In che modo il governo viene ad operare all’interno di un sistema economico? Attraverso
le sue entrate e le sue uscite che vengono normalmente considerate all’interno di un
documento contabile che si chiama bilancio pubblico.
Bilancio pubblico = documento che registra l’intervento pubblico in economia sotto forma
di entrate e uscite.
Quali sono gli strumenti con i quali il settore pubblico entra nel flusso circolare del reddito?
Il governo ha delle entrate e delle uscite, cioè il suo bilancio pubblico è fatto di entrate e
uscite. Quali sono le entrate del sistema economico, cosa rappresenta un’entrata per il
governo? Tasse, di cui ne esistono diversi tipi. Il settore pubblico poi interviene
nell’economia anche con delle spese, che possono essere di due tipi:
- G, governament = spese per l’acquisto di beni e servizi che servono al governo per
poter svolgere la propria attività (es. acquisto di posti letto per le
terapie intensive)
- B = trasferimenti di reddito a famiglie e imprese, compresi gli interessi sul dibattito
pubblico, pagamento a cui non è associato uno scambio di beni e servizi
Le entrate pubbliche provengono da:
- imposte dirette = colpiscono reddito e patrimoni, sottraggono reddito alle famiglie
(=ridurre la quantità di reddito di cui si dispone e quindi la capacità di
spesa)
- imposte indirette = colpiscono gli scambi di beni e servizi o i trasferimenti di patrimonio,
creano un divario tra il prezzo che viene pagato dai consumatori,
perché contiene la tassa, e il prezzo che ricevono i produttori che è
al netto della tassazione, perché la tassazione viene presa dal
governo.
La tassazione all’interno di un sistema economico può essere interpretata come
un’immissione o come un prelievo? La tassazione va a ridurre il reddito, la spesa per i
consumi ma è un prelievo, perché il flusso di reddito viene diminuito di una somma che
viene poi ad essere trasferita in capo al governo e il governo utilizzerà quella somma per
realizzare le sue spese per beni e servizi o trasferimenti, quindi è un prelievo dal sistema
economico che viene poi utilizzato dal governo per effettuare i suoi acquisti o realizzare
trasferimenti.
Entrate e uscite possono avere un saldo positivo o negativo. Se le entrate sono superiori
alle sue uscite, se l’entità delle tasse è superiore all’entità della spesa, si avrà un avanzo
di bilancio, un surplus. Quando invece succede che le entrate sono inferiori rispetto alle
uscite, e di conseguenza la spesa è superiore rispetto alla tassazione si avrà un
disavanzo o deficit di bilancio.
Il divario tra prezzi al consumo e prezzi ricevuti dai produttori, dovuto alla tassazione
indiretta, fa sorgere la necessità di una duplice definizione del PIL. Il PIL ai prezzi di
mercato misura il valore dei beni e servizi finali valutati ai prezzi pagati dai consumatori,
comprensivi di imposte indirette.
- PIL ai prezzi di mercato = comprese le tasse indirette comprese sugli scambi Y= C+I+G
(G va ad accrescere il PIL)
- PIL al costo dei fattori = escludendo dal computo del valore l’entità della tassazione
Indiretta Y= C+I+G-T (legato solo al costo dei fattori)
Perche nel valore del PIL non ci sono i benefit? Perché ci sono spese che vanno ad
influire positivamente sul valore del PIL.
La presenza dei benefit, come quella della tassazione, modifica la definizione di reddito
disponibile, ovvero quello che le persone ottengono dalla cessione dei fattori della
produzione che gli appartengono.
Come si modifica il reddito disponibile dopo che è stato introdotta la presenza del settore
pubblico? È minore rispetto al precedente dopo l’introduzione delle tasse, perché prima
tutto il reddito che veniva pagato era reddito disponibile da utilizzare per tutti gli usi
necessari. Quindi il reddito viene diminuito di quella quota che si va a pagare al governo
sotto forma di tassazione.
I trasferimenti non è che scompaiono dal sistema economico, ma vanno a modificare il
reddito disponibile dei soggetti che in questo caso sarà pari al reddito integrato da
eventuali trasferimenti ma al netto della tassazione. Anche il risparmio cambia, perché
prima era reddito- consumo, ma a questo punto sarà reddito con l’aggiunta dei
trasferimenti e al netto della tassazione – il consumo.
Come cambia il flusso circolare del reddito allorché si inserisce il ruolo del
governo?
Le famiglie che percepiscono un certo reddito possono destinare questo reddito a due
utilizzi, possono realizzare una spesa per beni e servizi di consumo o risparmiare questo
reddito. Il reddito che viene risparmiato, è un prelievo dal sistema economico in quanto
riduce il flusso di moneta e il valore della spesa, ma al risparmio corrisponde l’investimento
che è invece la spesa realizzata dalle imprese per i beni e servizi capitali da utilizzare
all’interno dell’attività e invece gli investimenti è un’immissione all’interno del flusso
circolare del reddito. Il governo a sua volta entra nel flusso circolare del reddito con la
spesa pubblica. Le tre voci di spesa che abbiamo considerato sono: spesa per consumi da
parte delle famiglie, a spesa per investimenti da parte delle imprese, la spesa pubblica da
parte del governo. C+I+G è il PIL, come la somma delle spese realizzate all’interno del
sistema economico dai soggetti che abbiamo considerato. Il valore di questa spesa torna
in parte al governo sotto forma di tassazione indiretta. Questa spesa attiva alle imprese,
perché sono loro che hanno offerto i beni e i servizi sul mercato, e le imprese che
ottengono il valore della spesa da parte dei soggetti esistenti all’interno del sistema
economico danno un reddito alle famiglie che hanno ceduto i fattori di produzione alle
imprese stesse. Questo reddito può essere aumentato da parte del governo dei
trasferimenti, e ridotto da parte del governo per l’esistenza della tassazione. Le famiglie
quindi si trovano con un certo reddito disponibile che sarà in parte risparmiato e in parte
consumato e il flusso circolare di un’economia a 3 fattori viene ben rappresentato in
questa figura.
La contabilità impone che: S+T=I+G valga sempre l’uguaglianza tra prelievi dal flusso
circolare del reddito e immissione nel flusso
circolare del reddito.
La tassazione diretta, al netto dei benefici, è un prelievo dal flusso circolare.
Questa uguaglianza afferma che il valore dei prelievi deve essere uguale al valore delle
immissioni.
La precedente identità può essere riorganizzata: S-I=G-T (il governo a un disavanzo
pubblico, ossia che le entrate del governo sono inferiori
rispetto alle uscite)
Il fatto che debba sempre esistere un’uguaglianza contabile tra i prelievi e le immissioni
sta ad indicare che se esiste un disavanzo per esempio nel settore pubblico, allora dovrà
esistere un surplus nel settore privato.
Quando le spese del governo sono maggiori rispetto alle tassazioni cosa fa il governo?
Aumentare le tasse significa andare a toccare il reddito disponibile delle famiglie e delle
imprese e questa pratica non viene vista bene da chi paga le tasse, quindi molte volte il
governo se si trova in deficit chiede un prestito ai propri cittadini mediante titoli di stato. I
cittadini devono avere un risparmio superiore rispetto a quello che hanno destinato agli
investimenti in modo da poter gestire questo risparmio per acquistare i titoli di stato che il
governo ha messo in gioco.
L’ultimo attore economico utile è il resto del mondo, che tiene conto del fatto che un paese
vende una parte della propria produzione ad altri paesi, ovvero esporta beni e servizi e
che nello stesso tempo all’interno di un paese vengono acquistati beni e servizi da parte di
altri paesi.
L’ultimo settore è quello estero. Si avrà anche in questo caso un prelievo dal sistema
economico, un flusso economico che in questo caso è rappresentato dalle importazioni,
ovvero beni e servizi esteri che vengono acquistati da residenti nel paese nazionale.
X = valore delle merci e servizi venduti all’estero
Y = valore delle merci e dei servizi prodotte all’estero e acquistate da residenti nel paese
nazionale
Le esportazioni costituiscono una componente aggiunti della richiesta di domanda, ma si
dovrà tenere conto del valore netto ossia della differenza tra esportazioni e importazioni.
La definizione di PIL non cambia ma si completa Y= C+I+G+X+Z=C+I+G+NX
Cambiano anche le identità:
- tra prelievi e immissioni al flusso circolare S+T+Z=I+G+X
- tra saldi finanziari dei settori istituzionali S-I=(G-T)+NX
Il PIL può essere ottenuto utilizzando fattori produttivi posseduti da cittadini stranieri,
analogamente, i fattori produttivi nazionali possono essere impiegati per la produzione di
PIL estero. Ciò crea un divario tra PIL e reddito nazionale:
- la remunerazione dei fattori produttivi esterni utilizzati nel paese nazionale provoca una
fuoriuscita di reddito
- la remunerazione dei fattori produttivi nazionali utilizzati all’estero provoca un afflusso di
reddito
Quindi esistono dei redditi netti dall’estero, misurano gli afflussi al netto dei deflussi del
reddito.
Il Prodotto Nazionale Lordo, detto anche reddito nazionale lordo è pertanto uguale a:
PNL ai prezzi di mercato – PIL ai prezzi di mercato + Redditi netti dall’estero.
Il prodotto nazionale lordo misura il reddito complessivo ottenuto dai fattori nazionali
indipendentemente dal paese nel quale questi fattori sono utilizzati.
Dal PNL si ottiene il Prodotto Nazionale Netto sottraendo gli ammortamenti
PNN ai prezzi di mercato = PNL – ammortamenti
L’ammortamento misura la perdita di valore dei beni capitali nell’arco di tempo utilizzato e
misura l’usura fisica e l’obsolescenza, tecnologica dei capitali impiegati nel processo
produttivo.
7. In monopolio:
- Il ricavo totale è crescente
- Il costo marginale è costante
- Il ricavo medio è decrescente perché coincide con la curva di domanda che è inclinata
negativamente
- Il costo medio è massimo
8. In concorrenza perfetta nel BP (breve periodo) la singola impresa deve sempre coprire:
- I costi fissi
- I costi variabili totali
- I costi marginali
- I ricavi marginai
9. In concorrenza monopolistica:
- Il ricavo totale è crescente
- Il costo marginale è costante
- Il ricavo medio è decrescente
- Il costo medio è massimo
14. In concorrenza monopolistica nel lungo periodo la singola impresa: non produce al
costo medio minimo
MODELLO REDDITO-SPESA O METODO KEYNESIANO
Il reddito o PIL viene determinato dalla spesa realizzata dalle famiglie, dalle imprese, dal
governo e dal resto del mondo. il modello si bada su 2 ipotesi principali:
1. Il sistema è economico si torva in una situazione di sottoccupazione delle risorse.
questo modello viene pensato dopo la grande depressione quindi co uno stato di
regressione molto avanzato. Cioè non tutte le risorse economiche del paese sono state
utilizzate
2. Vi sia un livello stabile dei prezzi e dei salari questa è una limitazione del modello ma
nel breve periodo potrebbe avere senso. Le imprese non aumentano settimanalmente o
mensilmente i prezzi ma sono abbastanza stabili perché esistono vincoli contrattuali, ma
anche perché non tutte le imprese sono a conoscenza dell’aumento o diminuzione della
domanda sul mercato, in più perché molti negozi hanno una clientela fedele e quindi se
cambiassero i prezzi ogni giorno la clientela potrebbe andarsene
La produzione in ogni momento è determinata dal livello di spesa aggregata (cioè è pari
alla somma di consumi e investimenti) e in presenza di capacità produttiva inutilizzata e di
prezzi non flessibilià la quantità prodotta vinee determinata dalla domanda. (siamo arrivati
a pag 296)
Il reddito di equilibrio all’interno di un sistema economico può essere visto come somma
della spesa nel sistema, ma anche deve esistere sempre una uguaglianza tra il valore
delle immissioni e dei prelievi nel sistema stessa. (nel sistema a due settori le immissioni
sono componenti indipendenti dal reddito si identificano negli investimenti, e i prelievi sono
rappresentati dai risparmi).
Immissioni sono gli investimenti, esportazioni e spesa pubblica che danno il valore
dell’intercetta della funzione, indicano il punto da cui la funzione parte.
(grafico 37) Modello immissioni e prelievi (investimenti, risparmi)
È un altro modo per arrivare al redito di equilibrio.
PARADOSSO DELLA PARSIMONIA
Risparmiare sia una virtù. a livello aggregato il risparmiò può rappresentare un vizio.
(grafico 38) quando il risparmio nazionale aumenta, a parità di investimenti le
conseguenze sul reddito di equilibrio sono in termini di diminuzioni del valore dello stesso.
È un vizio perché le conseguenze di u aumento del risparmio portano riduco il reddito di
equilibrio.
Conseguine di auemto del risparmio utilizzando il modello reddito spesa.
Quale è il valore del moltiplicatore keynesiano del reddito? mostra di quanto varia il reddito
a seguito del claorre di una componente autonoma di una speda aggregata.
Quale è il valore di K? (formula 8)
La spesa pubblica è un’immissione e questo nono componenti che non dipendono dal
reddito ma dalle decisioni di politica fiscale che vengono assunte dal governo.
Quando inseriamo il settore pubblico intendiamo un sistema economico a 3 settore ovvero
famiglie, imprese e governo. Se io aggiungo la spesa pubblica cambia l’intercetta sposta
parallelamente verso l’laro la funzione della domanda aggregata perché è una
componente autonoma. Quindi diminuisce la pendenza della funzione e il reddito di
equilibrio.
Il valore del moltiplicatore cambia perché con l’inserimento di un’aliquota fiscale riduce il
valore del moltiplicatore keynesiano del reddito
Bilancio pubblico à documento contabile,
l’obiettivo del governo è stabilizzare il reddito.
(grafico 39) il bilancio pubblico rappresenta un deficit o disavanzo perché le tasse/uscite
sono maggiori delle entrate
Politiche si stabilizzazione sono le importazioni ed esportazioni à le esportazioni sono
una componente autonoma dal reddito perché dipendono dal reddito dei paesi altrui. Se
inserisco un’ulteriore immissione avrò un intercetta di valore superiore e il reddito di
equilibrio sarà superiore.
Le importazioni sono considerate come un prelievo, il prelievo importazione viene
considerato come una finzione dipendente dal reddito nazionale secondo un coefficiente
numerico chiamato propensione marginale alle importazioni (definizione di questo
coefficiente quale è il tasso di incremento delle importazioni al variare del reddito)
(formula 9) Il valore del moltiplicatore cambia perché (tanto minore saranno i prelievi tanto
maggiore sarà il moltiplicatore) a ogni nuova spesa c sarà una parte di reddito che
fuoriesce per il prelievo risparmio, per il prelievo tassazione e perché verranno acquistati
beni e servizi esteri. Il valore keynesiano si abbassa ancora di più.
(grafico 40) z= importazioni dipendenti dal reddito x= esportazioni non dipendenti dal
reddito
Man mano che le importazioni crescono avremo un deficit della bilancia commerciale (D).
se invece le entrate sono maggiori delle entrate avremo un surplus (quando le
esportazioni sono maggiori delle importazioni) uscite= importazione entrate= esportazioni
3.Quello che si modifica è l’intercetta della domanda aggregata e quindi si possono essere
modificate una o più delle componenti autonome della domanda aggregata come gli
investimenti o la spesa pubblica. Se la funzione si sosta parallelamente vuol dire che la
pendenza della funzione rimane uguale ma si è modificato solo l’intercetta ovvero o il
consumo autonomo, o gli investimenti la spesa pubblica o le esportazioni.
4. I trasferimenti:
- Sono pagamenti ai quali non è associato uno scambio di beni e servizi
- Sono uno strumento di politica commerciale
- Sono pagamenti ai quali è associato uno scambio di beni e servizi
- Coincidono con il rapporto tra spesa pubblica e tasse
5. I trasferimenti:
- Sono un’immissione nel sistema economico
- Sono uno strumento di politica commerciale
- Sono pagamenti ai quali è associato uno scambio di beni e servizi
- Modificano il reddito disponibile
6.
CA
Un aumento della propensione marginale al consumo fa aumentare la pendenza della
funzione, invece uno spostamento parallelo della funzione può essere dovuto sollo alla
variazione della componente autonoma
7.
La risposta è un aumento di t (ovvero aumento dell’aliquota fiscale)
La pendenza della funzione non è solo influenzata dalla propensione marginale al
consumo ma è influenzata anche dalla presenza dell’aliquota fiscale che va ad incider
sulla pendenza della funzione, un aumento di questa fa diminuire la pendenza della
funzione. Se aumento l’aliquota fiscale diminuisce la propensione marginale al consumo e
viceversa
8.
una minore Pmgz.
Il moltiplicatore K = mostra come varia il reddito al variare di una delle componenti
autonome della spesa aggregata. Il moltiplicatore è pari a 1/ 1-c. il moltiplicatore è
qualcosa per cui ad ogni nuova immissione di reddito c’è qualcuno che percepisce il
reddito che è stato immesso, quel qualcuno cosa farà di questo reddito? In parte lo
consumerà e in parte lo risparmieranno, la parte risparmiata non viene immessa nel flusso
di reddito e quindi non fa parte del reddito. il moltiplicatore sarà sempre più altro quanto
maggiore è la propensione marginale al consumo. Il valore del moltiplicatore è
direttamente proporzionale alla propensione marginale al consumo invece è
indirettamente proporzionale alla propensione marginale al risparmio cioè aumenta al
diminuire della propensione marginale al risparmio
Il moltiplicatore aumenta se aumenta la propensione marginale al consumo, se aumenta la
propensione marginale al consumo la propensione marginale al risparmio diminuisce e
questo vuol dire che il moltiplicatore aumenta quando diminuiscono tutti gli altri prelievi
(1.07)
Il moltiplicatore diminuisce se diminuisce la propensione marginale al consumo e se
diminuiscono tutte le immissioni e quindi vuol dire che la propensione marginale al
risparmio è aumentato.
Il moltiplicatore è proporzionale alla propensione marginale al consumo e inversamente
proporzionale alla propensione marginale al risparmio e a tutti gli altri prelievi.
9.
Aumento del moltiplicatore. C’è una maggiore pendenza e quindi un maggiore reddito di
equilibrio, il moltiplicatore è aumentato
Sfide che vengono poste al sistema pubblico, svolte dalla dottoressa in prima linea da
funzionario pubblico.
Sistema pubblico = sistema organizzativo attraverso il quale lo stato esercita le sue
mansioni
Si deve parlare, anche solo brevemente, di quelli che sono gli eleemnti fondamentali della
burocrazia così come sono stati proposte dalle teorie classiche di matrice weberiana.
Il modello di organizzazione burocratica è un sistema basato su norme e agire razionale, è
un’organizzazione gerarchica, è una struttura rigida e fissa, è esplicazione dell’attività
attraverso produzione di atti
Si sono sviluppate però dei punti di debolezza e inefficienza che insieme ai costi alti hanno
generato insoddisfazione dei cittadini.
Si crea quindi una mala administration che porta ad una crisi di legittimazione, fiducia e
reputazione creando un imprinting fragile del sistema burocratico e uno sviluppo rallentato.
A fronte di questa energia nel produrre leggi e riforme il sistema pubblico è stato intaccato
parzialmente e con una certa lentezza.
MARGINE DISCREZIONALE = cittadini che richiede ad accedere a un documento si
troverà di forme un ufficiale pubblico che si atterrà ad una
norma alla base dell’agire legale e razionale e fare una
decisone ovvero avere un agire discrezionale. Il sistema
burocratico-legislativo ragione secondo una logica
normativa razionale che gli consentono di agire anche
secondo discrezionalità, ovvero applicando una sua
valutazione che deve essere puramente tecnica.
Il bilanciamento degli interessi è al centro di n potere autoritativo del sistema pubblico che
deve realizzare le decisioni politiche rispetto a questo tipo di scelte.
A fronte di queste riforme, la pubblica amministrazione è ancora percepita come uno
mondo chiuso, popolato da tetri burocratici che utilizzano un linguaggio incomprensibile,
popolato da meccanismi misteriosi e procedure versatorie nei confronti dei cittadini, un
atteggiamento difensivo, e un mondo che è orientato in modo stretto e sordo
all’osservazione della norma più che al proseguimento del benessere dei cittadini, ed è un
mondo che cerca un distacco dall’ingerenza degli organi politici.
Dopo 30 anni di tentativi di riforme e leggi non si è innalzata la reputazione della pubblica
amministrazione tra i cittadini, anche se sono dati che cambiano rapidamente.
Tutte queste evidenze di scollamento porta ad una mancanza di legittimazione e fiducia.
Le teorie economiche tradizionali che sono state incentrate sul ridimensionamento
dell’agire dello stato sull’economia, sul libero mercato, nel contesto complesso attuale
dimostra la presenza di falle tra interessi privati e collettivi e la ricerca del bene individuale
e della salute.
Il rapporto Censis “la società italiana al 2020” = lo stato, pur percepito come impreparato
di fronte all’ondata dei contagi, si è palesato come il salvagente a cui aggrapparsi nel
massimo pericolo.
Proprio perché lo stato si mostra da salvagente, c’è stata la necessità di chiedere più
interventismo, perché quel liberalismo che aveva connotato l’orientamento politico-
culturale degli ultimi anni ha dimostrato la lacuna di voler rispondere solo al bisogno
individuale.
Quali sono le sfide che attraversano le pubbliche amministrazioni?
- risorse umane = sono l’insieme delle persone che danno i loro contributo all’interno del
processo produttivo dell’azienda pubblica.
Come si organizza la popolazione all’interno del luogo di lavoro? C’è
uno stereotipo che vede uffici pubblici con impiegato sfaccendanti e
introvabili ed ecco che si profila la possibilità di passare a un modello
diverso visto la sfida che stiamo vivendo, passando dall’attività in sede
allo smartworking, questo può segnare un cambiamento importante.
Questo cambiamento implica uno scardinamento totale del modo di
lavorare e una ridefinizione dei processi di lavoro e
Facendo saltare il vincolo spazio-temporale si deve sostituire con altro
ovvero con la misurazione della performance.
Per quanto riguarda il settore pubblico, ciò che rappresenta una grossa
sfida di cambiamento è la valutazione della performance e della
capacità di ottenere risultati, cultura dei risultati.
SLIDE
- trasparenza = è uno dei termini chiave per interpretare ed affrontare l’emergenza che
stiamo vivendo. La crisi pandemica è in misura non secondaria una crisi
frutto dell’opacità e la trasparenza contiene, sotto più angolazioni.
Prima = modello di separazione tra cittadini e amministrazione (vetri
oscurati)
Introduzione del diritto di accesso (L.241/1990) per soddisfare “un
interesse
legittimo diretto, concreto e attuale2, previa istruttoria, al titolare di una
situazione giuridicamente rilevante, e riferita ad un preciso atto o
documento in possesso dell’Amministrazione.
Dopo =
SLIDE
SLIDE